R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
A LDO B RESSAN
Termodinamica e magneto-visco-elasticità con deformazioni finite in relatività generale
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 34 (1964), p. 1-73
<http://www.numdam.org/item?id=RSMUP_1964__34__1_0>
© Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, 1964, tous droits réservés.
L’accès aux archives de la revue « Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova » (http://rendiconti.math.unipd.it/) implique l’accord avec les conditions générales d’utilisation (http://www.numdam.org/conditions).
Toute utilisation commerciale ou impression systématique est constitutive d’une infraction pénale. Toute copie ou impression de ce fichier doit conte- nir la présente mention de copyright.
Article numérisé dans le cadre du programme Numérisation de documents anciens mathématiques
http://www.numdam.org/
TERMODINAMICA
EMAGNETO-VISCO-ELASTICITÀ
CON DEFORMAZIONI
FINITE INRELATIVITÀ GENERALE
Memoria
(*)
di ALDO BRESSAN(a Padova)
l. Introduzione.
Sfruttando
largamente
risultati1)
ottenuti2)
in[3]
mi pro- pongo di costruire una termodinamica relativistica fisicamente accettabile3)
chetenga conto,
oltre che dei fenomenigravita-
( * ) Pervenuta in redazione il 12
aprile
1963.Lavoro
eseguito
nell’ambito dell’attività delGruppo
di ricercan. 7 del Comitato per la Matematica del C.N.R. per l’anno Accademico 1961-1962.
i) Tali risultati concernono la cinematica relativistica dei sistemi continui considerata anche da un punto di vista
lagrangiano
ed intesain senso lato in modo da includere, per es., le formule che
legano
leforme euleriana e
lagrangiana degli
sforzi e del lavoro delle forze intime(ossia
interne di contatto).2)
Convengo
di denotare, ad es., la formula (27), la nota (5) ed iln. 4 contenuti nel lavoro [3] ordinatamente con « 3 (27) », « 3 nota (5) »
e « 3 n. 3) ».
3) Dicendo fisicamente accettabile una teoria relativistica
Tr
in-tendo che essa
approssima
la realtà fisica almeno come la teoria classicacorrispondente T,
cosicchè, nel campo dei fenomeni controllatisperi-
mentalmente, le relazioni relativistichepmtuali
affermate nella Tred espresse in un riferimento localmente
proprio
(osolidale)
egeodetico [3
nota (3)] devono differire dalle relazionicorrispondenti
inTp
(espressein coordinate cartesiane
inerziali)
alpiù
per termini aventi c-2 comefattore ove e è la, velocità della luce nel vuoto - almeno se le derivate che
intervengono
in tali relazioni sono di ordine non troppo elevato [3 nn. 17. l~~j. nota (2) -.zionali,
diquelli
di conduzione termica e dei fenomeni elettro-magnetici ;
mi propongo inoltre di costruire una teoriagenerale
di
magneto-visco-elasticità
e inparticolare
di elasticità su base termodinamica. Miriferisco,
ingenerale,
a deformazioni finite e a sistemi eventualmenteanisotropi
einomegenei.
Mi soffermospecialmente
sulla teoria dell’elasticità per mostrare concreta- mente come essa possasvilupparsi
in relativitàgenerale
in modoparallelo
aquanto
si fa in fisica classica.Lo scopo
propostomi
nelpresente
lavoro racchiude genera-lizzazioni,
fatte in vari sensi e in formaunitaria,
di vari lavorimiranti,
inparte,
ad una trattazione relativistica dell’elasticità nell’ambitopuramente
meccanico e lineare~) (legge
diHooke)
e, in
parte,
alla costruzione di una termodinamica relativistica dei fluidi in cui sitenga
conto della conduzione termica emagari
dei fenomeni
elettromagnetici s).
4)
Unabibliografia
sulle teorie relativistiche dei sistemi continui si trova in [261 a pag. 790.I
primi
tentativi di costruire una teoria relativistica della elasticitàrisalgono
al 1911 - v. [12] - e concernono lepiccole
deformazioni(legge
diHooke)
nella relatività ristretta, Nel trattato [13] (1952) del Mòller ilcapitolo
VI è intitolato «Mechanic8 of elastic continua » ma non considera illegame
sforzi-deformazione altro che accennando ap- punto al lavoro [12] - cfr. 3 nota (6) -.In [23] (1959) J. L.
Synge dopo
aver rilevato difficoltà connesse in relativitàgenerale
col concetto di strain, scrive leequazioni ipo-ela-
stiche - cfr. [11]
Cap.
IX dei materiali elastici lineari entro la rela- tivitàgenerale.
Taliequazioni
non sono atte a trattareproblemi d’equi-
librio ma hanno permesso all’Autore di rilevare l’identità fra le velocità di
propagazione
delle onde elastiche nella detta teoria e inquella
clas-sica cfr. 3 nota (7) -. Mi risulta che in una
pubblicazione
di C.Ray-
ner in corso di
stampa -
cfr. 3 note (1), (8) si costruisce una teoria dell’elasticità lineare(legge
diHooke)
nell’ambito puramente meccanico della relativitàgenerale,
laquale
è anche atta alla trattazione deiproblemi
diequilibrio
- cfr. 3 nota (?) .I)
Questioni fondamentali di termodinamica sono considerate in vari trattati di relatività, peresempio
[13] e [25]. Diquesti
solo il se-condo tratta la termodinamica sia in relatività ristretta che in
quella generale.
Nei trattati di cui son venuto a conoscenza, la termodinamicanon è però considerata in connessione con la conduzione termica
(legge
di
Fourier).
Recenti lavori di relatività
generale
suifluidi,
in assenza difenomeni
elettromagnetici
-[16], [18]
- e in loro presenza contrastanoprofondamente
con lavoriprecedenti
e inparticolare
con uno di relatività ristretta -
[19]
- ma solo iprocedimenti
Nel 1940 C. Eckart ha considerato in [7] una teoria termodinamica dei fluidi
(anche viscosi)
entro la relatività ristretta includendo anche la conduzione termica(legge
diFourier)
e accennando al caso in cui sianopresenti
fenomenielettromagnetici.
La detta teoria è fisicamente ac-cettabile secondo la nota (3) e in essa mi sembrano di rilievo i
seguenti
due
punti:
Ci si basa suun’equazione
di conservazione della massa in formaanaloga
equella
classica - ossia deltipo
della(3 141 )2
- inseguito
adun’opportuna
distinzione fra la massagravitazionale
ariposo,.
che
dipende
dallo stato fisico, e la massa intesa come un certo numero di molecole di dato peso molecolare(quantità
dimateria),
laquale
invece non
dipende
dallo stato fisico.Inoltre in [7] si scrivono delle
equazioni
di- v. pag. 920 che riassumono
quelle
indefinite dei sistemi continui e, sostanzialmente, ilprimo principio
della termodinamica,grazie
allainclusione in W LA di un
opportuno
tensore termodinamico che dàluogo
anche a
piccolissime
tensioni e ad unpiccolissimo
lavoro - v. nn. 8, 12 - che non hanno riscontro nelle teorie classiche. L’Autore mette in evi- denza la partec-lqiDuL/D8
di tale lavoro ove il vettore di corrente termica e uL =dxL/ds
la 4-velocità della materia.Egli
chiamac-lqr,DuL/D8
lavoro
f atto
dal calore attraverso la, materia accelerata.Nonostante le tensioni e il lavoro suddetti, l’intera teoria svolta in
[7]
è, come hogià
detto, fisicamente accettabile secondo la nota (3)e il suaccennato tensore termodinamico, introdotto in
[7],
è stato usato alla stessastregua
del tensoredegli
sforzi e diquello energetico
(o diimpulso
-energia),
ossia è stato incluso alpari degli
ultimi due tensori nel tensoreenergetico
totale, daparte
delle successive teorie relativistiche concernenti la termodinamica con conduzione del calore - v. [16], [17]e [18] -.
Nell’introduzione di [16] a pag. 121,
dopo qualche
accenno aiprimi saggi
relativistici di Einstein e Planck sulla natura digrandezze
termo-dinamiche si afferma : « Puis d’autres recherches ont visé à établir les
équations
du fluidethermoynamique,
soit en Relativité restreinte (C.Eckart)
soit en relativitégénérale (D.
VanDantzig)
mais d’une manière engénérale
peu satisfaisante. VanDantzig
se boma à l’etude des fluidesqu’il
nommaitparfaitement parfaita,
sans conduction de chaleur dans notrelangage.
Seul C. Eckart a introduit la conduction de chaleur d’une faconsymétrique
dansl’expression
du tenseurd’impulsion-
énergie.
Malhereusement, sagénéralisation
del’hypothèse
de conduction de Fourier se révèle fort peu naturelle : latemperature
y estprésente
usati in
questi
- e inparticolare
in[19]
- sono, misembra,
fisicamente accettabili - vedi
più
avanti . In conformità di ciò ilpresente
lavoro di relativitàgenerale
è in sostanziale ac-cordo con
[19] (relatività ristretta)
mentre differisce da[16], [17], [18]
dalpunto
di vista.dell’impostazione
fisica.***
Stabilisco innanzitutto
[n. 2]
in forma relativistica elagran- giana,
lalegge
di Fourier sulla conduzione termica. Ammetto che i coefficienti di Fourierg ) dipendano
dall’elemento ma-elle meme a coté de ses dérivées. En fait aucun de ces auteurs n’a ef- fectivement utilisé
l’equation
de conduction ».In [16] Pham Mau Quan costruisce una teoria dei fluidi nel
quadro
della relatività
generale
tenendo conto della conduzione termica in unmodo che è in
profondo
contrasto con [7] e che, salvo casiparticolari ,
non mi sembra accettabile per vari motivi di cui
parlerò
nella ultimasezione della
presente
introduzione.Posso
però
dire di essermigiovato
della deduzione delleequazioni
di conservazione da
quelle gravitazionali,
scritta in [16] p. 142 usando il tensore termodinamico di Eckart e del riconoscimentodell’analogo
relativistico del 1 ~
principio
della termodinamica in una combinazione delle detteequazioni
di conservazione, riconoscimento, in formaparzial-
mente
implicita,
e in accordo con [7] fatto in [16] pag. 157.Da calcoli fatti in [16] pag. 155 risulta che il suddetto lavoro considerato da C. Eckart
figura
due volte (e con lo stessosegao) nell’analogo
relativistico del loprincipio
della termodinamica.Naturalmente ciò non altera i fenomeni
previsti
in [7] nè la natura (nuovarispetto
al casoclassico)
ad essi ivi riconosciuta.Nella determinazione dei termini relativistici correttivi, del
tipo
suddetto, Pham Mau Quan, alpari
di C. Eckart nonesplicita
il vettoredi corrente
termica qL legato
alla distribuzione di temperatura mediantel’ipotesi
di Fourier o una suageneralizzazione
- vedi invece al n. S delpresente
lavoro - .Conviene
aggiungere
che il lavoro [16] è in parte dedicato ai fonda- menti della teoria suddetta e in parte allo studio diproblemi
di imicitàed esistenza della soluzione delle
equazioni
stabilite, e allo studio dellapropagazione
delle onde.Il lavoro [1 î] è dello stesso
tipo
ma vi si considerano anche feno- menielettromagnetici.
Nello stesso ordine di idee è fatta la nota [ 1 ~~.6)
Tali coeflicienti sono introdotti assieme al vettorelagrangiano
, q*e di conente termica sulla base di
particolari esperienze, dono
cti chei pnò definire in oW1i
teriale e che si
considera,
ossia dalley-1,
dallatemperatura
Te dal tensore di deformazione
7) [3 (20)]. Poi,
sempre sfrut- tandolargamente
risultati contenuti in[3],
passo alla forma euleriana. Mi è sembratoopportuno
relativizzare allo stesso modouna certa
generalizzazione
della suddettalegge
di Fourier do- vuta a C. Cattaneo e concettualmentepiù
soddisfacente diquella 8).
Mi è sembrato interessante rilevare le differenze fra
l’espres-
sione relativistica del calore assorbito e dovuto alla distribu- zione di
temperatura
el’analoga espressione
classicaq(*),
tenendoconto della
dipendenza
delvettore q’
di corrente termica dalla distribuzione dellatemperatura.
Si trova[n. 8]
chequeste
dif-ferenze
constano,
oltre che di unpiccolissimo (in
sensopiù
avantiprecisato)
terminegià
notoqi:
dovuto all’accelerazione[nota (5)],
di un termine
piccolissimo
comeqlfl,
e dovuto alla varia- zionetemporale
ditemperatura
in presenza di una velocità di deformazione.Per rilevare le suddette differenze
premetto
certesemplici decomposizioni [n. 5]
delladivergenza
di ungenerico
tensoredato nel
cronotopo (o universo) U,
nellequali figura
unacerta
divergenza
trasversa Inoltre mostro[n. 6]
cheXMLIM
= ove KLC1 è ilcorrispondente
misto(o
di Kirchhoff-Piola)
del tensore euleriano XL.[3
n.11]
eKLC1la
la sua diver-genza basata sulla derivazione
lagrangiana
trasversa[3
n.13].
La
precedente eguaglianza corrisponde
ad un noto teorema’ ) La
dipendenza
dix~
dalle e4 induce da sola, nel caso dei solidi,ad ammettere che il tensore
x$lr
possa essereanisotropo
in quanto ancheper materiali la cui costituzione appare
isotropa rispetto
allaconfigu-
razione di riferimento
99*,
il tensorepuò
divenireaniaotropo
per effetto di una deformazione in cui siaanisotropo
il tensore8)
In [5] C. Cattaneo osserva (conragionamenti
validi anche in rela- tività ristretta) che in fisica classica lalegge
di Fourier, purapprossi-
mando molto bene la realtà
sperimentale, implica
che il calore si pro-paghi
con velocità infinita, per cui l’Autore ne propone unageneraliz-
zazione in cui il detto inconveniente di
principio
è evitato.. Quanto
precede
induce a ritenere che anchequando
il cronotopo aia curvo, una diretta relativizzazione della dettalegge
di Fourier clas- sica possaimplicare
unapropagazione
di calore con velocitàsuperiore
a
quella
della luce.classico,
basilare nella teoria dei sistemi continui dalpunto
divista
lagrangiano.
Decomposti opportunamente KL«j«
e il derivatolagrangiano
trasverso del
gradiente
relativistico di deformazionea’,
[3
n.5],
possoesprimere gLap
facendo intervenire ilcorrispon-
dente
(completamente) lagrangiano [3
n.11 ]
Yea di XLAl[n. 7].
Considero il caso molto comune che alcune
equazioni
costi-tutive determinino le ¥Qa come funzioni ycc
y-’)
delle coor-dinate yk
delgenerico
elemento materiale e nellaconfigurazione
di riferimento
g~* [3
n.3],
e del tensore relativistico di defor- mazione[3
n.5]
inerente ad e all’istante t che si considera.Dunque dipende da yl
siaesplicitamente
che tramite ErzfJ.Introdotto il tensore classico di deformazione differente da le funzioni
y~)
e¥Qa(É«p, y-’), pensate
comedipen-
denti dalle
YI
ancheimplicitamente
tramite ed sono ingenerale
differenti. Non èdunque superfluo
dimostrare cheXLMIM (e
siesprime
allo stesso modo mediantey~)
e
y-’) [n. 7].
Anzi ciò mi sembra molto utile in vista diapplicazioni
alla dinamica relativistica e, inparticolare,
di con-fronti col caso classico - fra
l’altro,
vedi n. 12 .***
Anche in
elettromagnetismo
stabilisco - v.[n. 9]
- le for-mule che
legano
le forme euleriane elagrangiane degli
enti costi- tutivi fondamentali8)
iquali
sono caratterizzati dai tensori euleriani(spaziali)
e di conducibilitàelettrica,
di dielettricità e di
permeabilità magnetica. Analoghe
relazioni8)
Avverto che fra tali enti costitutivi nonfigura,
adesempio,
unacostante di assorbimento della radiazione
elettromagnetica.
inquanto
nella
presente
teoria -- come del resto per es., in [8] e in[17]
- la ces-sione di
energia elettromagnetica
all’interno deicorpi
è esclusivamente dovuta all’effetto Joule e ad altri terminipiccoli provenienti
dall’usodel tensore
energetico
di Minkowski, il cheimpone
l’uso del tensore di Abraham v. [8], pag. 496, 475 . Si tratta di termini inclusi pure in [81 pag. 475 aproposito
dellamagnetofluido-dinamica.
fra le forme euleriane e
lagrangiane degli
sforzi si trovanogià
in
[3
n.11].
Ritengo
utili i suddettilegami
inquanto,
ad es., i tensorilagrangiani 1J:a
e ordinatamentecorrispondenti
a1JLM e possono
ritenersi,
alpari
dei suddetti coefficienti(tensoriali)
termicilagrangiani,
come funzioni delle EQQ, T(e indipendenti
dallecontingenze
deifatti),
mentre i tensorieuleriani
CLJI,
1JLJI e hannocomponenti (più
numerose deiprecedenti e) dipendenti,
oltre che dalle ~po T eye,
anche dal tensore fondamentale gL,, nelcronotopo
U e dalla 4-velocitàuL =
dxL/ds
dell’elemento materiale e che siconsidera ;
inoltre ledette
componenti dipendono
anche dall’orientazionelo)
di ein
U,
laquale
non è determinata solo dalle edScrivo le
equazioni gravitazionali [n. 11]
includendo nel ten-sore
energetico
totale oltre al tensore diimpulso
e alla
parte
simmetrica diquello degli sforzi,
anche il ten-sore
elettromagnetico
di Abraham e un tensore termodi- namicoQzx
che nel caso dei fluidi si identifica conquello
intro-dotto da C. Eckart in
[7]
per trattareappunto
i fluidi in rela-tività ristretta e usato nelle
(successive)
trattazioni termodina- miche dei fluidi in relativitàgenerale 11).
Dalle suddette
equazioni
deduco inanalogia
con[16]
-te
equazioni
di eonservcaxione ossiaquelle
del moto equelle
diconservazione
dell’energia (per
sistemicontinui).
~o)
Fra l’altro,esprimendo dapprima
per es. mediante le Te ye (o
esprimendo
Y~ mediante eo, e la velocitàlagrangiana
dideformazione e
poi legando
§zx a~~
(e XL. a come si è ac-cennato viene ad essere automaticamente soddisfatto il
principio
diisotropia
fisica dellospazio
che va ritenuto certo valido anche in relati- vità per materiali di ordine uno o due[3
nn. 17, 18].Ricordo che in meccanica classica, per es. ~~
dipende,
nel casocorrispondente
alprecedente,
dalle T e in base al suddettoprincipio
la consideratadipendenza
è tale che, perogni
matrice orto-gonale Il il, (anche
percorpi anisotropi) l’eguaglianza dx/dyl
==
implica
la "’Erø =11)
Tale tensore è usato pure da Pham Mau Quan - v. [16],[17]
e [18] -.
Messo in evidenza che
(anche rispetto
ad un osservatore inerziale ed istantaneamentesolidale)
la massa inerziale va rap-presentata
da un tensoredoppio
- anzichè da uno scalare -il
quale
si riduce ad uno scalare nel caso di assenza di sforzitangenziali [n. 11 ], giovandomi
dei suacennatipreliminari
-tra l’altro
dell’eguaglianza
=KIAla-
pongo in forma mistae
lagrangiana
le suddetteequazioni
indefinite del moto dei sistemi continui. Ciò e le suaccennate considerazioni sulle funzioniy~)
eYe~(Éa~, y~) permettono
di rilevare conprecisione
le differenze fra tali
equazioni
relativistiche e lecorrispondenti
classiche
quando
siano associate leequazioni costitutive,
per es.quelle
dei materiali elastici.Riguardo
ai detti materiali la formalagrangiana
data alledette
equazioni
dinamiche relativistiche mi sembra molto utile per la determinazione della velocità dipropagazione
delle onde ordinarie di discontinuità -ciò,
inparticolare,
nel caso adia-batico -
impiegando suppergiù gli
stessiprocedimenti
usualinel caso classico
12).
Considero la suaccennata
equazione
di conservazione del-l’energia
comeesprimente
il loprincipio (della termodinamica)
inteso in un senso lato in modo da tener conto anche dei feno- menielettromagnetici.
Mostro in un modo
analogo
aquanto
si fa in fisica clas- sica - che taleprimo principio
forniscel’equazione
del calore(dunque,
stantel’ipotesi
di Fourier o una suageneralizzazione,
al
pari
diquasi
tuttigli
autori non introduco unprincipio
dicontinuità del calore come
principio indipendente
dalleequazioni gravitazionali).
A talpunto
posso scrivere[nn. 15, 16]
un qua- dro delleequazioni gravitazionali, elettromagnetiche,
termiche ecostitutive ;
inqueste
ultime suppongo che i tensorilagrangiani
che
esprimono
i coefficienti termici edelettromagnetici dipen-
12)
Si tratta di considerare discontinuo le derivate seconde delle funzioni =y) rappresentanti
il moto e considerate in[3],
aquanto
mi consta, per laprima
volta.Perciò,
nonostante i suddettiprocedimenti
siano usuali in fisica classica,finora,
non sidisponeva,
mi
sembra,
dei mezzi occorrenti perapplicarli
in relativitàgenerale.
dano dalle ~~, T e
y-I
mentregli
sforzilagrangiani Y,
possonodipendere
a,nche dalla velocità(lagrangiana)
di deformazione ottenendo cos leequazioni
della,termo-magneto-visco-elasticità (non ereditaria)
in relativitàgenerale.
Discuto i
problemi
matema,tici connessi con le dette equa- zioni senzaperò
dimostrare teoremi di unicità ed esistenza.Propongo
invece un certo sistema diincognite (fra l’altro,
migiovo
di una riduzione delleequazioni elettromagnetiche
fattaintroducendo
[n. 10],
secondo un uso comune, il4-potenziale elettromagnetico qi)
e incorrispondenza
ad esso constato ilpareggio
fra il numero delleequazioni
equello
delleincognite.
Mostro pure come usando
particolari
coordinate solidali(x
i _-_ z° - t - dettoquadro
di tutte leequazioni
ri-sulta
semplificato [n. 16].
M è sembrato interessante considerare
esplicitamente
il casoadiabatico in assenza di corrente elettrica
li)
inmodo
da dareun’interpretazione
termodinamica a trattazioni relativistiche dei fluidi o dell’elasticità - vedi per es.[8]
pag. 474 e[19]
- chene
prescindono.
Mostro come nel caso in cui la densità
propria e
dienergia
sia l’unica
grandezza
nella cuiespressione figuri
latemperatura T,
sia
vantaggioso
sostituire ~O allaT,
come funzioneincognita
delle xL.
Considero, piuttosto brevemente,
anche le condizioni di rac-cordo e al
contorno,
deducendole dalleequazioni gravitazionali,
ed
elettromagnetiche
intese in una formageneralizzata.
Milimito essenzialmente al caso in
cui,
pur venendo meno su unaipersuperf cie 27
in U leproprietà
diregolarità
delle funzioni cheinteressano,
validequasi
ovunque, tuttavia non vi sono forzeo trasformazioni
energetiche
concentrate su 27. Precisamente suppongo che r sia descritta da unasuperficie
materiale nonelettricamente carica e che
lungo E
non vi sia mutuo scorri-13) I
processi
adiabatici sono ancheisentropici purchè
non vi siacessione di
energia elettromagnetica
all’interno deicorpi.
In tal casogli
sforzi deicorpi
elastici (el’energia
diquesti)
sono pure funzioni della deformazione(cosicchè
sipuò ignorare
latemperatura).
mento di due
corpi
consviluppo
di attrito. In conformità di ciò mi limito a considerare lalegge
di attrito statico.***
Il secondo
principio
della termodinamica è enunciato[n. 19]
come relazione scalare
(invariante) indipendente
dalleequazioni
di cui sopra e in una forma
generale
incui,
tral’altro,
si tieneconto di
possibili
cessioni dienergia elettromagnetica
all’interno deicorpi,
essenzialmente per effetto Joule[nota (9)].
I nn. 20 ... 22 sono rivolti alla costruzione di una teoria del- l’elasticità a base termodinamica nel
quadro
delle suaccennateequazioni gravitazionali, elettromagnetiche
e termiche.Definisco i materiali elastici in senso lato
[n. 20]
in un mododiretto,
basatosull’energia
libera egià
usato nel caso non rela-tivistico. Prescindo dalle condizioni di stabilità dato
che,
stante la
grande somiglianza
dellapresente
teoria conl’analoga
classica
14),
condizioni di taletipo
possonoimporsi
inpratica
con le stesse
parole
nei casi classico e relativistico. Caratterizzopoi
i materiali elastici in senso lato come materiali per cui Y.l’entropia n
egli
sforzilagrangiani
sonoesprimibili
medianteT,
le so« ed eventualmente altri
parametri
fisici p i , P21 ... iquali
assieme alle e T soddisfano alcune relazioni di vincolo di un
certo
tipo
od eventualmente sono liberi. Tale caratterizzazione è conforme ad una notaimpostazione
della teoria deicorpi
ela-stici
")
v.[22]
e per la suageneralità ha,
penso, un certo interesse anche dalpunto
di vista classico.~
’~) Le espressioni
del tensorelagrangiano
Yt-degli
sforzi mediantel’energia
libera T,ye)
ol’energia specifica
ove n èl’entropia specifica
di massa, sono le stesse che in fisica classica. Lo stesso dicaid delleespressioni
delle e.. in un riferimento localmenteproprio
egeodetico
v. note(2)
e 3 (3) .Già nella teoria dell’elasticità costruita in
[19]
c’è una certa somi-glianza
conl’analoga
classica vediperò
3 nota (8) -,somiglianza più spiccata
diquella
della teoria dell’elasticità considerata in[23].
11)
Poichè in [22] non ci si riferisce a elementi materiali come si fa invece, adesempio
in [ 14],[15]
e [4], ma acorpi,
i fondamenti della teoria ivi svolta non sono direttamente ecompletamente
estendibili alla relatività basandosi su [3].Inoltre
[n. 19]
osservato che riferendosi adopportune
ecomuni coordinate solidali
(xl
-yl, 0
- t =s) gli
sforzi eule-riani
X 1m
siesprimono
mediante le e icorrispondenti
sforzilagrangiani Yed,
scrivo alcune condizioni sulle necessarie esufficienti affinchè
(non
lema)
le derivino da unpoten-
ziale
(elastico)
in armonia colprimo principio
della termodina- mica dedotto dalleequazioni gravitazionali (e
anche con ciò chesi fa nelle
rigorose
teorie classiche per deformazionifinite).
Dimostro
[n. 22] che,
in armonia con un noto teorema di elasticitàclassica,
non possonolg)
esistere materiali elastici se-condo la
presente teoria,
dotati di stress covarianterigoro-
samente lineare in certe comuni coordinate solidali
17).
Inveceesistono materiali elastici con stress caratterizzati da un tensore
lagrangiano
Yea lineare nelle E«(J(legge
diHooke).
***
A
quanto
mi consta solo nei lavori di Pham MauQuan
suifluidi termodinamici in relatività
generale
si ammette un certoprincipio
di continuità delcalore, indipendente
dalleequazioni gravitazionali
- a ciò ci si riferisce nel passo francese citato nella nota(5) parlando
di utilizzazione effettivadell’equazione
della conduzione del calore -.
Però,
trattandosi di variepubbli- cazioni, complessivamente
estese e apparse su ben conosciute~
18)
Tale teorema ha interesse, mi sembra, anche in fisica classica dove sipuò
dimostrare con le stesaeparole.
17 )
Di taletipo
è la sollecitazione considerata in [19]. Nonostante ciò, la presente teoria di elasticità va considerata in accordo conquella
lineare e puramente meccanica svolta in [ 19] nel
quadro
della relativitàgenerale,
inquanto,
usando lalegge
lineare di Hooke, usualmente siprescinde
da termini di secondo ordine nelle e, a meno diquesti,
1’accordo sussiste.
Stante il
tipo
della teoriaproposta
in [19], ivi siprescinde
da eventualipotenziali
elastici che siano in armonia colprincipio
di conservazionedell’energia (conseguente
alleequazioni gravitazionali)
equindi
da con-dizioni di
integrabilità
deltipo
suaccennato; inoltre esuladagli scopi
del lavoro [19] pure la distinzione fra tensore euleriano e tensore la-
grangiano
dello stress, sia pure in coordinate solidali.riviste italiane ed
estere,
mi sembraopportuno giustifica.re
l’in-dirizzo secondo cui ho fatto il
presente lavoro,
dato che taleindirizzo è conforme a lavori
precedenti quelli [16], [17]
e[18]
di Pham Mau
Quan
ed èseguito,
inparticolare,
da C. Eckart[nota (5)],
ma ègiudicato
insoddisfacente da Pham MauQuan
- v.
[16]
pag. 121-122 -.Precisamente,
in[16]
il detto indirizzo è considerato come insoddisfacente per certiaspetti
analitici ine- renti al modo in cui latemperatura figura
nelleequazioni
fonda-mentali - v. citato in nota
(5)
-. Non condivido talegiudizio
in
quanto
l’unico altro indirizzo finoraseguito
in taleargomento presenta aspetti svantaggiosi
dalpunto
di vistafisico,
e ciò misembra di
maggior
peso.Per essere
più espliciti
ricordoche,
stantel’ipotesi
di Fourieréi
sul vettoreclassico ql
di conduzionetermica,
per i fluidiperfetti
il 1°principio
della termodinamicaimplica l’equa-
zione di conduzione
che, anzi,
va considerata ad essoequivalente,
sempre intendendo che l’unico assorbimento dienergia
daparte
del detto fluido sia dovuto alla distribuzione ditemperatura
e, inparticolare,
non vi sia
produzione
di calore Joule.In
[16], [17]
e[18],
come hogià accennato,
si usa una direttarelativizzazione della considerata
equazione
diconduzione,
e lasi considera come traducente in forma
puntuale
unprincipio
dicontinuità del calore
18).
i8)
In[16]
si relativizzano,indipendentemente
fra loro e anche dalle altreequazioni
usate, sial’ipotesi
di Fourier v. [16], (8.4), pag. 134 - chel’equazione
di conduzione a) vedi le formule coincidenti (10.4), (13.8) e (27.2) in [161, la (13.6) in [17] e la (5.8) in [18]. Piùprecisamente
l’Autore
postula
unprincipio
di continuità del calore in una certa spe- ciale formaintegrale
-[16]
pag. 137 da cui ricava la suacennata formapuntuale
(10.4) dallaquale
ottiene pure unagenerale
relazioneintegrale
[(10.5)] che considera come traducente ilpostulato
della con-tinuità del calore - v. [16] pag. 138 -.
In
primo luogo
va osservato che taleprinci pio
è usato anchein casi
quali quello
disviluppo
di calore Joule1’)
e neiquali
esso non è
approssimato
da alcunalegge
classica. In tàli casi il dettoprincipio
non èdunque
fisicamente accettabile9°)
secondola nota
(3).
Riguardo
ai fluidiperfetti
- aiquali
sostanzialmente ci si attiene in[16]
- il consideratoprincipio
- v.[16] (27.2)
pago 167 - è fisicamente accettabile. Però esso è ivi considerato
come
indipendente
dal loprincipio
della termodinamica e d’altro cantoquesto
è dedotto in[16]
dalleequazioni gravitazionali 21).
L’equazione
a cuiquesto
è ridotto nel caso dei fluidiperfetti
- ossia la formula
(27.6)
in[16]
a pag. 167 - èpresentata
nelquadro
delleequazioni
fondamentali del fluido termodinamico relativistico - v.[16]
pag. 167 - comeindipendente
dalla sud-detta diretta relativizza.zione della
a).
Va osservato
che,
stantel’ipotesi
diFourier,
si tratta - in- tendo le(27.2)
e(27.6)
in[16]
pag. 167 - di due relativizzazioni differenti di una stessaequazione
classica(il
loprincipio
dellatermodinamica). ?
vero che esse hanno formedifferenti, però
inconformità di
q ua,nto
su di esse si è or ora.osservato,
vi sono feno-meni
incompatibili
con la teoria svolta in[16], [17]
e[18],
iquali appaiono
invece come fisicamentepossibili 22).
19) In [17] un diretto
analogo
relativisticodell’equa.zione
di condu-zione termica a ), in cui non si tien conto del calore Joule, è usato in
presenza di correnti elettriche di conduzione - vedi formula (13.6)
a pag. 500
[in
17]. Vedi pure ivi le formule (13.13) e (6.8).20) Mi sembra invece
ineccepibile
dal punto di vista fisico il modo di trattare lalegge
di Ohm per fluidi nella relatività ristretta, breve- mente accennato da C. Eckart in [7]. pag. 923.zl) A7. (13.5) in [16] pag. 142. Che (13.5) costituisca un
analogo
rela-tivistico del lo
principio
della termodinamica è riconosciuto in [16]a pag. 157.
=2) Ri consideri un
re(1)ipiente
adintercapedine
cilindrica,pieno
ditluido
perietto
rotante uniformemente erigidamen te
assieme al reci -piente
stesso,rispetto
ad m laboratorio inerziale. Vi sia un flusso di i calore, peresempio,
dall’interno verso l’esterno. tale che la tempera-tura sia,
al pari
dellapressione
p e della densità o, stazionaria e a sim- metrica cilindrica. Evidentemente le suddette grandezze sono anche molecolarmente invariabili.In terzo
luogo,
va osservato che mentre in fisica classica si hanno due relazioni distinte chelegano
la densità k di massae
quella
kw dienergia
interna a p eT,
invece nelquadro
delleequazioni
fondamentali considerato in[16]
pag. 167 siha,
incorrispondenza
ad esse, una unica relazione chelega e
=k(d
+w)
a p e T. Ciò è in certo senso
imposto
in[16] dall’esigenza
di pa-reggiare
i numeri delleequazioni
e delleincognite
e dalla suac-cennata
doppia
relativizzazione delprimo principio
della termo-dinamica,
il che non sembra unagiustificazione
fisicamente soddisfacente.A tale
proposito
sipuò
osservareche,
è vero, in relativitàmassa ed
energia
vengono, in certo senso, adidentificarsi, però
ciò non autorizza a trascurare la relazione di k con p e T in
quanto
k =
[3 (50),
3(141 ) 1] ha,
sia in fisica classica che inrelatività,
ilsignificato
dirapporto
di volumicorrispondenti rispetto
ad una dataconfigurazione
di riferimento. Talepunto
di vista è in
pieno
accordo conquello
di C. Eckart v.[7]
-che in sostanza riferisce k alla
quantità
di materia e non allesue
proprietà gravitazionali
o aquelle
inerziali23).
Naturalmente,
nonostante iprecedenti
treaspetti
dell’indi-rizzo
seguito
da Pham MauQuam,
la teoria svolta in[16], [17]
e
[18] può benissimo,
in alcuni casiparticolari,
non essere incontrasto con la realtà
fisica,
e fraquesti
c’è certoquello
adia-batico. Infatti in tal caso è nullo il vettore di corrente
termica qL
e
quindi
il tensore termodinamico. Di conseguenza, da un lato le due suaccennate relativizzazioni delprimo principio
coinci-dono e
dall’altro, sostituita,
com’èd’uso,
la variabile T conFissato un elemento e del suddetto fluido, per
quanto precede
e,in
particolare
per larigidità (locale)
del moto, da un lato dalle equa- zioni(27.2)
e (27.6) in [16] pag. 167 8i deduce l’annullarsi del termineproporzionale
al calorecomplementare
d’accelerazione intro- dotto sostanzialmente da Eckart e ciò accadeperchè
le dette equa-zioni differiscono per esso, a meno di un fattore
piccolissimo,
a motivodei differenti
procedimenti
di relativizzazione mediante iquali
essesono state ottenute
(dal
1°principio
dellatermodinamica)
; d’altro canto,nell’esperienza
descrittaquel
termine deve invece risultare ~ 0.Il)
Stante unaqualunque
di taliinterpretazioni, per k
vale la diretta relativizzazione = 0[3 ( 141 )~] dell’equazione
di continuità.l’entropia
~, la condizione stessa di adiabaticitàequivale,
rife-rendosi a fluidi
perfetti
nonpercorsi
da correntielettriche,
al-l’equazione n
= cost che forniscel’equazione (di stato)
man-cante in
[16]
ecc. secondo ilpunto
di vista delpresente
lavoro.Per
esempio
nel suddetto caso, i risultati ottenuti in[16]
sono certo fisicamente accettabili - nota
(3)
- e facendo ten-dere c all’infinito devono tendere a
quelli
classicicorrispondenti ~).
Però,
in base ai treprecedenti aspetti
dell’indirizzoseguito
in[16], [17]
e[18],
mi sembrache,
salvo casiparticolari,
anche incampi
ben controllabili conl’esperienza
leprevisioni
basatesulla teoria svolta in tali lavori possono discostarsi sensibilmente dalle
analogie
classiche e, in conformità diciò,
anche dalla realtà fisica[nota 3].
È appunto
perquanto precede
chepreferisco
la viaseguita
nei suaccennati lavori
precedenti quelli
di Pham MauQuan
sopraconsiderati,
lavori per meaccettabili,
nonostante le suddette critiche fatte in[16].
PARTE I
Sulla conduzione termica.
2. Sul vettore
lagrangiano
di corrente termica.Ipotesi
di Fouriere sua
generalizzazione.
Nel
presente
lavoro presuppongo varieposizioni
e risultaticontenuti in
[3],
inparticolare
la convenzione sull’usodegli
indici 3
[note (3) , (12)]
secondocui,
dimassima, gl’indici
2-1) A
prima
vista tale affermazionepotrebbe apparire
in contrastocol fatto che in
[16]
pag. 183 si trovaun’espressione
per la velocità dipropagazione
delle onde di discontinuità nel caso adiabatico, laquale
per c ---~ oo
prende l’aspetto
diquella
classica nel caso isotermo - fra l’altro,quest’ultima
in vari casi non è in accordo conl’esperienza,
v.[21], pag. 144 -. Ciò
dipende
dal fatto che in [16] si ammettono con- tinue le derivateprime
della funzione T =T(,.r,1). Applicando
un pro- cedimentoanalogo
in fiaica classica è attendibile unanalogo
risultato (nel caso adiabatico latemperatura,
usualmente, non è consideratama si riconosce che essa ha derivate
prime discontinue).
maiuscoli variano da 0 a
3,
mentrequelli
minuscoli da 1 a 3 e inoltregli
indici latini si riferiscono alcronotopo
U equelli greci
allospazio
astratto8§,
tridimensionale ed euclideo in cui si considera laconfigurazione
di riferimento della materia[3
n.3].
Suppongo
ora che nellaconfigurazione q*
laporzione
di materia circostante il
punto
P* di8*
sia omogenea25).
Si fissino ad arbitrio i valori ammissibili e T del tensore di de- formazione[3
n.5]
e dellatemperatura
T nelpunto P*
diS§
(e magari quelli p
di alcuniparametri
fisici p, i caratterizzanti assieme ad e T lo stato interno dell’elemento materiale eoccupante
P* in~*).
Si
ritagli
dallaporzione T
un sottile muro in modo che lanormale ad esso
corrisponda
alla direzionedell’asse ~
di8;.
Indi si
interponga
tale muro fra unasorgente
di calore e unrefrigerante
R dicapacità
termichegrandi,
e in _modo che nelmuro sia ovunque e T si discosti poco da T
(e l’analogo valga
pure per p i ep =) ;
inoltresupponiamo
che il versodi ~ corrisponda
aquello
da ~S a R.Per la
esigenza
chegli esperimenti qui
descritti siano com-patibili
con la teoriasviluppata
neiprossimi paragrafi
è benepensare il suddetto
esperimento
come fatto mantenendo il labo- ratoriopraticamente
solidale ad un sistema di coordinate sensi- bilmentepseudo-euclideo
entro ilmuro, ~S
ed R e durante tuttal’esperienza (fra l’altro,
sipuò
pensare di fare la dettaesperienza
in una
regione
dove la curvatura delcronotopo
sia moltopic- cola,
per es.ponendo
il laboratorio in un razzo rotante attorno alsole).
Manteniamo mediante 1’uso di
opportune
forzesuperficiali, agenti
sulle facce del muro, le condizioni(ossia T,
epo epi)
pres- sochè stazionarie e misuriamo ipiccoli
incrementi ditempera-
tura subiti in un
lungo tempo
da 8 e R(di capacità
termichenote).
Possiamo allora conoscere laquantità
di calorec*
cheha attraversato il muro per secondo e per unita di
superficie
25) Intendo che le
equazioni
costitutive dell’elemento erimangono
inalterate al variare di - nella