R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
A NTONIO F ASANO
M ARIO P RIMICERIO
La diffusione del calore in uno strato di spessore variabile in presenza di scambi termici non lineari con l’ambiente. (I) Deduzione di limitazioni a priori sulla temperatura e le sue derivate
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 50 (1973), p. 269-330
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in presenza di scambi termici
nonlineari
conl’ambiente.
(I) Deduzione di limitazioni
apriori
sulla temperatura
ele
suederivate.
ANTONIO FASANO e MARIO PRIMICERIO
(*)
SUMMA-RY - This paper deals with a heat diffusion
problem
in a slab 0 ~ x ~ s(t), whose thickness variesaccording
to aprescribed
law. The boundary con- ditions are of mixed type : on x = s(t) the temperature isgiven,
while onx = 0 a nonlinear
relationship
between flux andtemperature
isassigned.
In
particular,
thefollowing subjects
are studied under very weak assump tions on the data: a) derivation ofa-priori
estimates on the thermal gra- dient with aspecial regard
to the case ofnondecreasing
boundaries s(t) ; b) the temperature behavior at x = 0,specifying
some sufficient conditions for its Höldercontinuity,
uniform or nonuniformLipschitz continuity, differentiability;
c) derivation of local estimates for thespatial
derivativeof thermal
gradient, disregarding
the distance of eachpoint
from theboundary; d)
the increments of thermal flux with respect to time and itsstability
with respect to the data. Moreover, both for technical reasons and for sake ofcompleteness,
thè firstboundary
valueproblem
has beentreated in an
analogous
way.1. Introduzione.
Nello studio dei
problemi
al contorno connessiall’equazione
delcalore sono spesso necessarie stime a
priori
sulle soluzioni e le loro de~~~
(*)
Indirizzodegli
Autori: Istituto Matematico « U. Dini », Università di Firenze - VialeMorgagni 67/a -
50134 Firenze.Lavoro
eseguito
nell’ambito dell’attività delGruppo
Nazionale per la Fisica Matematica del C.N.R.rivate.
È
noto infatti che esse costituiscono un efficace strumento per la dimostrazione di teoremi sull’esistenza e leproprietà
dellesoluzioni;
e sono inoltre - nonostante i delicati e a volte macchinosi
aspetti
anali-tici connessi alla loro deduzione
frequentemente
richieste inquestioni poste
dall’analisi numerica od altreapplicazioni
di carattere stretta- mente tecnico.La deduzione di stime a
priori
èoggetto
di una vastaletteratura;
ampie bibliografie
si trovano in[1]
e[2]
e nella memoria[3].
In
questo
lavoro studiamo una classe diproblemi
al contorno ditipo
non lineare perl’equazione
del calore in unadimensione,
altroveda noi
presi
in esame con diversi intenti[4],
allo scopo di ottenere delle limitazioni apriori
sulla soluzione(intesa
nel sensoclassico)
ele sue derivate e di condurre una analisi relativa
agli
accrescimenti dellatemperatura
e del suogradiente,
conparticolare riguardo
al com-portamento
di taliquantità
sul contorno del dominio di definizione.Le limitazioni ottenute concernono l’estremo
superiore
delle gran- dezze suddette nellaregione
interessata alla diffusione e differisconopertanto
daquelle
deltipo
di Schauder(v.
ad es.[1 ], Cap. 3,
Teor. 6(boundary estimates)), che, implicando
l’uniforme hòlderianità nell’in- tero dominio di definizione dellequantità stimate,
richiedonoipotesi
di notevole
regolarità
sui dati. D’altraparte
le stime da noi dedotte hanno caratterepuntuale
e sonoquindi più
forti di altre limitazioni ditipo integrale,
lequali
danno una valutazione della norma della soluzione inopportuni spazi
di Sobolev(cfr.
ad es[2]).
Nel
presente
lavoro conduciamoperciò
una trattazione basata suipotesi
che abbiano sufficientegeneralità,
affinchè i risultati siano uti- lizzabili per leapplicazioni
che ci siamoproposte;
vengonopoi
pre- sentate in osservazionimarginali
alcune estensioni non direttamentepertinenti
iproblemi
fisico-matematici cuiquesto
studio è finalizzato.Nel suo
complesso questo
lavoro hadunque
l’intento dipresentare
un insieme di
risultati,
da noi ottenuti con unduplice
scopo: costruire alcuneindispensabili
premesse per affrontare altri epiù complessi
pro- blemi connessi alla diffusione del calore edare,un quadro
abbastanzadettagliato
egenerale
circa iltipo
di stime sopradescritte,
sia pure limitatamente alparticolare
caso esaminato. Aquest’ultimo riguardo
ci sembra infatti che le
ipotesi
richieste sopra i dati ed il contorno siano molto poco restrittive(si
confrontino peresempio
conquelle
richiestein
[2]
e[3]
per i risultaticorrispondenti), soprattutto
per il caso par-, ticolarmente
interessante di domini a contornomonotono,
alquale
è dedicata una
speciale
attenzione.Il
problema
in esame è ilseguente:
dove s è una
assegnata
funzione continua in[0, T]
ef, g, h
sono fun-zioni note. ,
Definiamo,
comed’uso.
soluzione di(1.1)
una funzioneu(x, t)
tale che:
(i) u
è continua inDT,
chiusura diDT,
epossiede
le derivate~cx , uu, Ut continue in
DT ;
(ii) u
soddisfa le(1.1),
nell’ultima dellequali
si intendeProblemi di
tipo parabolico
neiquali intervengono
condizioni al con-torno non lineari come l’ultima delle
(1.1)
sono stati studiati da nu-merosi autori
(ricordiamo
fra l’altro[1], [2], [10], [11])
sotto diverseipotesi, conseguendo
interessanti risultati circal’esistenza,
l’unicità ele
proprietà
delle soluzioni.Diamo
qui
uno schema del lavoro e deiprincipali
risultati in essocontenuti.
Il
paragrafo
2 è dedicato a richiami di risultati noti e ad alcuni necessaripreliminari.
Nel
paragrafo
3 dimostreremo alcuni teoremi relativi a limitazioni sulla derivataux(x, t) (Teoremi 3.1, 3.2).
Inparticolare,
nel caso incui la funzione
s(t)
sia nondecrescente,
la stima ottenuta risulta indi-pendente
dalla massima "velocità dispostamento"
del contorno mo-bile : ciò non soltanto
presenta
unparticolare interesse,
come ènoto,
nella teoria dei
problemi
a contornolibero,
ma consente pure una facile estensione dei risultatiottenuti,
sottoipotesi
minimali sus(t).
Il
paragrafo
4 contiene lo studiodegli
accrescimenti dellatempe-
ratura sul contorno
fisso ;
si individuano inparticolare ipotesi
suffi-cienti ad assicurare la hòlderiana di
u(0, t) (Teorema 4.1),
la sualip-
schitzianità uniforme
(Teorema 4.2)
o non uniforme(Teorema 4.4)
ela sua derivabilità
(Teorema 4.3).
Nel
paragrafo
5 si studiapreliminarmente
unproblema
al con-torno di
primo tipo (nel quale, cioè,
l’ultima della(1.1)
è sostituita’
da una condizione che assegna la
temperatura
sulla faccia x =0),
esi deducono limitazioni sulle derivate
prime
e seconde della sua solu- zione.Indi,
utilizzando i risultatiprecedenti,
si ottiene(Teorema 5.1)
una limitazione a
priori
per la u,x.I
paragrafi
6 e 7 sono dedicatirispettivamente
allo studiodegli
accrescimenti
temporali
delgradiente
termico ed alla sua stabilitàrispetto
ai dati delproblema.
Percompletezza
e per leesigenze appli-
cative cui abbiamo sopra
accennato,
la trattazione è condotta anche per il caso diproblemi
al contorno delprimo tipo.
Oggetto
infine delparagrafo
8 è l’estensione di alcuni risultati deiparagrafi
3 e 5 a casipiù generali.
2. Richiami e
preliminari.
Abbiamo
già
detto dellaparticolare
attenzione che vaposta
nellascelta delle
ipotesi
sui dati e sul contorno affinchè i risultati siano uti- lizzabili nei casi di concreto interesse di cui successivamente ci occu-peremo.
Questo
fatto e la necessità di studiare un certo numero di casi in cui si assumonopreliminarmente ipotesi semplificative più one-
rose hanno determinato una
moltiplicazione
delleipotesi
utilizzatedi volta in
volta; poichè
ciòpotrebbe
rendere pocoagevole
la letturadel
lavoro,
riteniamoqui
utile fare ilseguente
elenco associando aciascuna
ipotesi
un simbolo che ne richiami ilsignificato:
cos laprima
lettera che compare nel simbolo indicherà il dato cui la
ipotesi
si rife-risce
(s, f , g
oh),
mentre le successive staranno aspecificare,
perquanta
possibile,
iltipo
diipotesi (continuità, monotonia, lipschitzianità,
de-rivabilità e cos
via).
I.
Ipotesi
sul contorno mobile.(SL)
s èpositiva
elipschitziana
in[O, T]
con costante diLip-
schitz
~S,
(SM)
s verifica la(SL)
ed è monotona non decrescente in[0, T], (SD)
s èpositiva
e derivabile in[0, T]
con derivata limitata econtinua a tratti.
II.
Ipotesi
sul dato sopra il contorno mobile.(FC) f
è continua in10, T],
(FL) f
èlipschitziana
in[0, T]
con costante diLipschitz F, (FD) f
è derivabile in[0, T]
con derivata limitata e continua atratti.
III.
Ipotesi
sul dato iniziale.(HC)
h è continua in10, b]
eh(b) =
(HL)
h èlipschitziana
in[0, b]
con costante diLipschitz H,
verifica la
(HC)
ed esiste una costante tale cheb] ,
(HD) h
verifica la(HC)
ed è derivabile in[0, b]
con derivata limi-tata e continua a
tratti,
(HDL) h
verifica la(HC)
epossiede
derivataprima lipschitziana
in[0, b]
con costante diLipschitz H~,
Iv.
Ipotesi
sullaf unzione g(u, t).
(GCC) g(u, t)
è continua in(-
oo,+ oo)
x[0, T],
(GLC) g(u, t)
verifica la(GCC)
ed èlipschitziana rispetto
ad u(*)
uniformemente
rispetto
a t in[0, T],
(GLL) g(u, t)
èlipschitziana rispetto
ad entrambigli argomenti (* ), (GM) g(u, t)
è monotona non decrescenterispetto
ad u perogni
t E
(01 T],
(G) g(u, t)
soddisfa almeno una delleipotesi (i), (ii), (iii)
ed unadelle
ipotesi (iv), (v), (vi) qui
elencate:(i)
esiste una costante X >max {
XE[0,bl maxh(X),
maxf (t) ,
tale che(ii)
esistono due costanti .g’ e X’ tali che- ---
(*)
Nel corso del presente lavoro basterà che taliipotesi
siano verificante per u variabile in[U’, U"]
con U’ e U" definite nella(2.1).
(iii)
esistono due costantip’ > 0 X",
tali che(iv)
esiste una costante tale che.
(v)
esistono due costanti .K" e Y’ tali che(vi)
esistono due costantip">
0 eY",
tali che(GR) g(u, t)
soddisfa la condizione di raccordog(h(0), 0 )
=h’(O).
Teoremi di esistenza e di unicità delle soluzioni di
(1.1)
sono statidimostrati in
[4]
sia nel casos(0)
> 0 che nel casos(0)
= 0. Limitan-doci
qui
al caso dis(t)
> 0 in[0, T],
ricordiamo che esistenza ed uni- cità sono assicurate dalleipotesi
(SL) , (FC) , (HC) , (GCC) , (GM)
oppure dalle
ipotesi
(SL) , (FC) , (HC) , (GLC) , (G)
(vedi
Teorema 6 di[4]).
Ricordiamo ancora
che, qualora
si assuma il secondo gruppo diipotesi,
la soluzionepuò
essere ottenuta con un metodo diapprossi-
mazioni successive e che
valgono
teoremi didipendenza
continua emonotona dai dati e di stabilità
rispetto
al contorno.Ricordiamo infine da
[4]
che dalleipotesi (FC), (HC), (G)
discendela conoscenza di stime a
priori
per le soluzioni di(1.1 ) :
con U’ e TT" costanti
dipendenti
dai dati.È
chiarodunque che,
in tal caso, se g soddisfa la(GCC) potremo
anche
disporre
di limitazioni apriori
sullafunzione g
con gi e g2 costanti calcolabili a
priori (*).
Le
(2.1)
e(2.2)
sussistono anche nelleipotesi (FC), (HC), (GCC), (GM) poichè (GCC)
e(GM) implicano
le(ii)
e(v)
di(G)
come si verifica facilmente.Riassumendo: le
(2.1)
e(2.2)
sono entrambe valide nelleipotesi (FC), (HC), (GCC)
e se g verifica inoltrel’ipotesi (G),
laquale
risultain
particolare
soddisfatta se vale(GM): quest’ultimo
è un caso dinotevole interesse fisico
(cfr. [4]).
3. Stime a
priori
diux(x, t).
Nel
presente paragrafo
dedurremo delle limitazioni suux(x, t)
se-guendo
due diversiprocedimenti.
Ilprimo
è basato sull’uso delle clas- sicheproprietà
della soluzione fondamentaledell’equazione
del ca-lore
(Teorema 3.1);
il secondo invece sfrutta essenzialmente ilprincipio
di massimo mediante l’uso di
opportune
funzioni di confronto(Teo-
rema
3.2).
Sebbene
quest’ultimo
metodo siapplichi
soltanto al caso in cui la funziones(t)
è nondecrescente,
esso consente di ottenere una limita- zione che - oltre ad esserepiù
fine - non risultadipendente
come
quella
del Lemma3.1,
nè dalla costante diLipschitz
dis(t)
comequella
del Teorema3.1;
tale fatto èessenziale,
comevedremo,
per alcuneapplicazioni. Inoltre, quando
sia necessaria soltanto una stima diux(s(t), t),
il secondo metodo richiedeipotesi
sensibilmente menorestrittive sul dato iniziale. TJlteriori
alleggerimenti
delleipotesi
sa-ranno esaminati
nel §
8.(*)
Naturalmente la validità di(GCC)
non è richiesta pergiungere
alle(2.2)
se g è una funzione
limitata;
si noti che le( 2.1 )
sussistono anche in questo caso,poichè
g soddisfa le(ii)
e (v) di(G).
Cominciamo con il
definire,
persemplificare
la notazione:per
ogni
funzioneF(y)
definita in un intervallo[y’, y"]
ed ivi limitata indicheremopoi
conCiò detto
proviamo
ilseguente
Lemma che persemplicità
dimostrativapremettiamo
ad un risultatopiù generale
che verrà ottenuto imme-diatamente
dopo:
LEMMA 3.1. Siano
verificate
leipotesi (SD), (FD), (HD), (GCC)
e
(G) (o
inparticolare ((~lVl)) ;
esist,e allora una costacnteA1, dipendente
da a,
Ilsll,
da da da G e daT,
tale che:DIMOSTRAZIONE. Notiamo
preliminarmente che,
in virtù delleipo-
tesi
fatte,
esiste(cfr. [7])
il limt )
e tale limite è una funzione continua di t per Allo scopo di provare la limitazione espressa dalla(3.1),
ciproponiamo
ora di dedurrel’equazione integrale
di cuiuz(s(t), t)
è soluzione. Indicata cont; ~, -~)
la soluzione fonda- mentale dellaequazione
del caloreconsideriamo le classiche funzioni di Green e di Neumann per il semi-
spazio :
Integrando
inO~s(~)
l’identità di Green(212~) (~~2013~~)2013(3/3r)(~~)-=0y
e facendo tendere e a zero, otteniamo:Deriviamo ora
rispetto ad x,
effettuiamointegrazioni
perparti
nelprimo
e nelquarto
termine(tenendo presente
cheNx
= -G~
e cheG=)
epassiamo
al limite per x tendente ads(t)
- 0. Siottiene,
in maniera non dissimile da
(1],
pag. 220:(si
noti che si è fatto uso della condizione di raccordoh(b)
=f (o)).
La
(3.3)
è unaequazione integrale
deltipo
di Volterra e la sua solu- zioneesiste,
è unica ed è continua in[O, T],
come d’altrondegià
notato.Infatti il nucleo è
integrabile grazie
alla(SD)
e si riconosce facilmente che i treintegrali
che costituiscono il termine noto sono continui in[0, T].
Su
questi ultimi,
in base alleipotesi assunte,
èagevole
stabilirele
seguenti limitazioni,
tenendo anche conto della(2.2)
e della disu-guaglianza
di immediata verificaSi ha
precisamente:
Indicata
quindi
conQ
la somma dellequantità
checompaiono
aisecondi membri delle
disuguaglianze
orascritte,
si avrà dalla(3.3):
Dalla
(3.4)
discende la(3.1)
in base ad un lemma sullediguguaglianze integrali (cfr. [6])
da noipiù
volteimpiegato (cfr. [4])
in casi consimili Ciò conclude la dimostrazione del Lemma 3.1.Da
questo lemma, applicando
ilprincipio
di massimo alla funzione discende immediatamente ilseguente:
COROLLARIO 3.1. Nelle
ipotesi
del .Lemma 3.1 si haI risultati fin
qui
ottenuti possono estendersi ad altricasi,
sfrut-tando un noto teorema sulle
famiglie
di soluzioni diproblemi
para- bolici(cfr. [1]
pag.80-81)
in connessione con un teorema di stabilità per ilproblema (1.1)
da noi dimostrato in[4].
Abbiamoprecisamente
ilTEOREMA 3.1
(limitazione
su Sianoverificate
leipotesi (SL), (FL), (HL), (GCC) e (G) (o (GM));
esiste una costanteA, dipen-
dente da a,
S, F, H,
da G e da T tale cheDIMOSTRAZIONE. Dimostriamo anzitutto la validità della
(3.6)
per0 c x s(t), 0 C t ~ T.
Si considerino delle successioni di funzioni de- rivabili con derivata continua~sm~, ~~m~,
tali cheuniformemente in
~ f m~
-f
uniformemente in[
~h~~ --~ h
uniformementein ; I
Abbiamo
corrispondentemente
una successione~u,~}
di soluzioni deiseguenti problemi
In
corrispondenza
alla soluzioneu(x, t) considerata, g[u(0, t), t]
èpensata
come unaassegnata
funzionedi t,
continua in[O, T] ;
i pro-blemi
(3.7)
sonoperciò
lineari ed ammettono una e una sola solu- zione.In virtù del Teorema 4 e del Corollario 1 di
[4],
converge uni- formemente inDy
alla soluzioneu(x, t)
di(1.1 ) corrispondente
ai dati:s,
f,
h. Inparticolare
limu,(0, t)
=u(0, t)
e limum(s(t), t)
=u(s(t), t)
uniformemente in
[0, T].
Igià
citati risultati di[1]
consentono allora di asserire chelim Umx = Ux
inogni
sottoinsieme chiuso diDT
D’altraparte
alle soluzioni um èapplicabile
il Corollario 3.1 delpresente
lavo- ro ; ne conseguedunque
la validità della(3.6)
per 0 xs (t),
0Per
completare
la dimostrazione del teorema basterà mostrare 1’ esistenza del limite dit )
perx -~ s (t ) -
eT]. Questo fatto,
unitamente alla continuità di tale limite come funzione
di t,
risultaad
esempio
dalseguente semplice ragionamento.
Si scomponga
u(x, t)
nella sommadove
t)
eU(2)(X, t)
risolvonorispettivamente
iproblemi:
L’esistenza e la continuità di per
T]
sipuò
oradimostrare
grazie
alla stimagià
ottenuta per Ux inpunti
interni diDT,
adottando i
procedimenti
usati per la prova del Lemma 1 di[6].
Perquanto riguarda
l’esistenza e la continuità di~cx2~(s(t), t),
si possonoinvece invocare i classici risultati di
[7].
Secondo
quanto
premesso all’inizio delparagrafo
deduciamo ora unaltro
tipo
di limitazioni su U,x;. Dimostriamo anzitutto ilseguente:
TEOREMA 3.2 . Siano
verificate le ipotesi (SM), (FL ), (HLb)
evalga
inoltre la
(2.2).
Si ha alloraDIJBiOSTRAZIONE. Si consideri per
u(x, t)
lascomposizione (3.7).
Alla soluzione
u(1)(x, t)
delproblema (3.8)
si possonoapplicare, grazie
all’ipotesi (SM),
le note tecniche delle barriere lineari ed il Lemma 1 di[6]
per accertare la continuità dit)
in(0, T]
e la limita-zione :
Per
quanto riguarda U(2)(X, t),
come si è detto l’esistenza e la conti- nuità dit)
sono assicurate da[7]
e sipuò
dimostrare che:Per
ogni t E (o, T]
confrontiamo infatti nel dominio2c~ ~~ (~, t )
con le funzioniSi verifica
agevolmente
che èinoltre facendo uso della monotonia di s e della
lipschitzianità
dif
si vede che:
È poi
per le stesseragioni:
Dal confronto con
u~ 2~ (x, t)
inDi’
siconclude,
in base alprincipio
di massimo che
ma
poichè
èPer l’arbitrarietà di t resta
dunque provata
la(3.13)
e con essa il Teo-rema 3.2.
OSSERVAZIONE 3.1. Da un
semplice
esame della dimostrazione del Teorema 3.2 si vede che nelle stesseipotesi
è:Abbiamo
poi
ilseguente
COROl.LARIO 3.2
(limitazione
dilu.,(x, t) i
per contornimonotoni).
Se, ferme
restando le altreipote,9,i
del Teorema3.2,
si sostituisce la(HLb)
con la
(HL)
si haDIMOSTRAZIONE. Se la h è
derivabile,
la(3.15)
è una immediataconseguenza del Teorema
precedente
e delprincipio
di massimo ap-plicato
at).
Il
passaggio
al caso di hlipschitziana
si esegue in modoanalogo
a
quanto
visto nella dimostrazione del Teorema 3.1.Di una certa
importanza,
tanto teorica cheapplicativa,
è la se-guente
conseguenza del Teorema 3.1(o
del Teorema3.2)
che fornisceuna descrizione della stabilità del
problema (1.1) rispetto
allalegge
di variazione del
contorno;
taledescrizione, grazie
alleipotesi più
restrittive sul contorno stesso e sui
dati,
èpiù precisa
diquella già
da noi ottenuta in
[4] (vedi
Corollario1).
Siano
dunque t )
et )
soluzioni di(1.1) corrispondenti
adue
leggi
di variazione del contornox = s(t), x = s(t) ;
ove siano sod-disfatte le
ipotesi
del Teorema 3.1(del
Teorema3.2)
si indichino con Aed À (con
B eS)
lecorrispondenti
costanti checompaiono
nella(3.6)
(nella (3.10));
indichiamopoi
conlIL1ull ~J
il massimo dellaquantità lu(x, t) - ~c(x, t) i
valutato nel comune campo di definizione di u edu.
Vale il
seguente:
COROLLARIO 3.3. Nette
ipotesi
del Teorema 3.1(o
del Teorema3.2)
e se vale inoltre la
(GLC),
esiste una costante c,dipendente
daÀ
== max
(A, .~i ) (da B
= max(B, B)),
da G e da T tale che:DIMOSTRAZIONE. Definito per
ogni t,
si ha nei due casi
(la
secondadisuguaglianza
segue dall’Osservazione3.1)
Basterà ora
applicare
nel dominio0 C x s(t),
il Teorema 4 di[4]
sulladipendenza
continua delle soluzioni di(1.1)
dai valori al contorno per ottenere la(3.16).
Concludiamo
questo paragrafo
con una osservazione cheamplia
sensibilmente la validità dei risultati ottenuti nel caso di contorno mobile monotono.
OSSERVAZIONE 3.2. Il Corollario 3.2 e il Corollario 3.3
(per
laparte
cheriguarda
i contornimonotoni)
e la(3.10’)
restano validi se nellaipotesi (SM)
invece di assumere lalipschitzianità
pers(t)
se ne sup- pone la sola continuità. Infatti un contornos(t)
soddisfacentequesta ipotesi più
debolepuò
essere uniformementeapprossimato
dadestra,
da una successione di funzioni
sm(t)
monotonelipschitziane; poichè
le
sm(t)
soddisfano la(SM)
unaapplicazione
del teorema dellefamiglie
di soluzioni fa
seguire
immediatamentequanto
asserito.Resta chiaro - senza che 1’Osservazion,e debba essere
ripetuta
-che
questo ampliamento
concerne anche altririsultati,
suproblemi
con
s (t ) monotona,
che saranno ottenuti neiseguenti paragrafi.
4. Studio della
temperatura
sul contorno fisso.Questo paragrafo
è dedicato allo studiodegli
accrescimenti della funzioneu(0, t).
Osserviamo
preliminarmente
che nelleipotesi,
riassunte alla fine delparagrafo 2,
in cui sono valide le(2.1), (2.2)
e se la funzioneh(x)
è
lipschitziana
in un intervallo[0, d],
apartire
dai risultati di[21 (v.
ad es. pago437)
sipuò ottenere,
mediante tecnichegià
usate nelprecedente paraQ;rrafo,
laseguente
limitazione:essendo C una costante
dipendente
in modo noto dai dati e da d* .Ciò premesso, dimostriamo il
seguente:
TEOREMA 4.1
(hòlderianità
dit)) . ipotesi in
cui vale la(4.1 ),
la2c(o, t) è
höldcriana di[0, T ] ;
si ha cioè :DIMOSTRAII01E. Si fissi ad arbitrio
t’E [0, T);
e si consideri lafunzione
2U1(x, t)
soluzione delseguente problema:
con B’ costante
positiva
da determinarsi.È perciò
- . -.
É
. - -
e
quindi,
se èSi consideri ora la somma
u(0, t’) + w(x, t) ;
affinchèquesta
risultimaggiore
dit),
basterà - per ilprincipio
di massimo - che B’sia scelta in modo che:
Perchè la
(4.6)
sia soddisfatta èsufficiente,
in virtù della(4.5),
che sia
Per
quanto riguarda
la(4.7)
basta che B’ siamaggiore
oduguale
della costante C della
(4.1).
Perciò se si assumeC),
si avrà
In modo del tutto
analogo
si prova chedove soluzione del
seguente problema
L’espressione
di w, si ottiene con ovvie sostituzioni dalla(4.4).
Si hacos
cioè
da cui segue la
(4.2).
Il passo successivo della nostra analisi consiste nella determina- zione di
condizioni,
suidati,
sufficienti ad assicurare uncomporta-
mentolipschitziano
dellatemperatura
sulpiano
x = 0.A tale scopo
esprimiamo u(x, t )
nel modoseguente
dove
t)
eZ(x, t)
risolvonorispettivamente
iproblemi:
Per
quanto riguarda t) possiamo
provare ilseguente:
LEMMA 4.1. Sia
u(d*, t)
timitatac(*)
e laf unzione h(x)
abbia in[0, d*]
derivata continua a tratti e tale cheSi ha allora:
con K
definito
dalla(4.15 ) .
DIMOSTRAZIONE. Notiamo
preliminarmente che,
pert E (0, T],
esistet).
Siesprima
infattiY(x, t)
nel modoseguente
e si osservi che la funzione
t)
soddisfa ilseguente problema
di con-duzione :
L’equazione
del calore saràquindi
validaper v
inparticolare
anchenei
punti (0, t), 0 t T;
ivi si ha inoltre la continuità di e5, , rispettivamente uguali
a eV,.
Si noti
poi
che per ilproblema (4.10),
nelleipotesi assunte,
si hanno stime apriori
sut)
deltipo (4.1).
Esisteràquindi
anche una co-stante C’ tale che
Sulla base di
quanto
finora osservato dimostreremo la(4.13)
sta-bilendo una limitazione per a
questo
scopoponiamo
con K costante
positiva
da determinarsi ed osserviamo che:È quindi possibile,
in base alleipotesi fatte, scegliere
I~ in modotale che le
quantità
al secondo membro della seconda e della terzadelle
(4.14)
risultinopositive;
basta infatti porreIn tal caso, per il
principio
dimassimo,
saràall’interno del dominio di definizione e, essendo
w+(0, t)
=0,
risulteràOssia
da
qui
si ottiene immediatamente la(4.13 ). È
chiaro che la limitazione(4.13 ) poteva
dedursi anche con il metodo dei«potenziali
termici »che ci ha
condotto,
adesempio,
alla(3.3 ) ;
tali calcoli sonoperò più
tediosi e meno
espressivi.
Studiamo ora
Z(x, t),
dimostrando ilseguente:
LEMMA 4.2.
Valga
la(4.2)
e siano inoltreverificate (GLL )
e(GR ) ;
si ha allora
i
dove y è la costante di
Lipschitz
di g per t E[0, T]
e u E[ U’, U"]
eC3
è una costante
definita
dalla(4.20).
DIMOSTRAZIONE. Mediante la tecnica
già
usata nelprecedente
pa-ragrafo
sipuò esprimere Z(O, t)
nella formaPoichè u è limitata
(e
di conseguenza lo sono g equindi Z),
vale perZx
una limitazione simile alla
(4.1).
Perciò il secondo termine al secondo membro della
(4.17)
è unafunzione derivabile di t con derivata limitata in valore assoluto da
una costante
O2
calcolabile apriori.
Poniamo ora
e cerchiamo una stima per l’incremento
I(t + ~5)
-I(t).
Abbiamo,
consemplici
trasformazioni:L’ipotesi (GLL)
consente di ottenere lamaggiorazione:
Quanto
a12, l’ipotesi (GR)
unitamente alla(GLL) porta
a concludereche
Ricordando ora il Teorema
4.1,
avremoOtteniamo
cos ,
consemplici
calcoliSi ha
quindi
in definitivaRicordando adesso la
(4.17) potremo
scrivereove ci si è limitati ai valori di ~1
(senza
ovviamenteperdere
ingeneralità)
e si èposto:
Il Lemma 4.2 è cos dimostrato.
Passiamo ora alla dimostrazione del
TEOREMA 4.2
(lipschitzianità
diu(0, t)). Supponiamo
che lafun-
zione g
soddisfi
lac(GLL),
la(GR)
evalgano
le(2.1 ) ;
inoltre lafunzione h(x)
abbia in[0, d*]
derivata continuasoddisfacente
inoltre la(4.12 ).
Esiste allora una costante
04, definita
nell a(4.23),
tale che:DIMOSTRAZIONE. Grazie alla
scomposizione (4.9)
ed ai risultati del Lemma 4.1 e del Lemma 4.2possiamo
scrivere:La
(4.22)
ha la forma di unadisuguaglianza integrale già
altre volteesaminata;
essacomporta
laseguente
limitazione:ciò
completa
la dimostrazione del teorema.’
Proseguendo
nello studio dellatemperatura superficiale
sulpiano
fisso x = 0 dedurremo ora delle condizioni sufficienti ad assicurare la derivabilità di
u(0, t).
Sussiste ilseguente
TEOREMA 4.3
(derivabilità
diu(0, t)). ipotesi
del Teo-rema 4.2 e inoltre la
funzione g[u(0, t), t]
possegga deri1)ata continuarispetto
ad entrambigli argomenti.
Lafunzione u(0, t) possiede
alloraderivata limitata e continua in
(0, T].
DIMOSTRAZIONE. Studiamo il
rapporto
incrementale~-l[U(O, t+
+ t5) - u(O, t)];
usando le notazioni del Lemma4.2,
studiamo in par- ticolare~)/~
eI2(t, ~)/(}.
Si haIl
primo
termine al secondo membro ammette limiteper b --~ 0,
per la derivabilità
di g rispetto
al secondoargomento; l’integrando
del secondo termine
può esprimersi
comedove ù è compreso tra
u(0, r)
eu(0, -t+ ó)
mentrerappresenta
il
rapporto
incrementale della funzioneu(0, r).
Passiamo ora ad
I, (t, b ) ~~S ;
si ha:Nel secondo termine al secondo membro il
rapporto (g[h(o ), ] -
-
[h(o ), 0])
è limitato equindi l’integrale
tende a zerocon b; quanto
alprimo termine,
essendo verificate leipotesi
del Teorema 4.2 ed es-sendo limitata la derivata di g
rispetto
alprimo argomento,
si ha cheil numeratore
dell’integrando
è infinitesimo delprimo
ordine con ó.Quindi
limd-1I2(t, b)
esiste ed è nullo.&,0
Si ha
dunque
che ilrapporto
incrementale diu(0, t),
cioèsoddisfa la
seguente equazione
di Volterracon
.~~(t, ~ )
funzione continua di t e ó.Si consideri ora la funzione soluzione della
seguente
equa- zione :che,
per leipotesi
assunte e perquanto
vistoesiste,
è unica ed e unafunzione continua di
t;
consideriamo la differenza Si ha:A
questa disuguaglianza integrale può applicarsi
il lemma da noipiù
volte usato in casi
analoghi, conseguendo
il risultato richiesto.Vogliamo
ora dedurre un risultato intermedio traquello
del Teo-rema 4.1 e
quello
del Teorema 4.2.TEOREMA 4.4. Ferme restando le altre
ipotesi
del Teorema 4.2 nonvalgano
la(4.12)
e la( GR ) ;
esiste allora una costante05 dipendente
in~modo noto dai dati tale che
per ~
minore di unopportuno ~o
èDimo,--,TRAZIO-NE. Per dimostrare la
(4.24)
occorre anzitutto ri-prendere
in esame la funzioneY(x, t),
soluzione delproblema (4.10).
Usando la tecnica descritta nel
paragrafo 3,
si costruisce perV(0, t)
la
seguente espressione
Essendo
V(x, t), V (x, t)
limitabili apriori,
secondoquanto già visto gli
ultimi due termini hanno derivata limitata da unacostante,
cal-colabile in base a; dati. Valutiamo
dunque
l’incremento relativo al- l’intervallo(-)-5)
deiprimi
dueintegrali,
e cioè studiamo l’incre- mento della funzioneIl
primo integr31e
sipuò
scrivere nella formaIl suo incremento nell’intervallo
(t, t -~- ó )
èquindi
Si ha
dunque
È
orapossibile
trovare una costantedipendente
solo daT,
tale cheQuindi,
per0 ~ t t -~- ~ ~ T
l’ incremento di(-
erfd*~ ~~.lt )
risultamaggiorato
dall’incremento di Risulta cos dalla(4.27):
(4.25), (4.26)
e(4.28) portano
a concludere chedove la costante
K2 dipende
dai dati.Voc,,Iiamo
ora trovare una limitazione sull’incremento della fun- zioneZ(O, t) analoga
alla(4.16),
ora nonpiù
valida essendo stata sop- pressal’ipotesi (GR). Quest’ultima
è stata utilizzata solamente per la deduzione della(4.19).
Nel caso in esame avremo inveceSi ha
dunque, per ó 1,
eposto
ricordando infine la
(4.9),
da(4.29)
e(4.16’)
consegueIndichiamo ora con
y(t)
la soluzionedell’equazione integrale
di Vol-terra
1
Se si dimostrano i
seguenti
fatti:b ) y (t ) ~ Cs (’~t
+b - ~,~’t )
per0 ~ t ~ T 1, con T~ indipendente
da~,
la
(4.24)
risulteràprovata.
Infatti,
se1B ----
T la cosa è evidente. Se inveceTl T, purchè
si as-per valutare l’incremento di
u(09 t)
in un intorno deltipo to + l5)
con 0to Ti t~) + ~5,
sarà sufl-icienteripetere
tutti ii calcoli finora svolti assumendo l’istante t
= to
come istante iniziale(si
noti infatti che la funzioneu(x, t")
soddisfa le medesime condizioni richieste per il dato inizialeh(x)). L’indipendenza
diT,
da ~porta
in- fine a concludere la validità della(4.24)
in tutto l’intervallo[0, T].
La
a)
si dimostra facilmente. Posto infattisi ha
Introdotta
poi
la funzionee osservato che
si conclude immediatamente che
w_~ (t ) = 0
e ciò prova laa).
Per provare la
b)
definiamo la funzionedove q
è una costantepositiva. Questa
risolvel’equazione:
La dimostrazione della
b)
si riducequindi
a far vedere che pertE[O,
con
1B indipendente
da~,
il termine noto nella(4.32)
Èenegativo,
ossiache è
Calcolando
l’integrale
alprimo membro,
si riconosce facilmente chequesta disuguaglianza
èimplicata
dallaseguente
Pochè il secondo membro è una funzione decrescente
di t,
basteràperciò
averecon
Poiché infine è
maggiore
dió/(2V2Ti)~
la
(4.33)
risulta verificata se si assumeTi
in modo che.g,~/(21~2T1) ~ 1,
cioè che risulta
appunto indipendente
da ó.Ciò conclude la prova del Teorema 4.4.
La
(4.24)
descrive uncomportamento lipschitziano
non uniforemper la funzione
u(0, t)
nell’intervallo(0, T],
fermaperò
restando lahòlderianità nell’intorno
dell’origine
assicurata dal Teorema 4.~ . Sipotrebbe
anche dimostrare che lalipschitzianità
non uniformein
(O, T]
sussiste anche ove sullah(x)
non si facesse nemmenol’ipotesi
di
derivabilità;
ma si avrebbe in tal caso una limitazione deltipo:
Concludiamo
questo paragrafo
con laseguente
OSSERV.£zIo;E 4.1. Il teorema 4.2 continua a valere se si sost~i- tuisce
l’ipotesi (GLL)
con laseguente:
in altre
parole la 9
ha in tal caso,rispetto a
t uncomportamento lip-
schitziano non uniforme.
Per verificare
quanto
ora asserito basta infatti controllare che il Lemma 4.2 resta valido con una taleipotesi
sulla g.L’integrale Il
viene cos limitato:
Per
l’integrale 12, poichè
è inquesto
caso:si ha che esiste una costante C"
dipendente
daCl’ Y
e T tale che:il resto della dimostrazione del Lemma
4.2,
equindi
del Teorema4.2,
resta invariato.
Analoga
osservazionepuò
farsi aproposito
del Teo-rema 4.4.
5. Stime a
priori
sullat ) .
@Lo scopo di
questo paragrafo
èquello
di stabilire delle limitazioni per la derivata secondarispetto
ad x delle eventuali soluzioni della(1.1),
limitazioni
dipendenti
in modo noto dai dati delproblema.
È necessaria,
a talefine,
una ana~lisipreliminare
relativa ad unproblema
al contorno delprimo tipo,
che cioè si differenzia da(1.1)
per il fatto che anche sul contorno fisso è
assegnata
latemperatura
in funzione del
tempo.
Consideriamo
dunque
ilseguente problema
Abbiamo in
primo luogo bisogno
di una limitazione apriori
sut).
Comegià
fatto nelparagrafo
3 per le stime suu,(r, t),
cerche-remo,
quando
siapossibile,
limitazioniindipendenti dagli
accrescimenti della funziones(t). Queste
ultime saranno ottenute nel Lemma 5.2 mediante l’uso diopportune
funzioni diconfronto, nell’ipotesi (SM);
come
già
notato(Osservazione 3.1),
esse si estendono facilmente alcaso di contorni monotoni
semplicemente
continui. Nel caso in cuisi assume invece per il contorno
l’ipotesi (SL),
sipotrebbero
adattareal caso in esame ad
esempio
le tecniche di[2]
relative adoperatori parabolici
ditipo più generale, operando previamente
una trasforma-zione di coordinate che
riporti DT
ad unrettangolo.
Ci è sembratoperò più semplice seguire
anche perquesto
caso ilprocedimento
usatonella dimostrazione del Teorema
3.1,
basato sulla classica teoria deipotenziali
tertnici ed illustrato pergrandi
linee nella dimostrazione delseguente ;
LEMMA 5.1.
l’algano (SL ), (HL ), (FL )
e sia inoltre unafun-
zione
lipschitziana
in[0, T]
=h(0);
esiste allora una costanteA
dipendente
daT,
a,,S, .F,
H e dalla cost,ccnte diLipschitz
dicp (t)
tate cheDIMOSTRAZIONE. Dimostreremo il Lemma assumendo
che s, h, f q (p
siano derivabili con derivata continua a tratti e
limitata,
essendo oramaichiaro il meccanismo che consente di passare successivamente al caso
di dati
lipschitziani. Integriamo
inDT
l’identità di Greenin cui G è la funzione di Green per il
semispazio
definita dallaprima
delle
(3.2).
Si ottieneDerivando
rispetto
ad x e facendo tendere x ands(t)
- 0 siottiene,
mediante
integrazione
perparti
e tenendo conto anche delle condi- zioni di raccordoh(0)
=q;(O), h(b)
=f (b):
Con
maggiorazioni
simili aquelle
usate nella dimostrazione del Teo-rema 3.1 si
perviene
ad unadisuguaglianza
deltipo
della(3.4)
da cuiè immediato dedurre che
vx(s(t), t)
è in valore assoluto minore di unacostante che
dipende
in modo noto daT,
a,))
eDerivando ora la
(5.3) rispetto
ad x e facendo il limite per x ten- dente a zero, utilizzando i medesimiprocedimenti
si ottiene la se-guente uguaglianza:
A causa della limitazione su
vx(s(t), t)
oraottenuta,
il secondo mem-bro
può
essereopportunamente maggiorato
da una costante che di-pende
ancora dallequantità
sopra elencate. Unasemplice applica-
zione del
principio
di massimo at)
forniscequindi
la limitazione cercata nel caso di dati derivabili equindi
perquanto
detto all’inizio delladimostrazione,
la prova del lemma.Dedurremo ora, nel caso di
s(t) monotona,
una limitazione suindipendente
da S(limitazione
per laquale,
come si i èdetto,
non è necessario supporre che s sia
lipschitziana).
LEMMA 5.2.
Yalgano (SM), (HL), (FL), e
sia inoltre unafun-
zione
lipschitziana
in[0, T ]
cong~ (o )
=h(0);
esiste allora una costanteB, indipendente
da S edipendente dagl~i
altri dati eo7nespecificato
nelle(5.6), (5.12 ) e (~.15 )
tale che:DIMOSTRAZIONE.
Esprimiamo v(x, t)
mediante la sommaove vl e V2 risolvono