R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
C ESARE P ARENTI
Operatori pseudo-differenziali anisotropi su varietà fogliettate
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 52 (1974), p. 275-298
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su
varietà fogliettate.
CESARE PARENTI
(*)
Introduzione.
Scopo
diquesto
lavoro è mostrare che(certe)
varietàfogliettate
costituiscono la classe naturale di varietà differenziabili sulle
quali
definire
un’algebra
dioperatori pseudo-difierenziali (O.P.D.) anisotropi
che
contenga gli operatori
differenzialiquasi-ellittici.
Il calcolo simbolico locale per O.P.D.
anisotropi (cfr. [8], [9], [10])
è una
generalizzazione
naturale del casoisotropo (cioè omogeneo);
per
quanto riguarda
i cambiamenti di variabili si incontra invece unaben nota difficoltà
giacchè gli
O.P.D.anisotropi
non si conservano per cambiamentiqualunque
di variabili. Le varietà differenziabili sullequali trasportare
talioperatori
non possono essere, di conseguenza,qualunque
e, perquanto
cirisulta,
sono state considerate sinora solo varietàprodotto
checostituiscono, evidentemente,
una classetroppo
ristretta.
Nel
presente
lavoro viene determinata una classe di cambiamenti di variabili che conservano certi simbolianisotropi
e si mostra come, in un sensoopportuno,
tale classe sia lapiù ampia possibile.
Si gene- ralizzano cos alcuni risultati di[2]. Seguendo [6]
si costruiscepoi un’algebra
di O.P.D.(in Rn)
e se ne mostra l’invarianza perquei
cambiamenti di coordinate. Infine si
trasportano,
nel modo consueto(cfr. [1]),
talioperatori
suquelle
varietà senza bordo dotate di un(*)
Indirizzo dell’A.: Istituto Matematico « S. Pincherle » - - Piazza di Porta S. Donato, 5 - 40127Bologna.
Lavoro
eseguito
nell’ambito del G.N.A.F.A. del C.N.R.atlante i cui cambiamenti di coordinate sono del
tipo
anzidetto.È
inte-ressante,
a nostroavviso, notare
come tali varietà sianoprecisamente
delle varietà
fogliettate (cfr. [4], [3])
eche,
dipiù,
l’esistenza su unavarietà di
operatori
differenziali di un certotipo implichi
che la varietàè
fogliettabile.
In
particolare,
èpossibile
costruire unoperatore tipo
« calore » suogni
sfera di dimensionedispari, grazie
ai recenti risultati di[14],
mentre ciò è
impossibile
sulle sfere di dimensionepari.
Le notazioni usate sono standard
(cfr. [7]).
Desidero infine
ringraziare
A. Cavallucci per alcuni utilisuggerimenti.
1. Simboli
anisotropi.
Supponiamo assegnati
N interipositivi
ml, ..., mN eponiamo
definiamo
i
(mentre )$) indicherà,
come diconsueto,
la norma eucli-dea di
~) .
DEFINIZIONE 1.1. Sia X un
aperto
R~ e p un numeroreale;
indi-chiamo con
lo
spazio
delle funzionicomplesse
tali che perogni coppia
di multiindici a,p
e perogni compatto
K c X esiste 0per cui
uniformemente su .g e per
ogni
Se
d2
sono interipositivi
conindicheremo lo
spazio
delle matricicon Pik E
RN)
perogni j
e k. aSi intende di munire X
RN; d~, d2)
dellatopologia
indotta dalle seminorme associate in modo naturale alle(1.1).
Con ciò si ottieneuno
spazio
di Fréchet(spazio
deiq-simboli (matriciali)
d’ordinep).
Se confrontiamo le classi con le classi
~S~,a
di[5]
troviamocon e =
1 /max
q,. Si osservi che(1.2)
è lamigliore
in-i i
clusione
possibile
ed inoltree - 1
se e solo se ... = MN. Al so-lito,
siporrà
con le loro
topologie
naturali. Si dirà che duesimboli p, p’ E
XRN;
sono
equivalent,
e si scriveràp ~ p’,
seSia =
O, 1,
... una successione di numeri reali percui p;
20132013 cxJe sia
posto 1~ = 0, 1, ... ,
diremo che
,- ..."
~>k ""
ha lo
sviluppo
asintoticoscriveremo
Abbiamo il
TEOREMA 1.1.
Assegnata
la seriei o
d2),
con .ti - oo, eposto ,u
k = max(Ì
=o, 1, ...),
esisteA;
p E
d1, d2),
univocamente determinato moduloS- --12,
taleche
i->0
Prova. Esattamente come per il Teorema 2.7 di
[5]..
Consideriamo ora l’insieme dei
polinomi
deltipo
con aa E
e e E RN,
esupponiamo
che lafamiglia
deisupporti
delle a« sia localmente finita in X. Chiameremo
q-grado
delpoli-
nomio
(1.5)
il supa, q)
ed indichiamo con,u ~ 0,
ilsottospazio
di costituito daipolinomi (1.5)
conq-grado
X
RN; d~, d2)
saràpoi
l’insieme delle matricid~
xd2
a termini inconveniente osservare che la funzione
ha come codominio l’insieme dei
multipli
interi del numero razionaledove m’ è il minimo comune
multiplo
tra ... , mN ed m" è il massimocomune divisore tra
m’/ml , ... ,
si noti che001
e che 0=1 se e solo se mj è divisore di m perogni j.
DEFINIZIONE 1.2. Si dirà che il simbolo p E
RN; d~, d,)
èpseudo-invertibile
a sinistra(destra)
se esistep’ E
XRN; d’l.’ d~)
tale che
essendo
Id~
le matrici identità inCd1, Cd,.
Qualora
siapseudo-invertibile
a sinistra ed a destra si diràche p
èAbbiamo il
TEOREMA 1.2. Sia p
dl, d2);
sonoequivalenti
le af-fermazioni :
i) p
èpseudo-invertibile
a sinistra(risp.
adestra).
ii) p* e tp (aggiunta
etrasposta
dip)
sonopseudo-invertibili
adestra
(risp.
asinistra).
iii)
Esiste per cuiper un 00.
Prova.
È
ovvial’equivalenza
trai)
edii) . È
pure banale chei) implica iii). Supponiamo quindi
che si abbia con e per un t > 0. Consi- deriamo la serieformale Y 21; poichè, ovviamente, (1i
E XRN;
i->0
d2, d2),
segue dal Teorema 1.1 l’esistenza di un simbolo ad2)
per Oraa(ld2
-~O) - Id2
E s- oo.a equindi (ar)
p =;>o
sicchè p è
pseudo-invertibile
a sinistra.Analogo
discorso per l’altro caso..
OSSERVAZIONE. Se p E X
RN; d~, d2)
èpseudo-invertibile
a si-nistra
(risp.
adestra),
allora perogni compatto
esisteC~ > 0
per cui la matrice
p (x, ~)
ha rangodz (risp. d1)
perogni
x E K eInfatti se esiste tale che
e e X
RN; d2, d2), allora,
fissato ilcompatto .K,
la matriceQ(x, ~)
ha norma
(diciamo euclidea)
C 1 perogni
con
C~ > 0 opportuna.
Per tali xe ~, poichè Id$ - ~O (x, ~)
è inverti-bile,
la matricep (x, ~)
haquindi
rangod2 .
Discorsoanalogo
se p èpseudo-invertibile
a destra.TEOREMA 1.3. Sia
p>
0 unmultiplo
intero di 0(0
dato da(1.6))
e .
= (Pik)
E XRN; d1, d2)
conY
PoniamoAllora p è
pseudo-invertibile
a sinistra(risp.
adestra)
se e solo sep~°>(x, ~)
ha rangod2 (risp. d~)
perogni (x, ~) (RNg0).
Prova. segue dal Teorema 1.2
che p è
pseudo-invertibile
a sinistra(risp.
adestra)
se e solo se è talep(0).
Ora si ha
per
ogni
e perogni t > 0 ; dunque
e
quindi,
per l’osservazioneprecedente,
se p èpseudo-invertibile
asinistra
(risp.
adestra)
allorap~(~ ~)
ha rangod2(risp. d~)
su X XSupponiamo, viceversa,
chep(0)(x, ~)
abbia rango costanted2
per
ogni (x, ~)
E X X(RNBo) ;
allora la matricelp(O)p(0)
è invertibile perogni (x, ~), ~ ~ O.Sia
m EC- (RN)
una funzione reale nulla per1~1(L
1ed
eguale
ad 1 per1~1(l
> 2. Postoè immediato riconoscere che
quindi
sicchè
p(0)
èpseudo-invertibile
a sinistra. Discorsoanalogo
sep(0)
harango
di
D’ora innanzi faremo su ml, ..., mN
l’ipotesi seguente; supponiamo
che esistano rl, ..., rv interi
positivi
per cuiIndicato con
GL(N, R)
il gruppo delle matrici reali N X N inverti-bili,
siaGL(iN, R)
ilsottogruppo
chiuso costituito dalle matrici ablocchi
essendo
Aij
una matricese i > j.
In altri
termini,
la matrice A = se e solo se0
ogni
volta che mk . Si osservi cheR)
=G.L(N, R) (nel
casoN> 1)
se e solo se v=1,
cioè ml = ... = mN; il casogenui-
namente
anisotropo
si haquindi
sev> 2.
Siano ora X ed Y dueaperti
di Rn eq : X - Y
siaun’applicazione
di classe C°°. Perogni
A E
C°°(X, GL(N, R))
si consideri il morfismoSe
poi
pE C°°( Y X RN), poniamo pT = poT.
Abbiamo ora ilTEOREMA 1.4. Se nel morfismo
(1.12)
si ha A EC°°(X, GL(iN, R)),
allora,
perogni
p E Y XRN; d~, d2)
riesce PT E XRN; d~, d2).
Prova. Sia
A(r) =
e si pongaCominciamo col provare che
se e solo se
A(x) R)
perogni
x. La necessità è ovviagiacchè pretendere
che si abbia~~ ~a -~ oo,
perogni x,
im-plica
che deve essere perogni x
equindi,
se dovrà essere su X.Viceversa,
seA e
R)),
riescee
quindi, banalmente,
wi E XRN)
C XRN) .
Proviamo ora il Teorema
supponendo,
com’èlecito, d~
=d2
= 1.Facciamo vedere che per
ogni coppia
di multiindicia, p
si hadove
9~3~
con e la somma in(1.15)
è estesa ad un numero finito di multiindici
a’, ~’.
L’afiermazione è ovvia se
~~==0; supposto
che sia vera se + = 1proviamola
per due multiindicix, ,8
con + = 1+
1.Distinguiamo
due casi:Per
l’ipotesi
induttivamentre per l’osservazione iniziale
per
ipotesi
si haOra,
per l’osservazioneiniziale,
D’altra
parte
ahj --- 0 in X se equindi,
inogni
caso,La
(1.15)
èquindi
dimostrata. Da(1.15)
e dalla Definizione 1.1 segue allorasu essendo
C’
eC,, opportune
funzioni localmente limi- tate in X.D’altra
parte, giacchè GLQ.(N, R)
è unsottogruppo
chiuso diGL(N, R),
si ha che equindi,
perogni 7:ER,
riuscirà
su
X X RN,
essendoun’opportuna
funzione localmente limi- tata in X. Da(1.16)
ed(1.17)
seguequindi, immediatamente,
la tesi.OSSERVAZIONE. Nelle
ipotesi
del Teorema1.4,
sed1, d2),
allora pT E XRN; d~, d2) . Infatti, supposto d1= d2
= 1 eDunque
p., è una somma di monomiin ~
deltipo
Poichè su X se
possiamo
supporre che in(1.18)
siabbia
flj/~ = 0
O sen1; > n1~,
equindi
Si
noti, infine,
che se p è un simbolopseudo-invertibile
a sinistra(destra)
allora pT è pure
pseudo-invertibile
a sinistra(destra).
Ci si
può
domandare in che senso il Teorema 1.4 dia un risultatoottimo;
aquesto proposito
abbiamo ilTEOREMA 1.5.
Assegnato
il morfismo(1.12),
si supponga che esistapseudo-invertibile,
tale che riesceProva. Come conseguenza dell’Osservazione al Teorema 1.2 si ha intanto che se p è
pseudo-invertibile allora,
perogni compatto
K cY,
esistono
C~, Ch > 0
per cuiper
ogni
conIL è,
peresempio,
la normaeuclidea della matrice
p). Dunque,
inparticolare,
perogni
fissatoy E
Y,
avremopurchè
sia(C, C’> 0, dipendenti
day) .
Sia ora x fis-sato ;
avremopurchè
e cioè per~~ ~a ~ C"
con 0’opportuna (si tenga
conto del fatto che - oo se e solo se -
00). Poichè,
peripo- tesi,
pgu E XRN; d, d),
saràper un
C >
0dipendente
da x e perogni ~
E RN. In conclusionepurchè
sia1~1(l>
O". Da(1.22)
sitrae,
se¡.t> 0,
se A = e
quindi,
come nellaprima parte
della prova del Teorema1.4,
se Sepoi ~u 0,
da(1.22)
avremose
C"’, C"’>
0opportuna.
Diqui,
comeprima,
e
quindi
la tesi.OSSERVAZIONE. Se si
sopprime
la condizione che p siapseudo-
invertibile il risultato non è
più
vero(per esempio
sep(y, q)
=~i 1,
allora
qualunque
sia la matriceA).
Se sisopprime
la
condizione p #
O il risultato è pure falsogiacchè ogni
funzioney ~ a ( y )
che sia C°° e mai nulla in Y è unq- simbolo
d’ordine 0 epseudo-invertibile.
Infine osserviamo che nel Teorema 1.5 non occorrerichiedere che sia PT E
Sf1.a,
ma basta che si abbia1/
=~~~a -~
00, perogni
z e X.2.
Operatori pseudo-differenziali anisotropi.
In
questo
numero consideriamogli operatori integrali
di Fourier associati in modo naturale ai simboli definitinel § 1.
I risultati cheprecedono
il Teorema 2.3 costituiscono un’estensione banaledegli
ana-loghi
risultati deiCap.
I e II di[6]
equindi
cercheremo diesporli
ilpiù
succintamente
possibile.
DEFINIZIONE 2.1. Sia
X(Y)
unaperto
di una mappasi dirà una
fase
seAssegnata
unafase,
allora perogni p
E X Y XRN)
restadefinito,
come in
[6], l’integrale
oscillante(operatore integrale
diFourier)
per
ogni u E Có ( Y) .
Come in[6]
si provano iseguenti
risultati:i) P,
definito dalla(2.1),
è unoperatore
lineare continuo daCó ( Y)
inC°° (X )
che siprolunga
con continuità da8’(Y)
inD’(X).
ii)
Detto il nucleo distribuzione diP,
si haper
ogni (integrale oscillante) . Inoltre, posto
si ha
(2.3) suppsing (Pu)
CC~ suppsing (u) ,
essendo
C~
laproiezione
di C su X X Y eC~ suppsing (u) l’immagine
in X del
supporto singolare
di u attraverso la relazione0,,.
Ciò premesso diamo la
DEFINIZIONE 2.2. Sia X un
aperto
diRn;
indichiamo conla classe
degli operatori integrali
di Fourier(2.1)
con y,~)
==
~ 2013 ~ ~
e pEsp.a(XXXxRn).
Si indicherà anche conL, l’ope-
ratore
Gli elementi di si diranno
operatori pseudo- differenziali (O.P.D. ) q-anisotropi
d’ordine p su X. Si ponepoi
Dalla Definizione 2.2 segue che
Ocp= 4x (diagonale
diX X X )
equindi,
da
(2.3),
segue la bennota proprietà
dipseudo-località
per un O.P.D.P E
(2.3)’ suppsing (Pu)
csuppsing (~c) ,
du E8’(X) .
Due O.P.D.
A,
BE Loo,a(x)
si diconoequivalenti,
se A. - B EE .
DEFINIZIONE 2.3. Un O.P.D. si dice
proprio,
e si scrivese, detto
Kp
il nucleo distribuzione diP,
entrambe leproiezioni
di supp(gp)
su X sonoproprie.
Si dimostra facilmente che sono
equivalenti
le aNermazioniii)
Perogni compatto
K c X esiste uncompatto
X tale cheiii)
P opera con continuità da0’(X)
in sè e daCó (X )
in sè.Sia V un intorno chiuso di
L1 x
tale che entrambe leproiezioni
di Vsu X siano
proprie
e supp(~)
cV, e C
= 1 su unintorno di
4x .
Se siha p
risulta.L~ = Lcp+ L(1-C)p.
Ora, banalmente,
èproprio, mentre,
essendo il nucleo distribu- zione diL(1-C)v
nullo su un intorno di si hasicchè cioè
ogni
O.P.D. èequivalente
ad un O.P.D.proprio.
Si ha il
TEOREMA 2.1. Sia
(2.4)
un O.P.D.proprio.
Esiste uno ed un solosimbolo
a(P)
E tale cheessendo ú la trasformata di Fourier Inoltre riesce
Prova.
Analoga
aquella
del Teorema 2.1.1 di[6].
La funzione si dice il simbolo
dell’operatore proprio
P. Piùin
generale,
si dirà che è un simboli per l’O.P.D.se P è
equivalente all’operatore
Si noti
che,
per il Teoremaprecedente, ogni A
E individua unaclasse di
812-,,(X
X X sicchè resta stabilito un isomorfismoTEOREMA 2.2.
Prova. Come in
[6]. a
Se P E P =
Lv
con p E X X XR"),
chiameremo s2m-bolo
principale
di A la classe dip (x, x, ~)
moduloRn),
Dal Teorema 2.2 segue allora immediatamente che
Veniamo ora ai cambiamenti di variabili. Siano X ed Y due
aperti
di Rn e
X: X -+ Y
un diffeomorfismo di classe C°°.poniamo
Si ha ora il
TEOREMA 2.3.
Detta x’
la matrice Jacobianadi x,
si supponga cheAllora per
ogni
O.P.D. riesceProva. Se A è definito dal simbolo p E
SJ1.a(X X
X XRn)
allorae
quindi,
con un cambiamento di variabilenell’integrale
oscillanteprecedente,
con
l(x-~)’(y)1 i - Dunque Âx
è unoperatore
di Fourier la cui fase èSia ora W un intorno convesso di
d Y;
su yV avremocon
o
T è di classe C°° e
poichè
èinvertibile,
esisterà un in-torno
Wi
diA y, W1 c W,
su cui T è invertibile equindi
Dalle
ipotesi
fatte segue che tT ER)).
Possiamo ora sup-porre che
p ( x-1 (x ) , x-1 (y ) , ~~
sia identicamente nulla fuori di un in- torno chiuso did Y,
contenuto in le cuiproiezioni
su Y sianoproprie.
Avremo coscon
tT-1 ~ _ idet
Basta alloraapplicare
il Teorema 1.4 per con- cludere cheA~
e chequindi
vale la(2.16).
Il Teorema è dimostrato.Mostriamo ora come, in un
certo,
senso il Teorema 2.3 forniscaun risultato ottimo.
TEOREMA 2.4. Sia
(~>0, multiplo
di0) l’operatore
diNerenziale
e sia
x : X -~
Y un diúomorfismo C°°. Sei)
Il simbolo . èpseudo-invertibile.
ii) L’operatore
differenzialeappartiene
adL,~.a( ~r) ~
alloratx’ E OCO(X, R)) .
Prova. Poichè
A x
EL~’a( Y),
si hae
quindi,
come in[6],
si trovadove
È
facile riconoscere che è unpolinomio
digrado IOCI/2 in ~
a coefficienti
0’(X). L’ipotesi ii) implica
cheIdentifichiamo Rn con R’~ X ... X Rry ed 7y E R~ si scriva come
(r¡~,
... ,1],,)
con
~~ E Rr?, ~ =1, ... , v.
In tal modo saràL’ipotesi
dipseudo-invertibilità
perA(x, q) implica,
per il Teorema1.5, che, posto
riesce
Indichiamo ora, per
semplicità,
conT (x)
la matricetx’(x); T (x)
èquindi pensabile
come una matrice a blocchiessendo
Tii
una matrice Si trattadunque
di provare cheTjj(x)
= 0qualunque
sia x E X.Fissato i, 1 i v,
si consideri il con~,,=0
perPoniamo ora T> O. Allora
k
per
ogni j
da 1 a v.Quindi
Dunque
dove i
puntini
stanno ad indicare unpolinomio
digrado ¡.t/qv
in 1’.Con ciò abbiamo
regolato
l’addendo in(2.18)
con a = 0. Si hapoi
essendo
Infine,
per la sceltadi ~,
Facendo il
prodotto
di(2.23)
per(2.24)
si ottiene una somma di monomi in 7: digrado ~Xi2013~i/2~+...+jx~2013~/2~
ora, inogni
caso, e
quindi,
inconclusione,
dove i
puntini
stanno ad indicare termini digrado plq,
in T.Ora,
per
ipotesi,
uniformemente sui
compatti
di X equindi,
per la nostra sceltadi ~,
per
ogni
x. Ora da(2.20)
segue che il coefficiente di in(2.25)
è~ 0
seco,(x):A 0
equindi,
essendo se cos fosse avremmo unassurdo. Se ne deduce
quindi
checw(x)
= 0 perogni x, sicchè,
in con-clusione,
per l’arbitrarietà di i e dik,
Questo
risultato ci dà un’informazione sulla(2.19). Infatti, posto
è immediato verificare che essendo
Tv2(x)
= 0per i
v,è,
perIyl> 0,
unpolinomio
della sola~v.
Ne segue di conseguenza che~~Yi,...,Yv)(x, ~)
è unpolinomio
nellasola $
se 0.A
questo punto
bastaripetere
ilragionamento
fatto sopra, fissando ora i tra 1 e v - 2 eprendendo ~ - (~l,
... ,~v)
con~k
= o per k ~ i.Se
poi
alloraA (x(x), )
è unpolinomio
dik
grado
in T in cui * il coefficiente del termine digrado
massimo èe
quindi, ragionando
comeprima,
se ne deduce che =O,
VxE X, i
=1, ... ,
v - 2 .Proseguendo
inquesto
modo si ha la tesi. aOSSERVAZIONE.
È
il caso di osservare che il Teorema 2.3 nonpuò
in alcun modo essere dedotto dal Teorema 2.1.2 di
[6].
Inquest’ultimo
L. Hòrmander stabilisce l’invarianza delle classi
.L~.a (X )
per cambia- mentiqualunque
di variabilipurchè
sia1- ~O c ~ (ciò
cheimplica,
in
particolare, e
>2 ) .
Nel nostro caso abbiamo 4 con= Ora conservata per
i i e.
cambiamenti
qualunque
di variabili se é =1,
che è il casoisotropo;
mentre se
i > e > -1, assoggettando
un O.P.D. A un cam-biamento
qualunque
divariabili X
otteniamo unoperatore Y).
La condizione
O > 2 ,
d’altraparte,
non èsoddisfatta,
adesempio,
perl’operatore
del calore(cfr.
anchel’esempio
a pag. 168 di[5]).
Osserviamo infine come in ciò che
precede
ci siamo limitati a con-siderare O.P.D.
scalari;
tuttavia i risultati stabiliti sitraspostano
senza difficoltà al caso di matrici di O.P.D.
anisotropi. Cos ,
adesempio,
indicheremo con
d~, d2) (risp. d~, d2))
lospazio
dellematrici
per
ogni j,
k. Il simboloprincipale
di P è la matriceSi pone allora la
DEFINIZIONE 2.4. Dato diremo che P è
quasi-
ellittico a sinistra
(a
destra. se èpseudo-invertibile
a sinistra
(a
destra[pseudo-invertibile])..
Abbiamo il
TEOREMA 2.5. Se è
quasi-ellittico
asinistra,
esisteQ d2, dl)
tale cheProva. È
classica. Sia tale che- I~$
EE
s-oo.a(x; d2, d2)
e siaQ’
un O.P.D.proprio
di simboloprincipale
r.Allora 1~ =
Q’ P-identità
è un O.P.D.proprio
d’ordine - 0. Conside-rata la serie
formale 1 Ri, esiste,
in virtù del Teorema1.1,
un O.P.D.;>o
per
k = 1, 2, .... Allora, banalmente,
Ogni operatore proprio Q
soddisfacente la(2.28)
si dice una para- metrix sinistra per P.Qualora
P siaquasi-ellittico
a destraesiste, ragionando
in modoanalogo,
unapacrametrix
destra perP,
vale a direun O.P.D.
d2, d~)
tale che PD-identitàd~, d~).
Se
poi
P èquasi-ellittico allora, banalmente, ogni parametrix
sinistra è anche una
parametrix
destra(e viceversa)
che si dirà sem-plicemente
unaparametrix
per P.vogliamo,
perfinire,
dareun’applicazione
del Teorema 2.3.DEFINIZIONE 2.4. Sia
t E R;
indichiamo con lospazio
delledistribuzioni
temperate U E 8’(Rn)
tali chemunito della norma
Per
ogni aperto X c Rn, poniamo
con le
topologie
naturali.Si ha allora il
TEOREMA 2.6. Se allora
con continuità per
ogni
t.Prova. Cfr. ad
esempio [8]
o[12]. a
COROLLARIO 1.
Risulta,
perogni t E R,
quale
che siaquasi-ellittico.
Prova.
È
chiaroche,
per il Teorema2.6,
essendo Pproprio,
riesceD’altra
parte,
siaQ
unaparametrix
per P conPQ-identità Allora,
perogni
si haOra
Qu
E.L ó~(X)
per il Teorema2.6,
mentre Ru Egiacchè
R èun
operatore regolarizzante,
cioè a nucleoCOROLLARIO 2. Siano X ed Y due
aperti
di Rn ex : X -~ Y
undiúeomorfismo di classe C°° come nel Teorema 2.3. allora per
ogni
si ha
quale
che sia t.Provac. Sia P
quasi-ellittico (è
facile vedere che un P cosiffatto esistequale
che siat) ;
per il Corollario 1 si ha u =Pt
+ g per una ed unaDunque uo x-1= (P f ) o x-1
+-I- go
X-1.
Ora goX-1
EC°°( Y),
mentre(P f ) o z-1= X-l)
equindi,
per il Teorema 2.3 e2.6,
si ha la tesi. 83. O.i’.D.
anisotropi
su varietàfogliettate.
Sia
assegnata
una varietà differenziabile M di dimensione n; M sisupporrà
C°°paracompatta
e senza bordo. Un atlante A=~( U~,
di ll si dirà un
q-atlante
se perogni coppia
a,8
nel diSeomori smo r1Ù*)
r1Up)
riesceDue
q-atlanti A
ed A’ si dirannoq-compatibili
è ancoraun
q-atlante.
Tale relazione definisce per
ogni q-atlante A
unq-atlante
massi-male 3É. Osserviamo che l’esistenza di un
q-atlante
massimale su .M~implica
che M è una varietò,fogliettata (cfr.
per la definizione[4], [3]) .
Qualora
sia v = 2(vale
aallora, viceversa, ogni
varietàfogliettata
con unfogliettamento
dicodimensione r1
(1 c r~ C n) possiede
unq-atlante
massimalequali
chesiano ql, ... , qn, con
ql = ... = qri > qrl+ 1= ... = qn (cfr.
loc.citato).
Supponiamo quindi
che .M~ sia dotata di unq-atlante massimale;
unacarta di M
sarà,
perdefinizione,
una carta diA.
Sianopoi E
ed Fdue fibrati vettoriali
complessi, C°°,
su M di rangod2
edl rispettiva-
mente
(cfr. [11], [13]).
Ciòposto
diamo laDEFINIZIONE 3.1. Indichiamo con
E, F)
lospazio degli operatori
lineari continuitali che:
i)
Perogni coppia
diaperti disgiunti
ZT e V diM, l’operatore
è a nucleo distribuzione C°°
(iu
èl’immersione,
ry larestrizione).
ii)
Perogni aperto
a carta( U, cp)
su cui E ed 1~’ sonobanali,
dette a e
fl
due trivializzazioni di ed eposto
l’operatore
appartiene
adServendosi dei Teoremi 2.2 e 2.3 si prova subito che la definizione
ora data è ben
posta.
Aquesto punto
èpossibile stabilire,
in modoanalogo
aquanto
si fa per il casoisotropo,
i consueti risultati sullacomposizione,
esistenzadell’aggiunto,
ecc.; su ciò non ci tratteniamo.È
il caso di osservare che dal Teorema 2.4 segue ilTEOREMA 3.1. Sia A :
C~(M) -~(7~(~f)
unoperatore
differenziale sulla varietà .M~( C°°, paracompatta
e senzabordo). Supponiamo
cheesista un atlante A =
( U,
per JI taleche, posto
riesca
A j
EUj)), 9 A , quasi-ellittico,
perogni j (con p > 0,
¡.t mul-tiplo
di0).
Allora A è unq-atlante.
Prova.
È
una conseguenza immediata del Teorema 2.4. aBIBLIOGRAFIA
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Manoscritto