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Un problema sul gruppo degli automorfismi di un <span class="mathjax-formula">$p$</span>-gruppo finito

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Academic year: 2022

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Texte intégral

(1)

R ENDICONTI

del

S EMINARIO M ATEMATICO

della

U NIVERSITÀ DI P ADOVA

F EDERICO M ENEGAZZO

Un problema sul gruppo degli automorfismi di un p-gruppo finito

Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 69 (1983), p. 1-6

<http://www.numdam.org/item?id=RSMUP_1983__69__1_0>

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(2)

problema gruppo degli

di

un

p-gruppo finito.

FEDERICO MENEGAZZO

(*)

Un teorema di O. Muller

[2]

asserisce che

ogni

p-gruppo finito

G,

che non sia abeliano elementare o

extraspeciale, possiede

automorfismi esterni che inducono l’identità sul

quoziente

modulo il

sottogruppo

di Frattini

~(G).

Il

problema

dell’esistenza di automorfismi esterni che inducono

l’identità,

oltre che sul

quoziente

anche sul

sottogruppo Ø(G)

è stato studiato da P. Schmid in

[4].

Per i

gruppi

G

tali che tale

problema

ammette la

seguente

formu-

lazione

equivalente

in termini

coomologici: Z( ~(G) )~ ~ 1 ~

In

[4]

si dimostra

appunto che,

se G è un p-gruppo

regolare,

allora

Z( ~(G) )~ ~ 1,

e si chiede se un tale risultato vale in

generale.

In

questo

lavoro si costruisce una

famiglia

di

p-gruppi

finiti per ognuno dei

quali

e

~(~(~Z(~((7)))==l;

ciò

permette

di

rispondere negativamente

alla domanda

posta

in

[4].

I

gruppi

in

questione

vengono esibiti come

sottogruppi

di

opportuni prodotti intrecciati;

si vede dalla costruzione stessa che possono venire scelti ad arbitrio il centro del gruppo e il numero di

generatori,

e che

la classe di

nilpotenza

e la

lunghezza

di risolubilità possono essere arbitrariamente alte.

l. Alcuni risultati

preliminari.

DEFINIZIONE. Siano un p-gruppo abeliano

elementare,

A un

p-gruppo

abeliano,

entrambi finiti e non identici. Il

sottogruppo

(*)

Indirizzo dell’A.: Seminario Matematico, Università di Padova, via Belzoni, 7 - 35100 Padova

(Italia).

(3)

2

«base » B del

prodotto

intrecciato standard AwrH

è,

in modo

ovvio,

un H-modulo.

Ogni

H-modulo M isomorfo a B verrà chiamato H- modulo intrecciato su A.

Se in

particolare

.~. è omociclico di

esponente

pn e dimensione m,

ogni

H-modulo intrecciato su A è isomorfo a sul

quale

H opera

moltiplicando

a destra.

La

proposizione seguente

è

probabilmente

ben nota.

LEMMA 1.1. Siano H un p-gruppo abeliano

elementare,

A un p- gruppo

abeliano,

entrambi

f initi

e non

identici;

se M è 2cn H-modulo

intrecciato su

A,

allora

HI(H, M)

= 1.

DIMOSTRAZIONE. Induzione su d =

dim H; possiamo

supporre che .lVl’ sia

proprio B,

il

sottogruppo

« base » del

prodotto

intrecciato stan- dard AwrH. Se d = 1 e t è un

generatore

di

.H~,

risulta

B) _

([1], I, 16.10);

è noto che

consiste esattamente delle funzioni b : H - A

p - 1

tali =

1,

e di conseguenza ha ordine d’altra

parte

i=O

CB(H)

=

Z(AwrH) = A,

da cui

|{[b, t]lb

E

B} ( _ i = Sup- poniamo

ora

d &#x3E; 1, spezziamo

H in

prodotto

diretto

con t #

1,

e dimostriamo che

ogni

automorfismo di = AwrH che induca l’identità su B e su è interno

(vedi [1], 1, 17.1).

Sia a un

tale automorfismo.

(BK)a

=

BK,

e per

l’ipotesi

indut-

tiva

OCIBK

è

interno,

indotto da un certo

Se g

indica l’automor- fismo interno di ~ indotto da

g, f3

=

ag-1

induce l’identità su BK

e su e in

particolare tf3

=

t f

con

f

E

GB(K),

da cui =

= è a sua volta

(isomorfo ad)

un

prodotto

intrec-

ciato standard con

sottogruppo

« base »

induce l’identità su

GB(K)

e su Ne segue che

è

interno,

indotto da un certo

g*

E Se con

g*

si indica l’auto- morfismo interno di ’W’ indotto da

g*,

è subito visto che

##*-i =

=

1,

cioè oc è

interno,

come si voleva.

LEMMA 1.2. Per

ogni

p-gruppo

finito

abeliano non identico A esiste

~~ p-gruppo

f inito G,

con due

generatori,

tale che A ^~

Z(G) c G’.

(La

costruzione che segue, non

pubblicata,

è dovuta a R. E. Phil-

lips ; ringrazio

vivamente il

prof. Phillips

per avermi cortesemente per-

messo di

includerla) .

DIMOSTRAZIONE. Sia C un gruppo ciclico di ordine

pn

= exp

A;

è noto che nel gruppo V == .AwrC si ha A ~

Z( V’)

V’. Sia ora T =

t&#x3E;

(4)

un gruppo ciclico di ordine pm, dove m è sufficientemente

grande

da

garantire

l’esistenza di un sottoinsieme di T tale che

ISI

=

Sul

1 per

ogni

u E

T,

u =1= 1. Ad

esempio,

una scelta soddisfa-

cente le condizioni dette è pm &#x3E;

21 Y1 + 1, ~S’

==

{t, t2, t4, ... , t21 Yi + 1~ [3].

Il

gruppo G

cercato sarà un

sottogruppo

di ~W’ = VwrT. Sia cp una biie- zione di ~S su

V;

la

posizione f (s)

=

q(s)

per

ogni s

E

S, f (x)

= 1 se

x E

-Y’BB8

definisce un elemento

f

del

sottogruppo

« base » di W . Po- niamo ora G =

f, t&#x3E;;

G è un p-gruppo finito con 2

generatori.

Per

ogni coppia

v,, elementi di V risulta v, = V2 =

cp( S2)

con

Si r1

8s2’

=

{1},

il

supporto

di è esattamente e

dunque

il commutatore g = è una funzione di

supporto {i}

e tale

che

g(1)

_

[fSi1(1), fs-12(1)]

_

[f (s1), f(82)1

=

v2]. Questa

osservazione

permette

di

concludere,

y utilizzando il fatto ovvio che G’ è T-inva-

riante,

che il derivato .I" del

sottogruppo

base F di

W,

costituito da tutte le funzioni di T in V la cui

immagine

è contenuta in

V’,

è con-

tenuto in

G’ ;

ne segue da un lato che

Z( ‘G~) c G’,

da cui

dall’altro e

dunque G’ &#x3E;

~ Z(G) = Z( ‘~P) ~ Z( TT ) ^J

A.

COROLLARIO 1.3. Per

ogni

p-gruppo

finito

abeliano non identico A

e per

ogni

intero

d &#x3E; 2

esiste un p-gruppo

finito Gd

con d

generatori,

tale

che A = Z(Gd) G’d.

DIMOSTRAZIONE.

G2

è stato costruito nel lemma

precedente;

sup-

poniamo

d &#x3E; 2 e di aver costruito

G2 ,

1 ..., basta definire

Gd

===

= dove è ciclico di ordine p . La verifica che

Gd

sod-

disfi le condizioni richieste è immediata.

,

2. La costruzione.

TEOREMA 2.1. g un p-gruppo abeliano elementare non

ciclico,

A un p-gruppo abeliano non identico entrambi

finiti,

M un H-modulo

intrecciato su A. Esiste un p-gruppo

finito

G tale che H e

=

Z( ~(G) ) ~ .ll~l,

dove il secondo

isomor f ismo

è un isomor-

fismo di

H-moduli.

DIMOSTRAZIONE. Sia H = X ... X una

decomposizione

di H

in fattori diretti di ordine p ;

d ~ 2

per

ipotesi.

Sia L un p-gruppo finito

con d

generatori 111 ... , Zd

tale che

A ~ Z(L) L’ (per esempio,

L po- trebbe essere il gruppo

G,,

del corollario

1.3).

Nel

sottogruppo

« base»

(5)

4

F del

prodotto

intrecciato standard W = LwrH si considerino

gli

ele-

menti f

i

(i

==

1,

...,

d)

cos definiti:

li(1)

= == 1 per

ogni

~eNB{l};

si ponga G ==

f~h~, ...,

G è un p-gruppo finito con

al

più

d

generatori; WIF

= segue che G ha

precisamente

d

generatori

e che è una

funzione di H in L con

supporto hi&#x3E;

e tale che

(f i hi)P(l)

r=o

-

= 1, ;

ne segue che 9,1,ii ==

(fjhj)p]

è una funzione di sup-

porto {l}

e tale che =

1;]. Questo

è il

primo

passo nella dimo- strazione per induzione che se c =

lx,,

X2’ ... ,

xk]

è un commutatore di peso

k &#x3E; 2

con

entrate xi

E

Z2 , ... , Zd~ ,

la funzione

~ ~ 2013~

con

supporto {l}

e tale che = c

appartiene

a

O(G); infatti, supposto

k &#x3E; 2 e

posto

c’=

[Xl’

... ,

9 Xk-11,

xk =

lr,

u,,, E

O(G)

per

ipotesi

indut-

tiva e Uc =

O(G).

Ma allora tutte le funzioni con sup-

porto {l}

e

immagine

in

L’ appartengono

a

O(G),

e anzi

(il trasporto

d

dal

supporto {i}

al

supporto {h},

dove h

= Rhrii, può

essere realiz-

zato

coniugando

con

i=1

con

f * opportuno

elemento

di

.F’)

tutto il derivato .F" di F è contenuto in

16(G).

In

partico-

f E Z(I’) ;

ne segue che = =

Z(F).

Osservando

poi

che è isomorfo ad AwrH con

sottogruppo

« base»

Z(I’),

si

conclude che M è isomorfo a

Z( fb(G) )

come

H-modulo,

e la dimostra-

zione è terminata.

OSSERVAZIONE. Risulta immediatamente dalla dimostrazione che

Z(G) = Cz(p)(H)

=

Z(W) ~ A.

Combinando il teorema 2.1 con il lemma 1.1 si ottiene una fami-

glia di p-gruppi

finiti con la

proprietà

che per ognuno di essi =

= e = 1

(o,

se si

preferisce,

tali che

ogni

automorfismo che induca l’identità su

O(G)

e su

GjØ(G)

risulta

interno), rispondendo cos negativamente

alla domanda

posta

in

[4].

Rimane ovviamente

aperto

il

problema

di

quali coppie (H, M)

dove

H,

M sono

p-gruppi

abeliani

finiti,

H è elementare non

ciclico,

M è un H-modulo non identico tale che

Hl(H, M)

=

1,

sono ottenibili in

(6)

questo modo;

per

quali coppie

del

tipo

suddetto cioè esista un p-gruppo

finito G con e come H-moduli. Un

primo

risultato in

questa

direzione è la

proposizione seguente.

PROPOSIZIONE 2.2. Siano H un p-gruppo abeliano

elementare,

M un

tale che

.H1(g, M)

= 1

(H,

entrambi

finiti

e non

identici) ;

se M è un p-gruppo abeliano

elementa,re,

allora esiste un p-gruppo abe- liano A tale che M è un intrecciato su A.

DIMOSTRAZIONE. Sia A un

complemento (gruppale)

di

[M, H]

in M. Dimostreremo che è un H-modulo intrecciato su

.A ; poichè

se X è un H-sottomodulo di ~ tale che M =

X[M, H]

allora .~ =

M,

si tratta di verificare che M =

XAh .

Faremo induzione

hEH

su d=dimh. Se

d = 1, H = ~t~,

sia B un

sottogruppo

di A tale

che massimale

rispetto

a

questa proprietà.

Supponiamo

che B sia diverso

da A,

e ha ordi-

ne

pP, perchè

altrimenti sarebbe

af ~t~

= 1 con

f

di

grado

minore di p, e il

polinomio

minimo di t su

~c~~ ~t~,

che è del

tipo (x -1 )r,

avrebbe

grado

minore

di p

e

quindi

dividerebbe

(r20131)~"~;

ma allora

sarebbe

~~+"+~==1~

cioè

c~ E [.~1, t],

una contraddizione.

Sup- poniamo

ora

~)~A~=~1;

allora 1 #

Bt&#x3E;,

anzi

E ma è un

t&#x3E;-modulo

intrecciato su

B,

e

quindi .B) = 1,

e

CBt&#x3E;(t)

= E

B},

da cui = per

qualche (~-~)~+~ +~"==1,

contraddizione.

Questo significa

che ha ordine

contro la massimalità

t2013U

di B : abbiamo visto che B =

A,

cioè la tesi

(se

d =

1).

Sia ora d &#x3E;

1, H = K x (1)

con

dà,

per

quanto

visto sopra, è un K-sottomodulo di M ed è subito visto che =1. Per

l’ipotesi

induttiva

allora,

se U è

un

sottogruppo

di tale che

K],

risulta

~ ==

. In conclusione

I

come volevasi.

(7)

6

La

proposizione precedente risponde

al

problema posto

per le

coppie (H, M)

con M di

esponente

p ; è d’altra

parte

facile costruire

esempi

di H-moduli M con =

p 2,

exp M =

p2, Hl(H, .M)

= 1 che

non sono

intrecciati,

ai

quali dunque

la

proposizione precedente

e la

costruzione del teorema 2.1 non si

applicano.

BIBLIOGRAFIA

[1] B.

HUPPERT,

Endliche

Gruppen

I, Berlin -

Heidelberg -

New York (1967).

[2] O. MÜLLER, On

p-automorphisms of finite

p-groups, Arch. Math., 32

(1979),

pp. 533-538.

[3] R. E. PHILLIPS,

Embedding

methods

for periodic

groups, Proc. London Math. Soc., (3) 35

(1977),

pp. 238-256.

[4] P. SCHMID, A

cohomological

property

of regular

p-groups, Math. Z., 175

(1980),

pp. 1-3.

Manoscritto pervenuto in redazione il 29 novembre 1981.

Références

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