R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
A NGELO T ONOLO
Commemorazione di Gregorio Ricci-Curbastro nel primo centenario della nascita
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 23 (1954), p. 1-24
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1
DI GREGORIO RICCI - CURBASTRO NEL
PRIMO CENTENARIO DELLA NASCITA (*)
di ANGELO TONOLO
(Padova)
Chiamato all’alto onore di celebrare in
quest’Aula,
resa an-cora
più
solenne dalla Vostra presenza, ilprimo
centenariodella nascita di GREGORIO
RICCI-CURBASTRO,
io mi sono propo- sto di passare in rassegna,quanto
vi è dipiù significativo
nella Sua opera di Scienziato e di Maestro e di rievocare la Sua luminosa
figura
morale. Sonograto
al Comitato ‘pr,omo-tore dell’occasione che ha offerto al devoto
discepolo
di assol-vere un debito di riconoscenza verso il Suo
grande
Maestroche
gli
fu semprelargo
di affettuosa benevolenza.GREGORIO
RICCI-CURBASTRO,
nato aLugo
diRomagna
il 12Gennaio
1853,
iniziÕgli
studi di matematica nella Università di Roma nel1870;
nel 1872 si iscrisseall’Università
diBologna
e da
qui passé
all’Università diPisa,
attratto dalla fama diquella
Scuola NormaleSuperiore,
ove, inseguito
a conco.rso, entré come alunno esterno nel 1873 e viebbe,
come Maestripiù insigni,
ULissE DINI ed ENRICO BETTI. Nel 1875 si laureôcon una dissertazione di carattere
monografico :
« Sulle ricerche di FUCHS relative alleequazioni
differenziali lineari » e nel- l’anno successive compose la Sua Tesi di Abilitazione :« Sopra
*) Questa Commemorazione differisce soltanto per alcune aggiunte, specialmente nella parte tecnica, da quella che è stata letta il 21 Settembre 1953 nell’Aula Magna dell’Università di Padova per la Ce- lebrazione di GREGORIO RICCI-CURBASTRO, promossa da questa Univer- sità, nel centesimo anno della Sua nascita.
una
generalizzazione
delproblema
di RIEMANN relativo alle fun- zioniipergeometriche
». Vincitore nel concorso perposti
di per- fezionamento all’estero nel1877, segui
a Monaco i corsi delKLEIN e del
BRILL;
nell’anno successivo tornè a Pisa comeAssistente del DINI e nel 1880 ottenne la Cattedra di Fisica matematica all’Università di Padova. In
questa
Università si è svolto tutto il Suoinsegnamento
che ha duratoquaranta- cinque
anni._
J..a
prima
ricerca(1) originale
delRicci, compiuta
nel1877, prende
Iospunto
da una Memoria(2)
dello JÜRGENS sulle rela- zioni che passano fragli integrali
di dueequazioni
differen-ziali lineari di cui una è
l’aggiunta lagrangiana
dell’al-tra.
RIcCi, ponendosi
da unpunto
di vistacompletamente
diverso da
quello
délioJÜRGENS,
ottienerapidamente quel-
le
relazioni,
non che le altre che intercedono fra due si- stemi fondamentali diintegrali
di una delle dueequazioni, quando
essi sono icorrispondenti,
nel senso da Luiprecisato,
di altri due sistemi di soluzioni dell’altra
equazione,
pure fondamentali. Aqueste
relazioni f annoseguito
teoremi col-legati
conquelli
dello JÜRGENS e del FROBLPMUS(3)
sulla teoriadi FUCHS sui
punti singolari
delleequazioni
differenziali lineari.A
questa
Memoria segue un gruppo di Note(4)
di carattere fisicomatematico,
lequali
danno una chiara visione riassun- tiva sul modo diagire
delle forzeponderomotrici
ed elettromo- trici fra due conduttorifiliformi, quale risulta,
da un latodalle
leggi
elementari diNEUMANN, WEBER, RIEMANN,
CLAU-sws, e dall’altro dalla teoria
elettromagnetica
diMAXWELL, collegandovi
alcune osservazioni meccaniche del BETTI.Origina- le,
per novità diinvestigazione,
è la Nota(5)
ove vienerisolto,
in certi
casi,
ilproblema
della determinazione di una distri- buzione dimagneti permanenti equivalente
ad unassegnato
sistema di correntigalvaniche
stazionarie eviceversa, adope-
rando soltanto una
gludiziosa
trasformazione diintegrali.
Con
questa ricerca,
cheporta
la data del1882,
si chiude ilperiodo
iniziale dell’attività matematica del RICCI.Come awenne presso altri Scienziati di
grandissima
fama,anche per il
RICCI,
ilprimo
esordionell’agone
scientificonon
indicé un decisivo orientamento verso una determinata
parte
della matematica. Ma sicomprende
bene che uningegno
dellaSua
tempra,
nutrito ormai dilarga
e ben assimilatacultura,
dbveva sentire fortemente il
bisogno
di trovare una via cheportasse
alla visione dilarghi
orizzonti.Questa
via si aprecon le Memorie del 1884 e del 1886 sulle forme differenziali
quadratiche
esugli
invarianti eparametri
differenziali. CEmi- STOFFEL,LipscHiTz, PiEmANN, Voss,
per indicare ipiù
gran-di,
avevanoportato cospicui
contributi alla teoria delle for-me
quadratiche,
ma i metodiescogitati
per ottenerli sembra-vano al Ricci poco
appropriati, perché,
oprendevano
a nor-ma
quanto
avveniva nel casobinario,
oppure assumevanocome
guida analogie meccaniche,
vedutequeste
che non ave-vano con le
quistioni generali,
néconnessione,
né erano attead
aprire larghi campi
diindagine,
tantopiù
che il caso bi-nario
forma,
sotto variaspetti
dellateoria,
un caso di ecce-zione. Nella
prima
ricerca(6)
delRicci, completata
con unaNota lincea
(7)
del1888,
viene stabilita una teoriacompleta
e ra-zionale di tali
forme,
fondata su concetti esviluppata
con me-todi
puramente analitici,
fra iquali
concettispicca quello
diclasse di una data forma. Sono
assegnate
le condizioni neces-sarie e sufficienti affinchè una
quadrica
sia di una classe de-terminata,
condizioniche,
come è bennoto,
assumono unaforma
espressiva
per lequadriche
di classe uno e,più
ancora,per
quelle
di classe zero. Ilproblema
della effettiva riduci- bilità dellequadriche
di classe zero a formacanonica,
vieneda Lui risolto mediante un metodo
ingegnoso,
colquale
ladeterminazione
degli integrali
del noto sistema ai differen-ziali totali di
tipo misto,
viene ricondotta alla ricerca di solu- zioniparticolari
disuccessivi
sistemicompleti,
in eiascuno deiquali figura
sempre una sola funzioneincognita,
mentre il nu-mero delle variabili
indipendenti
diminuisce di una unità.Lo
sviluppo
della teoriadegli
invarianti delle formealge- briche,
il diffondersi delle idee contenute nella memorabile Tesi di Abilitazione(8)
diRIEMANN,
avevano promosso, nella seconda metà del secolopassato,
unimponente
fiorire di studisulla determinazione
degli
invarianti e deiparametri
differen-ziali di una
quadrica
differenziale.BELTRAMi.
in una classicaMemoria
(9),
avevagià
dato unaingegnosa,
ma indiretta trat-tazione
generale
deiparametri difierenziali, ponendo
a fonda-Inento,
perquelli
delsecond’ordine, seguendo
le vedute diJACOBI,
la variazioneprima
di certiintegrali.
Ma ilproblema appartiene,
per suanatura,
alla teoriaalgebrica
dell’elimina-zione,
come l’avevanovisto,
pergli
invariantidifferenziali,
ilCASORATI
(10)
per le forme binarie ed il CHRISTOFFEL(11)
per lequadriche generali.
IlRiccI, ispirandosi
ai lorocriteri,
diededapprima
la costruzionedegli
invarianti del second’ordine per lequadriche
di classe uno -quelle
di classe zero, come ènoto,
non hanno invarianti differenziali -. Traendoprofitto
del fatto che i simboli di
RipmANN,
perqueste forme,
si iden-tificano con i minori del second’ordine di un determinante sim-
metrico, Egli
prova che la formaquadratica,
che ha per coef- ficientigli
elementi diquesto determinante,
è covariante alla data. Gli invariantialgebrici
assoluti diqueste
dueforme,
sono allora
gli
invarianti differenziali del second’ordine dellaquadrica assegnata.
Per ognuno di essiEgli
dà anche ilsigni-
ficato
geometrico,
facendo intervenire iraggi principali
dicurvatura
dell’ipersuperficie
che ha perquadrato
dell’elemento lineare la data forma differenziale.L’idea di ricondurre la determinazione
degli
invarianti dif- ferenziali dellequadriche
nel suo camponaturale,
cioè aquello algebrico, fu,
con felicissimaintuizione, trasportata
dal Riccialla costruzione dei
parametri
differenzali diquante
sivoglia-
no funzioni
(12).
Mi limito asegnalare
il caso di una solafunzione;
allora le forme associate allaquadrica
hanno per coefficienti le derivateparziali
delprim’ordine
della funzio-ne,
quando
sivogliono
costruire iparametri
differenziali delprimlordine,
oppurequelle espressioni
cheEgli più
tardi(13)
chiamerà derivate covarianti
seconde, terze,
... m-esime del- la funzionerispetto
allaquadrica,
a seconda che sivogliano
costruire i
parametri
differenziali delsecondo,
terzo ... m-esi-mo ordine della funzione.
La Memoria del
BELTRAMI,
ove è contenuta unalarga
enotevole estensione della teoria di dei
parametri
diffe-renziali,
è di altissimo valorescientifico,
ma ciè chesorprende,
è la via indiretta ivi
seguita
per dimostrare il carattere fon-damentale d’inv arianza dei
parametri
del second’ordine. Nella Memoria del Ricci si trova invece la visione unitaria della teoria deiparametri differenziali ;
il concettodirettore, il
me-todo
adoperato
per dimostrare la loroinvarianza,
Loporte-
ranno, non solo ad ottenere una catena di
parametri,
di cuiil
primo
ed ilpiù importante
anello è dato dal classico11 ma addirittura alla
scoperta
diquei
metodi che costituiscono il Calcolo diferenzialeassoluto,
come da Lui stesso vieneesplicitamente
affermato.Di
vigorosa
costruzione è la Memoria(14)
sui sistemi di in-tegrali indipendenti
diun’equazione
lineare ed omogenea a derivateparziali
delprim’ordine.
Fissata una varietà rieman- niana ad un numéroqualunque
di dimensioni ed una equa- zione deltipo sopradichiarato,
si tratta di determinare le con-dizioni necessarie e sufficienti affinchè essa ammetta un siste-
ma di
integrali ortogonali
fra loro due a due nella varietà e, verificatequeste condizioni, precisare
ilgrado
diindetermina-
zione di tali
integrali
ed il modo colquale
essi possono otte- nersi. Ilproblema viene qui
risolto in tutta la suageneralità,
riconducendolo allo studio di certi
sistemi
differenziali com-pleti
e di unaequazione algebrica
che interviene in modo essen-ziale attraverso le sue radici
(sempre reali)
e le loromoltipli-
cità.
Questa
interessantegeneralizzazione
dei noti sistemin-upli ortogonali
in unospazio eueli, o,
condurràpiù
tardiil RICCI alla concezione di
quei
sistemi di congruenze di linee in una varietàriemanniana,
che chiamerà i sistemi canonicirapporto
ad una data congruenza. Le considerazioni cheEgli
fa all’inizio della
ricerca.
Loportano
ad associare alla formaquadratica,
che dà il ds2 dellavarietà,
una forma differenzialelineare,
e la viaseguita
per risolvere laquistione,
nel caso chel’equazione algebrica sopramenzionata
abbia tutte le radicidistinte,
Lo conduce alla determinazione di certi invarianti differenziali delprim’ordine
del sistema formato dalle dueforme, determinazione
cheEgli compie
con il metodo usato nellaprecedente
ricerca del 1886.Viene esaminato a fondo un caso
particolare
di notevolis- simointeresse,
siaperchè
nelleequazioni
definitivefigurano
quelle
derivate covarianti che il Ricci avevagià
incontratonello studio sui
parametri differenziali,
siaperchè
vi si tro-vano le condizioni necessarie e sufficienti affinchè una fami-
glia
diipersuperficie
della varietàappartenga
ad un sisteman-uplo ortogonale.
Nel caso delle varietà a tre
dimensioni,
il RICCI ottiene dei risultati cheimplicitamente contengono,
come casoparticolare,
la ben nota
equazione
differenziale allaquale
soddisfa il pa- rametro d’unafamiglia
diLAMÉ, quando
ilquadrato
dell’ele-mento lineare della varietà è euclideo e
pitagorico,
nella formaassegnatale
da WEINGARTEN. Suquesta equazione Egli
ritornacon una Nota lincea
(15)
del1894,
aproposito
di unapubblica-
zione del
LILIENTHAL,
scrivendola subito in coordinate gene-rali,
essendoEgli
allora in possesso dei metodi del Suo Cal- colo assoluto equindi
facendo uso di essi.Alla
quistione qui trattata,
come è bennoto,
avevagià
ri-sposto
ilDARBOUX,
limitatamenteperô
al caso che la varietà sia euclidea e le coordinate di riferimento siano cartesiane orto-gonali (16).
Mi sono soffermato
alquanto
nell’esame diqueste
tre llle- morie,perchè
in esse, especialmente
nella seconda e nellaterza,
si trova il germe del Calcolo clifferenziale assoluto.Qui
il Ricci incontra per la
prima
voltaquelle espressioni,
chepoi
chiamerà derivate covarianti d’una funzionerispetto
aduna
quadrica,
equi Egli
riconosce tutto ilvantaggio
dell’usosistematico di tale derivata nelle ricerche su sistemi di fun- zioni covarianti di fronte a
qualsiasi
trasformazionepuntuale
delle loro
variabili, perché
essa conserva le caratteristiche della derivata ordinariaed, applicata
aquei sistemi,
ne lascia im-mutato il loro carattere di covarianza. Che
queste
derivate ab- biano fortemente richiamato l’attenzione delRicci,
risulta dalleSue
seguenti
dichiarazioni(17): « Ad
esse, forsemeglio
che aiparametri
differenziali, si addice il eonsiderarle, come disse diquesti
ilLAMÉ,
comequalche
cosa« ptus essentielle, plus .simple
et en mêmetemps plus complète
que toutes les dérivéespartielles
».Egli
osserveràpiù
tardi(18) : « L’algorithme
duCalcul différentiel
absolu,
c’est à dire l’instrument matériel des méthodes, se tromve tout entier dans une remarque due à M.CHRISTOFFEL »
cioè,,
nella derivata covariante.Spetta perô
sui-tanto al Ricci il merito di aver divinato la
grandiosa portata
diquesta
operazione difierenziale,
posta alla base ui un Calcolo cheporta il Suo nome. La Sua opera ha confermato
quello
che si ve-rilica sempre nella
Scienza,
che cioè nessunagrande scoperta
sideve ad un solo uomo; il
genio più originale
non costruiscemai ex
nihilo,
ma elabora e trasforma ciô che trova attorno a sè.Corne fanno tutti i
grandi novatori,
iquali,
scoperto che abbiano unqualche
cosa elle armonizzi con il loro intelletto eche faccia loro sentire che con esso si
puô
elaborare tutta unateoria, rapidamente
lacostruiscono,
abbandonandosi per in- tero al loro estrocreativo,
senzabisogno
delle altruidottrine,
cosi fece il Ricci. La tecnica del Calcolo
assoluto,
con leprime applicazioni,
è tutta contenuta inpochi
lavori che v anno dal 1888 al 1892(19).
Essa è statapoi
da Lui stesso cimentatacon ininterrotto successo alla risoluzione di svariati
problemi, specialmente
di Geometria differenizale. Nessuna variante so-stanziale ha subito
dopo questa tecnica,
laquale
sipresta
’
in modo
perfetto
ad operare sistematicamente sopra le va- rietà riemanniane ad un numeroqualunque
di dimensionicon
operazioni
invarianti e covariantirispetto
alle trasforma- zioni che conservano l’elemento lineare della varietà. Essa vie-ne
adoperata
tutte le volte che l’indole della ricercaporta
aconsiderare una forma differenziale
quadratica
invariante per trasformazione delle suevariabili,
come accade : in Meccani-ca analitica. ove la
quadrica
interviene attraverso la forzaviva,
nella teoria della relatività ove laquadrica esprime
ilquadrato
dell’intervallo elementare di due avvenimenti dellospazio-tempo,
nella teoria deicorpi
deformabili ove la qua- drica è data dallaespressione
delquadrato
della distanza di due.punti
vicinissimi.Nell’anno 1893 RiccI diede per la
prima
volta il nome di Cal-colo differenziale assoluto al Suo
algoritmo.
In una ricerca(20), pubblicata appunto
inquell’anno,
silegge :
« Per brevità desi-gnerô
col nome di Calcolo differenziale assoluto l’insieme dei metodi da me detti altra volta di derivazione covariante econtrovariante,
inquanto
essi sonoapplicabili
perogni
formafondamentale
indipendentemente
dalla scelta delle variabiliindipendenti
edesigono
anzi chequeste
siano affattogenerali
ed arbitrarie ».
Sono notissimi
gli séopi
chequesto
Calcolo si propone ed in che modo esso cerchi diraggiungerli.
Consideroperô
nonprivo
di interesse sentirli esporre con le stesseparole
usatedal Ricci.
Egli
dice(21): « Nelle questioni
diAnalisi,
cheper loro natura non sono
collegate
colla scelta delle variabiliindipendenti,
io mivalgo
da moltotempo
di unostrumento,
che chiamo Calcolo
differenziale asgoluto,
ilquale
conduce aformule ed
equazioni,
che sipresentano
sempre sotto la iden- tica forma perqualunque
sistema di variabili. Eliminati da taliquestioni gli
elementi ad esse estraneirappresentati
dallevariabili
indipendenti, quando queste
non siano lasciate af- fattoarbitrarie,
i metodi di ricerca assumono una notevole uniformità espontaneità
ed i risultati una simmetria tutta loropropria mentre, grazie
anche ad unopportuno
sistemadi
notazioni,
la stessageneralità
va avantaggio,
anzichè aseapito,
dellasemplicità
ed evidenza delle formule e dellarapidità
delle deduzioni. E ciô ènaturale, dacchè,
se levie indirette e
gli espedienti
faticosamentepensati
volta per volta fanno fede dell’acume di chi liadditô,
danno inpari tempo
a vedere che la scienza non ha ancora trovato la viamaestra,
che conduce allameta;
laquale via,
una volta sco-perta,
risulta sempre facile epiana
ed apre alla vista nuovie
più larghi
orizzonti».Le
prime applicazioni
che fece il Ricci dei Suoimetodi,
si trovano
esposte
nelle Memorie(22)
del 1888 e del 1892.Egli
ottiene in
poche righe
leequazioni generali dell’elasticità,
dovute al BELTRAMI
(23),
utilizzando il ben notoprincipio
diCalcolo assoluto: per ottenere le
equazioni
di unproblema
in coordinate
generali, quando
se ne conosconoquelle
incoordinate
particolari,
basta costruire un sistema di funzionia carattere invariante o covariante che si identificano con i
primi
membri delleequazioni primitive, quando
le variabiligenerali
diventano le variabiliparticolari.
_Le
equazioni
dicompatibilità
del SAINT-VENANT di un mez- zoelastico,
immerso in una varietà riemannianaqualunque
atre dimensioni sono ottenute in modo
diretto,
e sarebbe-ro senz’altro le definitive,
qualora
il RICCI avesse subito os-servato,
cosa che fece l’anno successivo in una lettera alCollega
Prof.PADOVA,
che certe somme, formate con le de- rivate covarianti dei simboli diRIEMANN,
sono nulle.Que-
ste
identità,
usate dal BIANCHI nelle sue lezioni dal1901,
furono da lui
pubblicate (24)
nel1902,
non avendo pre- so visione di una brevepostilla
ad una Nota lincea del Prof. PADOVA(25),
dove è ricordata l’osservazione del RIC-cI.
Insomma,
le identità delBiANcm,
erano statescoperte
dodici anni
prima
dalRicci,
come è statoesplicitamente
os-servato dallo stesso Ricci
(26)
e ricordato anche dallo ScHou-TEN
(27). Quindi
sarebbegiusto
almeno chiamarle : identità di RICCI-13IANCHI.Segnaliamo
ancora il metodogenerale, esposto
nella Memoria del
1892,
per la costruzione di tutti iparametri
dif-ferenziali di ordine
qualesivoglia,
comuni ad una forma qua- dratica differenziale e aquanti
sivogliono
sistemi di funzioni covarianti o contravarianti.Successivamente il RICCI cercô di mostrare la fecondità dei Suoi
metodi,
trattandoproblemi
attinenti alle varietàa due dimensioni
(28).
Le ricerche s’iniziano con lo stu- dio delle congruenze di linee tracciate nellavarietà;
esso ècondotto
ponendo
abase,
nell’indirizzo delBELTRAMI,
le loroequazioni differenziali,
anzichèquelle
in termini finiti. Ven- gono introdotti i relativi sistemi coordinati covarianti e con-travarianti. 1 fasci di congruenze di
linee,
chegià
erano ap-parsi,
senza darne rilievo, in ricerche diqualche geometra,
fi-gurano
qui
in modo sistematico con i loro sistemi covariantie contravarianti. Concetti
geometrici
attinenti alle congruen- ze, o al fascio di congruenze, sipresentano spontaneamente
sotto
aspetto
analiticoquali
invarianti differenziali assoluti comuni alla forma che dà il ds2 della varietà e alle forme covarianti della congruenza, o del fascio. Limitiamoci a segna- lare :l’invariante,
da Lui chiamato anisotermia delfascio,
il cui annullarsi caratterizza i fasci formati da congruenze
isoterme,
la trattazione dei dueproblemi
relativi allaappli-
cabilità delle
superficie (29),
la determinazione di tutti i ds2spettanti
aquadriche (30),
oppure riducibili alla formadi LIOUVILLE
(31).
Con riferimento aquesta poderosa lklemoria,
i ds2 vengono classificati secondo il numero
degli integrali quadratici
distinti delleequazioni
dellegeodetiche
della va-rietà. Tutti
questi studi,
ed altri ancora, sono contenuti nelle« Lezioni sulla teoria delle
superficie » (32).
Inquesto
Vo-.
lume,
l’intera dottrina dellesuperficie
dellospazio
ordina-°
rio,
fondata sulle formequadratiche
binarieclassiche,
è riat-taccata ai metodi del Calcolo
assoluto,
che la distaccano no-tevolmente dalle trattazioni del BIANCHI e del DARBOUX. Mal-
grado
la novità deipenetranti espedienti
ed il loro abile ma-neggio
per trattare lequestioni
iviesaminate,
le « Lezioni »del RICCI non ebbero il successo che ottennero le « Lezioni »
degli
altri due eminentigeometri.
Varie cause hanno contri-buito al mancato riconoscimento scientifico di
queste « Le- zioni » ;
fraqueste, indubbiamente,
ipochi esemplari
e per dipiù
soltantolitografati
in una non nitidaveste;
ma la cau-sa
più
decisiva fu che il Riccisaggiô
il Suoalgoritmo
in uncampo non addatto per farne apprezzare
l’utilità,
inquanto- che,
nella ordinaria teoria dellesuperficie,
il Calcolo assoluto appare unacomplicazione
di cose di per sèsemplici.
Esso ma-nifesta invece tutta la sua
agilità
epotenza, quando
il numerodelle variabili
indipendenti
è lasciato arbitrario equando
in-tervengono circostanze,
ove il caratteredell’indipendenza
daogni possibile
riferimento è sostanziale edindispensabile.
Un
algoritmo
dicapitale importanza,
che il Ricci chiamô Geometriaintrinseca, seguendo
con ciô una locuzioneadope-
rata
prima
dal CESARO(33)
epoi
usata anche dal LEvI-CIVITA( 34),
èsviluppata
nella Memoria fondamentale lincea del 1896(35),
ove si trova uno studiosistematico, semplice
ed uniforme dei sistemi di congruenze di linee in una varietà riemannianaqualunque.
Tale Geometria,legata
aduna n-upla ortogonale
di congruenze,
generalizza
notevolmente la teoria del triedro mobile del DARBOUX e viene eretta a vero strumento di calcolo dal Ricci.L’applicazione
dei metodi del Calcolo assoluto è resapossibile
da una formaspeciale
data alleequazioni
differenziali delle congruenze, lequali figurano
con i loro sistemi cova-rianti e contravarianti
(parametri
emomenti).
Siperviene
per la
prima
volta aquelli
invarianti - le y a tre indici -che
Egli cliiamô,
per un lorosignificato cinematico,
coefti-cienti di rotazione della
n-upla
di congruenze e che sono tanto utili evantaggiosi
per rilevare i caratterigeometrici più
sa-lienti delle linee della congruenza. Si trova
l’importante
no-zione di sistema
ortogonale
canonico ad una congruenza data.Questi
concettipermettono
al Ricci di dare luminosa formageometrica
alla trattazione analiticasviluppata
nella ricerca suisistemi n-upli ortogonali
in una varietà riemanniana. Quel riferimento ad unan-upla ortogonale,
che conlinguaggio
mo-derno si chiamerebbe
anolonomo,
vieneapplicato
dal Ricci, sia allo studiodelle n-uple
di congruenze tracciate nella va-rietà,
sia alla determinazione delle varietà nellequali
è pos- sibile l’esistenza di congruenze dotate diproprietà prestabi-
lite. I coefficienti di rotazione
prendono qui
ilposto
dei simboli di CHRISTOFFEL nel Calcolo assoluto. Sipuù
infatti istituirecon essi una
operazione
diderivazione, perfettamente analoga
a
quella
di CHRISTOFFEL e costruire con essi e loro derivaterispetto agli
archi delle linee della congruenza nuovi inva- rianti -le y a quattro
indici - intimamentelegati
ai sim-boli di RIEMANN. E come da
questi
simboli si deducequel
tensore
contratto,
che ha tantaparte
nella teoria della relati- vitàgenerale,
cosi daquelli
invarianti ne scendono altri -le y
a due indici - che hanno un ruolo essenziale nella teoria della curvatura delle varietà eche,
nel caso tridimensionale,sono connessi con
quel
tensoredoppio
di Ricci che sostituiscecon
vantaggio,
per talivarietà, quello quadruplo
diOgni
gruppo diequazioni
ricavato con i canoni del Calco- Ioassoluto, puô
essere trasformato facendo intervenire i con-cetti e i metodi della Geometria intrinseca. Succede,
talvolta,
che il
complicato
sistema diequazioni primitivo,
che lasciavapoca speranza di essere abbordato con risultati conclusivi, si trasformi in un sistema
equivalente,
la cui inattesasemplicità porta
alla risoluzione definitiva dellaquestione.
Una delle
prime applicazioni
diquesti principi.
si trovanella Memoria
(36)
suigruppi
continui di niovimentirigidi
inuna varietà
riemanniana.
Le ricerchequi sviluppate
sonoconnesse con
quelle
del LiE(37),
sulproblema
diHELMOLTZ,
ed aquelle
del BlANCHI(38), sugli spazi
a tredimensioni che ammettono un gruppo continuo di movimenti.
Le
equazioni
diKILLING,
che caratterizzano larigidità
di unmoto infinitesimo in una varietà
riemanniana,
trasformate mediante i canoni della Geometriaintrinseca,
vengono as- sociate aquelle
cheesprimono
le condizioni diintegrabilità
dei sistemi di
equazioni
con lequali
ilproblema
viene tradot- to in formageometrica.
Daqui
il Ricci ricava dei notevoli teoremigenerali.
Uno studiocompleto
deigruppi
continui di motirigidi
è fatto per le varietà a tredimensioni,
e la deter-minazione di
quelle
che ammettono un gruppo di tali movi-menti,
transitivi o nontransitivi,
vieneconseguita
medianteproprietà
che si riferiscono soltanto alle congruenze ed alle curvatureprincipali
delle varietà stesse. I risultati ottenu- ti risolvonocompletamente,
almeno per le varietà in di- scorso, unaquistione
che era stata messa a concorso, ad in-saputa
dalRicci,
dalla Società Jablonouvski diLipsia.
In
questa
ricercafigurano
sistematicamente le congruenzee le curvature
principali
dellavarietà,
concettiquesti
chepossono considerarsi contenuti in lavori
precedenti
di CHRI-STOFFEL
(39),
di LIPSCHITZ(40),
di SOUVOROFF(41),
di BEEZ(42),
di ScHUR(43).
1 metodi del Ricciinquadrano perô
laquistione
in una teoriagenerale,
che consente di dare a que- sti concetti una formasemplice
ed armonica(44).
Sia segna- latol’elegante procedimento
con ilquale
sono ottenute le congruenze e le curvatureprincipali
di unavarietà,
riducen-do a forma
canonica,
mediante sostituzioniortogonali,
unaquadrica
i cui coefficienti - sone le r a due indici - si cal- colanopartendo
da unan-upla ortogonale
di congruenze co- munque scelta(45).
Come
poter
estendere aqualsiasi
varietà riemannianaqual-
cuno dei risultati ottenuti nella
precedente
Memoria per le varietà a tre dimensioni? Aquesta
domanda il Riccirispon-
de in modo
esauriente, prendendo
in esamequella
classe divarietà che
Egli
chiamaregolari;
aquesta
classeapparten-
gono le
ipersuperficie
e,più generalmente, quelle
varietà nel- lequali
i simboli di RIEMArrrI si possono mettere sotto forma di minori del second’ordine di un determinante simmetrico di ordineeguale
alle dimensioni della varietà(46).
Al
problema dell’immersione,
il Ricci ha dedicato due stu- di. Uno è contenuto nella Memoria lincea(47)
del1896,
edin esso
Egli
ottiene le formule fondamentali che reggonoquel problema
limitatamente al caso delle varietà riemanniane im-merse in uno
spazio
euclideo con una dimensione dipiù;
l’al-tro è contenuto in una Memoria
(48)
del1902,
ove viene trat- tato il casogenerale
di una varietà riemanniana immersa in un’altra varietà riemanniana. Ilproblema
eragià
stato risol-to dal CESARO
(49), nell’ipotesi
che la varietà fosse dotata disistemi n-upli ortogonali
ed immersa in unospazio
euclideoad n
+
1 dimensioni. Senza supporre l’esistenza diquei
si-stemi e
ponendosi
da unpunto
di vistapiù generale
relati-’vamente allo
spazio ambiente,
il Voss(50),
il BERzOLARI(51),
ed il BIANCFII
(52),
si eranooccupati
della teoria dell’immer- sione. Il Ricci trovapero opportuno
ritornare sulproblema generale
perpresentare
le formule finali sottoquella
formaalla
quale
siperviene
con l’uso dei Suoi metodi e che sipresta
molto bene a deduzionigeometriche
relative a con-cetti di curvatura delle varietà ad un numero
qualunque
didimensioni.
Il
problema proposto
e risolto daHADAMARD,
di determina-re le varietà riemanniane che
contengono
varietàgeodetiche (53),
vienemagistralmente
risolto dal Ricci mediante le for- mule ottenute nellaprecedente
ricerca. Con esse, laquistione
viene ricondotta a
quella
di determinare tutti i ds2 delle varie- tàgeodetiche
per iquali
un certo sistema diequazioni
ai dif-ferenziali totali risulta
integrabile.
Perogni
ds2 cosi determi-nato, l’integrazione
del sistema darà tutte le varietàgeodetiche
immerse nella data e che hanno come
quadrato
del loro elemen- to lineare il fissato ds2. La teoria delle congruenze e delle cur-vature
principali quadra perfettamente
per risolvere laqui-
stione in modo
completo
edespressivo (54).
Limitiamoci asegnalare,
che se una-V.
contiene dellefamiglie
di oo1 super- ficiegeodetiche,
le traiettorieortogonali
di unaqualunque
di
queste famiglie
costituiscono per laY3
una congruenzaprincipale. Questo
bel risultato saràpoi
esteso dal Ricci alleVn
checontengono
dellefamiglie
diipersuperficie geode-
tiche(55),
edapplicato, più
tardi, per risolvere unaquistione
sulla riducibilità delle
quadriche
differenzialispecializzate
e, inparticolare,
per caratterizzare i ds2 della statica einstein- iana(56).
L’algoritmo
del Calcoloassoluto, quello
della Geometria in-trinseca e
molteplici applicazioni
alla Geometriariemanniana,
alla Meccanica ed alla Fisica
matematica,
sonoesposti
nellamemorabile
Monografia (57)
« Méthodes de Calcul différen- tiel absolu et leursapplications » elaborata,
su invito delKLEIN,
dal Ricci e dalLrvl-CIVITA,
per i « Rsathematische An- nalen >>. La lettura di essa avrebbe dovuto indurre i matema- tici diquell’epoca
a meditare sullapotenza
dei nuovialgo-
ritmi di ricerca.
llia, purtroppo,
per moltianni, questi
me-todi furono
utilizzati, quasi esclusivamente,
dalRicci,
dalLEVI-CIVITA e da
pochi
loro scolari.L’apparenza
unpo’
mac-chinosa,
il formalismo con ilquale
il Ricci avevapresentato
i Suoi
metodi,
la circostanza cheessi,
perquanto utili,
nonerano
indispensabili
nel trattare variequistioni
di matema-tica,
il fatto che essi« rappresentano
unpoderoso
sforzo dielaborazione
preparatoria,
sforzo che inparte apparisce già
conducente ad una meta
onorevole,
inparte aspetta
la suagiustificazione
finale da ulteriori cimenti » - sonoparole
delBELTitAIIdI
(58)
,-- distolsero i cultori di Geometria differen- ziale dal Calcolo di RICCI. Va osservato ancora, e la storia della Scienza ceIlinsegna,
come sia ben raro il caso che ila nuovo » subito trionfi. L’umanità
pensante
è fortemente an-corata alle
proprie tradizioni,
allepassate
convinzioni che leimpediscono
celermente disuperarsi. Indubbiamente,
al tardi-vo
ingresso
nella matematica del Calcoloassoluto,
ha contri-buito il
temperamento
stesso delRicci, temperamento riservato,
raccolto ed alieno da tutte le forme intensive di comunicazione scientifica. Ma il Suo convincimento di avere dotato la nostra Scienza di un fecondo campo di
dottrine,
non vacillômai,
edEgli eontinuù, quasi solitario,
a mostrare lapotenza
dei Suoimetodi a.1frontando e risolvendo svariate
quistioni, specialmen-
te nel campo delle varietà riemanniane.
Il
grande
cimento desiderato dalBELTRAMI,
ebbeluogo
nel
1915, quando
ALBERT EINSTEIN mostro che il Calcolo asso-luto forniva il mezzo tecnico
indispensabile
per tradurre informa sintetica e
suggestiva
le nuove vedute della ülosofia naturaleimposte
dalle concezioni relativistiche. Nella Nota(59)
« Zur
allgemeinen
Relativitätstheorie »egli giunse
inf atti ascrivere le celebri
equazioni gravitazionali
con l’uso sistemati-co dei metodi elaborati dal Ricci. La loro
scoperta
fu enun-ciata dall’EINSTEIN con le
parole :
« Sie bedeutet einen vahrenTriumph
der durchGAuss, RIEMANN, CHRISTOFFEL,
RICCI be-gründeten
Methode desallgemeinen
Differentialkalküls ».Dal 1915 in Italia e fuori s’iniziè
un’amplissima produ-
zione di Calcolo
assoluto,
dedicatadapprima
acomplementi, riesposizioni, semplificazioni formali, poi, sopratutto
per ope-ra del
LIVI-CIVITA,
adapplicazioni
ed estensioni di enorme por- tata. Da allora il nome di RICCI percorre il mondo scientifico assieme aquello
di EMSTIMIN e la Relatività fu anche per Lui«
giusta
diglorie dispensiera
~.Con il 1905 si chiude il secondo ed il
più
brillanteperiodo
dell’attività matematica del Ricci. Di minore
portata spécula- tiva,
ma sempre dicospicuo interesse,
sono i lavori del Sue ultimoperiodo
di meditazione scientifica. Perquelli
inerentialla Geometria
differenziale, Egli
trovapiù
conveniente defi- nire la metrica delle varietà ad ndimensioni,
nonpiù
col qua- drato del loro elementolineare,
ma mediante npfaffiani
indi-pendenti.
Limitiamoci asegnalare
le Note sulle varietà a tredimensioni che
godono
di ,proprietà
intrinsecheassegnate
apriori.
Una diqueste
ricerche contiene la determinazione delle varietà nellequali
èpossibile
tracciare una terna di congruen-ze a coefficienti di rotazione costanti
(60);
in un’altra si co- struiscono i ds2 per iquali
la ternaprincipale
è costituita da congruenzegeodetiche (61);
in una terza si determinano le varietà ove esistono terne di congruenze normali e isotro- pe(62)
- sono solo e soltantoquelle rappresentabili
confor-memente sullo
spazio
euclideo . Sonoproblemi
bendefiniti,
di enunciato
semplice,
ma la loroimpostazione,
con i mezziordinari,
darebbeluogo
adequazioni
di sconcertante com-plesssità.
Le ricerche relative alle
quadriche
differenziali si riferi-scono alla loro riducibilità
(63), problema
intimamente c~n-nesso con
quello
della determinazione dei loro invarianti dif- ferenziali. Per lequadriche ternarie,
Ilottenimento di un si- stemacompleto
di invarianti differenziali delsecond’ordine,
è subito
conseguito
mediante le curvatureprincipali
dellavarietà il cui ds2 si identifica con la forma data. Per le qua- driche
generali,
la stessaquistione
viene risolta ricorrendo ad una teoriagenerale esposta
dal Ricci in una Memoria(64)
sulla determinazione di un sistema
completo
di invarianti dif-ferenziali
di ordinequalunque
comuni apiù
forme. Nel casodegli
invarianti delsecond’ordine,
le forme sono:quella
qua draticaassegnata
e laquadrilineare
di RIEMANN.Mediante
applicazione
di un criteriogenerale
per ricono-scere
quando
unaquadrica
differenziale èalgebricamente
oassolutamente riducibile
*),
viene risolta laquistione
di carat-terizzare intrinsecamente le forme
quadratiche
di n variabiliche si possono trasformare nella somma di una
quadrica
nella
quale figurano
soltanto i differenziali di n 1 variabilie di un termine
quadratico
nel differenziale della n varia- bile y. Il caso che il coefficiente di tale terminequadratico
non
contenga la y,
trova subitoapplicazione
alla caratteriz- zazione intrinseca dei ds2 della statica einsteiniana.Nel 1917 l’estensione fatta dal LEVI-CIVITA della nozione di
parallelismo
dalpiano
euclideo alle varietà riemanniane(65),
ha
portato
nella Geometria differenziale un soffio di arianuova. ~Rilevato con essa il
significato geometrico
della de-rivata
covariante,
il Calcolo assoluto si trasformo daalgo-
ritmo formalistico in una teoria nitidamente
geometrica.
Laportata
diquella nozione,
non si limitavaperô
solo allageometrizzazione
del Calcolo di Ricci. Lapossibilità
di analiz-zare le
proprietà
di curvatura di unaqualsiasi
varietà rie,manniana,
considerandola come formata da elementispaziali
*) Secondo Ricci, una quadrica differenziale ad n variabili è atge- bricamente riducibile se, mediante una trasformazione puntuale, ridursi a contenere soltanto i differenziali di n -1 variabili: è lutamente riducibile se, inoltre, nei coefficienti della forma ridotta figurano soltanto queste variabili.
euclidei,
raccordati per mezzo di unalegge
ditrasporto
per
parallelismo
e leesigenze imposte
dalla relatività ge- nerale digeometrizzare
ad untempo
f’enomenigravita-
zionali e fenomeni
elettromagnetici,
hanno datoorigine
atutte
quelle
estensioni del concetto divarietà, rispetto
allaconcezione
riemanniana,
digrandiosa ampiezza
eportata
chehanno arricchito la nostra Scienza.
Sorgono
cosi: la Geo- metria deicammini,
la Geometriadegli spazi
a connessioneaffine, proiettiva
econforme,
allequali
la vedutagruppale
del KLEIN offre un
quadro
sintetico mirabilmentesuggestivo.
A loro volta
questi spazi,
avendomaggiore capacità
di rap-presentazione fisica,
si sonoprestati
alla costruzione diquelle
teorie unitarie del campo, di cui una, elaborata recentemente
dall’EINSTEIN,
costituisce il coronamento delle meditazioni diquesto grande
Scienziato sulla costruzione matematica dell’Universo(66).
Geometri di tutti ipaesi
hanno dato all’Analisitensoriale,
cioè alla Geometriadifferenziale,
con-tributi cosi vari e cosi vasti che ora una sintesi ne è ben ardua. RICCI stesso resterebbe certamente
stupito,
nel con-templare quest’opera maestosa,
di cuiEgli
haposto
lebasi,
e alla
quale Voi,
eminentigeometri,
aveteportato
contributipoderosi.
Permettete ora,
Signori,
che il devotodiscepolo
chiudail suo discorso col
lumeggiare
Ilattività didattica del Maestro ecol rievocare cara e buona
immagine paterna ».
L’anno 1880
segno
la data dell’arrivo del Ricci alla Cat- tedrauniversitaria,
come titolare di Fisica matematica alla Università diPadova;
colvolgere degli
anniinsegnô
anchel’Algebra complementare,
l’Analisi infinitesimale e la Geo- metriasuperiore.
1 Corsi di Fisicamatematica,
ove venivanosvolti
argomenti
della teoria delpotenziale, dell’elasticità,
della
elettricità,
delmagnetismo,
erano il frutto di un in- tenso lavoro dipreparazione, spinto
fino ’aipiù
minutiparti-
colari. Liberati da
ogni incertezza,
erano contenuti in cartelle manoscritte cheEgli
passavaagli
allievi del Corso. Lequi-
stioni erano sempre viste nella massima
generalità,
affron-tate per la via