R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
V ALERIANO C OMINCIOLI
Analisi numerica di alcuni problemi ai limiti per l’operatore di Laplace iterato
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 35, n
o1 (1965), p. 190-235
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DI ALCUNI PROBLEMI AI LIMITI
PER
L’OPERATORE
DI LAPLACE ITERATOMemoria
*)
di VALERIANO COMINCIOLI**)
Introduzione.
È
noto che moltequestioni
di teoria dell’elasticità(cfr.
ades. Timoshenko-Goodier
[1] )
conducono aproblemi
ai limiti perl’equazione:
(E)
á2U + ku =f , k ~ 0;
A2U =6.6.u,
0 =Laplaciano.
Taluni di tali
problemi
sonogià
da moltotempo
statioggetto
di studio dal
punto
di vista sia teorico che numerico(cfr.
ad es.Collatz
[1] ;
Fichera[1] ; Forsythe-Wasow [1] ;
Kantorovich-Krylov [1] ;
Lions[1] ; Magenes-Stampacchia [1] ecc.).
Tale èil caso ad es. del cosiddetto «
problema
di Dirichlet » consistente nel cercare la soluzione u di(E)
in un certo insieme S~quando
sulla frontiera di ,S~ la u e la sua derivata normale assumono
valori fissati.
Scopo
diquesto lavoro,
che è unosviluppo
della mia Tesi di Laurea discussa all’Università di Pavia colprof.
E.Magenes,
è di studiare numericamente con un metodo di
differenze finite,
*)
Pervenuta in redazione il 7gennaio
1965.Indirizzo dell’A.: Istituto Matematico, Università, Pavia.
**)
Lavoroeseguito
nell’ambito dell’attività svolta nel gruppo n. 12 delConsiglio
Nazionale delle Ricerche.alcuni di
questi problemi
- che mi risulta siano statiesplicita-
mente trattati solo
parzialmente (cfr.
Lions[3])
daquesto punto
di vista -
partendo
dalla loro formulazione variazionale nella forma datale da J. L. Lions in[2].
Lo strumento utilizzato perl’approssimazione,
come si ègià detto,
èquello
delle differenze finite1),
rivisto tuttavia alla luce del metodo variazionale e peresso mi sono
ispirato
a O. A.Ladizenskaja [1], [2]
e in modoparticolare
a J. L. Lions[1]
e J. Céa[1], [2].
Con tale metodo è statopossibile qui
ottenere per ia soluzioneapprossimata
eper altre
funzioni,
ottenuteapplicando
ad essaoperatori
alledifferenze
finite,
una convergenza in media d’ordine2,
comemeglio
si vedrà nel
seguito.
È
parso non inutileconsiderare,
oltre ai suddettiproblemi
ai
limiti,
ancora il «problema
di Dirichlet » per cui iproblemi qui
trattati risultano iseguenti
che scriviamo in forma classicasenza per ora
precisare 2)
leipotesi
sulle funzioni e sull’in-sieme Q:
(1-’ =
frontiera diu -
Dii - derivata normaleesterna) ;
- A
- ,
1) Per tale metodo si veda, anche per la vasta
bibliografia
ivi ri- portata,Forsythe-Wasow
[ 1] .2) Osserviamo comunque che nel
seguito
perogni
problema si èavuta
particolare
cura diimporre ipotesi
meno restrittivepossibile
eciò non soltanto sulla
f
che verrà supposta solo diquadrato
sommabile,ma anche sull’insieme S2.
Nella loro formulazione variazionale si è
seguita l’imposta- zione,
che assume perl’operatore
02u comeoperatori
« elementa-ri » u, Au anzichè u e le derivate
prime
e seconde.È questa
inogni
casoun’impostazione più generale
e d’altraparte
si è resaqui
necessariaperchè,
mentre iproblemi
1° e 30 sipotrebbero
trattare in ambedue le
impostazioni,
il 20 e il 40 si riescono astudiare solo in tale
impostazione (cfr.
Lions[2]
pp.77, 79;
Magenes-Stampacchia [1]
pp.276, 288, 349).
I
problemi
suddetti vengono tradottidunque
inun’equa-
zione funzionale del
tipo:
dove V è una
opportuna
classe di « test funetions » e risolti ri-spetto
ad u nellospazio
delle funzioni u diquadrato
sommabilein Q insieme a
Au;
la soluzione u vienepoi
numericamenteapprossimata,
secondo certeopportune
convergenze inmedia,
dalle funzioni costanti a tratti soluzioni dei sistemi alle diffe-
renze finite
approssimanti
la(1).
Il lavoro si compone di due
parti.
Nellaprima, dopo
alcunirichiami relativi ad alcuni
spazi
diHilbert,
siriportano
le formu-lazioni dei
problemi;
nella secondapoi
si passa allo studio della loroapprossimazione.
InAppendice
infine sonoriportati
i ri-sultati ottenuti
applicando
il metodoesposto
a unproblema
del
tipo
3°3).
§
1. - PROBLEMI CONTINUIl. Generalità.
Si indica con Q un insieme
aperto
e limitato dellospazio
euclideo reale Rm a m dimensioni e si chiama con .1~ e ti
rispet-
tivamente la sua frontiera e la sua chiusura.
$ )
I relativi calcoli sono statieseguiti
presso il « Centro Calcoli Numerici » dell’Università di Pavia.si indica lo
spazio
delle funzioni4)
indefinitamente differenziabili in S~ e asupporto compatto
in S~ e con intero > 0[~k~~(S~),
0C ~, 1]
lospazio
delle funzioni k-volte continuamente differenziabili in li[e
con derivate k-esimeÂ-hölderiane] .
Supposto poi
Q di classe ekb ), k intero > 0,
si indica conlo
spazio
delle funzioni definite su 1~ e ivi continue con le derivated’ordine ~ k,
da intendersiqueste
fatterispetto
aiparametri locala
nel sensopreciso
indicato da Mirandaf 11.
Con
L2(Q)
siindica,
come diconsueto,
lospazio (di Hilbert)
delle
(classi di)
funzioni diquadrato
sommabile in S~ munito delprodotto
scalare:Ci è
poi
utile introdurre ilseguente spazio :
DEF. 1.1 - è lo
spazio
delle(classi di) f unzioni
u Etali che Au E
L2(Q) 6).
Lo
spazio
è unospazio
di Hilbertrispetto
alprodotto
scalare definito da:
4)
Tutte le funzioni numeriche considerate in questo lavoro sonosupposte,
per comodità diesposizione
e trattandosi diquestioni
nume- riche, a valori reali.5)
Con ciò intendiamo dire(cfr.
Miranda [ 1] ) che adogni
puntox di r si
può
associareun’ipersfera
di centro x, in modo che la parte di .1~ contenuta in siarappresentabile, rispetto
ad un sistemadi assi
~~, ~2’
..., ~m conl’origine
in x, nella forma:funzione definita in un opportuno intorno
D(x) dell’origine,
die nulla con le derivate
prime nell’origine.
Per un taledominio esiste
l’iperpiano tangente
a .1~ inogni
punto x di suppor-remo la
rappresentazione (1)
tale che l’asse ~m sia la normale esterna, cioè che ipunti
di S2 n F(x) siottengano
per ~,~ 0.6)
Qui e nelseguito
la derivazione va intesa nel senso delle distri- buzioni su Sl.13
Saranno utili
gli spazi
hilbertiani(s intero >0)
eg‘ + ~ (1~) (s
interoqualunque);
permaggiori particolari
a ri-guardo
di talispazi
si rinvia per es. aLions-Magenes [1], [2];
ci si limita
qui
a ricordarne la definizione. Per sintero 0, Hs(D)
è lo
spazio
delle(classi di)
funzioni u EL2(S~),
tali che Dru7)
E
L2(Q)
perr i
s, munito delprodotto
scalare :Se D è di classe
C H8(T) (s intero 0)
è lospazio
delle(classi di)
funzioni su h che sono ivi diquadrato
sommabileinsieme alle loro derivate
rispetto
aiparametri
locali d’ordineC s . H~ (1~’)
è lospazio
delle tali che esista finito1’integrale :
da : elemento
superficiale
di 7~.Per s intero >0 si ha allora che
H8 + ~(1’)
è lospazio
delle u ee tali che le derivate di ordine s stanno in Ed infine per s intero O si definisce come il duale
(forte)
dellospazio H - ‘- ~ (1~).
Ricordiamo
poi
laseguente :
DEF. 1.2. -
Hó( S2) (s 0)
è l’aderenza di3)(D)
inÈ
nota allora(cfr.
Lions[2] )
laseguente proposizione :
PROP. 1.1. - L’acderenza di è
Hó(S~).
Ricordiamo infine i
seguenti
due teoremi di tracce che dannosignificato
alla traccia di u e della sua derivata normale su 1~anche se u è funzione
degli spazi (s
=1, 2)
eDà ( S~).
TEOREMA 1.1 -
Supposto
Q di classe ~s(s
=1, 2, )
per u Eponiamo
derivata normaleuna
m-pla
di numerisu 1~ d’ordine
j,
n indicando il vettore unitario normale a r e di- retto verso l’esterno.R-1
si
prolunga
per continuità in unaapplicazione
lineare continuaancora denotata con -
(i) L’applicazione
u - yu è suriettiva.(ii)
m,ncZeo di y(cioè
l’insieme delle u EHs( S2)
tali cheYn -
0)
è.Hó( S2).
Per la dimostrazione si veda ad es. Prodi
[1] .
_TEOREMA 1.2 -
Supposto
Q di classeC2,
lospazio C2( y
èdenso in
L’applicazione
u- di C2(Q)
-- e2(T) X el(r)
siprolunga
per continuità in unaapplicazione
lineare continua di in
L’applicazione
prolungata
è ancora denotata con u -Per la dimostrazione si veda
Lions-Magenes [1] 8).
2. Formulazioni variazionali dei
problemi :
L’insieme il in
questo
numero verràsupposto aperto
e li-mitato
qualunque
per ilproblema 1°,
di classe e2 per i rimanentiproblemi.
Tutti e tre i
problemi indicati,
come pure ilproblema
che8)
Ivi tuttavia il teorema è dimostrato in condizionipiù
restrittivesu S2, ma si
può agevolmente
vedere che l’estensione deltipo qui
fattaè
possibile
congli
stessiragionamenti.
sarà
oggetto
del successivo numero, nella teoria variazionale9 ),
come è
noto,
si lascianoinquadrare
in una visione unitaria.Indichiamo con
V(Q)
unsottospazio
chiuso diD)(Q)
con-tenente
Hó ( S2) :
Munito
V(Q)
della struttura hilbertiana indotta da introduciamo laseguente
forma bilineare e continua suV(Q)
xV(Q) :
Facciamo ora
l’ipotesi:
Vale allora
(cfr.
Lions[2] )
ilseguente :
TEOREMA 2.1 -
ÀÌ611’ipot68i (2.2)
perogni f unzione f
Eesiste ed è unica la
funzione
u EV(Q)
cheverifica:
Interpretiamo
il risultato ottenuto con il teor. 2.1.Assumiamo in
(2.3) v
si ha:cioè, essendo 99 qualsiasi
in9)
Comegià
avvertito nell’introduzione per tale teoria si seguequi
la forma datale da J.L. Lions in [2~ ; a
questo
lavoro e aMagenes- Stampacchia [1]
si rinvia inogni
caso per unapiù dettagliata
tratta-zione dei
problemi qui
indicati.ove naturalmente 6,2u è calcolata nel senso delle distribuzioni
su Q.
Supponiamo
oraV(Q)
-gó( S~).
Inquesto
caso la(2.2)
èsenz’altro
valida; per k
> O infatti essa è del tutto evidentee
per k
= O essa è conseguenza del fatto che in vale la ben notamaggiorazione :
Pertanto vale i teorema
(2.1)
e, osservato allora che Í P con- dizioni al contorno per la soluzione udell’equazione
funzionale(2.3)
si possono, come ènoto,
ritenere soddisfatte in senso ge- neralizzato per il fatto che la u Ej3~(D)~
si ha che taleequazione
risolve in senso « debole » il
problema
1°. Si osserverà comeformulato cos il
« problema
di Dirichlet » perl’operatore
A2mantiene un senso
preciso,
le condizioni ai limiti essendo intese nel sensogeneralizzato
sopradetto,
anchequando
Q è unaperto qualunque.
Osserviamo ora che dalla
(2.5), poichè u
ef
sono EL2(Q),
si ricava A2u E
L2(Q)
equindi
6.u ESupposto
allora Qdi classe C2 in virtù del teorema di traccia 1.2 ha senso definire
Yo6.u
E eyláu
EH-I(F).
Data ora unaqualsiasi
fun-zione n
V(Q), moltiplichiamo
ambo i membri di(2.5)
per v ed
integriamo
suQ;
si ha:cioè per la
(2.3)
Tenendo conto della
seguente
formula di Greengeneralizzata
(cfr.
LionsMagenes [1]):
dove,
tenutipresenti
i teor. 1.1 e1.2,
ilprimo
> indica la dualità tra e e il secondo la dualità trae dalla
(2.7)
si ottiene:Assumiamo ora - In
questo
caso la(2.2)
è validasolo
per k
> 0 epertanto
anche il teorema(2.1)
vale soltantoin tale
ipotesi.
Presa allora una funzione sipuò
tro-vare
(teor. 1.1)
una funzione v EH2(Q)
tale che: yov = ~; = 0.Per tale funzione v la
(2.9)
diviene:Perchè ciò è
possibile
perogni
q E si ha : = 0.Ragionando
in modoanalogo
si trova l’altra condizione al con-torno : = 0. In
questo
casopertanto l’equazione
funzio-nale
(2.3)
risolve ilproblema 2~,
che viene classificato come « pro- blema di Neumann » relativoall’operatore
02u omeglio
rela-tivo alla
decomposizione:
02u =Assumiamo infine = yov =
O}10).
La(2.2)
vale allora sia
per k
> 0 cheper k
= 0perchè
anche inquesto
caso vale la ben nota
maggiorazione (2.6).
La(2.9)
si riduce alla:valida per
ogni v
EV(Q)
Con un
ragionamento
deltipo
diquello
svolto poco fa si ot- tiene allora: = 0 epertanto
la(2.3)
inquesto
caso traduceil
problema
3 ~.lo)
Nelleipotesi
fatte su S2 si ha:V( Q)
=H[(Q)
(H2(Q),
per noti risultati sullaregolarizzazione
delle soluzioni delproblema
di Diri-chlet per ~u
(cfr. Magenes-Stampacchia [1]).
3. Un
problema
misto deltipo
di Dirichlet-Neumann..È
noto che vengono chiamatiproblemi
misti iproblemi
che consistono nel cercare la soluzione in S~ di una
equazione
differenziale
quando
sianoassegnate
suporzioni
diverse di r condizioni ai limiti diverse. Tra i numerosiproblemi
ditipo
mistoche si possono studiare in relazione
all’operatore
A2 +k,
ci silimita
qui
a considerare ilseguente,
la cui formulazione sipuò
far rientra,re nello schema del N.
precedente.
Siano
7~
er2
dueporzioni
di r di misurapositiva
edisgiunte.
Supponiamo
inoltre cheTi
er2
sianoaperti,
di frontiera relati- vamente a r di misura(m - 1)-dimensionale
nulla e tali cheu
r2
= r.Supposto
SZ di classeC2
@ definiamo comespazio
la chiusura in delle U E
C2 (D)
con you = ylu = 0 suT~.
Introdotta allora la forma
a(u, v),
con k >0,
per risultatigià acquisiti,
si ha che la soluzionedell’equazione
funzionale(2.3)
verifica in D
l’equazione:
e per
ogni
la condizione:Sia ora cp una funzione E
C2 (r)
e asupporto compatto
inè
possibile
allora trovare una v EC2(9)
tale che: yov = cp; ylv = 0.La v ovviamente
appartiene
aV(Q)
nH2(Q),
percui,
con talescelta
di v,
la(3.1)
diventa:~iA~~> =0.
Poichè ciò èpossibile
perogni 99
Ee2(T)
asupporto compatto
inr2
si ha chela distribuzione
yiAu
è nulla sur2.
In modo
analogo
si dimostra che = 0 sur28
In conclusione
quindi
la soluzionedell’equazione (2.3)
inquesto
caso verifica ilseguente problema:
§
2. - APPROSSIMAZIONE DELLE SOLUZIONI1. Alcune notazioni.
Nello
spazio
euclideo Rm si fissa un sistema di riferimento cartesianoortogonale.
Introdotto il vettore h =(h~, h2 ,
...,hm)
ove
hi
sono numeri realipositivi
eposto I h I
-(hl --E- h2 +
...+
+ si indica con.Rh
l’insieme deipunti:
Indicato
poi
con g unaqualsiasi
funzione definita suR~,
si definiscono i
seguenti operatori
alle differenze finite:ove
Si indica ora con
ah(P)
ilparallelepipedo semiaperto superior-
mente di centro
P(E Rh),
di latiparalleli agli
assi e dilunghezza
, definito cioè dalle
disuguaglianze :
11)
Glioperatori
p i eb~.",
cos introdotti«approssimano
»Di
erispettivamente
A nel senso che, come è facile verificare, perogni
funzione v una volta continuamente differenziabile
(risp.
due voltecontinuamente
differenziabile)
si ha:-~ Div (risp. ~hv -~ Av)
uni-formemente su
ogni
compatto,quando I h i
- 0.m
Si noterà inoltre che:
D~g(x) _ ~
i=1
Con si indica
poi
ilparallelepipedo
definito dalle disu-guaglianze :
i P -E-- =1, 2,
..., m.Si definiscono allora i
seguenti
insiemi:Si indica infine con
wp(x)
la funzione caratteristica dell’in - sieme cioè la funzione = 1 su e = 0 inah(P)-
Sono allora di facile verifica le
seguenti
identità:2. Indirizzo
generale.
Alle formulazioni variazionali continue
del §
1 si associanoqui
formulazioni variazionali « discrete ».All’insieme S~ viene associato un certo insieme di
punti
e allo
spazio V(Q)
lospazio
delle funzioni reali definitesu tutto Rm e costanti a tratti:
Alla forma
a(u, v) (§ 1,
N.2)
si associa un formaapprossimata ah(uh, vh),
ottenuta sostituendoagli operatori
differenziali i cor-rispondenti operatori
alle differenze finite.Si considera allora il
problema seguente:
PROBLEMA 2.1 - Per
f
EL2(Q)
trovare Uh EV,~
cheverifica :
J4
per
ogni
VA EV,,.
Il
problema
2.1 si riduce sostanzialmente alla risoluzione diun sistema di
equazioni
linearialgebriche.
La(2.2)
infatti èverificata per tutte le VA di
V,
se lo è per le funzioniWM(X),
secioè si ha:
per
ogni
M EConsiderate come
incognite
le~p, (2.3)
è allora un sistemalineare di matrice
= IL ah(wp, WM) IL
.Più
avanti,
dimostrata la risolubilità del sistema(2.3)
perogni singolo problema trattato,
si daranno alcuneproprietà
ditali sistemi in vista della loro risoluzione numerica.
Determinate le 2ch attraverso la risoluzione di
(2.3),
si sta-biliscono
poi
teoremi di convergenza della uh alla soluzione u delproblema
continuocorrispondente.
3. Due lemmi.
Prima di iniziare la trattazione
particolareggiata
deiproblemi,
si riuniscono in
questo
numero le dimostrazioni di due lemmipiù
volte richiamati nelseguito.
Indicato con
Ih
l’insieme disi indica
con Gh
lospazio
di funzioni:--- -- ,.
LEMMA 3.1 - Per g, z
qualsiasi
in èveri fieata l’ uguaglianza :
Dimostrazione.
Verifichiamo la
(3.1)
innanzitutto in cioè nel caso in cui SZ sia un insieme lineare. Osserviamo allorache,
essendo D uninsieme
aperto qualunque,
ypurchè limitato,
y essopotrebbe
anchecomporsi
di un numero infinito di intervallinidisgiunti; tuttavia,
per il modo con il
quale
è stato definitoIh,
1 è subito visto che per entrambi i membri della(3.1)
non recano contributo tuttiquegli
intervallini che sono diampiezza 2h;
basta infattiosservare che in tali intervallini
ogni
g EG~
è nulla insieme allaV,,g.
Ne seguepertanto
che la(3.1)
è da verincare per un numero finito di intervalli equindi
basterà verificarla nel caso di un solo intervallo.Supposto ] a, b[
taleintervallo,
la(3.1)
siriduce, sopprimendo
a
01
l’indice1,
alla:Attraverso ovvi
passaggi
edintegrando
per sostituzione ericordando la definizione di
Gh
si ha:Verificato che la
(3.1)
è valida in unospazio
ad una soladimensione,
è facile far vedere che essa è pure valida in unospazio
a dimensione mqualsiasi. Infatti,
chiamato con Xi ilvettore
(x x
... Xi-i 9 Xi+i... x )
e conspazio
ad m - 1dimensione dei vettori x; , chiamiamo con la sezione di 9 di
piede
Xi, cioè l’insieme deipunti
di Sz che siottengono
al variare della coordinata x=
quando
si fissi x; e conla
proiezione
di Sz su cioè l’insieme deipunti
diRm -1
de-scritti
da x; quando
ilpunto x
descrive Q.Per il teorema di Fubini si ha allora:
Ora,
perquanto
si è dimostrato nel casounidimensionale,
si ha:e
quindi:
cioè la
(3.1 ), quando
sitenga presente
che:LEMMA 3.2 - Per
ogni
vale laseguente maggiorazione :
con c costante >
0, indipendente
da h e da g.DIMOSTRAZIONE.
Incominciamo a dimostrare la
(3.3)
nel caso in cui Q è un insieme lineare. Anchequi,
per l’osservazione fatta al Lemmaprecedente,
basterà limitarci aprendere
in considerazione ilcaso in cui S~ =
] a, b [,
a dimostrare cioè la:Indicati con
M2, ..., Mr
ipunti
diIh, supposti
ordinatiad es. nel senso delle ascisse
crescenti, poniamo Mo
=Mi - h,
=
Mr
+ h. Tenuto conto della definizione diI h ,
si haallora
Mo
> a, b. Poniamopoi :
Poichè
la g è
nulla ined anche:
e
quindi
in definitiva:Per dimostrare la
(3.3)
nel casogenerale
sipuò procedere
a
questo
modo. Utilizzando le notazioni introdotte nel Lemmaprecedente
si ha ovviamente:Ora,
perquanto
si è dimostrato nel casounidimensionale,
si ha:
e
quindi:
4. Problema:
L’insieme Q è un
aperto
limitatoqualunque
di Rm.Seguendo
la linea tracciata in N. 2 si introducono leseguenti
definizioni :
Osservato ora che l’insieme
QA
cos definito è ovviamente contenuto nell’insiemeIh
definito in N.3,
si ha che per le fun- zioni diVh
sono senz’altro validi i due lemmi del N. 3.Dal lemma 3.1 si ha allora in
particolare, posto g = z
=Dal Lemma 3.2
POSTO 9
= uh si hapoi:
Dalle
(4.4)
e(4.5)
si ricava:cioè:
Si
può
allora mettere in evidenza laseguente importante proprietà
della forma siaper k
> 0 cheper k
= oesiste una costante a > 0 tale che:
Proseguendo
la trattazione consideriamo ilproblema:
PROBLEMA 4.1 - Per
f
EL2( D)
determinare Uh inVh
tale che:e ricordiamo che esso si riduce alla risoluzione del sistema lineare :
TEOREMA 4.1 - Il sistenta 4.9 ammette una ed una sola soluzione.
DimoSTRAZIOIB’E.
Consideriamo il sistema omogeneo associato a
(4.9)
cioè sup-poniamo
ad es.f
= 0. Per la(4.8)
si ha allora inparticolare:
ah(u,q uh)
= 0. Dalla(4.7)
si ricavaperciò : ))
= 0 cioè~~
= 0 perogni
M E Il sistema omogeneo associatoquindi
ammette l’unica soluzione nulla e
pertanto
il teorema consegue per noti risultati sui sistemi lineari.Prima di
procedere
oltre facciamo un’osservazione che si ricol-lega
aquanto
si è detto nell’introduzione eche,
come sivedrà,
sarà di utilità per il teorema di convergenza.
OSSERVAZIONE 4.1.
In
luogo
della formaah(uh, vh)
dianziintrodotta,
consideriamo laseguente:
con q costanti
fissate, q
> >0, q + p
= 1.La « la forma alle differenze finite » associata alla forma:
continua e bilineare su
qualsiasi sottospazio
chiuso di munito della struttura hilbertiana indotta daquest’ultimo.
Ora nell’introduzione si è
già
avvertito circa l’esistenza in teoria variazionale di due schemi risolutivi a secondo che per A2u si assumono comeoperatori elementari u,
Au oppure ue le derivate
prime
e seconde. Ebbene si ha(cfr.
Lions[2]
pag.75; Magenes-Stampacchia [1]
pag.272)
che laa*(u, v)
rientranello schema risolutivo
corrispondente
al secondo modo di pensareA2u,
cioè alla suadecomposizione seguente:
Ma ancora nell’introduzione si è detto che per il
problema
diDirichlet i due schemi sono
equivalenti,
cioè la funzione u Esoluzione
dell’equazione :
coincide con la soluzione della:
Ci si
può
chiedere allora se un risultatoanalogo
vale anche per ilproblema
di Dirichletapprossimato,
se cioè la soluzione delproblema
4.1 coincide con la soluzionedell’analogo problema
ottenuto sostituendo alla
(4.8)
la:Ebbene si è verificato che la
risposta
a talequestione dipen-
de dalla scelta di
D,
e che nelle condizioni in cui ci siamoposti
essa è senz’altro affermativa. Nella
verifica,
chequi
per brevitàe
perchè
di carattere elementare sitralascia,
si fa vedere che i coefficienti del sistema(4.9)
coincidono coi coefficienti dell’ana-logo
sistema:-
Possiamo dimostrare il
seguente
teorema :TEOREJVIA 4.2. -
Quando i h - 0,
2ch - uin
L2(Q) f ortemente,
u essendo la soluzione delproblema
continuo.DIMOSTRAZIONE.
Dalla
(4.8) posto
Vh - Un e dalla(4.7)
si ottieneda
cui, posto (
e
quindi:
(4.13)
e,
poichè :
si ha pure:
Tenut o conto della
( 4 . 4 )
si hapoi:
Tenuto
presente
infine che in conseguenza dell’osservazione 4.1 ilprocedimento precedente
sipuò ripetere partendo
dalla(4.8)*
anzichè dalla(4.8),
si ha pure:In conclusione
pertanto
le al variare di h simantengono
in insiemi limitati diL2(Q).
Per lacompattezza
debole
degli
insiemi limitati in unospazio
diHilbert,
daogni
tale che
- 0
per n --~ oo, sipuò
alloraestrarre una
sottosuccessione {h’)},
tale che:debolmente in debolmente in
debolmente in
Dimostriamo che a i ==
20132013
z* nel senso delle distribuzioni su Q.>r,
Sia 99
unaqualsiasi
funzione diO(D)
e consideriamo l’inte-grale :
che è
uguale
a:Operando
allora per sostituzione suquesti
due ultimiintegrali
e ricordando
che 99
è asupporto compatto
inS2,
si ottiene per1 h ~ 1
sufhcientementepiccolo:
e
poichè
uniformemente inS~,
si ha:Ponendo allora
Dalla
(4.18)
si ottienepertanto:
e
quindi,
essendo la 09qualsiasi
in si è dimostrato 1’asserto.In modo
analogo
sipuò
dimostrare che..- J
A
questo punto
della dimostrazione del teorema si è accer-tato
quindi
che la u * è una funzione diH2(Q).
Si vuol ora dimo-strare che u* E Nel caso di un insieme Q sufficientemente,
regolare,
ad es. diclasse ,
ciò èpressochè
immediato. Basta infatti farvedere,
cosa abbastanzasemplice,
che ilprolunga-
mento a zero fuori di SZ di u*
appartiene
a.H2(.Rm). Allora,
es-sendo tale funzione nulla fuori di
Q,
per laregolarità
dell’in-sieme essa ha traccia nulla su h e
pertanto
la sua restrizione a Qe cioè la u*
appartiene
aSe invece le
ipotesi
su ,~ sivogliono
mantenere il meno re-strittive
possibile
equindi,
comequi
si èfatto, supporre
soltanto
aperto
elimitato,
serve bene al nostro scopo un proce- dimentoescogitato
epiù
volte utilizzato nei suoi lavori da O.A.Ladizenskaja (cfr.
ad es.[1], [2])
e che sfrutta un noto teoremadegli spazi
di Hilbert.Per comodità del lettore richiamo
qui
brevemente ilprocedi-
mento
applicandolo
al nostro caso. Considerata la funzione uh, si costruisce una funzione~c~,
lineare in tutte le variabili JB, ..., x,,, e coincidente con u, neipunti
del reticolo. Perogni punto
x dell’in-sieine definito da: P xi =
1, 2,
.... m,PERh,
essa èdefinita da:
La
funzione u’
è continua in D e le sue derivateprime
sonoivi ovviamente di
quadrato
sommabile equindi uh
Einoltre esiste una costante y > 0 tale che:
Ricordando allora le
(4.13)
e(4.15)
si avrà:Da
ogni
successione~h~n)~ , che I h(n) -
o per n~ 00,si
può
estrarrepertanto
unasotto successione {h’)}
(n tale cheU1 i
h convergono debolmente in ad unafunzione,
che per la limitatezza delle uh inL2(Q)
si dimostra(cfr.
O.A.Ladizenskaja [1] )
essere la stessa a cui convergono le Un e cioè nel nostro caso alla Osserviamo ora che le Uh sono nulle in
ogni punto
M E.~,~
che non sia tale che M e
~VI ~ h
i(i
=1, 2,
...,m) appartengono
a n e
pertanto
leu ’
h(n) risultano nulle inprossimità
di 1-’ e sonoquindi
EHó( S).
Ma
allora, applicando
il teorema a cui abbiamoaccennato,
il
qua~le
affermache,
se y è il limite debole di una successione in unospazio
diHilbert,
essoappartiene
alla varietà li-neare chiusa
generata dagli
yn, si ricava che la u* necessaria- mente è una funzione diHó( S~).
È
facilepoi verificare,
tenendopresenti
le(4.15) (4.16),
ladefinizione di
9-,
e di conseguenza ilcomportamento
su S2 dellep iUh, che tutto ciò che si è detto per le
funzioni Uh
sipuò ripe- tere,
perogni i fissato,
per le funzioni N7 Ne risulta:*
(i = 1, 2, ..., n) ;
ciò unito al risultatoprecedente
Dxj
dimostra che u* E
Dimostriamo ora che u* verifica
l’equazione :
Sia 99
unaqualunque
funzione di~( £2)
e costruiamo la funzione:1 Poichè la CPh
appartiene
aV,,
si ha:Scriviamo le
seguenti
identità:Ora,
per la definizione di e per una identità messa in evi- denza in N.1,
si ha:Tenuto conto che la
q;(x)
è asupporto compatto
in,5~,
è ovvioche, per I h i
sufficientementepiccolo,
i termini deltipo:
9 (N hi) wN(x)
con N ERh
sono identicamentet
nulli e
quindi
una loro eventualeaggiunta
al secondo membro di(4.26)
non modificanulla; aggiungendo
allora unopportuno
numero di tali termini e ordinando in modo diverso i termini della
somma,toria, questo può
scriversi cos :dove
Ql
è l’insieme deipunti
deipunti M + h i , i
=- 1, 2, ...,
m.Tenuto
presente
allora che uniformemente in (0e che è uniformemente continua in
Q,
dalla(4.27)
si deduceconverge a fortemente in
~2 ( S~ ) . Quindi:
e in definitiva:
In modo
analogo
si avrà:Ponendo h =
h;n)
epassando
al limite in(4.22)
siottiene:
e
poichè
ciò èpossibile
perogni 99
E~(,S~)
e~(SZ)
è denso insi è dimostrata la
(4.21)
epertanto
u* == u.Per la unicità
poi
della soluzione delproblema
continuo edal fatto che da
ogni
successione~h~~n)} con ~ 1 - 0,
se nepuò
estrarre una
sottosuccessione {h’,)}
tale che converge debol- mente a u, si deduce che ogni
successione u, converge debolmentea u
per i h -~0.
Per
completare
la dimostrazione rimane da far vedere che le funzioni 7 iUh 1 convergono fortemente in~2 ( ~~ ) .
Per le uh e le p iB1 jUh si tiene conto di un
procedimento
di carat-tere
generale
tratto da J. Cèa[1].
Si scrive la
seguente
identità(cfr.
osserv.4.1):
Ora,
per la convergenza debole sopradimostrata,
risulta:Si tiene conto
poi
che:e
quindi:
Passando al limite in
(4.28)
si ottiene:Per dimostrare la convergenza forte di B1 iuh
(i
=1, 2,
...,rn)
si
può procedere
per es. aquesto
modo.Per il Lemma 3.1 si ha:
Scriviano l’ultimo
integrale ,i questo
modo:e osserviamo che
poichè :
tenuto conto della
(4.13)
e del fatto che Du si ha senz’al-tro :
Ora
poichè
u EHó(.~)
si ha:Passa,ndo
pertanto
al limite in(4.29)
si ha :5. Problema:
L’insieme Q è
supposto
di classe C2.Si introducono le
seguenti
definizioni:PROBLElBIA 5.1. -
f
EL2(,),
determinare Uh inY,
tale che:TEOREMA 5.1. - Il
problema
5.1 ammette una ed una sola solu-zione.
DIMOSTRAZIONE.
Posto in
(5.3) f
= 0 e v,~ = u, si ricava := 0 in D. Come
primo
risultato si ricava allorache: ~,,,
= Oper
ogni
M tale cheGh(M)
0 ; tenendopoi
conto delladefinizione di
6.hUh
siricava,
per il modo con ilquale
si è defi- nito~~ ~~ =
0 anche perogni
altro lVl Eilh.
11 sistema omogeneo associato al sistema derivante da
(5.3)
ammette
perciò
l’unica soluzione nulla equindi
il sistema com-pleto
ammette una ed una sola soluzione.Indicate ora con 1 le restrizioni a Q
rispetti-
vamente della Uh e della si ha:
TEOIXE>1.+ 5.2 -
Quando 1 h - 0,
- u, - 6.uin
L2( ) f ortemente,
u essendo la soluzione delproblema
continuo.DIMOSTRAZIO-NE.
Procedendo come nella~ dimostrazione del teor.
4.2,
dalla( ~ .3 )
siottengono
le limitazioni:Da
ogni
successione{h(,,)},
tale che - 0 per n -~ 00,si
può quindi
estrarre unasottosuccessione ~ h~~~ ~
tale che:(uj~(n))~1 --~ ~*; (~h2Gj~~n)),~ --~ w*,
debolmente inL2(S~)
per n -+Con un
procedimento già
indicato in teor. 4.2 sipuò
facil-mente dimostrare che w* = nel senso delle distribuzioni
su
SZ;
basta inquesto
caso tener contoche,
se perI
h ~i
sufficientementepiccolo
si ha:e
quindi poi sull’integrale
al secondo membro siprocede
comenel
luogo
citato.A
questo punto
si è dimostrato che u* ED~ (Q).
Sia ora 99 una
qualunque
funzione E~2 ( SZ ) .
Per leipotesi
fatte su ,S~ è
possibile prolungare la 99
in tutto in modo che ilprolungamento 0
sia una funzione di asupporto
com-patto.
Costruitaquindi
la funzione:miamo
(~h)~
la restrizione di~,~
a S2 e con la restrizione diOh~,~.
Ovviamente la(~h)~ può
anchepensarsi
come restri-zione a il della funzione
i1
e cos purecoincide,
per il modo con ilquale
si è sceltoS2h,
con la restrizione diPo ichè
øh appartiene
ovviamente aV,
1 si ha:o
anche,
perquanto
si èprecedentemente
osservato:Teniamo allora
presente
laseguente
identità:Ora per le
(5.4)
si ha:e d’altra
parte:
Infatti:
e
quindi:
fortemente inL2(Rm).
Dalla
(5.6)
alloraponendo h
=h;f~)
si ha:In modo
analogo
si verifica che:Passando allora al limite in
(5.5), dopo
averposto h
=h~,~~,
siottiene:
ed,
essendoe2(Q)
denso inDà (Q),
si conclude che u* coincidecon la soluzione del
problema
continuo.È
ovviopoi
che anchequi,
per l’unicità dellasoluzione, ogni
successione u,, convergea u. La convergenza forte in
L2(Q)
di(Uh).o
e di infinesi dimostra col
procedimento
indicato alla fine della dimostra- zione del teor. 4.2.OSSERVAZIONE 5.1.
Il
problema
considerato inquesto
numero, come pure ilproblema
mistooggetto
del successivo N.7,
sonogià
stati trat-tati,
con unmetodo,
pur esso di differenzefinite,
ma diversoda
quello qui utilizzato,
da J.L. Lions in[3].
Ivi tuttavia è stata ottenuta per la successione di funzioni costanti a tratti appros-simanti,
unicamente una convergenza debole inL2(Q).
6. Problema:
Introduciamo
qui un’ipotesi più
restrittiva su~ supponiamo
cioè SZ di classe C3,A
12).
L’introduzione di taleipotesi
sarà nelseguito giustificata.
Si introducono le
seguenti
definizioni:Osserviamo ora che lo
spazio V,~ qui
introdotto coincide conlo
spazio Gh
del n. 3 epertanto
sono validi i due Lemmi dimo- strati inquel
numero. Osserviamo pure che il Lemma 3.1può
essere scritto a
questo
modo:Posto allora uh = vh, 1 si ha:
e tenuto conto del Lemma 3.2 si ha:
12)
Con ciò si intende dire riferendoci alla nota5)
che lafunzione
in
(I)
è di classeda cui:
Sia
per k
> 0 cheper k
= 0 esiste allora una costante a > 0 tale che:Consideriamo
pertanto
ilproblema:
PROBLEMA 6.1. -
Determinare uh in Yh
tale che sia :per
ogni
vh EYh.
TEOREMA 6.1 - Il
problema
6.1 ammette una ed una sola so-luzione.
Il teorema è conseguenza
immediata,
come sipuò
vedereprocedendo
come in teor.4.1,
della validità della(6.8).
TEOREMA 6.2 -
Q2cando h 1-+ 0,
2ch - usendo la soluzione del
problema
continuo,.DIMOSTRAZIONE.
Procedendo come nella dimostrazione del teor. 4.2 si otten- gono le
seguenti
limitazioni:Da
ogni
successione{h~n~ ~,
tale che- 0
pern --~ oo ~
sipuò
allora estrarre una sottosuccessione tale che:debolmente in
L2(Q) (i
=1, 2,
...,m).
Inoltre, poichè
ilprolungamento
a zero fuori diD,, hdella
funzione è ancora una funzione di
L2(Q)
che verifica sem-pre la
( 6.10 ),
si ha perogni
Col
procedimento
indicato in teor. 4.2 si dimostra che:nel senso delle distribuzioni su S2.
Mediante il
procedimento
dellaLadizenskaja, già
richiamatoin teor.
4.2,
si dimostrapoi
che u* EHò(.Q)
epertanto
si ha:Per concludere la dimostrazione del teorema rimane allora da mostrare che u* verifica
l’equazione:
Per fare ciò consideriamo una
qualunque
funzione q dellospazio:
A
partire dalla 99
costruiamopoi
un vettoreOh(M)
definitoassumendo
come
Øh(M)
la soluzione delseguente
sistema lineare:Tale assunzione è
giustificata
dal fatto che l’esistenza e l’unicità della soluzione di(6.15)
sonoassicurate,
inquanto (6.15) può pensarsi,
come ènoto,
il sistema ottenuto risolvendo mediante il metodo delle differenze finite ilproblema
di Dirichlet :Da tale osservazione si ricava anche
che, poichè
la soluzione di(6.16)
è ovviamentela 99
che èsupposta
dotata di derivate terze continue in li equindi limitate,
vale laseguente maggio-
razione :
con c
dipendente
dal massimo diD3q
in D eindipendente
da h.Prolunghiamo
oraf/Jh
e su tutto .Rmponendo:
osservando che si
può
facilmente verificare che suQ,,,,
si ha:Poichè allora ovviamente
99h(X)
EVI
si ha :Con il solito
ragionamento,
per la(6.17)
si ha subito che:Si ha
poi:
ora
mentre:
e il secondo membro tende a zero
perchè,
come abbiamogià
os-servato,
su coincide con, la quale
assume suogni
insiemeQ~(~)
con il valore e allora basta tener conto cheAq
è uniformemente continua su Q.In
conclusione, ponendo
in(6.18) h = h;fI)
epassando
allimite,
si ottiene:e