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Un Frammento di Bassorilievo Relativo al Culto di Mitra in Trentino

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Academic year: 2021

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HAL Id: hal-01590887

https://hal.archives-ouvertes.fr/hal-01590887

Preprint submitted on 20 Sep 2017

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Un Frammento di Bassorilievo Relativo al Culto di Mitra in Trentino

Amelia Carolina Sparavigna, Lidia Dastrù

To cite this version:

Amelia Carolina Sparavigna, Lidia Dastrù. Un Frammento di Bassorilievo Relativo al Culto di Mitra in Trentino. 2017. �hal-01590887�

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Un Frammento di Bassorilievo Relativo al Culto di Mitra in Trentino

Amelia Carolina Sparavigna1 e Lidia Dastrù2

1 Politecnico di Torino, Torino, Italy

2 Ricercatrice indipendente, Torino, Italy

Una ricerca tra i Google Books ci permette la discussione di un frammento di bassorilievo relativo al culto di Mitra, ritrovato in Trentino e conservato al Castello del Buonconsiglio di Trento.

Molte opere d’arte e manufatti dell’antichità sono andate perse nel corso dei secoli, distrutte dalla mano dell’uomo o dalla natura, o forse solo dimenticate e rimaste nascoste in qualche luogo ancora da scavare.

Altre opere, di cui troviamo traccia nella letteratura scientifica, sono oggigiorno probabilmente in collezioni museali o di privati e sono di difficile se non impossibile accesso. Gli articoli che le descrivono diventano quindi, in mancanza della possibilità di vedere direttamente le opere, un’importante fonte d’informazione sul passato. Molti di questi articoli sono ora digitalizzati e accessibili via web, in apposite biblioteche digitali come per esempio JSTOR. Un’altra fonte preziosa di informazioni è Google Libri (Google Books); con un numero sempre crescente di libri, antichi o in commercio, Google ci offre la possibilità di svariate ricerche nel testo delle loro versioni digitali. In questo articolo proponiamo proprio un esempio dell’importanza di avere a disposizione questi testi digitali. Con una ricerca in Google Books abbiamo infatti trovato un reperto molto interessante del culto del dio Mitra in Trentino.

Del culto romano del dio Mitra ne parlano eccellenti libri ed articoli tra cui quelli ai Riferimenti [1-7]. Diciamo solo che questo dio di origine orientale diventò, nell’impero romano del primo secolo della nostra era, l’oggetto di un culto che viene detto Mitraismo, basato sui Misteri di Mitra. Era infatti un culto di carattere esoterico che affondava le sue radici nei culti del mondo antico greco e medio-orientale. Come altri culti esoterici, la vera natura del culto era rivelata esclusivamente agli iniziati, con l’obbligo di mantenerne il segreto.

I dati a disposizione sul Mitraismo sono in parte forniti dalla letteratura latina e cristiana, che non era benevola nei confronti di questo culto, dalle epigrafi e dalle opere d’arte ad esso legate. Tra le opere d’arte abbiamo i gruppi scultorei e gli affreschi che riguardano la Tauroctonia ed il Banchetto rituale ed altre scene legate al mito di Mitra. Gli affreschi sono stati ritrovati nei Mitrei, luoghi di culto dove i seguaci di Mitra si ritrovavano per i loro riti. Come altri riti misterici, il culto aveva un carattere salvifico. Esso offriva all’adepto un mezzo di liberazione in risposta ai problemi esistenziali. Alla liberazione si perveniva attraverso i vari gradi dell’iniziazione.

Molti luoghi di culto del dio Mitra sono andati probabilmente distrutti o inglobati nelle chiese antiche o addirittura diventati vecchie cripte o cantine o parte delle fondamenta di edifici più moderni. I mitrei erano dei piccoli templi a pianta rettangolare, senza finestre, che dovevano rappresentare la grotta in cui era nato Mitra (anche delle cavità o caverne naturali furono adattate per il culto). In fondo al tempio si trovava la scena della Tauroctonia ed ai due lati correvano della panchine per gli adepti. Un esempio di mitreo, inglobato nei sotterranei di una chiesa è quello che si trova sotto la basilica di San Clemente a Roma. Molti altri mitrei si trovano ad Ostia. Forse il culto di Mitra è approdato proprio ad Ostia. Forgiato in Roma come culto misterico e seguendo le strade consolari romane, portato dai soldati dell’esercito e dai mercanti, ha raggiunto tutte le regioni dell’impero, ritornando in oriente, come dimostrato dal Mitreo di Dura-Europos in Siria [2].

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Forse si può credere che solo i centri maggiori e le grandi città dell’impero avessero dei mitrei. Non è così.

Essendo un culto molto popolare tra i soldati romani [8], troviamo i mitrei anche ai confini dell’impero, come per esempio quelli che sono stati rinvenuti presso alcuni forti del Vallo di Adriano [9,10]. Era però anche un culto molto popolare tra i mercanti ed i liberti, e quindi anche i centri che avevano sviluppato in certa misura il commercio o che erano nodi di una certa importanza sulle strade consolari romane avevano i loro mitrei.

Un esempio è Augusta Praetoria, la moderna Aosta, in felice posizione alla biforcazione della via per le Gallie, e che aveva almeno un mitreo [11].

Ma torniamo all’esempio di cui si parlava, l’esistenza del culto di Mitra in Trentino che possiamo evincere anche dalla letteratura che troviamo in Google Books. Troviamo il documento che ci interessa negli ANNALI DELL’INSTITUTO DI CORRISPONDENZA ARCHEOLOGICA, ANNO 1864. VOLUME 36, stampato a Roma dalla Tipografia Tiberina. Leggiamo insieme quanto riportato nel libro, dalla pagina 77, lasciato nell’Italiano del tempo e riportato in corsivo.

ISCRIZIONI DEL TRENTINO. Il sig. G. B. Zanella di Trento, colto raccoglitore delle antichità patrie, per cortese mediazione del sig. prof. Mommsen, ha comunicato al nostro Instituto un'erudita memoria intorno a varj monumenti epigrafici esistenti nella sua collezione, i quali, sebbene ora forse non siano più inediti, com'erano quando fu scritto il suddetto articolo, non sono peraltro venuti alla general cognizione de' dotti. (Seguono alcune iscrizioni). … È noto a tutti, quanto nell'epoca dell’impero fosse sparso per tutte le provincie romane il culto mitriaco, nè può recar maraviglia il rinvenirne le vestigie anche nelle regioni, di cui finora si è ragionato.

Nondimeno ci narra lo Zanella:

«Unico scoperto fin qui nel Trentino, se non vogliamo dir nostro quello tolto alla sorgente dell'Isargo, e trasportato in Innsbruck, del quale scrisse Giovanelli, è il frammento, ch'io possedo per dono fattomi avanti giorni dall'egregio sacerdote Gioele Simeoni. Fu tolto già da molti anni dai ruderi del Castello di Tuenno e barbaramente mutilato servi di davanzale a una finestruolla.

Dal disegno, che vi presento (tav. d'agg. F, 1 e 2), vedrete quanto preziosa cosa sia stata guastata dall' ignoranza. È una lastra di marmo greco alta due piedi, e 6 oncie, della grossezza di 5 oncie, scolpita a figure d'ambi le parti, talchè vi presenta le due faccie opposte lavorate. Offre la prima una figura virile di giovine aspetto sur una montagna.

Ha in testa il beretto frigio, ricoperto di veste stretta alle braccia, succinta alle reni, a gambe ignude, porge in alto la destra. Il triste martello, che rovinò il monumento, tolse per intero l'oggetto, che quel giovinetto stringeva e innalzava (forse era la fiaccola indizio del sole nascente), come tolse tutto il resto dell'azione nel campo di mezzo, e solo restò al sommo il grifo d'un cinghiale in corsa verso una palma, il quale ci ricorda i ludi, che s' indicevano nel natale del nuovo sole, e fra questi la caccia di un tal animale.

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Le due lettere, che sole appariscono, I M sono le iniziali del nume a cui fu posta questa pietra votiva: soli Invicto Mithrae.

La seconda faccia vi porge il finimento del campo reciso, sul piccolo avvanzo del quale crudelmente battuto non restò intatto, che lo stinco d'un uomo, e la sua posizione è tale, che ci lascia imaginare quella figura in azione di sforzo, nè io esiterei a credervi scolpito l'antro, nel quale si teneano le mitriache adunanze, e in cui si suoleva svenare un toro in sacrifizio a Mitra. Il finimento però resse intero alla ferocia di chi distrusse tutto il resto, e vi mostra la pietra nella sua lunghezza divisa in cinque piccoli scompartimenti con figure bastantemente conservate, e ognuno de' quali offre da sè un distinto soggetto.

È la prima una figura ignuda il petto e il braccio destro, coperta il resto fino ai piedi d'un paludamento, che le discende dalla spalla sinistra;

stringe una verga volta inverso al terreno. Siede la seconda, in egual foggia rivestita ed atteggiata coll' indice verga volta, pare, ad un rivo, che le scorre da presso. Nella terza divisione è il gruppo formato d'un giovinetto armato di folgore, cui scaglia contro un mostro marino, del quale afferra il capo umano colla sinistra avviticchiata da una lunga coda della parte posteriore del mostro, il quale termina in doppio serpente, quale immaginarono gli antichi i Giganti. Il quarto ci offre un giovine col capo raggiante, che nella sinistra tiene un flagello, e colla destra amichevolmente la mano a una donna. Nell'ultimo un uomo genuflesso solleva inverso il cielo la mano in atto di offerire un frutto».

Questo è quanto troviamo negli Annali. Le figure che troviamo sulle due facce di quello che rimane di questo marmo antico sono molto interessanti. Troviamo Cautes, con la fiaccola levata verso l’alto. C’è la scena che rappresenta il dio Sol che stringe la mano a Mitra (quella rappresentata non è una donna ma proprio il dio Mitra). In particolare, dall’alto verso il basso troviamo: un dio che fa scaturire l’acqua da una roccia, Saturno sdraiato, Giove che lotta contro un Gigante, Mitra che stringe la mano al Sole, un giovane che offre un frutto (o forse Atlante che regge il globo terrestre [12]). E’ anche interessante la figura del cinghiale ed il riferimento al natale del sole e ai ludi che si svolgevano nell’occasione, con una caccia al cinghiale, che appare però più congeniale ad un rituale Celtico che ad uno Romano od orientale.

Come detto in [12], il reperto ora discusso si trova presso il Museo Provinciale d'Arte di Trento al Castello del Buonconsiglio. Il marmo bianco è di provenienza greca, forse da Naxos, secondo le analisi eseguite da L.

Lazzarini e M. Pecoraro, per conto del Servizio Beni Culturali di Trento [12]. Sulla parte posteriore della tauroctonia, il Rif.12 ci dice che “dall'alto in basso, sono raffigurati un cipresso, verso il quale si dirige in corsa un cinghiale, di cui sopravvivono la testa e le zampe anteriori e sotto il quale è incisa l'iscrizione; Cautes con la torcia sollevata, ai cui piedi si intravedono le corna di un toro; un rettile di grosse dimensioni, avvoltolato, con testa verso una roccia, dalla quale fuoriescono rivoli d'acqua, indicati da tratti ondulati paralleli”. Questo marmo, si dice in [12], è della collezione di mons. G.B. Zanella che passò al museo di Trento ove è conservata. La stessa referenza ci suggerisce sul culto di Mitra nel Trentino i lavori [13-15]. In generale, per il Trentino Romano si veda anche [16]. Aggiungiamo, sulla Naunia, terra degli Anauni, il Rif.17, menzionato da Cumont in [18].

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Come leggiamo negli Annali, il frammento di marmo proveniva dai ruderi del castello di Tuenno. Il Rif.19 ci aiuta a conoscere la storia di questo posto. “La comunità di Tuenno viene annoverata tra le più antiche della Valle di Non, troviamo infatti cenni della sua presenza già durante il periodo retico e la sua popolazione è commista con i romani ben prima del 46 d.C.”. Il paese si trovava alla confluenza di vari itinerari tra cui la via Traversara, “che dal passo Palade costeggiando la sponda destra del torrente Novella giungeva a Cles per toccare Mechel e scendere a Tuenno”. Verso il 1100 d.C. i Signori di Tuenno costruirono un castello a guardia della via Traversara. “La comunità di Tuenno ne subì ovviamente la sovranità con l'aggravio del sostentamento e di ogni manutenzione: libera comunque di convivere nel proprio paese nella norma di una sua tradizione civica conformatasi nei secoli ed adeguatasi alla saggezza del diritto romano.” Un’altra via, quella di Menavilla portava invece a Rallo in direzione del "Pons Altus" costruito dalla ingegneria romana “nel profondo dello spaccato roccioso sul torrente Noce” [19].

Questo è quanto ricaviamo dal web sulla storia di Tuenno. Non è detto però che il frammento di marmo fosse proprio proveniente dal pagus locale. Questo luogo è vicino a Cles, che in epoca romana era un emporium, vale a dire il più importante centro commerciale delle valli di Non e di Sole. Era quindi un posto che poteva ben ospitare anche un mitreo. A Cles la gente arrivava per affari, commerci e per il culto delle divinità pagane [20,21]. In località Campi Neri, sono stati rinvenuti numerosi frammenti con dedica a Saturno; probabilmente vi si trovava un tempio dedicato al culto del dio, particolarmente venerato in Val di Non e in particolare nel Nord-Est dell’Italia [21]. Dopo l'anno 400 d.C., si ebbe la conversione in massa al cristianesimo, e Cles diventò un centro del culto cristiano e vennero abbattuti i monumenti dei culti precedenti. Forse il frammento di marmo proviene proprio dall’area di Cles. I marmi dei monumenti antichi potevano infatti essere usati per la decorazione di nuovi edifici e castelli.

Commentiamo ancora un riferimento che troviamo nel testo degli Annali. Il professor Mommsen è Christian Matthias Theodor Mommsen (1817 – 1903), storico, giurista ed epigrafista tedesco. Ritenuto il più grande classicista del XIX secolo, i suoi libri sulla storia romana fino al tempo di Giulio Cesare sono di importanza fondamentale per gli studi su Roma. Di Giovanni Battista Zanella, a cui è dedicata una via a Trento, qualcosa ci dice il Rif.22, che ce lo mostra convinto patriota.

In conclusione, abbiamo visto che tramite una ricerca negli archivi elettronici liberi possiamo venire a conoscenza di frammenti del passato che non sono immediatamente visibili o raggiungibili. Nel caso discusso, abbiamo la fortuna di sapere che il reperto non è andato perso e anche dove esso è conservato. E questo lo dobbiamo a Monsignor Zanella che ha donato la sua collezione al Museo di Trento.

References

[1] Beck, R. (2006). The religion of the Mithras cult in the Roman Empire: Mysteries of the unconquered sun.

Oxford University Press.

[2] Beck, R. (1984). Mithraism Since Franz Cumont. Aufstieg und Niedergang der römischen Welt II.17.4, 2002-2115.

[3] Vermaseren, M. J. (1963). Mithras, the secret god. Barnes & Noble.

[4] Clauss, M. (2001). The Roman cult of Mithras: the god and his mysteries. Taylor & Francis.

[5] Ezquerra, J. A. (2008). Romanising oriental Gods: myth, salvation, and ethics in the cults of Cybele, Isis, and Mithras (Vol. 165). Brill.

[6] Ulansey, D. (2001). I misteri di Mitra. Ed. Mediterraneo, Roma.

[7] Cumont, F. (1913). Le religioni orientali nel paganesimo romano, Laterza, Bari.

[8] Parker, P. (2010). The Empire Stops Here: A Journey along the Frontiers of the Roman World, Philip Parker, Random House

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[9] Sparavigna, A. (2017). The orientation of the Mithraeum at the Vindobala Roman Fort (Rudchester Mithraeum). PHILICA Article number 1109.

[10] Sparavigna, A. (2017). The winter solstice and the Mithraeum at Brocolitia, Carrawburgh. PHILICA Article number 1049.

[11] Sparavigna, A. C., & Dastrù, L. (2017). Il Mitreo di Augusta Praetoria (Aosta). 2017. <hal-01588719>

[12] Buonopane, A. (1990). Regio X - Venetia et Histria, Tridentum; Roman inscriptions from Tridentum and the Anauni valley - Tridentum; Ananuni, in Supplementa Italica, n.s., 6, pp. 111-228.

[13] Degrassi, A. (1940). I culti romani della Venezia Tridentina. A Spese della R. Deputazione.

[14] Ianovitz, O. (1972). Il culto solare nella X regio (Vol. 2). Cisalpino-Goliardica.

[15] Buchi, E. (1980). Nuove testimonianze degli Anauni. Temi.

[16] Buonopane, A. (2000). Società, economia, religione, in Il Trentino in età romana, Bologna, pp. 133-240.

[17] Campi, L. (1909). Il culto de Mitra nella Naunia, Archivio Trentino XXIV.

[18] Cumont, F. V. M. (1911). Die Mysterien des Mithra: ein Beitrag zur Religionsgeschichte der römischen Kaiserzeit. BG Teubner.

[19] Comune di Tuenno. Storia. Available at the web page http://www,comune.tuenno.tn.it/ default.asp?

modulo=pages&idpage=12&titp=Storia

[20] Zerbini, L. (1997). Demografia, popolamento e società del Municipium di Trento in età romana. Ann.

Mus. civ. Rovereto Sez.: Arch., St., Sc. nat. Vol. 13, 25-90.

[21] http://www.archeotrentino.it/area-archeologica-campi-neri-di-cles/

[22] http://personaggitrentini.altervista.org/biog.php?id=79

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