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Frontiere orientate di curvatura media assegnata in <span class="mathjax-formula">$L^P$</span>

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Texte intégral

(1)

R ENDICONTI

del

S EMINARIO M ATEMATICO

della

U NIVERSITÀ DI P ADOVA

U MBERTO M ASSARI

Frontiere orientate di curvatura media assegnata in L

P

Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 53 (1975), p. 37-52

<http://www.numdam.org/item?id=RSMUP_1975__53__37_0>

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(2)

assegnata

UMBERTO MASSARI

(*)

In

[3]

si è

provato che,

se un insieme di

perimetro

localmente finito E ha frontiera di curvatura media

assegnata A(x)

in un

aperto S2

di

cioè se, per

ogni compatto

.K contenuto in

Q,

E minimizza il funzionale :

nella classe

degli

insiemi di

perimetro

localmente finito F che fuori di .K sono

uguali ad E,

allora la frontiera ridotta di E in Q: S~

è una varietà

(n - 1)-dimenxionale

di classe per un

opportuno oc: O oc 1, nell’ potesí

che la curvatura

A(x)

sia limitata in Q.

Il metodo

seguito

per la dimostrazione di

questo

risultato

può

essere

applicato

anche nel caso in cui la curvatura

A(x)

sia in

con p &#x3E; n,

ipotesi

che sembra

più

naturale per

questo tipo

di

problema.

In

questa nota,

ho riscritto alcuni dei lemmi di

[3]

nel caso di curva-

tura in Con l’aiuto di tali

lemmi,

in sostituzione di

quelli

con-

tenuti nei

paragrafi

2 e 3 di

[3],

y si

proverà

che è una va-

rietà

(n -1 )-dimensionale regolare

e che la misura di Hausdorff s-di- mensionale dell’insieme

degli

eventuali

punti singolari

è zero per 8 E

R,

s&#x3E; n-8.

Ringrazio

Mario Miranda con il

quale

ho discusso i risultati di

questo

lavoro.

(*)

Indirizzo dell’A.: Istituto Matematico, Università

degli Studi,

via Savonarola

9,

44100 Ferrara.

(3)

I. Cominciamo col provare che

valgono maggiorazioni analoghe

a

quelle

contenute nel

paragrafo

2 di

[3].

Per la notazioni si rimanda

a

[3]

e ai lavori di De

Giorgi [2]

e Miranda

[5].

LEMMA 1.1. Sia E un insieme che minimizza il

funzionale 3A(F)

su di un

acperio

Q di

Rn,

n&#x3E; 2 e sia

A(x)

E

p ~ 1;

se XEQ e

0 ~O

dist(x, aSZ),

allora

valgono

le relazioni :

DIMOSTRAZIONE. Indico con

Eo

un insieme

uguale

ad E fuori di

2,(x)

e che minimizza il funzionale dell’area su

Be(x).

Confrontando tale insieme con

E, ottengo:

e

Da

queste

relazioni si

ottengono

subito le

(1.1)

e

(1.2),

ricordando

che per 1’ insieme

Ee

vale la

maggiorazione:

LEMMA 1. ~ . Sia E un insieme che minimizza il

funzionale JA(F)

su di un

aperto

Q di

Rn,

n &#x3E; 2 e sia

A(x)

E p &#x3E; n; se x E Q e se

0 (21 (22 dist

(x, ó,~),

allora:

dove:

(4)

DIMOSTRAZIONE. Dalla relazione

(1.2),

ho:

dalla

quale, ragionando

come nella prova del Lemma 2.2 di

[3],

si

ottiene la

(1.6).

LEMMA 1.3. Sia E un insieme che minimizza il

funzionale 3A(F)

su di u~Z

aperto

,S~ di

.Rn,

n ~ 2 e sia

A(x)

E p &#x3E; n; se x E 3E r1 2

e se 0 e

dist(x, 2.Q),

dove

e (n, p) è

data da

(1.7).

DIMOSTRAZIONE. Se

(1.9)

si ottiene immediatamente da

(1.6)

scritta per 0 ~1 9, facendo tendere ~1 a zero. Altrimenti si sfrutta la densità di 0* E in 8E e

quindi

se 0 C ~

(2,

indicato con y un

punto

di 0* E tale che

ottengo:

E

questa relazione,

data l’arbitrarietà di ê, mi assicura la validità di

(l. 9).

LEMMA 1.4. Sia E un insieme che minimizza il

funzionale 3A(F)

su di un

aperto

Q di

.Rn,

n ~ 2 e n; sexeq e se

0 C ~O1 (22 dist

(x, 3Q),

allora :

(5)

dove:

DIMOSTRAZIONE. Comincio coll’osservare che il

primo

membro

di

(1.11)

si

può maggiorare

col

primo

membro della

(2.4)

di

[3]. Questo

è

immediato, qualora

si

tenga

conto della relazione:

Basta provare

dunque,

che il secondo membro della

(2.4)

di

[3],

si

maggiora

col secondo membro della

(1.11).

Usando la

(2.20)

di

[3]

e la

(1.1), ottengo:

Da

questa

e dalla

(1.8)

si ha la

maggiorazione

richiesta.

Usando le

maggiorazioni precedenti,

si provano ora alcuni Lemmi fondamentali per la

regolarità.

Di essi darò solo

l’enunciato,

in

quanto

le dimostrazioni sono simili a

quelle

contenute nel

paragrafo

3 di

[3].

LEMMA 1.5. Per

ogni

numero naturale n,

n 2 ;

per

ogni

numero

reale p, p &#x3E; n e per

ogni

costante

positiva A,

esistono un numero

posi-

=

ó (n,

p,

A)

ed una

f unzione

reale

~, (E )

-

definita

in

(O, 5)

ed

in f initesima

nello

zero, tali

che : se E minimizza il

funzionale

su di un

aperto Q

di

Rn,

se

Bl

c

Q, IIA Il

e se

allora, posto :

(6)

risulta:

OSSERVAZIONE. In

questo

caso risulta:

dove

e

LEMJBIA 1.6. Sia una successione di insiemi di n &#x3E; 2 con le

proprietà seguenti:

a) Eh

minimizza il

f unzionale

su di un

aperto Qh

conte-

nente la

s f era B1

e per

ogni h E N,

p &#x3E; n ;

b) valgono

le due relazioni :

con Eh successione di numeri reali

positivi

tali che:

Allora,

per

ogni

numero a : 0 C oc

1,

esiste un insieme

contenuto

in

( 0, 1 )

di misura lineare

nulla,

tale che se t E

( 0, 1 )

-

Na

è

possibile

(7)

trovare una successione di insiemi

Lh veri f ieanti

le

proprietà :

per

ogni

h E

N,

la

f unzione

della x :

è continua su

2L,

r1

B

t e vale la relazione:

2. Per

brevità,

dato un insieme di

perimetro

localmente finito E

e un borel-limitato B di indico con:

Vale il

seguente

lemma:

LEMMA 2.1

(De Giorgi).

Per

ogni

intero

n~ 2,

per

ogni

numero

reale p &#x3E; n, per

ogni

costante

positivac

A e per

ogni

a : 0 a

1,

esiste

una costante a =

a(n,

p,

A, a) positiva

tale che : se E minimizza il

jun-

zionale

3A(F)

su di un

aperto

il di Rn e se per x E il e 0 é dist

(x, 2D),

valgono

le relazioni :

(8)

Allora:

DIMOSTRAZIONE.

Ragiono

per assurdo e suppongo che esistano

un numero A &#x3E; 0 e un numero « : 0

« 1 ,

per i

quali

non esista la costante a =

a(n,

p,

A, a).

Allora sarà pos- sibile fissare una

successione e,

con

e, in

corrispondenza

ad essa, una successione di insiemi

Eh ,

di

aperti

di sfere

B~h(x,~)

e una successione di funzioni

Ah(x)

tali che

Eh

minimizza il funzionale su 1 c

Qh

e

mentre:

Considero ora in Rn una traslazione che

porti

x,

nell’origine

e una rota-

zione che

porti

il vettore

f DqJEh

nella rirezione dell’asse oen. Indico

con T~ la

composta

di

queste

due

applicazioni.

Considero alfine una

omotetia di

rapporto eh

e indico con

F

il trasformato di F mediante le tre

operazioni,

cioè:

Allora

valgono

le relazioni:

dove B è un borel-limitato di

.~~, .

(9)

Da

queste

relazioni si vede subito che l’insieme

~h

minimizza il funzionale

sull’aperto Qh,

dove:

Da

(2.5)

e

(2.7)

ricordando

(2.8)

e

(2.9), ottengo:

Ora dalla

(2.11 ),

tenendo

presente

che

Bl

c

Q¡¿

per

ogni h

e

N,

si ha che:

e

quindi

dalla

(1.2)

e dalle

ipotesi (2.5)

e

(2.6),

possono scrivere:

e allora :

Ne deriva che la successione

Eh

verifica le

ipotesi

del Lemma

1.6; qui

ne

applichiamo

i risultati dove y : O

y 1,

è una costante

che sarà scelta in modo

opportuno

in

seguito,

e con

t E ( o, 1 ) - N~

tale che sia ancora: Alla successione

.Lh

cos ottenuta mediante il Lemma

1.6,

9 si

può applicare

il Teorema 4.4 di

[5]

e

quindi ottengo,

ricordando anche la

(1.24):

Quindi

dalla

(2.13)

e dal fatto che deve essere :

e

questa

relazione è falsa se io

scelgo y

tale che:

(per esempio y = (4np

+

p - n)/(4p(n

+

1)~~.

Questa

contraddizione mi assicura la validità del Lemma.

(10)

OSSERVAZIONE. Il Lemma di De

Giorgi

si

può applicare ripetu- tamente ;

cioè se tutte le

ipotesi

sono

verificate,

da

si ricava:

Ora osservo che e che:

e

quindi

il Lemma si

può applicare

ancora,

ottengo:

e ancora e:

Dopo h passi,

si ottiene la relazione:

LEMMA 2.2. Sia E un insieme che minimizza il

f unzionate 3,(F)

su di un

aperto

Q di

Rn,

n &#x3E; 2.

Se per

p &#x3E; n, dist

(x,

0 a 1 e A &#x3E;

0, valgono

le relazioni:

e

allora x E ó’~ E r1 Q e, se pongo :

(11)

si ha la

maggiorazione,

per 0 t ~O .

DIMOSTRAZIONE.

Osservo, prima

di

tutto,

che posso supporre:

dove

c(n, p)

è data dalla

(1.7),

Infatti se cos non

fosse, scelgo

h E N

tale che verifichi

(2.25).

Per il Lemma

2.1,

risulta:

Quindi

e1 verifica tutte le

ipotesi

fatte su ~O e, in

più,

per esso vale

(2.25).

Per provare il

Lemma,

devo verificare che esista il lim

vt(x)

=

v(x)

i_o+

e

I == 1.

Comincio col dimostrare che la successione

veah(x)

è una

successione di

Cauchy. Infatti,

ricordando la

(4.23)

di

[3],

si ha:

Ora da

(1.9)

e

(2.25) :

e

quindi,

ricordando

(2.26)

e

(2.20):

(12)

Indicato con

v(x)

= lim da

(2.28)

si ottiene per 7 - 00:

h- -

Si verifica facilmente che

~v(x) ~ = 1,

infatti:

e da

(2.20), (1.9), (2.2~) :

Allora:

e dalla

(4.23)

di

[3]:

quindi,

ricordando

(2.29):

E infine da

(2.32):

e

questo

conclude la dimostrazione del Lemma.

(13)

Dai due Lemmi

precedenti,

seguono i risultati di

regolarità

annun-

ciati. In

particolare

vale il:

TEOREMA 2.1. Sia E un insieme che minimizza il

funzionale 3,(F)

su di un

aperto

Q di 1~:&#x3E;2. Se per x E óE r1

Q,

0 ~O dist

(x,

0 ot

1,

p &#x3E; n, A &#x3E;

0, valgono

le relazioni :

allora esiste un numero

positivo ó

tale che:

e inoltre 2E r1

Bó(x)

è una

ipersuperficie regolare

di classe con Y =

DIMOSTRAZIONE. Indico con ó’ _

oc)

dove k è un intero po- sitivo che sarà determinato in

seguito.

Se ora y E 3E r1

Bó,(x)

ho che:

Quindi,

per il Lemma 2.1 e la monotonia della funzione T

rispetto

alla

inclusione

insiemistica, ottengo:

qualora

si abbia:

Ora da

(2.39)

e

(2.40)

si ha che il

punto

y verifica le

ipotesi

del

Lemma 2.2 con

pa k+l

e

quindi

y E a* .E r1 Se ne deduce

che 3E r1

Bô,(x)

= 2* E r1

B,5, (x).

Siano ora y, z E

B(j/(x)

e

h,

m E

N,

si ha :

(14)

Ragionando

come nella dimostrazione del Lemma

2.2,

usando la

(2.40)

in

luogo

della

(2.36),

si ottiene per

~~ ~ 1~ -~-- 1:

Per

maggiorare

il termine -

VQXh+-(Z) 1

, suppongo che: C

c cioè che :

e uso la

(4.23)

di

[3]. Supposta

valida la

(2.2 5),

per +

1, ottengo:

Ora rrz sia fissato in modo

che,

per

ogni h, valga:

cioè m &#x3E;

(lg (1- ~X) )flg

a

(e quindi dipende

solo da

~X). Allora, posto:

ottengo che,

se

y, ZEB6(x)

e

y ~ z,

esiste

h~ 1~ -~- 1,

tale che:

e

quindi

da

(2.41), (2.42), (2.43), (2.45)

e

(2.48),

si ha:

Per il Teorema 5.8 di

[4],

si

può

concludere allora che 8E r1

B6(x)

é

una

ipersuperficie

di classe

(15)

Se E minimizza il funzionale su di un

aperto

~2 di

.Rn,

n ~ 2

con p &#x3E; n, allora tutti i

punti

di verificano

le

ipotesi

del Teorema 2.1. Ne deriva che 8*E r1 Q è una varietà

(n -1 )-

dimensionale di classe

C1’p-»4p.

3.

È

noto che esistono insiemi che minimizzano un funzionale del

tipo

su tutto e che

presentano

sulla frontiera dei

punti singoli (vedi [1]). Questo però

non

può

verificarsi se la dimensione n è

piccola.

Cioè vale il:

TEOREMA 3.1. Sia E un insieme che rninimizza il

funzionale

su di un

aperto

Q di

Rn,

n ~ 2 e sia p &#x3E; n. Se

n c 7,

aE r1 S2 è una

ipersuperficie di

classe con y =

( p - n)/4p.

DrMOSTBAZiONE.

Suppongo

che esista un

punto singolare

x in

A meno di operare una

traslazione,

posso supporre x = 0.

Allora se pongo : d = dist

( 0,

e A = per il Teorema 2 .1

se OCocC1 e

deve essere:

Se ora è una successione di numeri

positivi,

verificanti

(3.1),

tale che:

lim 2, - 0, posto

si ottiene una successione di insiemi che minimizzano il funzionale su

Qh

=

{x

E

R’~,

QhX E

S~~

dove

Ah(X) - 9hA(QhX).

Tenendo

presente che,

per t &#x3E;

0,

se

d/2, valgono

le relazioni:

e

ragionando

come nella dimostrazione del Teorema 5.1 di

[3],

si ha

che,

dalla successione

Eh, può

estrarsi una sottosuccessione che con-

verge in cono M di frontiera orientata di misura minima in Dalla

(3.2),

si ottiene che 0 e 8M- 8*M. L’esistenza di tale

cono per

n 7,

contrasta con un risultato di

Simons [6].

(16)

Nel caso di dimensione n

qualunque,

comincio col provare il se-

guente

Lemma :

LEMMA 3.1. Sia

E,~

una successione di insiemi minimizzacnti il zionale su di un

aperto

Q di

Rn,

n&#x3E; 2 e sia E P &#x3E; n;

suppongo che:

e

che,

per

ogni compatto

K c il esista una costante

y(K),

tale che:

Allora,

per

ogni compatto

K di Q:

DIMOSTRAZIONE. Sia V un

aperto

contenente

(2E - 2* E)

r1

K,

se esiste

hv tale,

per

ogni h &#x3E; hv,

V contiene al- lora

(3.8)

è

provata.

Se un tale indice non

esistesse,

si

potrebbe

tro-

vare una sottosuccessione di

E~

e una successione di

punti xh

con

Posto d = dist

(K,3Q), dixt(x, K) d /2)

e

A===y(Kd/2),

da

(3. 9 ),

se 0 oc 1 e 0 s

min{d/2, a(n,

p,

A, a)2~~~p-n~~,

si ha :

D’altra

parte,

da

(3.~),

si ottiene

che,

per

quasi

tutti

gli

r: 0 r

d/2:

Infine,

se 0 s r

min(dj2 ,

e se h è sufficientemente

grande,

si ha: c

Br(x)

e

quindi,

da

(3.10)

e

(3.11 ),

per

quasi

tutti tali r :

(17)

Data l’arbitrarietà di s : si conclude

che,

per

quasi

tutti

gli

r : 0 r min

{dj2, a2-,/(,, - 1)} :

Quindi

x E

( aE - 2* E)

n

(.K - Tr)

e

questo

contrasta con

l’ipotesi

che

(aE- a*E) n _K c

V.

Ragionando

come in

[3],

siamo ora in

grado

di provare il:

TEOREMA 3.2. Sia E un insieme che minimizza il

fnzionale 3A(F)

su di un

aperto

Q di

Rn,

n &#x3E; 8 e sia

A(x)

E p &#x3E; n. Allora esiste

un

aperto

W c Q tale che 2E n W è una varietà

(n - 1)-dimensionale

di classe

C1,y,

y =

(p - n)/4p,

ò* E n lV e

HS(S~ - W) =

0 per

ogni s E R,

s &#x3E; n - 8.

BIBLIOGRAFIA

[1] E. BOMBIERI - E. DE GIORGI - E. GIUSTI, Minimal cones and Bernstein

problem,

Inv. Math. (1969).

[2]

E. DE GIORGI, Frontiere orientate di misura minima, Sem. Mat. Sc. Norm.

Sup.

Pisa (1960-61).

[3] U. MASSARI, Esistenza e

regolarità

delle

ipersuperfici

di curvatura media assegnata in Rn

(in

corso di stampa in Archive

R.M.A.).

[4] M. MIRANDA, Distribuzioni aventi derivate misure ed insiemi di

perimetro

localmente

finito,

Ann. Sc. Norm.

Sup.

Pisa (1964).

[5] M. MIRANDA, Sul minimo

dell’integrale

del

gradiente

di una

funzione,

Ann.

Sc. Norm.

Sup.

Pisa (1965).

[6] J. SIMONS, Minimal varieties in Riemannian

manifold,

Ann. of Math.

(1968).

Manoscritto pervenuto in redazione il 3

maggio

1974.

Références

Documents relatifs

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