R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
A TTILIO P ALATINI
Concetto di vettore generalizzato prodotto interno, prodotto esterno, divergenza e rotore. Teoremi generali della divergenza, del rotore e di Stockes
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 4 (1933), p. 122-139
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PRODOTTO INTERNO, PRODOTTO ESTERNO, DIVER-
GENZA E ROTORE. TEOREMI GENERALI DELLA DI-
VERGENZA, DEL ROTORE E DI STOCKES.
di ATTILIO PALATINI a
Lo scopo del
presente
lavoro èquello
di introdurre o pre-cisare,
in una varietà di natura e dimensioniqualunque,
i con-cetti : di vettore
generalizzato, prodotto interno, prodotto esterno, divergenza
e rotore e di estendere incorrispondenza
i teoremidella
divergenza
e del rotore e il teorema di Stockes.Alcune estensioni del concetto di vettore sono state
già fatte, specie
con iplurivettori : anzi,
aquesto proposito
ricordo alcuni recenti lavori di 3i, hlàsARixi( 1),
che istituisce in unSn ,
coni metodi delle
omografie
vettoriali, un calcoloplurivettoriale,
ilquale può
farsirientrare-
come casoparticolare,
inquello
da meora istituito..
, 1.
Vettoregeneralizzato. -
Sia data una varietàVn
ca-ratterizzata,
nelle variabilixl, x2,
... , x", dalquadrato
dell’ eie-mento lineare
(2)
(l) M. MANARINI, Sul calcolo plurivettoriale negli spaxi S’" e applica-
xioni alla mecczitica dei sistemi rigid i, FAnnali di Matematica, Serie Iv,
Tomo XII, 1933, pp. 75-115]; Rota;tionale di un Zettore negli spazi 8,,, [Rend. R. Acc. dei Lincei, Serie VI, Voi. XVII, 1933, pp. ’~06-712] ; Sulla divergen2a dei pli4 -i,-ettori negli spctxi rS’n , [ibidem, 799-S03].
(’’) Tralabcio di scrivere il simbolo di sommatoria in accordo all’ uso
ormai corrente.
il discriminante di
questa
forma saràindicato,
alsolito,
con a.Chiamerò
generalizzato
o di ordine ~n o sem-plicemente vettore, ogni
tensore emisimmetrico di ordine in, asso-ciato al s della varietà
V n.
Tale ente saràrappresentato
conuna lettera in
grassetto
munita di unesponente
che ne indichil’ordine,
come ad es. Ym. Un vettore sarà indifferentemente ca-ratterizzato ,
dalle suecomponenti
covariantiYil 2~ ...
in¡ o contro- variantiY21 Z~ ~ ~ ~
naturalmente farò uso delle une o delle altrea seconda del
bisogno
o della convenienza. Come casi limiti si ha : per ~n = 1 il vettore(di
1°ordine)
nel sensoordinario ;
per m=0 uninvariante,
cheperò
diremo anche vettore di ordine zero.ln
ogni
varietà ad n dimensioni vi è sempre un vettore di ordine n e cioè il vettore e" le cuicomponenti
covarianti... i.
sono nulle
ogniqualvolta
anche due soli indici coincidono e, quan- do tuttigli
indici sonodistinti,
sonoeguali
a-f - la
secondochèla
permutazione ii i2 ... in
è di classepari
odispari rispetto
alla
permutazione
fondamentale 1 2 ... ~a.In una
V. ogni
i vettore di ordine ?i nonpuò
differire dal vettore e" se non per un fattoremoltiplicativo
invariante. Non esistono vettori di ordinemaggiore
di n.2. Prodotto interno. Moduto di un vettore. - Siano dati due vettori Ym e XP di ordini iii
rispettivamente
esia,
per fissare le
idee, nl à p.
Chiameròprodotto
interno dei duevettori e lo indicherò con
Y- X
X~’ il vettore di ordine m - p djcomponenti
Il
prodotto
interno di due vettori non èdunque
che unaparticolare operazione
dicon1posizione
di duetenso i,
in cui si ,,attirano tuttigli
iudicipossibili.
Se j~~ = y il
prodotto
iutermo e un in%.ariante : inpartico-
se rrs
-= p = 1
questoprodotto
si riduce all’ordinaria pro- dotta scalare di due vettori.Il
prodotto
interno conservasignificato.
anchequando
unodei due vettori
(o
tutti edue)
è di ordine zero, riducendosi in tal caso alprodotto
di un numero per un vettore.Le
proprietà
delprodotto
interno sonoquelle
delprodotto
ordinario : in
particolare
esso è invertibile.Chiamerò modulo di un vettore la radice
quadrata
del pro- dotto interno del vettore per sè stesso :quindi
formula che
generalizza quella
secondo laquale
ilquadrato
delmodulo di un vettore è la somma dei
quadrati
delle sue com-ponenti.
Quando
il modulo risultaeguale
ad 1 diremo che il vet- tore è unitario.Il vettore ef~
è,
adesempio, unitario, perchè
è noto cheQuesta
formula non è che un casoparticolare
dialtra,
chequi
cito
perchè
ne farò uso inseguito,
Il tensore a è il cosidetto simbolo di KRONECKER: le sue compo- nenti sono tutte nulle eccetto
quelle
in cui le duepermutazioni
r, r.... ... sm sono formate con
gli
stessiindici,
maquesti
sono tutti distinti tra loro: inquesto
caso il simbolo havalore
+
1 secondochè una delle duepermutazioni
ha classepari
o
dispari rispetto
alla seconda.3. Vettore
supplementare. -
Chiamerò vettoresupple-
mentare di un vettore Y"t il
prodotto
scalare di yn per il vettore0. Si converrà di
rappresentarlo
con la medesima lettera sopra- lineata eperciò, poichè
il suo ordineè n - m,
si avràe con riferimento alle
componenti (3)
È
facile osservare, facendo unsemplice calcolo,
che il mo-dulo del
supplementare
coincide col modulo del vettoreprimitivo : quindi,
inparticolare,
se ilprimo
èunitario,
lo è anche il se-condo.
Come caso limite si trova che il
supplementare
del vettoree* è 1 e che il
supplementare
di un vettore di ordine zero 9 è ilvettore f S..
Se si calcola il
supplementare
delsupplementare
si trovafacilmente la formula
cioè il
supplementare
delsupplementare
di un vettore coincidecol vettore
primitivo,
cambiato o no di segno secondochè èdispari
opari.
4. Prodotto esterno. - Chiamo
prodotto
esterno di due vet-tori e
Xp,
nell’ ordineindicato,
ilprodotto
interno del sup-plementare
delprimo
per il secondo: esso sarà indicato cony~~~
A XP, quindi,
perdefinizione,
(3)
I vettori che qui sono chiamati supplementari sono stati indicati colnome di coniugati dalla Sig.na M. PASTORI, Tensori emisimmetrici coniugati, [Rend. R. Acc. dei Lincei, Serie VI, Voi. XVI, 1932, pp. 216-229]; Pro- prietà dei tensori emisimmetrici coniugati
[ibidem,
pp. 311-316].a .
Supposto
lecomponenti
delprodotto
vettorialedei due vettori Ym e X-0 sono
Se si fa il
prodotto
di XP per si trovano per le compo- nenti leespressioni
Con scambi si
può
far in modo chegli
indici k, checompariscono
in s, seguanogli indici i, perciò,
essendo s untensore
emisimmetrico,
le(4)
differiscono dalle(3)
solo per il fattore(-
Ne concludiamo che ilprodotto
vettoriale di due vettori cambia di segno se tutti e due i vettori sono di ordinedispari,
rimane invece invariato se almeno uno dei due è diordine
pari.
,Se n = 3 ed m - ~ = 1 il
prodotto
ora definito coincidecon l’ ordinario
prodotto
vettoriale di due vettori(di
1°ordine).
In
generale
l’ordine di unprodotto
vettoriale è ~a -- m - ~,quiii(li
idipende
dalle dimensioni dellavnrietà ;
esso si riduce aduu numero se n = a
-- p,
che è lo zero se m e p sono am- beduedispari
(equindi
ciòpuò
avvenire solo nelle varietà didimensioni
pari).
Nell’ipotesi
che sia si possonosvolgere
consi-derazioni
analoghe.
5.
Divergenza. -
Si chiamadivergenza
di un vettore y"zdi ordine nz
[div
il vettore di ordine o, - 1 dicornponenti
dove
gli
indici che seguono la lineetta si riferiscono a deriva- zioni covarianti fatterispetto
alla forma(1).
Poichè
yi~...
i;n è un tensoreemisimmetrico,
si ha la for- mula notala
quale contiene,
come casoparticolare,
per m =1,
l’altranotissima
Non ha naturalmente
significato parlare
delladivergenza
di unvettore di ordine zero.
Se il vettore è di ordine n, esso, come abbiamo
già
rileva-to,
è deltipo dove 9
è un invariante: le suecomponenti
sono
quindi
e la
corrispondente divergenza
è6. Rotore. - Chiamerò rotore di un vettore Y’
[rot ym]
ladivergenza
del suosupplementare (4), quindi
con le notazioniadottate
Si
può
constatare facilmente che per n --- 3 ed ~m = 1 il ro- tore definito coincide col rotore di un vettore nel senso ordinario.Se 1n = n il
supplementare
di Y" è uninvariante, quindi
non ha
significato parlare
di rotore di un vettore di ordine ~a.(4) È stata già proposta dal CISOTTI una generalizzazione del concetto di rotore [U. CISOTTI, Sul rotore dei Rena. R. Acc. Lincei,
Serie VI, Vol. VIl, i928 pp 169-1 i ?j. ma tale estendono non sembra pre- starsi alla conseguente generalizzazione dei teoremi a cui si riferisce il ro-
tore. Vedi a questo proposito anche lo citate note della Si;.na PASTORI.
Ha invece
significato parlare
del rotore di un vettore di ordinezero p: le sue
componenti
sono date dalla(6).
Come
applicazione
delle definizioniposte
sipuò
osservareche vale la formula .
che
generalizza l’analoga
formula nota per ladivergenza
delprodotto
vettoriale di due vettori di 10ordine.
7. Vettori a
divergenza
nnlla. -Occupandomi
dei ten-sori emisimmetrici io ho dimostrato
(5)
unteorema,
che sipuò
ora enunciare cos : Oondizione necessaria e
sufficiente perchè
un vettore di ordine m abbia
divergenza
n2clta è che esso siala
divergenza
di un vettore arbitrario di ordine m+
1.Qnindi
se Ym è il vettore dato ed X-+’ un altro vettore
arbitrario,
le dueequazioni
sono conseguenza 1’ una dell’ altra.
Sia ora A ----1 il vetttore il cui
supplementare
è X’»+’: si haquindi
le(7)
possono essere sostituite dallecioè, ogni
vettore di ordine m adivergenza
nulla è il rotoredi un vettore arbitrario di ordine n - m 1 e
recip1.ocarnente.
Per n = 3 ed m = 1 e
quindi n m 1 = 1,
si hal’ ordinario noto teorema sui vettori
(di
10ordine)
adivergenza
nulla. -
Nelle
(7)
si deve escludere il caso m = n : in taleipotesi
(5)
A.. PALATINTY Sulla divergenxa dei tensori emisimmetrici e dei vet-tori, [Rend. R. Istituto Lombardo, Serie Il, Vol.
LXII,
1929, pp. 281-286].il vettore a
divergenza
nulla non è che il vettore e"moltiplicato
per una costante.
8. Vettori a rotore nullo. - Sia ora Yn’ un vettore a
rotore
nullo,
cioè siaSe y,,-m è il vettore
supplementare
diY’", questa equazione equivale
all’ altrala
quale,
per la(8),
trae con sèse A m-l è un vettore arbitrario di ordine m - 1. Passando alle
componenti
e tralasciando i fattori numerici che si possono con-globare
nelle funzioni arbitrarieA, quest’
ultimaequazione equi-
vale alla
Se si
moltiplica
internamente persi~
ZZ ~ ~ ~ k~ ...km,
per la(2)
si trovaNe concludiamo che le
(9)
e(10)
sono conseguenza 1’ unadell’ altra,
cioè che i vettori a rotore nullo sonoquelli
le cui ,compon.enti
sono date dalla(10)
erecipi-ocattietite.
Si osservi che il secondo membro della
(10)
sipuò
conside-rare come la somma del tensore
Ar,
r~ ... r",-~ / edegli
altriche si deducono da
questo
con unapermutazione
circolaredegli indici, presi
tutti col segno + se m èdispari,
consegni
alter-nati se m è
pari.
La
(10)
per m = 1 si riduce adove A è una funzione
arbitraria,
donde ilteorema
ben noto che se un vettore(di
10ordine)
è a rotorenullo,
esso è il gra- diente di una funzione.Il vettore
k
... ... u,1.1...
’.m-1 ’m appareperciò,
per un vet-tore di ordine
superiore
ad1,
come lageneralizzazioiie
del gra- diente e sipotrà
allora scrivere e dire che le dueequazioni
sono conseguenza l’una dell’ altra.
9. Teorema della
divergenza -
Sia S unaregione
della varietà
V~
limitata dallaipersuperficie
a e diciamo dSl’ elemento di volume e da l’elemento
ipersuperficiale
di a. SiaY"’ un vettore di ordine m e si consideri
l’integrale
della suadivergenza
esteso allareg-ione S,
cioè per la(5),
Poichè dS dx’ dx~ ...
dx",
il secondo membro si trasforma in unintegrale ipersuperficiale
conprocedimenti
noti anche nelcaso delle varietà
V~,
e si trova(6)
se si denotano con
x~
lecomponenti
covarianti di un vettoreunitario X
diretto secondo la normale esterna all’ipersuperficie
a.La formula
precedente
sipuò
scrivere anche sotto la forma(6) Naturalmente qui non si fa questione sul comportamento delle fun- zioni integrande : si suppone che tutto sia
regolare.
e costituisce un’ ovvia
generalizzazione
del noto teorema delladivergenza,
esteso alle varietà di natura e dimeusioniqualunque
e ai vettori di ordine pure
qualunque.
Se ~n = n il vettore div Y" ha le
componenti
date dalle(6), quindi
inquesto
caso si ha.
Tenendo conto delle sole
componenti
non nulle si vede su-bito che
questa
formulaequivale
all’ altrache costituisce il teorema
generalizzato
delgradiente:
tale teo-rema è
perciò
espresso sotto forma in varianti va dalla(12).
Dalla
(11)
sipuò
dedurre ilseguente
corollario. Sia ym unvettore a
divergenza
ilulla : si avrà3fa un vettore a
divergenza
nulla è ladivergenza
di un vettorearbitrario di ordine ua -~-
1, quindi
perogni
vettore arbitrario di ordinep >
1 si haAltri corollari si possouo trarre dalla
(11)
assumendo il vettore y~n comeprodotto
interno o esterno di due altri vettori. Mi limito ad accennare alpiù semplice.
Se si assumesi ha
quindi
per la(11),
E se X’" è a
divergenza
nullaossia per
ogni
vettore arbitrario diordine p > 1,
10.
1’teorema
del rotore. - Sia X’ un vettore di ordine 1)e si ponga
"
essendo,
alsolito,
ilsupplemeutare
di X" . Per le definizioniposte
si haNe segue che la
(11)
sipuò
servire sotto la formaQuesta
formula costituisce lageneralizzazione
del teoremadel rotore, il
quale quindi
non è che unaspetto particolare
delteorema
generalizzato
delladivergenza.
11. Caso n = 2. - In una varietà
V,
non si possono avere che vettori di ordine0, 1, 2, quindi
in unaV,
si possono averele sole formule
seguenti :
.nelle
quali S rappresenta
unaregione
diV= ,
a il suo contornoe x il vettore unitario normale a a
(ma appartenente
aV,).
Le formule
(13), (14) (15)
costituiscono per unaV~
i teo-remi del
gradiente,
delladivergenza
e del rotore. Teoremi del genere sono stati daqualche
anno stabiliti dalprof.
BUftGATTI(~),
ma le formule da lui
date,
pur riferendosi. ad una fanno in- tervenire elementi non intrinsechi allaV2 stessa, qual’ è
la nor-male alla
superficie.
Per
applicare
le(14)
e(15),
si consideri il vettore v le cuicomponenti
controvariantiv’,
v!rappresentano
le curvaturegeodetiche
delle linee xl =cost,
X2 = cost. Allora è noto che(’7) P. BuiaGATTI, I teo -e ni del gradiente, della rota-
sopra una superficie [Memorie della R. Acc. delle Scienze di Bologna,
Serie VII, Tomo iV, 1917, pp. 103-112].
.
se K è l’invariante di GAUSS. La
(14)
dàquindi
il teorema noto sulla curvaturaititegra
Invece
rappresenta quell’
invariante chiamato atiisotermia del sistema di linee xi =cost,
x2 =cost,
il cui annullarsiesprime
che talesistema è isotermo.
Per la
(15)
si haCome corollario da
qui
si deduce che se il sistema coordinato è isotermo12. Vettore normale ad u a immersa in una
F -
111 una
F
ad 1l dimensioni consideriamo unaF
ad in dimen- sioni detluitt1 dalleequazioni
11
quadrato
dell’ eleinento lineare diè, notoriamente,
dove
Come abbiamo usato in
queste
formule delle letteregreche
per denotare
degli
indici suscettibili di assumere i valori1, 2, ... ,
in, cos adotteremo costantementequesta
convenzione anche nelseguito,
cioèadopreremo
letteregreche
pergli
indicidi covarianza o controv arianza di elementi riferentisi alla
V," ..
Questa
convenzionepermetterà
di evitare confusioni : adesempio,
il sistema
si~ 1.2 ...
i’~ che finora abbiamoadoperato,
non sipotrà
confondere con il sistema
oc,n iil quale,
con riferimento alla(16),
consta di eleinenti nulli se alcune delle acoincidono,
men-tre se le x sono tutte distinte ha
gli
elementieguali
a+ (b
doveb è il determinante della
È
noto che le normali ad unaV~,
di unaV,.
formano unQuesto spazio
sipuò
ritenere caratterizzato dal vettore unitario di ordine ii - m dicomponenti
Questa
formulageneralizza quella
che dà lecomponenti
delvettore
(di
1°ardine)
normale adun’ ipersuperficie Ji_i
di unaVti.
eperciò chiamerò X.A-m norniale
allaTr m .
Assieme al vettore interessa considerare anche il suo
supplementare ~"t
dicomponenti
controvariantiche
appartiene
inogni punto alI’ 8,11 tapente
aVm.
13. Proiezione di un vettore
di 1~
suV"~ . -
Sia oradato un vettore Yl’ in di
conZponenti
controvarianti ... (Xl> : le suecomponenti
inYn
sonocome si ricava tosto dalla definizione di controvarianza.
Se invece Yp è un vettore definito in
Yn
con le sue com-ponenti
covarianti.., zp ,
il vettore Xp le cuicomponenti
inYm
sonosarà chiamato il vettore
p -oiezioi e
di YP su Laragione
del *nome
proviene
daciò,
che la(19)
non è che lageneralizzazione
della formula che dà la
proiezione
di un vettore ordinario di8,1
sopra una
YZ .
Se Yp è un vettore
appartenente
aTI m
e di esso si conosco-no le
componenti
inJl’’
allora la(17)
dà leanaloghe
compo- nenti inV,n .
Adesempio,
il vettore’1m
definito inV"
dalle(18)
ha in
TT",
lecomponenti
Fatti i
calcoli,
si trova nel secondomembro,
a meno del segno,p-p,
... ~,n ~quindi
il vettore coindide col vettoreDunque :
il vettore s’" di una varietà
Ym
è ilsupplenzentai-e
del vettoreunitario
generalixxato
normale allay ;~
considerata immersa in unaV"
14. Teorema di Stockes. - In una si
può stabilire,
almeno dal lato
formale,
un teorema di STOCKES affattogenerale,
sia per la scelta della
y"t
a cui ci si vuolriferire,
sia per la scelta dell’ordina del vettore. Per noncomplicare troppo
le cose, limitiamoci al. casoseguente, già
sufficientementegenerale.
Si consideri una
Vm
immersa inV"
e un vettore Ym-1 diordine 1n - 1 e la sua
proiezione
xm-l suY,,, .
Le componen- ti di X~~~-l inJ~,,,
equelle
di ym-l inV.
sonolegate
dallerelazioni
( 19) :
Si consideri ora il rotore di in
Ym
equindi,
a menodel fattore
(- 1)m"’/(m 1 ) ! ,
il vettore dicomponenti
l’indice
dopo
la sbarradesigna
una derivazione covariantefatta in
Vm..
-Se si sostituiscono al
posto
delle derivate covarianti le loro effettivoespressioni,
in causa dell’ emisinicnetria del tensore e, le ultimeespressioni
si mutano inSostituendo alle X le loro
espressioni (21),
sempre in causadell’ emisimmetria di e, si ottiene
od ancora
od infine per le
(17)
A meno del fattore
(-
-1)! queste
sono le compo- nenti del rotore di Y"- calcolato inV" moltiplicato
internamente per il vettore Possiamoquindi
scriveredove le notazioni hanno evidente
significato.
Consideriamo ora una
regione
S diV~ :
sia o la corri-spondente ipersuperficie
e v il vettore unitario normale a o inFormiamo in
F
lecoinpoiienti
delprodotto
esterno1B
v. Esse sonoche si trasformano per la
(21)
inSe si indica il vettore unitario che ha in
V"
le compo- neiitile
(23)
caratterizzano ilprodotto
internoquindi
si haIl vettore ~’~--1 è il vettore unitario che caratterizza l’
S,, _,
tan-gente
a i[e quindi
coincide col vettore =- relativo allaa]
e sichiamerà
perciò
rettoretaiigente
~r i.’Tutto ciò premesso, si noti
che,
avendo indicato con S unaregione
diV,n
e con v la normale al contorno a, il teorema del rotore dàPer le
(22)
e(24) questa
formula si trasforma nell’altraSe si
prende ?1
= 3 ed = 2 essa diventadove X
è la normale allasuperi cie
S latangente
al suocontorno a.
La
(26)
costituisce l’ ordinario teorema diSTOCKES,
esteso alleV
immerse in unaI’3
di naturaqualunque
e la(25)
costituisceuna
generalizzazione
dello stesso teorema per unaYm
immersain una