• Aucun résultat trouvé

La marca del numero nelle parlata occitana di Sénaillac-Lauzès (Francia)

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Partager "La marca del numero nelle parlata occitana di Sénaillac-Lauzès (Francia)"

Copied!
19
0
0

Texte intégral

(1)

HAL Id: hal-01297987

https://hal.archives-ouvertes.fr/hal-01297987

Submitted on 5 Apr 2016

HAL is a multi-disciplinary open access archive for the deposit and dissemination of sci-entific research documents, whether they are pub-lished or not. The documents may come from teaching and research institutions in France or abroad, or from public or private research centers.

L’archive ouverte pluridisciplinaire HAL, est destinée au dépôt et à la diffusion de documents scientifiques de niveau recherche, publiés ou non, émanant des établissements d’enseignement et de recherche français ou étrangers, des laboratoires publics ou privés.

La marca del numero nelle parlata occitana di

Sénaillac-Lauzès (Francia)

Jean Sibille

To cite this version:

(2)

1 Paru dans : Rivista Italiana di Dialettologia , n° 35, 2011 pp. 165-184

LA MARCA DEL NUMERO NELLA PARLATA OCCITANA

DI SÉNAILLAC-LAUZÈS (FRANCIA)*

Jean SIBILLE

CLLE-ERSS

(UMR n° 5263, CNRS – Université de Toulouse II-Le Mirail)

1. Il quadro della ricerca

I dati utilizzati in questo studio sono stati raccolti nell’ambito di un progetto sulla descrizione dell’occitano parlato a Sénaillac-Lauzès, vicino a Cahors (Francia, dipartimento del Lot) attualmente in corso. Nel giugno del 2011 questi dati comprendevano:

– Un questionario grammaticale di 705 domande sotto forma di parole o di frasi pronunciate in francese dall’investigatore e tradotte in occitano dall’informatore (9 ore e 10 min. di registrazione di cui 7 ore 20 min. trascritte ortograficamente e in IPA). Gli informatori erano sei, di età compresa tra 75 e 85 anni.

– Interviste semi-guidate (6 ore di registrazione di cui 3 ore e 10 min. trascritte ortograficamente). Sono state registrate sette persone.

– Conversazioni spontanee tra parlanti nativi (2 ore e 20 min. di registrazione di cui 40 minuti trascritti ortograficamente).

– Dati annotati “al volo”, ascoltando i parlanti.

1. Evoluzione di [s] in coda.

(*) Esprimo tutta la mia gratitudine a Elisabetta Carpitelli e a Fabio Montermini che hanno accettato di

(3)

2 2.1. [s] in coda in linguadociano meridionale.

In linguadociano meridionale, il fonema /s/, che si realizza come [s] in attacco, si realizza in coda sotto forma di due o tre allofoni condizionati dal contesto destro. La parte orientale (regioni di Béziers e Montpellier) possiede un sistema a due allofoni: [s] a la pausa e davanti a consonante sorda, [z] davanti a consonanta sonora e in fonosintassi davanti vocale o semivocale (in questo ultimo caso /s/ in coda finale di parola si trova contestualmente in posizione di attaco sillabico). Nell’area occidentale (linguadociano centrale e aquitano-pirenaico) troviamo invece un sistema a tre allofoni: [s] prima di una pausa e davanti ad un’occlusiva sorda ([p], [t], [k], [ʧ]); [j] davanti ad una consonante diversa da [p], [t], [k], [ʧ], comprese [f] e [s]; [z] in fonosintassi davanti a vocale o a semivocale (1).

Tabella I (2): realizzazioni di /s/ in coda nei sistemi a due o tre allofoni:

sistema a 3 allofoni sistema a 2 allofoni + # p t k ʧ cataràs gelós esclòp es partit pòdes tornar [s] [kantaɾˈas] [ʤelˈus] [esklˈɔp] [es partˈit] [pˈɔðes turnˈa] [s] [kantaɾˈas] [ʤelˈus] [esklˈɔp] [es partˈit] [pˈɔðes turnˈa] [de pulˈiðɔs fˈeðɔs] [las sˈawmɔs] canterai geloso zoccolo è partito puoi tornare

delle belle pecore

le asine + b d g f s ʤ m n l r de polidas fedas las saumas las vacas vendes de pan vas manjar

[j] [de pulˈiðɔj fˈeðɔs]

[laj sˈawmɔs] [laj βˈakɔs] [bˈendej de pɑ] [baj mɑnʤˈa] [z] [laz βˈakɔs] [bˈendez de pɑ] [baz mɑnʤˈa] le mucche

vendi del pane vai a mangiare + V (o glide) las aucas es arribat dos uòus [z] [laz ˈawkɔs] [ez ariβˈat] [duz jˈɔws] [laz ˈawkɔs] [ez ariβˈat] [duz jˈɔws] le oche è arrivato due uova

2.2. [s] in coda nella parlata studiata.

In linguadociano settentrionale si incontrano dei sistemi più complessi derivati dal sistema a tre allofoni. Nella parlata studiata, il fonema /S/ (3) realizzato /ʃ/ in attacco (salvo

(1) Il sistema a due allofoni si ritrova in Guascogna occidentale e quello a tre allofoni, in Guascogna

orientale. È possibile che in linguadociano orientale – almeno in certe parlate – il sistema a due allofoni non sia primario, ma risulti da un regresso del passaggio a /j/, compiuto nell’800, in effetti: « Roque-Ferrier (1876: 125) stigmatise l’uniformisation en [s] qui affecte la façon de parler des jeunes Montpelliérains par rapport à leurs parents, mais il atteste que les campagnes environnantes conservent les formes vocalisées “avec une certaine fédélité” » (Lieutard 2004: 463).

(2) Per ragioni insieme teoriche e pratiche, segnamo l’accento tonico davanti alla vocale accentata e non

davanti alla sillaba.

(4)

3 nei casi di armonia consonantica (4) ), presenta in coda numerosi allofoni la cui apparizione

può dipendere non soltanto dal contesto destro ma anche, in certi casi, dal contesto sinistro, cioè dal timbro della vocale che costituisce il nucleo della sillaba:

1. [s], davanti a [t].

2. [h], davanti a [p] o [k] (5).

3. [j], prima di una pausa e davanti a consonante diversa da [p], [t], [k], [ʧ], quando la vocale precedente è una posteriore arrotondata ([u] e [ɔ]).

4. Ø (cancellazione completa) prima di una pausa e davanti ad una consonante diversa da [p], [t], [k], [ʧ] quando la vocale precedente è una vocale centrale o anteriore ([a], [ɛ], [e], [i], [y]).

5. [ʒ] in fonosintassi davanti ad una parola che inizia con una vocale o una semivocale. Tabella II: realizzazione di /s/ in coda nella parlata di Sénaillac-Lauzès.

(4) Quando l’attacco della sillaba precedente o seguente è [ʦ], si produce, in modo più o meno regolare

secondo i parlanti, un fenomeno di armonia consonantica: /S/ è quindi realizzato [s]/ e /ʒ/, [z]. Es.: [ʃɔβˈe] saber ‘sapere’ , ma: [sɔʦˈy] sachut ‘saputo’; il fenomeno può anche riguardare due sillabe successive : [ʒɔ ʃˈaβi] zò

sabi ‘lo so’, ma: [z aj sɔʦˈy] z’ai sachut ‘l’ho saputo’.

(5) Nel caso di alcuni parlanti, il passaggio di [s] a [h] si produce anche quando utilizzano il francese:

espérer [ɛhpeɾe], expliquer [ɛhplike].

1. /S/ + t (ʦ) [s] estable es tornat pòdes tornar voliás tornar ne vos, tu ?

li donaras tres cent francs

[estˈaple] [es turnˈa(t)] [pˈɔdes turnˈa] [buljˈɔs turnˈa] [ne βɔs ty]

[li dunɔɾˈas tre ʃɛ̰ ᵑ frɔn] stalla è tornato puoi tornare volevi tornare Ne vuoi, tu ? gli darai 300 f. 2. /S/ + p k [h] espatla esclòp ès partit cantes pas ! vòl que li bastisqui ... la nuèch es clara pas plan bona

[ehpˈallɔ] [ehklˈɔ(t)] [ɛh pɔrtˈi(t)] [kˈanteh pa] [bɔl ke li βɔstihki ...] [lɔ nɛ eh klˈaɾɔ] [pah plɔ bˈunɔ] spalla zoccolo è partito non cantare !

vuole che io gli costruisca...

la notte è chiara non tanto buona

3. ɔ u + /S/ + # f ʃ b d g l m n r [j] es jalós ne vòs ? aquelas fedas las saumas las dents las vacas [e ʦɔlˈuj] [ne βɔj] [ɔkˈelɔj fˈedɔj] [lɔj ʃˈawmɔj] [lɔj den] [lɔj βˈakɔj] è geloso Ne vuoi ? queste pecore le asine i denti le mucche 4. i e ɛ a y + /S/ + # f ʃ b d g l m n r Ø vendes parlaràs caliá que cantès francés vendes del pan

li donaras tres cent francs

vas gardar [bˈende] [pɔrlɔɾˈa] [kɔljˈɔ ke kɔntˈɛ] [ [frɔ̰nʃˈe] [bˈende del pɔ] [li dunɔˈɾa du ʃɛ̰ ᵑ frɔn] [ba ɣɔrdˈa] vendi parlerai

bisognava che (egli) cantasse

francese vendi del pane gli darai 200 f.

vai a custodire (il bestiame) 5.

/S/ + V (o glide)

[ʒ] las autras estèlas sètz arribats

auràs una recompensa dos uòus

[lɔʒ ˈawtrɔʒ estˈɛlɔj] [ʃɛʒ ɔriβˈa(t)]

[ɔwɾˈaʒ ˈynɔ rekump'enʃɔ] [duʒ jɔw]

(5)

4 2.3. Osservazioni

A questo punto, occorre notare che:

– [s] e [h] esistono soltanto come allofoni di /S/; invece /j/ è un fonema distinto da /S/; l’opposizione /S/–/j/ è dunque neutralizzata nel contesto 3.

– Nello stesso modo, /S/ e /ʒ/ sono due fonemi distinti, ma l’opposizione /S/–/ʒ/ è neutralizzata in coda.

– Dal momento che [s] e [t] sono omorganici, [s] davanti a [t] è molto stabile e la sua realizzazione non cambia. Tuttavia, davanti a [ʦ] la presenza di [s] è più aleatoria: lus chavals [lys tsɔβˈal] o [ly tsɔβˈal] ‘i cavalli’ (con – sembra – una frequenza più alta per [ly tsɔβˈal]). – Al contrario, [h] davanti a [p] e [k] è instabile, variabile per intensità, e presenta un spettro più ampio di realizzazioni. In realtà, [h] è soltanto la realizzazione più frequente di /S/ davanti a [p] e [k], ma si incontrano anche, in un numero minore di occorrenze, e in maniera aleatoria, le seguenti realizzazioni: [w], [ɸ], [ʃ], [ç], [h] (6), Ø. Il parlante emette un flusso d’aria ma il punto di costrizione si può spostare dalle labbra fino alla glottide. Può anche capitare che [h] non si realizzi affatto (7), soppratutto in elocuzione veloce, anche se si può supporre che ci sia,

da parte al parlante, un gesto articolatorio, o almeno l’intenzione di un gesto articolatorio. Alcune volte, la lenizione di [h] provoca la geminazione della consonante iniziale della parola successiva, per assimilazione regressiva:

- sas cansons [ʃɔh kɔnʃˈuj] o [ʃɔk_kɔnʃˈuj] ‘le sue canzoni’ - las polas [lɔh pˈulɔj] o [lɔp_pˈulɔj] ‘le galline’

- las fuèlhas pichonas [lɔj fˈɛʎɔh piʦˈunɔj] o [lɔj fˈɛʎɔp_piʦˈunɔj] ‘le foglie piccole’. La frequenza della variante geminata è variabile secondo i parlanti.

– Nel contesto 4 (dopo [i] [e] [ɛ] [a] [y]), le /j/ primarie sono mantenute, qualunque sia la vocale che precede: [n aj] n’ai ‘ne ho’; [aj mɔnʣˈa(t)] (8) ai manjat ‘ho mangiato’, [ɥɛj] uèi ‘oggi’, [krej] crei ‘crede’, [taj] tais ‘tasso’, mentre, come abbiamo visto, c’è riduzzione di /j/ esito di /S/ quando la vocale precedente è [i] [e] [ɛ] [a] [y]: [n a] n’as ‘ne hai’; [a mɔnʣˈa(t)] as manjat ‘hai mangiato’; [e βeŋgˈy(t)] es vengut ‘è venuto’; [ʃɔ k e] çò qu’es ‘ciò che è’. Questo cambiamento non si può spiegare come un’evoluzione puramente fonetica, dato che in questo caso ci sarebbe stata un’evoluzione solidale di /j/ esito di /s/ e di /j/ primaria. Si può pensare piutosto ad una ristruturazzione morfologica venuta a “riparare” gli effetti di un cambiamento fonetico sulla morfologia. Il passaggio a /j/ di /s/ davanti ad una pausa non si produce nel sistema prototipico e non c’è nessuna prova che si sia prodotto in una tappa intermedia dell’evoluzione del sistema; è possibile che vi sia stata in un primo tempo una caduta di /S/ prima di una pausa, poi una riduzione dell’allomorfia: 1. [sɔ k es] çò qu’es ‘ciò che è’, [ej βeŋgˈyt] es vengut ‘è venuto’; [n as] n’as ‘ne hai’, [aj manˈʤat] as

(6) [h] rappresenta una [h] appena percepibile .

(7) [w] e [ɸ] si incontrano molto raramente: due occorrenze per [w] e due per [ɸ] nelle parte trascritta

del nostro corpus, descritta all’inizio dell’articolo, entrambe davanti a [p]: es. [bɔw pas tˈundre] vòs pas tondre ‘non vuoi tosare’, [bɔɸ pa pɔrlˈa]; vòs pas parlar ‘non vuoi parlare’. Per [ʃ] rileviamo 4 occorrenze; [ç], [h] e i

casi di eliminazione sono un po’ più numerosi. Tutti questi casi sono pure, contemporaneamente, nettamente minoritari rispetto a [h].

(8) Nella parlata di Sénaillac-Lauzès, non c’è opposizione fonologica tra /ʦ/ e /ʣ/, ma /ʦ/ viene

(6)

5 manjat ‘hai mangiato’> 2. [sɔ k e], [ej βeŋgˈyt]; [n a], [aj manʤˈat] > 3. [sɔ k e], [e βeŋgˈy(t)]; [n a], [a mɔnʣˈa(t)]. Nel caso di /S/ dopo [ɔ] e [u], la riduzione dell’allomorfia si sarebbe compiuta in senso inverso: 1. [akˈelɔj βˈakɔs] aquelas vacas ‘queste mucche’ > 2. [ɔkˈelɔj βˈakɔ] > 3. [ɔkˈelɔj βˈakɔj].

– Per eccezione, nel contesto 4, nelle preposizioni articolate dels ‘dei’ e pels ‘per i’ (9), /S/

non cade ma ha come esito /j/; abbiamo dunque: [dej], [pej], invece delle forme attese *[de], *[pe] (10). Negli altri contesti abbiamo le forme attese, cioè: 2. [deh], [peh]; 5. [deʒ], [peʒ]. Lo stesso vale per la forma enclitica dell’articolo determinativo maschile singolare: [j\S] ’ls: [tˈuʦej drˈɔlle] totse’ls dròlles ‘tutti i ragazzi’, che si può oppore, ad esempio, a: [ʃu tˈuʦe difeɾˈen] son totses diferents ‘sono tutti diversi’.

– Per eccezzione, davanti ad una consonante diversa [p], [t], [k], i pronomi clitici [nu(S)] (11)

nos ‘noi’ e [bu(S)] vos ‘voi’ presentano forme senza /j/: [nu] e [bu], invece delle forme attese *[nuj] et *[buj]; il pronome tonico della persona 5 di cortesia, invece, è [buj] (12). Negli altri contesti si incontrano le forme attese: [nus], [nuh], [nuʒ]; [bus], [buh], [buʒ].

3. Impatto sulla morfologia nominale

3.1. Stato antico del sistema

Nello stadio prototipico del sistema, rispecchiato dalle parlate più meridionali, il plurale di nomi, aggettivi e determinanti del nome, è marcato da un suffisso -s (realizzato nella forma dei due o tre allofoni che abbiamo visto), o da un suffisso -es nel caso del tipo 6 qui sotto.

Esempi:

– tipo 1: nomi e aggettivi ossitoni in -/ɔ/ -a: [bˈakɔ] vaca ‘mucca’, [bˈakɔs] vacas ‘mucche’. – tipo 2: nomi e aggettivi ossitoni in -/e/ o -/i/: [pˈajɾe] paire ‘padre’, [pˈajɾes] paires ‘padri’; [nutˈaɾi] notari ‘notaio’, [nutˈaɾis] notaris ‘notai’.

– tipo 3: nomi ed aggettivi ossitoni con coda vuota: [kɑ] can ‘cane’, [kɑs] cans ‘cani’; [kɑntˈu] canton ‘camino’, [kɑntˈus] cantons ‘camini’; [kɑmˈi] camin ‘cammino’, [kɑmˈis] camins ‘cammini’; [pɛ] pè ‘piede’, [pɛs] pès ‘piedi’; [afˈa] afar ‘affare’, [afˈas] afars ‘affari’. – tipo 4: nomi ed aggettivi con coda semplice diversa da /s/: [kɑntˈat] cantat ‘cantato’, [kɑntˈats] cantats ‘cantati’; [ustˈal] ostal ‘casa’, [ustˈals] ostals ‘case’, [flu(ɾ)] flor ‘fiore’, flors [flus] ‘fiori’. I grupi finali [p] + [s] e [k] + [s] sono realizzati -[ts]: [esklˈɔp] esclòp ‘zoccolo’, [esklˈɔts] esclòps ‘zoccoli’; [fjɔk] fuòc ‘fuoco’, [fjɔts] fuòcs ‘fuochi’.

(9) In sincronia, la l di als, dels, pels, scomparsa anticamente nella pronuncia, è meramente ortografica.

(10) Per a [ɔ] abbiamo esattamente la forma attesa: [ɔ] + j/S > [ɔj].

(11) In notazione non contestualizzata, indichiamo con “(S)”, una /S/ latente e con “j\S” una [j]

alternante con gli altri allofoni di /S/.

(7)

6 – tipo 5: nomi ed aggettivi con coda complessa: [mɔrt] mòrt ‘morto’, [mɔrs] mòrts ‘morti’; [kuntˈent] content ‘contento’, [kuntˈens] contents ‘contenti’; [pɔrk] pòrc ‘porco’, [pɔrs] pòrcs ‘porci’. In questo caso si osserva la scomparsa, al plurale, della consonante finale della base (13).

– tipo 6: nomi ed aggettivi in -/s/, -/sk/, -/st/, -/ʧ/: [ʤelˈus] gelós ‘geloso’, [ʤelˈuzes] geloses ‘gelosi’; [tajs] tais ‘tasso’, [tˈajses] taisses ‘tassi’; [bɔsk] bòsc ‘bosco’, [bˈɔskes] bòsques ‘boschi’, [pɔst] pòst ‘asse’, [pˈɔstes] pòstes ‘assi’; [bist] vist ‘visto’, [bˈistes] vistes ‘visti’; [kruts] ~ [krus] crotz ‘croce’, [krˈuzes] croses ‘croci’; [n(ɥ)ɛʧ] nuèch ‘notte’, [n(ɥ)ˈɛʧes] nuèches ‘notti’.

– tipo 7: soltanto in certe parlate, i nomi e aggettivi in -l hanno un plurale con raddoppiamento della -s: [ustˈal] ostal ‘casa’, [ustˈalses] ostalses ‘case’ (invece di [ustˈals]).

3.2. Struttura sillabica delle finali toniche.

Prima di trattare la morfologia nominale nella parlata studiata, conviene esaminare in quest’ultima la struttura sillabica delle finali toniche. Sono possibili tre strutture:

1. Coda vuota:

[kɔmˈi] camin ‘cammino’, [bendrˈɔ] vendrá ‘verrà’, [pɔrlˈa] parlar ‘parlare’, [kɔntˈu] canton ‘camino’.

2. Coda con [n], [r], [l], [j], [w]:

[kuntˈen] content ‘contento’, [fɔr] fòrt ‘forte’, [krej] crei ‘crede’, [ustˈal] ostal ‘casa’, [klaw] clau ‘chiave’.

3. Coda con [t] latente:

[pɔrlˈa(t)] parlat ‘parlato’, [fjɔ(t)] fuòc ‘fuoco’, [ehklˈɔ(t)] esclòp ‘zoccolo’, [gɔβˈa(t)] gavach ‘zotico, montanaro’.

Questa [t] latente è l’esito delle occlusive sorde finali e dell’affricata [ʧ] che, in un primo tempo, si evolsero uniformemente verso [t]:

1. Davanti ad una pausa è facoltativa e raramente realizzata (probabilmente in meno del 5 % delle occorrenze): [ɔ plɔ pleɣˈy] o [ɔ plɔ pleɣˈyt] á plan plegut ‘è piovuto molto’. 2. Davanti a vocale è realizzata sistematicamente: [e βeŋgˈyt ɔjʃˈi] es vengut aicí ‘è venuto qui’.

3. Davanti a consonante provoca la geminazione della consonante per assimilazione regressiva (eccetto se la consonante è una fricativa): [lu lɛb_bɔ βjɛn] lo lèch vá bièn ‘il letto conviene bene’; [e pɔʃˈad_de mɔtˈi] es passat de matin ‘è passato stamattina’.

4. Davanti ad una semivocale è sonorizzata: [ly me dunˈɛd jɛɾ] lus me donèt ièr ‘me li diedde ieri’.

3.3. Impatto sul plurale dei nomi e dei aggettivi posposti al nome o al verbo

(13) Anche’essa non realizzata al singolare nella maggior parte delle parlate linguadociane attuali, ma

(8)

7 Il condizionamento che rende possibile l’apparizione dei diversi allofoni di /S/ nei contesti 1 (+ [t]), 2 (+ [p], [k]) e 5 (+ V) opera soltanto nei gruppi con forte coesione, cioè:

- in sillaba interna: esclòp [ehklˈɔ(t)] ‘zoccolo’, espatla [ehpˈallɔ] ‘spalla’, estable [estˈaple] ‘stalla’,

- tra i determinanti o gli aggettivi anteposti al nome e il nome: las polidas fedas [lɔh pulˈidɔj fˈedɔj] ‘le belle pecore’, totses lus autres tessons [tˈutse lyʒ autres teʃˈuj] ‘tutti gli altri maiali’,

- tra i pronomi proclitici e il verbo: las crompi [lɔh krˈumpi] ‘le compro’,

- tra il verbo e il suo complemento o tra il verbo e il predicato nominale: es tornat [es turnˈa] ‘è tornato’; penses a g-elses [pˈenʃeʒ ɔ ɣˈelʃe] ‘pensi a loro’, vòs que torne [bɔh ke tˈɔrne] ~ [bɔk_ke tˈɔrne] ‘vuoi che (egli) torni’.

Tale condizionamente opera anche, in modo irregolare e parziale, tra i nomi feminili plurali con finale atona -[ɔj] (< -as) e l’aggettivo posposto: de fedas polidas [de fˈedɔj pulidˈɔj] o [de fˈedɔ(h) pulidˈɔj] ‘delle belle pecore’. In questo caso i parlanti, o realizzano -[ɔj] qualunque sia il contesto, oppure tendono a cancellare gli allofoni [h] et [s] piu spesso di quanto li realizzino in modo udibile.

Negli altri casi il trattamento è generalmente lo stesso di quello che si osserva di fronte alla pausa, in particolare nel caso di sintagmi coordinati come nell’esempio: lus òmes e las femnas [lyʒ ɔm e lɔj f'ennɔj] ‘gli uomini e le donne’ e non *[lyʒ ˈɔmeʒ e lɔj fˈennɔj], oppure tra il nome e l’aggetivo posposto come in: lus òmes inteligents [lyʒ ˈɔm inteliʦˈen] ‘gli uomini intelligenti’ anziché *[lyʒ ˈɔmeʒ inteliʦˈen]. Tuttavia, nei sintagmi con forte coesione che tendono a formare una sola unità accentuale, può capitare che la marca /s/ [ʒ] riappaia sporadicamente davanti a vocale: sièis meses après [ʃjɛj mˌeʃeʒ ɔprˈɛ] ‘sei mesi dopo’ (vs. sièis meses e quatre jorns [ʃjɛj mˈeʃe e kˈatre ʦˈur] ‘sei mesi e quattro giorni’ ), pichons e bèls(es) [piʦˌuʒ e βˈɛl(ʃe)] ‘piccoli e grandi’ (vs. lus pichons e lus bèls(es) [lyh piʦˈuj e ly βˈɛl(ʃe)] ‘i piccoli e i grandi’).

Infine, quale che sia il contesto, non rimane nessuna traccia di /s/ nei plurali con coda anticamente complessa (tipo: fuòcs, cantats, mòrts ...), anche in catena parlata davanti a vocale: son venguts a Solòmes [ʃu βeŋgˈyt ɔ ʃulˈɔme] en non *[ʃu βeŋgˈyʦ ɔ ʃulˈɔme] ‘sono venuti a Soulomès’.

In virtù delle restrizioni appena esposte:

– Gli aggettivi posposti e i nomi non si trovano mai (o quasi mai) in una posizione che permetta la realizzazione di una /S/ lantente.

– Solo certi nomi e aggettivi ricevono, sistematicamente o facoltativamente, una marca di plurale, come si può osservare nella seguente tabella (14):

(9)

8 Tabella III. Plurale dei nomi ed aggettivi posposti

singolare plurale forma prototipica

glossa

1 [bˈakɔ] vaca [bˈakɔ-j] ~ [bˈakɔ-j\(S)] vacas [bˈakɔ-s] mucca 2 [pˈajre] paire [ʦˈuβe] jove [mˈaiɾe] maire [neˈβe] neve [pˈajre] paires [ʦˈuβe] joves [mˈajɾe] maires [neˈβe] neves [pˈajre-s] [ʤˈuβe-s] [mˈajɾe-s] [nˈeβe-s] padre giovane madre nuovo 3a [kɔ] can [beʃˈu] besson [kɔ-j] cans [beʃˈu-j] bessons [kɑ-s] [besˈu-s] cane gemello 3b [kɔmˈi] camin [pɛ] pè [ɔfˈa] afar [kɔmˈi] camins [pɛ] pès [ɔfˈa] afars [kamˈi-s] [pɛ-s] [af'a-s] cammino piede affare 4 [ehklɔ(t)] esclòp [kɔntˈa(t)] cantat [fjɔ(t)] fuòc [ustˈal] ostal [ehklˈɔ(t)] esclòps [kɔntˈa(t)] cantats [fjɔ(t)] fuòcs [ustˈal] ostals [esklɔt-s] [kɑntˈat-s] [fjɔt-s] [ustˈal-s] zoccolo cantato fuoco casa 5 [mɔr] mòrt [kuntˈen] content [mɔr] mòrts [kuntˈen] contents [mɔr-s] [kuntˈen-s] morte contento 6a [ʦɔlˈuj] jalós [grɔj] gros [taj] tais [gra] gras [frɔnʃˈe] francés

[ʦɔlˈuj] ~ [ʦɔlˈuʒ-e] jalós(es) [grɔj] ~ [grɔʃ-e] gròs(ses) [taj] ~ [tˈajʃ-e] tais(ses) [gra] ~ [grˈaʃ-e] gras(ses)

[frɔnʃˈe] ~ [frɔnʃˈeʒ-e] francés(es)

[ʤal'uz-es] [grɔs-es] [tˈajs-es] [grˈas-es] [fransˈes-es] geloso grosso tasso grasso francese 6b [bɔj] bòsc [b'ɔʃ-e] bòsses [bˈɔsk-es] bosco 6c [bi] vist [bist-e] vistes [bˈist-es] visto 6d [pˈɔʃe] pòsse (<pòst) [pˈɔʃe] pòsses [pˈɔst-es] asse 6e [puj] potz

[cruj] crotz

[puj] potz ~ [puʒ-e] poses [cruj] crotz

[pˈuz-es] [crˈuz-es]

pozzo croce 6f [fa(t)] fach [fa(t)] fachs [fˈaʧ-es] fatto

[nɛ(t)] nuèch [nɛ(t)] nuèchs [n(ɥ)ˈɛʧ-es] notte

Si nota inoltre un’innovazione: le parole che terminano con [i], [a] o [ɛ] (3b), senza [t] latente in coda, possono ricevere facoltativamente una marca -[ʃe]: [kɔmˈi] camin ‘cammino, sentiere’, pl. [kɔmˈi] camins o [kɔmˈi-ʃe] caminses; [ɔfˈa] afar ‘affare’, pl. [ɔfˈa] afars o [ɔfˈa-ʃe] afarses; [ʃiɾjˈɛ] cirièr ‘ciliegio’ pl. [ʃiɾjˈɛ] cirièrs ou [ʃiɾjˈɛ-ʃe] cirièrses. Ecco tre esempi tratti del corpus:

– Anàvem en procession als calvaires que li á sul bòrd de la rota e dels caminses. [ɔnˈaβen em pruʃeʃˈiw ah kalvˈɛrə ke lj ɔ ʃyl bɔr de lɔ rˈutɔ e deh kɔmˈiʃe] ‘Andavamo in processione ai calvari che sono sul lato della strada e dei sentieri’.

– Dins l'espital li aviá sovent de las danças e d’afarses, alèra èrem envitats. [dḭⁿ l ehpitˈal lj ɔβjˈɔ ʃuβˈen de lɔj dˈɔ̰ⁿʃɔj e d ɔfˈaʃe # ɔlˈɛɾɔ ˈɛɾen emβitˈa] ‘Nell’ospedale c’erano spesso delle danze e degli affari, alora eravamo invitati’.

– Li aviá dels cirièrses amont que gara – ’magini – lus án copats [lj ɔβjˈɔ dej ʃirjˈɛʃe ɔmˈun ke ɣˈaɾɔ mɔʦˈini lyʒ ɔw kupˈa]. ‘C’erano dei ciliegi lassù che adesso – immagino – hanno tagliato.’

(10)

9 Si nota anche che il trattamento dei lessemi con finali -[st] o -[sk] (6b, 6c, 6d) è irregolare. Infine i lessemi che finiscono con [t] latente esito di [ʧ], si allineano sul tipo 4: [fˈa(t)] fach ‘fatto’, pl. [fˈa(t)] fachs, invece della forma attesa *[fˈaʦe] faches (ma al feminile abbiamo [fˈaʦɔ] facha, pl. [fˈaʦɔj] fachas).

3.4. Determinanti ed aggettivi anteposti al nome.

Al contrario degli aggettivi posposti e dei nomi, i determinanti e gli aggettivi anteposti ricevono quasi sempre (ma non sempre) una marca di plurale.

Nel sistema prototipico il plurale dei determinanti e degli aggettivi anteposti è marcato con un suffisso -s (o -es) realizzato secondo le stesse modalità viste per gli aggetivi postposti e i nomi.

Nella parlata studiata l’evoluzione de /s/ in coda e, per compensazione, una tendenza allo sviluppo – in contesto di anteposizione – di plurali con raddoppiamento della /S/, dà i seguenti tipi di plurale:

a. Plurali con [j] alternante: sing. [...ɔ], [...u]; plur. [...ɔ-j\S], [...u-j\S]. Esempi:

– [pulˈidɔ] ‘bella’, [pulˈidɔ-j\S] ‘belle’: [lɔh pulˈidɔ-j fˈedɔ-j] ~ [lɔ-p_pulˈidɔ-j fˈedɔ-j] las polidas fedas ‘le belle pecore’; [lɔh pulˈidɔ-s tˈawlɔ-j] las polidas taulas ‘le belle tavole’... – [ɔkˈelɔ] ‘quella’, [ɔkˈelɔ-j\S] ‘quelle’: [ɔkˈelɔ-h krˈaβɔ-j] ~ [ɔkˈelɔ-k_krˈaβɔ-j] aquelas crabas ‘quelle capre’

– [mu(n)] ‘mio’, [muj\S] ‘miei’: [mu-j βeʒˈi] mos vesins ‘i miei vicini’; [mu-h pɔɾˈen] mos parents ‘i miei parenti’; [mu-ʒ ɔmˈi] mos amics ‘i miei amici’...

– [mɔ] ‘mia’, [mɔ-j\S] ‘mie’: [mɔ-j βˈakɔ-j] mas vacas ‘le mie mucche’, [mɔ-h krˈabɔ-j] ~ [mɔ-k_krˈabɔ-j] mas crabas ‘le mie capre’.

– [piʦˈu] ‘piccolo’, [piʦˈu-j\S] ‘piccoli’: [de piʦˈu-j βedˈɛl] de pichons vedèls ‘dei piccoli vitelli’; [de piʦˈu-s tɔplˈɛw] de pichons tablèus ‘dei piccoli quadri’; [de pitsˈu-h kutˈɛl] ~ [de pitsˈu-k_kutˈɛl] de pichons cotèls ‘dei piccoli coltelli’; [de pitsˈu-ʒ ɔɲˈɛl] de pichons anhèls ‘dei piccoli agnelli’ (15).

b. Plurali parossitoni con -(S) latente: sing. [...e]; plur. [...e-(S)]. Qui la marca del plurale è udibile solo davanti ad un’occlusiva sorda o una vocale:

– [ˈawtre] ‘altro’, [ˈawtre-(S)] ‘altri’: [lyʒ ˈawtre βeʒˈi] lus autres vesins ‘gli altri vicini’; [tuʒ ˈawtre-ʒ ɔmˈi] tos autres amics ‘gli altri tuoi amici’; [dˈawtre-s teʃˈuj] d’autres tessons ‘altri maiali’... [d ˈawtre-h kutˈɛl] ~ [d ˈawtre-k_kutˈɛl] d’autres cotèls ‘altri coltelli’.

(15) Al singolare l’aggettivo bon possiede due forme a seconda che sia posposto (/bu/) o anteposto

(11)

10 – [kˈawke] ‘alcuno’, [kˈawke-(S)] ‘alcuni, qualche’: [kˈawke-ʒ ɔmˈi] quauques amics ‘alcuni amici’; [kˈawke-s teʃˈuj]; quauques tessons ‘alcuni maiali’; [kˈawke βeʒˈi] quauques vesins ‘alcuni vicini’ (ma anche quauque vesin ‘un certo vicino’)

– [pˈawɾe] ‘povero’, [pˈawɾe-(S)] ‘poveri’ (masc.): [muh pˈawɾe-ʒ ɔmˈi] mos paures amics ‘i miei poveri amici’; [muh pˈawɾe βeʒˈi] ~ [mup_pˈawɾe βeʒˈi] mos paures vesins ‘i miei poveri vicini’.

c. Plurale con raddoppiamento di /S/ dei determinanti e degli aggettivi che finiscono con [l] al singolare: sing. [...l]; plur. [...l-ʃe(S)].

– [ɔkˈel] ‘quel’, [ɔkˈel-ʃe(S)] ‘quei’: [ɔkˈel-ʃe bjɔw] aquelses buòus ‘quei buoi’; [ɔkˈel-ʃeʒ ustˈal] aquelses ostals(16) ‘quelle case’

– [bjˈɛl] ‘vecchio’, [bjˈɛl-ʃe(S)] ‘vecchi’: [de bjˈɛl-ʃeʒ ustˈal] de vièlhses ostals ‘delle vecchie case’.

Aquel [ɔkˈel], utilizzato anche come pronome, conserva il plurale udibile in tutte le posizioni: [ʃu ɔkˈel-ʃe#] son aquelses ‘sono quelli’; [ɔkˈel-ʃe ke ʃu βeŋgˈy] aquelses que son venguts ‘quelli che sono venuti’.

Bèl ‘grande’ e vièlh ‘vecchio’ possono facoltativamente conservare il plurale udibile in tutte le posizioni: [ʃu βjɛl] son vièlhs o [ʃu βjˈɛl-ʃe] son vièlhses ‘sono vecchi’; al contrario, gli aggettivi in -l che non si possono anteporre al nome non hanno un plurale udibile: [ʃu gɔrˈɛl] son garrèls ‘sono zoppi’; [de frym_mɔl] de fruchs mòls ‘dei frutti molli’.

d. Polimorfismo del plurale degli aggettivi che terminano con [t] latente: sing. [...(t)]; plur. [...(t)] ~ [...-(S)] ~ [...t-se(S)] (in variazione libera). Esempi:

[de pulˈit ustˈal] de polits ostals. ‘delle belle case’ [de pulˈi-z ustˈal] de polits ostals. "

[de pulˈit-sez ustˈal] de politses ostals. "

[de pulˈid_drˈɔlle] de polits dròlles ‘dei bei ragazzi’ [de pulˈit-se drˈɔlle] de politses dròlles "

e. Plurali con -[e(S)], con radicale alternante, degli aggettivi che terminano al singolare con /S/ latente [...(S)], o alternante [...j\S]: plur. [...ʃ-e(S)]. Esempi:

– [grɔj\S] ‘grosso’, [grˈɔʃ-e(S)] ‘grossi’:

[duj grˈɔʃ-eʒ ˈɔme] dos gròsses òmes ‘due grossi uomini’ – [fal(S)] ‘falso’, [fˈalʃ-e(S)] ‘falsi’:

[de lus fˈalʃ-e βiʎˈe(t)] de lus falses bilhet ‘dei biglietti falsi’ f. Plurali non udibili, eccetto in catena parlata davanti a vocale:

(12)

11 [grɔn] ‘grande’ (masc.), [grɔn(ʒ)] ‘grandi’ (masc.): [muj duj grɔm pˈajɾe] mos dos grands-paires ‘i miei due nonni’, [muj grɔnʒ ˈuŋkle] mos grands-oncles ‘i miei prozii’.

3.5. Estenzione dei plurali con -[e(S)] o -[ʃe(S)]

Questo tipo di plurale è stato esteso a diversi determinanti, pronomi e quantificatori che conservano la marca del plurale in tutte le posizioni e sono flessi per il numero e per il genere.

Tabella IV: Plurali con -[e(S)] o -[ʃe(S)]

masc. sing. masc. pl. fem. sing. fem. pl. glossa

quant [kɔn] quantes [kˈɔnt-e(S)] quanta [kˈɔnt-ɔ] quantas [kˈɔnt-ɔj\S] quanto...

pauc [paw] pauques[pˈawk-e(S)] pauca [pˈawk-ɔ] paucas [pˈawk-ɔj\S] poco...

tròp [trɔ] tròpes [trˈɔp-e(S)] tròpa [trˈɔp-ɔ] tròpas [trˈɔp-ɔj\S] troppo...

plus [ply] plusses [plˈyʃ-e(S)] plussa [plˈy-ʃɔ] plussas [plyˈʃ-ɔj\S] non ... più

aquel [ɔkˈel] aquelses[ɔkˈel-ʃe(S)] aquela [ɔkˈel-ɔ] aquelas [ɔkˈel-ɔj\S] quel..

g-el [gˈel] g-elses [gˈel-ʃe(S)] g-ela [gˈel-ɔ] g-elas [gˈel-ɔj\S] lui, lei, loro

plan [plɔ] plásses [plˈɔ-ʃe(S)] plássa [plˈɔʃ-ɔ] plássas [plˈɔʃ-ɔj\S] molto...

pro [pru] prosses [pru-ʃe(S)] prossa [pruʃ-ɔ] prossas [pruʃ-ɔj\S] abbastanza

un [yn] unses [ˈyn-ʃe(S)] una [ˈynɔ] unas [ˈyn-ɔj\S] uno...

quauqu’un [kawkˈyn] quauqu’unses [kawkˈyn-ʃe(S)] quauqu’una [kawkˈyn-ɔ] quauqu’unas [kawkˈyn-ɔj\S] qualcuno...

tot [tu(t)] totses [tut-se(S)] tota [tˈut-ɔ] totas [tˈut-ɔj\S] tutto..

mai [maj] maitses [mˈajt-se(S)]

~ maites [mˈajt-e(S)] maita [mˈajt-ɔ] maitas [mˈajt-ɔj\S] più, molto... tan(t) [tɔ(n)] tantses [tˈɔnt-se(S)]

~ tantes [tˈɔnt-e(S)] tanta [tˈɔnt-ɔ] tantas [tˈɔnt-ɔj\S] tanto...

-[e(S)] si aggiunge alla forma piena del radicale, il quale ha una forma corta al maschile singolare. Tuttavia, nel caso di [plɔ] plan e di [pru] pro, [ʃ] fa parte del suffisso al maschile plurale ma è trattato come una consonante radicale al femminile: [plɔ-ʃe(S)] plásses, [plɔʃ-ɔ] plássa, [plɔʃ-ɔ-j] plássas.

4. Trattamento dell’articolo determinativo plurale

Le forme dell’articolo determinativo sono le seguenti: – al singolare:

(13)

12 – al plurale: maschile feminile lus las + t (ʦ) [lys] [lɔs] + p k [lyh] ~ [ly] [lɔh] ~ [ lɔC_C...] + altre C [ly] [lɔj] + V (o glide) [lyʒ] [lɔʒ] enclitico ’ls [j\S] Esempi:

lus tablèus [lys tɔplɛw] ‘i quadri’ las taulas [lɔs tˈawlɔj] ‘le tavole’

lus papièrs [lyh pɔpjˈɛ] ~ [ly pɔpjˈɛ] ‘i documenti’ las polas [lɔh pˈulɔj] ~ [lɔp_pˈulɔj] ‘le galline’

lus vesins [ly βeʒˈi] ‘i vicini’ las vesinas [lɔj βeʒˈinɔj] ‘le vicine’

lus òmes [lyʒ ˈɔme] ‘gli uomini’ las aucas [lɔʒ ˈawkɔj] ‘le oche’

ferrava’ls buòus [ferˈaβɔ j βjɔw] ‘ferrava i buoi’

trobèri’ls Alemands [truβˈɛɾi ʒ ɔlemˈan] ‘incontrai i tedeschi’

Davanti a [p] e [k], data l’instabilità di [h], la [h] di [lyh] non è sempre realizzata dai parlanti; abbiamo dunque due realizzazioni in variazione libera, [lyh] e [ly], quest’ultima addiritura più frequente della precedente, mentre altrove la mancata realizzazione di [h] rimane relativamente più rara. Al femminile la riduzione al grado zero di [h] (non tanto frequente come per lus), è sempre compensata dalla geminazione della consonante iniziale [p] o [k]: las polas [lɔh pˈulɔj] ou [lɔp_pˈulɔj] ‘le galline’, las cansons [lɔh kɔnʃˈuj] ou [lɔk_kɔnʃˈuj] ‘le canzoni’. La geminazione è invece quasi mai attestata con l’articolo maschile plurale lus [ly] (si tratta di un’unica occorrenza per la parte trascritta del nostro corpus descritta all’inizio di questo articolo).

Questi casi contituiscono un esempio del modo in cui un constraint morfologico può orientare l’evoluzione fonetica: al maschile la distinzione si fa principalmente con l’alternanza vocalica, /u/ singolare - /y/ plurale, mentre la /S/ della coda è un tratto ridondate que può essere trascurato; al femminile invece la distinzione si può fare unicamente sull’opposizione coda piena - coda vuota. In altri termini, il constraint morfologico induce un trattamente diverso della [h] di [lyh] e di quella di [lɔh].

È necessario osservare infine che, se da una parte [ly] è l’esito dell’evoluzione fonetica di [luj] (< los) per assimilazione incrociata dei due elementi vocalico e semi-vocalico (17),

d’altraparte le forme [lys], [lyh], [lyʒ] non sono il risultato dell’evoluzione regolare, che dovrebbe dare le forme [lus], [luh], [luʒ] si tratta piuttosto di una ristrutturazione morfologica

(17) Questa evoluzione, che si può spiegare con la frequenza di los, non è regolare; dos ‘due’ e mos

‘miei’, ad esempio, hanno come esito [duj\S] e [muj\S]; per ‘(io) sono’, certi parlanti impiegano [ʃuj] soi o [ʃy]

(14)

13 per “incrocio” di [ly] con [lus], [luh], [luʒ], il che può essere rappresentato dallo schema seguente:

+ p k lyh

+ ptk lus lys + t lys

los + V luz lyz lyʒ

+ altre C luj ly ly

5. Sintesi

Il plurale dei nomi feminili in -a [ɔ] provenenti della prima declinazione latina è marcato sia con l’articolo che con una marca ridondante sul nome: [lɔj fˈedɔ-j] las fedas ‘le pecore’, [lɔs tˈawlɔ-j] las taulas ‘le tavole’, [lɔh kɔndˈelɔ-j] las candelas ‘le candele’.

Il plurale della maggior parte degli altri nomi, maschili o femminili, è marcato esclusivamente con l’articolo e/o gli altri determinanti anteposti al nome: [lyʒ ˈɔme] lus òmes ‘gli uomini’, [lyʒ ustˈal] lus ostals ‘le case’, [ly(h) kɔntˈajɾe] lus cantaires ‘i cantanti’, [ly de(t)] lus dets ‘le dita’, [lɔh cur] las corts ‘i cortili’. I nomi che fanno eccezione si dividono in due categorie:

1. Nomi con marca del plurale obbligatoria (18)

Sono i nomi che terminano al singolare in -[ˈu] o -[ˈɔ], senza -[t] latente in coda:

[mutˈu] ‘montone’, [mutˈu-j] ‘montoni’; [kɔ] ‘cane’, [kɔ-j] ‘cani’, [mɔ] ‘mano’, [mɔ-j] ‘mani’. 2. Nomi con marca del plurale facoltativa, che si dividono in due sottocategorie:

2a. Plurali facoltativi in -[e] con radicale alternante in Vj/Vʃ ; Vj/Vʒ ; V/Vʃ ; V/Vʒ ; Vj/Vjʃ ; Vr/Vrʃ. Si tratta dei nomi che finivano anticamente con /s/ al singolare, tanto nel caso in cui questa fricativa non si realizzi che in quello in cui abbia per esito -[j] dopo [u] o [ɔ]:

Forme prototipiche

[bɔj] ‘bosco’, pl. [bɔj] o [bˈɔʃ-e] < [bɔs(k)], pl. [bɔsk-es] [tsɔlˈuj] ‘geloso’, pl. [tsɔlˈuj] o [tsɔlˈuʒ-e] < [ʤalˈus], pl. [ʤalˈuz-es] [pa] ‘passo’, pl. [pa] o [paʃ-e] < [pas], pl. [pˈas-es] [me] ‘mese’, pl. [me] o [meʒ-e] < [mes], pl. [mˈez-es] [taj] ‘tasso’, pl. [taj] o [tˈajʃ-e ou] < [tajs], pl. [tajs-es] [trɔβˈɛr] ‘fianco di collina’, pl. [trɔβˈɛr] o [trɔβˈɛrʃ-e] < [traβˈɛrs], pl. [traβˈɛrs-es]

(18) Almeno dalla maggior parte degli informatori: su sette informatori, sei realizzano sistematicamente

(15)

14 Per questi nomi il plurale facoltativo è di uso abbastanza frequente.

2b. Plurali facoltativi in -[ʃe] nel caso dei nomi che finiscono con [i], [a] o [ɛ] toniche, senza -[t] latente in coda:

[kɔmˈi] ‘cammino’, pl. [kɔmˈi] ou [kɔmˈi-ʃe] [ɔfˈa] ‘affare’, pl. [ɔfˈa] ou [ɔfˈa-ʃe]

[ʃiɾjˈɛ] ‘ciliegio’, pl. [ʃiɾjˈɛ] ou [ʃiɾjˈɛ-ʃe]

Per questi nomi il plurale facoltativo è di impiego più raro.

6. Conclusione

Come sottolineato da Floricic 2010, l’occitano presenta una grande diversità di configurazioni morfosintattiche e fonologiche. Di consequenza la marca del numero presenta una grande variazione e – aggiungeremmo –, in certe parlate nord-occitane, una grande complessità.

Sono possibili tre tipi di marca che non si escludono reciprocamente: 1. Col solo determinante anteposto, quando il sostantivo è invariabile.

2. Con una marca segmentale -/s/, agglutinata al sostantivo e ridondante col determinante. Questa marca si può manifestare sotto forma di diversi allofoni ([s], [z], [j], [h]...) o allomorfi (-/s/, -/es/, -/ses/).

3. Con fenomeni vocalici e/o soprasegmentali (allungamento vocalico, alternanza vocalica, spostamento dell’accento tonico o anche, forse, marca tonale (19)), quasi mai ridondanti

col determinante (20).

Possiamo distinguere anche tre tipi di sistemi:

1. Sistemi con marca “distribuita” nei quali la marca di plurale sul nome o l’aggettivo è sistematica.

(19) L’ipotesi di una marca tonale del plurale in certe parlate del Périgord è esposta da Sauzet (in corso

di stampa).

(20) Rarissime sono le parlate in cui, in generale o in determinati contesti, il nome solo porta la marca

(16)

15 2. Sistemi con marca “non-distribuita” nei quali il plurale non è mai marcato sul nome o

sull’aggettivo.

3. Sistemi con marca “distribuita filtrata” nei quali il plurale è marcato solo su certe classi di nomi ed aggettivi. È il caso, per esempio della parlata di Sencenac-Puy-des-Fourches in Périgord (Mok 2008) o delle parlate cisalpine meridionali (21) (Sibille 2009).

È possibile inoltre proporre una tipologia dei diversi processi di marcamento di plurale in funzione del modo in cui i sistemi fonologici hanno reagito alla tendenza, generale ma più o meno avanzata secondo le parlate, di lenizione di /s/ in coda:

1. Sistemi senza passaggio di -s a /j/ né fenomeni vocalici e/o soprasegmentali di compensazione: Linguadoca orientale, Guascogna occidentale, alcune parlate alpine. In questo tipo di sistemi, il singolare è la forma non marcata mentre il plurale costituisce la forma marcata. Nelle parlate in questione, -s marca del plurale sui nomi e sugli aggettivi generalmente si conserva. Tuttavia, la mancata realizzazione, come sembra manifestarsi a Alès (ALF, citato da Sauzet, in corso di stampa), non è da escludere categoricamente. In questo ultimo caso, la marca -s (senza passaggio a /j/) è conservata solo sul determinante. 2. Sistemi con passaggio di -s a /j/ attivo: linguadociano tranne linguadociano orientale, guascone orientale. In questi sistemi, la tendenza alla lenizione di -/s/ è variabile secondo le parlate e la marca -/s/ del plurale si presenta con diversi allofoni, ma non si osservano fenomeni compensatori di tipo vocalico o soprasegmentale. Il singolare è la forma non marcata, il plurale invece la forma marcata. Quest’ultimo è distribuito o distribuito filtrato, molto più raramente non distribuito come accade tuttavia nel Bas-Vivarais (Moulin: 29 e 38-41). In questo ultimo caso, la marca -s con passaggio contestuale a /j/ è presente soltanto sul determinante anteposto.

3. Sistemi che hanno conosciuto storicamente il passaggio di -s a /j/ ma nei quali tal cambiamento non è più attivo (22): sistemi della Provenza nei quali il plurale è generalmente marcato col solo determinante come nel caso di: [l esklˈɔ] l’esclòp ‘lo zoccolo’, [lejz ~ liz esklˈɔ] leis esclòps ‘gli zoccoli’; [la fˈedɔ pulˈidɔ] la feda polida ‘la pecora bella’, [lej ~ li fˈedɔ pulˈidɔ] lei fedas polidas ‘le pecore belle’. L’articolo determinativo e certi determinanti e aggettivi anteposti hanno delle forme originate da forme con -s passata a /j/, diventate indipendenti dal contesto: [lej pulˈidej fˈedɔ] ~ [li pulˈidi fˈedɔ] lei polidei fedas ‘le belle pecore’. Inoltre, certe parlate orientali possiedono, per i nomi e aggettivi in -a [ɔ] ~ [a] – o a Nizza solo per gli aggettivi – delle forme di plurale che presentano una marca che deriva da -s passata a /j/ , indipendenti dal contesto di anteposizione (23) : [la fˈedɔ pulˈidɔ] la feda polida ‘la pecora bella’, plurale: [lej fˈedej

(21) Valli occitanofone d’Italia, escluse l’Alta Val Susa e l’ Alto Chisone.

(22) Nei dintorni di Apt, tuttavia, il passaggio di /s/ a /j/ rimane condizionato dal conteste destro per

quanto riguarda l’articolo definito plurale : lei/les per i due generi ; es. : [lej vˈakɔ] lei vacas ‘le mucche’, ma: [les tˈawlɔ] les taulas ‘le tavole’.

(17)

16 pulˈidej] lei fedei polidei (Vence, Dubois 1958); [li fˈedi pulˈidi] li fedi polidi (Antibes, Dubois 1958); li feas polidi [li fˈea pulˈidi] (Nizza, Toscano 1998: 31-32).

4. Sistemi senza evoluzione di /s/ in /j/, con caduta di -s in coda compensata da fenomeni vocalici e/o soprasegmentali: limosino, alverniate, alpino settentrionale. Esempio: sing. [lɔ vˈaʦɔ] la vacha ‘la mucca’, pl. [laː vɔʦˈaː] las vachas ‘le mucche’. In questo tipo di sistema, la finale -[j] di certi plurali maschili non è originata dalla semivocalizzazione di -s, ma dalla dittongazione di -[eː]: [ˈɔmes] > [ˈɔmeː] > [ˈɔmeː] ~ [ɔmˈeː] > [ˈɔmej] ~ [ɔmˈej] (24) ‘uomini’, anche se, in certe parlate ha potuto essere reinterpretata come una marca di plurale ed essere estesa a dei sostantivi intrinsecamente ossitoni (25); esempi: [ejtrˈe] estrech ‘stretto’, [ejtrˈej] estrechs ‘stretti’; [sɛ] chen ‘cane’, [sej] chens ‘cani’ (Sencenac-Puy-des-Fourches, Mok 2008: 5) (26). Le parlate che conoscono questo processo hanno

generalmente dei sistemi con marca distibuita filtrata.

La parlata di Sénaillac-Lauzès presenta anch’essa un sistema con marca distribuita filtrata. Come la maggior parte delle parlate linguadociane settentrionali, possiede alcune affinità fonetiche con il limosino, come, ad esempio, l’evoluzione di [a] pretonica a [ɔ], di [s] di un attacco sillabico a [ʃ], una tendenza alla formazione di sillabe aperte... ma ignora del tutto gli allungamenti vocalici e gli spostamenti di accento. Siamo dunque di fronte ad un sistema di tipo linguadociano – piuttosto che ad un sistema di transizione tra linguadociano e limosino – nel quale la marca del plurale – quando è presente – è esclusivamente segmentale e nel quale il singolare è la forma non marcata e il plurale la forma marcata. L’esistenza di plurali facoltativi, in variazione libera con la forma non marcata, è un tratto originale di questa parlata.

Diversamente dalla parlata di Sénaillac-Lauzès, una varietà come quella di Veyrine-de-Vergt in Périgord (Floricic 2010), benché ignora la palatizzazione di CA latina in [ʧa] caratteristica dei dialetti nord-occitani, presenta un sistema di marca del numero di tipo fondamentalmente limosino.

Finalmente, comune alla quasi totalita delle parlate occitane, è la marca del plurale con il determinante anteposto, che la marca sia o no distribuita, e qualunque sia il tipo di

(24) In occitano settentrionale, l’evoluzione di [es] verso [ej] (nelle parlate in cui si realizza), è

indipendente del contesto destro: [estˈable] estable > [ejtˈable], [ˈɔmes] òmes > [ˈɔmej] ~ [ɔmˈej]. Si produce dunque anche prima di una pausa o davanti ad un occlusiva sorda, realizzazione che non sarebbe molto naturale se essa risultasse dal cambiamento in /j/ di -s; non si può invece costatare alcuna evoluzione [Vs] > [Vj] quando la vocale non è una [e]; in questo caso vi è un allungamento compensatorio: [ʧastˈɛl] chastèl > [ʦaːtˈɛl], [vˈaʧas]

vachas > [vˈaʦaː] ~ [vaʦˈaː], [rustˈi] rostir > [ruːtˈi]... Alcune grafie tardomedievali come: fees~ feys, aprees ~ apreys, trees ~ treys, accanto a praas, nenguus, gramaciis, giis, diis, booc (< bòsc) (Sibille 2003: 307), attestano

del fenomeno, che non ha nulla a che fare con la semivocalizzazione di -s dipendente del contesto destro e indipendente della natura della vocale che occupa il nucleo sillabico. L’evoluzione di /s/ a /j/ è dunque un fenomeno proprio all’occitano meridionale (guascone, linguadociano e, storicamente, provenzale) e alla parte meridionale dello spazio vivaro-alpino.

(25) Cioè che sono ossitoni anche al singolare.

(26) I sistemi che presentano contemporaneamente plurali sigmatici e plurali con allungamento vocalico

(18)

17 marcatura sul nome. In termini di salienza, si può dunque considerare che in occitano – al di fuoro di eccezioni che si possono considerare come marginali – il plurale è marcato essenzialmente con il determinante, mentre la marca sul nome (o sull’aggettivo posposto) è un tratto ridondante che può essere presente o assente in fuzione del contesto e/o della struttura morfo-fonologica del nome, secondo modalità che variano da una parlata all’altra; i sistemi con marca strettamente distribuita e quelli con marca strettamente non distribuita costituiscono quindi i due poli di un continuum.

BIBLIOGRAFIA

Allières, Jacques 1954, “Un exemple de polymorphisme phonétique: le polymorphisme de l’-s implosif en gascon garonnais”. Via Domitia 1 (4): 69-103.

Allières, Jacques 2001, Manuel de linguistique romane. Paris, Honoré Champion. Anglade, Joseph 1921, Grammaire de l’ancien provençal, ou ancienne langue d’oc, Paris. Bec, Pierre 1970-1971, Manuel pratique de philologie romane, Paris, Picard, 2 volumi.

Bourciez, Edouard 1967, Eléments de linguistique romane. Paris, Ed. Klincksieck (5a edizione).

Calvet, Maurice 1969, Le système phonétique et phonologique du parler provençal de Saint-Victor-en-Vivarais,

dégagé sur la base de données instrumentales, Faculté des lettres et sciences de Grenoble.

Chabbert, Raymond 1959, “Quelques remarques de phonétique: s final”, Revue du Tarn: 374-378.

Cremona, Joseph 1953, The dialect of the Vallée d’Aure (Hautes-Pyrénées). University of London (doctoral dissertation).

Dubois, Pierre 1958, Position des parlers de Cagne et de Vence par rapport au provençal et au niçard. Publications et annales de la Faculté des Lettre d’Aix-en-Provence.

Floricic, Franck 2010, “Remarques sur le marquage du nombre dans le parler occitan de Veyrine-de-Vergt” In Franck Floricic (dir.) Essais de typologie et de linguistique générale. Mélanges offerts à Denis Creissels. Lyon, ENS Éditions: 417-433.

Gillieron, Jules, Edmond Edmont 1902-1910, Atlas linguistique de la France. Paris (ALF).

Jagueneau, Liliane 1979, Recherche sur l’opposition singulier-pluriel en occitan central. Thèse de 3ème cycle,

Université de Poitiers.

Kravtchenko-Dobelmann, Suzanne 1955, “S apical dans les dialectes occitans”. In Recueil de travaux offerts à

M. Clovis Brunel, t. II: 55-61.

Lieutard, Hervé 2004, Phonologie et morphologie du parler occitan de Graulhet (Tarn). Montpellier, CEO – Université Paul Valéry.

Lieutard, Hervé 2004. “Spécificité morphologique du pluriel languedocien: la notion de ‘chevilleʼ” Cahiers de

grammaire 29: 89-104.

Lieutard, Hervé 2004. “Costrenchas fonologicas e morfologicas del plural”. Revue électronique de linguistique

occitane 1 (http://www.revistadoc.org).

Maas, Utz 1966-1967, “Les systèmes coexistants de règles ordonnées et le polymorphisme de l’s implosif en languedocien septentrional”. Via Domitia 12-13: 95-108.

Maas, Utz 1969, Untersuchungen zur Phonologie und Phonetik der Mundart Couzou (Dép. Lot), Inaugural-Dissertation zur Erlangung der Doktorwürde, Albert-Luddwige-Universität, Freiburg im Breisgau.

Maas, Utz 1969-1970 “Morphologie du parler occitan de Couzou (Lot)”. Revue Romane 4: 148-182, 5: 55-93. Maurand, Georges 1974, Phonétique et phonologie du parler occitan d’Ambialet (Tarn), Thèse d’Etat,

Université de Toulouse II - Le Mirail.

Michel, Louis 1948, “La vocalisation de l’s dans l’Aude”. Revue des Langues Romanes 70: 29-38. Mok, Q.I.M. 1977, Manuel pratique de morphologie d’ancien occitan, Muiderberg ,Coutinho.

Mok, Q.I.M. 2008, “L’opposition singulier/pluriel dans le parler de quelques communes du Périgord blanc”. In François Pic, Patrick Sauzet (eds), Per Q.I.M. Mok. Études de linguistique occitane modernes de Q.I.M.

(19)

18

Moulin, Bernard 2006, Grammaire occitane. Le parler bas-vivarois de la région d’Aubenas, Section vivaroise de l’Institut d’Etudes Occitanes.

Paradis, Carole, Jean-François Prunet (eds) 1991, The special status of coronals: Internal and external evidence.

Phonetic and phonologie series 2, San Diego, Academic Press.

Ravier, Xavier 1978-1823, Atlas linguistique du Languedoc occidental. Paris, CNRS, 3 vol.. Ravier, Xavier 1978-1993, Atlas linguistique du Languedoc oriental. Paris, CNRS, 4 vol.

Ronjat Jules1930-1941, Grammaire istorique des parlers provençaux modernes. Montpellier, 4 vol.

Roque-Ferrier, Alphonse 1876, “De la double forme de l’article et des pronoms en langue d’oc”. Revue des

langues romanes XI 1-4: 125-137.

Sauzet, Patrick 1975, Approches de la phonologie et de la morphologie d’un parler occitan: le dialecte de

Sumène (Gard), mémoire de maîtrise, Université de Poitiers.

Sauzet Patrick 1993, Attenance, gouvernement et mouvement en phonologie, les constituants dans la phonologie

et la morphologie de l’occitan, Montpellier, CEO.

Sauzet, Patrick 1999, “Linéarité et consonnes latentes”. Recherches linguistiques de Vincennes 29: 59-86. Sauzet, Patrick (in corso di stampa), “Los morfèmas de plural nominal a Sant Julian de Cremsa: [-w] e lo ton

bas”.

Seguy, Jean 1971, Atlas linguistique de la Gascogne. CNRS. (ALG).

Sibille, Jean 2003, La Passion de saint André, drame religieux de 1512 en occitan briançonnais: édition

critique, étude linguistique comparée. Thèse pour le doctorat de sciences du langage (Université de Lyon

II).

Sibille, Jean 2009. “Les formes en -i issues du nominatif pluriel de la 2ème déclinaison latine, en occitan: essai

d’approche panchronique”. In Claudine Fréchet (dir.), Langues et cultures de France et d’ailleurs.

Hommage à Jean-Baptiste Martin, Presses Universitaires de Lyon: 233-250.

Straka, Georges 1979, “Remarques sur la ‘désarticulation’ et l’amuïssement de l’s implosive”. In Les sons et les

mots. Choix d’études de phonétique et de linguistique, Paris, Klincksieck: 443-464.

Références

Documents relatifs

Se quindi per un quotidiano di settore come il Sole24Ore la forza produttiva più significativa è risultata essere quella legata alle esigenze dei propri lettori, per un giornale

La didactisación demasiada confuso de la información documentación en la Enseñanza agrícola, tal como nosotros la analizamos, se traduce en un deficit de saber que hay que

Il titolo della raccolta rinvia d’altra parte a un contenuto del racconto che costituisce una specie di tropismo letterario, fondato su una percezione: l’enunciato del

Psicologia sociale dello svilupo

• Quattro sono i tipi di alterazione dell’equilibrio acido base: acidosi respiratoria, alcalosi respiratoria, acidosi metabolica, alcalosi metabolica.. Si realizza in

Il D.Lgs. 241/00, come peraltro già il 230/95, prevede diversi adempimenti di sorveglianza fisica e.. medica a seconda della categoria in cui i lavoratori esposti al rischio

Terminata questa fase di controllo, uno specifico programma del Bios, denominato BOOTSTRAP, effettua il caricamento in memoria centrale del NUCLEO del Sistema Operativo, in una

Siguiendo Ia clasificacion establecida por Broders para los tumores epiteliales de otras localizaciones, Kernohan y su grupo han tratado de aplicar una escala