R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
A NGELO F AVINI
Su una estensione del metodo d’interpolazione complesso
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 47 (1972), p. 243-298
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D’INTERPOLAZIONE COMPLESSO ANGELO FAVINI
*)
Introduzione.
Un’estensione del metodo
d’interpolazione
reale an-ple
dispazi
diBanach è stata fatta da A. Yoshikawa
[12].
Il presente lavoro è invece dedicato allo studio del metodo d’inter-
polazione complesso
per una terna dispazi
diBanach,
di cui si trovagià
un cenno inJ.
L.Lions, [8]:
l’estensione da tre a n nonpresenta
difficoltà nuove.La
prima parte
è d’edicata alla prova di risultatiinterpolatori
corri-sp~ondenti
aquelli già
stabiliti percoppie
dispazi, (cfr. [ 1 ] , [4], [9],
[ 10] ).
Viene
poi
studiata la relazione fra terne ecoppie
dispazi
d’inter-polazione ,complessa,
e inparticolare,
si prova(vedi,
per lanotazione,
la Definizione2) che,
sseAo , Ai
sonospazi
diBanach,
(cfr.
la Nota al Teorema 6).Viene
poi
provatoche,
sotto una certacondizione, Ao n Ai n A2
è denso in[Ao , ~2]e,p ; inoltre,
si stabilisce unlegame
di immersionedipendente
dati dueparametri
e,precisamente,
A2 ~ A1 ~ Ao normalmente #
[A2 ,
p ~[Aa ,
con
0 ~8 -(- p 1, 9 8’, ~ P’ (cfr.
Teorema8).
*) Indirizzo dell’A.: Istituto Matematico « S. Pincherle », Bologna.
Poi si
ottiene,
fral’altro,
che ingenerale valgono
leseguenti
im-mersioni
Si considerano infine tre
esempi.
Iprimi
due sono datidagli spazi
H)..’ p e si verifica che per essi le inclusioni( I )
sopra richiamatesono delle
identità;
il terzoesempio
è una estensione a dueoperatori
del calcolo
operazionale
che si trova nel lavoro di M. Schechter[9].
Una terna
d’interpolazione (Bo ,
B1 ,B2)
è una terna dispazi
diBanach
complessi, Bo , B, , B~ ,
immersi con continuità in unospazio
vettoriale
topologico a.
Se su
xeBt ,
i = 0, 1,2} }
si introduce lanorma
Bo n Bi n B2 diventa uno
spazio
di Banach.Analogamente,
se è lospazio
vettorialedegli
elementix
di d
per cui esistono( i = o,
1,2)
tali chela funzione
dove l’estremo inferiore è calcolato su tutte le terne xo , xi , X2 con
è una norma su e è uno
spazio
di Banach.
Notiamo che sia BonBinB2 che sono immersi con con-
tinuità in
~Í,.
DEFINIZIONE 1. Siano
Bo , B1,
B2spazi
di Banach immersi concontinuità in
d.
Consideriamo l’insiemeB1, B2)
dellefunzioni
w), definite
su n, a valori inBo+B1+B2,
doveche sono:
(a)
continue e limitate da il a(~b) olomorfe
da il a Bo+B1-~-B~ ;
la
f
essendo continua euniformemente
limitata nellatopologia
di talispazi.
PROPOSIZIONE 1. Munito della norma
B1 ,
B2) è
unospazio
di Banach.DIMOSTRAZIONE.
Analoga
aquella
diCalderón,
relativa a unacoppia
dispazi
di Banach(cfr. [ 1 ] ,
p,129),
in base al teorema di con- vessità inpiù
dimensioni(cfr. [3],
p.521).
DEFINIZIONE 2. Per
ogni (e, p)E,!1, 8,
lospazio [Bo, B1,
pè l’insieme di tutti
gli
elementi x di Bo + B1 + B2 tali chex=f(0, p)
peruna
B1,
B2), normato conPROPOSIZIONE 2.
[Bo ,
B1 ,B2]e, p è
unospazio
di Banach.DIMOSTRAZIONE.
Notiamo, infatti,
che[Bo , B, ,
è l’imma-gine
diB1 ,
B2) attraversol’applicazione
lineare daBi , B2)
a definita da:
f --~ f (~, p).
D’altra parte,
Pertanto, f -~ f (8, p)
è continua daB1 , B2)
aCos se
69o,,
denota ilsottospazio
di3f(Bo, B1 , B2)
dei tutte le fun- zionif
tali chef(8, p) = o,
allora6»o,p
è il nucleo della/2013~/(8, p)
e,per la continuità di tale
applicazione,
è unsottospazio
chiuso diX(Bo , Bi , B2).
Di
qui, [Bo , Bi , B2]8,
p è identificato allospazio quoziente Bi ,
ed èperciò
unospazio
diBanach, (cfr. [ 1 ],
p.129).
OSSERVAZIONE. Notiamo che
dove il simbolo ~ denota immersione continua.
Infatti,
che[Bo , Bi ,
è chiaro.Sia xeBo n Bi n B2 . Sia
f
la funzione tale cheda cui
TEOREMA 1. Siano
(Ao , A1 , A2)
e(Bo , B1 , B2)
due terne di inter-polazione,
Bi ~áÏ3.
Sia T un operatore lineare daAo +Ai+ A2
a Bo+B1+B2 tale che xeaiimplica
che TxeBi(i=0,
1,2)
eAllora,
DIMOSTRAZIONE. Per comodità di
scrittura,
useremo avolte,
nellaprova di questo risultato e nel
seguito, Ae,
P per[Ao , ~2]e,p, Be, P
per[Bo , H~ , 82] o, p ,
ecc.Sia
dunque x
un elemento diAe, P .
Allora dalla Definizione 2 segueche esiste
A2)
tale chePoniamo:
Inoltre, ~poichè
T è un operatore lineare e continuo da A i a Bi equindi
da Ao+Ai+A2 aBo+B1+B2,
eA2),
g risulta limi- tata e continua da n a olomorfa da f2 a Bo+Bi +82 .Dunque, Bi , B2).
D’altro canto,g(8, Quindi, poiché
e E è un numero
positivo arbitrario,
Il Teorema 1 sopra stabilito ammette una
generalizzazione
a certioperatori
non lineari(cfr. [ 4 ] ). Infatti,
vale la seguentePROPOSIZIONE 3.
Supponiamo
A2 ~ A1 ~Ao ,
B2 Bo . SiaT un operatore derivabile secondo Fréchet da Ao a
Bo ,
tale che:Allora,
DIMOSTRAZIONE. Prima di tutto notiamo che se E2 ~ E1 ~
Eo ,
allora coincide conEo ,
le norme nei duespazi
essendoequi-.
valenti, (cfr. [ 1 ],
~p.160),
per il teorema dell’inverso continuo.Il risultato segue allora dal fatto
che,
se p è una funzione diA2), quindi
olomorfa da n aAo ,
e T è Fréchet-derivabile da Ao aBo ,
allora è separatamenteolomorfa,
e diqui olomorf a, da Q a B0.
In base a questa
osservazione,
laProposizione
3 è conseguenza immediata del Teorema 1.DEFINIZIONE 3. Se
A,
B sonospazi
di Banach eH(z, w)eL(A, B)
per
ogni coppia (z,
dice che H è continua(olomorfa)
se per
ogni x E A, la funzione (z, w)
~H(z, w)x
è continua(olomorfa)
da 5 aB, (cfr. [9],
p.123).
TEOREMA 2. Sia
H(z, w) un
elemento dellospazio L(Ao-I- A1-I- A2 ,
per
ogni
(z,w)en;
inoltreH(z, vv)
sia unafunzione
can-.tinua e limitata su !1,
olomorfa
su !1.Se
e sono continui e
uniformemente
limitati inquesti spazi,
conallora
DIMOSTRAZIONE. E del tutto
analoga
aquella
del Teorema 1. Ba- sta, peresempio,
introdurre la funzionecon t, 1:" numeri reali e
f (z, ~.v)
elemento diA2)
per cuiTEOREMA 3. Sia B un operatore n-lineare da
tale che
implica
cheAllora
DIMOSTRAZIONE. Proviamo l’affermazione per il caso di n = 2. Sia
Allora,
VE> 0 esistonoper cui i
Sia
Come nella dimostrazione del Teorema
1,
si riconosce cheBi , B2)
ePer l’arbitrarietà di E, l’affermazione è cos provata. Per
n > 2,
la prova è del tuttoanaloga.
TEOREMA 4.
vale
DIMOSTRAZIONE. Poniamo:
Si è
supposto
In casocontrario,
l’affermazione è ovvia. Dalla definizione segue chef
è continua e limitatada n
a olo-morfa da n a
Poi,
Pertanto,
LEMMA 1.
}
eV, A,
B sianospazi
diBanach,
con A -~- B ~ V.Sia
poi f :
O ~V,
continua e limitata da e aV, olomorfa
da 0 aV,
tale chef (it) E A,
ed è continua e limitata da R aA,
ed è continua e limitata da R a B.Allora
B ] 8 , O:S; e ~ 1, (per cui, dunque,
sipuò
supporreB)).
DIMOSTRAZIONE. Poniamo
(cfr. [ 1 ],
p.160)
Poichè
f
è continua e limitata in0,
g è continua e limitata in 8-;inoltre,
g è chiaramente olomorfa in 0.Poi, g(it)eA, g( 1-f- it) E B
e g è continua nellatopologia
di talispazi. Infine,
Ne segue, per un risultato di
Calderón, (cfr. [ 1 ],
p.116),
che g è continua e limitata da O aA +B,
olomorfa da O aA --~- B.
Pertanto, B]o.
Mag(O)=1(0);
diqui,
PROPOSIZIONE 4. Se
p 1
alloraDIMOSTRAZIONE. Proviamo la
(1).
Sia x un elemento di[Bo, Bi, B2]0, o. Allora,
perdefinizione,
esiste unaBi, B2)
tale chef(8, 0) = x.
Ora,
Di
qui,
la funzionesoddisfa
con
e tali funzioni sono continue in
queste
norme.Inoltre,
gè,
per leproprietà
dellaBi , B2),
continua e limitatada e
a olomorfa da e a_
Allora,
per il Lemma1,
segue che g è continua e limitata da 9a
Bo -~- Bi ,
olomorfa da 0 a Bo+Bi .Cos , ge X(Bo, Bl)
eInfine,
D’altra
parte, f
è un elemento diX(Bo, B, , B2)
per cuif (8, 0) = x.
Cos
La prova della
(2)
èanaloga. Infatti,
sexE [Bo , B1 , B2~8, P ,
allorax = f(0, p),
conB1 , B2).
Definiamo:Vale
h(p)=f(0, p)=x. Inoltre,
come sopra, si prova che h appar- tiene aB2), poichè
Infine,
dal fatto che trariamentescelto,
segueTEOREMA 5.
DIMOSTRAZIONE Proviamo la
(1).
Sia x un elemento di[Ao , A2]o, p .
Allora esisteA1 , A2)
tale chef(0 , p) = x.
Poniamo
In base alla definizione e alle
proprietaà
dif ,
g risulta continuae limitata
dà n
a olomorfa da Q aPoi,
dal momento chef(it, f ( 1-f- it, f(it,
’ vale .
Dunque, gE X(Ao , A2 ,
e, per l’arbitrarietà dellaf ,
Per
simmetria, allora,
Diqui,
segue la(1).
(2).
Siaxe [Ao , A2]0,, ; dunque,
esisteA2)
taleche
f {8, p) = x.
Poniamo:Si osservi che se
(z,
allora anche( 1 - z- w,
Poi, g( 1- 8 - p, p)= f(8, P) = x. Inoltre,
g è una funzione continuae limitata da Q a
A0+A1+A2,
olomorfa da f2 a Inpiù,
Pertanto, Ao , A2)
ecos ,
Con un
ragionamento analogo, supponendo ;
si prova che
e la
(2)
risulta provata.(3).
Per la(1),
Ma,
per la(2), [A~o , A2 , Ao ,
Diqui,
ancora in base alla(1),
PROPOSIZIONE 5. Sia Allora:
DIMOSTRAZIONE. Si è visto
(cfr. Proposizione
4(2))
cheIn
particolare,
per6= 1, [Ao , A2~1 . Ma,
peripotesi,
equindi [Ao , (cfr. [7],
p.132).
D’altro canto, se abbiamo
già
provatoprecedentemente
chela funzione
è un elemento di
X(Ao, A2). Quindi,
Perciò
[Ao , A2]o,1
e A2coicidono,
conequivalenza
delle nonne.Notiamo
che,
se A2 ~ A1 ~ Ao normalmente1),
allora si hal’ugua- glianza
delle norme,perchè IL W
PROPOSIZIONE 6. Sia A2 ~ A1 ~
Ao ,
conli
x xi x
(x e A2).
Allora:DIMOSTRAZIONE. In base alla
Proposizione
4(1)
Poichè Ai ~ Ao
risulta Il x ~
A~J~(cfr. [ 7 ] ,
p.132),
equindi, Il x ~
X A~ , _Supponiamo
Perx= o,
l’affermazione è ovvia.Poniamo:
1) Ricordiamo che uno spazio di Banach E si dice immerso normalmente nello spazio di Banach F se E ~ F, E è denso in F
(cfr. [7], p. 93).
p è una
apllicazione
continua e limitata da n a olo-morfa da Q a Ao .
Inoltre,
Pertanto,
dalla(i)
e dalla(ii)
segue cheCOROLLARIO. Sia A2 ~-> A1 ~ Ao normalmente. Allora:
DIMOSTRAZIONE. Dalla
proposizione
4(1)
segue cheQuindi,
vale senz’altroD’altra parte, se per la densità di A2 in
A1,
esiste una suc- cessione di elementi xn di A2 taleche j)
n-oo
Ora,
è anche una successione diCauchy
inAI ,
per cuiPerò, Vm, neN,
e, in basem,n-oo
alla
Proposizione
Per la
completezza
dello spa-’ ’
’
m ,
zio
[Ao , Ai , A2] 1, o ,
esiste ie[Ao , A1 ,
tale cheDunque,
esistonoAi ,
per cuiPoichè
[ Ao , A~ ] 1, o ~ A 1 ,
valeanche i
Di
qui,
per la unicità dellimite,
n~ °°Allora,
tenendo presente laProposizione 6,
Ciò prova la coincidenza dei due
spazi
considerati.PROPOSIZIONE 7.
Supponiamo
A2 ~ A1 ~ Ao e A2 sia immersonormalmente in Ao . Allora:
DIMOSTRAZIONE. L’affermazione è ovvia per x = 0.
Supponiamo
x#0.
Per la
Proposizione
4(2)
è[Ao , Ai , A2]o
eTAo , perchè normalmente, (cfr. [7],
p.133).
Perciò vale:
Sempre supponendo
definiamo la seguenteapplicazione:
Prima di tutto,
o) = x. Poi,
è facile riconoscere che 9 è con-tinua e limitata a Ao olomorfa da f2 a Ao ·
Inoltre,
Quindi, A2)
eCOROLLARIO. Se A2 Ao
normalmente,
alloraDIMOSTRAZIONE. È identica a
quella
del Corollario allaProposi-
zione 6, in virtù della
Proposizione
7.OSSERVAZIONE. In base al Teorema 5, se normal- mente, l’ordine dei termini nella
Proposizione
5 e nei due Corollari pre- cedenti èirrilevante;
peresempio,
LEMMA 2.
Sia f E X(Ao , A2),
con(Nel
caso di duespazi,
cfr.[9],
p.123).
DIMOSTRAZIONE. Poniamo
elementi di
R,
arbitrariamente scelti. PoichèA2),
g è definita su
fl,
continua e limitata da n a olomorfa da fl aInoltre,
sempre per leproprietà
dif,
con
con
TEOREMA 6. Sia
p2:0, 0-2:0, 0p+«
1. Se A1 è immerso nor- malmente in Ao e O:5e~ 1, alloraDIMOSTRAZIONE.
Supponiamo
Per il Teorema 5
(1),
quindi, poichè normalmente,
per il Corollario allaProposizione
7,[Ao , [Ao , A1]o, o=Ao .
D’altra parte,
[ Ao ,
essendo normalmente(cfr.
171 ,
p.133).
Ne segue che il risultato è
provato
per0 e [ 0, 1 ] .
Supponiamo, dunque, 0 p +G 1 .
Sia x un elemento dellospazio [Ao , Allora,
perdefinizione,
esistefcJC(Ao,
tale chef(p+0o)=x.
Poniamo:
g(z, (z,
La funzione g è ben
definita, poichè,
se0 e‘J~e z -f- ~e ~ 1, ~e
z,~e
allora 1. Valeg(p, ~) = f (P -f- 8~) = x,
e, per lep_roprietà
dellaf ,
g è limitata e continua da SZ a(e quindi
daIl a olomorfa da n a
(e
anche da ~ aa0+A1+[A0, A1]0).
Inoltre,
Di
qui,
Cos ,
per l’arbitrarietà dellaf,
Sia ora
A 1 , [ Ao ,
Perdefinizione, x = , f ~ p, a~),
con
f
un elemento diAi , [Ao ,
Poniamo:Poichè
-’2013+20132013==z,
la definizione è ben posta. Si hag(p+a)=
P -I- a’
= f ( p, 0-) = x. Inoltre,
per il Lemma 2 si ha
poi
Ma
Inoltre,,
Quindi,
nel nostro caso,D’altra
parte,
per la
proprietà
di reiterazione pergli spazi
diinterpolazione complessa, (cfr. [ I ] , p. 121 ).
In
definitiva,
valeNe segue, sempre sulla base della definizione di g, che
e
dunque, che
Ma,
ancoraperchè Ao = [ Ao ,
essendoA
1 immerso normal- mente inAo ,
per laproprietà
direiterazione,
si haNOTA. Dal Teorema 6 segue, in
particolare,
che A1 - Ao normal-mente =>
[Ao , [Ao , A1]p+o.
Basta infatti porre 0=1 e notare che
[Ao , (cfr. [7],
p.
133).
Tuttavia,
risulta[Ao , A1,
anche senza la assun- zione che Ciò è intanto vero perp=«=0.
Infatti per laProposizione
4 risulta[Ao , Ai,
d’altra parte, sexe[Ao,
allorax= f(0),
con definiamog(z, w)=
=~(z-f- ~.v), (z,
risultageX(Ao, A1 , A~), perchè
inoltre, g(0, dunque [Ao , Ai , Ai]o .
Se è
poi
la immersione[Ao ,
P[Ao , Ai ,
si prova come laprima
parte del Teorema 6; la immersione inversa segue dalla definizione di unage (Ao , Ai)
attraverso unafeX(Ao, A1), f(p,
per mezzo diCOROLLARIO 1. Sia O:$; e:$; 1.
Allora,
perogni pc[0, 1 ]
tale chepe+p
1, valeDIMOSTRAZIONE. Si ha
Per la Nota
precedente, [A1 , Ao , [A1 , che,
d’al-tra parte, coincide con
[Ao , A1]0.
COROLLARIO 2. Sia A~ immerso normalmente in Ao . Se 0 s, t:51,
0:5s+t:51,
0::5 o-,8 1,
alloraDIMOSTRAZIONE. Consideriamo i tre casi
possibili:
1 ° caso: J=0.
Allora,
per il Teorema 6,D’altra
parte,
per laproprietà
direiterazione,
e
quindi
la(i)
è vera.2°
Allora,
sempre per laproprietà
direiterazione,
Perciò,
in base al Teorema 6.
Allora,
di nuovo utilizzando laproprietà
direiterazione,
e si ottiene ancora la formula
(i).
TEOREMA S. Sia
A1,
oppureA2,
immerso normalmente inAo .
Allora:DIMOSTRAZIONE. In
generale,
vale(cfr.
Teorema 5(2)),
Quindi,
per laProposizione
4(2),
Supponiamo
A1 ~ Ao normalmente. Per il Corollario 1 al Teore-ma 6,
In
particolare,
ciò vale per u=0. Cos :Ora,
per la definizione dellospazio [Xo , X i , X~] a, ¢ ,
si haDalle
(i)-(ii)-(iii)
segue cheSupponiamo
ora che sia A2 ~ Ao normalmente. Per la Nota al Teo-rema 6, si ha
D’altra parte, per la
(i), [Ao , Ai, A2]1-0, Dunque, poichè
A2 ~Ao ,
si ha:
Se
normalmente,
allora[Ao , A2]1-e,e= [Ai , AZ]e .
Ciò
completa
la prova.COROLLARIO 1. Sia
normalmente,
con Ao arbitrario.Allora:
DIMOSTRAZIONE. Per il Teorema 5
(2)
si haQuindi,
per il Teorema 7,poichè
A2 valeDi
qui
segue l’asserto.COROLLARIO 2. Sia
A’2
oppureA’o
~A’2 ,
con immersione normale. Se Ao e Ai sonoriflessivi,
alloraDIMOSTRAZIONE. Per il Teorema 5,
Allora,
per il Teorema 7,D’altra parte, per la riflessività di Ao e di
Ai , (cfr. [ 10 ] ,
p.2),
~Ao , A~]’ø= [A’o, A’1]e
e[Ao , A1]e
è riflessivo.Quindi,
Passando ai
duali, infine, [ Ao , ’ ’ ]’
o -TEOREMA 8. Sia A2 ~ AI ~
Ao e le
immersioni siano normali.Allora, se 0pp’~
DIMOSTRAZIONE. Se
~6’ = p’ = 0,
allora$ = P = 0
e la immersione da provare èovvia,
essendociuguaglianza degli spazi.
Supponiamo ~8’ ~ 0, p = p’= 0.
Siha,
per il Teorema 5 e il Teorema 7,Analogamente, [A2, Ai ,
Ma
[A2, [Az ,
se o~8 ~’ 1(cfr. [ 1 ],
p.160).
Dunque
l’affermazione è vera per 8’#0 ep= p’=0.
Sia
p’#0,
8 = 8’ = 0. Dal Teorema 5 e dal Corollario 1 al Teorema 7 segue chePoichè
[Ao , A2]1-,= [A2 , Ao]P
-[A2 , [Ao , A1]1-p’,
l’affer-mazione è provata nel caso di e 0=0’=0.
Supponiamo, dunque, 0’> 0, p’ > o .
Se
0=p==0, allora, poichè
(cfr. Proposizione 5),
si ha[A2 , [A2 , A1 , Aolo,,,, - p = 0,
allora[A~ , Ai, AoJe, o= [Ao , Ai , A2]o,1-o,
checoincide con
[Ai , A2]1-0= [A2 , A~]e ,
per il Teorema 7.Ora,
per il Teorema 6,Poichè
8’ -~- p’ > 8,
si ha(cfr. [ I ],
p.160),
(cfr.
Corollario 1 al Teorema7).
Per il Teorema 6,
Possiamo ora supporre
0,
Sia x un elemento d[A2 , A1 , Ao]e, p .
Allora esisteAi , Ao)
tale chef(0, p)=x.
Poniamo
Poichè
6~e’,
la definizione di g ha senso.Inoltre, poichè
A1 , Ao), g
è continua e limitata da n a olo- morfa da Il a Inpiù,
(cfr.
Lemma2)4 [A2,
laProposizione
4(1)) -> Ai,
con01
Analogamente,
per laProposizione
4(2)
e il Lemma2,
Di
qui, Ao)
e, d’altra parte ~ Poichèvaie 1
COROLLARIO. Sia A2 C-7 Ao normalmente.
DIMOSTRAZIONE. Per il Teorema 8,
Ma si ha:
e
analogamente,
Di
qui,
TEOREMA 9. Esista una successione Pn di
operatori
lineari continui da Ai a Ao n A1 n A2(i = 0, 1, 2),
tale cheDIMOSTRAZIONE. Notiamo
che,
per il teorema della limitatezza uni-forme,
dalla(i) segue i
P.indipendentemente
da n.Inoltre,
Pn s.i estende univocamente come un
operatore
lineare continuo daAo+Ai+A2
in sè.Infatti,
se onde a=ao+ ai +a2 , con la defi- nizione di Pn attraversorealizza tale
prolungamento.
Osserviamo che la
(ii)
nondipende
dalla sceltadegli aiE Ai ,
Proviamo tale affermazione nel modo seguente.
Sia cÍ ,
dicai (i=1, 2).
Si haci-di =d2-c2
equindi,
per la linearità dei Pn su A1 eA~ , Pn(ci-di)=Pn(ci)-Pn(di),
pertanto,
poichè
Se allora
Per
quello
che si è provato sopra,D’altra parte, e
quindi Pn(ao-bO)=PI1(ao)-Pn(bo).
Dun-que,
E
allora,
Vale per la definizione dello
spazio
normato si haPer l’arbitrarietà
degli ai ,
Sia
A~ , A2)
tale chef(0, p) = x.
Possiamo supporre cheIn caso
contrario,
la g definita dag(z, w)
ap-partiene
aA2)
egode
dellaproprietà
suddetta.Definiamo
-
Poichè
e f
è continua e limitata dan a
Ao+Ai+A2,
olomorfa ,da n a risulta continua elimitata da n a
A0+A1+A2,
olomorfa da Q aAo+Ai+A2.
Inoltre, poichè f(it, f ( 1-+- it, f(it,
esi
ha,
~perogni
t,’teR,
D’altra
parte,
3Ne(indipendente
dan)
tale cheMa tale che
purchè
sian > n(~).
Ne segue chepurchè
siaPertanto, Analogamente,
D’altro canto,
e
quindi
Ne segue che Ao n A1 n A2 è denso in A1 ,
OSSERVAZIONE. Dalle
ipotesi
seguegià
la densità diAo n A1 n A2
in Ai
i=0, 1, 2).
TEOREMA 10. Se denso in
[Ao , A1 , A~]e, P ,
alloraDIMOSTRAZIONE. La prova segue le linee di
[ 1 ] .
PoichèA ó , A’1 , A’2
sono immersi con continuità inviene definito sulla somma diretta
(Ao n A1 n A2) E9
un funzionalebilineare (x, x’)
nel modoseguente:
sexeAo n Ai n A2
eallora x, x’)
è il valore del funzionale lineare con-tinuo x’ nel
punto
x.D’altra parte, se
x’ E A’o
o adA’1
o adA’2,
Quindi,
per il Teorema 3,Dunque,
aogni A’1 ,
p è associato un funzionale lineare su A~o n Ai nA2 ,
continuorispetto
alla norma di[Ao , Ai ,
D’altro canto,
poichè
peripotesi AonAinA2
è denso in[Ao , A2]0,,,
tale funzionale linearepuò
essere esteso in modo uni-co su
[Ao ,
conCos ,
e
quindi,
O S SERVAZIONE. La immersione stabilita nel Teorema 10
vale,
peresempio,
se è soddisfatta la condizione del Teorema 9.TEOREMA 11.
(Cfr. [9],
p.123).
SianoAt ,
Bi(i=0,
1,2) spazi
di
Banach,
con Ai ~61, Bi
~spazi
vettorialitopologici.
L(A, B) denoti,
comesolito,
lospazio
di Banachdegli operatori
lineari continui da A a
B,
munito della normad’operatore.
AlloraDIMOSTRAZIONE. Sia
Bo), B1), L(A2 , B2)~8, p
·Allora esiste
Bo), B1), L(A2 ,
tale che~>(e, p)= T.
Ora,
è chiaro che lospazio L(Ao , B2)
è im-merso in e pertanto, (p risulta continua e
limitata da n a olomorfa da n a
L(Ao+Ai+A2,
D’altra
parte,
perdefinizione,
con norme uniformemente limitate in tali
spazi.
Quindi,
in base al Teorema 2,In
particolare,
Ma
p(~e, p) = T.
L’immersion~e stabilita èpoi continua,
sempre per il Teorema 2.TEOREMA 12.
(cfr. [9],
p.123).
SiaH(z,
(z, W)6f2,
unafunzione
continua e lim~itata inn, mor f a
in 12.Se
con
DIMOSTRAZIONE. Osserviamo che per
ogni
ieRfissato,
la fun-zione z 2013~
H(z,
è un elemento diA1), L(Ao , A1))
ecosi, (cfr. ~[9],
p.123), H(u+it, Ao]u , 1]
eAnalogamente, vv), teR, fissato,
è un elemento diA2), A2))
epertanto,
Sia ora x un elemento di
[Ao ,
- Ciòimplica
che Ve > 0 esisteA2)
tale che/(0o,
ePoniamo:
dove si è supposto
8+8o>0, p+po>o (Se O+Oo=p+ po=0,
allora,e l’affermazione è vera per il Teorema
2).
La definizione ha senso
perché
se0a, 0~~+P1,
si hae
analogamente
Per le
ipotesi
su H eperchè feX(Ao, A1 , A2),
h è una funzione continua e limitata da fl a olomorfa da Qa Ao+A1 + A2 .
Poi,
In base alla formula
(ii),
Di
qui,
Inoltre,
per il lemma 2,Dal momento che E è un numero
positivo arbitrario,
il Teorema risulta provato.e pertanto,
DIMOSTRAZIONE. In virtù del Teorema 12,
prendendo
comeH(z, w) l’operatore
diimmersione,
si haD’altra parte, per il Teorema 5
(3),
Quindi,
il risultato segue immediatamente dalla(i).
DIMOSTRAZIONE. Sia x un elemento di
[Ao , Ai , ~2]a, p.
Alloradalla definizione di
[Ao , Ai , A2]a, ø
segue che esisteAi , A2)
tale chef(a,
Definiamo:La definizione ha senso,
perchè,
Si riconosce che g è continua e limitata da n a olo- morfa da fl a
Ao+Ai +A2 . Inoltre,
Ma
allora, (cfr. [1], ~
9.1, p. 116 e p.132,
p.159),
g è pure con- tinua e limitata da fi ae,
dunque,
COROLLARIO 1 allora
DIMOSTRAZIONE. Per il Teorema 13,
Allora, (cfr,
la Nota al Teorema6),
Di
qui, ponendo
e
quindi,
COROLLARIO 2. ,
la
(1) è
ancoravalida,
nel senso che[ Ao , A2]o, o
~~
~Ao ~ [Ai ,
DIMOSTRAZIONE. Per il Corollario 1 al Teorema 13, si ha
Se
8 -f- p ~ 0, poniamo
6
[Ao , A2]o, o
P[Ao , A1]o
~ Ao(per
la secon~dainclusione,
p.
116)
ePertanto,
Inoltre, ~( 1- v) = 8,
av = p.Se
8+p=0,
ancora per il Corollario 1 al Teorema 13, conQuindi, poichè [Ao , A2]o, o ~ Ao , applicazione
del Teorema 5e della
Proposizione
4 porta aDIMOSTRAZIONE. Per la
Proposizione
4,e
quindi
Come nella prova del
precedente
Corollario 2,Ora
poniamo po = 81= o.
Allora, poichè
si ha
Gli
esempi
successivi estendono risultati di M. Schechter in[9].
ESEMPIO 1. Sia
u(x)
una distribuzione suR", x=(xl ,
...,xn).
Con
~u(~)
oppureu(~)
denotiamo la trasformata di Fourier diu(x), ~ ==(~~,
...,~n).
Se
À,(~) è
una funzione misurabile da Rn aR,
strettamentepositiva,
B’,P denota l’insieme diquelle u(x)
tali che consu Bl, P si definisce la norma
che ne fà uno
spazio
diBanach, (cfr. [9],
p. 125).TEOREMA 14. Siano
Ào(~), À~(~), À~(~) funzioni
misurabili soddisfacenti la
condizione0Ào(~)~À1(~)~À2(~)
e siano po , pl , p2 EE
[ 1, ] .
PoniamoAllora:
Per provare il Teorema 14, stabiliamo il seguente
DIMOSTRAZIONE. Per
definizione,
B 121p2]0,p impli-
ca che esiste
f,
elemento di tale che1(0, p)=u.
Po-niamo
cioè,
Di
qui,
Analogamente,
Inoltre,
per leipotesi sulla f ,
Segue
anche che g è continua e limitata da fl aolomorfa da n a
Quindi, LP1, LP2 ).
D’altra parte,
Pertanto,
unaimplicazione
dellaequivalenza
enunciata è provata.Ora
supponiamo ?W ( xo ) (?10) p),
cong e Jf(LP-, LP,,
Si definisce una funzionel
attraversof
è un elemento didove Mo è una costante
indipendente
da t e -r.Analogamente,
si prova chef(1 +it, f(it, 1-I- i~) E B’‘~~
P2,con
..v ‘ · -v /
Pertanto, poiché
sipuò
concludere cheDIMOSTRAZIONE DEL TEOREMA 14.
Allora,
per il Lemma 4,esiste
Poichè
(cfr. [8],
p.1855).
Inoltre,
Dunque,
u E P Po, P.Viceversa,
siaAllora,
per definizione diB’,P,
Dunque,
esisteMa
allora,
per il Lemma 4,poiché
si ha uE
[B)..o,
Po, B~. B)..2,p2]e,
P ._
Ciò conclude la prova del Teorema 14.
COROLLARIO. Siano
lo, A1 funzioni
misurabili strettamenteporsi- tive,
come nel Teorema 14, e po ,p1E[1, +00].
DIMOSTRAZIONE.
Segue
immediatamente dalla Nota al Teorema 6e dal Teorema 14.
Infatti,
OSSERVAZIONE. Dal Teorema 14 e dal suo Corollario segue che
dove
ESEMPIO 2. Sia
A(E)
una funzione misurabile strettamenteposi-
tiva su Rn. Allora con
HA, p, pe [1, + oo[,
si intende l’insieme delle distribuzioniu(x)
tali che dove~-~
denota la trasformata di Fourierinversa;
munito della normarisulta essere uno
spazio
diBanach, (cfr. [9],
p. 128).Per provare un risultato
corrispondente
al Teorema 14 pergli spazi
H’, P dobbiamo ricordare
qualche
definizione.Sia m una funzione misurabile limitata su Rn. Allora si definisce
una trasformazione lineare
Tm ,
di dominioL2(Rn)
nLp(Rn),
per mezzo della seguente relazione fra trasformate di FourierSi dice che m è un
moltiplicatore
in see Tm è
limitata, cioè,
esiste A > 0 per cuiLa
più piccola
A tale che(1)
è vera, si chiama la norma del molti-plicatore m
e si dice cheSe vale
(1)
ed è p + o. allora Tm ha una estensione unica e limi- tata a che ancora soddisfa(1).
Tale estensione si denota con Tm .Sui
moltiplicatori,
cfr.[ 11 ],
p. 94 e sgg.LEMMA 5. Sia
1 p~o ,
pl ,Ào , À,1, À2
sianofunzioni
misurabili strettamentepositive,
con0 Ào(~):S; À,1(~~):::; À2(~),
tali chee la norma in
M Pi
disia
uniformemente
limitata in t( j
= 0, 1,2).
Allora:
e solo se esiste
geX(LPo, LP2)
tale che
DIMOSTRAZIONE. Sia U E pl, H~2~
Allora esiste pi, HÀ.2,
pl),
tale chef(0, p) = u.
Definiamo una funzione g attraverso la relazione fra trasformate di Fourier
Poichè si ha
è un elemento di
Mp; (j=0, 1, 2),
Poichè, ,
Quindi,
per la(2),
D’altra parte, per la limitatezza uniforme di
norma di
M~ ,
Cos ,
Allo stesso modo si prova
che ,
Poichè F
è unoperatore
lineare e continuo eg risulta continua e limitata da il a olomorfa da n a Ne segue che
Lp2)
eallora,
dalla de- finizione di g si deduce chetale che
Viceversa,
siacon
ge X(LPo, Lpl, Lp2). Poniamo,
come ,definizione dif ,
Poichè
Ne segue che
Inoltre,
Con
analogo ragionamento,
si riconosce checon
Infine, f
è continua e limitata da ~S2 amarf a ~da il a H’~~ ~
fJo+H" .-~,P~+HÀ.2,P2. Quindi,
D’altra parte,
Dunque, u==f(e, p). Pertanto,
u E[HÀo.
P,,, HÀ~. Pi, HÀ2’TEOREMA 15.
Valgano
leipotesi
dela Lemma 5. Allora:DIMOSTRAZIONE.
Analoga
aquella
del Teorema14,
sulla base del Lemma 5.COROLLARIO. Siano + 00
[,
come nel Lemma 5 .Se ~ _ ~, ó-e~,le, eE ]0, 1 [ ~
alloraOsserviamo infine che anche per
gli spazi
vale la relazioneESEMPIO 3. Sia X uno
spazio
di Banach riflessivo eA,
B siano dueoperatori
lineari chiusi in X con dominiD(A)
eD(B)
densi(in X).
Inoltre,
il risolvente dei A e di Bcontenga
l’asse realenegativo
evalgano:
Si introduce una funzione w;
~,, p),
definita per(z, OÀ,
(1 + 00, a valoricomplessi,
tale che(a) V(z, w)en,
~,v;À, p)
è una funzione misurabile di(~.~ ~)
e(b) (z, w) --~ ~(z,
yv;~,, p)
è continua in if, nel senso che3S(e)>0
tale chepurchè ~ I ò(e:), 6(E), (z, w) e fl, (z’,
ed è limi-tata nel senso che vale
(IV).
(c) (z, w)
2013~ w;À, p)
è olomorfa in~,
nel senso che esi-stono per cui
Infine,
si suppone chevalgano
leseguenti maggiorazioni:
Poniamo ora la seguente
DEFINIZIONE 4. Se 1v;
~,, v) soddisfa
le condizioni(a)-(b)-(c)
e lemaggiorazioni (IV)~(VII),
eA,
B sonosottoposti
alle(I)-(III),
si denota con l.v;A, B) l’integrale
Osserviamo che se
(z,
per le(I)-(II),
si hav v
Quindi,
per la(IV), li
w;A, B)
Cos ,
w;A, B)
è unoperatore
lineare limitato in X.D’altra part, per la
disuguaglianza (V),
Dunque,
PROPOSIZIONE 8.
-ceR, xp(it, i-~; A, B)
è unoperatore
lineare limitato da X in sèe il i-r; A,
Ricordiamo
che,
A e B essendooperatori
lineari chiusi con dominiD(A)
eD(B) ~den~si
inX, D(A)
eD(B)
possono essere muniti di normeche ne fanno
degli spazi
diBanach; precisamente,
D’ora in
poi
intenderemoappunto D(A)
eD(B)
comespazi
diBanach.
Facciamo anche notare
(cfr. [9],
p.130)
chegli operatori aggiunti
di A e >di B
(aggiunti
deioperatori
lineari non necessariamentelimitati), godono
delle medesimeproprietà
di A e diB, rispettivamente.
Inparti- colare,
Di
qui, poichè
Analogamente,
Poniamo
denota il valore del funzionale
f in x,
si ha:in base alla
(ii)
e alla(VI).
Ma allora
y E D(A)
e( y, A*z) = (Ay, z ~. Inoltre,
dal fatto cheD(A*)
è denso in X
(cfr. [6],
p.168)
e X èrif les~sivo,
deduciamo cheCiò
significa che i i t, i-~; A, B) 11
x, x(M -E-1 )N.
Pertanto, (~r( 1-~- it, i-~; A, B))X c D(A).
Valutiamo la normaA,
Sia Allora
D’altra parte,
in base alla
disuguaglianza (VI). Perciò,
Si
può
allora stabilire laPROPOSIZIONE 9. ’tER
l’operatore ~( 1-E- it, i~; A, B)
è lineare continuo da X aD(A)
con normaSeguendo
le medesime linee diragionamento,
si prova laPROPOSIZIONE 10.
Vt, l’operatore 1-~-i-~; A, B)
è lineare continuo da X aD(B)
con normaSi
può
allora provare il seguenteTEOREMA 16. Sia
08, p1.
Alloral’operatore
p;
A, B) è
continuo da X a[X, D(A), D(B) ] 8, p
eDIMOSTRAZIONE. La funzione yv;
A, B) soddisfa,
per le as- sunzioni fatteinizialmente,
tutte le condizioni perpoter applicare
ilTeorema
2; infatti,
con la notazione usata inquel
teorema,Di
qui, B~J(e,
p;A, B)
è limitato da[ X, X, X]e,p==X
a[X, D(A), D(B)]e, p ,
in base alleProposizioni
8 - 9 - 10.Inoltre,
sempre per il Teorema2,
Ora sfruttiamo
l’ipotesi
che(À+A)-~
e(1~+B)-~
sono commutativi per IL,1, >
o.Supponiamo xeD(A).
Vale:Analogamente,
Supponiamo
chexeD(A), zeD(A*)
eponiamo y=~(it, A, B)x.
Allora:
Quindi,
per la
(V). Dunque,
D’altra parte,
Pertanto,
PROPOSIZIONE 11.
Vt, i-r, A, B)
è unoperatore
linearee continuo da
D(A)
in sè e valeSupponiamo xeD(B), zeD(B*)
eponiamo A, B)x.
Allora,
perchè
sono commutativi. Diqui,
Quindi,
Poichè,
per laNe segue la
PROPOSIZIONE 12.
V, -ceR, ~(it, A, B)
è unoperatore
lineare continuo daD(B)
in sè eTEOREMA 17. allora
è un operatore lineare continuo da
DIMOSTRAZIONE.
Segue
immediatamente dalleProposizioni 8 - 12,.
in base al Teorema 12. Quanto alla valutazione
(i),
essa è conse-guenza di
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Manoscritto pervenuto in redazione il 18 gennaio 1972.