A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
E. B AIADA C. V INTI
Un teorema d’esistenza della soluzione per un’equazione alle derivate parziali del 1
◦ordine
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 3
esérie, tome 9, n
o1-2 (1955), p. 115-160
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INTRODUZIONE
Lo stato attuale della conoscenza dell’esistenza di almeno una soluzione
~ per
un’equazione
alle derivateparziali
ditipo normale,
che siscrive,
nellenotazioni di
Monge :
è
iiisoddisfacente ;
ciò è stato affermato da molti ed è stato illustrato altrove(1).
Fra i tentativi per
riportare
la situazione allaperfezione già raggiunta
nella teoria delle
equazioni
alle derivateordinarie,
ipiù cospicui
sono statiquelli
di MariaCinquini
Cibrario e SilvioCinquini (2)~
nonchèquelli
diE. Baiada
(3).
Noi ci
ricollegheremo qui
alle idee ed ai metodi di E. Baiadagià esposti (4)~
, essi consistono nell’ottenere direttamente la soluzione medianteun metodo di
approssimazione
molto simile aquello adoperato
per ottenerela soluzione dei sistemi differenziali ordinari.
(~) Vedere l’introduzione al seguente lavoro :
E. BAIADA: Considerazioni sull’esistenza della soluzione per un’equazione alle derivate parziali
i dati iniziali, nel campo reale. Annali di Matematica pura ed applicata Serie IV Tomo
XXXIV
(1953).
In detto lavoro v,6 anohe una bibliografia breve, ma suffioiente per avereun’idea della sitnazione.
(2)
Vedi bibliografia citata in (~) nonchè una relazione al Congresso Internazionale dei Matematici di Amsterdam presentata da S. CINQUINI."
(3) Vedere lavoro citato in (1).
(4) Vedere E. BAIADA: Sul teorema di esistenza per le equazioni alle derivate parziali del prdmo ordine « Annali della Scuola Normale di Pisa » Serie II, voi. XII (1943) pp. 135-145,
vedere pure nota citata in (i).
Questo metodo,
da unaparte
fa a meno della teoria delle caratteri- stiche e dei teoremi ad essarelative,
dall’altra è in armonia conquanto
sifa in tutta la teoria delle
equazioni
funzionali.È
interessanteosservare
che ilprocedimento qui adoperato porta
tra, l’altro anche alla soluzione in senso stretto
(5)
nel caso ormai classico del teorema di ieverini-Wazewski-Digel-Kamke-Baiada (6).
È
pure da notare che il metodo e le considerazioni che sarannoqui svolte,
sitrasportano
al caso dei sistemi diequazioni
alle derivateparziali
del
primo
ordine deltipo iperbolico
comegià
è stato fatto per il caso clas- sico da R. Conti(7).
Il teorema
raggiunto,
enunciato in fondo aquesto lavoro, dà,
comecaso
particolare,
il teorema di E. Baiada della nota citata nonchè alcuni teoremi di continuità edi
derivazionerispetto
ad unparametro
della soluzione diun’equazione
alle derivate ordinarie.Va fatta 1’osservazione
che, giusto quanto
fatto rilevare nella nota citatasono
proprio questi
teoremi di derivazionerispetto
a unparametro
che richiedono la relativa onerosità delle condizioni da ammettere onde essere
sicuri dell’esistenza di alrneno una soluzione.
Il teorema d’esistenza dimostrato in
questa
nota si differenzia daquello
classico in
quanto
che laipotesi
ammessa sulla funzionef (x
y, z,q)
rela-tivamente al suo
comportamento rispetto
a q, è notevolmentepiù larga
diquelle
che si ammettono relativamente alcomportamento rispetto
a(x,
y,z) .
1. -
Sia f (x ~ y , z ~ q)
una funzionereale,
di variabilireali,
definitaper
c x c , y , z , ~ ~ qualunque,
ed avente leseguenti proprietà :
10
f (x ~ y ~
z ,q) è
continuarispetto
ad(x,
y, z ~q)
in tutto il campo di definizione.20
f(ae , y , z , q) è Lipschitziana rispetto
a q, y uniformementerispetto ad x,
y, z concostante Q,
in altri terminivalga
per tuttigli
x, y, z, cone
qualunque siano q,
e q2 la relazione3° Esiste una costante M con la
proprietà
che per tutti z , q , 9’ °
(5) In contrapposto a soluzione in « senso lato » qui studiato.
(6) Elencati in ordine di data.
(7) Vedere R. CONTI: Snl problema iniziale per i sistemi di equazioni alle derivate parziali
della forma
z(i)x
x= f (i)
(x , y ;z(l) ,
... ,z(k)
« Rendiconti dell’Accademia Nazionale dei Lin- ycei » Serie VIII, Vol. XI1 I fase. 1-2 Gennaio-Febbraio 1952.
5° Le derivate
parziali fy ed fz
sonoLipschitziane rispetto
ad y, z, qcon costante R.
Sia data inoltre una funzione w
(y), reale,
di variabilereale,
definitaper tutti
gli
y, che sia :.
I)
continua con derivataw’ (y)
continua elimitata,
in altri terminiqualunque
sia y, esista una costante N con laproprietà:
II)
Esista una funzione M(y)
sommabile inogni
intervallofinito,
tale che
qualunque
siano y ed h.D’ora in avanti indicheremo con g il
maggiore
dei numeriQ, L, R,
esupporremo inoltre che sia soddisfatta la relazione
per un certo numero e compreso tra c e c,
ciò può
sempre farsi cambiandoopportunameute
Munita di misura sull’asse a? , riducendo eventualmente l’ain-piezza
dell’intervallo(e
-c) (8).
Osserviamo che daquesta
relazione siottiene,
1 .
come
conseguenza,
che g2 .
2 *Ci occuperemo nel
seguito,
dell’esistenza di una soluzione z(x, y)
defi-nita in un
opporturno
campo,dell’equazione
alle derivateparziali:
(8) Vedere nota citata in (4) pa,g 138,
la
quale
soddisfi al dato diCaucby
w(y)
per x = c ? y ossia tale che si abbia identicamentenel
seguito,
inquale
sensod.irel1lo
che z(x , y)
è soluzione di(1).
2. - Poniamo
per
ogni
c --- x c+ d,
con à= e c dove,
m è un intero arbitrario e po- 2"’sitivo. La funzione
q;(l) (x , y)
risulta definita e continua per tuttigli
y . Inoltre per teoremi noti sulla derivazione di unintegrale,
la funzionek x , y)
ammette derivateparziali,
siarispetto
ad x cherispetto ad y,
equeste
derivate sono date dalleespressioni :
Osserviamo
che,
tanto(x, y), quanto (x, y)
sono continuerispetto
ad(x, y),
y ed inoltre che :dove
~~1~ (c , y)
indica solo la derivata adestra,
eDa cui
otteniamo,
perdifferenza, dopo
avereaggiunto
e tolto una stessaquantità, l’espressione seguente:
- i 1
Si ha
intanto :
Inoltre :
Posto per
semplicità :
aoperiamo
nelprimo degli
integrali
a secondo membro della(10)
la sostituzionee
supponiamo y =t= b, (Esamineremo
inseguito
il l caso chequeste
due ultime
ipotesi
non sianosoddisfatte).
Come risultato otteniamo che la(10)
si scrive nelseguente
modo :La
(8)
diventa :Poichè le
prime
dueespressioni
checompaiono
nellegraffe
a secondomembro di
quest’ultima relazione,
in virtù della osservazione fatta aseguito
della
ipotesi III,
non sono mainega~tive, possiamo scrivere,
usando ovviemaggiorazioni,
Per la
ipotesi 5°,
ilprimo degli integrali
a secondo membro della(8") può maggiorarsi
nelseguente
modo: .mentre il sècondo
degli integrali
a secondo membro sipuò
scrivere succes-sivamente, maggiorandolo:
Adoperando
il fattoclie fz è Lipschitziana rispetto
ai suoiargomenti
conocostante
R,
7 e che:il
primo
membro della(10")
viene ancoramaggiorato
dalla:Ricordando ora il
significato
dioc ~ ~ ~ y ~ ~ , abbiamo :
da cui
e
quindi,
indefinitivn,
ilprimo
membro della(10")
vienemaggiorato
dalla :Nell’operare
lasostituzione z
= ’~P(t) abbiamo supposto
r=~= ~ ,
a4=~.
...--1.
Nella
ipotesi 2, = ó , ricordi.udo
ilsigoificato di y
e di b si ha:ed il secondo membro della
(10)
vienemaggiorato
dallae
quest’ultima espressione
non supera in valorel’espressione
dataci dalle(10*). Analoga
considerazione è valida nellaipotesi a
e si ottiene unaformula che è caso
particolare
della(10*), quindi possiamo
tener conto solo1
della
(10*).
La
(8"),
tenendopresente
la(9’)
e(10*)
si scrive :Integrando
ora ambo i membri diquest’ultima
relazione e b ri-spetto ad y,
comunque siscelgano a,
eb,
con la condizionea b,
si deduce:basta per sincerarsene fare iiii cambiamento d’ordiiie
d’iutegrazionu
e contem-poraneamente
unopportuno ampliamento
del campod’integrazione.
La
(9) allora, quando
nelprimo degli integrali
a secondo membro sioperi
la sostituzionenel secondo
degli integrali
a secondo membro sioperi
invece la sostituzioneil terzo e
quarto integrale
a secondo membro simaggiori
tenendopresente
che e per l’ultimo termine a seondo membro
si
applichi
la(*),
si scrive :9. A nnali della Scuola Norm. Sup. - Pisa.
Operando
nelquarto deg integrali
a secondo membro della(11’)’ la
sostituzione
ed aumentando ulteriormente ll htervallo
d’integrazione,
la(11’), quando
alposto
di .R ed .L si sostituisce t~~ costante non minoreK,
si scrive:Maggioreremo ulteriormente
il secondo membro della(12),
se nelprimo
degli integrali
che iù esso compare, mettiamo alposto
di ladell’intervallo
d’integrazione
invece di laquantità maggiore
Con
queste
modificheapportate
alla(12)
otteniamo:Se
poniamo
x = c+ d,
la(12’)
diventa :3. -
Riprendiamo
.in esamel’esl)1ressioi e
dataci dalla(3). Supposto
~~>~
avremo : >Mediante la sostituzione
il
primo degli
iintegrali
i a secondo membro diventa:mentre mediante la sostituzione
il secondo
degli integrali
a secondo membro della(13)
diventa :Di conseguenza la
(13)
si trasforma nellaseguente:
Osserviamo
che il terzodegli integrali
a secondomembro
della(14’) può
scriversi:
( ~ ~a
Per
l’ipotesi
4p del n.1,
avremopertanto
lama.ggiorazione seguente:
Quanto
al secondodegli integrali
al secondo membro della(14’)
per essovale la
maggiorazione
4.
Operando
apartire
dalla curva x = c-~- ~d ,
y y =~~l> (c + d, y)
comeabbiamo
operato
apartire
dalla curva x = c, y = (o(y),
y definiremo sulla strisciac + d = s = c + 2 d ,
9 la funzione :dove si è
posto
persemplificare
le notazioni : c’ =c +
d .Se si
ripete questa operazione
2mvolte,
sino ad arrivare alla striscia~2013~~a?:~~
per la r-esima striscia viene definita una funzione :dove abbiamo indicato con c{r> il valore c
-~- r d ,
IlSulla funzione
rp(r) (z y)
si possono fare le stesse osservazioni circa l’esistenza e la continuità delleproprie
derivateparziali rispetto
ad x e a y che si sono fatte aproposito
della funzione~a~l> (s , y) .
Inoltre :dove naturalmente indica solo la derivata a destra.
5. Dimostriamo ora che in
generale
abbiamo :a condizione che
dove ed è la costante di
Lipscbitz
relativa a+ j d, y).
Osserviamo
che, poichè :
Intanto il secondo e terzo
integrale
a secondo membro della(14’)
ven-gono
rispettivamente maggiorati
dai secondi membri delle(15’) ~ (15)
equindi, dopo
ovviemaggiorazione
la(18)
e(18’)
cui dannorispettivamente :
Supposto
ora che sia vera la relazionepossiamo applicare
la(17), partendo
dalla curva z =q1> (c’, y),
ove c’=o+ d,
invece che dalla z = w
(y),
facendo solo roperazioni
deltipo
indicato al numero 2. Avremo : ’’
In
quest’ultima relazione,
alposto
delprimo
termine a secondo mem-bro sostituiamo la sua
espressione
data dalla(18**),
mentre al secondo ter-mine sostituia,mo
1’espressione
data dalla(18*), quanto
alprimo degli
inte-grali
checompaiono
a secondo membro lo trasformiamoadoperando
la(12),
ed al secondo
applichjamo
la(12"Y. Otteniamo
cos :’Spezzando
il terzointegrale
in dueintegrali,
uno con i limiti(
e
spezzando
ilquarto
in dueintegrali,
uno con ie l’altro con i limiti
,
operando
leopportune
ridu-zioni e tenendo
presénte
cheL K, r d é - c,
2 e che Y1 e Y2 variano in(a, b) ,
si ottiene :iIJ
e osservando che le
parentesi graffe contengono quantità maggiorabili
conl’espressione
g[(b
-~r) + (e
-c) + 1]2 (N + 2)2 + r,
ilprimo
membro diqueste disuguaglianze
risulta ancora minore di : ,Questa
relazione non è altro che la(17) quando
si sostituiscaad -r,
r
+ 1.
Indefinitivaf tenendo presente
la III del numero1, possiamo diré
che la
(17) è
vera per r =1poichè ( 1 ’i- N)LGC.K « b-a) ’i-( e-e )-- 12 c 2 -- N ) QC 1
-21
come si verifica subito dalla
(16).
D’altraparte (c + d, y) è Lipschitziana,
infatti dalla
(16)
si ottiene che esiste una costante diLipschitz
rela-tiva a che soddisfa alla , da cai
sempre in virtù della
III,
eperciò
è verificata lab)
per$==0,1.
Alloraè vera la
(17)
perr = 2 ,
equindi ~(c’-}-2~,~)
èLipsebitziana,
con co-costante di
Lipschitz
a-(e-c)
cos
procedendo
concludiamo col dire che la(17)
è vera perqualunque
r.Osserviamo che dalla
(17)
discende che ingenerale
e
quindi
cioè tutte le funzioni 9 sono uniformemente
Lipschitziane.
6. - Prendiamo ora in considerazione il modo di
variare, rispetto
ady, i di y
(x , y),
e dimostrixmoprecisainente
elie ingenerale
abbiamno:ove
per semplicità
s’èposto
=e -~-
i- condizione cheSe supponiamo
or
possiamo applicare
la(19) partendo,
invece che dalla curva z = co(y),
dallacurva z =
q1) (c’, y),
facendo solo roperazioni
deltipo
indicato al numero2. Avremo
e tenendo
resente
che r d, : e - c esupposto h 1/2
cosaquesta
che siuò
sempre
ammettere,
il secondo membro diquest’ultima
relazione viene mag-giorato
dalla:10. Annali della Scuola Sup. - Pisa.
Ed in virtù della relazione
a)
scritta per s = 0 si ottiene:In
definitiva,
tenendopresente
la(*)
del nutnero1,
si conclude col dire ebe la(19)
è vera per r =1 , poiché
2K (1 + N)2 (b
-a):5
come si verifica subito dalla
(12").
Essendo inoltreè verificata la
b)
per s =0 ,1,
y allora è vera la(19)
per r =2,
e cosprocedendo possia-
mo dire che la
(19)
è veraqualunque
sia r .’
Applichiamo
ora la(12)
apartire
da~~r~ (c~r> , y) ,
avremo, sec(r) «x
ricordando che
N(2)
eadoperando
per ilprimo
e terzointegrale
a se-condo membro di
quest’ultima
relazione la(19)
avremo :ossia
adoperando l’ipotesi
II del numero 1 e tenendopresente
cheSiccome tutte le
quantità
scritte al secondo membrorimangono
unifor-memente limitate per r - 00 , y risulta
qualunque
siar = 0 ~ 1 ~ 2 , ...
equalunque
sia x,purchè
ove A è una
opportuna
costante.7. Definiamo adesso la funzione
(r dipendente
esclusivamente dalla suddivisione in 2mparti
dellli tervallo(c,e), prendendola uguale
asulla striscia
cxc+d, uguale
ag2) (~? ~ y)
sulla strisciac + d x c + 2 d e
cos diseguito.
A causa della continuità delley), S(m) (x, y)
risulta continuarispetto
a(x, y) ,
essaainmette, inoltre,
ovnnquederivate
rispetto
alla x(derivate
solo a destra per x = c~r~ ed ovunque de- rivaterispetto alla y,
continua in virtù della(7)
edanaloghe.
Inoltre la funzione
S(m) (x, y)
soddisfa allaequazione (1),
suogni
ordi-nata del
tipo x = c + >. d ,
doveperò
per derivataparziale rispetto
alla x, s’iiitenda solo la derivata destra. Avremo ancora per la(20) :
Conviene ricordare che :
In
generale
se Xl e X2appartengono
allo stessointervallo
chiuso(c +
rd,
c
+ (r + 1) d,
ricordando che per comodità scriviamo alposto
di o+ r d ,
avremo :
Possiamo sempre supporre
x~ ~ x2 ~ di
modo chel’intervallo (
ldi integrazione
delprimo degli integrali
del secondo membro risulta contenere nel suo iiiterno l’intervallo concentrico(
, che è 1’intervallo
d’integrazione
del secondodegli integrali
alsecondo membro della
(22’).
Di conseguenza la differenza dei dueintegrali
considerati è
uguale
alla somma dei dueintegrali,
uno sull’intervallo1,
e l’altro sulllíntervallo(
e siccome per la
ipotesi
30 la funzioneintegrante
si èsupposta
in modulo minoredi M , questi
dueintegrali, complessivamente,
sono in valore asso-luto inferiori a Pertanto la
(22’),
facendo uso della(17’),
for-nisce con ovvi
passaggi,
la relazione:’
9. - Siano adesso
P~ - (x. , y1)
eP2
=(X2 , Y2)
duepunti
che suppor-remo per adesso ancora
appartenenti
alla stessa striscia chiusa(c~’’~, c~r+1~~ .
Abbiamo
evidentemente,
identicamenteDa
quest’ultima relazione, prendendo
i valori assoluti dei due membrie
ma,ggiorando
ancora in modo ovvio si ottiene:e
questa,
facendo uso delle(17’)
e(23),
diventa:Nel caso invece che
P1
eP2 appartengono
a striscie diverse eprecisa-
-mente
ed
applicando ripetutamellte
la(24),
avremo:La relazione
precedente porta
allaseguente
conseguenza: comunque si fissi un numeropositivo
a , 5 sipuò
determinare un numeropositivo b
taleche,
se l’indice in è sufficientementegrande,
equindi
il numero d è sufiî-cieutemente
piccolo,
l’osci llazi one delle funzioni i risulta sempre minore di a inogni
cerchio diraggio ~, ogni qualvolta
sia m > m. Siamopertanto,
cosi, sicuri che l~,successione (x, y)} ? =1, 2 , ...)
soddisfaalla
condizione
dieqiii
- oscillazione infinitesima dell’ Arzelà.D’altra
parte,
se nella(25) facciamo x2
= c, 9 si ottiene subitoche, am-
messo sempre
che y1
ed Y2appartengano
all’intervallo(a, b) ,
y la successione dellefunzioni {SC"~) (x , y) )
è ancheequilimita~ta quando
c --- x -::c e .10. - Ricordiamo la
(17’)
stabilita alla fine del numero 5:qualunque siano r, d (e quindi
anchene).
In altri termini le sezioni della su-perfici e z = S ~~~ (x , y),
che siproiettano
sulle ordinatez = c -~- r d (r =1, 2, ...)
sono tutte curve uniformemente
Lipschitziane
ed inoltre:qualunque
siano y, r, m.Studiamo il
comportamento
di(x ! y).
Osserviamo aquesto
propo-sitoy che,
dalla(16*)
abbiamoquando
-
Dalle
(36)
e ricordando1’ipotesi
3a del numero2, abbiamo : i
,
qualunque
siano(x, y)
ed m ~ e di conseguenza:qualunque
siano(x, y)
ed m.11.
Riprendiamo
in considerazione la(21)
del numero 7.Per
quanto è
stato osservato alla fine del numero9,
la successione delle funzioniS9(m) (x , y)
soddisfa alle condizioni del noto teorema di com-pattezza dell’Arzelà, sappiamo
allora che èpossibile
estrarre dalla succes-sione
(8"’) (z ,y)) ,
un’altrasuccessione,
che saràindicata,
percomodità,
ancora con
y)j ,
laquale
converge uniformemente ad una funziane continuaS (x , y) ,
definita nelrettangolo (c , e ; ~y&).
Inoltre perogni
fun-zione di
questa
successione vale la relazione(25), qui riportata:
dove ricordiamo che è :
avremo :
; per tanto
passando
al limite per m -. oo ,mente
continne,
mentre le8 (-) (X , y)
convergonouniformemente
arS (x , y) , cosicchè,
la(21)
ci assicura che sono soddisfatte le condizioni di un teorema di derivazione per serie in modoapprossimativo
di E.Baiada (9),
otteniamoil risultato
seguente :
per tuttigli x
di(o i e),
la successiòne delle derivate(S("’) y (x, y » ,
converge in misura alla derivataSy (x , y) ,
laquale
esiste qua- sidappertutto.
In altre
parole,
comunquepresi
due numeripositlvi
8 e~,
sipuò
deter-minare àn
corrispondenza
ad essi unintero 111
1 tale cle perogni
intero mmaggiore
sipuò
ottenere un insieme di misura minore di3
con la
proprietà
che :per
ogni y
nonappartenente
ad.Em .
Di conseguenza, avremo, sfruttando la(26),
per
ogni
Possiamo allora scrivere :(9) E. BAIADA Un criterio di convergenxa in lunghezza e la derivazione per serie, « Annali
della Scuola Normale Superiore di Pisa » Vol I-Il (1952) pp. 81-90.
e
passando
al limite per m -~ oo ~ sfruttando le(21)
e(30),
avremoe ciò nniformemente
rispetto
aSe consideriamo una successione
qualunque
di valori1 , 2 , ...) convergente
ad un valore xo di(c , e)
ad una successione di numeripositivi h~, , (i =1, 2 , ...) ,
con la condizione che :avremo dalle
(21) :
°
comunque si
scelgano
iPertanto,
preso un numeropositivo q,
y sipuò
trovare un intero n pure
positivo,
tale chee
quindi :
cioè comunque si
prende
un numeropositivo
8, 9 se indichiamo con.En
1’insieme deivalori y
per cui :per un
qualche i >
7z , esso sarà tale che :per
ogni
i ~ n e per tuttigli y
nona,ppartenenti
all’insieme.En .
Fissiamo allora uu intero1 > 0
e diamo ad ivalori -
-,ed a i
valori -4-. :. (s =1 2 ...),
otteniamo incorrispondenza
ad essi una1 25 ’ ’ ’
successione
(che possiamo
pensarecrescente)
di interi nspositiva,
e unasuccessione di insiemi
~==1,2~...)
y e se indichiamo l’insie-me di
questi
insiemi avremo :Se y è un nnmero non
appartenente
ad comunque preso un numeropositivo
e si trovi ilprimo
s 9 sia esso 8, > per cui e> 1
e sarà allora per 2si>ns
In altre
parole,
laquantità
espressa alprimo
membro della(32),
con-verge a zero
quasi-da,ppertutto rispetto
ad y.Con
analogo
calcolo edanalogo ragionamento,
avremo che anche lequantità :
convergono a zero
quasi dappertutto rispetto
ad y, fissato che sia stato un xo tale che 1imD’altra parte~ dall’espressione generale
dii-->oo
cioè da :
dove abbiamo di conseguenza :
ricordando che :
e sempre nmmettendo che
sfruttaudo
la continuità della fun-per
quasi-tutti gli
y. ..1 Di conseguenza, per un teorema di
FUBINI-TONELLI,
avremo le rela-zioni :
se lim = .r , per
quasi
tutti(x , y)
nelrettangolo (e
e ; a ,b)
e dove m èr-->~
legato
ad r dalla relazione e(r) = c+ r d, (i =2>» ’
In altromodo,
sipuò
dire
che,
perquasi
tuttigli y
di(a, b)
ipnnti x
in cui la(36)
non vale for-mano un insieme di misura nulla. Indichiamo con y uno di
quei
valoridi y
per cui la
(36’)
vale perquasi
tuttigli
x. Dalla(27)
del numero 10 pos- siamo scrivere :12. In virtù
dell’espressione generale
di(r) (,x , y) riportata
nella formula(35)
e della relazione(26),
si ottiene che le8(»1)
y(x, y)
sonoequilimitate,
siarispetto
ad m cherispetto
ad(x, y).
Possiamo alloraapplicare
un lemmadovuto ad E. Baiada
(1°),
il 1quale
cipermette
di affermare cheS(m)
y(x, y) ,
per
quasi
tuttigli
y, couverge in misura ad Siccome la(37)
sipuò
scrivere nella forma :(10) Vedi E. BAIADA. Nota oitata in (1), paragrafo 8 (pp. 22-23 della
nota).
Per
quanto
è stato osservato alla fine del numero10,
nonchè per ilfatto che:
passando
al limite per ni - oo nella(38),
e ricordando che(x, y)
con-verge in misura a
Sy (x, y) nell’ipotesi che y appartenga
ad unopportuno insieme,
chesappiamo esistere,
di misurab - a,
abbiamo la relazione:Poichè
sappiamo già
che8 (x, y)
èLipschitziana, quindi
assolutamente continuarispetto
ad x, siottiene,
derivando la relazioneprecedente
ri-spetto
ad x :per tutti
gli
y d’unopportuno
insietiie di misura b - a, e per ognuno diquesti
y, perquasi
tuttigli
x di(c, e) .
È,
chiaro inoltre che la funzione8 (x, y)
soddisfaalla
condizione ini- ziale(2)
identicamenterispetto
ad y. _Si ottiene cos il teorema: j
Se f (x ,
y, z,q)
èdefinita
per c x "::Z c , y , z , qq tíylunque, continua, Lip-
8chitziana
rispetto
a q, con derivateparziali fy
efz Lipschitziane rispetto ad,
,’
y , z , q , ed esiste una costante l1T tale
che: i f (x,
y, z ,q) I :5 M ;
inolt1.e seco
(y)
èdefinita
perogni
y,continua,
esoddisfcc
alle:dove N è
costante
mentre M(y)
èintegrabile
inogni
intervallofinito;
comunque
si fissa
un intervallo(a, b)
esiste un numero e, con c e e taleehe,
nelrettangolare (c ,
e ; ab) ,
unafunzione
z(x , y) Lipschitziana 8oddisfa quasi dappertutto
allaequazione (1)
esoddisfa
identicamente allacondizione
iniziale z(c, y)
== co(y) .
SANDRO Direttore responsabile. Fiuito di stampare il 20 Ottobre 1955