R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
L UCIANO DE S IMON
Un’applicazione della teoria degli integrali singolari allo studio delle equazioni differenziali lineari astratte del primo ordine
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 34 (1964), p. 205-223
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DEGLI INTEGRALI
SINGOLARIALLO STUDIO
DELLEEQUAZIONI
DIFFERENZIALILINEARI
ASTRATTE DEL PRIMO ORDINE
Nota
(*)
di LUCIANO de SIMON(a Trieste)(**)
Scopo
delpresente
lavoro è di studiare la sommabilità della derivata dellasoluzione, u(t),
delproblema
diCauchy
astratto:dove si è scritto u’ per
du/dt
edf(t)
è una funzione della varia- bile realet,
definita per t >0,
con valori in unospazio
di BanachB,
ed A unoperatore
lineare in B.È
noto dalla teoria dei semi-gruppi (e più
oltre richiameremo con esattezzaquesti risultati) che, quando
Aed f
soddisfano a certecondizioni,
èpossibile esprimere
la soluzione della(1)
mediante unintegrale
deltipo
avendosi inoltre
qualora
si intendaquest’ultimo integrale
in sensoimproprio.
(*) Pervenuto in Redazione il 7 novembre 1963.
Indirizzo dell’A.: Istituto Matematico - Università - Trieste.
(**)
Lavoro finanziato in parte dalEuropean
Olfice ofAerospace
Research - USAF Grant AF EOAR 62-7 e in parte dal C.N.R.
attraverso il gruppo di ricerca n. 24 del Comitato per la ma- tematica.
Se si suppone che la
funzione 1
sia ap-esima potenza
somma-bile,
con p >1,
si dimostra con i metodi della teoria dei semi-gruppi che,
almeno per una certa classe dioperatori A,
lau(t)
è a
p-esima potenza
sommabile inogni
intervallo 0 H T. Si pone allora ilproblema
di vedere se sono ap-esima potenza
sommabile
(localmente
o su tutta la semiretta delle tpositive) Au(t)
equindi u’(t).
L’osservazione
che,
nel caso in cui ilsemigruppo
siaanalitico.
sussiste la limitazione
(k
costantepositiva)
suggerisce
l’idea disvolgere
lo studio delproblema
inquestione impiegando
le tecnichesviluppate
nella teoriadegli integrali singolari. Seguendo questa
via si farà vedere nelpresente
lavoroche la
risposta
alquesito
è affermativaquando l’operatore
-Agenera un
semigruppo
analitico e lospazio
B è di Hilbert. Aquesto
fine sarà fondamentale 1’utilizzazione di un risultato di J. Schwartz[5]
che riferiremo nelseguito.
§
1. - Prima di iniziarel’esposizione
saràopportuno
intro-durre i
seguenti
simboli:R : Retta reale.
R+: Semiretta dei numeri reali t > 0
inoltre,
detto B unospazio
di Banach:Lp(S, B) : Spazio
delle funzioni definite in1~,
con valori inB,
a
p-esima potenza sommabile,
nulle fuori dell’insieme misurabile 8 C 1~.Spazio
delle funzioni definite in1~,
a valori inB,
limitate, misurabili,
nulle fuori di un insieme limi- tato contenuto in R+.Spazio
delle funzioni hòlderiane diesponente
a e 0 -
1,
nulle fuori di un intervallo contenuto inR+,
a valori in B.I xl:
: Norma di un elemento x e B.norma di un elemento di
L~(S, B).
Sia H uno
spazio
di Hilbert e consideriamo ilproblema
diCauchy (1)
con leseguenti ipotesi
suf
ed A:1) f
sia una funzione definita inR +,
con valori ing,
ap-esima potenza
sommabile(p
>1):
2) L’operatore - A
siageneratore
di unsemigruppo
ana-litico ;
ciòequivale
a dire che devono essere soddisfatte leseguenti
condizioni:
a) A
è chiuso ed il suo insieme didefinizione, BA,
è densoin H.
b)
Lospettro
diA, a(A),
è tutto contenuto in una zonaangolare
3’’ delpiano conlplesso
definita dalle condizioniciò
implica
che è compreso nellaregione
T simmetricadi T’
rispetto
all’asseimmaginario.
e)
DettaT8
laregione angolare
definita daed indicando con
T,
l’insieme simmetrico di~’~ rispetto
all’asseimmaginario,
si haessendo
3f.
una certa costantepositiva
chedipende
da E.Nostro intento sarà di dimostrare
che,
inqueste ipotesi,
seu(t)
è la funzione(2),
èu(t)
E perquasi
tutti i valori dit,
risultando inoltre Au EH).
In altreparole,
faremovedere che
l’applicazione 1 ->
Au mutaL~(R+, H)
in sè(in
modocontinuo,
come emerge dallo,dimostrazione).
Si osserviche,
unavolta stabilito
questo risultato,
è facile dimostrare che la(2)
è soluzione del
problema (1)
e che u’ =f
- Au EH).
La dimostrazione
procederà lungo queste
linee. Cominceremo col supporref
funzionehòlderiana,
facendo vedereche,
inquesto
caso,
Au(t)
eu’ (t)
esistono perogni
valore di t > 0 el’equa-
zione differenziale
(1)
è soddisfatta. Successivamente dimostre- remo, con l’ausilio della trasformazione diFourier,
che se1
EL?(R+, H),
Au EL2(1~+, H). Applicando quindi
due teoremi(di
J. Marcinkiewicz e J.Schwartz)
estenderemo il risultato adogni
valore di p compreso tra 1 e 2. Passeremoinfine,
perdualità,
al caso p > 2.§
2. -Supponiamo
allora chef
sia hölderiana. In tal caso,come è
noto,
vale ilseguente risultato,
di cuiriportiamo
ancheuna breve dimostrazione per comodità del lettore.
LEMMA
2,1:
-. NPlleipotesi
fatte perA,
se il pro- blema(1)
ha una(unica)
soluzione data daDm. : Proviamo anzitutto che
u(t)
perogni
t > 0.Poniamo
infatti, per 6
realepositivo,
’
Si riconosce immediatamente che
ua(t)
tende au(t)
in H per~ ~ O ed inoltre che
ua (t)
E perogni
t > O.Dimostriamo ora che ammette limite in H per h - 0.
Tale
limite,
per la chiusura diA,
coinciderà conAu(t).
Tenendoconto delle osservazioni
precedenti,
è lecito scrivereCome si dimostra facilmente ricorrendo ad una
opportuna rappresentazione
delsemigruppo
analiticogenerato
da-A,
vale la limitazione
con h~ costante
positiva opportuna.
Ciò
permette
di scrivereIl
primo
dei dueintegrali
chefigurano
nella(4)
èdunque
con-vergente
per ~ -~0,
inquanto
la. normadell’integrando
è mag-giorata
da una funzione sommabile in 0 E--i t.Per il secondo
integrale
della(4)
si riconosceiminediatamente, applicando
la formulache
è,
in virtù della continuità delsemigrmppo
Poniamo
dunque
intendendo
però quest’ultimo integrale
in sensogeneralizzato,
nel modo visto sopra.
È
facilepoi
constatare che la(2’ )
è derivabile eche,
sostituitanella
(1),
la rende soddisfatta.Il
seguente
lemma fornisceun’informazione,
che sarà utile inseguito, riguardo
alla convergenza diLEMMA
2, 2 : Sempre nell’ipotesi supposto
chef(t)
si annulli fuori dell’intervallo 0 HT,
siha,
indicando ancoracon ua la funzione
(3):
ed inoltre converge uniformemente verso
Au(t)
al tenderedi d a zero.
DrM.: Tenendo conto del fatto che
f (t)
= 0 per t >T,
sitrova facilmente che
intendendosi sempre
1’integrale
in sensogeneralizzato.
Prendendo la norma di
questa
differenza edoperando
comenella dimostrazione del lemma
precedente
si vede che deve valere ladisuguaglianza
Il
primo
diquesti
due termini simaggiora,
tenendo conto chef
èhòlderiana,
con C ~ ~a.(0 a 1,
C costantepositiva).
Il secondo termine
coincide,
come abbiamo notato nel lemma2,1,
con[I
-e-ad] f (t) I, espressione, questa,
che con-verge a zero uniformemente
rispetto
a t(per
~ 2013~-0),
come sipuò
verificare tenendo
presente
che laf ,
essendo continua e nulla fuori di un in siemelimitato,
ha traiettoriacompatta
in H.. c.v.d.
§
3. - Esaminiamo ora ilproblema
nel caso p = 2. Faremovedere,
utilizzando la trasformazione diFourier-Laplace,
chevale la
seguente proposizione.
3,1:
Sef
EL2(1~+, H),
la funzione u data dalla(2’)
è soluzione della
(1)
ed è tale cheDIM.:
Sia g
unaqualunque
funzione taleche,
perogni
numeroreale a >
O,
EL2 (1~ +, H) (notiamo che,
essendo limitato ilsemigruppo generato
da-A,
la funzioneu(t)
data dalla(2’ ) gode
diquesta proprietà).
La trasformata diFourier-Laplace
di una tale funzione
esiste nel
semipiano aperto J(z)
0. Posto z= E + in
converrà considerare lag come
funzione della variabilereale ~ dipendente
dal
parametro
1}. Scriveremo alloraPer
ogni
0 si ha = dove il simbolo Y indica la trasformata di Fourier ordinaria. -Applicando dunque
la trasformata diLaplace-Fourier
alla(2’ )
si trova
f acilmente,
per ’1J 0e
quindi
Teniamo
presente che,
essendo -Ageneratore
di unsemigruppo
analitico
vale, 0,
la limitazionePertanto,
fissato q0,
si ha inL2
Si prova facilmente che
La relazione trovata
permette
allora di affermareche,
perogni
1]
0,
EL~(R+, H)
e chepoichè f
EL2(R+, H)
facendotendere 17
a zero sitrova,
in virtùdi noti risultati
Analogamente
siprocede
per Au.c.v.d.
OSSERVAZIONE: Rifacendo i
ragionamenti
svolti nel corso della dimostrazione del lemmaprecedente,
si prova senza difficoltàche anche per la
funzione ud
definita in(3)
continua avalere,
con uniformità
rispetto
a5,
la limitazione§
4. - Consideriamo ora il caso 1 p 2.Definiamo,
inprimo luogo,
laseguente famiglia
di opera- toriK(t):
ed osserviamo
che, se f E Ha(H), possiamo
scrivereintendendo sempre
l’integrale
in sensoimproprio.
Indichiamo
inoltre,
se b >0,
conX,~
la convoluzione definita dal nucleoLa
(6)
allora siscrive,
semprese f E
Notiamo che è definita ed è funzione continua di t qua-
lunque
siaf
EH).
Si tratta ora di far vedereche ís
ELp(R+,
H)
e che la norma dipuò
esseremaggiorata
in modo indi-pendente
da h.Come abbiamo accennato nella premessa, utilizzeremo un risultato di J. Schwartz
*),
unitamente ad un teorema d’inter-polazione
stabilito da J. Marcinkiewicz per funzioni scalari eche,
come ha fatto vedere lo stesso J. Schwartz*),
si estende in modo ovvio alle funzioni a valori in unspazio
di Banach.Converrà a
questo punto
riferiregli
enunciati di taliteoremi,
adattati per
semplicità
al casoparticolare
di cui ci stiamo occu-pando.
TEOREMA
4,1 (J. MARCINKIEWICZ).
Siano: X uno
spazio
di Banach.s, p, r numeri reali soddisfacenti alle condizioni:
*)
[5] pag. 785-790.T una
applicazione
lineare dellospazio LO(X)
di tuttele funzioni
limitate, misurabili,
definite con va-lori in X e nulle fuori di un intervallo
limitato,
nellospazio
costituito dalla totalità delle funzioni misura- bili definite in R con valori in X.Se p
è una funzione reale misurabile si scriva(per ogni a
>0)
e si supponga che
Allora esiste una costante finita h’
dipendente
dalla T soloattraverso h,
tale cheTEOREMA
4,2 (J. SeRwAnTz).
Siano: ~ uno
spazio
di Banach.g(t)
una funzione di t E R a valori nellospazio
diBanach
degli operatori
limitati in X.Si supponga inoltre che:
K(t)
siaintegrabile
suogni
intervallo limitato.Esistano un numero reale a > 1 ed una costante
0 +00
in modo taleche,
perqualunque
numero n della forma 2 f si abbia:qualunque
sia r soddisfacente alla limitazione ji
a-’. Posto
per
ogni f
E sia soddisfatta ladisuguaglianza
essendo r un numero reale > 1.
essendo H una
opportuna
costante finitadipendente
solo daC e da C’.
Ciò premesso, sia
f
ELO(R+, H) e
si consideri la convoluzioneK,9
*f .
Faremo vedere che il nucleoga
soddisfa alla limitazione(7)
con una costante C
indipendente
da ~. In virtù del lemma3,1 completato
dall’osservazione che lo seguepotremo applicare a,ll’operatore Kd
il teorema di J. Schwartzponendo r
= 2. Saràallora
possibile
valersi del teorema di J.Marcinkiewicz,
assumendoper
gli esponenti
i valori r = 2 ed 8 =1,
per dedurre chedove C è una
opportuna
costantepositiva indipendente
da 5.Per stabilire la validità della
(9)
inLO(R+, H)
basteràdunque
verificare che è soddisfatta la
(7)
con una costante Cindipendente
da 5.
LEMMA
4,3:
Siaga (t)
la funzione(5*)
e sia a un numero realemaggiore
di 1. Vale allora ladisuguaglianza
qualunque sia 7
> 0 equalunque
sia T verificante la condizioneI
T jI Ca-1,
essendo C una costantepositiva
che nondipende
da h.
Ricordiamo anzitutto
che,
in virtù delleipotesi
fattesull’operatore A,
è valida laseguente rappresentazione
diper
essendo W una curva che « circonda » la
regione angolare Te
in cui è contenuto lo
spettro o(2013 A),
orientata in modo che3(z)
sia crescente. Sia k la massima ascissa deipunti
di W.Si tratta ora di dare delle
maggiorazioni
percon la condizione
i r O
a-’.Consideriamo
dapprima
il caso ~ = 0.È
immediato constatare che:Nel caso
(I)
si haFatte le
posizioni
la
(11)
diventadove A = az e W’ sta ad indicare la curva in cui si muta W in
seguito
al cambiamento di variabileoperato.
Non è difficile,verificare che deformando con continuità la curva re’ in re l’ultimo
integrale
scritto non varia. Per conseguenza la differenza(11)
è espressa da
Valgono
allora leseguenti disuguaglianze
dato
che,
per leipotesi fatte,
Si riconosce
che,
se aappartiene
alsemipiano 27
dei numeri com-plessi
soddisfacenti la limitazioneesiste una costante
positiva
L tale cheSia allora Poichè
è
possibile applicare
la(13)
ottenendo cosLa
12)
è alloramaggiorata
dadato che l’ultimo
integrale
scritto converge.Per il caso
(II)
osserviamo che con la sostituzionesi ottiene
con
Questa espressione
è del tuttoanaloga
aquella
che sipresenta
nel caso
(I) sicchè, passando
alle norme, si ottiene ancora unamaggiorazione
deltipo (14).
Il caso t C - a è banale.Integrando
orarispetto
a t sull’insiemecomplementare
del-l’intervallo
( - a, a )
si ottiene:Poichè
l’integrale
scritto converge sitrova,
in definitivadove H
rappresenta
una certa costantepositiva.
Per
quanto riguarda
la trasformazione3B,,,
non è restrittivo per i nostnscopi
supporre che siaa - a-1 > a
> 0. In tal casosi ha:
e
quindi valgono
lemaggiorazioni
Integrando
ora la(16) nell’intervallo a t
+ oo edistinguen-
do i casi
si trova
che,
in tutti icasi,
taleintegrale
non supera laquantità
Nel caso in cui è o > i ~ - a-1 basta operare la sostituzione di cui si è fatto uso per b = 0 nel caso
(II).
Il lemma risulta cos dimostrato
completamente.
Per il lemma
4,3
e per i teoremi4,2
e4,1 possiamo
alloraaffermare che vale la
(9),
ossia che1’applicazione
considerata inLO(R+, H)
è limitata in modoindipendente
da ~. Maallora,
essendo lo
spazio LO(R+, H)
denso inLp(~:+, H) (1
p2)
si
conclude,
in base a noteproprietà,
EL9(R+, H)
e cheSiamo ora in
grado
di stabilire il risultato menzionato nella premessa, dimostrando ilseguente
teorema.-
TEOREMA
4,4:
Sep > 1,
la sua trasformatafd
converge nella norma di al tendere a zero di ~. Detto= f
talelimite,
si haje L~(R+, H)
conessendo C una costante che
può dipendere
solo da A. e p.DIM.: Sia 1 p 2. La
limitazione Il C ~ ~ f li. fornisce,
per la norma di una
maggiorazione indipendente
da ~. D’altraparte,
il lemma2,2 permette
di affermareche,
nel caso di unafunzione
f
hòlderiana e nulla fuori di un insiemelimitato, f a
converge in
Z~.
Essendo l’insieme di tali funzioni denso in~(2~+, .H)
si deduce che lafamiglia
dioperatori J(~
converge fortementeverso un
operatore K
la cui norma è ancoramaggiorata
dallacostante C.
Consideriamo infine il caso p > 2. Sarà
sufficiente,
aquesto proposito,
far vedere che continua a~ valere la limitazione(17)
e rifare
poi
iragionamenti
svolti per il caso 1 p 2. Siano alloraf
EZ~ (R +, H )
e nulla fuori di un intervallo limitato g EL(l(R+, H )
e nulla fuori di un intervallolimitato ,
(~on
1/p
-f- = 1.Per il fatto che
f
e g sono nulle fuori di un insieme limitato è evidente chel’integrale
esiste e che è lecito scrivere
ponendo
l’ultimo
integrale
si scriveEsaminiamo ora
l’operatore
Poichè A
(chiuso
e con insieme di definizionedenso)
commutacon e
quest’ultimo operatore
èlimitato,
si ha intantoOsserviamo
poi che,
per noti teoremisugli operatori lineari,
ilrisolvente
(zI
+A)-~
esistequando
e soloquando
esiste[(zI
++ ~ )-1J‘,
avendosi inoltreciò
implica Q ( - A * ) = cr( -A ).
Nel nostro caso lospettro
di- ~ * sarà contenuto nella medesima
regione angolare
T checontiene lo
spettro
di - A.Consideriamo allora la
rappresentazione
diFatta la
posizione z = C
e detta W la curva simmetricarispetto
all’assereale,
abbiamo ancoraIn
particolare,
se la curva ~ viene presa simmetricarispetto
all’asse
reale,
è W = - W(dove
il segno - sta ad indicare che l’orientamento èopposto)
equindi
Possiamo
dunque
concludere che se -A ègeneratore
di unsemigruppo analitico,
tale è pure -A *,
avendosiRiprendiamo
ora in considerazionel’integrale
che
figura
nella(18). Essendo,
come èevidente, g
EH) (1 q 2)
edessendo,
come abbiamovisto, - .d * generatore
di un
semigruppo
analitico ne consegue, per i risultati ottenuti inprecedenza,
che la(19) rappresenta
una trasformazione diLQ(1~+, H)
insè,
la cui norma si mantiene limitataindipenden-
temente da ó. Si
ha,
cioècon C costante
positiva opportuna. Valgono
allora ledisugua-
glianze
essendo C
indipendente
da ó. Dall’arbitrarietà della funzioneg(tj
segue che dev’essereIl teorema è cos
completamente provato.
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Kiadó,Budapest,
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