A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
L UIGI D ONATI
Sulla misura elettrostatica delle forze elettromotrici d’induzione studi sperimentali
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 1re série, tome 2 (1879), p. 1-82
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SULLA MISURA ELETTROSTATICA
DELLE FORZE ELETTROMOTRICI D’ INDUZIONE
STUDI SPERIMENTALI
D.
LUIGI DONATI
Ainto alla Cattedra di Fisica nella R. Università di Pisa
i.
Oggetto
delpresente lavoro ; prineipi
delmetodo,;
een.no delleesperienze
di Koijil-rauseh e di altri fatte collo stesso inetodo.
1. Le forze
elettromotrici, quali
che ne sieno1’ origine
ele
condizioni,
possono venire studiate in due modi diversi: o misurando le cariche cheproducono
a circuitoaperto,
oppure osservando la corrente cui dannoluogo
a circuito chiuso.Di
questi
duemetodi,
cui per brevitadistinguero
coinomi
rispettivamente
di elettrostatico eil
primo
6 stato finora menogeneralmente usato,
forse percausa delle difflcoltit
sperimentali
che d’ordinario ne ren-dono mbno comodo l’uso. E
tuttavia,
come esso hagia
resoirnportanti servigi
allascienza,
io credo che possa renderne ancora, e che in certe ricerche possa andare innanzi per op-portllnità
all’altro metodo e contribuire utilmente alla di- scussione di alcunipunti
della teoria.In
grazia
diquest’importanza,
che ha a mio avviso il metodoelettrostatico,
spero che nonparra
senza interessela relaziotie che ora
presento
di un mio studiosperimentale
fatto con
quel
metodo sulle forze elettromotrici d’induzione.Esso si riferisce
principalmente
alla verificazione dileggi
note in alcuni casi d’induzione per rnoto
relativo,
ed allaricerca della
legge
secondo cui varia coltempo
il magne- tismo di una massa di ferro dolce nelperiodo
che segue im- mediatamente la chiusura ol’apertura
della corrente che lomagnetizza,
laqual legge
si deduce dal modo con cui varia la forza elettromotrice indotta dalmagnetismo
del ferro inS. N. Lib. IV. 1
una
spirale
vicina. Io offro i risultati diquesto
studio comeun
primo saggio
delleapplicazioni
che si possono fare col mioapparecchio
e col mio modo disperitnentare,
la cui de-scrizione forma
propriamente l’ oggetto
diquesto
breve lavoro 2.Ogni
forza elettromotrice ha per effetto distabilire,
da una
parte
e dall’altradel luogo
in cuirisiede,
una de-terminata differenza dei valori
del potenziale elettrostatico,
laquale dipende
solo dallagrandezza
della forza elettromotrice stessa, e le serve di misura. Se le dueparti
non hanno fraloro altra comunicazione conduttrice che attraverso
il luogo
dove risiede la forza
elettromotrice,
ilpotenziale
6 costantedappertutto
in ciascunaparte,
e vi 6equilibrio
statico: incaso contrario si ha un circuito voltaico con corrente, e con
quella
distribuzione dei valori delpotenziale
che caratterizza1’equilibrio
dina1nicopPer rnisurare nel
primo
caso la differenza dei valori che ha ilpotenziale
dalle dueparti,
laquale
da la misura della forzaelettromotrice;
e nel secondo caso la differenza delpotenziale
in duepunti quali
sivoglia
delsistema,
ondesi rileva 1’anzidetta
legge
didistribuzione,
serve un-e1ettro-metro,
sia mettendolo in relazione direttamente con ipunti
di cui si
tratta,
sia misurando con esso le cariche che daquei punti
derivano in conduttori di determinatacapacita,
e- ordinariamente in un
apparecchio
di condensazione.Tutto ei6 6 ben
noto,
es’applica
a tutte Ie forze elet- tromotrici indistintamente. Solamente per cl6 cheriguarda
Ie forze elettromotrici variabili col
tempo,
comequelle
d’in-duzione, bisogna
che l’anzidefita misura si riferisca ad epo- che determinate. Edinoltre,
siccome lo stabilirsidell’equi-
librio statico o dinamico non 6
propriamente istailtaneo,
inarichiede un certo
tempo ( periodo variabile ) che,
sebbenesia sempre
brevissimo, puo
non essere trascurabile di fronte aitempi
in cui si manifestano variazioni delle forze elet-tromotrici, potra
occorrere di dover tener conto anche diquesta circostanza.
Se
pero
sonosemplici
iprincipi
su cui si fondaquest
modo di studiare le forze
elettromotrici,
non tantoagevole
ne e
la pratica,
ove se nevogliano
risultati esatti. Le dif- ficolta chepresenta
sempreogni
buona misura elettrosta-tica, pit gravi qui
per lapiccolezza
delle cariche che occorre di dovervalutare,
si accrescoaopoi quando
si tratti di forze elettromotrici variabili coltempo.
Tuttavia non sono insu-perabili,
eponendovi
le debite cure, il metodo 6 suscettivo di delicatezza insieme e ’precisione.
3. Per c16 che
riguarda
le forze elettromotrici cheagiscono
nellepile
idroelettriche abbondano i lavori diquesto
genere. Le cosi detteesperienze
fondamentali di Voltaripetute e
variate in tantimodi,
la misura delle forze elettromotrici di contatto di metalli fra loro e di metalli conliquidi,
lo studio delialegge
con cui varia ilpotenziale
nei diversipunti
del circuito di unapila,
hannoformato il
soggetto
di numerose ricercheelettrostatiche,
che 6 inutile rammentare
perch6
notissime e citate neiprincipali
trattati(’).
Tuttavia rrlipiace
fraqueste
riferirebrevemente
alcune delleesperienze
diKohlrausch,
comequelle
che pergrande
accuratezza sono atte a servir dimodello. ..
Queste esperienze
costituiscono nel loro insieme(9)
una
splendida
verificazionesperimentale
deiprincipi
su cuisi fonda la teoria della
pila.
Furono fatte con un elettro--metro di
Dellrnann,
c~ostruttoapposta e previamente
gra- duato dallo stesso Kohlrausch(3),
e con un condensatorea lamina d’aria.
Quest’
ultimo era formato di due dischi(1)
V. fragli
altri Wiedemann,Galvanismus;
e Wiillner-,Lehrbuch der
Experimentalphysik .
(2) Poggendorff’s Annalen
Vol. LXXI I(1847),
LXXV(1848),
LXXVIII
(1849),
LXXIX(1850),
LXXXII(1851),
LXXXVIII(1853).
(3)
Kohlrausch,Pogg.
Ann.LXXII,
LXXIV. WuliaerLehrbuch der Physik V. IT.. p. 663.
metallici
piani,
ed ebbe nel corso delle ricerche due di-sposizioni
diverse. In una i dischi erano sostenuti in po- sizione orizzontale da cordicelle diseta,
ed ilpiatto
infe-riore in tre
punti
presso all’ orlo era verniciato con gom- ma, sopra laquale
sidisponeva
della ceralacca in modo da formare tre rialzamentiuggJali,
su cui veniva ad appog-giarsi
il discosuperiore
che era verniciato nei trepunti
cor-rispondenti (1).
Neiraltra forma l’intervallo fra i dischi ètutto
occupato dall’aria;
e i dischi sono sostenuti vertical- mente supezzi
solidi(2).
Alcune serie di
esperienze (1)
ebbero peroggetto
la determinazione dei valori numerici delle differenze di tensione
(Spannuttgsdífferenzen) (4)
dovute al contatto dei diversi metalli.Per
ogni coppia
di metalli siadoperavano piatti
delcondensatore fatti di
quei
medesimi metalli. Si facevano comunicare fra loro un istante con un 61oisolato, portando quindi
or I’ uno or l’ altro in comunicazione coll’ elettro- wCosi si aveva s~enz’ altro la misura cercata. La
quale perb
essendosoggetta
all’ influenza delle alterazioni dellacapacita
delcondensatore,
inevitabili al mutare deipiatti
in ciascuna
esperienza;
Kohlrausch si valse di un secondo modo determinandoindipendentemente
daquella capacita
il
rapporto
della differenza elettrica di ciascunacoppia
a
quella costante
di un elernentoDaniell,
colleseguenti operazioni.
1)
Si riunivano ipoli
dellapila
ai duepiatti
del(1)
Kohlrausch.Pogg.
Ann. LXXV.(2 )
Kohl.Pogg.
Ann. Vol. LXXXVIII. Wiedemann Galva- nismus I, 21.(3) Pogg.
Ann.LXXXII,
LXXXVIII.(4)
Si usava allora di chiamare tensioneelettroscopica
0semplicemente
tensione, come si fa ancora da alcuni,quello
che ora con denominazione
pif propria
si chiamapotenziale.
condensatore,
e si misuravapoi
la carica A ali’ elettro- .metro.
2)
Siripeteva
la stessaoperazione dopo
invertite lecomunicazioni coi
piatti,
e si misurava la carica B.Supposta
vera lalegge
delletensioni,
la semisom-A +B ...
rappresenta
la differenza elettrica dei due me-talli,
datagia
direttamentedall’esperienza precedente,
la... _g
quale
serve cosi dicontrollo,
e lasemidiiferenza A -; B
rap-presenta
la differenza elettrica dell’ elemento Daniell. Il1 1 T
.
quoziente -
dei due numeri dh ilrapporto
cercato. ePer rendere Ie misure
indipendenti
anche dalle va-riazioni dell’
elemento
si facevanocontemporaneamente
le stesse
operazioni
con un secondo condensatore apiatti
di rame e di
zinco,
che rimaneva sempre lo stesso in tutte leesperienze. Distinguendo
condegli apici
i numeri rela- tivi al secondocondensatore,
ilquoziente
dei due nurneri da ilrapporto
fra la differenza elet- trica dellacoppia
che si studia equella delta coppia
rame-zinco. -
Kohlrausch riferisce
parti colareggiatamente
i risul-tati numerici delle
singole operazioni
per lacoppia
zinco-platino.
I valori - concordano con
quelli
ot-tenuti direttamente nella
prima esperienza.
Si hapoi
Delle altre serie di
esperienze
del Kohlrausch mi limito a citarquella
relativa alla distribuzione della ten- sioneelettroscopica
nei variipunti
di un filo che chiudevaun elemento di Daniell
~~)..
Indicando con D la forza elettromotrice
dell’ elemento
. con L la
lunghezza
ridotta di tutto ilcircuito,
con ~o edu
rispettivamente
le tensionielettros.copiche
in duepunti
del circuito e con a la
lunghezza
ridotta del tratto com-preso fra
quei
duepunti, sup.posto
omogeneo, si ha secondo la teoria di OhmL’ accennata serie di
esperienze
aveva peroggetto
la verificazione di
questa
formula. L’elemento Daniell ve- niva chiuso con un sottile filo di ottonelungo 172,77 polHciy
la cui
lunghezza
ridotta era es.pressa dal numero474,
mentre
quella
dell’ intero circuito era L = 1 )17,5..
11 va-lore di D determinato nel modo
precedentemente
descrittorisult6
8,79,
essendoZn B Cu = 4 ,
17.Si aveva un condensatore coi due
piatti
d’ ottone.Si
prendevano
sul filo duepunti,
uno fisso e 1’ altro aduna distanza dal
primo
variabile daesperienza
aesperienza,
e si ponevano in comunicazione mediante fili isolati coi due
piatti
delcondensatore;
o, ci6 che 6 lo stesso(come
dicela teoria e come fu
dapprima
constatatodirettamente),
siponeva l’uno in comunicazione con uno dei
piatti,
e l’altropunto
e 1’ altropiatto
in comunicazione collaterra;
e si misuravapoi
la carica.Ecco alcuni numeri cost ottenuti.
1
Nella l.a colonna sono indicate le distanze dei due
punti
espresse inlunghezza ridotta,
nella 2. a i valori di u datidalFesperienza,
e nella 3.a i medesimi valori calcolati secondo laL
Le citate
esperienze
insieme con le altre di Kohl-rausch confermarono
pienamente
le considerazioni teoriche diOhm;
per lequali, dopo
la sostituzione del coiicetto dipotenziale
aquello
di tensionesuggerita
dipoi
da Kirch-hoff
(1),
la teoria dellapila
fu ricondotta aiprincipi
fonda-mentali dell’ elettrostatica.
Lavori del genere dei
sopraddescritti
furono fatti pureda Gerland
(2),
Hankel(-)
edaltri,
e ultimamente da W.Thomson
(4),
cui si debbono di recenti edimportanti,
e che harecato a gran
perfezione
i metodi egli apparecchi
per le misure elettrostatiche.~ (1)
Pogg.
Ann.LXXVIII,
506.(2) Pogg.
Ann. CXXXIII, 513(1868).
(~) Pogg.
Ann.CXV,
57; CXXVI, 286.(4)
Reports of the Brit. Assoc.1867,
e altrove.Maxwell,
treatise oneletricity.
4. Per Ie forze elettromotrici d’induzione invece non sono state fatte
finora,
perquanto
io misappia,
di talimisure;
e solamente i Fisici si sono limitati a dimostrare1’esistenza di elettricita libera alle estremità di un circuito indotto
aperto.
Questo fatta del resto e noto fino dai
primi tempi
in cuifll
scoperta l’induzione,
e venne in vari modi constatato daparecchi sperimentatori.
DuBois-Reymond (1)
lo dimostrô indirettamente per mezzo delle contrazioni di una rana.Masson e
Breguet (2) sperimentarono
con duelunghi
fili dirame ravvolti in
doppia spirale;
uno deiquali
era percorso dalla corrente di una fortepila
in cui per mezzo di un inter- ruttore siproduceva
una serie alternata di chiusure edaperture;
mentre le estremità dell’altro facevano capo alle due armature di unapparecchio
acondensazione,
e permezzo di un commntatore si faceva in modo che al conden- satore
potessero giungere
le azioni in un solo senso. Tenen-, do uno dei
capi
del filo indotto in comunicazione stabilmentecon una delle armature, e avvicinando 1’ altro capo alla seconda
armatura,
scoccavanoscintille,
e le elettricita ac-cumulate nel condensatore
corrispondevano
alla direzionedella corrente indotta.
Questo
processo medesimo serve per caricarerapidamente
una batteria diLeyda
per mezzo del rocchetto diRuhmkorif,
o di altrogrande apparecchio
, d’induzione.
Similmente Sinsteden
(3)
ha riconosciuta la presenza dell’elettricita libera alle estremita dispirali indotte,
siacon un
elettroscopio
afoglie d’ oro,
sia traendone scintille colle dita.Altri lavori dello stesso genere si
potrebbero
citare.~
E del resto i fenomeni di tensione nei circuiti indotti si ma-
(i)
Du BoisReymond,
Jahresbericht.(2 )
Ann. de Chim. et dePhys.
IV, 129(1842).
(3) Pogg.
Ann.XLIX,
353(1846).
nifestano con tal forz,--i ed
evidenza,
che siriguardano quasi
come un carattere distintivo dell’induzione.
5. - Citer6 infine una recente ricerca di Helmholtz
(1),
che per la forma data alle
esperienze
hapiu analogia
colmio
studio,
sebbene sia d’altro genere.L’apparecchio
consisteva in unpendolo
diferro,
chefatto cadere da una determinata altezza
produceva l’aper-
tura successiva di due
circuiti,
inducente edindotto,
battendocon due denti di
agata
fissatilungo
l’asta contro duepiccole
leve. Di
queste
una erafissa,
e 1’altra eraportata
da unpezzo mobile che si faceva avanzare mediante una vite mi-
cronietrica,
per modo che sipoteva regolare
e valutare l’in- tervallo ditempo
che correva fra leaperture
dei due cir- cuiti. II circuito inducente fatto con12 r giri
di 80 Cm. didiametro di filo di rame, era percorso dalla corrente di una
coppia Daniell;
e l’altro circuito di 560giri
diegual
diame- _metro aveva i suoi
capi
in comunicazione coi duepiatti
diun condensatore ad aria di Kohlrausch. Le cariche di
questo
venivano misurate con un elettrometro di Thomson.
All’aprire
delprimo
circuito la forza elettromotrice d’induzione separa nell’altro le dueelettricita,
lequali
siportano
a caricare i duepiatti
delcondensatore;
equindi
neli’intervallo brevissimo di
tempo
che trascorreprima
ches’interrompa
laspirale indotta,
siproduce
inquesta
unaserie di oscillazioni elettriche
(2) ,
econseguentemente
unaserie di cariche alternativauiente di nome diverso nei
piatti
del condensatore. Di modo che la carica che
dopo
l’interru-zione riman presa infine sul
piatto collettore,
e che vienepoi
misirataall’elettrometro,
varia di nome e digrandezza
(~)
Monatsberichte der Berl. Ak.Maggio
1871, p. 292.(2) Qneste
oscillazioni sono del genere diquelle
che si pro- ducono nell’arco di chiusura di unabottiglia
diLeyda
e costi-tuiscono la cosi detta scarica oscillante. Esse sono state stu- diate analiticamente da
Thomson,
Kirchhoff ed Helmholtz.a seconda della durata del
tempo
corso fra le due interru- zioni.Le
esperienze
di Helmholtz dirette a riconoscere se le azioni induttiveimpiegano
apropagarsi
untempo
apprez-zabile,
epropriamente
se la velocita dipropagazione
6 cosipiccola
come aveva enunciato il Blaserna(
550 n~. alsecondo
nell’aria ) (~)
consistevano nel determinare congrande
esattezzagli
zeri delle oscillazioni elettriche ossiagli
istanti in cui la carica del condensatore 6nulla,
e vederese
questi
sispostavano
col variare della distanza dei duecircuiti;
come doveva avvenire nel caso che fosse vera laproposizione
del Blaserna.II
Bescrixiome dell’
appareehlo
elettrolDetrleo . s
6. Io feci alcune
prime esperienze
di prova con un elet-troscopio
afoglia
d’oro e condensatore diBohenberger.
Questo
nonessendo,
come si sa, atto adesperienze
di misu-ra,
gli
sostituii in breveI’appareechio rappresentato
dallafig~.
I. Tav. I.Prima di incominciare a
descriverlo,
convien ch’ioavverta che in tutto
questo
studio ho cercato di valermi di mezzi ilpiu possibilmente semplici,
equali
si hanno allamano in
ogni gabinetto.
Nello stessotempo
ho avuto invista la
semplicita
espeditezza
nel modo disperimentare,
mirando ad avere un
apparecchio
colquale
l’uso delle mi-sure elettrostatiche per le forze elettromotrici fosse facile e comodo.
L’apparecchio
si compone di un elettrometro ed uncondensatore,
ed 6 contenuto dentro unagrande
cassa o(1)
Giornale di Scienze naturali ed economiche. Palermo1870,
Vol. VII.intelaiatura a
cristalli,
che lo difendeagitazloni e
da!l* umidita dell’ aria esterna.
L’elettrornetro consiste in una delicata bilancia di
torsione,
il cui uso io debbo allagentilezza
del Prof.Felici,
che lo costrusse per le sue ricerche sulle azioni induttive dei coibenti
I’) .
E fatto conlungo
e sottilissimo filod’argen-
to,
e le deviazioni sileggono
per riflessione col sistema di Gauss e Weber,.Il filo di
sospensione
6 attaccato con una morsettametallica g
allaparte
inferiore di an’asta verticale diebanite,
la
quale superiormente
con la solitadisposizione
a micro-metro 6 sostenuta da un
doppio
braccio di ferroimpiantato
nella
parete
della stanza.L’ago
mobile d è tutto metallico ecomunica per mezzo del filo di
sospensione
con la morsett4ag dalla
quale partono
due altri filisimili,
uno che va allapallina
fissa p, laquale
6 cosi costantemente in comunica- zionecoll’ago,
e l’altro che fa capo ad una sferetta metallicar
portata
in cima da un’asticella di ebanite e munita diuna
punta.
L’asticella 6impiantata
a cerniera sul fondo della cassa, e sipu6
fargirare
dall’esterno per mezzo della manovella ni; con che abbassandosi lapallina r,
lapunta
viene ad
immergersi
in una vaschetta s conmerctirio,
chele sta sotto retta da un
sostegno isolante,
e che vien messain relazione coi
corpi
che sivogliono
far comunicare col- 1’ elettrometro.Il fusetto metallico verticale che regge
l’ ago
si pro-lunga
in basso in un’ asticella divetro,
cui 6 attaccatocon una
piccola ghiera
lospecc;hietto
verticale che servealla lettura delle deviazioni. Davanti allo
specchio
e fissosopra un cristallo dell’ intelaiatura sta un
regolo
traslucidocolle divisioni del
metro,
lequali
sono riflesse dallo spec- chietto ed osservate con unpiccolo cannocchiale.
(1)
Volumi dell’ Accademia dei XL; Serie III, Tomo II, parte I. - Nuovo Cimento. Tomo V-VI, Gennaio 1872.La bilancia 6 tutt’ all’ intorno con
pareti
di cristallo difesa dalleagitazioni
dell’ aria nell’interno della cassa.Dentro la medesima cassa che contiene 1’ elettro- metro 6 il condensatore fatto con due dischi di ottone
A. ,
B . I1 disco inferiore B 6 montato orizzontalmente sopraun cilindro di ebanite retto da un
piede
con viticalanti,
e I’ altro disco A
(piatto collettore) gli
staparallelamente
di sopra
portato
da un manico di ebanite che siprolunga
in un’ asta d’ ottone
impegnata
dentro due anellidirettori,
i
quali
sonoimpiantanti
sopra unregolo
verticale unito so-lidame!1te all’ intelaiatura. Per mezzo di una carrucola e di
una funicella di seta si
pu6,
come si vede dallafigura,
daldi fuori della cassa alzare ed abbassare il
piatto,
e me-diante un
contrappeso
P tenerlo aqualsivoglia
altezza. Lesuperficie opposte
benpiane
dei due dischi sonolibere,
edil disco
superiore, abbassandolo,
viene ariposare
sopra trepiccoli pezzetti uguali
di ebaniteposti
sopra l’altrodisco,
rimanendo cosi
interposto
fra le duesuperficie
un sottilestrato di aria.
Un’ asta metallica
piegata
adangolo
retto che at-traversa 1’ intelaiatura per entro un cilindro forato n di
ebanite,
e col braccio interno terminato in unapallina
d’ ottone o si
appoggia
sulpiatto A,
ed all’ estremita ester-na dell’ altro braccio 6 munita di un serrafili a, serve a
stabilire o
togliere
la comunicazione delpiatto
A coll’ e-’sterno;
mentre un sottile filod’ argento
che per un capo 6 saldato ad una lamina metallicaposta
sopra ilpiatto,
e dall’altro termina alla vaschetta s di
mercurio,
serve afarlo comunicare coll’elettrometro. Per lj altro
piatto
B siha
semplicemente
un filo di rame condotto fuori per un foropraticato
nel cristallo ed un serrafili b alla sua estremita.Credo che
questa
breve descrizione basti coll’ aiuto dellafigura
a far intendere ladisposizione generale dell’ap-
parecchio.
In fine diquesto capitolo
sono notate le di-mensioni di talune delle sue
parti,
ed oraaggiungero
alcune indicazioni ed avvertenze
speciali.
7. Tutti i
pezzi
isolatori sono di ebanite: la lorosuperficie
6 stata accuratamentepulita
lavando con alcoolrettificato ed
asciugando poi
con unpannolano
ben nettoed asciutto. Il
piano
inferiore dilegno
dell’ intelaiatura ed iregoli
sonocoperti
di una densa vernice ad olio perimpedire
1’ accesso all’ umiditit. Una cassettaposta
al disotto di
quel piano
contiene della calce caustica pertogliere
l’umidith
dell’interno,
ed 6disposta
in modo che sipuo
cambiare la calce senza mutare null’altro
nell’ apparecchio..
Prima di dare la
vernice,
nell’ interno della cassetta della calce e sulpiano
dell’ intelaiatura si e distesa della telacon colla forte per
maggiore riparo
dall’ umidita esternae per ovviare al fendersi dal
legno.
11quale
6 di per sesecchissirno,
essendo che 1’ intelaiatura 6 costruttagia
davarii
anni,
ed 6 stataquasi
sempre chiusa con dentro calce soventemente rinnovata ed anche vasi contenenti acidosolforico. -
Un
igrometro
acapello posto
dentro la cassa e che si osserva dall’esterno serve a constastare la secchezza dell’ aria.8.
L’ ago
mobile della bilancia termina con un sot- tile dischetto d inluogo
della solitapallina;
con che siha un minor momento
d’inerzia,
e siguadagna
inrapi-
dita delle deviazioni ed in sensibilita.
Le due
parti,
mobile efissa,
della bilancia sono,come dissi
giA,
stabilmente in comunicazione fra loro. Cos!le indicazioni sono
pronte
esicure,
mentre con 1’ ordinariadisposizione
delle duepalline isolate, 1’ago
6 inogni
espe-rienza
prima
attratto epoi respinto
dallapallina fissa,
conperdita
ditempo
sempre dannosa a causa delladispersione
e dell’elettrizzarsi delle
parti
coibenti. Oltraccio leirrego-
larith del movimento
provenienti
dall’urto delle duepalline,
se sono senza influenza sulla
grandezza
della deviazionefissa a cui si
dispone 1’ ago
alla fine delle sueoscillazioni,
possono
per6
far variare la deviazioneimpulsiva:
dellaquale appunto, pel vantaggio
che si ha ad operare conrapidita,
io mi son valso nelle mieesperienze.
Solamente,
mentre con Ie duepalline
isolate enota,
almenoapprossimativamente,
la relazione che passa fra ]aposizione dell’ago
e la forzacorrispondente
con cui peruna data carica si
respingono
le duepalline,
equindi
anche la relazione fra le cariche e le deviazioni fisse che ad esse
corrispondono,
con ladisposizione
attuale tal re-lazione 6
ignota.
Ma diquesto
e del modo ch’io ho tenuto per apprezzare le indicazioniparler6 piu partitamente
inun
capitolo speciale.
Nei
primi tempi
che la bilancia fu costrutta eradifficile servirsene per la sua instabilita. Ora invece 6 molto
stabile,
e si mantiene talvolta per ore intiere im- rnobile in una medesimaposizione
diriposo;
e laripren-
de
rapidamente dopo
la deviazione inogni esperienza.
Lepiccole
variazioni cui tuttavia vasoggetta
la suaposizio-
ne di
riposo,
sono lente eregolari,
e seguono 1’andarnento delle variazioni ditemperatura
dellastanza,
epiu propria-
mente delle variazioni dell’ irradiazione calorifica che dalle diverse
parti
della stanzaproviene
ai diversi lati del filo disospensione.
La stanza 6posta
apianterreno
e molto ri-parata
dall’ influenza dei bruschi mutan1enti ditempera-
tura esterna.
9. La
disposizione
ch’ io ho adottata per il conden- satore 6 lamigliore che,
per l’uso a cui 6 destinato nelle mieesperienze,
mi 6 parso dipoter
avere collasempli-
cita di mezzi ch’ io m’ era
prefissa.
Laquale
escludeva 1’ uso di un condensatore interamente adaria,
che nonpu6
ser-vire che a
patto
di essere di costruzionesquisita, quale
nonpu6
aversi che dapochi
costruttori eccellenti e con gravedispendio.
noto infattiquanto
sia difficile in tali istrumen- ti diconseguire
l’invariabilitk dellaposizione
dei duepiatti,
per modo che la
capacita
del condensatorerimanga
costantenelle diverse
esperienze.
In sulle
prime
io tentai di servirmi di due dischi verniciati con gommalacca,
allettato dalla comodita di un talesistema,
e dallagrande capacita
che ne risulta al condensatore per 1’ estremasottigliezza
che sipuo
darecosl allo strato isolante. Ma i risultati furono poco sod-
disfacenti,
essendoch6 i numeri ottenutisperimentando
nel-le stesse condizioni in diverse volte non erano abbastanza
costanti,
ed inoltre per una medesima differenza di po- tenziale si ottenevano risultati notevolmente diversi secondo il segno, ossia secondo che 1’elettricita raccolta sulpiatto
collettore era
positiva
onegativa. Questi
erroriprovenivano
evidentemente dalle variazioni della
capacita
del conden- satore per leineguaglianze
inevitabili dello strato di ver-nice,
e dall’elettrizzamento diquesta
sia peristrofinamentt),
sia per la
penetrazione
delle cariche.Abbandonato
percio quel sistema, dopo
varie prove venni alladisposizione
attuale. Laquale,
salvo il diver-so modo di sostenere i
piatti,
6analoga
allaprima
ma- Bniera del condensatore di
Kohlrausch;
solo alla ceralacca 6 sostituital’ ebanite,
che senza essere menoisolante,
pre- senta ilvantaggio
di esserepiù
resistente ed atta afog- giarne
deipezzetti
che reggano senza deformarsi il peso delpiatto sovrapposto.
- Per farli io
tagliava
da una sottile lamina di eba- nite in unaparte
che fosse benpiana
e di spessore uni- forme tre dischetti di pocopiu
di un millimetro didiametro,
e
prendeva quindi
adintagliarne pazientemente
il contornoin modo da ridurli- alla forina di tronchi di cono con la base
superiore
strettissima. Poi lavatilidiligentemente
con alcoolrettificato ed
asciugatili,
li faceva aderireper~la
basepiù larga
in trepunti equidistanti
delpiatto
B presso al con-torno,
per mezzo di una minimaquantità
di gomma lacca.Ho tralasciato di verniciare come faceva
Kohlrausch,
i duepiatti
neiluoghi corrispondenti
ai trepezzetti
d’ ebanite pertogliere pia
che fossepossibile
le caused’ elettrizzamento,
avendo riconosciuto coll’
esperienza
che anche senza ei6 1’ isolamento era sufficiente.°
La
posizione
delpiatto
B siregola
coll’ aiuto delle viti calanti in modo che l’ altropiatto, quando
siabbassa,
vienea
coprirlo
esattamente toccando a untempo
tutte tre lepunte
diebanite,
e vi siadagia
sopra obbedendo alproprio
peso,
poich6
il sistema che lo regge, per 1’ elasticita dellungo
manico eperch6 questo
scorre unpo’ agevolmente
dentro
gli
anellidirettori,
non 6perfettamente rigido.
In
questo modo,
se i trepezzi
di ebanite sono diegual altezza,
e lesuperficie
deipiatti
benpiane, queste
si
dispongono
esattamenteparallele;
ma inogni
caso pren- dono sempre la medesimaposizione relativa,
che 6quello
che
principalmente importa,
e cosi lacapacita
del con-densatore 6 invariabile. Ci6 6 attestato dalla costanza
quasi perfetta
dei risultati ottenuti nelle stesse condizioni in di-verse
esperienze,
come si vedra dai numeri che riferiro inseguito.
Non son riuscito colla
presente disposizione
atogliere
del tutto la differenza di risultati per le due
elettricita,
che ho accennato dianzi: essa 6
pero
sommamenteridotta,
e si
puo
farne la correzione nel modo che diro in appresso.Potrebbe credersi che tal differenza fosse dovuta all’ in- fluenza delle
parti
coibenti diebanite,
lequali
una voltache per avventura siansi elettrizzate
agiscono
per influenzaa
distanza,
o, come suoldirsi,
elettroforÎcan1ente. Ma leprecauzioni
prese dovevano escludere in granparte questo
inconveniente.
Perciocche,
oltre all’aver.e adottato un modo disperimentare
che per la suarapidita
dk poco campo all’ e- lettrizzarsi delleparti
coibenti perpenetrazione
delle cari-che,
ho avuto cura di tenere lesuperficie
del condensatore lontane daisostegni
diebanite, impiantando
ipiatti
nondirettamente su
questi,
ma coll’intermezzo dipezzi metallici,
e di fare per
quanto
sipoteva piccolissime
1 e trepunte
di ebanite. Ed infatti
1’esperienza
ha din10strato che sif- fatta influenza era pocosensibile; poichè procurando
diesagerarla
coll’ elettrizzareapposta
e fortemente isostegni
e le
punte,
non si avevano variazioni molto notevoli nei risultati.Maggiore
influenza ha invece un’ altra circostanza di cui io non aveva tenuto conto inprincipio,
ed 6 lo statodella
superficie
deipiatti
d’ottone del. condensatore. Unapiccola
diversita che vi sia nella condizione delle due su-perficie opposte,
ottenuta p. es. strofinando una di esse con unpannolano, agisce
come una forzaelettromotrice,
che ag-giunta
irlpiù
o in meno alla differenza dipotenziali
per cui sisperirnenta, produce
1’ accennata diversita di risultati. Seb- benequesta
sia tutt’altro che cosa nuova,perch6
si riducein sostanza al fatto ben noto delle variazioni che
produce
nelle forze elettromotrici di contatto dei
metalli,
1’ altera-mento della loro
superficie,
io non vi avevadapprima posto mente,
epersi
deltempo
ricercando altrove laragione degli
errori. Riconosciuta la vera causa, feci dipoi
varieosservazioni in
proposito,
di cui diro solo che mi dimo- strarono come le alterazioni anche minime abbianogrande influenza,
laquale
per la difiicolta di ottenere e conservare1’ identita delle due
superficie
6 diffici!etogliere
del tutto.Tuttavia colla cura presa di
poi
di trattar sempre i duepiatti
a condizioniuguali, dopo
averlidiligentemente ripu-
titi ambedue allo stesso
modo,
son riuscito a ridurre entrolimiti assai ristretti la differenza dei risultati per le due
elettricita,
laquale
cosirimpiccolita puo
anchedipendere
in tutto o icl
parte
dallaprima
causa, che non posso esser certo di aver eliminata interamente.Un’ altra cosa a cui
bisogna
aver cura 6 che nonsi
depositi
dellapolvere
fra i duepiatti, la quale
altererebbe lacapacita
delcondensatore,
e favorirebbe ilpassaggio
dell’ elettricita dall’ano all’altro. Per
questo
io ho sempre2
tenuto il
piatto superiore
calato neltempo
che nonesperi-
mentava. Del resto rimanendo la cassa sempre
chiusa,
F aria vi 6
tranquilla
e vi e poco a temere delpolverio.
10 Ecco ora l’indicazione somma~ria delle
operazioni
relative a ciascuna
esperienza coll’ apparecchio
descritto.I)
Sinota, guardando
colcannocchiale,
laposizione
di
riposo
dell’elettro,,.,M-ro.2)
Si mettono i duecorpi
a diversopotenziale,
cio6~i
poli corrispondenti
alla forza elettromotrice damisurarsi,
in comunicazione coi due serrafili a e
b,
0, ci6 che 6 lo stes- so, si mette l’uno deipoli
in comunicazione col serrafili a, mentre 1’ altropolo
ed il serrafili b si riuniscono allaterra;
e
poi
si fa toccare un istante la sferetta o sulpiatto superiore
A. ..3)
Si sollevaquesto,
tirando lafunicella,
fino aduna data altezza che 6 determinata dalla corsa dell’ asta dentro
gli anelli,
mentregirando
la manovElla m vienmesso in comunicazione coll’elettrometro.
4)
Si va al cannocchiale aleggere
la deviazioneimpulsiva,
al che datempo
la lentezza del movimento dei-1’ ago .
5)
Sitolgono
lecomunicazioni
del serrafili a collasorgente elettrica,
e si fa comunicare colsuolo;
epoi
toccando colla
pallina
o ilpiatto
A sia scarica l’elet.trometro.Dopo
di che riabbassando ilpiatto
si rimettono le cose allo stato iniziale .Tutto ci6 si
puo
fare da un solosperimentatore
ein meno di un
minuto;
edopo
altri due minuti1’ ago
6gia perfettamente
inriposo
epronto
per una nuovaesperienza;
quantunque
in tutte le mieesperienze
io abbia creduto con- veniente porre fra l’uno e I’altro untempo alquanto
mag-giore.
Tutte Ie
operazioni
si fanno senzabisogno
diaprire
la cassa, la
quale aggiustato
che sia ilcondensatore,
rimanecostantemente chiusa.
,
,
Io soleva per comodi ta tenere la
pallina
r costante-mente abbassata e con la
punta
immersa nel mercurio dellavaschetta,
con che ilpiatto
A era in comunicazionepermanente
coll’elettrometro. Cib sipoteva
fare senza in-convenienti, poich6
ipotenziali
su cui io aveva asperi-
mentare erano
troppo piccoli
perprodurre
alcuna devia- zioneprima
del sollevamento delpiatto.
Sperimentando
comeprecedentemente,
ma senzaalcuna forza
elettromotrice,
non accadeva mai di osservarealcun segno di
deviazione;
il. che 6 una prova del buon andamento dell’apparecchio.
S’intende che in
queste operazioni bisogna
averel’avvertenza di non toccare direttamente colle mani i
piatti
ed i fili metallici. Io mi serviva di fili rivestiti di
guttaper-
ca, ed usava per
maggior precauzione
dimaneggiarli
te-nendoli in cima di bastoncelli di ceralacca o
ebanite,
o in-filati in tubi di vetro.
11 - Insieme col condensatore
predetto
io mi sonservito talvolta di un secondo condensatore
piu grande
edi
maggiore capacity
che 6rappresentato
dallafig.
II.~
contenuto in una cassa a cristalli
separata
dallaprecedente
e
piu piccola,
eprovvista
comequella
disportelli
e di cas-setta per calce.
Non mi occorrono molte
parole
adescriverlo, poich6
esso 6 in tutto
uguale
alprecedente, salvo
lamaggior
grandezza
dipiatti
ed il diverso modo con cui 6 retto ilpiatto superiore
B’. Questo 6 attaccatocoll’interposizione
di un pezzo di ebanite all’estremita di una solida sbarra di ferro
LL’ , imperniata pel
suo mezzo in una staffa metallica sopra una colonna verticaleT,
aguisa
delgiogo
di una bilancia. Quando la sbarra 6disposta orizzontalmente,
lasuperficie piana
delpiatto
B’ che 6volta in basso e pure
orizzontale,
s’adagia
coll’ in-termezzo delle tre
punte
di ebanite sulpiatto
inferiore A’.L’altro braccio L’ della sbarra attraversa una
parete
dilegno
della cassa per una fenditura verticaleF,
munitadi
regoli metallici,
fra iqu,il*
il braccio scorre asfrega-
mento,
quando
lo si abbassa o si alza per alzare od abbas-sare il 1
piatto
B’ ‘ dal di fuori della cassa. L’altezza a cui vien sollevato nelleesperienze
6 determinata dalla corsadel braccio dentro la fenditura. Una
specie
di borsa digonima elastica attaccata alla sbarra ed
agli
orli dellafenditura,
e che non si vede nellafigura,
serve a chiudereI’ accesso all’aria esterna
senza impedire
il movimento della sbarra. Quanto alresto,
tuttoquello
che ho detto per 1’ altro condensatore siapplica
esattarnente anche aq nesto.
Del
quale poi
mi son servito sempre in unione colprimo
nel modo
seguente.
T serrafili a e a’erano tenuti stabiliiiento in comunicazione fra loro con un filo isolato ed i serrafili b e b’ colla terra. Abbassata la sferetta o sulpiatto A ,
conche i due
piatti A,
A’ eran riuniti in un solocollettore,
sifaceva comunicare un istante a con la
sorgente elettrica,
esubito
dopo
si sollevava ilpiatto
B‘. La carica raccolta sui duepiatti
siporta
cosi nella massiinaparte
sulpiatto A, dove,
sollevando la sferetta o, rimaneracchi,,isa,
epoi
simisura coil’ elettrometro nel modo solito.
Con
questo
sistema si hamaggior
sensibilita che con uncondensatore la cui
capacita fusse eguale
alla somma dellecapacita
dei due:poich6 raccogliendosi
1’ elettricita inuno
spazio piu ristretto,
6maggiore
la carica che v a all’ e-lettrometro; e
si ha dipiu
ilvantaggio
disperimentare
conpiatti piu piccoli,
il che 6piu
comodo e menosoggetto
aderrorl..
Ma la
ragione principale
che 111i haconsigliata questa disposizione
si 6 che essa otfre un mezzocomodo, sperimen-
trtndo ora col solo condensatore A ed ora con
atnbedue,
difar variare in un inodo determmato e misurabile la sensi- bilita
dell’ apparecchio;
perguisa
chequest) puo applicarsi
a forze elettromotrici la cui
grandezza
varii fra limitipiu estesi,
e le misure fatte coi due modi sono fra loro compa-B.