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Il Bembo di Alessandro Tassoni e la filologia modenese del secondo Cinquecento

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Il Bembo di Alessandro Tassoni e la filologia modenese del secondo Cinquecento

DANZI, Massimo

Abstract

Illustration et publication des gloses de Alessandro Tassoni découvertes dans un exemplaire des Prose de la volgar lingua de Pietro Bembo (Venise 1547)

DANZI, Massimo. Il Bembo di Alessandro Tassoni e la filologia modenese del secondo Cinquecento. Studi seicenteschi, 1994, vol. 35, p. 3-56

Available at:

http://archive-ouverte.unige.ch/unige:21700

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IL BEMBO DI ALESSANDRO TASSONI E LA FILOLOGIA MODENESE DEL SECONDO C:INQUECENTO

Il fortunato recupera sul mercato antiguario dell' esemplare delle Prose della volgar lingua di Pietro Bembo appartenuto ad Alessan- dro Tassoni (1565-1635), e da lui siglato in calce al frontespizio («D'Alessandro Tassoni») seconda un'abitudine documentata dalle stampe della Phi!odoxios fabula di Leon Battis ta Alberti e del Dit- ta Mundi di Fazio d<.gli Uberti, che gli appartennero, 1 aggiunge una pièce di tutto rilievo alla conoscenza di guella che fu la libre- ria del Modenese. Per le annotazioni d'aurore che lo caratterizza- no, l'esemplare ricuperato assume statuto di «postillatO>> e suona nuova conferma di quell'abitudine del Nostro, dichiarata per pri- mo cial i'vluratori nella Vita di Alessandro Tassoni, a «postillare

libri, che egli leggeva». 2

Sull'esistenza di una serie di postillati tassoniani aveva per

* Ringrazio mio fratello Luca e gli amici Simonetta Braccesi-Adorni, Neil Harris e Paolo Trovato per le indicazioni che dalla discussione con lora mi sono venute.

Alla cortesia del Ragioniere Franco Cosimo Panini devo la consultazione dei due po- stiilati di sua proprietà, che cita alle note 1 e 8 di questo lavoro.

1 La stampa albertiana, Lepidi Comici Veteris Philodoxios Fabula ex antiquitate eruta ab Aldo Manuccio, Lucae. MDXXCI1X (oggi alla Bodleian Library di Oxford) reca in calce al frontespizio: <<D'Alessandro Tassoni». Si veda la scheda in A. TASSONI, La secchia rapita e scritti poetici1 a cura di Pietro Puliattî, Maden a, Edizioni Panini, 1989, pp. 736-73 7.

Il Ditta Mundi di Faccio Degliuberti Fiorentino, Venetia, Cristofaro di Pensa da Mandela, 1501, oggi nella collezione del Ragionier Franco Cosimo Panini, reca autografa la scritta:

«Questo Dittamondo in lingua / Venetiana e d'Alessro Tassoni».

Frai postillati invece oggi persi, anche il Misopogon di Giuliano l'Apostata, nell'edi- zione parigina dell566 già appartenu ta al Serassi, recava nel risguardo <•D' Alessandro Tas- soni adi 3. Febbraio 16.35». Cfr. TrRABOSCHI, Biblioteca modenese, t. V, Modena, Società Tipografica, 1784, p. 217.

2 L. A. MURATORI, Vita di Alessandro Tassoni, Modena, per Bartolomeo Soliani, 1739, p. 57.

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primo sistematicamente riferito il Tiraboschi nella Biblioteca mo- denese, stendendone una lista di sette, in parte visti direttamente e in parte riportati sulla base di quanta affermava il Muratori.

A quel catalogo mancano oggi ancora vari volumi che il tempo e la fortuna potranno forse in parte ricuperare alla ricerca, per- mettendone un'analisi che confermi o smentisca l'attribuzione al Tassoni. Tali J'Anticlaudiano di Alana da Lilla, Basilea 1536,3 le Opere greco-latine di Giuliano l'Aposta ta, stampate da] Wechel a Parigi nel 1566,4 un Cortegiano di Baldassar Castiglione non meglio identificato,5 le Rime di Gian Francesco Maia [Materdo- na], in un esemplare appartenuto al Muratori-' Per contra, ai po- stillati da tempo noti e sopravvissuti, come la Commedia aldina del 1502, alla Vaticana, o L'elezione di Urbano VIII di Francesco Bracciolini, Roma 1628, all'Estense, s'affiancava, nell'opinione del Tiraboschi, l' esemplare, pure estense, de Il Memoriale della Zingua di Giacomo Pergamini da Fossombrone, Venezia 1602, le cui pa- stille, fra pareri discordi che ne hanna fatto autore ora Giulio Ottonelli ora il Tassoni, sono poi state raccolte e pubblicate sotta il nome del primo dai Bernini ad inizio del nostro secolo. 7

3 Esemplare indicato come Cyclopaedia, Base!, 15.36, nella fondamentale Bibliografia di Alessandro Tassoni, a cura di P. Puliatti, Firenze, Sansoni, 1969-70, 2 voll., I, p. 383.

Dopa le notizie sui postillati tassoniani date dai Tiraboschi nella voce Alessandro Tas- soni della Biblioteca modenese cit., t. V, pp. 180-217, i contributi più importanti sono opera del Puliatti, prima nella Bibliografia di Alessandro Tassoni cit, I, p. 383-384 e poi (con la localizzazione degli esemplari esistentî), in Le letture e i postillati del Tassbni, I, «Studi

Secenteschi>~, XVIII, 1977, pp. 3-58, alle pp. 21-22. Quest'ultimo intervento, alle pp. 3-20, ricostruisce la consistenza e la natura della biblioteca del Tassonî, a partire dalle lettere e dai testamenti dell'Autore. Segue poi, alle pp. 22-58, un saggio di pastille inedite alle giornate IX eX del Decameron di Boccaccio, deposit::JtF: in una stampa Venezîana, Giovan Giolito da Trîno, 1538 oggi alla Biblioteca Estense di Modena (vedi nota 9).

4 Indicato da PuuATTI, Bibliogra/ia cit., I, p. 384 come Giuliano J'Apostata, Misopo- gon, Parigî, A. Wechel, 1566.

5 Il Puliatti inizialmente non identifica la stampa: cfr. Bibliografia cit., I, p. 384. Poi, ne Le letture e i postillati cit., p. 21, afferma esse re un' edizione Venezia, Aldo Manuzio, 1547 (ma senza clare elementi). Osservo che il postillato in questione non è identificabile con Illibro del Cortegiano edita dagli Eredi di Filippo di Giunta nell'aprile del 1531, passe-

l

duto dalla Biblioteca Nazionale Centrale (segnatura: Pas till. 94). Interessandssimo pastilla-

I

ta (finora, sembra, sfuggito all'attenzione degli studiosi), che ha brani interamente riscrîtti a r:nezzo di cartigli e sul quale meriterà tornare in altra sede.

6 Cfr. PULIATTI, Bibliografia cit., I, p. 384 en. 5. Esemplare, aggiungo, non identifi- cabile con la stampa estense [segnatura: Mise. Ferr. Mor. 70, 15] degli Alcuni 1 Sonetti

1 Boscherecci 1 di Gianfrancesco Maia Materdona stampato <~In Modena, pressa Giulian Cas·

siani, 1628».

7 F. BERNINI, La vitae le opere di Giacomo Pergamini con scritti inediti di F. Polidon·

e G. Ottone/li, Balogna, Zanichelli, 1906. Sull'Ottonelli si veda qui la nota 33.

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IL BEMBO POSTILLATO DAL TASSONI )

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Fra gli esemplari di sicura pertinenza tassoniana, tuttavi~, al- tri volumi si devono aggiungere che meritano di essere richi~mati brevemente a documentazione dell' ampio lavoro di spoglio ! con- dotto dal Tassoni sui testi capitali della questione linguistid cin- quecentesca. Già le postille al Bracciolini erano note attrayerso una trascrizione settecentesca; ora, anche per quelle a L'Ercolano di Benedetto Varchi, consegnate ad una stampa fiorentina del 1570, oggi persa, e note solo attraverso l' edizione procuratane da! Da!

Rio ne! 1846, posso segnalare l'esistenza di una trascrizione sette- centesca di Domenico V andelli. 8

Accanto a questo nuovo ricupero del Varchi, non meno im- portanti sono altri postillati che coinvolgono alcuni classid della tradizione in volgare: si tratta del Decameron di Boccaccio postU- lato in due edizioni diverse oggi alla Biblioteca Estense di Mode- na e alla N azionale di Firenze e nelle Annotationi che ne fece il Borghini nel 1574,9 di un Orlando Furioso, Venezia, Gidini,

8 Si tratta de L'Hercolano Dialogo di Messer Benedetto Varchi ... , In Vinetia, MDLXXX, appresso Filippo Giunti e Fratelli, posseduto dal Ragionier Franco Cosimo Panini. Le pastille dell'esemplare Panini si aHiancano cosl (né passa dire pet ora come) alla stampa procurata da Domenico Dal Rio: L'Ercolano Dialogo di Benedetto Varchi .. con la correzione di Lodovico Castelvetro ela Varchina di Jeronimo Muzio ··~ aggiuntevi ara alcune pastille inedite. di Vittorio Alfieri e malte di Alessandro Tassoni, Firenze, Per 1' Agenzia libraria, 1846, che le stampava a piè di pagina.

9 Un esemplare di Venezi.a, Giovan Gioiito da Trine, 1538 «nuovamente stampato e ricorretto pet Antonio Brucioli» (all'Estense: a.C.2.13 "' ital. 1296); un esemplare delle borghiniane Annotationi et Discorsi sopra alcuni luoghi del Decameron di M. Giovanni Boc- cacci, Firenze, Giunti, 1574 (alla Bibl. Naz. Centrale di Firenze: Postill. 14); infine un altro Decameron «alla sua vera lezione ridotto dal Cavalier Lionardo SalviatÎl>, Firenze, Giunti, 1587 (alla Bibl. Naz. Centrale di Firenze: Postill. 20) .. Nel corso di questo articolo, citerO i tre postillati come Boce. 15)8, Annotazioni 1574 e Boce. 1587. Ma il problema della posti11atura del Decameron andrà ripreso, considerando tutti i postillati e determinan- do i rapporti fra essi. La tesi del PULIATTI, Le letture e i postillati, cit. pp. 32-33, seconda il quale queste tre stampe rappresenterebbero nell'ordine la prima, la seconda ela terza fase della postillatura a Boccaccio, pare poggiare infatti unicamente sulla cronologia delle edizioni; non su una analisi interna delle pastille.

Per quanta riguarda i postillati boccacceschi anticipa qui solo due osservazioni: 1. la natura delle pastille è, di stampa in stampa, estremamente diversa, si. che esse non paiono comparabili. ln particolare, divers a è ciO che Tassoni cerca, a distanza di anni, nel Decame- ron di Boccaccio, con un incrementa di interesse, specifico di Boce. 1587, per illinguaggio comico da una parte e perle strutture ritmico-poetiche soggiacenti alla prosa del Decame- ron, che Tassoni sottolinea e accompagna con osservazioni del tipo: <<Un verso sdruccioio»

(p. 2); <mata che sono due versi)) (p. 16); «un verso con la rispqndenza» (p. 33), <<è un bellissimo verSOl> (p. 470), ecc. L'ipotesi, su cui tornerà, è chiara: in Boce. 1587, Tassoni sta ricercand9 un linguaggio da mettere a frutto neUa Secchia.

D'altra parte, ed è la seconda osservazione, le stampe del Decameron che Tassoni uti- lizza (e, giusta le sue abitudini, probabilmente pastilla) non furono tre, come si è finora

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1577 all'Estense, 10 del poema dello Stigliani, Del nuovo monda, Piacenza, A. Bazzacchi, 1617, già appartenuto a Carlo Porta e ora alla Biblioteca Ambrosiana di Milano (che non ho potuto ve- dere) e, infine, del Ditta Mundi di Fazio Degli Uberti nell'edizio- ne veneziana del 1501 già ricarda ta, presente nell a stessa collezio- ne priva ta in cui si trova il V archi. Dagli elenchi dei postillati che ho richiamato tuttavia, come da] resto della documentazione tassoniana fino a oggi esplorata, mai era emerso il nome del Bem- bo, né tanta mena la presenza nella sua biblioteca di un eserripla- re delle Prose della volgar Zingua, testa, per altro, con il quale era pensabile avesse fatto i conti il poeta della Secchia rapita, il commentatore di Petrarca e Jo scrittore esuberante e curioso in materia di lingua dei Pensieri.11

Il Tassoni commentô l'intero corpo poetico volgare del Petrar- ca, Rime e Trion/i; postillô la Commedia di Dante 12 e, a più ri-

creduto, ma almeno cinque. Lo deduco dalle pastille di Boce. 1587, dave in più luoghi Tassoni cita una stampa veneziana del 1594 e un'a]tra, pure veneziana, del 1614. Ma su tutto il problema ritornerO.

lO Esemplare estense o:.P.l0.18; Orlando Furioso di M. Lodovico Ariosto, nuovamente ricorretto; con nuovi Argomenti Di M. Lodovico Dolce: con la vila del!'Autore di M. Simon Fornari: Il vocabulario delle voci più oscure: Le imitazioni cava te da! Dolce: Le nuove allego- rie,. & Annotazioni di M. Tommaso Porchacchi: Et con due Tavole, una delle case notabili, et l'altra de' nomi proprij, In Venetia, Appresso Jacomo Gidini, al Segno della Fede, 1577.

L'esemplare contiene le Stanze del S. Luigi Gonzaga detto Rodomonte a M. Lodovico Dolce (s. n.t.), i Cinque canti di M. Lodovico Ariosto ... con gli argomenti in ottava rima di M. Lodo- vico Dolce, & con le Allegorie et l'annotationi a ciascun canto di Thommaso Porcacchi (stesso frontespizio del Furioso), nonché le Dichiarazioni de' Vocabuli più oscuri, che sono ne! Fu- rioso per colora, che non sanna lettere Latine, o Toscane (In Venetia, appresso Camillo de Franceschini, 1577). Il Tassoni pastilla perO solo il Furioso e i suai apparati avantestuali.

11 Gli autori postillati da! Tassoni di cui si ha notizia salgono cosl, con le Prose bem- besche, a tredici (ma alcuni, per es. Boccaccîo, in più fasi, corrispondenti come detto a altrettante stampe). Non canto fra essi il MemMiale delia Zingua del Pergamini e il Vocabo- lario della Crusca, per la cui complessa vicenda vedi qui nota 3.3.

Della Secchia rapita e dei Pensieri e scritti preparatori, sono oggi disponibi]i Je edizioni critiche, rispettivamente a cura di Ottavio Besomi, Padova, Editrice Antenore, 2 voll., 1987-1991 e di Pietro Puliatti, Modena, Edizioni Panini, 1989. Cita il commenta a Petrar- ca nell'edizione de Le Rime di Francesco Petrarca . s'aggiungono le considerazioni rivedute e ampliate d'Alessandro Tassoni .. , Venezia, pressa Bonifacio Viezzeri, 1759 ["" Tassoni, C onsiderazioni].

12 Per Dante, e il postillato tassoniano della Commedia (Venezia, Aldo, 1502, oggi alla Biblioteca Vaticana) dispaniamo, dopa le Pastille scelte edite dal Fiaccadori nel 1826,

~ell'edizione integrale di G. Rossr, Le pastille di Alessandro Tassoni alla «Divina Comme- dia», in Studi e ricerche tassoniane ... , Balogna, Zanichelli, 1904, pp. 3 71-406 (con l' avver- tenza che essa è condotta non sull'autografo, rimasto ignoto al Rossi, bensJ. sulle trascrizio- ni settecentesche del Vandelli e del Ceppelli). Su queste due opere si vedano le schede del PuLIATTI, Bibliogra/ia, I, pp . .382-389.

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IL BEMBO POSTILLATO DAL T ASSONI

prese e su esemplari di stampe diverse, come detto, il Decam!:ron di Boccaccio. Anche a tacere delle Annotationi et discorsi sb pra alcuni luoghi del Decameron di M. Giovanni Boccacci di Vinc~nzo Borghini, neli'edizione fiorentina dei Giunti del 1574, esemplare che rappresenterebbe seconda il Puliatti la seconda tappa ~elle annotazioni a Boccaccio, 1' o di altre opere a carattere linguisti- co come l'Ercolano o Il Memoriale del Pergamini, non tutte, come si è vista, di indiscussa attribuzione,14 l'attenzione prestata ai tre massimi autori toscani del Trecento basta da sola a clare sicuro rilievo a questo nuovo postillato, che chiama in causa la 'gramma- tica' volgare per eccellenza, proposta all'Italia letteraria proprio sulla base di quei tre 'auctores' trecenteschi. Il Bembo delle Prose costituisce insomma per il Tassoni l'anello che tiene insieme, il testa che rende strategicamente operanti quegli illustri modelli di lingua, a quell'altezza già per altro oggetto (o pronti a.divenirlo) di singolari e puntuali disamine in forma di pastilla.

Riemerso quest'esemplare delle Prose che appartenne al Tasso- ni, appare veramente singolare il silenzio che avvolge nell' opera del Modenese il nome del Bembo. Fra 1591 e 1634, nei quaranta- quattro anni coperti da un epistolario di poco inferiore alle 900 lettere, il nome del Veneziano compare una volta sola. Anche ammesso il carattere quotidiano e non letterario della sua corri- spondenza, il fatto parla da sé." Un tale silenzio ·è significativo

13 Cfr. PuuATTI, Le letture e i postitlati cit., pp. 32"33; la terza fase sarebbe testimo- niata dal Decameron giuntino del 1587.

14 Dubbi per più di un postillato tassoniano (per es. il Decameron e la grammatica del Pergamînil, esprime ancora P. B. DIFFLEY, Tassoni's Linguistic Writings, <'Studi secente- schh), XXXIII, 1992, pp. 67-89, che cos\ risolverebbe la stretta relazione fra Castelvetro e Tassoni a proposito delle pastille all'Ercolano del Varchi (a lui note solo dall'ed. del Dal Rio): <dt as to be assume that the Pastille all'Ercolano were copied out of Castelvetro's Correzione into a copy of the Ercolano, possibly by Tassoni himself, but with non persona\

contribution from the copist)> (p. 85). Del Memoriale della lin gua di Giacomo Pergamini (Venezia, G. B. Ciotti, 1602, oggi aH'Estense di Modena: segnatura A.24.K.4) si è già detto. Dopa il Bernini citato alla nota 7 (il cui lavoro è singolarmente ignorato dagli studio- si moderni), l'attribuzione ha continua ta ad essere discussa: si veda la bibliografia relativa in PULIATTI, Le letture e i postillati cit., p. 21, n. 60, i dubbi di DrFFLEY, art. cit., p. 81, nota 20 e il contl"ibuto di G. FANFANI BussouNI, Giulio Ottonelli e «Le Annotazioni aL Vocabolario degli Accademici della Cruscm> (1698), <,Lingua Nostrm>, XXXI, fasc. 1, 1970, pp. 5-12, che ritiene le pastille dell'Ottonelli.

15 Sul carattere di questa prosa epistoiare si veda M. SACCENTI, Aspetti e motivi del- l'epistolario tassoniano, in Studi Tassoniani. Atti e memorie del convegno nazionale di studi peril IV Centenario della nascita di Alessandro Tassoni, Modena, Aedes Muratoriana, 1966, pp. 279-318.

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di una distanza non colmabile fra colui che era stato vittorioso propugnatore di una lingua regulata sugli antichi trecentisti tosca- ni e, dunque, arcaizzante e desueta, e chi, come il Tassoni, all'op- posto aveva improntato la sua scelta linguistica sull'uso e sulla quotidianità, seconda quella tendenza ad accettare una concezione più ampia della lingua parlata che si fa strada ne! primo Seicento ne! campo della filologia volgare.16 Basterà ricordare, per ora, le pagine del IX libro dei Pensieri, le più chiare in proposito, intito- late «Se trecento anni or sono meglio si scrivesse in volgare italia- no o nell'età presente», dove la rivalutazione della lingua del Guic- ciardini posta a confronta con quella del Vil!ani prelude al ricono- scimento della superiorità dei moderni sugli antichi, felicemente responsabili, i primi, di aver dirozzato il nostro volgare «seguitan- do, oltre la ragione, anche l'uso, che è il vero giudice e padron delle lingue>>. 17

Dell' au tore delle Prose della volgar Zingua resta traccia, olt re che ne! IX libro dei Pensieri, soprattutto nell'ultimo, improntato, fin dai titolo, al confronta fra gli «<ngegni antichi e moderni».

Ma è registrazione scontata e quasi (ma non del tutto, a ben leggere) neutra, come dice il più ampio passaggio che lo riguarda ne! capitolo sui «Grammatici antichi e moderni>>, dave il Bembo è schiacciato tra il Trissino, massimo teorico proprio della lingua cortigiana, e il Castelvetro, autore di quella Giunta alle Prose del Bembo, apparsa ne! 1563, che ne! suo carattere censorio non era

L'unica menzione è nella Jettera a Adriano Poli ti, databile da Roma al1611: cfr. TAs-

SONT, Lettere, a cura di P. Puliatti, Bari, Laterza, 1978, 2 voll., I, Jettera 113. Ma si tratta di un rinvio fuorviante perché in effetti il Tassoni parla de da giunta al seconda libro delle Prose del Bembo» di Lodovico Castelvetro, (rimasta inedita fino all'edizione napoleta- na del1714). Dungue in realtà il Bembo non compare, se non attraverso il nome del sua strenuo oppositore modenese, auctoritas fondamentale peril Tassoni tanta in queste postil·

le alle Prose che in generale per)e Considerazioni a Petrarca. Ma di questo, dirà più avanti.

16 Rinvio, per questo aspetto, a R.G. FAITHFULL, Teorie filologiche nell'Italia del pri·

mo Seicento con particolare ri/erimento alla filo!ogia volgare, <<Studi di FUologia italiana>;., XX, 1962, pp. 147-313, particolarmente alle pp. 297-298 sull'Idioma. Saggio notevole (per il taglio interpretativo da 'storico delle idee'), con numerosi spunti anche perle concezioni linguistiche del Tassoni: cfr. almeno le pp. 179-180 (Jettera di Gaspare Scioppio al T., che richiama la «Pergamini vestri Grammatica»), 182 (intenzione del T. di tradurre la la·

nua !inguarum del gesuita irlandese William Ba the), 186-187 ('antico' e 'maderno' in T.), 195-198 (sui Pensieri), 222-224 (l'emergere di un'attenzione perla sintassi nei Pensieri e nelle Considerazioni del T.), 255-256 (T. e il provenzale), 259 (T. lettore di Celso Cittadi- ni), ecc.

17 TASSONI, Pensieri cit., p. 808.

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IL BEMBO POSTILLATO DAL TASSONI 9

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dispiaciuta al Tassoni18 Le pastille alle Prose dimostrano dnzi, come vedremo in seguito, che in più di un casa la Giunta del Castelvetro è fonte diretta, utilizzata da! Tassoni per contehare il Bembo.

Se le Lettere e i Pensieri tradiscono un atteggiamento di dilen- zioso disinteresse per il testa delle Prose, lo stesso non puo 'dirsi delle Considerazioni a Petrarca. Questo testa, più che agni altra opera del Tassoni, rende ragione della sottile dialettica in materia di auctores grammatici perseguita da! Tassoni e della opzione; net- ta e senza esitazioni possibili, per il conterraneo modenese contra il veneziano Bembo19 Il numero e la qualità delle dtazioni di Bembo e Castelvetro entra le Considerazioni a Petrarca non lascia in dubbio: il Modenese è in assoluto l'autore più citato, con una novantina di occorrenze ne! solo commenta al canzoniere, contra una trentina di luoghi per il Bembo e un' altra trentina .per il Muzio.20 Ma mentre il Tassoni, anche quando contraddice il suo

18 Si tratta della Giunta fatta al ragionamento degli artica li et de' verbi di Messer Pietro Bembo, In Modona, pet gli Heredi di Cornelio Gadaldino, 1563. Ad essa, senza escludere altro materiale del Casrelvetro (a quell'altezza, perô, inedito), pare alludere Tassoni in un passa dei Pensieri, che è illuogo più diffusa in cui si accenna al Bembo: «Il cardinal Bembo scrisse esattissime e copiosissime regale della lingua toscana e, quandci credevan le genti che nulla potesse dirsi più, il Castelvetro aggiunse un libro alle cose del Bembo maggior del sUOll (Pensieri cit., p. 845). Sulla particolare opera di mediazione del Castelvetro e sul- l'importanza di quel precedente modenese pet il Tassoni postillatore del Bembo (ma non solo), si veda più oltre.

19 A due riprese, nelle Lettere, Tassoni parla delle opere del Castelvetro: nella prima (Ad Annibale Sassi, da Roma 13 settembre 1597), ponendole frai libri «sospesi o proibith>

e lamentando di non averle ticevute; nella seconda (Ad Adriano Politi, databile da Roma 1611), dichiarando, ad uso del signor Bellisario Bulgarini, la reale disponibilità delle stesse nell" entourage' estense: <ilntorno alla domanda dell' opere del Castelvetro, si ritrova stam- pata la giunta fatta al seconda libro delle Prose del Bembo e l'ha qui il signor Francesco Forciruoli (. .. ). Io non ho se non quella del terza. Quell'altre operette (scil. del C.] io non so che si trovino stampate; né meno saprei chi le avesse in penna, eccetto il signor cardinal d'Este [sei!. Alessandro; dr. TIRABOSCHI, Opere manoscritte di Ludovico Castelvetro che sono nella libreria del Card. Alessandro d'Este, cod. estense ital. 840], il quale ha avute tutte le scritture di quell'uomo e so che ha tutte le notazioni ch'ei fece sopra il quarto ad Eren- nio [sei!. L'Essaminazione sopra la Ritorica a C. Erennio]». Cfr. Lettere cit., I, p. 80.

Pet altro verso, il Castelvetro è con la Poetica d'Aristotile vulgarizzata e sposta (Vienna 1570; Basilea 1576) una delle fon ti principali delle Sentenze del Tassoni: dr. l'Introduzione del Puliatti a TASSONI, Pensieri e scritti preparatori cit.

20 Se poi dal Canzoniere passiamo al commenta ai Trionfi, le menzioni del Castelve- tro salgono a una quarantina contra una sola del Bembo, contraddetto (sulla base della tradizione) nel computa sillabico di parole come Pistoia: gioia: noia (Considerazioni cit., p. 622c). A vverto che, mancando un indice che faciliti il reperimento dei luoghi della stam- pa settecentesca, si citano le Considerazioni dividende in tre parti, dall'alto al basso, la pagina (a, b, c).

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conterraneo, Ioda pero «tutte le case di quell'ingegno grande>> (Con- siderazioni, cit., p. 97), il sua giudizio sul Bembo è invece spesso sprezzante e censorio. Anzi, tanta più censorio e polemico nei confronti delle Prose nella seconda e definitiva edizione delle Con- siderazioni procurata dai Muratori ne! 1711 che nella prima del 1609, dave più di un passaggio polemico contra il Bembo era assente.21

Con le Prose del 1525, il Bembo aveva data una grammatica 'normativa' ad usa dei letterati d'Italia, che includeva per la lin- gua della poesia naturalmente e principalmente il Petrarca; forse per questo motiva non era mai stato pero, del Petrarca, un com- mentatore, bensi editore, anzi cura tore editoriale, con l'aldina del 1501. Ne! 1582, a Basilea, escono postume Le Rime del Petrarca brevemente esposte pet Lodovico Castelvetro, ampio commenta al Petrarca ne! quale in generale il Castelvetro non tratta tanta di questioni grammaticali (per le quali rinvia alla Giunta al Bembo), quanta di pura esegesi. La stampa è curata dai familiari: precede una dedica ad Alfonso II Duca di Ferrara, Modena e Reggio, firmata da! nipote Giovanni Maria Castelvetro e segue un avviso A lettori. Qui si legge che, mancando ali' esposizione del Castelve- tro il testa di riferimento petrarchesco, si è scelto di dare <<que!lo che fu stampato da Aldo Manuzio nell'anno di Christo 1514, ha- venda per fermo, si come anchora haveva il Castelvetro, che niu-

21 Per misurare l'incrementa dei giudizi polemici sul Bembo, nelio spazio fra le due edizioni delle Considerazioni, mi serve dell'esemplare delJ'editio princeps del 1609, postilk to e interfoliato dai Tassoni stesso, posseduto dalla Bibiioteca Estense di Modena con se- gnatura a.S.2.10 ( = It. 1228), sulla base del qua]e segnalerà, ci tan do dalle Considerazioni, le aggiunte del Tassoni dopa ill609 fra due* con indicazione della pagina dell'ed. definiti- va seguita dalla sigla (inter/).

Propongo una parca scelta di esempi tratti dalle Considera:âoni, distinguendo gli attac- chi al Bembo come poeta (1), da quelli alle sue Prose.

1) «il Bembo in quella sua canzone, che si potrebbe chiamar la bandiera del sarto del Piovano Arlotto, farta di pezze rubate ... l> (p. 85a). <(Qui il Bembo passà il segno, non ostante che come innamorato si lasciasse trasportare dall'affetto. E perO era meglio Jasciar stare i Beati ... l> (p. 148c: a proposito delle tre canzoni sugli occhi).

2) A proposito del verso Vomer di penna, con sospir del/ianco (RVF 192, 2: ma dall'ed.

Contini corretto in Vomer di pena): <(Per una delle ricette di Mastro Grugno speziale, da far ingrassar le pastinache [ ... ]. * Ecco una fallacia delle regale bembesche, seconda le quali s'avrebbe a dire: Vomer della penna, ovvero: Vomer di penna con sospir di fianco *)> (p.

364c; interf). A proposîto del verso Di ch'io mi sto stancando, e forse altrui (RVF 360, 74): «la Ieggerei Di ch'io me vo stancando etc., per rispondere ali'altrui col me, acciocché se la regala del Bembo non supplisce a questo luogo, almen questo Iuogo alla regala del Bembo supplisca» (p. 550b).

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IL BEMBO POSTILLATO DAL TASSONI 11

no altro ne sia stato stampato migliore infino a questo tempo».22 Se, come pare probabile, a differenza dell'edizione del 15!01, il Bembo occupato in altre faccende non ebbe parte in causa per quanto attiene alle novità e alle addizioni della aldina del 1514,23 l' opzione del Castelvetro dichiarata nell' avviso per questa ~dizio­

ne come la «migliore infino a questo tempm> stampata, suona for- se polemica e comunque, quand'anche non fosse il caso, sancisce un a volta ancora la distanza fra i due. 24

L'interesse del Tassoni per il conterraneo Castelvetro riflette cerro l'orgogliosa rivendicazione di una tradizione locale, modene- se in ispecie, di esegesi a Petrarca, di cui resta qualche 'traccia nelle Considerazioni che, accanto a un «nobile ingegno della sua patria» come il Castelvetro, citano almeno anche un valida «espo- sitor del Petrarca» come Filippo Valentini. Il nome di Valentini, la cui produzione letteraria arrivata lino a noi appare di scarso peso, 25 se non è tale da far sussultare un letterato, interessa in-

22 Le rime del Petrarca brevemente sposte per Lodovico Castelvetro, ln Basilea ad istan- za di Pietro de Sedabonis, 1582, c. n. n., ma VIla. (sul Sedabonis, ela sua identificazione collibraio.editore lucchese Pietro Perna, si veda da ultimo W. Romani.in L. CASTELVETRO, Poetica d'Aristotile vulgarizzata e sposta, Bari, Laterza, 1979, II, p. 391-392, cui va aggiunto l'importante studio di A. RoToNoà, Pietro Perna e la vita culturale e religiosa di Basilea fra 1570 e il 1580, in Io., Studi e ricerche di storia ereticale italiana del Cinquecento, Torino, Giappichelli, 1974, vol. I, pp. 273-391). Commedia di Dante e opere (ma, in realtà, il solo Decameron) del Boccaccio sono, sempre seconda l'avviso A lettori, citate rispettivamente dall'ed. veneziana di Aldo in ottavo (dunque quella del 1515) e dalla Giuntina del 1527.

23 Questa, da ultimo, l'opinione di P. Trovato, pet il quale «è certo che, nel '14, il Bembo aveva altre faccende a cui pensare e un suo coinvolgimento in imprese tipografi.

che paragonabile a quelle del 1501-2 parrebbe da escludete>>; dr. Con agni diligenza cm-ret- to. La stampa e le revisioni editoriali dei testi tetterari italiani (1470-1570), Balogna, Il Muli- no, 1991, p. 163, nota 53.

24 Diversamente, per esempio, il Ruscelli riteneva il Petrarca aldino del 1501 «il più sincero di tutti»: si veda Il Petrarca, nuovamente con la per/etta ortogra/ia della lingua volgare, corretto da Giro!amo Ruscelli, Venezia, Pietrasanta, 1554, citato da TROVATO, Con agni diligenza cit., p. 279.

25 Sul Valentini, espositore del Petrarca citato due sole volte nelle Considerazioni cit., p. 125b e p. 568b, dr. L. A. MURATORI, Vita del Castelvetro, in Opere varie critiche di Lodovico Castelvetro, Berna, Stamperia di Pietro Foppens, 1727, pp. 16, 21 e 68. Di lui il Castelvetro ci ha lasciato la biografia compresa nel Racconto delle vite d'alcuni letterati del sua tempo in Appendice aG. CAVAZZUTI, Lodovico Castelvetro, Modena, Soc. TipograH.

ca Modenese, 1903, pp. 10-14, che anche ne parla alle pp. 19-23, 195-197 e 209-210. Un suo sonetto apre l'opera di Isabella Sforza Della vera tranquillità dell'animo, Venezia, Figli di Aldo, 1544 e una canzone è '"riel Parnaso Modenese dai secolo XVI al XVIII scelto e ordina- to da A. Peretti e A. Cappelli, Modena, C. Vincenzi e A. Rossi, 1866, p. 69. Alcuni codici gli attribuiscono altri componimenti (Firenze, Biblioteca Riccardiana: ms. 2835; K0ben- havn, Kongelige Bibliothek: ms. 2057; Wroclaw, Biblioteka Universytecka: Milich Collee-

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figura di primo piano di quell' Accademia modenese, della quale faceva parte insieme al Castelvetro, al Grillenzoni e altri, e che costitul a Modena, fra 1535 e 1545, il punta di riferimento prin- cipale dei nuovi fermenti ereticali, nonché di moiti di quegli ete- rodossi che, «ricercari in altre città, in fuga e sotta processo, pas- savano per Modena e vi propagandavano le pro prie dottrine». 26 C'è dunque senz'altro, ne! Tassoni che quei fatti aveva presenti,

tian, ms. IV 18) e un sonetto gli indirizza il Varchi: dr. De sonetti di M. Benedetto Varchi, parte prima, Firenze, Lorenzo Torrentino, 1555, p. 99; Per altro verso, A. RotondO segna- la un trattato dai titolo Il principe /anciullo, dedicato a Renata· di Francia alla Ariostea di Ferrara, ms. cl. II 32 e una traduzione della Poetica di Orazio a Modena, Archivio stori- co comunale, Manoscritti n. J2: dr. CAMILLO RENATo, Opere, documenti e testimonianze, a cura di A. RotondO, Firenze-Chicago, (Corpus Reformatorum Italicorum), 1968, p. 171, n. 4.

Su altro fronte, a parte Giulio Ottonelli da Fanano (1550-1620, sul quale qui la nota 33), la filologia modenese contava anche i nomi prestigiosissimi di Carlo Sigonio (1520.84), perle lettere classiche, e di Giovanni Maria Barbieri (1519-74), peri provenzali. Attraver- so i codici posseduti dai figiio di questo, Lodovico (Considera:âoni, XVc), il Tassoni leggerà gran parte dei poeti provenzali che cita nelle Considerazioni, con un incrementa netto ri- s petto alla pallida cultura provenzaie del Castelvetro, il quale ·anzi, nelle sue Giunte, aveva accanitamente contestato agni retaggio provenzale propos ta dai Bembo per Petrarca (dr.

Le Prose di M. Pietro Bembo ... unite insieme con le giunte di Lodovico Castelvetro ... , Napoli, B. M. Raillard e F. Mosca, 1714, specialmente Giunta 8 allibro I, pp. 38-79). Ma fra i due si collocano, edite a Liane nell575, Les Vies de:; plus célèbres et anciens poètes proven- saux di Jehan de Nostredame, fonte indiscussa pet il Tassoni che le ricarda più volte nelle

"Considera:âoni fin dalla prefazione {pp. 249c, 36la, 375c e 623a). Resta da accertare se la lettura avvenisse sul testo francese, o non sulla traduzione italiana del Giudici (1576), seconda l'opinione espressa senza fornire riscontri da G. BERTONI, Intorno ad alcune cita- zioni provenzali e a una grammatichetta /rancese, in Miscellanea tassoniana di studi storici e letterari pubblicata nella /esta della Fossalta XXVIII giugno MDC CCCVIII a cura di Tommaso Casini e di Venceslao Santi con prefazione di Giovanni ?ascoli, Bologna-Modena, A. F. For- miggini, 1908, pp. 267-276, a p. 270, n. 2. Del testa francese, ed. Chabaneau-Anglade, Parigi 1913, esiste la ristampa di Slatkine (Ginevra, 1970).

Infine, allargando il cerchio emiliano-romagnolo delle Considerazioni, si ricordino an- zitutto il nome del bolognese Crescenzio (281b, 286a): voce fondamentale dell'antibembi"

smo modenese, fin dai Castelvetro, Giunte ... , 1714, t. I, p. 148 (poi seguito dal T assoni, che si applicherà lo pseudonimo di Crescenzio Pepe), che corregge il Bembo che lo credeva autore della versione volgare del trattato; poi quelli di Benvenuto da Imola (487c), di Mae- stro Antonio da Ferrara (181b-c), di Ugolin Buzzuola «poeta antico romagnolo» (38ûa) e del lodatissimo ferrarese Guarini {282b, 353c, 357a, 366c, 644a), Per il Buzzola, citato anche da Dante ne! De vulgari eloquentia, cfr. F. ToRRACA, Fatti e scritti di Ugolin Buzzola, Roma, Stab. deil' <(Üpinione», 1893 (Nozze Cassin-D' Ancona).

26 Cosl S. Peyron# Rambaldi, ne! capitolo dedicato all'Accademia, in Speranze e crisi del Cinquecento modenese. Tensioni religiose e vita cittadina ai tempi di Giovanni Morane, Milano, Franco Angeli, 1979, p. 231. E si veda anche M. FmPo, Gli «spirituali», l'Accade- mia di Modena e il fonnulario di /ede dell542: control/a del dissenso religioso e nicodemismo, che leggo nella redazione più ampia contenu ta in Inquisizione romana e controri/onna. Studi sul cardinal Giovanni Morane e ilsuo processo d'eresia, Balogna, Il Mulino, 1992, pp. 29-118.

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un fila che lega la sua opera e la sua filologia al retroterra ideolo- gicamente accidentato della cultura modenese di metà Cinquecen- to, come poi dimostra anche l'ingente debita delle Consid4razioni nei confronti dell' opera filologica del Castelvetro. Tanta ndla let- tura razionalistica e aplatonica del Petrarca, quanta e più nella demoliziane progressiva dell'istituto grammaticale bembesto, che queste pastille alle Prose testimoniano, le Giunte del Castelvetro costituivano un naturale quanta ineludibile precedente. Insieme con quella lezione filologica contra il principio di autorità e nel segno di un più libera rapporta con gli <<an tic hi» e dell' apertura ai <<moderni», passava al Tassoni anche il senso di una contesta- zione più ampia, costitutivamente <<ideologica>>, raccogliendo la quale egli si presentava certamente come uno degli spiriti più irrimedia- bilmente moderni del suo secolo."

Il Castelvetro delle giunte era dunque il punta di partenza per Tassoni, come ora provano anche queste pastille alle Prose del Bembo, che pur registrano solo una volta il suo nome; 28 e anzi, a ben vedere, lo stesso invita a studiare la lingua delle Prose per coglierne le contraddizioni, era stato rivolto da lui, a chiare lette- re, nella pagina finale della Giunta al primo libro delle Prose di M. Pietro Bembo, dave è impressionante leggere queste parole:

quindi nascerà una conclusione, che la lingua maderna è da seguitare per gli scrittori nel secol nostro, la quale conclusione è contraria a quella del Bembo, che vuole che la lingua sola del Boccaccio sia da essere esser- citata dagli scritori presenti. Et alla fine altr! si potrebbe meravigliare come il Bembo, se porta va cosl fatta opinione quale si sforzava di mette- re per vera altrui nel capo e consigliava gli altri a seguitarla in iscriven- do, tanta se ne allontani anchora in questo volume medesimo [sc. le Prose] usando molti vocaboli e molti modi di dire che non sono del seco- lo del Boccaccio, come altri anchora che non vi spenda molto studio se

27 Si veda il contributo molto bello per le prospettive di let tura che apre di G. MAz- ZACURATI, Alessandro Tassoni e l'eptfania dei <<Modernù>, «Rivista di letteratura italîana».

IV, 1986, 1, pp. 65-92, che a partire dalle Consideraziovi e dai Pensieri parla di <mna rivinci ta liberatoria del soggetto ... contra i codici esemplarh> e della dialetti,ca imitazione/usc

<\termometro fedele ... della riscossa dei 'moderni\; (pp. 69 e 73). Non è dubbio che, ir quest'ottica, il postillato bembesco che mi accingo a studiare rappresenti, come direbb{

Mazzacurati, uno di quei «S'egmenti più brevi», di quei «testi-chiave», che permettono d riprendere le fila di quel processo di formazione di un «aLbero ge'aealogico ... della moder nità» (p. 68), che procede attraverso la <Kancellazione progressiva dei prototipi» (p. 70:

28 A c. 87r. Si veda, ivi, p. 29, n. 82.

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ne potrà ottimamente avedere, mostrando ne' suoi ammaestramenti & parole una cosa & nel suo essempio & uso un'altra.29

Del resto, nonostante il carattere spesso polernico delle Consi- derazioni al Petrarca, Tassoni affermava che suo intenta non era

«di dir male di questo Paeta, il quale - scriveva - ho sempre ammirato sopra tutti i lirici>> (p. xv), bensl di denunciare con chiarezza l'oltranza di un'imitazione che il Bembo aveva promos- sa con la sua grammatica delle Prose:

E se negli altri [scil. sonetti] trascorro a notar quello ch'io ho giudi- cato da non imitare, non è il mio fine di tassai- lui; ma di levar le fran- chigie a certi, che vogliono comporte al dispetto della natura; e se le stitichezze loto non s' approvano, subito te le autorizzano con un esem- pio scappato dai pennaiuolo del Petrarca in tempo di penuria, e che malte volte ancora (la Iddio grazia) non fa punto a proposito. >O

E questa pareva anche l'interpretazione che delle Considera:âo- ni dava un lettore, certamente toccata da vicino come il Marino, alfiere di una poesia verso la quale il Tassoni commentatore (a differenza del cortigiano delle Lettere), non mostrava troppi con- sensi, quando ricevutele in dona aveva sentenziato:

La fatica è bella ed utile, piena di giudiciosi riscontti e sparsa per tutto di buona erudizione. Piacemi ch'ella mostd d'aver senso, e non di ber con l'orecchio, con mortificare di quando in quando l'ostinata

29 Ciro dalla Corretione d'alcune cose del dialogo delle ling11e di Benedetto Varchi, et una giunta al primo libro delle Prose di M. Pietro Bembo dove si ragiona della vulgar lingua Jatte per IAJdovico Costelvetro, Basilea, s.n.r., 1572, p. 290 (mio il corsivo).

Sul merodo del Casrelverro, dopo il saggio di E. RAIMOND!, Gli scrupoli di un filologo: Ludovico Castelvetro e il Petrarca, «Studi petrarcheschi», V, 1952, pp. 131-210, cui spetta l'imporranre collegamemo fra filologia e istanze di riforma, nuovi clementi recano le seo- pene di G. FRASSO, Per Lodovico Castelvetro. I. Autografi dimetJticati di Lodovico Castelve- tro e l'edizione di M. G. BlANCHl, Un poco noto trattatello grammaticale di Lodovico Costel- vetro: 'De' nomi signi/icativi del numero incerto', «Aevum>), 3, LXV, 1991, risperrivameme

alle pp. 45.3-478 e 4ï9-522.

JO TASSONI, Considerazioni cir., p. 16b. Analoga difesa del Perrarca, ma condanna degli imitatori, l'aurore esprime negli Avvertimemi di Crescenûo Pepe dr. alla nota 28, pp. 7-8, dove avverre che se il Tassoni «Va ootando nelle sue Rime quello che non gli par da imirare, nol fa n guisa di biasimarJo né d'onorarsi de' falli suoi, ma per mosrrare a quegli che per comporre ecccllenrememe sieguon le sue pedare, che s'egli camminando per la via retta sdrucciolo alcuna volra, o mise un piè nel fango, non si ha da fare come certi scolari d' Ari- srorile, che balberravano a bello srudio perché balbettava il maestro». Scoperro, narural- menre, l'arracco agli aristorelici, parallelo sempre a quello portato al principio d'autorità.

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IL BEMBO POSTILLATO DAL TASSO~! 15

superstizione di certi rabini, per non dire idolatri: parlo d' alcuni poe ti tisicuzzi, i quali non sanne fabricare se non sopra il vecchio, né scrivere senza la falsa riga; e che lodando il lodevole e riprendendo quelle che è degno di riprendimento, giudichi seconda le qualità delle cose, senza lasdarsi trasportare dall' autorità di chi che si a. 31

In questa ris posta del Marino conta anzitutto l' apprezzamento per l'indipendenza tassoniana dai modelli, e anzi peril consenso netto contra l' «ostinata superstizione di certi rabini>> incapaci di seri ve- re «senza la fals a riga (. .. ) dell' autorità di chi che sia». Naturai- mente «chi che sia» non era il pronome indefinito che è oggi:

di mira era il Bembo. E il Tassoni clavette capirlo bene se, l'anno dopo, scendendo in campo per la prima volta nella polemica se- guita alla pubblicazione delle Considerazioni, reagiva a un espo- nente dello studio padovano che ne aveva attaccato l'impianto 'modernista' e amiautoritario, con le parole che il Marino gli ave- va inviato per lettera. 32 In quegli Avvertimenti usciti sotta il no- me di Crescenzio Pepe, il nome del Bembo tuttavia ancora non appariva. Sarebbe apparso, invece, due anni dopo, ne La

Tenda

Rossa del 1613, quando, radicalizzandosi la polemica, Tassoni non aveva più esitato.

La condanna esplicita del Bembo im.itatore del Petrarca, s'ag- giunge ai luoghi di una polemica antibembista venuta crescendo col tempo come dice anche il confronta ricordato sopra fra le

:H Lettera a A. Tassoni [Ravenna, 1610], in G. B. MARJNO, Lettere, a cura di M. Gu- glielmioerri, Torino, Einaudi, 1966, p. 110.

JZ La polem.ica è fra g1i avvenimeoti più noti della vira del Tassoni. Ricordo dunque qui solo le sue cappe principali. Del 1611 sono le Risposte di Gioseffo degli Aromatari alle Consideratio11i del Sig. Alessandro Tassoni, sopra le Rime del Peb'arca, Padova, per Orlando Iadra. La prima risposra del Tassorû è di pochi mesi dopo: Awertimenti di Crescenûo Pepe da Susa al Sig. Giose/o de gli Aromatari lntcmo alle Risposte date da lui alle Considerazioni del Sig. A.lessandro Tassoni sopra le Rime del Peb'an:a, Modena, Giulian Cassiani, 1611. Del 1613 è la replica dell' Aromarari, Dialoghi di Falcidio Melampodio in risposUl a gli Awerti·

menti dati sotto nome di Crescenzio Pepe ... , Veneûa, per Evangelises Deuchino, ela risposta immediata del Tassoni: La Tenda Rossa. RisposUl di Girof4mo Nomisenti ai Dialoghi di Fa/ci- dio Mef4mpodio, Frandort 1613.

Il passo tassoniano da avvicina.re alla Jettera del Marino è coorenuro negli Avvertimenti di Crescen~io Pepe cit., p. 49: «Se si censurano l'opere di S. Agostino e di Plarone e d'Ari- stotile e d'Omero, huomini ranco maggiori, ben si possono censurare quelle ancor del Pe- trarca, quando non si fa per malignità ma per levar le superstiûoni e gli abusi che parturisco- no mali effet ti, e confonder le sette de' Rabini ede' Badanai, indurati nella perfidia dell' an- ticaglie loto; e di quegli, in particolare, che stimtiiiO che senza la fa/sa riga del Petran:a non si possa scriver diritto, 11é distinguono 14 gragnuo/4 da/4 treggea» (m.iei i corsivi).

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due edizioni delle Considerazioni e l'incrementa dei passaggi pole- mici antibembisti segnato dalla seconda. Difficile, da una parte, immaginare l'atteggiamento sempre più deciso del Tassoni, sepa- randolo dalla polemica con l' ambiente aristotelico di Padova e il principio d' autorità promosso da uomini come Cremonini e Be- ni, che apparivano dietro la figura dello studente padovano Gio- seffo degli Aromatari. Ma più difficile ancora non correlare la citazione polemica del Bembo ne La Tenda Tossa ai fermenti della filologia e della lessicografia fiorentina, che l'anno prima aveva dato, con la prima edizione del Vocabo!ario degli Accademici della Crusca (1612), ampia e polemica materia di riflessione al Tas- soni. 33

Due anni dopo gli Avvertimenti di Crescenzio Pepe, il ricardo delle parole del Marino è ancora ben vivo alla memoria del Tasso- ni e anzi sembra essersi trasformato in un' arma di risposta pronta all'uso, depositato com'è in quel!' estremo 'pamphlet' contro i Dia- loghi di Falcidio Melampodio. La dipendenza de La Tenda Rossa dalla lettera mariniana è ancora una volta evidente, pur se il Tas- soni qui passa va attraverso l' autocitazione delle parole di Crescen- zio Pepe, citate alla nota n. 32. Ma ora, ne! 1613, con l'esplicitar- si del bersaglio bembesco, la memoria del Marino emerge là dove il Tassoni spiega le ragioni per cui ha scritto le Considerazioni, cioè:

per confonder le sette de' Rabini superstiziosi, i quali stimano che non si passa liricamente poetare se non alla foggia del Bembo che scrisse

J3 L'intricata storia dei rapporti fra Tassoni e il Vocabolario degli Accademici della Crusca, dopa che il Muratori nella Vita cit., pp. 40-42 ha dimostrato che le Annotazioni sopra il Vocabolario della Crusca, Venezia, Marino Rossetti, 1698, edite dalla Zeno come opera del Tassoni, sono di Giulio Ottonelli da Fanano (sul quale TIRABOSCHI, Biblioteca modenese cit., III, pp. 365-400, F AITHFULL, Teorie /ilo!ogiche cit., p. 156 n. 7 e soprattutto G. FANFANI BussouNI, Giulio Ottone/li cit., e M. VITALE, La questione della lingua, nuova ed., Palerme, Palumbo, 1978, p. 203), è ricostruita nel fondamentale lavoro diU. RENDA, Alessandro Tassoni e il Vocabolario della Crusca, in Misce!lanea tassoniana di studi storici e letterari ... cit., pp. 277-324. Fra le testimonianze utilizzate per via indiretta dai Renda, quella dell' Incognito da Modana contra ad alcune voci del Vocabolario della Cmsca, che il Tassoni dovette inviare agli Accademici in vista della seconda edizione del Vocabolario (1623), è stara ritrovata e pubblicata dai Puliatti: cfr. A. TASSONI, Scritti inediti, a cura di P. Puliatd, Modena, Aedes Muratoriana, 1975. Ulteriori noviüi, sulla base di una ricu- perata copia settecentesca delle postille alla prima Crusca (1612), in A. MASINI, Le pastille tassoniane alla prima Crusca> «Lingua nostra», XLV, fasc. 4, dicembre 1984, pp. 97-106, dove è ricuperabile la bibliogr·afia critica recente.

(16)

IL BEMBO POSTILLATO DAL TASSONI

i

sulla fa/sa riga del Petrarca e non disse se non quello ch'egli havea der/ta

meglio e prima di lui-" ·

La dichiarazione del Tasso ni qui cita ta induce d' altra parte a

b-

flettere sul tema (che in queste pastille si annuncia) del rappoito col Bembo, il quale è stato finora variamente interpretato, parten- do tuttavia sempre dalle Considerazioni al Petrarca, e con atten- zione soprattutto rivolta al mutamento di gusto che quel commen- ta misura negli anni che vanno dai Tassoni alle Osservazioni del Muratori."

Si è detto dell'importanza di questo esemplare delle Prose e dell' apporta che le pastille offrono alla riflessione sulla lingua poe- tica del suo autore. In tempi di nuova industria filologica, con l' edizione della Sec chia e quelle dell' epistolario e dei Pensieri, per non citare che le maggiori, il fatto ha sicuro rilievo; dato che contribuisce ad acclarare l'as petto di un travaglio linguistico che, fra estremo Cinque e primissimo Seicento, dovette occupare l'au- tore della Secchia soprattutto sul fronte della poesia. Ma veniamo al testo.

Il postil!ato recupera ta è un a stampa veneziana del 154 7, inti- tolata sul frontespizio Prose di / Monsignor / Bembo con marca tipografica raffigurante l'angelo Raffaele che guida Tobiolo, ac-

34 La Tenda Rossa risposta di Girolamo Nomisenti ai Dialoghi di Falcidio Melampodio, Francfort 1613, pp. 162-163. Un altro parallelo fra Marino e ·Tassoni, questa volta fra la Galeria e i Pensieri, in MAZZACURATI, Alessandro Tassoni dt., p. 87, n. 22.

35 Mutamento analizzato, sulla scorta di un lavoro del Fubini, in un bello studio del Forti, perit quale, tuttavia, il Tassoni commentatore di Petrarca «non si allontanava gran che dall' alveo rinascimentale in cui scorreva il gran fiume bembesco» e· anzi si mostrava

«profondamente vincolato alla lettura rinascimer.tale del Petrarcal>, mentre il Muratori ri- fletterebbe nei suai giudizi la persistenza del gusto barocco: cfr. F. FoR TI, Gusto tassoniano e gusto muratoriano nelle note al cam:oniere, <{Studi petrarcheschi», V, 1952, pp. 211-235 (poi in L. A. Muratori fra antichi e moderni, Balogna, Zuffi, 1953, pp. 159-187). Le citazio·

ni alle pp. 224 e 233. La tesi, di dare barocco l'arcade e rinascimentale il secentistal> è contestata da F. Croce, in «Rass. d. lett. ital.», LVIII, 1954, pp. 147-148. Ma vedi ara il giusto rilievo data alla modernità del Tassoni da G. MAZZACURATI, Alessandro Tassoni cit.

Sul rapporta fra T assoni e Bembo importa poco, no nos tante il titolo, lo studio di B.

A. ARCUDI, The Author of the Secchia does Battle with Pietro Bembd's School, «ltalica», vol. XLIV, 3, 1967, pp. 291-313, mentre dovrà essere verificato sull'intero corpus il giudi- zio di un' <Ùniziale egemonia del Bembo, attestata dalle pastille al Boccacciol>, proposto dal Puliatti, Pensieri e scritti preparatori dt., p. 1000.

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