A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
R ENATO C ACCIOPPOLI
Sui teoremi d’esistenza di Riemann
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 2
esérie, tome 7, n
o2 (1938), p. 177-187
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di RENATO CACCIOPPOLI
(Napoli).
In
questo
lavoroapprofondisco
lo studio di un nuovometodo,
da me recen-temente
proposto (1),
per la dimostrazione dei teoremi d’ esistenza di RIEMANN.Mi sembra che tale metodo meriti di essere
presentato
conqualche dettaglio,
ela tecnica delle dimostrazioni analizzata su alcune
varianti,
sia per l’interesse intrinseco diqueste,
nonprive
dieleganza,
che per la chiara luce in cui ne vieneposto
ilsemplice principio
informatore.Questo principio,
aprescindere
da altrepossibili applicazioni,
sipresenta
comeil
più semplice
e naturale per la trattazione di tutta una classe diproblemi generalizzati
di DIRICHLET :quelli
relativi a varietàchiuse,
per cui mancanoquindi
condizioni al contorno(2).
Limitatamentepoi
ai teoremi diRIEMANN, spetta
indubbiamente al metodo che
qui sviluppo
di porgere unasemplice applicazione
dei concetti moderni della teoria delle funzioni di variabili reali ad una
questione
classica dell’ Analisi. E
questa
considerazione mi induce adesplicitare
in fine unaconseguenza’ quasi
ovvia del mioprocedimento :
larappresentazione
conforme diun campo
semplicemente
connesso sulcerchio,
dedotta dallarappresentazione
conforme di una riemanniana chiusa
semplicemente
connessa sulla sfera.1. - Sia S una
superficie
di RIEMANN chiusa : cioè unasuperficie
chiusaastratta, topologicamente
definita e tale che diogni
suaporzione 8
sufficiente- mente ristretta sianoassegnate
dellerappresentazioni
conformi(per definizione)
su un
piano
xy, mediante delle funzionicomplesse x+iy,
dette variabili com-plesse
o uniformizzantilocali;
tuttequeste rappresentazioni
conformi essendo naturalmente tenute a risultare coerenti fra di loro(3).
Come ènoto,
si intro-ducono senz’ altro sulla
superficie
di RIEMANN cos definita le nozioni di funzionecontinua,
funzione differenziabile una opiù
volte concontinuità,
curvaregolare,
ecc.(1) Rendiconto della R. Accademia delle Scienze di Napoli (4a), Vol. IV (1934).
(2) Vedi in questi Annali la Memoria di CIMMINO: Sulle equazioni lineari alle deri-
vate parziali del secondo ordine di tipo ellittico sopra una superficie chiusa. Vol. VII, 1938, pp. 73-96.
(3) Cfr. WEYL: Die Idee der Riemannschen Fldche. (Leipzig, Teubner, 1923).
Il
problema
che ciproponiamo
distudiare,
e alquale
facilmente si ricon-ducono,
come d’altrondepreciseremo
inseguito,
iproblemi
di esistenzadegli integrali
abelianisu S,
èquello defl’integrazione su S dell’ eqnazione di
POISSON : cioè della determinazione di una funzione 2c dei
punti
di S che attra-verso una
qualunque rappresentazione
conformeparziale
di S si muti in unafunzione
u(x, y) avente
unassegnato 4z . Questo d2
non èperaltro
una funzioneinvariante
su S,
cioèdipende
oltre che dalpunto
considerato anche dall’ unifor- mizzante locale adottata. Lalegge
di trasformazione delA2,
nelpassaggio
dal-1’ uniformizzante all’altra
x’ + iy’,
èquella
dellamoltiplicazione
per lojacobiano
si
può
anche dire che ild2
si trasforma in modo che resti invariatal’ espressione
differenziale
d2udxdy.
Questa
osservazione mostra che di una funzione u deipunti
di S sipuò definire
intrinsecamente non ilA2,
ma per cos direl’integrale
deld~
estesoad una
porzione
S’ di S.Supponiamo
persemplicità
che u sia due voltederivabile’con
continuità,
e che sia limitata da curveregolari: decomponendo S’
nella somma di
più porzioni
dello stessotipo
si, S2,....,rappresentando queste
conformemente
sui domini Di, D2,....,
delpiano
xy, e formando la sommadove U2,,-,-, sono le trasformate di u definite in
Di, D2,...., rispettivamente,
si ottiene un valore che non varia al variare della
decomposizione
di S’o delle uniformizzanti locali. ,
La
dipendenza
di da u èdistributiva,
da S’ è additiva. La conoscenza della funzione additiva d’ insiemeMu equivale
alla conoscenza, perogni punto
di S e perqualunque
variabilelocale,
deld2u come
derivata sulpiano;
conla nomenclatura
più espressiva
che naturalmente sipresenta, Mu
è una distri-buzione
di massepositive
onegative,
di cui iA2u
sono le densità nelle rap-presentazioni piane,
la funzione dipunto u
essendone(a
meno delfattore - 203C0)
il
potenziale.
Siamo cos condotti a considerare in
generale
le funzioniàdditive
d’insieme su S.2. - Premettiamo l’ osservazione ovvia
che,
attraverso la considerazione dellerappresentazioni
conformiparziali,
le definizioni di insieme diBOREL,
insiememisurabile,
insieme di misura nulla si estendono subito dalpiano
allasuperficie
di RIEMANN
S ;
eanalogamente quelle
di funzione di BAIRE e di funzione misu- rabile. Cos pure una funzione definita su S si dirà sommabile se dàluogo
inogni rappresentazione
conforme ad una funzione sommabile.Una funzione reale additiva d’ insieme
M(I)
è definita(almeno)
per tuttigli
insiemi di BOREL I di
S,
e si ottiene come differenza di due funzioni non nega- tiveM’(I)
eM"(I), M’(I)
essendo laparte positiva
della massa che cade su I(o
« variazionepositiva »); M"(I)
è allora(a
meno delsegno)
la massa nega- tiva(o
« variazionenegativa »),
e la sommaH’(I)+M"(I)
dà la massa totale(o
« variazione totale»)
su I. M si diràassolutamente
continua se nulla suogni
insieme di misura nulla.
Se si
rappresenta
conformemente unaporzione s
di.8 sul dominiopiano D,
la funzione additiva considerata per
gli
insiemi contenutiin s,
si trasformain una funzione additiva
degli
insiemi .H diD,
che ammettequasi
ovun-que in D una densità
~(x, y);
nel caso cheM(I)
sia assolutamentecontinua,
anche sarà assolutamente
continua,
e si avrà, .Se
ogni
funzione3(z, y)
cos definita risultalimitata,
ocontinua,
o deriva-bile,
ecc., si dirà che la funzione assolutamente continua M è a densitàlimitata,
o
continua,
oderivabile,
ecc.;analogamente
se tutte le funzioni 3 risultano diquadrato
opiù generalmente
dipotenza pma (con p > 1)
sommabile.È
immediata la definizionedell’integrale
di STIELTJESdove I è un insieme di BOREL e
f(p)
è una funzione delpunto
di S. Se M èassolutamente
continua,
sipuò
ottenereque«t’integrale
mediante una somma diintegrali doppi
ordinari. Bastaall’ uopo decomporre S (per esempio
mediantecurve
regolari)
nella somma dipiù porzioni
sufficientementepiccole 5~,...., Sn’
rappresentare queste
conformemente sui dominipiani Di, D2,...., Dn,
e calcolarele relative funzioni densità
3.(z, y), ó2(x, y),...., ól(X, y) :
indicando allora confk(x, y)
la trasformata dif(P)
definita inDk,
conHk
l’insieme diDk
trasfor-mato dell’insieme I
Sk
diS,
si avràIn
particolare
Se M ha densità di
potenza p ma
sommabile >1), l’integrale
di fdM esisteràp
sempre che
I f|p-1
sia sommabile.Tornando ora alla distribuzione di masse
Mu
che abbiamo associata ad unafunzione di
punto utP) su S,
due volte derivabile concontinuità,
è facile gene- ralizzare la nostra definizione in modo di includere casi in cui la continuità delle derivateseconde,
eperò
della densità diM,
venga a mancare. Invero nellaprima ipotesi,
detto C un cerchio diraggio
P interno al dominio D su cui sirappresenta
conformemente laporzione s
diS,
assumendo coordinatepolari
e, pcon
polo
nel centro di C e indicando conu(Q, q;)
la funzione trasformata diu(P),
con
g~)
ladensità,
sipuò
scrivereOrbene, indipendentemente
daogni ipotesi
sulla continuità delle derivateseconde,
definiremo per una funzioneu(P)
la funzione additiva d’insieme mediante la relazione(1), supposto
beninteso che esista una funzione assoluta- mente continua che soddisfi la(1)
perogni porzione s
dai 8 eper qualunque
scelta del cerchio C in
D,
nelqual
caso essa risulta ovviamente unica.Notiamo ancora che per la sommabilità della funzione sotto il segno di inte-
grale doppio,
a secondo membro della(1),
basta che risulti sommabile unaqualunque potenza,
conesponente > 1,
della densità.Ciò
posto,
ilproblema dell’ integrazione dell’ equazione
di POISSON èquello
di
risalire, quando
siapossibile,
da au(P),
cioè daun’ assegnata
distri-buzione di masse al
potenziale.
Non dobbiamoinvestigare
che laquestione
diesistenza,
essendo evidentel’unicità,
a meno di una costanteadditiva,
dellasoluzione: invero se 2c è armonica ovunque su
S,
ed una funzionearmonica su tutta la
superficie
chiusa 8 si riduce ad una costante.3. - Prenderemo ora a considerare delle
classi,
ospazi
funzionali~,
didistribuzioni di masse
M,
dotati delleseguenti proprietà :
.
1)
2 èlineare,
cioè contiene conMi
elVl2 ogni
combinazione lineare acoefficienti costanti ,
2)
Z è metricocompleto,
cioè fra due suoielementi,
o eM2
èdefinita una
distanza ||M1 - M2||,
la cui convergenza a zero caratterizza la ten- denza allimite,
essendo valido(come
condizione necessaria esufficiente)
il criterio di convergenza diCAUCHY ;
3)
perogni
M di ~esistono,
detta b la densità diM, gli integrali
deltipo
che
figura
a secondo membro della(1),
e la convergenza nel senso ora detto di ~’I si traduce peressi, riguardati
come funzioni di ~O e 99, in convergenzauniforme. ,
Diremo Y l’ insieme delle distribuzioni M di 2 che sono anche delle
M,
cheammettono cioè un
potenziale
nel senso dianziprecisato:
in virtù delle condi- zioni1)
e3),
Y è una varietà lineare di ~passante
perl’origine,
cioè un in-sieme chiuso che contiene
ogni
combinazione lineare di due suoipunti qualunque,
come si prova subito osservando che
se IL Mu tl- O,
e u - 0 in unpunto parti-
colare, u
tende ovunque uniformemente a zero. Il nostrocompito
saràquello
dideterminare la varietà F.
Ricercheremo
all’uopo
leequazioni
di V(che
vedremo ridursi ad unasola).
Queste,
in virtù di un noto esemplice principio
di Analisi’funzionale,
si scrivonoeguagliando
a zero i funzionali lineari(cioè
continui edistributivi)
definitiin ~ e nulli su
V ;
è facileinvero,
dato in 2 unpunto
M fuori di17;
costruireun funzionale lineare nullo su V e non nullo in
M,
almenofinchè,
ciò che basta ai nostriscopi,
lospazio
siaseparabile (cioè contenga
un insieme numerabileovunque
denso) (4).
’
Considereremo
dapprima
lospazio 2
dellé distribuzioni a densitàcontinua,
indi
quello ~p
delle distribuzioni aventipotenza pma (~ro > 1)
sommabile(spaz
entrambi
separabili).
Per definire la distanza fisseremo ad arbitriouna
decomposizione,
deltipo già
considerato al numeroprecedente,
di S in nporzioni S1, s2,...., Sn,
limitate da archi di curvaregolari,
erappresentati
con-formemente sui domini
Di, D2,...., Dn
delpiano
xy ;potremo ricorrere,
peresempio,
ad unaparticolare triangolazione
diS, purchè
abbastanza serrata. Se di due distribuzioniMi
eM2
indichiamo cony), y)
le densità nellarappresentazione
diSk
suDk,
porremo, nel caso di densità continuee nell’ altro di densità con
potenza
sommabile(4) V. HAHN : Über lineare Gleichungssysteme in linearen Rdumen. (Journal fúr Math.,
B. 157,1927). Cfr. anche ASCOLI : Sugli spazi lineari metrici e le loro varietà lineari. [Annali
di Matematica (4a), t. IX e t. X (1931-1932)].
Gon
queste
definizioni di distanza(5)
sonoverificate,
come si vede immedia-tamente,
leprecedenti
condizioni2), 3).
Si deduconopoi
subito leespressioni
dei funzionali lineari in 03A3 e
03A3p
dai noti risultati sullarappresentazione
diquesti
funzionali nel campo delle funzioni continue e inquello
delle funzioni dipotenza
sommabile: nel
primo
caso si trova03B2k essendo una
generica
funzione additiva d’insieme definita inDk ;
e nel secondop
essendo
sommabile; ~k rappresenta
sempre la densità suDk
della distri- buzione M.’ Abbiamo ora tutto
quanto
ci occorre per stabilire ilseguente teorema,
cheè il teorema
fondamentale
di esistenza per il nostroproblema d’integrazione:
La varietà lineare V è
quella
diequazione M(S)=0,
cioè ammettonopotenziale
tutte le distribuzioni in cui la massa totalepositiva eguaglia
la
negativa,
equeste
soltanto.4. - Per dimostrare il teorema nello
spazio ~,
occorre provare chel’espres-
sione
(2)
nonpuò
annullarsi perogni
distribuzioneMu
senza ridursi acon 1 costante.
Che A non sia tenuta ad annullarsi lo prova
poi
il fatto che esistono delle distribuzioni ~ a densità continua nonappartenenti
a V :quelle
peresempio
dimasse esclusivamente
positive,
cui dovrebberocorrispondere
funzioni u sprov- viste di massimi.Siano C un
qualunque cerchio,
diraggio r,
contenuto in uno dei dominiDk,
e p la distanza di unpunto generico (x, y)
dal centro di C: consideriamo su S la funzione 2c nulla fuori del campocorrispondente
aC,
e che suquesto
abbia la forma
(r2 - Q2)3 .
La relativa distribuzioneM,,
ha densitàcontinua,
e ilvalore del funzionale
(2)
perM.
è .(5)
Le quali dipendono ovviamente dalla particolare decomposizione adottata.Eguagliando
a zeroquesta quantità
otteniamo larelazione,
in cuim(é)
rap-presenta
il valore di ,uk sul cerchio diraggio Q
concentrico aC,
Data ~ arbitrarietà di C in
Dk, questa eguaglianza
sussiste perogni
r suf-ficientemente
piccolo,
ed aprescindere
tutt’ alpiù
da un’infinità numerabile di valoridi r,
per iquali m(r)
sia eventualmente discontinua(di prima specie),
se ne trae
dapprima integrando
perparti
e
poi
derivandorispetto
ad rSi vede cos che è
continua
nonsolo,
ma anchederivabile,
e si ottienecon c costante
rispetto
ad r edipendente
solo dal centro di C. Ne segue che la densitày)
della funzione additiva flk èarmonica,
cioè che flk èl’ integrale"
indefinito di una funzione
armonica,
in virtù dellaseguente
formagenerale
delteorema inverso della media di GAUSS : ,se i valori di una funzione additiva d’ insieme su due cerchi concentrici
qualunque
sonoproporzionali
allearee di
questi,
la densità di talefunzione
è armonica(6).
Il funzionale
(2),
nullo suV,
hadunque
necessariamente la formadove f è armonica internamente ad
ogni porzione Sk.
Ma ilragionamento
fattopuò applicarsi
adogni
altraporzione
di Srappresentata
sulpiano,
sicchè frisulta armonica ovunque, e
però costante,
comeprevisto.
(6)
Se è la funzione additiva, la densità d(x, y) è quasi ovunque data dal rapporto 1’ essendo un cerchio di centro (x, y) e raggio (arbitrario) Lo. Inoltre in nessun punto può ladensità essere infinita; quindi g è assolutamente continua, e risulta funzione continua
di x, y, o. Si riconosce cos che d(x, y) è continua, e si è ricondotti ad un risultato ben noto che si dimostra, per esempio, osservando che per qualunque funzione armonica u(x, y) la differenza d - u deve essere monotona (cioè estremata in ogni campo al contorno), sicchè
in un cerchio arbitrario d coincide con la funzione armonica che ne assume i valori sulla circonferenza.
Passiamo ora a dimostrare il nostro teorema nello
spazio
anchequi
costruiremo delle
particolari
distribuzioniM,
tenute ora ad annullare il funzio- nale(3), rappresentando
sul dominio D unaporzione
diS, prendendo
in D uncerchio C di
raggio r,
eponendo, su S,
fuori del campo Fcorrispon-
dente a
C,
eu(P) = u(e)
in11
e essendo la distanzadell’ immagine
di P dalcentro di C.
Se p 2 (ma
sempre> 1) possiamo scegliere
tando allora
lVlu
a densità dipotenza p-a, sommabile,
e otteniamodonde,
indicata con la media(sommabile rispetto
a~O)
dei valori di f sulla circonferenza diraggio
p concentrica aC,
La derivazione
rispetto
ad r dàper
quasi
tutti i valori di r, donde segue senz’ altro chep(r)
coincidequasi
ovunque con una
costante,
e che la media dei valori dif(x, y)
su di un cerchionon
dipende
che dal centro diquesto.
Il teorema inverso della media ci dice allora chef(x, y)
coincidequasi
ovunque con una funzionearmonica,
e chepertanto
in(3) f(P) può supporsi
ovunque armonicasu S,
cioè costante.Sep~2 possiamo
ricorrere ancora alla funzione2c(~o) _ (r2
-e2)3,
e troviamoper la media
p(r) l’ equazione
ossia, posto e2 = t,
=donde concludiamo come dianzi
che 99
coincidequasi
ovunque con una costante.Il nostro assunto è cos
completamente provato (1).
(7) Nella mia nota cit.
(i),
ove tratto il solo caso dello spazioI2,
trovasi per una svista (r - in luogo di(r2
- e2)3 (pag. 53) ; cos nelle formole successive vannoripristinati r2
e L02al posto di ree.
Abbiamo stabilito in tal modo il teorema di esistenza per
l’ equazione
di POISSONgeneralizzata
col definire iA2,
densità della distribuzioneMu,
mediante la for-mola
(1) (n.° 2);
i risultati fondamentali della teoria delpotenziale logaritmico
assi-curano
poi
che aquesti L12
sipotrà
restituire ilsignificato
ordinario sottoipotesi
assai
larghe,
peresempio
non appena la densità si supponga differenziabile.5. - Del risultato ottenuto sono
semplici
corollari i teoremi di esistenzadegli integrali
abeliani su S.Invero,
per costruirequesti integrali
si devedisporre
di funzioni armoniche su S
assoggettate
a certecondizioni,
consistenti insingo-
larità
prescritte,
o nellapolidromia
dovuta adassegnati
moduli diperiodicità;
e si
può
ottenere una di tali funzionipartendo
da una funzioneu(P)
verificante le date condizioni ma per il restoarbitraria,
deducendone la distribuzioneMu (8)
e
(riconosciuta
soddisfattal’ equazione =0) passando
alla funzioneregolare
e monodroma
v(P) (individuata
a meno di una costante additivaarbitraria)
percui
Mu=Mv :
la differenza u-v darà la funzione armonica richiesta.Consideriamo in
particolare
il caso di unintegrale
di secondaspecie:
assegnato
ilpolo Po,
e scelta una variabilelocale.x+iy
cherappresenti
unintorno di
Po
sopra un intornodell’ origine,
si tratta di costruire una fun-zione armonica su S e
regolare
ovunque fuorchè inPa,
dovepresenti
il com-portamento di x ’ .
Assumiamo comeu(P)
unaqualunque
funzione continuax2
con le sue derivate seconde per P +
Po,
nulla fuori di un intorno diPo
rappre- sentato internamente adI,
e coineidente in un intornopiù
ristretto z ++:1;
Yg .
La massa
complessiva
sarà nullapoichè, detta 7,
una circonferenza suf- ficientementepiccola
con centronell’ origine,
si haEsiste
pertanto
la funzionev(P)
per cuiMv=Mu,
equindi
anche la funzione armonica cercata.Per ottenere invece la
parte
reale di unintegrale
diprima specie (funzione
"di
prima specie)
dobbiamoimporre
alla funzione armonica di essere ovunqueregolare, però polidroma
per la presenza di dati moduli diperiodicità (ciclici).
Partiamo
qui
da unaqualunque
funzioneu(P)
dotata di siffattapolidromia;
sicostruiscono senza difficoltà
quantesivogliano
funzioni diquesto tipo, ricorrendo,
alla riduzione canonica della
superficie
diRIEMANN,
medianteretrosezioni,
adun campo
semplice
apiù
contorni. Id 2u dipendono
ovviamente dalpunto
di S(8) Questa si definisce o direttamente mediante i
4z,
calcolatiprescindendo
dagli even-(8) Questa si definisce o direttamente mediante i d2, calcolati preseindendo
dagli even-tuali punti singolari, o attraverso la formola (1), applicata a porzioni di 8 non contenenti alcun punto singolare.
e dalla variabile
locale,
ma non dalla determinazione scelta per u, sicchè sipuò
definire anche inquesto
caso la distribuzioneM.
Che si provapoi
subito
decomponendo già
al n.° 2 lasuperficie,
ed osservando che si hadove 7k
è il contorno diDk, n
la normaleinterna,
edy)
la trasformata di unaqualsiasi
determinazione di 2c inSk ; ogni
elemento di unodegli
inte-grali
curvilineidistruggendosi
con uncorrispondente
elemento di un altro inte-grale. Dunque
anche inquesto
casol’ equazione
di POISSON ammette soluzione.’prattiamo infine il caso di un
integrale
di terzaspecie.
Lesingolarità loga-
ritmiche
P1
eP2
possonosupporsi
arbitrariamenteprossime, quando
si decom-ponga
1’ integrale
cercato in una somma diintegrali
dello stessotipo. Rappre-
sentato un intorno di
Pi
eP2
sull’intorno I dell’origine,
leimmagini Qi
eQ2
di
questi punti
cadano internamente ad una circonferenza y internaad I, ed ri ,
r2siano le distanze di un
punto generico (x, y)
daQi, Q2- Imponiamo
oraalla,
funzione2c(P)
di coincidere conlog r, - log r2
in un intorno H diP1, P2
conte-nente
1’ immagine di y,
e di annullarsi fuori di un intornopiù ampio
H’ rappre- sentato internamente ad L Risulterà alloradonde si concluderà ancora una volta all’ esistenza della funzione
v(P).
La funzione
armonica
monodroma 2c-v ha perconiugata (a
meno di unafunzione armonica di
prima specie)
una funzionepolidroma,
dotata del modulodi
periodicità logaritmico ~ 2n,
incorrispondenza
dei duepunti P,
eP2.
Anchequesta
sipuò,
costruiredirettamente, prendendo
la funzione ausiliariaeguale
in H alla differenza
01 - 02
tra le anomalie delpunto (x, y)
relative aipunti Q.
e
Q2,’
e nulla a meno dimultipli
di 2x fuori di H’.6. - Dei
precedenti
teoremi il casoparticolare più semplice è quello
relativaall’ esistenza di una variabile
complessa
su unasuperficie chiusa semplicemente
connessa, cioè alla
rappresentazione
conforme diquesta superfle e
sulla sfera.Conseguenza
immediata di tale risultato è il teorema fondamentale sulla rap-presentazione
conforme di unasuperficie aperta semplicemente
eonnessa,almeno
nel caso analitico. Sia invero S una
superficie
analiticasemplicemente
connessa,a contorno
analitico,
nellospazio
ordinario.È
ben nota l’ osservazione di SCHWARZ secondo laquale l~
due facce81
e82
di ,~ possono,riguardarsi
connesselungo
il contorno in
guisa
da costituire un’ unicasuperficie
chiusaS,
dotata ovunquedi metrica
angolare:
il raccordo conforme neipunti
del contorno essendodefinito attraverso il
procedimento
della riflessione analitica(9).
In una
rappresentazione
conformedi S
sullasfera,
la simmetr2a diS,
cioèla
corrispondenza
fra ipunti opposti
di8i
e~52,
coincidenti suS,
si traducein
un’ antiproiettività (prodotto
delconiugio
per una sostituzionelineare)
il cuiluogo
dipunti uniti, immagine
del contorno diS,
è necessariamente una circon- ferenza. In tal modo 8 risultarappresentata
conformemente su una calottasferica,
e
però
anche su un cerchio.Attraverso il nostro
método, questa
dimostrazione delprincipio generale
dellarappresentazione conforme, fondata
suiprecedenti teoremi
diesistenza,
è assaisemplicemente
svincolata dalprincipio
di DIRICHLET. Sipotrà poi
trattare ilcaso
generale, dopo
il casoanalitico,
e studiare lacorrispondenza
fra icontorni,
mediante il
procedimento
dipassaggio
al limite che ho utilizzato in un recente lavoro sullarappresentazione
conforme dellesuperficie (10).
(9)
Cfr. per esempio KLEIN : Úber Riemann’s Theorie der algebraischen Funetionen und ihrer Integrale. (Leipzig, Teubner, 1882), p. 79.(lo) Rendiconti della R. Accademia Naz. dei Lincei (68), Vol. XXIII, 10 sem. 1936.
LEONIDA TONELLI - Direttore responsabile. Finito di stampare il 24 marzo 1938 - XVI