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C. Veyrard-Cosme (ed.), L’oeuvre hagiographique en prose d'Alcuin

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Academic year: 2021

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ALBERTO BARTOLA

L ’œuvre hagiographique en prose d ’Alcuin. Vitae Willibrordi, Vedasti, Richarii. Édition,

traduction, études narratologiques par Christiane Veyrard-Cosme, Firenze : SISMEL •

Edizioni del Galluzzo, 2003 («Per verba » 21), pp. LXXVIII-438.

Il volume pubblica con traduzione francese a fronte l’edizione dei tre testi agiogra­ fici di Alenino in prosa : la Vita Willibrordi Traiectensis ep. (= BHL 8935-9 - cfr. CALMA 1.2, p. 153 n. 64), la Vita Vedasti Atrebatensis ep. [= BHL 8506-8 - ibid., n. 63] e la Vita Richarii Centulensis confessoris [BHL 7223-8, 7240-1 - ibid., n. 62].

Scritte tra il 796 e l’804 — all’epoca deìì’abbaziato di Alenino a San Martino di Tours, dopo gli anni di impegno profusi al fianco di Carlo Magno per la riforma e l’or­ ganizzazione culturale dell’Impero — , le tre Vitae si presentano come testi indirizzati ad un pubblico di lettori colti. Mentre la Vita Willibrordi è un’opera originale di Alcuino, per la Vita Vedasti e la Vita Richarii egli aveva a disposizione due modelli : la Vita Vedas- tis di Giona di Bobbio (qui riproposta con traduzione a fronte alle pp. 2-13 secondo il testo stabilito da Bruno Krusch per i MGH, Script, rer. merov., Ili [1896], pp. 406-413), e un anonimo Libellus sulla vita di Ricario (a sua volta riproposto alle pp. 14-27 con traduzione a fronte sul testo di Krusch uscito nei MGH, Script, rer. merov., VII [1920], pp. 444-453).

Le tre Vitae vengono qui ripubblicate (dopo le edizioni della PL e dei MGH) facendo ricorso alla loro tradizione manoscritta. Per la Vita Willibrordi (edita alle pp. 34-75, con apparato testuale in calce) i testimoni utilizzati sono otto : Würzburg, Universitätsbi­ bliothek, M. p. th. f. 34, ff. 104-130v (secc. x-xi); Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 10865, ff. lv-23v (secc. x-xi, da San Massimino di Trier) ; Trier, Stadtbi­ bliothek, 1384/54, ff. 59v-67v (sec. xi, da San Massimino); Sankt Gallen, Stiftsbi­ bliothek, 565, pp. 284-329 (sec. xi); Paris, B.N.F., lat. 5294, ff. 144-158 (secc. xi-xn); Paris, B.N.F., lat. 9740, ff. 146v-162 (sec. x ii) ; Alençon, Bibliothèque Municipale, 14, ff. 12-23 (sec. x ii) ; Trier, Bibliothek des Priesterseminars, 36, ff. 26v-34v (sec. x iii) .

Per la Vita Vedasti (edita alle pp. 78-107, con apparato testuale in calce) i manoscritti utilizzati sono nove suddivisi in tre famiglie : famiglia oc (Sankt Gallen, Stiftsbibliothek, 563, pp. 180-202, secc. ix-x ; Bruxelles, Bibliothèque Royale « Albert Ier», 7984, ff. 40v- 48v, sec. x ; Sankt Gallen, Stiftsbibliothek, 551, pp. 174-210, sec. x); famiglia ß (Luxembourg, Bibliothèque Nationale, 97, ff. 168-178, sec. x) e famiglia

y

(Sankt Gallen, Stiftsbibliothek, 559, pp. 190-218, sec. xi; Reims, Bibl. Mun., 1405, ff. 163v- 169, sec. xi ; Rouen, Bibl. Mun., 1400, ff. 54-55v, sec. xi; Bruxelles, Bibl. Roy., 7487- 7491, ff. 38v-41v, sec. x ii i ; Bruxelles, Bibl. Roy., 9636-9637, ff. 202-205v, secc. xi-xn).

Per la Vita Richarii (edita alle pp. 110-137, con apparato testuale in calce) i testimoni usati sono dieci : Sankt Gallen, Stiftsbibliothek, 563, pp. 3-20, secc. ix-x ; Città del Vati­ cano, BAV, Reg. lat. 488, ff. lv-13v, secc. x-xi ; ’s Gravenhage, Koninklijke Bibliotheek, 071. H. 66, ff. l-22v, sec. xi; Bruxelles, Bibl. Roy., 207, ff. 215-217, sec. x ii ; Paris, B.N.F., lat. 3788, ff. 202v-204v, sec. x i i ; Paris, B.N.F., lat. 12606, ff. 22-23, sec. x i i ; Bruxelles, Bibl. Roy., 7460, ff. 36-39, sec. x i i i ; Paris, B.N.F., lat. 11757, ff. 27-29, sec. x i i i ; Reims, Bibl. Mun., 1404, ff. 25v-30, sec. x i i i ; Charleville-Mézières, Bibl. Mun., 229, ff. 250V-254, sec. x iii.

L’edizione della Vita Vedasti è accompagnata da uno studio narratologico introdotto dall’esame del rapporto tra gli ipotesti — Giona di Bobbio e l ’anonimo Libellus — e il testo di Alcuino {Du texte de Jonas de Bobbio à celui d ’A lcuin: la Vita Vedasti et son

hypotexte: pp. 141-149). Il confronto tra i due ipotesti evidenzia i caratteri della riela­

borazione di Alcuino nella quale è possibile individuare — al di là delle semplici corre­ zioni grammaticali dei modelli preesistenti — una riflessione sulla Storia della Salvezza e una vera e propria ideologia politica e (cfr. p. 149).

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CHRONIQUES ET COMPTES RENDUS

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Il capitolo sulla prosa d’arte di Alenino, alla quale, peraltro, la Veyrard-Cosme ha già dedicato un cospicuo numero di contributi (tutti citati in bibliografia alle pp. LXVII- LXVIII), riveste un particolare interesse e merita di essere segnalato per la sua esausti­ vità. L’analisi stilistica e formale delle tre Vitae, trattata dalla Veyrard-Cosme con nume­ rosi esempi, considera la paronomasia e i giochi di parole (pp. 152-154), la prosa in rima e la prosa ritmica (pp. 157-163), la paratassi asindetica (pp. 163-170), la paratassi sinde­ tica (pp. 170-176), l’anafora (pp. 176-183), i raggruppamenti binari, i parallelismi, le opposizioni e i raggruppamenti ternari (pp. 183-219). Per quanto concerne la sezione propriamente narratologica, il lavoro si sofferma, fra l’altro, sulla struttura delle Vitae (pp. 230 e sgg.) evidenziandone i temi più significativi con un’analisi dei verbi e dei sostantivi ricorrenti (pp. 250 e sgg.). La stessa cosa avviene per i temi agiografici (azioni dei protagonisti e fenomeni soprannaturali : a pp. 262 e sgg.) e i ruoli dei protagonisti dei testi (i santi, le figure dei sovrani, il diavolo : a pp. 283 e sgg.) per i quali viene svolta un’analisi altrettanto ampia, sempre a partire dal vocabolario delle Vitae. Non meno rile­ vante è la sezione nella quale viene trattato il simbolismo numerico — in particolare quello dei numeri 3, 4, 6, 7, 12, 20 e 33 — ricorrente nelle Vitae e in altre opere di Alenino (pp. 315-328).

La parte conclusiva dello studio narratologico affronta i problemi di intertestualità delle tre Vitae (Hagiographies : problèmes d ’intertextualité \ pp. 329-409). Attraverso il rilevamento delle citazioni e delle allusioni testuali e letterali dell’Antico e del Nuovo Testamento, viene messa in evidenza la presenza della Bibbia nell’opera agiografica dell’Eboracense (pp. 334-339 per il Vecchio Testamento; pp. 340-381 per il Nuovo). Il quadro d’insieme che risulta è quello di una evidente corrispondenza tra i Vangeli e la struttura e il simbolismo delle tre Vitae. L’ultima sezione tematica rileva invece le convergenze dei testi di Alenino con la Vita Martini di Sulpicio Severo (U autorité de

Sulpice Sévère et le m odèle martinien, pp. 384-389), il suo debito nei confronti delle

opere di Gregorio Magno (Les Dialogues de Grégoire, clés des textes alcuiniens, pp. 389-395), e la presenza di temi agiografici analoghi a quelli della Vita Columbani di Giona di Bobbio (pp. 395-405) e della Vita Cuthberti di Beda (pp. 405-409).

La Conclusion (pp. 413-415) è seguita da cinque indici (degli autori antichi e moderni : pp. 419-421 ; delle nozioni stilistiche, retoriche e narratologiche : pp. 423-425 ; delle opere di Alenino citate : pp. 427-428 ; dei personaggi : pp. 429-431 ; delle citazioni bibliche : pp. 433-436).

Alberto B a r t ò l a

H r o t s v i t h a G a n d e s h e m e n s is , G esta Ottonis Imperatoris. Lotte, drammi e trionfi nel

destino di un im peratore, a cura di Maria Pasqualina P i l l o l l a , Firenze : SISMEL •

Edizioni del Galluzzo, 2003 («Per verba » 20), pp. CXII-106.

I Gesta Ottonis Imperatoris sono un poema epico-storico composto da Rosvita di Gandersheim tra il 965 e il 967 per celebrare le imprese di Ottone I di Sassonia. Il poema è preceduto da una epistula prefatoria in prosa rimata indirizzata a Gerberga, badessa di Gandersheim (dal 959) e nipote di Ottone, che aveva affidato a Rosvita il compito di narrare le vicende dello zio dall ’ incoronazione regia a quella imperiale (nel febbraio del 962). Il testo dei G esta — già disponibile in diverse edizioni dopo la

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