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Review of M. Galtarossa. Mandarini veneziani, Aracne editrice, Rome 2009

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Academic year: 2021

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HAL Id: halshs-00654588

https://halshs.archives-ouvertes.fr/halshs-00654588

Submitted on 22 Dec 2011

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Review of M. Galtarossa. Mandarini veneziani, Aracne editrice, Rome 2009

Daniele Santarelli

To cite this version:

Daniele Santarelli. Review of M. Galtarossa. Mandarini veneziani, Aracne editrice, Rome 2009. 2013.

�halshs-00654588�

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M. Galtarossa, Mandarini veneziani. La Cancelleria ducale nel Settecento, Aracne, Roma 2009

Il volume di Galtarossa si presenta come un’indagine sul ceto dei segretari veneziani nel XVIII secolo. Un ceto, le cui dinamiche interne sono state finora poco esplorate, che visse sempre all’ombra del patriziato ma la cui poderosa attività era fondamentale e vitale per il funzionamento dello Stato marciano. La Cancelleria ducale, l’organo-principe dell’amministrazione centrale veneziana, composto da un centinaio di funzionari non patrizi divisi tra notai ordinari, segretari del Senato e del Consiglio dei Dieci e notai straordinari, alla testa dei quali stava un Cancellier Grande, è l’istituzione che fa da sfondo alle ricerche e alle riflessioni di Galtarossa.

L’autore indaga il ruolo dei segretari come “ceto intermedio”, ma ne esplora anche la “dimensione familiare”, e ne pesa l’influenza e il prestigio crescenti nonostante la loro formale subalternità al patriziato. Il rapporto dei segretari con i patrizi è analizzato soprattutto attraverso lo studio degli archivi di alcune famiglie appartenenti a questo ceto amministrativo, che venne ad assumere la fisionomia di una vera e propria “nobiltà di servizio”, dotata di un certo senso dello Stato ma anche desiderosa di conservare e trasmettere i propri privilegi: i documenti mettono in evidenza fitte relazioni clientelari con il patriziato molto più complesse di un semplice rapporto di subordine.

Risulta evidente l’enormità del contributo di questi burocrati all’attività legislativa. Il caso veneziano non è studiato come a sé stante, ma Galtarossa estende puntualmente la sua analisi ad altre realtà, come quelle della Repubblica di Genova e delle monarchie assolute europee. Ne emerge in particolare che, mentre nei casi di queste ultime l’amministrazione si andò organizzando per settori specialistici (veri e propri dipartimenti governativi ante litteram), i segretari veneziani erano più, per così dire, “flessibili”, vigendo il sistema della

“turnazione annuale”, per cui svilupparono più settori di competenza. Quindi il sistema amministrativo veneziano risulterebbe molto meno “moderno” rispetto alle grandi monarchie europee.

L’attenzione di Galtarossa si concentra sul XVIII secolo, il periodo meno

esplorato per quanto riguarda la storia e le dinamiche del ceto notarile, ma

l’autore non manca di fare il punto degli studi riguardanti l’evoluzione del ruolo

e delle funzioni dei segretari nei secoli precedenti (Galtarossa stesso ha svolto in

precedenza ricerche sulla formazione e sugli itinerari biografici di segretari

cinque-secenteschi, notevoli sono per es. i suoi lavori su Antonio Milledonne,

importante segretario cinquecentesco) e si focalizza anche puntualmente sulla

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sua trasformazione da “ceto onorato” al centro del sistema di governo veneziano a gruppo di pressione privato in seguito alla caduta della Repubblica nel 1797.

Il libro di Galtarossa è organizzato secondo uno schema complesso ed esaustivo nell’affrontare l’oggetto dell’indagine: in primo luogo si tenta di inquadrare l’istituzione oggetto dello studio e il suo bacino di reclutamento (i cittadini originari veneti vengono privilegiati), quindi si passa ad analizzare le tappe della lenta e complicata carriera di questi funzionari, il loro ruolo diplomatico e la distribuzione delle segreterie. La formazione, il cerimoniale e le retribuzioni sono gli ulteriori aspetti di indagine; quindi il ruolo delle famiglie e la formazione di vere e proprie “dinastie” che si trasmettono il potere e dialogano e trattano in forma sempre meno subordinata con il patriziato, anche se alcune di esse adottano l’infelice scelta di tentare di integrarsi ad esso. Infine si esplorano nei dettagli la natura e le dinamiche del “sottogoverno” dei segretari, prima di passare al confronto tra il caso veneziano ed altre realtà.

Il titolo “Mandarini veneziani” è particolarmente originale e giustificato sulla base dell’“esame infinito” cui erano sottoposti questi segretari a partire dalle prime fasi del loro reclutamento e i meccanismi complessi di passaggio da un ruolo inferiore ad uno superiore e quindi di carriera, che ricordano curiosamente quelli dei mandarini cinesi.

Questo libro rappresenta, al di là del suo apparato erudito pregevole e molto ricco (corpose note e bibliografia, appendice, elenco dettagliato delle fonti manoscritte e indice dei nomi), un interessante contributo su di un aspetto poco conosciuto della storia politica e amministrativa veneziana e mediterranea.

Daniele Santarelli

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