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[Revista de libro:] Il corpo del testo. Elementi di traduzione transfemminista queer

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[Revista de libro:] Il corpo del testo. Elementi di traduzione transfemminista queer

BARLETTA, Marco

BARLETTA, Marco. [Revista de libro:] Il corpo del testo. Elementi di traduzione transfemminista queer. EU-topias, 2019, vol. 18, p. 174-175

Available at:

http://archive-ouverte.unige.ch/unige:133603

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ISSN: 2174-8454 – Vol. 18 (otoño 2019), págs. 171-180

CALEIDOSCOPIO: Il corpo del testo. Elementi di traduzione transfemminista queer

Laura Fontanella, Il corpo del testo. Ele- menti di traduzione transfemminista queer. Sesto San Giovanni: Asterisco, 2019, 196 págs.

Il 9 dicembre 2019 la nuova casa editrice indipenden- te italiana Asterisco ha inaugurato la sua terza collana

‘Incidenti’ con il volume Il corpo del testo di Laura Fonta- nella, un’attenta studiosa delle questioni di genere e di traduzione, nonché sostenitrice del percorso politico di Non Una Di Meno.

Già dalla copertina con la magnifica illustrazione di Filippo Munegato e dal sottotitolo Elementi di traduzione transfemminista queer si spiega da subito il tema affron-

tato: si vuole far collidere le due alquanto recenti vet- ture — per usare una metafora consona al titolo della collana editoriale — targate Transfemminismo Queer e Translation Studies.

Dopo una minuziosa introduzione di Michela Baldo, la quale sottolinea l’importanza che la traduzione ha avu- to per lo sviluppo del femminismo a partire dagli anni Settanta analizzando, in particolare, il potere performa- tivo del linguaggio, il testo di Fontanella descrive diacro- nicamente lo sviluppo del movimento femminista, poi transfemminista queer, attraverso il filtro degli approcci alla traduzione usati propri da chi il movimento lo vive.

Partendo dal tema del sessismo come prodotto di una cultura maschile e dominante, l’autrice sposta sin da subito il focus sul «sessismo linguistico» e sulla rifles- sione in merito a quali strategie di tipo continuativo in- tegrare per contrastarlo, illustrando a titolo esemplifica- tivo sia vari progetti sociali ed educativi, tra cui specifici casi di studio sulla minimalizzazione delle violenze di genere attraverso un uso linguistico fortemente sessista, sia dando prova delle esperienze e degli studi accademi- ci che per primi si sono occupati delle diverse tecniche e scelte di traduzione nell’incontro con il movimento femminista.

La seconda parte di questo libro risulta ancora più interessante se si considera la dettagliata cura che Fonta- nella ha posto nel delineare gradualmente il mutamento che è avvenuto dal primo femminismo al cambiamen- to in transfemminismo queer, specialmente da quando si è cominciato a riflettere sulle dinamiche intersezionali che gli studi, da un lato, e i gruppi di persone attiviste, dall’altro, hanno fatto emergere. E, dopo aver illustrato le specificità che caratterizzano la traduzione di questo movimento in evoluzione, dalla «linguistica lavanda»

alle tecniche di riappropriazione terminologica, e dalla difficoltà nel tradurre i riferimenti culturali fino a quelle incontrate nel tradurre testi che volutamente vìolano i sistemi binari uomo-donna, l’autrice si sofferma sulla traduzione come atto creativo e trasformativo, un tema oggi oggetto di discussione nell’ambito degli studi tra- duttologici e di cui la studiosa Kirsten Malmkjær con il suo recentissimo volume Translation and Creativity ha

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ISSN: 2174-8454 – Vol. 18 (otoño 2019), págs. 171-180

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richiamato all’attenzione.

Il discorso successivamente, e non a caso, si apre sempre più verso la visione della traduzione come stru- mento politico «perché politici sono i fini per cui essa può muoversi, perché sono politici gli ideali che met- te in movimento, perché sono politiche le motivazioni dietro alle pratiche adottate» (pp. 149-150). In questa terza sezione, si descrivono le difficoltà che gli studi di genere e i saperi a loro collegati incontrano in Italia per guadagnarsi uno spazio di legittimità e di attendibilità all’interno dell’ambito accademico, culturale e sociale, chiaramente contrastato dalle fazioni politiche più con- servatrici; l’autrice ci presenta, inoltre, con numerosi e significativi esempi, i vari sistemi editoriali in Italia, da quelli ufficiali ai collettivi e le realtà auto-organizzate, e affronta le problematiche relative alla pubblicazione di libri sui temi cari al transfemminismo queer e sulle diverse soggettività intersezionali, riflettendo critica- mente e analizzando pro e contro in merito alla volontà di alcune organizzazioni militanti di uscire dalle logiche capitalistiche collegate al mondo dell’editoria o a quello dei social network.

Oltre alla tematica trattata che si scontra proprio con quel faticoso posizionamento nel contesto accademico, culturale e sociale italiano appena citato, il volume me-

rita certamente la nostra attenzione per diverse ragioni:

in primis, è da riconoscere un’attenta e profonda co- noscenza dei Translation Studies, da quelli più generali, come gli studi di Mona Baker, Lawrence Venuti e Ma- ria Tymoczko, fino a quelli più specifici che richiamano studiose del settore, come Sherry Simon, Gayatri Cha- kravorty Spivak e Luise Von Flotow; a questa, va ag- giunta la capacità di rendere attuale e aderente alla realtà odierna la lettura dei fenomeni traduttivi e delle dinami- che del movimento femminista e dei suoi sviluppi, rico- noscendo anche un equilibrato valore alla Postfazione del libro Found in translation, in cui l’autrice narra la sua esperienza personale nei vari laboratori di traduzione da lei condotti in Italia; in ultimo, e di notevole impor- tanza, Fontanella ci spinge a riflettere attraverso una se- rie di domande lungo tutto il testo su quanto i diversi sistemi linguistici ci offrono e su quali sono non solo i vantaggi della traduzione transfemminista queer, ma anche le sue criticità e di come questa abbia «il dovere di riconoscere i propri limiti e le proprie contraddizioni interne» (p. 110) senza perdere il suo grande contributo sociale ed educativo.

Marco Barletta Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’

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