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Dalla Corsica tra Quattro e Cinquecento. Tavole inedite e meno note

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Dalla Corsica tra Quattro e Cinquecento. Tavole inedite e meno note

NIEDDU, Luisa

NIEDDU, Luisa. Dalla Corsica tra Quattro e Cinquecento. Tavole inedite e meno note. Arte Cristiana, 2017, vol. CV, no. 902, p. 322-331

Available at:

http://archive-ouverte.unige.ch/unige:112868

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ARTE CRISTIANA

FASCICOLO

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Art.l, DCB Milano)"

RIVISTA INTERNAZIONALE DI STORIA DELL'ARTE E DI ARTI LITURGICHE AN INTERNATIONAL REVIEW OF ART HISTORY AND LITURGICAL ARTS

VALERIO VrcoRELLI Rinnovamento .................. » 321

lnediti

LuiSA NŒDD Dalla Corsica tra Quattro e Cinquecento. ]àvole inedite o

mena note (ill. 6) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . .... ... . . .... .... .... ....... ... .... . . .. .. " 322

lconogrofio - Iconologie

YuMI WATANABE Filif>po LifJJ>i's Spoleto Frescoes: the scrolls held fly angels

on the tr-iumphal

c~rclt

prmdn:ls (ilL 7) .................... " 332

Storio

ENRICO MARIA Guzzo Una scheda per Fr-ancesco ]àrbido pittare veronese

del Cinquecento (ill. 5) ............................ » 338

PAUL GoRDON Rouault's "True leons": a Synaesthetic Unveiling of the

Miserere's Veronicas (ill. 6) ........... >> 342

FAUSTA FRAN Hlt t ·I..FI Fmnre. co M(lria 'chiajfino ela sua botlega:

dal

Sanlt~ ario

rlell'Ar.qu.a mt la ai progetû fJer gli mgcntieri genovesi ('ilL 7) . . . >> 350

VALE.t TINA Fr oRE .ostntzione di 1111. Theatrum Sacrum: Schic!flino,

Bigne/ti e Cacciatori inlOI'IIO alla Ve1gi11e di Torn maso Orso lino (if[ 7) . . . . . . . .. » 356

ILEANA Tozzl Monsigno-r Paolo de Sanctis (1816- 1907) mecenate in

Sabina (ill. 9) ............................................. >> 373 RoHEIU~ BELL CCI ;Vfreschi rli l'ranG ·co olimena nella chiesa di Santa

i\la1ia d'Aj ·llo in Afmgof(l (ill. 9) ......... >> 381

Chiese del XX secolo

MARIA CARoLINA CN\1PONE La creazione di uno "stile religioso".

L'architettura di Dom Bellot nella prima metà del Novecento (ill. 1 0) ..... » 363

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PA LJ\ M RTINI Musei ecc/esiflstici: qua le identità? Potenzialità e criticità

c~ edici amâ dalla Lette ra sw.la fumjou • pa ·wrale cl i musei

ecclesiastici (ill. 3) .............. ··· ....... ··· ··· · ·· ······ · ·· ······ ... · ·· ... >> 387

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MARTA MICHELACCI Biennale di Venezia 2017:1/iva Arte Viva (ill. 5) ..... ,, 391

Pubblicozioni .......... · .... · .. · ... ···· ... · ... · .... ... . ... ... . .... . . . . . .. . . ... .. .... " 399

In copertina foto daHa pagina 351 Hanno ·ol.labor<IL a questo n~lll~ero:

M. ri a Donà Bernadette e Cnsuana Stella, Anna Querin (perla segreteria)

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Dalla Corsica tra Quattro e Cinquecento.

Tavole inedite o meno note

Luisa Nieddu

Il recupera dei prodotti arti- stici della Cor ica in r nti il nu cl di pale d'al tare del Quattr -Cinque emo di ui ci accingiam a trattare, ri ntra in una prosp ttiva di valotizza- zi n dei principi ·torico-cultu- rall che hanno cl terminato la produzione pittorica di una regi n rit nuta perife1ica.

L indagine concl tta sul patrimonio in ular dei dipinti u tavola ha p rme s di rileva- re la pr s .nza di una ignificati- va rappre ·entanza di oper voti- e, g neralm nt di modesta qualità esecutiva che, seppure di un'area lee ntrata, distante dai grandi c n tri ar ti ti ci d'in- fluenza, pre. enta il principale int res e nel legame culturale vigente con le più importanti seuole pittoriche dell'ltalia cen- trale e settentrionale.

Chiusa, come è noto, la par- tita con Pisa nel 1284, l'Isola, pas ô di mano a enova fino al trattato di Ver aill del 1768, n 1 qua1 la Repubblica e cl tt a Luigi XV un po dimento

he non era più apac di governare. Più di quattro coli di inint rrotta dominazione genov s dunque non poteva- n ch g nerar tra i uoi effet- ti, il costi uir i di un incr ti- smo culturale sul territorio assoggettato, che assun le sembianze di una propa ne di qu lla sressa koiné identita- ria, viluppatasi lungo l'arca rivierasco ed il suo entroterra.

Nonostante ai confini di una cultura artistica ufficiale che

poteva agevolare il costituirsi di un tessuto storico-artistico omogeneo, nel complesso di arredi pittorici rinvenuti trova- rono comunque accesso le moderne istanze rinascimen tali dei principali centri di riferi- mento di quelle terre afferenti all'area ligure, basso-piemonte- se e lombarda.

Oltre al easo del laboratorio autoctono di Antonio di Simone di Calvi\ autore del pregevole pojjttieo completo di pred lla, firmato e datato: Magister Anto- nius Simonis D Calvi pixit 1505, e realizzato in loco presso la capp lla cimit rial di Sant'Al- bano2, nel villaggio di Cassano, nell'Haute-Corse, il sostrato insulare si componeva in lin a di massima, di artisti "di fr n- tiera" di varia prov ni nza, b rie. heggiavano in modo ddut- tivo t nd nzialmente mod - sto una varietà di formule stili- stiche diffuse lungo il Tirreno medio e superiore, dal Lazio alla Liguria.

Dai ril vamenti condotti tut- tavia, i ' potuta inoltr ace r- tare la pr enza di te timonian- ze pittori h di tanti dall'area d influenza delJa madrepatria ligure e rie nducibili al Sud ltalia, s ppur ela part di arti-

ti emigrati dall regioni cen- trali3 e ri hie ti dai committen- ti insulari per escguire dei manufatti da destinar alle chies tt o appelle L rriloriali sorte att rn al ulto lo ale.

A causa della grave assenza di apporti do umentari o di

1ïte evaluation of painting on wood of the XV-XVI centuries fo·untl in Cor- ,rica ajler lengthy searclws Ca7'1ied out on t.hat i land, have allowe<l us to trace tlze existing quanlity of devotio- nal artistic prodtu:l , a testimonial of a SfJecific hist01ical utetlil)\ cmmected to follt-cultm·e. These worlt p1·ove lhere alwO)' existed ties with the prin- cip(û sc/wols of cent.ral and. tw1·them ltaly. Co1·sicct h(l tllways 1·evealed it ·elf as being inlegrated to the Ligi.L-

'IÙtn ctrlistic c1dture, as well r1s em.er-

ging effcrvensc 'from Lombani)• ancl the lower Piedmont area, having n:a- chetllhal geographiullterritol)' thmu- glt the migration of ruorlu:rs fnm~ t.he Po TJolley (lnwwn a Padan'ia) and along the RiTJiera stretch of coast, from the end. of XV century ta ~he

sta,1·1 of the following century. On some of the unknown paintings disco- vered, such as the "Enthroned Madon na" in the village of Pietricag- gio, one can see stylistic components connected ta the Tortona school of Manfredino Basilio (towards tlze end of XV century) similarly ta the Cruci- fixion at the Castello di Rostino, which can be assimilated ta the cultu- ral characteristics of the Piedmontese Biazaci and Giovanni Canavesio. In its status of "frontier region" Corsica furthermore, presents figurative phe-

nomena deriving from heterogeneous influences rather removed from Ligu- na, su ch as th~ unknown triptych of the Annunczatwn lry Partine, conside- red belonging ta tlze school of Simone da Firenze (early XVI century) or the Enthroned Virgin of the Oletta polyptych , which shows a Ligurian altar-piece with stylistic characteristics referrable ta Costantino da Monopoli.

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1. Ambito di Manfredino Bosilio, Madonna in trono con Bambino, Pie- tricaggio (Haute-Corse),

chiesa di Saint-Saveur.

contratti di allocazione, illavo- ro di riconoscimento condotto a seguito della campagna foto- grafica e della catalogazione del 2005, non puô che basarsi necessariamente sull'analisi sti- listica e filologica dei materiali pittorici ritrovati, atta a circo- scrivere l' area di datazione e la cultura di riferimento delle opere rinvenute.

Nella ottocentesca parroc- chiale di Saint-Sauveur, nel vil- laggio di Pietricaggio, nel can- tone di Castagniccia nell'Hau- te-Corse orientale, si rintraccia una Madonna in trono con Bambino, dipinta a tempera all'uovo, composta di predella con il Cristo benedicente al centra, tra S. Pietro, S. Giovan- ni Battista, S. Filippo e S. Gia- como (fig. 1). La Vergine in trono viene descritta nell'atto di reggere in mano il globo crocifero, col Bambino benedi- cente eretto sul grembo. Nel dipinto ancora inedito, nono- stante la modesta fattura si rav- visano interessanti formule sti- listiche derivanti dall'ambito basso-piemon te se pertinente alla scuola tortonese di Manfre- dino Basilio (Castelnuovo Seri- via o Tortona, notizie dai 1474 al1496).

Nella spigolosità arcaizzante del tratto, negli speciali ovali allunganti dei volti si scorge l'eco della maniera pittorica afferente al Maestro tortonese giunta in Corsica per il tramite della Liguria, per la cui com-

mittenza aristocratica, Manfre- 1

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dino fu impegnato già in diver- se circostanze, come per la decorazione dell'abside di San er mo, nella pi· v di ovi Ligùre, tl richie ta nel 1474 di Oriana Campofreg o ritratta in preghiera·•. Nella chiarità del ,brillante cromatismo, accentua-

ta dall'innesto di dorature che la paletta côr a espone, si scor- gono tracee e pressive di matri- ce mediterranea, formulate nel corso del XV secolo in Proven- za o lungo la riviera del ponen- te ligure. Mentre, nelle scelte comp itive, come l impo ta- zione frontale delle figur , o la salda struttura del trono dal- l'ampio schienale semicircola- re, la Madonna di Pietricaggio parrebbe apparentarsi con due esemplari di Vergine in trono e egui t da Manfredino attor- no alla fine degli anni settanta del XV secolo, come la Madon- na con Bambino nella campata di destra dell'affresco che l'ar- tista piemontese realizzà, coa- diuvato dal fratello Franceschi- no, perla chiesa di Santa Maria Assunta a Pontecurone di Ales- sandria, o la più plastica Madonna assisa, nel secondo registro di una grande ancona smembrata5Proveniente dalla parrocchiale omonima di San Giacomo di Gavi Ligure, que-

t'ultima pala è attuaJment eus todi ta presso l' Accademia Ligustica di Belle Arti di Geno- va, e venne finnata e datata da Manfredino il 1 dicembre 14786, per cui pare possibile proporre una datazione della tavola di Pietricaggio attorno all'ottavo decennio del Quat- trocento.

Da inserirsi nell'ambito della stessa area culturale compresa tra la Liguria e il basso Piemon- te, figura la cuspide di un polit- tico andato perduto, recante una Crocifissione tra San Gio- vanni Evangelista ela Madon na

(fig. 2), sita nell, parrocchiale del XVII secolo di Sainte- Marie, nel villaggio denomina- to Castello-di-Rostino, nell' Alta

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Corsica orientale. La tavola, pubblicata per la prima volta da chi scrive in un contributo divulgativo a seguito della con- clusione del censimento\ si mostra assimilabile alla compo- sita temperie culturale situabile tra la produzione d i fratelli Biazaci e dj Giovanni Canave- sio (Pinerolo, notizie dal 1450 al 1500). 1 Biazaci, Tommaso e Matteo da Busca, risultavano attivi tra il 1460 e il 1490 circa, all'interno di una fiorente bot- tega di cui Tommaso era il capo-bottega, tra il Ponente ligure e il nizzardo, analoga- mente al compagno di Pinero~

lo Giovanni anavesio8

Comuni tratti stilistici prove- nienti da quell'amaJgama d'in- fluenze, si ricono cono dunque

nella Crocifissione del Castello di Rostino, a partire dal persi- stere di "goticismi" definiti all'impiego estensivo dell' oro e dei motivi punzonati delle aureole, correnti nelle sintassi di Tommaso Biazaci e Canave- sio, e nei modi del nizzardo Jac- ques Durandi (doc. 1419- 1468), del suo Battesimo di Cri- sto con San Giovanni Battista

(1465)9, presso il Musée Masse- na di Nizza, e ritrovati diffusa- mente nell'area area franco- meridionale.

Nell'andamento angoloso della linea quasi naïf, nel taglio lievemente affusolato degli occhi si scorgono tratti stilistici comuni all'imponente polittico del San Sebastiano tra i Santi, ad opera di Tommaso nel 1465, ed

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2. Ambito di Tommaso, Matteo Biazaci- Giovanni Canavesio, Croci- fissione tra Madonna e San Giovanni Evangelista, Castello-di-Rostino (Haute-Corse), chies a di Sainte- Marie.

in particolare ai Santi vescovi Nicola e Fabiano. L'angolosità del modellato nella rappresenta- zione del Cristo, cosi come l'im- postazione generale dell'intera figurazione delle membra, si rivelano invece analoghi all'af- fresco della Crocifissione esegui- to da Canavesio nel 14 70, presso le logge comunali di Albenga, secondo stilemi che inducono a collocare la cronologia in una fase attorno ai primi anni ottan- ta del Quattrocento.

Già oggetto di pre ce den ti contributi critici, i tre pannelli di polittici smembrati, nel vil- laggio di Corbara, lungo la regione di Balagna a Nord- Ovest dell'Isola, costituiscono stilisticamente degli esemplari di pittura su tavola tra i più importanti del territorio, oltre che tra i più complessi in virtù del carattere composito che rimarca la presenza di almeno due mani nella realizzazione10

E proprio per via della difficile questione attributiva, si ritiene opportuno procedere con un riesame critico dell'opera11

Legate alla committenza france- scana, molto ben radicata in quel cantone della Corsica, le tavole eseguite a tempera all'uovo, vennero assemblate arbitrariamente in un mobile di sacrestia del 1684, come ripor- tato sullato superiore della cor- nice, attualmente custodito presso la settecentesca parroc- chiale dell'Annunciazione, già antica collegiata nello stesso vil- laggio di Corbara. Si riconosco-

no nei pannelli laterali di destra12 i Santi francescani Francesco e Antonio da Pado- va, posti entrambi su un fondo oro liscio, men tre a sinistra, probabilmente San Nicola da Tolentino13 figura appaiato con Sant' Agostino (fig. 3). Seppu- re drasticamente decurtata nella parte inferiore, cosa non rara nelle ancone corse, com- pare al centro come in origine, l'iconografia del Volto Santo, insolitamente incoronato ai piedi della Crocifissione.

Nelle elaborazioni culturali di questi due ultimi scomparti, si coglie dunque l'impronta di un artista di estrazione ligure, largamente pervaso di fermen- ti di matrice lombarda ricondu- cibili alla bottega del pavese Lorenzo Fasolo (1463 ca-1518 ca.)14, ripetutamente registrato a Genova dal 1495 fino al 15181\ quando subentrerà a lui il figlio Bernardino16

Nelle due tavole corse si rav- vedono in particolare, similitu- dini formali col polittico detto di Gabiano, ritenuto in parte opera di bottega, e general- mente datato attorno ai primi anni del Cinquecento17 Già nell a chie sa di San ta Maria Assunta di Carignano a Geno- va, nell 'ancona, oggi presso una collezione privata, figura- no nel registro principale i Santi Fabiano e Sebastiano tra San Giovanni Battista e Sant'Antonio abate, la Madon- na annunciata nel registra superiore e Cristo con i dodici apostoli in predella. N el tagliente sviluppo grafico delle figure, nelle sottili vibrazioni chiaroscurali delle forme, o nel velato lume naturale dei riferi- menti paesaggistici, ammantan- ti da tonalità argentee e cineri- ne d'ascendenza foppesca, si scorge tutto lo svolgimento del naturalismo lombardo riferibi- le ad un artista prossimo al maestro pavese dei primi anni del Cinquecento.

Nelle formule addolcite che

delineano invece i volti dei Santi francescani nella tavola di destra, costipati entro la super- ficie di un vano dorato, oggetto an ch' esso di riduzioni, nell a rigidità del tracciato che defini- sce i panneggi dei sai, si coglie ancora la presenza di compo- nenti franco-liguri da postulare in tal modo la mano sapiente di un artista ligure, ancora debita- re delle suggestioni della cultu- ra nizzarda della fine degli anni settanta del Quattrocento.

Ai piedi del Capo-corso, in una frazione denominata Parti- ne, presso il comune di Santa- Maria-di-Lota a Nord di Bastia, nel corso delle perlustrazioni in loco, si è potuta rinvenire un'ancona che per tipologia si discosta dal genere del tipo ligure, a fondo oro a losanghe o liscio con cuspidi e pinnacoli, predominante nell'Isola. L'o- pera, ancora inedita, puô inten- dersi come un prodotto esem- plificativo del principio "arte di confine", giacché riflette appie- no la trasmissione dei modelli compositivi provenienti dai cen- tri culturali maggiori delle regioni centrali lungo il Sud !ta- lia, e giunti di seguito in Corsica secondo una linea di transito di non agevole identificazione.

Il polittico è intitolato dal nome della stessa chiesetta a cui fu destinato all'origine, ossia la cappella dell' Annunciazione, che campeggia nel pannello centrale del polittico. Ai lati del tema eponimo, figura a sinistra San Giovanni Battista affianco a Sant' Andrea, mentre nei riqua- dri del registro superiore che accompagnano la scena mae- stra, Santa Caterina compare al lalo opJ?OSlO a Sant'Antonio da Padova (fig. 4).

Distante dalla "subalternità culturale" della tradizione ligu- ro-lombarda e liguro-piemonte- se preponderante in Corsica, si scorgono nella pala principi sti- listici che paiono ricollegarsi ad un pittore "periferico" origi- nario di Firenze, ma del quale

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si ritrova il più cospicuo gruppo di opere in terra di Lucania, attorno al primo Cinquecento, denominato Simone da Firenze (notizie dal1520 al 1540).

Cresciuta nel elima pittorico del secondo Quattrocento fio- rentino, a contatto col Ghirlan- daio e Filippino Lippi, la figura di Simone come "artista-emi- grante", personifica pienamen- te la trasmissione di modelli culturali creatasi tra centro e periferia a cavallo del Quattro- Cinquecento19.

Vengono assegnati alla prima fase documentata della sua pro- duzione, probabilmente dopo gli anni venti del Cinquecento, la tavola recante l'Annunciazio- ne presso la parrocchiale del- l' Annunziata a Maratea, in pro- vincia di Potenza, ed un politti- co dedicato allo stesso tema nella chiesa omonima di Salan- dra, in provincia di Matera, nel quale la critica ravvisà un esito artistico più alto rispetto alla precedente opera20

Nell'accostamento delle due opere di Simone alla pala corsa non si intende dunque rilevare le somiglianze tra le diverse scene, ma gli stilemi figurativi, le consonanze stilistiche che inducono a ricondurre il polit-

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tico di Partine alla cultura di riferimento facente capo al Maestro toscano. Nell'Annun- ciazione "giovanile" di Mara- tea, sono visibili in particolare, moduli compositivi affini nel- l'immagine dell'Eterno emer- gente a mezzo busto tra le nubi, all'angolo superiore della pala corsa, o nel leggio della Vergine posto in entrambi in diagonale. Diversa invece la descrizione delle capigliature della Madonna, sciolte lungo le spalle alla fiamminga nel qua- dro corso, classicamente raccol- te del modello lucano, per cui non si esclude che possa trat- tarsi di stilemi giunti per il tra- mite delle stampe attorno al primo decennio del Cinque- cento, come nel caso di Mara- tea, ritenuta una ripresa del- l'incisione a stampa di Marco Dente (Ravenna, 1493 ca.- Roma, 1527) conservata al Bri- tish Museum, e tratta da un dise- guo preparatorio di Raffaello21

Si avverte nelle due rappre- sentazioni un impeto espressi- vo affine, definito dalla fluidità di una fattura disegnativa dina- mica e nervosa, e della stessa fulgidezza della tessitura cro- matica, assieme ad un tipologia classica di polittico di tipo rina-

imental anal ga al polittico di alandr . Quest'ultimo e l'o- p ra or ·a, infa~ti app~iono in eriti entr un mcormctatura conforme che si articola su un registro principale di tr~ pan- nelli, di cui il centrale mqua- drato da un ampia arcata, acco- tata dai due riquadri dell' ordi- ne superiore, riflettendo cosi un modello di carpenteria che offriva alla committenza insula- re un pr toti.po più aggiornato ri p tl agli sempJari tradizio- nali del gen re ligur , ritraccia- ti in prevalenza n li i la. 1 rife- rimenti ctùturali da cui L'An- nunciazione corsa risulta attin- gere, embrano ·dunque orien- tare una datazione attorno agli anni venti del Cinquecento.

Lungo quello stesso principio di "arte di confine", da inten- dersi tutt'altro che come "cesu- ra", ma quasi per antitesi, come libera circolazione di idee corn- positive e di espressioni, si ritro- va un altro polittico non ancora oggetto di studi critici, raffigu- rante al centro una Madonna in trono col Bambino lattante, presso la chiesa tardo-settecen- tesca di Sant'Andrea, nel villag- gio di Oletta, a Nord Ovest del- l' Alta Corsica. La collocazione della pal a è 1' originaria, dal momento che l'attuale sede venne riedificata su un'antica struttura di cui permangono gli antichi reperti incastrati nella odierna costruzione. Mfiancano la Vergine, il santo titolare Andrea, San ta Reparata e nelle cuspidi il Dio Padre benedicen- te al centro, con ai lati un'An- nunciazione, decurtata nelle cuspidi per rientrare nella nic- chia muraria della cappella late- rale, dove è ubicata (fig. 5).

Ai piedi del pannello della Vergine spicca la seguente iscri- zione, con la data e il nome del committente: 1•5•3•4 A DIE

• VLTIMO APRJLE IX' ESTO / LAVORO •LA FATO FARE BA?SO• DE LA UIN. Nella riga, sottostante, quasi nascosta dal tabernacolo, la firma del pitto-

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-

3. Ambito di Lorenzo Fasolo, Volto Santo e pannello con Sant'Agostino e San Nicola da Tolentino;

Anonimo ligure pannello con San Francesco e Sant' Antonio da Pado- va, Corbara (Haute-Corse), chiesa dell' Annunciazione.

re: CIO MI IXVEL ROM22 Sebbene lo schema della pala rimandi alla tradizione ligure, o pisano-ligure, con modelli di fine Trecento pro- trattisi a lunga, soprattutto nella Liguria di Ponente, fino alla metà del Cinquecento, i caratteri formali dell'opera rin- viano verso un altro artista periferico, analogamente a Simone sceso an ch' egli al Sud, di nome Costantino da Mono- poli.

Originario di Forli, di Costan- tinus Monopolitanus si hanna notizie dal 1504 al 1513 nella regione di Bari, dove risultô a capo di una bottega riscuoten- do un discreto successo pressa gli ordini religiosi locali23Di lui si conoscono con certezza sol- tanta due opere, di cui una tavola, a profila centinato, fir- mata, con un Sant'Antonio da Padova, realizzata su commit- tenza francescana per l'omoni- ma chiesa di Monopoli, ed una pala di qualche anno posterio- re, con firma a data del 1517 ritenute apocrife, con una Madonna col Bambino, S.

Lorenzo e S. Antonio Abate24 L'opera, in origine pressa la chiesa si Sant'Angelo, si trova ora pressa il museo diocesano della stessa città. Formule di stile e di composizione affini si ritrovano tra la pala côrsa e il Sant'Antonio da Padova nella affine percezione del tono pla- stico della compattezza dei pan- neggi, che definiscono le saga- me massicce delle figure, cosi

come nella calibrata intonazio- ne ovale dei visi, di lontana eco del Cima25 lievemente chiaro- scurati e posti, in en tram bi i casi, in leggera flessione.

Arialoghi rapporti formali si scorgono ancora nel comune senso della materia cromatica, opaca e rugginosa, che si mani- festa sia nel dipinto pugliese sia nel polittico di Oletta.

Potrebbe trattarsi dunque di un artista del centra Italia, pro- babilmente "romano", come deducibile dalla firma, giunta a contatto con le formule di Costantino e richiesto dalla committenza locale in teressata ad avere un polittico che riprendesse i modelli struttura- li di area ligure, già collaudati nell'Isola.

Tra le ancone votive della prima metà del Cinquecento, fra le più imponenti del territo- rio côrso, si enumera il retablo di San Nicolao26 (fig. 6). Tale pala, dopo il restaura condotto dal 2006 al 2010 e la successiva musealizzazione pressa il Museo di Bastia, è stata oggetto della pubblicazione di un fasci- colo critico nel quale veniva assegnata un'attribuzione stili- stica a nostro avviso non perti- nente.

L'opera è nota come "reta- blo di San Nicolao di Moriani"

giacché proveniente dall'antica pieve di San-Nicolao, riedifica- ta a più riprese a partire dal XVII secolo fino al 1810, nella micro-regione di Moriani, nel dipartimento dell'Haute-Corse, e appartenente all'antica dioce- si del IV secolo di Mariana e d'Accia. Il dipinto si presenta con un'ampia cimasa, nella quale campeggia l'Eterno benedicente col globo terrac- queo sulla sinistra, mentre nello scomparto principale la Vergine in gloria col Bambino si affianca in sacra conversazio- ne col santo titolare Nicola e San Pietro. Nelle candelabre figura invece una teoria di santi, titolari di numerose pievi

della regione, come Santa Lucia e Santa Reparata a sini- stra, San Giovanni Evangelista e San Biagio a destra. Tre meda- glioni decorativi scandiscono il fregio continuo sottostante la centinatura, con l'immagine di San Michele Arcangelo, San t'Antonio da Padova e l' Ima- go Pietatis al centra. L'intera struttura dell'ancona poggiava su una predella andata perduta.

Nell'opuscolo monografico uscito a seguito del restaura, 1' opera ven ne ricondotta all'ambito culturale afferente al maestro fiorentino, attivo nel Ponente ligure Raffaello de' Rossi detto il Pancalino (Firen- ze fine XV sec. - Diana Castello 1573), in virtù delle analogie principalmente iconografiche con il noto dipinto su tavola con Sant'Agostino tra San Gio- vanni Battista e Sant'Antonio Abate, pressa la chiesa di Nostra Signora della Consola- zione a Ventimiglia, opera che il De' Rossi realizzô tra il 1523 e il152827

Tuttavia, le divergenze cultu- rali e compositive ravvisabili tra le opere del maestro ligure e il dipinto côrso fanno ritenere l'assegnazione a Raffaele De' Rossi, ed ai suoi figli, non con- divisibile8.

L'opera si presenta come una variante autoctona di influssi esterni, nella quale l'autore pare essersi voluto cimentare in un 'impresa che riflettesse un a certa enfasi scenografica, visibi- le nella grande impalcatura del coronamento superiore o nella visione atmosferica del gruppo trionfale della Vergine col Barn- bina.

Seppure non per diretta filia- zione artistica, i rapporti stilisti- ci maggiori parrebbero dunque rinviare verso le istanze della cultura emiliana riferibili all'ambito di Benvenuto Tisi, detto il Garofalo (Garofalo 1481- 1559)28Il Garofalo fu pit- tore di rinomata fama nel ferra- re se del primo Cinquecento,

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(10)

attingendo dapprima dal colo- rismo e dalle ambientazioni naturalistiche del Giorgione9, per re tar atu·atto, do po l' e- sperienza romana del 1512, dal classici mo m numentale di Raffaello30 L' avvicinamen to della pala côrsa alla cultura fer- rarese del Cinquecento, si puà spiegare nell'analogo lumini- sme scenografico complessivo, tanto nei riferimenti paesaggi- stici dello sfondo che nella cima.sa quanto nell a tt compo itivo piramidale d lia V rgine, as isa in gl ria tra angeli mu i i, che parr bbero acco ·tar l'an ona di an ico- lao alla celebre Pala di Suxena,

Dcsidcro esprimerc un senti1:o ringrazia- mento a LUlli gli studiosi che c011 le !oro 1<alumûoni sei ·ml fi ch,. mi sono stati d'aiuto nella elaborazione del presente contributo;

Massimo Ban letti, Massimiliano Caldera, Michel-Edouard Nigaglioni, Marco Tanzi, Paolo Venturoli, Gian Luca Zanelli,

(1) D •1 Maestro Antonio dn Cnlvis v nnc segn;llato ua alcuni stndiosi fran esi del-

l'Quo enta, 1111 alu·o p litû o on c01·nic

realizzata nel 1514 dopo aver ammirato a Roma la Pala di Foligno di Raffaello del 1512 circa31Il modulo dell' Eterno che si erge benedicente a mezzo busto tra suonatori alati, il brillante e ricco impasto cro- matico, cosi come gli spunti paesaggistici ammantanti di turchese della scenografia, risultano ulteriori aspetti di stile che indirizzano le scelte compositive dell'anonimo mae- stro verso l'area ferrarese. Diffi- cile stabilire tramite quale vei- colo di ricezione tali compo- nenti stilistiche siano giunte sino in Corsica, ma alla luce dei dati raccolti, non si puà

pressa il Musée de Lisieux, registrato nel 1858 nella collezione Campana del Louvre, recante un'iscrizione con firma a caratteri o1·o, ' rit·nuto in quella scde di "ct.lltura fior ntina". Oi s •guito l'i. crizion • "Qr~esla op11m a mw Jacta fare fe Ylllkgiosn fil principat; dr ca a 1 w tMerilw e Paulo da Mastro Antonio dn Calvis''. L'opera l"<lffigura:va la J\lladonna col Bambino sulle gino chia tra an Gio·

\'tllllli Ballista a San CioV".mni EvangelisLa, perle dimensioni di 1,54 x 1,22 cm. L'ope-

ch po tulare che i t~atti d~

una igni:ficativa e p~·e 1011 d1 de unzioni formal1 tratte da

omposizion_i maggi?~i .d.ella cultura e:mihana v1 1b1h da pan dell' au to~·e i~caric~LO attorno agli anm enu del Cm- quecento dalla committenza arti tica isolana d lia realizza- zione di uu dipinto v tivo des ti nato alla dev zi n locale.

Il lavoro dj reperim nto e di ricomp 'izione condotto ·ul tes ·uw pi torico della orsica ha p rme o di far luce sulla ramifïcata trama di rapp rti culturali radicati in una zona decentrata e marginale quale la Corsica, e sul rapporta di continuità con le principali correnti pittoriche rinascimen- tali legate ai territori annessi alla R pubbli a di Genova e a r gioni culturalmente di tanti, come J'ar a centro-m 1·idionale dell'ltalia. La produzione arti- stica esaminata appare caratte- rizzata in linea di massima, dalla presenza di prodotri pitto- rici di fattura locale, r alizzati da maestranze itineranti legate ad un sistema differenziato di committenza di origine mona- stica, confraternale, o legato al clero pievano3\ attraverso il cui veicolo l'Isola mostrà il suo intenta di preservare i legami con i modelli artistici maggiori, e ancor più di volersi integrare, attraverso la peculiarità del proprio arligianalo artistico, entro il sist ma ulturale del- l'Europa del Rinascimento.

ra si trova attualmente presso il Petit Palais di Avignone. Ne! 1913 U. Gnoli riconobbe nella pala la mano di un seguace di Anto- niazzo Romano. L'attribuzione venne con- fermata ne! 1992 da A. Cavallaro. Cfr. L.

DIMIER, Un Primitifs italien inconnu, in «

Chroniques des Arts », N. 15, 1894, pp, 308-309 ; P. DURRIEU, Le Primitif italien du Musée de Lisieux, in « Chroniques des Arts ,, N. 40, 1894, pp. 318-319, F. DE MÉLY, L'inventaire du Musée de Lisieux et les primitjs

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4. Ambito di Simone da Firenze, Polittico con l 'Annunciazione tra San Giovanni Evangelista, S. And1·ea, Santa Caterina., Sant'Antonio da Padova, Sainte-Marie de Lota, fra- zione di Partine (Haute-Corse), chiesa dell' Annunciazione.

italen Antonio de Calvis, in « Société de Beaux-Arts des départments , XIX, 1895, pp. 327-331; U. GNOLI, Un pittore romano del XV secolo: Antonio de Calvis, in « Bolletti- no d'Arte ,, VII, 1913, p. 107-111; E. DEVILLE, Catalogue des œuvres de peinture, aquarelles, dessins et sculpture exposés dans le Musée de Lisieux, Lisieux 1920, pp. 30-31; A.

CAVALLARO, Antoniazzo Romano e gli Anto- niazzeschi. Una generazione di pittori nella Roma del quattrocento, Udine 1992, pp. 26, 252-253.

(2) Antonius Simonis de Calvi, figlio di Simonis Bohnoni, risulta formatosi a con- tatto con la bottega del piemontese Gio- vanni Mazone (Alessandria, doc. a Genova dal1453 all513 c.). Tra i primi riferimenti sul polittico di Cassano, quando ancora l'o- pera si trovava in un precario stato di con- servazione, comparve il saggio del 1954 di Ch. Marandet presso il bollettino dell'anti- ca Société des Sciences di Bastia. In un docu- menta d'archivio, inoltre, presso l'Archivio di Stato di Genova, si menziona un certo Giovanni d'Ajaccio debitore verso il mae- stro Antonio, figlio del fu Simone Bohno- ni, pittore di Calvi, della somma di 32 lire e 2 soldi promessa dalla comunità di Cassano per il pagamento di un retablo. Il testa della carta d'archivio è stato per la prima volta riportato dalla scrivente ne! seguente saggio del 2016. Cfr. Ch. MARANDET, A propos d'une peinture du XYI siècle découverte à Cassano in Balagne, in « Etude Corses , N.

4, 1954, pp. 72-79; L. NIEDDU, Pittura in Corsica nel Quattro-cinquecento. Cinque pala d'attre portatoli, in<< Arte Cristiana,, N. 892, 2016, nota 27, pp. 33-40,.

(3) La Corsica inoltre conserva ab anti- qua importanti attestazioni provenienti dai centro Italia, come la Vergine "dalla cilie- gia" col Bambino di Sana di Pietro (1450), all'origine ne! convento frances·cano di Ale ani, ara ne! Museo archeologico di Ale- ria, il trittico di Barrettali d 'tto di San Guglielmo di Malavalle attribuito nei saggi seguenti a Marcantonio Aquili (not. dai 1505-1526). Nell'Isola sono presenti inoltre due importanti attestazioni del maestro sardo-catalano denominato il Maestro di Castelsardo, come la Crocifissione ed un retablo completa (1492 ca.) presso il con- venta francescano di Santa Lucia di Talla- no. Cfr. L. NJE.DDU, La Vie~-ge à la c~rise:

Sana di Pietro nJJl amvento di Al~ani in Cor~

ca, in <<L'Art Italien », N. 14, 2008, pp. 117- 120, L. NIED'O , Per un'attribuzione a Mar-

cantonio Aquili di un trittico ritrovato neZ Capo- corso, in «Artltalies» N. 19, 2014, pp.4-9; L.

NIEDDU, Att1ibution à Marcantonio Aquili du triptyque de Saint-Guillaume de Barrettali, in «A Cronica :journal de l'histoire du Cap-corse>>, N. 37, 2015, pp. 4-9.

( 4) Su Manfredino Basilio o Boxilio, sono state consultate le seguenti opere di riferimento.Cfr. A. FUMAGALLI, La pittura delle pievi nel territorio di Alessandra dal XII al XV secolo, Milano 1983, pp. 106, 113, 115;

C. SPANTIGATI, La "scoperta" ottocentesca di Basilio e qualche proposta di rinnovata lettura, in Ricerche sulla pittura del Quattrocento in Pie- monte, a cura di G. ROMANO, Torino 1985, pp. 103-107; G. ALGER!, A. DE FLORIAN!.

La pittura in Liguria. Il Quattrocento, Genova 1991, pp. 321- 324; V. NATALE, Non solo Canavesio. Pittura lunga le Alpi Marittime alla fine del Quattrocento, in Primitivi Piemontesi nei musei di Torino, a cura di G. ROMANO, Torino 1996, pp. 52, 103.

(5) C. SPANTIGATI, La scoperta ottoœn- tesca dei Boxilio e qualche proposta di rinnovata lettura, in L'abbazia di Rivalta Seri via la scuo- la pittorica tortonese dei secoli XV e XVI, Torto- na 1981, p. 77; Algeri, De Floriani, 1991, pp. 320-321; C. SPANTIGATI, La pittura tra Quattrocento e Cinqueœnto sulla via tm Mita- no e Genova: precisazione e aggiornamenti, in Manfredino Basilio e la pieve di Novi Ligure.

Un restaura come tutela e come conoscenza, Novi ligure 1988, p. 6.

(6) Algeri, De Floriani, 1991, pp. 321- 324; M. GALL!, P. DENEGRI, F. MIOTTI, La pittura a Pontecurone tm XV e XYIII secolo, Voghera 1996, p. 10.

(7) La cuspide presenta le dimensioni di 40 cm. di altezza per 30 cm. di larghez- za. Cfr. L. NIEDDU, Corse: carrefour d'in- fluences .Les retables des XV.XVème siècle, in

<<Stantari. Histoire naturelle et culturelle de la Corse. Spécial Patrimoine», N. 12, 2008, pp. 28-30.

(8) L.C. ANTONIOLETTI, La scoperta dei Biazaci, in Tommaso e Matteo Biazaci de Busca, a cura di A. DE FLoRIANJ, S. MANA- VELLA, Cuneo 2012, pp. 27-29; A. DE FLORIAN!, Gli artisti piemontesi e la pittura ligure del Quattrocento da Pietro Gallo a Matteo e Tommaso Biazaci, in Tommaso e Matteo Bia- zaci de Busca, a cura di A. DE FLORIAN!, S.

MANAVELLA, Cuneo 2012, pp. 67-70, 71- 73; S. MANAVELLA, Vita e opere, Tommaso e Matteo Biazaci de Busca, a cura di A. DE FLORIAN!, S. MANAVELLA, Cuneo 2012, pp. 111-185; Algeri, De Floriani, 1991, pp.

330-335, 357, 499-500.

(9) C. LOGUES-LAPOUGE, Trésors des vallées niçoises: les peintures murales du Haut Pays, Serre 1995, pp. 28, 43, 121; Algeri, De Floriani, 1991, pp. 193-194, 315.

(10) La tavola con i due francescani entrô nella letteratura artistica col saggio di E. Rossetti Brezzi del 1984. La studiosa piemontese riferiva in particolare la tavola dei santi francescani "all'area culturale tra Durandi e Canavesio''con una datazione del sesto decennio del Quattrocento. Giuliana Biavati (1989) invece riconobbe l'apparte- nenza ligure dei tre frammenti, ritenendoli

realizzati da tre mani diverse, per i quali proponeva di riconoscere con cautela il pit- tore corso, ma operante in Liguria, Nicolô Corso (not. 1469-1503) ne! pannello dei francescani, mentre nei restanti due scom- parti, seppure di autori diversi, identificava l'appancn nza all'ambito "post-mazonia- no" avanzando il nome di "M-aestro di or- bara" per Jo scomparto centrale della Croci- fissione. Cfr. E. ROSSETTI BREZZI, Per un 'inchiesta sul Quattrocento ligure, in <<Ballet- tina d'Arte», N. 17, 1983, pp. 1-28; G. BIA- VATI, Testimonianze liguri in Corsica: alcuni

documenti pittorici chiesastici dai '400 al '600, in «Bulletin de la Société de Sciences histo- riques et naturelles de la Corse", atti del colloquio, N. 656, 1989, pp. 145-171.

(11) L'opera fu oggetto di studio anche da parte di A. De Floriani, la quale ravvisô ne! pannello dei Santi francescani caratteri stilistici riconducibili alla mano di Giovanni Mazone dell'ottavo decennio del Quattro- cento, menu·e ne! frammento centrale raf- figurante Sant'Agostino e San Domenico riconobbe un seguace di Luca Baudo e in quello centrale l'influenza ligure dei primi del Cinquecento, situabile verso Giovanni Mazone. Cfr. A. DE FLORIAN!, Nicolà Corso in Liguria e la pittura genovese in Corsica nella seconda metà del Quattrocento, in Genova e l'Europa mediterranea, a cura di C. DI FABIO, P. BOCCARDO, Genova 2005, pp. 193-203.

(12) Il pannello centrale presenta le dimensioni di 80 cm. x 55 cm., mentre i due laterali 80 x 40 cm.

(13) Il riconoscimento di San Nicola da Tolentino spetta a A. De Floriani, mentre nella scheda tecnica della base dati ministe- riale per il patrimonio mobile francese Palissy, il Santo veniva identificato con San Domenico. Cfr. De Floriani 2005, pp. 193- 203.

(14) Circa le datazioni sulla nascita di Lorenzo Fasolo si veda il seguente contri- buto critico R. FONTANAROSSA, Per Loren- zo e Bernardino Fasolo. Il catalogo ragionato dei dipinti, in <<Artes», N. 6, 1998, p. 448.

(15) Lorenzo Fasolo giunse a Genova attorno al 1495, dopa essere stato impegna- to nella decorazione "de la sala de la balla"

del Castello Sforzesco. Cfr. F. FRANGI, I pit- tari pavesi in Liguria dalla fine del Quattrocento al 1528, in Pittura a Pavia dal Romantico al Settecento, Milano 1988, pp. 96-97.

(16) Desidero rivolgere un particolare ringraziamento a Gian Luca Zanelli per avermi gentilmente trasmesso i suoi contri- buti critici. Cfr. G. L. ZANELLI, Pittori e dipinti fiorentini di primo Cinquecento a Genova, in Pittori fiorentini a Palazzo Spinola.

Dipinti di primi Cinquecento, a cura di G. L.

ZANELLI, A. MUZZI, Genova, Il ottobre 2013-23 Marzo 2014, Genova 2013, p. 22.

(17) L'arista parve documen tata in ambiente pavese dai 1487 al 1493, ma risultô stabilmente registrato a Genova dal 1496. Cfr. Algeri De floriani p. 442, 482;

Frangi , 1988, pp. 95-101, 234-235; F. BOG- GERO La pittura in Liguria neZ Cinquecento, in La pittura in Italia. Il Cinquecento, Milano 1988, I, pp. 19-36.

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