R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
G IORGIO T REVISAN
Un’espressione esplicita per l’integrale di un sistema di equazioni differenziali lineari ordinarie a coefficienti costanti. Applicazioni
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 31 (1961), p. 301-307
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NEARI ORDINARIE A
COEFFICIENTI
COSTANTI.APPLICAZIONI.
Nota
(*)
di GIORGIO TREVISAN(a Padova)
In
questo lavoro, l’integrale generale
di un sistema di equa- zioni differenziali lineari ordinarie a coefhcienti costanti viene espressoesplicitamente
mediante una formula[la (10)
deltesto]
che
richiama, nell’a~spetto, quella
valida nel caso di una solaequazione.
Per la deduzione della formula è fondamentale il lemma del n. 2.Il possesso di
un’espressione esplicita
diquell’integrale
ge- neralepermette (n. 4)
diprecisare,
in manieraspontanea
e sem-plice,
un bel risultato di Pini[1]
relativo ad un sistema lineare ai differenziali totali.1. - Nel
presente lavoro, A, B,
... staranno ad indicare ma-trici
quadrate
di dato ordine n, i cui elementi sono numeri com-plessi ;
Irappresenterà
sempre la matrice unitaria di ordine fl.;i simboli ...
denoteranno, invece,
i determinanti dellerispettive
matriciA, B,
....Se ~, è una indeterminata e si considera il
polinomio
di ordine nnella
A,
=I ÂI - Â I,
si rammenterà che il numero com-plesso
a è chiamato un valore carattenstico dimolteplicità
r per Ase esso è radice
r-pla dell’equazione algebrica q(1)
= 0.(*) Pervenuta in redazione il 29
maggio
1961.Indirizzo Seminario matematico, Università, Padova.
302
2. - Ora è essenziale per il
seguito
ilseguente
LEMMA : Se a è un valore caratteristico di
motteplicità
r per la matriceA,
atlora la matrice(aI - A ) r
ha caratteristicaeguale
ad n - r.
Questo
lemma si dedurrebbe facilmente dalla teoria delle caratteristiche diWeyr [2]~
mapoichè
inquesti
anni tale teoriaè un poco
dimenticata,
si ritiene comodo per il lettore darnequi
una dimostrazione diretta.Posto a =
O,
il che non èrestrittivo,
siaT, ~ T ~ ~ 0,
unamatrice tale che la P =
T (aI - A)T-1
=T ( -
risultiposta
in forma canonica secondo Jordan ed anzi in modo tale che della
diagonale principale
di P risultino nulligli
elementi delle sueprime r righe
eperciò
i rimanenti diversi da zero. Poichè Pr =- ~.~’ ( -
=T(- A)rT-1
segue come è ben noto chee Pr
(e quindi
Ar ePr)
hanno la stessa caratteristica.Si vede
però agevolmente, procedendo
adesempio,
per indu-zione,
che 1’r ha leprime r righe
formate con elementi tutti nullie
perciò
la sua caratteristica è n - r, ma la sua sub-matrice formata con le rimanentirighe
e le ultime n - r colonne ha de- terminante diverso da zero,perchè
tali sonogli
elementi dellasua
diagonale principale
mentre tutti nulli sonoquelli
che stannosopra di essa, e si conclude che la caratteristica di Ar è pro-
prio n -
r.3. - Si consideri il sistema di
equazioni
differenziali ordinarie omogenee in nincognite,
a coefficienticostanti,
Il vettore
incognito Y sarà, ovviamente,
ad ncomponenti,
che si supporranno funzioni derivabili della variabile x.
Se si introduce
l’operatore
lineare D di derivazione la(1)
si
può
anche scriveree da
questa,
se =DI -
A ~i
si pensa ora come unpoli-
nomio
differenziale,
si ricava = 0.La deduzione si ottiene trattando
(2)
come un sistemaalge- grico lineare,
dove D sia unacostante,
eoperando
con le consueteregole,
ciò è lecitoappunto perchè
ipolinomi
differenziali in Da coefficienti numeri
complessi
costituiscono un anello.Quanto
stabilito dicedunque
cheogni componente yi(x)
di Y è una soluzione
dell’equazione
differenzialelineare,
diordine n,
(3)
= 0. Ora
bisogna
vederequando n
soluzioni della(3)
costituiscono lecomponenti
di un vettore Y verificante(2).
Detti a 2 , ... , a t
gli
zeri delpolinomio algebrico p(k)
-A ~
i
ed ri, T2,..., Te le lororispettive molteplicità,
talchè ri + r2 + ... + r, = n, una soluzione
generica
della(3)
dovrà essere della forma
con
qs,; (x) polinomi
in x digrado,
alpiù,
r. - 1.Fatto variare i da 1 ad n e
posto
Y =il yi(x) IL è
ben noto[3]
che Y è soluzione della
(1),
se e soltanto se, ne sono soluzioni le t matriciOra una
generica
diqueste
èperciò
della formadove a è uno zero di
q(1)
dimolteplicità r
ePo , P~,...
vettori ad n
componenti
che sono numericomplessi.
Sostituendo
(4)
nella(1)
se ne ricava con immediato calcolo che deve essere304
e per una ovvia conseguenza del
principio
di identità dei po- linomi la:e anchela
operando
sulla(6)
con(aI - ( h
=2, 3,
...,r )
tenendo sempre conto della(5),
si ottiene laed in
particolare
lacioè necessariamente
Po
è soluzione del sistemaalgebrico (7),
che per il LEMMA del n. 2 ammette r soluzioni linearmente in-
dipendenti.
Viceversa se
Po
verifica le(7)
dalle(6)
èpossibile
trarre suc-cessivamente
P1,. P1, ...,
e si verifica immediatamente che soddisfa alla(5).
Cioè il sistema
(6), (7)
èequivalente
al sistema(5), (6).
La
generica P, (s
>0)
è data come si stabilisce subito dallaSostituendo tali
espressioni
nella(4)
si ottiene per il sistema(1)
la soluzione
Il
complesso
delle considerazioni finqui
svoltepermette
dienunciare a conclusione il
seguente
’
TEOREJIA: Il sistema
differenziale
hneare(1)
sel’equazione algebrica
=1 AI - i
= 0 ammette come radici a1, a2,..., at, conmolteplicità rispettivamente
ri, r2, ..., rtpossiede
comeintegrale
P la soluzione
generale
del sistemaalgebrico
lineare4. - Come
applicazione
del risultato stabilito nel numeroprecedente
si mostra in che modo essopermetta
di ricondurre immediatamente a studiare sistemi deltipo (1)
il sistema lineare ai differenziali totalidove A e B siano matrici di
ordine n,
date nel corpocomplesso,
e Y sia il vettore
il yi(u, v) il
ad ncomponenti.
Il sistema(12)
è
equivalente
al sistema alle derivateparziali
È
noto che la condizione dicompleta integrabilità
per un Siffatto sistema è data dallapermutabilità
delle due matrici _~ eB,
cioè deve essere AB = BA.Per
quanto
visto inprecedenza
la soluzione del sistema(13)
sarà data dalle
(10), (11)
dove si ponga u alposto
di a? e sipensino
i
parametri
da cuidipendono
lePo,
come funzioni di v.Perchè la
(10),
intesa nel senso oradetto,
verifichi il sistema(13’ )
è necessario e sufficiente che ciò accada per ciascuno dei t termini ditipo (9) (ove
si cambi u in x, e ciòvalga
per tutto il306
seguito)
di cui(10)
P somma equesto
per unaproprietà già
ri-cordata
[2].
Si
imponga dunque
alla(9)
di essere soluzione della(13’).
Conviene
esprimere esplicitamente
la soluzionePo
della(7)
ecioè
porla
nella formadove
Sl, 81,
... , 98r
sono r soluzioni della(7)
tra loro linearmenteindipendenti
e e1, p2, ... , prparametri
arbitrari che nelproblema
attuale diventano funzioni della v da calcolarsi.
Sostituendo
(9)
in(13’)
si hache
pensate
adesso come identitàin u,
per lapermutabilità
diB con A
implica
laMa
BSi (i
=1, 2, ... , r)
è una soluzione della(7)
infattied allora in uno ed in un sol
modo
sipotranno
determinare i numeri(s
=1, 2,
... ,r)
per modo cheSostituite tali
espressioni
nella(14)
per la lineareindipendenza
delle ... , 9
Sr
se ne ricava che deve esseree si è cos ricondotti ad un ben determinato sistema differenziale del
tipo
studiato nel numeroprecedente.
Si
capisce
che per enettuare tutto ilcalcolo,
al fine di risolvere ilproblema,
si dovranno trattarepiù
sistemi deltipo (15),
unoper
ogni
valore caratteristico della A.BIBLIOGRAFIA
[1] PINI B.: Sui sistemi di
equazioni
lineari delprimo
ordine aidifferenziali
totali. Bollettino dell’Unione Matematica Italiana, s. III, v V, 1950, 255.
[2] MAC DUFFEE C. C.: Vectors and matrices. The mathematical asso-
ciation of America, 1943, 150.
[3] SANSONE G.: