A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
A NTONIO R OITI
Sul movimento dei liquidi
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 1re série, tome 1 (1871), p. 193-240
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SUL MOVIMENTO DEI LIQUIDI
Le
equazioni
del movimento deifluidi,
nellequali
ètenuto conto
degli attriti,
furono stabilitetempo
addietro daNA VI ER
{4 ),
da PoissoN1’),
da STOKES(3)
ed ultimamente an-che da 0. E. MEYER
(4)
e da STEFAN(5),
e datutti,
sebbenecon
ipotesi diverse,
furono trovateidentiche,
almeno perquanto riguarda
iliquidi.
Ma i casisperimentali
che finorasi sono
trattati,
deducendone la teoriacompleta
daquelle equazioni generali,
sono benpochi.
CouLOMB
(6)
sospese un disco ad un filo metallico e Io fece oscillare nelproprio piano,
attorno alproprio centro, prima
nell’ aria epoi nell’acqua.
Dalla diminuzione di velo- cità ne dedusse la resistenza dovuta all’attrito. Più tardi MORITZ(7 ) rÏpetè queste esperienze principalmente
per deter- rninare corne vi inflliîsea latemperatura.
I~z
questo
modo sipuô
misurare l’insieme della resi-stenza ;
maquando
sivoglia
riferirla all’attrit-o deisingoli
strati del
liquido,
o declurla dalleequazioni generali,
il cal-colo necessario è molto
complicato
per sè ed ancheperché bisogna
tener conto della forma del vaso. Tuttavia un cal- colo simile fueseguito
da HELMHOLTz(8), nell’ipotesi
di velocità(1) Mémoires de l’Aoadémie des sciences. VI. 1823.
(’)
Journal de l’école polytechnique. Cahier 20. XIII. 1831.(q)
Transactions of theCambridge phylosophical
society.VIII. 1849.
(~) Crelle’
s Journal. LIX. 1861.(~) Wiener Berichte. XLVI. 2.
e)
Mémoires de l’Institut national. III.C) Poggendorfl’
s Annalen. LXX.(8) Wiener Berichie. XL. 1860.
piccolissime, pel
caso di una sfera cavariempita
diliquido,
che oscillava attorno ad un suo
diametro;
e leesperienze
relative furono istituite da PIOTROwSKI.
Il caso del disco studiato da CouLOMB fu
poi ripreso
da0. E.
MEYER,
e fu trattato molto diifusamente tanto dal lato matematico(1), quanto
daquello
dellaesperienza (~),
masempre
nell’ipotesi
di velocitàpiccolissime.
POISEUILLE
(3)
ed HAGEN("),
edopo
di loro moltialtri, seguirono
un altro metodosperimentale
che consiste nel mi-surare la
quantità
diliquido
che in un datotempo
sgorga da un tubo orizzontale sottopressione
costante. Daqueste esperienze
POISEUILLE dedusse le sueleggi
sullo scolo deiliquidi,
che sonoreg istrate
nei trattati difisica;
ma le riscon- trô vere soltanto per tubi sottilissimi ed aventilunghezze superiori
a certi limiti. Perquesto
casol’ integrazione
delleequazioni
differenziali fueseguita
da STOKES ed anche da HELMHOLTZnell’ipotesi
del movimento rettilineo eduniforme,
e diede risultati conformi a
quelli
ottenutiempiricamente
daPOISEUILLE.
ED. HAGENBACH
(5) è’
ritornato sulsoggetto:
ha dedottocol calcolo la formola
empirica
di POISEUILLEpei
tubicapillari,
ed ha
poi
tentato dispiegare
cornepei
tubipiù ampi quella
formola non
valga,
mettendo in conto una resistenzach’egli
chiama dz
scuoti>nento,
e chedipenderebbe
dalla natura edal diametro del tubo e sarebbe
proporzionale
alquadrato
della velocità.
Con tutti
questi
lavori e moiti altri affatto simili si è de- terminata la cosiddetta costante diviscosità,
o di attrito in- terno, laquale ha,
secondo 0. E.MEYER,
ilseguente signi-
ficato fisico
{’ ) C relle’s Journal. LIX.
C) Poggendorfl’ s Annalen. CXIII.
(~) Mémoires des savants étrangers. IX. 1846.
C) Pogg. Ann. XLVI. - Abhandl. d. Berliner Akad. 1854.
e) Poggendorff’ s Annalen. CIX. 1860.
Sopra
unpiano
orizzontale‘si
muova una massaliquida
avente per altezza l’unità
lineare,
e si Innova inguisa
chetutte le
particelle
di uno stesso strato orizzontale abbiano la stessavelocità,
che lo stratopiù
basso stia fermo e che ilpiù
alto percorra l’unità lineare nell’ unità di
tempo :
l’ attritoche si esercita fra due strati
contigui
è la costante di attrito interno.Ora se si riiletta con HELMIIOLTZ che a
priori
sipotrebbe
attribuire a
questa quantità
unaqualunque degli
infinitivalori
positivi,
reca sorpresa il vedere che i numeri ottenuti per essa daesperienze
cos! diverse e da diversisperimenta-
tori
sieno,
almeno per l’ acqua,qual più qual
meno concor-danti.
Ma le
equazioni generali
non furonointegrate
e corro-borate
più
direttamentedall’ esperienza
che nella verifica-zione,
entro certilimita
delleleggi
di POISEUILLE e in unconfronto di 0. E. MEYER che dà un della
quantità
osservata.- Non sarà
perciô prive
di interesse il nuovo caso che ho preso adindagare,
corneoggetto
di studio.Si tratta sempre del movimento di un
liquido
entro untubo ci1indrico: ma del movimento
qual
èquello
diuna colonna
liquida
terminata che obbedendo allagravità
scende entro un
tuba, posto
verticalmente. Invecepoi
dimisurare la
quantità
diliquido
che passa in un datotempo
per una
sezione,
si viene a misurare direttamente lospazio
percorso da una
particella
neiternpi
successivi: anzi si viene ad ottenere curva continua che ha per ascisse itempi
eper or(lin,-tte
gli spazi percorsi.
L’integl’azione
delleequazioni generali
fa da 111eeseguita
collo stesso metodo che servi al Prof. BETTI
(1)
per determi-nare la
temperatura
di un cilindro.approssimazione
(’) « Alcune determuia,zioniL délie température variabili di un
cililidro ». Pisi, Tip. Nistri 1868.
a cui ebbi ricorso fu di considerare il movimento
rettilineo;
mentre tanto HELMHOLTz per la sfera cava,
quanto
MEYERpel
disco ammisero le velocità cosi
piccole
dapoterne
trascurarele seconde
pqtenze
di fronte alleprime.
Dipiù
MEYER suppose il movimento simmetrico attorno all’asse dioscillazione,
sup- pose la velocitàangolare
costante sopra uno stessopiano orizzontale;
insomma consiclerô leparticelle liquide
corne ani-mate dalla sola
componente angolare,
equesta
corne funzionedalla sola distanza dal disco.
Il metodo
sperimentale
da meirnpiegato
consente unaesattezza molto
maggiore
diquella
finqui raggiunta.
InfattiMEYER dovette considerare il vaso corne imSnito ed il disco inf nitamente
sottile,
mapoi
per averemiglior
accordo fece perquest’ultima
circostanza una correzione aicalcoli;
un’altracorrezione
gli
fu necessaria per tener conto della resistenza interna del filo(1):
e d’altro canto col rnetodo di CouLOMB riesceiiidispensabile
una deberininazionepreliminare
del rno-mento di elasticità del e del rnomento d’ inerzia del sisterna.
Col mio Dletodo si
puô
contare sul mezzomillimetro,
equindi
si ha la ceriezza che l’ errore relativo è -(,~ ~ ~,
epuô
riuscire anche molto minore se si
considerano,
corne èpossi- bile, sj)(1zi maggiori
di 200.mmL’ unica
ipotesi
che il movimento sia rettilineo mipare più plausibile
che nel caso diPOISEUILLE, perchè il liquido
nondeve passare nel tubo da
recipienti ampi:
ed infatti trovo confer mate le dueprime leggi
diPOISEUILLE,
che danno unaB relazione fra la
lunghezza
deltubo,
lapressione
e laquantità d’acqua,
anche per un tubo del diametro di4;nm 1l,
mentrecol suo metodo non si possono verificare che per diametri
0,mm 7;
dovendo altrimenti ricorrere alunghezze impossi-
(1) Wim. WEBER. I’ogbendorff’ s Annalen. XXIV. - E. WAR-
BURG. Berl. Ll,)n-,Lt3ber. Juli 1869. N. Cimento T. XXVI. p. 255.
bili. Non ho
potuto
verificare la terzalegge
cheriguarda
idiametri: ma intendo di occuparmene in
seguito.
D’altra
parte
ho trovato che laequazione
data dalla teoria fra Iospazio
ed iltempo,
non in verun modorappresentare
la curvasperimentale.
"Sarei
dunque
indotto a concludereche,
se anche leequazioni generali
dell’ idrodinamica sono conformi alla realtà per velocitàpiccolissime,
come d’altronde si presume apriori,
esse sono in difetto
quando
èrapido
il movimento cheanima le
particelle liquide.
11aprima
dipronunciare
asso-lutamente un tale
giudizio,
mi riservo diproseguire questi
miei studi. e
1.
T e o r 1 a.
§.
1. Le influenze che si esercitano sul rnovinlento diuna colonna
liquida terminata, quando
scende entro un can-nello verticale
aperto
ai duecapi,
si possono ridurre alléseguenti:
1. -
Gravita ;
2. - Viscosità interna del
liquido
e attrito fra esso e laparete
solida cleltubo;
3. - Differenza della
pressione
atmosferica sulle duesuperficie
che terininano la colonnaliquida;
4. - Azione
capillare
diqueste
duesuperficie;
5. -
Quantità
di movimento cedutaall’aria,
ed attritidell’aria medesima.
Nel calcolo
seguente
è tenuto conto soltanto delle dueprime
azioni: la terza è affattotrascurabile, quando
si consi-dera una colonna
liquida
che non arriva al metro inlunghez-
za :
quanto
alle dueultime,
converrà fare leesperienze
inguisa
da eliminarle.§.
2. Nell’ipotesi
che il movimento delleparticelle liquide
siarettilineo,
eprendendo
l’asse delle cc nella dire- zione delmovimento,
leequazioni generali
dell’ idrodinamica diventano:e
quella
dell’incompressibilità
si riduce a:dove g è
l’accelerazione dovuta allagravità,
fi è la densitàdel liquido, p
ed u sono lapressione
e la velocità nelpunto
al è
il
coefficiente di viscosità diviso per la densitàdel liquido.
Dunque p
sarà funzione della sola x e deltempo,
usarà funzione di
y, z, t,
che soddisfaall’ equazione:
Se il
liquide
si muove in un cilindrocircolare,
il cuiasse sia
verticale,
il moto dev’ essere simmetrico intorno all’asse eperciô ponendo l’equazione .precedente
1 .
puo scriversi :
la
quale,
avendo ilprimo
membro funzione della x ed il secondodella r,
ed essendo x ed i-indipendenti,
sarà soddi- sfatta assieme alle due:ove
?(t)
è una funzione della sola t.Per
determinare p Ct) s’integri
laprima
0 a
ordinate dei vertici dei due
menischi,
ove si esercita la solapressione atmosferica p ,
e si otteirà:0
per cui:
Se si considera il movimento del cilindro
liquido
che haper basi le sezioni del tubo
tangenti
ai vertici deimenischi,
ilproblema
èdunque
ridotto alla ricerca della funzione u che soddisfi alleseguenti
condizioni:1)
... In tutto il cerchio sezione del ciliiidro ed in tutto iltempo
che si consideradall’origine
delmovimento,
sia:2)
... Sul contorno diquesto
cerchio diraggio R
sia : -.ove 1 ô una costante che
dipende
dalla natura delliquido
edella
parete solida,
ed ôprecisamente 1= g
hu essendo E la costante di attrito esterno(1).
3)
... Che sia u o pert=o,
cominciando a contare iltempo
dall’istante in cui si abbandona la colonnaliquida.
(1) 0. E. MEYER) Ueber die
Reibung
derFlüssigkeiten,
Gior.nale di Crelle, Vol. 59 pag. 239.
Con
queste
condizioni la funzione ècompletamente
de-terminata
(1).
Per trovarne
Fespressione
analitica si11101tiplichi
la1)
per w ds
dt,
essendo w una funzione continua e monodromadi r e
di t,
che diviene infinita per il solo sistema di valori( ~’ ~ ),
es’integri
a tutta la sezione s e a tutto iltempo
da o a t’--e. Si avrà:
dove il terzo
integrale
va esteso a tutto il contorno c dellasezione.
Prendendo 10 in
guisa
che sia:l’ equazione precedente
sarà ridotta a:(’)
E. BETTI «Sopra
la determinazione delle temperature nei corpi solidi omogenei ~. Volumi dell’Acc. dei XL. Serie III. T. I.RII.
202
La 1n sotdisfi inoltre alla condizione che:
(3)
... col diminuire di c converga a zero perqualunque
valore di r, fuori che per r colnpreso fra
r’- p
ed nelual
intervallo siauguale ad - ;
a e sarà :p
e
prendendo
ppiccolissimo, u
sipotrà
considerare corne co-stante durante
l’integrazione
eduguale
al valore u’ che assumealla distanza r’ dal centro. Si avrà
quindi:
Per cui la
(a)
diventa:Cerchiamo ora
l’ espressione
di w.Soddisfa
alla(1)
sesi
prende
della forma:ove la funzione di BESSEL che soddisfa
all’equazîone:
e che si iiiantiene finita per tutti i valori finiti della va-
riabile.
Sod.disfa anche alla
(2)
se per le Fn siprendono
leradici tutte reali ed in nurnero infinito dell’
equazione:
Si determinano
poi
i coefficienti en ivi modo che la série :che
corrisponde
al valore t’di t,
sia ==o perogni
valoredi r fuori che tra ed nel
qual
intervallosia
== 1;
ed allora la w soddisfarà allacondizione (3).
A talP
fine si osservi che:
per
e che:
e si 0 t terrà dalla
(7):
Per cui la funzione:
soddisfa a tutte le condizioni
poste;
e sostituita nella([3),
dà:ma essendo :
sarà,
tralasciandogli apici:
Da cui per avere la relazione fra lo
spazio x
ed iltempo t
basteràintegrare,
eponendo
la condizione che per o ed indicando con Xi Iospazio
percorso dalleparticelle
che si trovano sull’asse delcilindro,
sigiungerà
fitlalmente alla formola:
ove le yn sono le infinite radici
disposte
per ordine cre- scente dellaequazione (4)
laquale,
osservando che:si riduce alla
seguente:
§.
3. Perprocedere
ai calcoli numerici necessaripel
confronto della teoria coll’
esperienza, bisogna distinguere
il caso in cui
il liquido bagna
il tubo daquello
in cui non labagna.
Nelprimo
caso,quando
l’aderenza delliquido
allaparete
siaperfetta, è
evidente che lo strato esterno vi rimane costantemente attaccato e chequindi
si deve considerare inRnito l’attrito fra di esso e laparete solicla,
ossia si deveporre h - o. In tal caso
clunque
la(II.)
assume la forma:,
e la
(III.)
diventa:dove con zn sono indicate le radici
dell’equa7,ione.:
a cui si rlduce la
(5)
inquesto
caso.Dalle tavole calcolate da I]AXSEN e
riprodotte
daMEL
(1)
ho tratto perinterpolazione
iseguenti
valori:(’)
E. LOMlBIEL, « Studien über die Bessel ’schcn Funetioncii »Leipzig
1868. -E
qui
le tavoleRnisccmo;
ma si possono sommare le serie contenute nella(V.)
anche senza calcolare altre radici della(6); poichè
per z moltogrande
si ha:e
quindi
apartire
daquel
terminepel quale
la difFerenza risultitrascurabile,
invece déliaserie,
p. e:si
puô prendere
il valore dell’ altra:per calcolare la
quale
ho avuto ricorso al metodo di I{uM-MER
(1).
Esso,
com’ô noto, consiste nel trovare una funzione pn di n tale che sia el’espressione
(tenda continuamente ad 1 al crescere di 1~; trovata
questa
funzione pn, il valore del resto della serie a termini
positivi
è compreso fra Ora la funzione pn si sa
(1) G. Novi «
Algebra
Superiore ». Firenze 1863, pag. 298.scmpre trovare
quando
si abbia Iosviluppo
di per le po- tenzeneggative
di n, che nel nostro caso è:per cui risulta :
D’ altro canto ho riscontrato che si
puô
sostituire la(b)
alla
(c)
apartire
dal settimoterinine,
senza che l’ errore in-iluisca sulia
prima
cifra deciinale di ., che èquanto
richiedesipel
confronto coi risultati delleesperienze. Dunque
per avere la somma della(a)
basteràag.itin.ere
ai suoiprimi
sei terrni- ni il resta della{b~
costituito dai termini che seguono v, e lostesso
termine V3 4~/ 2.
/Questo resto è compreso fra
~.~p~ ~0~021.742
ee per essere:
si ricava
approssÎtnativan1ente
e con tutto
rigore:
appunto
come risulta dal verificare se la(IV.)
soddisfa alla condizione1).
In modo
analogo
ho trovato:Dunque
la(V.)
diventa:e
questa
formola dà lalegge
della cadutadel liquido
entro untubo verticale che venga da lui
bagnato,
coll’ unicaipotesi
che la
componente
orizzontale della velocità sia trascurabile.§.4.
Pel caso che il tubo non vengabagnato
e che illiquido
scivolilungo
laparete, pel
caso cioè che À abbia unvalore
finito,
non sipotrebbe
ridurre in numeri la(III.)
checon estrema
difficoltà,
dovendo introdurre in essa le radici della(5)
che contiene il coefficiente letteraleincognito
).. Mapel
casoparticolare
che l’attrito delliquido
contro laparete
sia minore della viscosità
interna,
il calcolo sipuô
fare nelseguente
modo.-à
Rammento che:
ossia,
arrestandosi aiprimi
termini :Allora la
(5)
diventa:ossia
da cui colla stessa
approssimazione:
e la che si
puô
anche scrivere :si riduce a: -.
od ancora a:
se si osserva che trascurando anche si
puô
pure trascu-rare
~
di fronte alla unità.Qui
sipuô
avvertire chel’equazione (VII.)
sarà tantopiù prossima
al veroquanto
minore sarà laquantità
trascu-rata R
equindi,
’ aparità
delle altrecircostanze,
’quanta
sarà2X
maggiore
À. Affinchèpoi siaÀ> 1,
dovràessere -
kk2,
ossiax
l’attrito esterno
minore,
come sidisse,
della viscosità in- terna.212
g.
5. Il Prof. BETTI mi ha additato che sipuô giun-
gere alla
(VII.)
per altravia,
e che essacorrisponde
al casoin cui
l’accelerazione
inogni
istante si suppongauguale
sututti i
punti
di una sezione o, in altreparole,
che la colonnaliquida
scorra entro il tubo come uno stantuffo solido.Infatti siano xo ed x, le coordinate
degli
estremi di unfiletto e per
qualunque
r.Supponiamo uguali
le velocità e le accelerazioni neipunti corrispondenti
delle differenti sezioni.
Moltiplichiamo
la:per dx e
integriamo
tra oeo e Avremo:Moltiplichiamo
perdy dz
eintegriamo
a tutta la sezio-ne ; avremo : -.
Ma alla
superficie,
onde:Supponiarno
l’ accelerazione costante in unasezione,
eavremo:
Integriamo
fra t-=oe t, supponiamo u = o
pert=0,
edotterremo : >
Integriamo
nuovamente tra 1==oe t, supponiarno
per
t=o,
ed otterremo:214
It
Espenenze (*).
.~. 6.
Il meniscosuperiore
di una colonna di acqua in un cannello divetro,
che siaposto
entrol’apparecchio d’ingran-
dimento di
Duboscq, produce
sopra un diaframma collocato adistanza conveniente
un’ imrnagine quale
èdisegnata
nellafig.
1.a(Tav . IJ Ma, pel loro diversopotere refrangente,
non sipossono mettere
contemporaneamente
in fuoco le dueparti
deltubo che sono
separate
dal menisco.Supponiamo dunque
che siaben netta
l’immagine prodotta dall’ acqua, éd
allora la strisciacorrispondente
allaparte
del tubo ov’ èaria,
sarà meno illu-minata ed avrà contorni
più
sfUlnati.Ora si
disponga
davanti al diaframma una lastra opaca, ed in essa siapraticata
unapiccola
fenditura( larga
un milli-metro
circa ),
in modo che coincidaappunto coll’immagine
dell’ asse del tubo. Sul diaframma
si
ve,,--Irà un filoilluminato,
interrotto da un tratto oscuro
corrispondei-ite
almenisco,
e laparte superiore delF imagine
saràpiù
intensa del- l’inferiore.Se Rnalmente si fa muovere il diaframma con una
legge conosciuta,
inentre il menisco scendepel
tubo con unalegge sconosciuta;
sul diaframma sidisegnerà
successivamenteqaell’
interruzionc oscura incorrispondenza
allé varie altezze in cui successivamente si troverà il menisco entro il tubo.Se il diaframma è
impressionabile
allaluce,
sipotrà
cosi otte-nere una curva dalla
quale
dedurre lalegge
della caduta delliquido.
Tale
è,
insuccinto,
il metodo da meadoperato,
similein
parte
aquello
del Prof. FELICI perdisegnare
lasuperficie
(*) Eseguite
nel Gabinetto di Fisica della R. Università di Pisa.di capillarità dell’ acqua
che si trova in contatto di unaparete piana (1).
,Passo ora ai
particolari.
,§.
7. Se siimmerge
una estremità A di un cannello nel-l’acqua,
e siaspira
all’altra estremità finchè1"acqua
siasalita ad una certa
altezza,
epoi
si estraedal liquide
la estre-mità A tenendo chiusa la
B,
la colonnad’acqua,
coin’ ènoto,
non
cade, purchè
il cannello non siatroppo ampio.
Anzi se intali condizioni si continua ad
aspirare, quella
colonnaliquida puô
condursi in unpunto
voluto delcannello,
essendovi aria esopra e sotto.
Aperta repentinamente
l’estremitàB, il liquid©
scende.
Per
aprire rapidamente
senza che l’ aria entri nel cannello da un foro minore della suasezione,
il che rallenterebbe neiprimi
istanti la corsadel liquido;
e peraspirare gradatamente
e condurre la colonna
liqiiida
éld unpunto determinato,
hopreso le
seg uenti disposizioni.
110 introdotto e fissato con mastice a tenuta d’aria l’estre- mitâ
B,
2.R1.)
del cannello in unaghiera
metallicaalquanto più larga, aperta
ai duecapi
ed avente da un latouna chiavetta che
pua
metterla in comunicazione con unlungo
tubo di gommaelastica,
attraverso cui si possaaspi-
rare. Contro l’orifizio
superiore
déliaççhieiz
è tenuto com-presso da una inolla un pezzo di iamiera cernierato 1n C e
ricoperto
sulla faccia inferiore da un pezzo di gomma elastica ottenuto clall’aprire
uno diquei
tubi rossi che civengono di Germania. Una
leva,
che fa forza inD,
servead
aprire repentinamente
il tubo.~. 8.
Tubo e molla e leva sono raccomandati ad una robustastanga,
che8ppoggia
sopra due inensole murate(’)
Nuovo Cimento, T. XXIII-IV. 1866.negli stipiti
dellafinestra,
ove è collocato ilportaluce coll’ap- parecchio d’ ingrandimento.
Ed affinchè il tubo possa centrarsi e
disporsi
esattamenteverticale,
sotto allaghiera
èaggiunta
una lastra di metallo chepuô
adattarsi stabilmente con viti sul pezzo di noce EF,
il
quale
viene attraversato dalcannello,
e mediante due foriE, F, posti
e conformati come indica lafig ura,
sipuô
infilarein due viti saldate sulla lastra di ottone G e fissarvelo con
due
galletti.
La lastra G ~.’ èpoi
stretta contro lastanga
dadue viti
I, I’,
epuô
scorrere orizzontéllmente. Lastanga puô
c
spostarsi girando
sulle suecostole,
mercè delle lastroline a . cuneo che si pongono sulle mensole.’
Cosi si possono
imprimere
al tubo tuttigli spostamenti
necessari
perchè
riescaverticale,
ed il suo asse incontri l’asse otticodell’apparecchio d’ingrandimento.
«
~.
9. Raccomandato al muro ed assolutamente immo- bile è il tavolino sopra cui è collocato il diaframma egli
altricongegni
che descriverô fra poco. - Intanto sarà bene cheparli
del diaframmaimpressionabile
alla luce e del genere di movimento chegli
ho dato affinchèpotesse accogliere
la curvadella caduta.
Poteva attaccarlo ad un
pendolo
che oscillasse in unpiano perpendicolare
all’ asse del cono diproiezione;
e cosiavrei
potuto
calcolare iltempo
decorso fra dueposizioni
suc-cessive del menisco. sarebbe stato difficile mantenere sempre in uno stesso
piano
il diaframma cheoscillava,
sa-rebbe stato incomodo nel
disegno
ottenuto riferire tutti ipunti
della curva ad un
punto
lontano come avrebbe dovuto essereil centro di
sospensione
delpendolo,
e d’altro canto lalegge
di oscillazione di cotal
pendolo coinposto
non è ensisemplice
da
prestarsi
ad un calcolospedito
dei vaiitempi
decorsi.Ho
dunque
rinunciato a tale idea e mi sonoappigliato
alpartito
di far raotare il diaframma con moto uniforn1e attorno ad unpunto
dell’asseottico,
inguisa
che rinianesse sempreperpendicolare
aquesto
asse. Ebbiquindi
ricorsoall’apparec-
chio di rotazione costruito dal
Poggiali
diFirenze,
che serveal Prof. FELici a mostrare in lezione come il metallo del sono reso da una corda
dipenda
dalla sualegge
di oscillazione(~ ) .
E con
questo apparecchio
feci alcuni tentativiprendendo
per diaframma della cartapreparata
all’ioduro ammonico ed in- dicata nei trattati difotografia
come istantanea.Tagliava
la carta indischi,
edopo
averla sensibilizzata nelbagno
sdi nitratoargentico, l’applicava
sopra un disco di carlone che sipoteva
fissare alpernio dell’apparecchio.
Ma sii£zttti tentativi ebbero esito
iiifelicissimo, perchè
anche con una velocità
moderata ,
sulla cartarimaneva.
appena una nebulosità che non
poteva
dare verun lume sul-l’ andan1ento del fenomeno,. E non mi studiai neppure di trovar mezzo per aum entare la sensibilità di
quella carta, perchè
mi sipresentarono
altri inconvenienti che rendevanoquesto
metodo affatto inservibile. Il disco dicartone,
perquanto
si tenesse stretto fra duepiani prima
diadoperarlo,
era sempre incurvato: la carta
preparata
non sipoteva
distendere senza
rughe:
enell’ asciug arsi
avrebbe deformato l’immagine
rimastaviquando
era utaida.~.
10. Fuidunque
costretto di ricorrere ad uno strato di collodione disteso sopra una lastra di vetro. Feci.tagliare
una lastra da
specchio
sottile in forma diquadrato
col latodi circa 25
cent.;
e conlegno leggiero
feci costruire una croce a bracciauguali,
avente nel centro unaghiera
fnetal-lica per fissarla sul
pernio
dell’apparecchio
diruotazione,
edavente a ciascuna delle
quattro
estremità un cuscinetto di gomma indurita( ebanite )
per ricevere la lastra daspecchio,
ed un nottolino dello stesso materiale per tenervela
premuta.
Un
pezzetto
di motallopoteva
scorrerelungo
un braccio della(’)
Annali delle Università Toscane T. IX. - N. Ciinento T. XXVI.croce per
portare
il centro digravità
del sistema sull’asse di rotazione.Quantunque
lamacchina,
cosicaricata,
non ruotasseche lentaniente ed
irregolarmente,
pure feci alcune prove aquesto inodo,
servendomi di collodioneLaverdet,
d’una solu- zione (!i nitratoargentico
al 10 per 100 persensihilizzarlo,
eper
sviluppare l’ immagine
di una soluzione di solfato ferroso debolmente acido.Una curva si otteneva, ma riusciva
irregolare
etroppo aperta
a motivo della poca velocità data allalastra~.
Nonpoteva
certo servire al confronto colla teoria.§.
Il.Quell’ apparecchio
di rotazione non èatto,
semolto
carico,
a ricevere la velocitànecessariét,
che è di circaquattro giri
alsecondo,
e d’altronde riesce molto arduo ilconseguire ogni
volta la coincidenza del centro digravità
délia lastra coll’asse di
rotazione,
senza di che èimpossibile
ottenere un rnovimento uniforme.
Pensai
dunque
di rendereindipendente
dallaregolarità
del movimento la determinazione del
tempo,
e vi riuscii facendo vibrare uncorista,
munito diindice,
davanti alla fenditura che lasciagiungere
alla lastra la striscia lun1inosa.Se il
diapason
vibra in unpiano
verticale per modo chel’indice, disposto
adangolo
retto collafenditura,
si muovanella direzione di
questa;
la sua ombradisegna
sulla lastrauna curva
sinuosa, ogni periodo
dellaquale corrisponde
evidentemente ad una oscillazione
completa;
e l’arco com-preso fra due
punti
consecutivi d’intersezione diquesta
ciirvacolla
circonferenza,
che verrebl>e descritta dall’ indice inriposo, rappresenta
evidentemente la durata di una oscilla- zionesemplice,
e nel mio disecondo, perché
il cori-sta
adoperato
dava un normale.Con tale artificio ho
potuto
utilizzare un vecchio recchio costrutto daBreguet
e capace digrandissirne velocità,
quantunque
abbiaguisti
iroteggi pel liingo
uso, e ora benlungi
dal muoversi uniformemente.§.
12. Hodisposto
ed assicuratoquesto apparecchio
snltavolino raccomandato al mtiro, dinanzi al sistema di lenti ivi
guisa
che il suo asse coincidesse coll’asse ottico e che la faccia anteriore della lastra daspecchio
si trovasse a circa75 cent. dal cannello di vetro. Ho scelto
questa
distanza per ottenereproiettato
entro la lastra tutto il campoottico,
edavere ben netti i contorni
dell’immagine.
L’intero
apparecchio
di rotazione ècoperto
da una cas-setta infissa nel tavolino e formata da una intelaiatura di
legno,
entro cui possono scorrere dei cartonineri,
cheproteg-
gono la lastra dalla luce
esterna,
e che costituiscono leplreti
della
cassetta,
ad eccezione diquella posta
fra la lastra ed ilcannello,
laquale
è fissa ed è dilegno
con una interruzione verticalelarga
circa 4 cent.Questa
interruzione vienecoperta
da due lastre metalliche
annerite,
mobili ecogli spigoli
chesi
guardano
bentaglienti
e rettilinei: essi formano i contorni della fenditura che dàpassaggio
allaluce,
e che conquesta disposizione
sipuô spostare
e modificare a seconda dei casi.Dietro alla fenditura scorre un’altra lamina metallica
annerita,
perproteggere
la lastraimpressionabile,
mentrecolle viti si
aggiusta
ilportaluce
affinchè iraggi prendano
ladirezione conveniente.
§.
13. Il sistema di lenti diDuboscq
èeccellente,
non hasensibili aberrazioni di
sfericità,
sipotrebbe
conpiena
fiduciaconsiderare
l’immagine
da essoproiettata
sulla lastra comegeometricamente
simileall’oggetto, quando questa
fosse esat-tamente normale all’asse ottico. Ma al mio scopo non basta
avere
un’immagine simile,
è necessario conoscere conogni precisione ’
ilrapporto
delle sue dimensioni aquelle dell’og- getto, rapporto
che varia colla distanza dal fuoco allalastra,
cosicchè mi converrebbe farne la determinazione volta per volta con grave
pericolo
di errore.Ho
dunquo pensato
di dividere il cannello in millimetri col fluorurosilicico,
ed allora tal divisione rimanedisegnata
220
sulla lastra sotto forma di tante circonferenze concentriche ad intervalli
corrispondenti
ad unmillimetro; talchè,
se anche la1:1stra non fosse esattamente
perpendicolare
all’ asseottico,
non ne deriverebbe alcun errore. Di
più
si ha ilvantaggio
dinon dover
aggiungere
nulla col compasso aldisegno
fattodalla
luce,
e ciô congrande guadag no
diprecisione.
La divi-sione del tubo non si limita a
quella parte
che viene investita. dai i
raggi,
ma siprolunga
molto al dilà,
per avereagio
dimisurare sollecitamente ad
ogni esperienza
lalunghezza
della colonna
liquida.
§.
14. Il diametro del campo otticocorrisponde
a pocopiù
di60mm;
ll1a ciô nontoglie
che il metodosperimentale
serva anche
quando
sivoglia
studiare il fenomeno per un tratto . moltopiù lungo.
A tal fine io mi son valso dello
spediente
di tendere fra le branche del corista ed attraverso la fenditura che dàpassaggio
allaluce,
un filo ilquale disegna
sulla lastra unacirconferenza benissimo distinta da tutte le altre. Poi per- correndo la
graduazione
del cannello collapunta
d’unospillo
ho determinato il segno clle sul tubo
corrisponde
aquel
filo.Fatta la
prima esperienza
che dà la curva della cadutapei primi 60mm,
hoportato
in una secondaesperienza
il me-nisco inferiore della colonna a 60mm sopra al segno dianzi marcato e
cost,
conoscendo dallaprima esperienza
iltempo impiegato
ad arrivare aquel
segno, hopotuto
avere inun’ altra lastra la curva dei successivi 60nlm. Continuando in tal
guisa,
il fenomeno sipuô
studiare per un tratto qua-lunque, purchè compatibile
collalunghezza
del tubo. - In tre lastre diverse io hoimpressa
la curva per 180mm circa.§.
15. 1ii rimane a descrivere il congegno per rego- lare iltempo
dellaesposizione
dellalastra,
che per tentativi ho trovato dover essere, almenopel primo
tratto di curva, circa un ottavo disecondo,
e che deve cominciare alcuniistanti
prima
del movimento della colonnaliquida.
Qnestecondizioni sono necessarie affinchè nell’
immagine
si abhiail
punto
dipartenza
delmenisco,
ed affinchè uno stessopunto
della lastrapreparata
nongiunga
due volte sottol’azione della luce.
Un’ asta di
legno
attraversa il tavo- lino incorrispondenza
al fuoco del sistema dilenti,
e vi èimperniata
in 1~ inguisa
da oscillare in unpiano
perpen- dicolare all’asse ottico.Lungo
laparte
inferiore diquesto doppio pendolo
sipuô
fissare all’ altezza chepiù
convieneuna rotella di
pion1bo S,
e moderare cosi la durata di un aoscillazione. La
parte superiore
dell’asta arriva sotto 1’ultima lente del sistema :quivi,
inT,
è attraversata da un baston- cino metallicoparallelo all’asse, piegato
adangolo
retto eportante
un disco annerito U. Nellaposizione d’equilibrio
delpendolo
il discoperclude
la via airaggi luminosi,
e inercèquel
bastoncino metallicopuô seguire
la lentequando
essasi fa mnovere per porre in fuoco.
La stessa leva
2.a,)
che serve adaprire
ilcannello,
serve anche mediante un’appendice
LH N Q aspostare
ilpendolo
equindi
a illuminare la lastrapreparata.
1pezzi
sono cosidisposti
che lasciando cadere daqualche
altezzail peso
P,
esso per mezzo di una fune faagire
conimpeto
laleva,
laquale sposta prima
ilpendolô
sollecitandolo inQ, poi
apre il tubo in I)(il disegno rappresenta questo
mo-mento)
ed abbandona a se ilpendolo,
che ritorna alla suaposizion
diriposo
e vi è trattenuto da unapiccola
molla ascatto Z. Tutto ciô avviene in un ottavo di secondo
circa, pel primo
tratto della curva; ma’ pergli
altribisogna
viavia rallentare la ruotazione della maéchina ed abbassare la rotella S.
§.
16. Alcuneparole
per raccontare come si succede-vano le varie
operazioni
che costituisconol’esperienza.
Le lastre sono ben
pulite:
ilbagno d’argento
è nella222
hacinella,
il lume è acceso, tutto èpronto
nello stanzino dafotografia attiguo
alla sala d’ottica,
ove è montato il mioapparecchio.
Il cannello è
verticale,
tutto è bencentrato,
ildiapason
ha i suoi
indici,
la fenditura èchiusa,
una faccia laterale della cassetta èaperta,
la macchina è carica.Verificato tutto
ciô,
entro nello stanzino a distendere il collodione sulla lastra e a metterla inbagno.
Poi vengo nella sala epel
tubo di gommaelastica,
che comunica col cannello divetro, aspiro
colla boccail liquido,
tenendo sempre la mano al robinetto. Con un poco di esercizio si arriva adaspirare quel
tanto diliquido
che si vuole e a condurre il meniscoinferiore
in unpunto determinato,
talchè U11 indicedel corista
rimanga
illuminato dairaggi
che attraversano l’ acqua. Se illiquido bagna
ilcannello, bisogna
levare lagoccia
che rimane al capo inferiore coll’aiuto di un filo di vetro e di carta bibula. Un tormoinetro è immerso nel bic- chiere d’onde hoaspirato l’acqua.
Fattociô, leggo
sul tubola
lunghezza
della colonnaliquida,
e ritorno a levare dibagno
la lastra ed a
porla
neltelaio;
mentre un altro sta nella salaper tener chiuso
ogni spiraglio
e levare ad un mio cennola carta bibula che è in fondo al cannello.
Ritorno nella
sala,
fisso la lastra sopra l’ asse di rota-zione,
metto in movimento lamacchina,
chiudo la cassetta.Mentre la macchina
prende
la suavelocità, sposto
il pen-dolo, raddrizzo
il cono luminoso facendo coinciderel’immagine
del cannello colla fenditura chiusa: lascio il
pendolo,
attacco ilcorista,
e inquel punto
chi in’ aiuta apre la fenditura: lascio andare il peso - unlampo
el’irrlpressione
è avvenuta. Si richiude lafenditura,
si ferma la macchina.Tolgo
la lastrae vado nello stanzino a
sviluppare
col solfato ferroso e arinforzare, quando
occorre, con una debole soluzione di nitratoargentico.
Tutte
queste operazioni
richiedono pocotempo:
la lastranon si è
asciugata
che neigiorni
di caldoeccessivo, quando
i