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A theologalis communibus origo in Politica: Max Weber, Carl Schmitt, Jürgen Habermas e le loro comuni radici teologiche nella nozione di ordine

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Academic year: 2021

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HAL Id: hal-01136444

https://hal.archives-ouvertes.fr/hal-01136444

Submitted on 27 Mar 2015

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A theologalis communibus origo in Politica: Max Weber, Carl Schmitt, Jürgen Habermas e le loro comuni radici

teologiche nella nozione di ordine

Giuseppe Iurato

To cite this version:

Giuseppe Iurato. A theologalis communibus origo in Politica: Max Weber, Carl Schmitt, Jürgen

Habermas e le loro comuni radici teologiche nella nozione di ordine. Building Consensus. Rhetoric

between Democracy and Conflict, EIKOS - International Research Group on Rhetoric. International

Centre for Philosophical Research. Department of Humanistic Sciences, University of Palermo, IT,

Apr 2015, The Conference will take place at the Palazzo Chiaramonte Steri and Orto Botanico of

Palermo., Italy. �hal-01136444�

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A theologalis communibus origo in Politica: Max Weber, Carl Schmitt, Jürgen Habermas e le loro comuni radici teologiche nella nozione di ordine

Giuseppe Iurato University of Palermo, IT

E-mail: giuseppe.iurato@unipa.it

Comunicazione presentata al congresso internazionale

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Building Consensus. Rhetoric between Democracy and Conflict, organizzato dall’International Research Group on Rhetoric EIKOS del Centro di Ricerca Filosofica – CRF del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Palermo, IT, nei giorni 15-18 Aprile 2015.

In una prospettiva storico-filosofica, Nicholas Rengger afferma che «Order is one of the oldest and most discussed topics in political enquiry. From Greek tragedy and philosophy, to Roman conceptions of Imperium and Auctoritas, medieval notions of trusteeship and the complex interrelations of law, power and order, to the natural lawyers of the Renaissance and early modern period and beyond, it was a constant and highly contested theme in political, philosophical and theological reflection 2 ». La nozione di ordine ha, dunque, le proprie origini nell’antica teologia filosofica. Aristotele, ad esempio, le attribuì una natura divina, manifestazione immanente di Dio posta alla base del logos, a cui gli esseri umani possono partecipare nelle modalità e nelle forme dettate dal grado e dal luogo di rivelazione del divino. Questa concettualizzazione metafisica dell’ordine fornita dalla teologia antica è continuata nella tradizione teologica medioevale fino ai tempi moderni, influendo sulla nozione stessa di ordine politico, ma anche di normatività e di regolamentazione, durante la non facile, conflittuale e destabilizzante convivenza col sopraggiunto razionalismo cartesiano il quale agiva, perlopiù, in termini destrutturanti, sulla natura teologico- metafisica che esso possedeva.

Carl Schmitt è stato uno dei primi filosofi, di tradizione cattolico-ortodossa, ad aver manifestamente individuato, nella sua Teologia Politica (1922), quali intrinseche prospettive teologiche sottostanno al dibattito politico, puntualizzando sui rapporti fra teologia e politica, quindi rilevando le numerose e continue analogie e similitudini strutturali fra la teologia per un lato e la

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The main aim of the international conference entitled Building Consensus. Rhetoric between Democracy and Conflict, organized by the International Research Group on Rhetoric EIKOS of the CRF of the University of Palermo, IT, and held in Palermo in the days 15-18th April 2015, has been to encourage an interdisciplinary investigation of the role of rhetoric and discursive processes in the realization of democracy and its eventual degenerations. In the contemporary debate on this topic, there seems to be a polarization between two different conceptions of democracy, namely the “deliberative” one and the “agonistic” one. The first one is related to the classical tradition that considers Habermas as its main reference point. This conception emphasizes the role of rational deliberation as a means to produce a legitimate and binding consensus. Instead, the second one draws its inspiration from Carl Schmitt, and considers conflict and disagreement as unavoidable conditions of democratic life. Despite their obvious differences, these two theoretical models have a conception of rhetoric in common that is subjected to, or at least separated from, the full exercise of argumentative rationality. Nevertheless, an interpretation of rhetoric that includes the logical-argumentative dimension in the rhetorical domain is possible. In this way, the recovery of rhetoric, considered both as a practice and as a theory of persuasive speech, may shed light on the role of discursive processes in building consensus, and thus might allow a revision of the dialectical tension between the pairs of dualistic concepts that the debate tends to focus on: normative/descriptive, rational/irrational, agreement/conflict. Starting from this theoretical framework, the organizers of this conference have been aimed to receive papers with a theoretical or historical character that come from different disciplines and perspectives, including, for example, rhetoric, philosophy of language, philosophy of politics, argumentation theory, sociolinguistics, discourse analysis, and political science. See http://ricercafilosofica.it/crf/?page_id=112

2

Cfr. N.J. Rengerr, International Relations, Political Theory and the Problem of Order. Beyond International Relations theory?, Routledge – Taylor & Francis Group, London, 2005, pp. 1-2. Cfr. R. Orsi, Rethinking the Concept of Order in International Politics:

Jürgen Habermas and Carl Schmitt, Department of International Relations of the London School of Economics and Political

Sciences, London, 2012.

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giurisprudenza e la politica per l’altro. Per Schmitt, le modalità e le forme di garanzia dell’ordine non sono granché mutate nel corso della storia, sostenendo come le moderne costruzioni teoretiche della politica altro non siano che concetti teologici secolarizzati, i quali non hanno perso quell’intrinseca visione provvidenziale del mondo, per cui l’ordine ancora dipende, com’è sempre stato, dalla teologia politica 3 . La teologia politica schmittiana è una continuazione costruttiva delle idee di Max Weber 4 in sociologia delle religioni, rivisitate in chiave più metafisica che sociologica, ovvero in una sorta di sublimazione metafisica secondo una moderna prospettiva teologica la quale ha appunto condotto Schmitt alla costruzione di una teologia politica, ritornando così alla vera natura originaria dell’ordine, quella legata alla Rivelazione (ἀποκἀλυψις).

Dalla parte opposta suol situarsi la rivisitazione, sulla scia delle catastrofi umane della prima metà del XX secolo, della nozione di ordine da parte di Jürgen Habermas, facendo ricorso ad un’opportuna riformulazione del razionalismo fondato da un lato su una razionalità immanente, ripensata sulla base delle nozioni di comune consenso e di intersoggettiva comunicazione dialogica, dall’altro su una decostruzione della nozione di ordine politico ottenuto mediante un processo di emancipazione per snaturazione della sua originaria struttura metafisica e teologica, riformulando quindi una nozione di ordine legale in termini di una moderna filosofia del linguaggio, contestuale e funzionale ad una comunità regolata da norme e regolamenti legali concepiti entro una sfera di pubblica legittimazione fornita attraverso istituzioni parlamentari entro le quali inglobare laicamente le stesse comunità religiose, attraverso un’analisi linguistica delle proposizioni e degli assunti metafisici e teologici dell’ordine, processo di razionalizzazione – che Habermas chiama linguistificazione del sacro all’interno di una teologia pratica – il quale altro non è che una secolarizzazione delle forme religiose di ordine e delle loro teorizzazioni metafisico-teologiche, le cui radici possono rintracciarsi ancora nelle idee weberiane 5 sulla secolarizzazione e la modernizzazione come razionalizzazione, intese rientranti nella sua sociologia dei processi culturali.

Abbiamo, dunque, da un lato il tentativo schmittiano di ricostruire l’originaria natura metafisico- teologica delle nozioni della politica, dall’altro un tentativo habermasiano di decostruire invece tale loro natura, entrambi esplicati sulla base dei processi di secolarizzazione e modernizzazione della sociologia weberiana, in relazione alla fondamentale e comune nozione di ordine. Nella presente comunicazione vorremmo, dunque, porre in risalto sia il precipuo e comune ruolo svolto dalla nozione di ordine in entrambi questi due tentativi apparentemente antitetici, sia l’opportunità d’istituire un possibile e proficuo confronto, più approfondito e particolareggiato, degli inerenti processi di costruzione e decostruzione, quali intesi ad esempio nell’originario senso heideggeriano, degli intrinseci contenuti metafisico-teologici delle nozioni ivi coinvolte, in modo tale da poter individuare ulteriori, possibili nessi fra le due prospettive schmittiana e habermasiana.

3

Cfr. P. De Vitiis, Carl Schmitt e la teologia politica come problema ermeneutico, in: Testis Fidelis. Studi di filosofia e scienze umane in onore di Umberto Galeazzi, a cura di D. Bosco, F.P. Ciglia, L. Gentile e L. Risio, Orthotes Editrice, Napoli, 2012, pp. 277- 289.

4

Sull’influenza di Weber in Schmitt, cfr. per esempio K. Duncan, The State of the Political. Conceptions of Politics and the State in the Thought of Max Weber, Carl Schmitt, and Franz Neumann, Oxford University Press, Oxford, 2003.

5

Cfr. N. Adams, Habermas and Theology, Cambridge University Press, Cambridge, 2006. Cfr. pure J.P. McCormick, Weber,

Habermas and Transformations of the European State. Constitutional, Social, and Supranational Democracy, Cambridge University

Press, New York, 2007, Chapters 2, 3.

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