A NNALI DELLA
S CUOLA N ORMALE S UPERIORE DI P ISA Classe di Scienze
P IETRO B URGATTI
Sull’equazione (a
1x + a
0)y
00+ (b
1x + b
0)y
0− nb
1y = 0 e sopra un criterio per riconoscere la natura delle radici di y
n(x) = 0
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Scienze 2
esérie, tome 1, n
o1-2 (1932), p. 165-172
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E SOPRA UN CRITERIO
PER RICONOSCERE LA NATURA DELLE RADICI DI yn(x)=0
di PIETRO BURGATTI
(Bologna).
1. - LAGUERRE nei suoi bellissimi studi
algebrici (i)
sioccupò
dei criteri atti a riconoscere sel’ equazione Yn(x) =0,
in cuiyn(x)
è unpolinomio
digrado n
soluzione di una
equazione
differenziale lineare e omogenea del second’ordine,
ha o non tutte le radici reali. Ne trovò uno che è valido in alcuni
casi;
ilsolo, credo,
cheoggi
si conosca.Ritengo
utile darnequi
una dimostrazione elementare.Anche limitandosi alle
yn(x)
soddisfacenti allesemplici equazioni
deltipo
che ammettono sempre come soluzione un
polinomio
digrado
n, il criterio di LAGUERRE nonpermette
di riconoscere la realità delle radici di in tutti i casi.Pertanto,
data la difficoltà el’ importanza
dellaquestione,
credo che riusciràinteressante la conoscenza del teorema che segue.
Indicheremo con ó il determinante
a!bo-aobi,
che è un invarianterispetto
al cambiamento di variabile
giacchè
in virtù della trasformazione risultamoltiplicato
per a2. Lo chiameremo l’invariante lineare della(1).
Orbene,
seYn(x)
è ilpolinomio
soddisfacente alla(1), t’ equazione yn(x) =0
ha tutte le radici reali
quando
l’invariante èpositivo,
oppurequando,
essendo
negativo,
è in valore assoluto minore di ne ha invece dellecomplesse quando
l’invariante ènegativo,
ma in valore assolutomaggiore
di
6,2.
Esistono delle radici realimultiple
incorrispondenza
ai casidi
ecc.
Quando
siaaí=0
basta la solacondizione ó0
per l’esistenza delleradici
complesse.
-La
prima parte
del teorema(03B4 > 0)
si dimostra subito col criterio di LAGUERRE.La terza
parte riguardante
le radicicomplesse
discende da una relazione ricor- rente fra ipolinomi yn(x).
Presenta invece difficoltà che sembrangravi
la dimostra-zione della realità nel caso
1 b
Io non le hosuperate.
Nondimeno non hodubbio intorno alla verità del
teorema,
che è direttamente verificabile pern=2, 3,
4.(1)
Oeuvres, T. I, pag. 133 e seguenti.166
2. - Lemma. Siano ai, a2, ...., an le radici tutte reali
dell’ equazione f(x)
= 0di
grado
n. Si ha per cose notePosto
x == a + i03B2,
si ottienela
quale
dimostra chequesto rapporto
è della formaSi conclude
pertanto :
sef(x)=0
ha tutte le radicireali,
il coefficiente di i nelrapporto f + 2)
f(a +i03B2)
ha segno contrario afl.
3. -
Supponiamo
ora chef(x)=0
ammetta una solacoppia
di radici com-plesse,
ea - i03B2;
si avràin cui ha tutte le radici reali.
Derivando due volte e
ponendo
si ottieneFacendo il
rapporto
risultaPer il lemma
precedente
ilrapporto
~ dellasi
haperciò
in cui il coefficiente di i
è,
a meno d’un divisorepositivo,
Si conclude
pertanto : nell’ipotesi
fatta il coefficiente di i nelrapporto
f (a
ha lo stesso segno diB
/" a
+ ifl)
Se
dunque
in un caso si trovasse chequesto rapporto
ha segnoopposto
aquello
di{3, bisognerebbe
concludere che laf(x) = O
o ha tutte le radici reali one ha
più
di dueimmaginarie.
Maquest’ ultimo
caso è da escludere.Ammettiamo infatti che abbia le radici
a + i03B2
ea + ib distinte,
e siaa+ i#
quella
cheha,
in valoreassoluto,
ilmaggior
coefficienteimmaginario > b2).
Per essa vale la
(2).
Alloraponiamo
in cui per
l’ipotesi
fattaq(x) =0
ha tutte le radici reali. Si deduceLa
parte immaginaria
dell’ ultima frazioneè,
a meno d’ un fattorpositivo,
cioè di segno contrario a
~B, (P2 > b2),
come laparte immaginaria
diq’ / q
a normadel lemma stabilito. Ne segue che la
parte immaginaria
di°‘ + 2’)
P at
) è ancora disegno contrario a
(J,
come nelle considerazioniprecedenti.
Sedunque
a +iB
èla radice di
f(x) ~ 0
che ha ilmaggior
valore perP2
@ il coefficiente di i nelrapporto f ,°‘
f (a’i- iB)
ha lo stesso segno diB; talchè,
se in un caso sitrova che cotesto
rapporto
ha invece sempre il segnoopposto
afl
si dovràconcludere che
l’equazione f(x)=0
ha tutte le radici reali.l’ equazione
differenziale a cui soddisfa laf(x) ;
si ricavaSe
questo rapporto
risulta di segno contrario afl,
si concluderà chel’equazione f(x)=0
ha tutte le radici reali. Nel caso contrario non sipotrà
affermar nulla.
È questo
il criterio diLaguerre.
4. -
Applichiamolo all’ equazione yn(z)=0,
in cuiyn(x)
è ilpolinomio
soddi-sfacente alla
(1).
Posto chea+i#
sia una suaradice,
si deduce dalla(1)
stessaIl coefficiente
di i,
a meno d’ un fattorpositivo,
èessendo ó l’ invariante lineare. Ne consegue: invariante è
positivo,
laequazione yn(x)=0
ha tutte le radici reali.È
laprima parte
del teorema enunciato.168
Questo
vale inparticolare
per i notipolinomi
di LAGUERRE e perquelli
diHERMITE,
che soddisfanorispettivamente all’ equazioni
Per il caso
8 0
il criterio di LAGUERRE non dà nulla.5. - Si possono determinare delle formule ricorrenti relative ai
polinomi Yn(x)
con vari
indici,
senza conoscere nè la loroespressione
nè la lorogenesi,
sfrut-tando cioè la sola
equazione differenziale;
cosa che non ho veduto fatta da altri autori in casianaloghi.
Si vedrà laparte importante
che ha 1’ invariante lineare.Anzitutto
poniamo
persemplificare t=x+ b°;
b, la(1)
diventache scriveremo
Introduciamo
1’ operatore
per modo che la
(2)
si scrivesemplicemente ~,2(y~z) = o.
Siottengono
subito ledue formule
seguenti :
Derivando
poi l’equazione
differenziale si ottienedalla
quale
si deduceOra calcoliamo Si trova
che per la
prima
delle(4)
diventaSe
dunque
si poneossia
il secondo
membro,
in virtùdell’ equazione differenziale,
si riduce aossia a
Ne consegue
La condizione
imposta equivale
ab= -hci, a=hco,
essendo h un fattoredi
proporzionalità ;
risultadunque
Poichè la funzione dentro
parentesi
è unpolinomio,
dovrà essere necessariamenteIl fattore A risulta determinato considerando le
più
elevatepotenze
deipolinomi (2).
Si trova
°
Tornando alla variabile x e alle
primitive costanti,
si ottieneche è
appunto
una relazione ricorrente(3).
Se ne
può
dedurreun’ altra,
dove noncompariscono
le derivate.Infatti,,
derivando la
(5)
e tenendo contodell’ equazione differenziale,
si ottieneUsando ancora la
(5)
equella
che si deduce cambiando n inn-1,
si possono farsparire
le derivateprime. Dopo qualche semplificazione
si trovala
quale, passando
allaprimitiva variabile,
diventache è la relazione ricorrente cercata.
6. - Ora per tornare al nostro teorema facciamo due osservazioni
preliminari.
Per n=2 la soluzione
polinomiale dell’equazione
differenziale(2)
èche ha radici reali se,
supposto Ci0y risulta | c1 1 e,’-;
radicicomplesse
seQueste
condizionicorrispondono a ò0
nelprimo
caso;b 0 con 8
nel secondo caso ; equesto
conformemente al teorema enun-e) Il coefficiente della più alta potenza in si suppone uguale a uno.
(3) Manifestamente questa è valida anche per le soluzioni trascendenti della (1). Di qui
il vantaggio della esposta deduzione.
170
ciato. Nel caso
co = 0
basta la condizioneossia 03B40, perchè
le radicisiano
immaginarie.
Per n = 3 la soluzione
polinomiale
èed è facile verificare la verità del teorema. Posto
z= t + 2co, l’equa-
zione diventa
il cui discreminante è
hl(c,2,-h).
Se èhO,
oppureh>0
et~
esistono radicicomplesse;
radici sono tutte reali.Queste
condizioni corri-spondono appunto
a8 0
nel caso dellarealità ;
ab 0
coni b 1 > a 2 i
nel caso
opposto.
La seconda osservazione che occorre è
questa,
ed è del LAGUERRE : Sef(x)
= 0ha tutte le radici
reali,
anche ha tutte le radici realiqualunque
siaC.
Possiamo darne una dimostrazionesemplicissima.
Per starenel caso che
c’ interessa,
consideriamo la funzioneche per
ipotesi
ha n radicireali, quelle
che annullano ne segue per il teorema di Rolle che la sua derivataha pure n -1 radici
reali,
e sonoquelle
che annullano(4)
Ciò
posto,
considerando la relazione ricorrente(5)
vediamo che se Yn-! =0 ha delle radicicomplesse queste appartengono
aepperò
layn=0
nonpuò
avere tutte le radicireali,
altrimenti si cadrebbe in contradizione con l’osservazioneprecedente.
Ma pern=2,
n=3 abbiam visto che le condizioni03B40, | > a21 assicurano
1’ esistenza di radicicomplesse; perciò qualunque
sia nl’equazione yn(x)=0
avrà delle radicicomplesse quando
siaò 0 e conformemente
al teorema enunciato.Riguardo
alla realità delle radici nelcaso ~ 0
non pare che le relazioni ricorrenti possano fornirne una dimostrazionerigorosa.
(4) Se una radice della yn = 0 fosse t =
-~ si
0 può scrivere yn - (cot - ci)z(t) e verrebbe onde si vede che il teorema è ancora vero.7. -
Vogliamo
infine indicare una relazioneintegrale
che fa vedere semprepiù l’importanza
dell’ invariante lineare.Moltiplichiamo l’ equazione
differenziale(2)
per il fattoreEssa
acquista
la formaossia
Scriviamo la stessa
equazione
cambiando n in m;poi moltiplichiamo
laprima
per ym, la seconda per yn esottragghiamo;
si ottienee
Se
s’ integra fra quando
siab > 0,
si trova manifestamenteossia con la
primitiva
variabileSe
è ó0 questa
formula non sussistepiù.
Si concludepertanto : quando
l’invariante lineare è
positivo,
e solo in tal caso, le funzioniformano un sistema
ortogonale.
Si noti chequesto
teorema è valido per tutte le soluzioni della(1).
8. - Sarà utile far vedere che la seconda soluzione fondamentale della
(1),
nonpolinomiale,
si ottiene in modo assaisemplice.
Derivando n volte la(1),
sitrova
da cui
172
Di
qui
si deducee per una nota formula
Questa
èappunto
la seconda soluzione nonpolinomiale.
(~) PINCHERLE ; Lezioni di calcolo, pag. 472.