R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
M ARIO V OLPATO
Sulle funzioni definite implicitamente dall’equazione f (x, y) = 0
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 31 (1961), p. 255-265
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DALL’EQUAZIONE f(x, y)
= 0Nota
(*)
di MARIO VOLPATO(a Venezia)
In un recente lavoro
1 )
ho iniziato lo studio di unaparticolare
classe di
superficie,
laquale,
pur avendo unageneralità
che siapparenta
aquella
dellesuperficie lipschitziane, presenta
note-voli
proprietà geometriche
del tutto simili aquelle
ben notedella
geometria
differenziale classica.In vista di ulteriori
sviluppi
diquel lavoro,
sipresenta
unaquestione
il cui interesse trascende iparticolari
motivi che lapongono e della
quale qui
mi occupo considerando il casopiù semplice
dalpunto
di vista formale. Ecco di che si tratta.Si estenda il concetto di soluzione del
problema
considerando soluzioni anche
quelle
funzioniy(x)
assolutamentecontinue,
soddisfacenti(1), (2)
e,quasi
ovunque, la(3). Allora,
in
quale
classe di funzionif (x, y), più ampia
diquella
indicata(*)
Pervenuta in redazione il 9 novembre 1961.Indirizzo dell’A.: Istituto Universitario Ca’ Foscari, Venezia.
1)
M.VOLPATO, 8Qpra
alctm,egeometriche di
Unaparticolarre
cla,ese di Rend. Sem. Mat. Univ. Padova, vol. XXX (1960), pp. 328-348.
dal classico teorema sulle funzioni
implicite
di U.Dini, può
essere formulato un teorema di esistenza ed unicità
Non mi risulta che la
questione,
cosposta,
sia stataoggetto
di studio
prima
d’ora2).
Inquesta
breve Nota indico unarisposta
alla
questione.
Nel n. 1 definisco la classe delle funzionif(x, y)
nella
quale
verrà studiato ilproblema,
nel n. 2 enuncio il teorema di esistenza edunicità,
alla cui dimostrazione sono dedicati inn.
3, 4 ;
nel n. 5 metto in evidenza un insieme nelquale
è certa-mente soddisfatta
l’equazione (3),
e,infine,
nel n. 6segna,ló
unesempio
critico.1. - La classe delle funzioni
f (x, y)
nellaquale
indico un cri-terio di risolubilità del
problema posto,
non è nuova.È,
sostan-zialmente,
la stessa che ho considerato altrove aproposito
delladerivabilità delle funzioni
composte 3). Precisamente,
si trattadelle
funzioni,
reali di variabilireali, y)
definite in un ret-tangolo R= 3
e che ivisoddisfanno le condizioni:
I)
sono assolutamentecontinue, separatamente, rispetto
allesingole variabili ; I1
II)
hanno le derivateparziali f =(x, y), [j;(x, y)],
in tutti ipunti
diquasi
tutte le sezioni di R con le verticali[orizzontali] ;
su
quasi
tuttequeste
sezioni le derivateparziali subordinano f un-
zioni continues e,
posto
le
funzioni Z(x), [M(y)],
che risultano migurabili inJ, [J],
sonopure sommabiti ivi.
Riservando il nome di ordinarie alle funzioni
f (x, y)
dotatedi derivate
parziali prime continue,
e usando unaterminologia
’)
Per una intereesantegeneralizzazione
del teorema del DINI sivegga B.
MANIÀ, 8qpra i
di informa
im-Rend. Ist. Lombardo di Se. e Lettere, serie II, vol. LXIX.
I)
M.VoLPATo,
Sulla assoluta 8Uùa della claessca derivazione delle composte, Rend. Sem. Mat., vol.XXVII
(1957),
pp. 37-47.introdotta nel loco cit. in
1),
diremo che le funzionif (x, y)
soddi-sfacenti
I), II)
sonoquasi
ordinarie in modoregolare (breve-
mente :
Q.O.R.).
Laragione
della denominazione sta nel fattoche,
inquasi
tutti ipunti
diR,
unaf (x, y)
soddisfacenteI ), II ) è,
fral’altro,
differenziabile nel senso diStolz ;
nonsolo,
magli
eventuali
punti
di 1~ ove non sussiste tale differenziabilità sonocontenuti nell’unione di un’insieme di verticali e di un insieme di orizzontali
segati,
ognuno, in insiemi di misuranulla, rispet-
tivamente dalle orizzontali e dalle verticali.
È
il caso di ricor- dare che sonoQ.O.R.
le funzioni deltipo
con
g(x, y)
sommabile( superfi cialmente )
in R.2. - Teorema di esistenza e di unicità.
Ecco il teorema di esistenza e unicità
(in piccolo)
cherisolve,
nel senso da noi
precisato,
ilproblema 1), 2), 3).
Sia
f(x, y)
unaf u~nzione Q.O.R.
ePo(xo, yo)
sia unpunto
di R per ilquale
i) f;,(x, yo)
ècontinua, ü)
sussistono leÉÀ)
esistono un intornoRo = 30
x = ~x - I
a o ,Jo
= ~y -
yo1 Po e
un numero kpositivo
e minore diuno tali che per
ogni 30
e perqua,si
tuttigli
y diJo
risultaIn
queste ipotesi, in
un intornoJ:
di x. esiste una ed una sotaf unxione Y(X)
assolutamente continuasoddisfacente l’uguaglianza
per
ogni
x di~ó ,
la condizionee
l’uguaglianza
per
quasi
tuttigli
x di3* o
È
appena il caso di osservare che laiii)
è certamente sod- disfattaquando
laf;,(x, y)
è continua nelpunto Po . L’esempio
che indicheremo nel n. 6 mostrerà che se non è soddisfatta la
iii)
il
problema 1), 2), 3) può
non avere soluzione unica. Vedremo che le nostreipotesi
assicuranol’applicabilità
del teorema diderivazione delle funzioni
composte
cit. in3)
alprimo
membrodella
(5),
diguisa
che la(7)
è una conseguenza della(5).
3. - Dimostriamo ora il teorema enunciato.
Posto
basta provare
che,
in unintorno 3§
di xo, esiste una ed una sola funzioney(x),
assolutamentecontinua,
laquale
soddisfal’ugua- glianza
in
ogni punto
di~ó ,
la condizionee
l’uguaglianza
in
quasi
tuttigli
xdi 30* -
È
il caso di rilevareesplicitamente
chel’appartenenza
dellaalla classe delle funzioni
Q.O.R.
e laposizione (8) implicano
le relazioni *
sufficienti per dire che anche
g(x, y)
èQ.O.R.
in R.Inoltre,
attesa lai),
ancheg;,(x, yo)
è continua in 3 e sussi-stono,
a norma diii ),
leInfine la
iii) implica,
come oravedremo,
l’esistenza di unintorno
3~
di xo , contenuto siffatto che perogni
x E3ó
e per
quasi
tuttigli
y diJo
sussiste ladisuguaglianza
e essendo un
qualsivoglia
numero realepositivo.
Infatti,
osserviamodapprima che,
soddisfacendo k le disu-guaglianze
sussistono,
perogni
e >0,
le relazioniEbbene,
attesa la continuità diyo),
esiste un intorno3ó
di xo, contenuto in~o,
e nelquale
sussiste ladisuguaglianza
Di
qui
e dalla(4)
seguono allora le relazioniche,
insieme con la(17),
porgono,appunto,
la(15).
4. - Ciò premesso, indichiamo
con 3,’
un intorno di xo siffatto che perogni
suacoppia
dipunti x’,
x" sussista ladisuguaglianza
Posto
J:
=J:,
e detto E lospazio
delle funzionix(x)
continue(la
metrica essendoquella lagrangiana),
consi-deriamo in E l’insieme
27o
formato dallez(x)
soddisfacenti ledi
guisa
cheLo
risulta convesso, ehiuso elimitato; anzi,
addirit-tura, compatto
in Z.Ebbene,
consideriamo la trasformazione T definitadall’ugua- glianza
e mostriamo che T muta
~o
in sè.Infatti, sfruttando, nell’ordine,
la
prima
delle(13),
la(21)
e la(22)
che porgono ladisuguaglianza
la
(15)
e, ancora, la seconda delle(22),
sipuò
scrivereAllora
essendoT, evidentemente, continua,
esiste in1:,
almeno un elemento unito per T.
Cioè,
esiste almeno unay(x)
continna in
~À ,
soddisfacente leper
ogni coppia x’, x"
di~ó ,
e laper
ogni
x di3§ .
Tale elemento unito è unico
perchè
a norma dellae della
(16),
la trasformazione T è una contrazione nel sensodi
Caccioppoli.
Per
completare
la dimostrazione del nostro teorema resta da provareche,
perquasi
tuttigli x
di3§,
lay(x)
soddisfa anche la(11). Infatti,
osserviamo intantoche,
a norma della seconda delle(26),
lay (x)
è assolutamente continua in3*
eche,
per la seconda delle(27),
la curva diequazione y
= è contenuta nelrettangolo Ro = 3* o
xJo .
Ma inquesto rettangolo
lag(x, y),
che è
Q.O.R.,
soddisfa laprima.
delle(13)
e la(15).
Sonoquindi
sommabili
in 3§
iprodotti
e
pertanto,
a norma del mio citato teorema sulla derivazione delle funzionicomposte, sussiste, quasi
ovunque in~ó ,
la(11).
Ilteorema è cos
provato.
5. - Osservazione.
È
il caso di rilevare che se( ~, y(~», ~
E3,*,
è unpunto
diR§
nel
quale
la funzionef (x, y)
è differenziabile secondoStolz’),
allora la
y(x)
è derivabile nelpunto ~
e risultaInfatti,
detto x . un altropunto di 3§
distintoda E, dall’ugua-
glianza
.e dalla
differenziabilità,
secondoStolz,
dellay )
in( ~, y(~»,
segue
l’uguaglianza
ove Q è un infinitesimo
Di
qui
e dal fatto che la(4) implica
leoppure le
a seconda che è
I;(xo, yo)
> 0 oppuref;,(xo, yo) o,
seguee
quindi
la(30),
dato che b è infinitesimo con(x
-~). È
il casodi ricordare anche che a norma delle
(11), (13)
e(15)
sussistela
disuguaglianza
’)
Si ricordi chegli
eventualipunti
ovey) può
non essere dif-ferenziabile secondo STOLZ
appartengono
ad un insieme di misura nulla di orizzontali e di verticali.6. - Dimostriamo ora con un
esempio l’impossibilità
di ri-solvere in maniera univoca il
problema 1 ), 2), 3)
nella classe delley), Q.O.R.,
e con le sole condizionii), ii).
In un intornodi
(0, 0 ),
peresempio
nelquadrato Q : 1, ~ I y ~ 1,
consi-deriamo la funzione
evidentemente,
continua e assolutamente continuarispetto
allesingole
variabili. In tutti ipunti
delle orizzontali distinte daquelle
diequazione y
= =1, 2,
... , esiste la derivataparziale rispetto ad y
data dallae
pertanto,
continuarispetto
ad x e sommabilerispetto
ad y.Dappertutto poi
risulta1.’(x, y) =
1. Laf (x, y)
èdunque Q.O.R.
in
Q.
Assunto comepunto Po l’origine (O, 0),
visto chef (o, 0)
=0,
f;(x, 0)
= -1,
la nostray)
soddisfa anche le condizionii)
e
ii)
del nostro teorema. Non soddisfaperò
laiii). Infatti,
inqualsivoglia
intornodefl’origine
cadonopunti
delle orizzontali diequazione y
= n =1, 2, ... ,
9 e, inqualsivoglia
intornodi detti
punti
laf;,(x, y)
non è limitata.Ebbene,
proveremoora che ad
ogni
hssato x del codominio delle due successionii cui termini sono,
rispettivamente,
a sinistra e a destra di x =0,
e che sono entrambe infinitesime al
divergere di n,
sipuò
asso-ciare
più
di un valoredi y,
infinitesimo aldivergere
di n., per ilquale
è soddisfattal’equazione f (x, y)
= 0. Ed èquanto
bastaper escludere l’unicità di una eventuale soluzione
y (x),
nullanell’ origine,
dellaf (x, y )
== 0.Fissiamo allora x nel codominio della seconda successione
e
proviamo
chel’equazione
.ammette
più
di unasoluzione,
infinitesima aldivergere
di n.Una soluzione
è y = 2 / (4n -
Un’altra è interna all’inter- vallo2 / ( 4n - 3 )n y 2 / ( 4n - 5)n, perchè p(y)
è continua e assume,negli
estremi di dettointervallo,
i valoridi segno
opposto.
Un’altra ancora, è interna all’intervallo2 j (4n - ~ )~ y 2 j (4n - 7)n.
E cos via.In maniera
analoga
si vede che fissando x nel codominio dellaprima
successione eposto
l’equazione y(y)
= 0 è soddisfatta per y =[ - 2/(4n -
ealmeno per un valore