R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
G IUSEPPE Z WIRNER
Su una particolare classe di equazioni alle derivate parziali del quarto ordine sopra una superficie chiusa
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 17 (1948), p. 139-159
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DERIVATE PARZIALI DEL QUARTO ORDINE SOPRA
UNA SUPERFICIE CHIUSA.
Memoria
(*)
di GIUSEPPE ZWIRNER(a Padova)
Precisato il concetto
generale
diequazione
lineare alle de- rivateparziali
sopra unasuperficie topologicamente definita,
il CIMMINO ha esteso
(1)
alleequazioni
ditipo
ellittico del secondo ordine sopra unasuperficie chiusa,
un metodo ideato da CACCioP- per provare i teoremi di esistenzadegli integrali abeliani
sulle
superficie
di RIEMANNchiuse,
e da tale estensione ha dedotto i teoremiesistenziali,
su unasuperficie chiusa,
delle soluzionidell’ equazione
lineare ditipo
ellittico del secondo ordine.In
questo
ordine di idee sipuò
o studiare unparticolare tipo
diequazione
invarianterispetto
a un dato gruppo di tra- sformazioni delle variabili(nel
caso diCACCIOPPOLK
il gruppo delle- trasformazioniconformi),
o studiare leequazioni
ditipo generale
invarianti
rispetto
al gruppo di tutte le trasformazioniregolari
delle variabili
(come
nel caso considerato dalCIMMINO).
E nei
problemi
concreti trattatida
CACCIOPPOLl e da CIMMINO è stato inogni
caso sfruttato in modo essenziale il ,fatto che iprimi
membri diquelle equazioni
sipotevano
considerare comedensità,
relative ad una certa funzioneadditi va
sullasuperfie e.
(*) Pervenuta in Redazione il 20 Luglio 1947.
(’) G. C i M Mi Ne i Sulle equaxioni lineari alle derivate parxiali del
secondo ordine di tipo ellittico sopra una superficie chiusa (Annali della
Scuola Normale Superipre di Pisa, serie II, vol.
vII ~( 1938),
pp. 73-96].(2) R. CACCIOPPOLI: Sui teoremi d’ esistenxa di Riemann Rendi-
conto dell’ Accademia delle Scienze fisiche e matematiche, serie IV, vol. IV, (1934), pp.
49-54].
Per
esempio :
sia S unasuperficie topologicamente
definitae dotata di una metrica
angolare,
introdotta nell’ intorno diogni punto
mercè la variabilecomplessa
locale, che fornisce di tale intorno unarappresentazione piana conforme,
e consideriamo su.S
1’ equazione
Ora,
se cp(x, y)
è una funzione continua su S assieine allesue derivate
parziali
dei duepriiui òrdini, l’espressione ág,
re-lativa ad un
punto
P di S e alla variabile locale x + è unadensità,
cioèdipende
dalla variabilecomplessa
locale adottata in P ma in maniera tale che il suointegrale indefinito,
come fun-zione
d’insieme,
risultaindipendente
daquella variabile,
sicchèpuò pensarsi
comerappresentante
una distribuzione di massesulla’
superficie,
considerata iutrinsecamente. Precisamente nelpassaggio
dalla variabilecomplessa x -~- i y
all’altral’espressione Ap
si trasforma mediantemoltiplicazione
perSono stato allora condotto a studiare sopra una
superficie
chiusa una classe di
equazioni
differenziali lineari alle derivateparziali
deltipo:
ove a
e p
indicano delledensità,
laprima
dellequali
semprepositiva,
diguisa
che ~espressione
L(li)
sicomporta
anch’ essacome una densità. ’
. Per estendere il metodo di CACCIOPPOLI-CIMMINO
all’ equa-
zione
(I)
ho dovuto in modoanalogo
aquanto
ha fatto il CIMMINOper le
equazioni
del secondoordine,
stabiliredapprima
una pro-prietà integrale
per le soluzioni dell’equazione I) ,
laquale
co.stituisce una naturale estensione della
proprietà
espressa dal teo-rema della media per le funzioni biarmoniche
(3).
Provopoi
chetale
proprietà
di media è unaproprietà caratteristica,
nel sensoche una funzione 2c, che verifichi
quella proprietà
in tutto uncampo,
coincide,
a meno eventualmente deipunti
di un insiemedi misura
nulla,
con una soluzionedell’ equazione (I),
anchequando
si suppone soltanto la u sommabile con una suapotenza
con
esponente maggiore
di 2.Estendo
poi all’equazione
considerata il teorema fondamen- tale stabilito da CIMMINO per. leequazioni
lineari del secondo or-dine di
tipo ellittico,
e da tale estensione deduco il teorema del- l’alternativa.È
darilevare,
peresempio,
che il caso da me considerato rientra nelpunto
divista, diciamo,
di CACCIOPPOLI. Si ponequindi
naturalmente la
questione
di vedere se si possatrasportare
ilpunto di
vista di CIMMINO anche alleequazioni
lineari alle derivateparziali
delquarto
ordine. ,E del resto è chiaro che le considerazioni svolte mettono in evidenza che il nletodo di CACCIOPPOLI - CmnNo si
presta
allostudio di classi di
equazioni
linearipiù generali
diquella
dame considerata.
1. - Sia S una
superficie
chiusatopologicamente
definita edotata di una metrica
angolare,
introdotta nell’ intorno diogni punto
mercò -la variabilecomplessa locale,
che fornisce di tale intorno unarappresentazione piana
conforme(4).
Nella
superficie
ctiiusa S fissiamo unaparticolare triangola- zione.abbastanza
serrataperchè
unoqualunque 7
deitriangoli I, , I2 , ... , I",
2 sirappresenti conformemente,
mediante una va-riabile
complessa locale,
su un campoC,
delpiano x ,
y(5) .
Si(3) Cfr. MiaoN Les polyarlnoniques [Hermann, Parigi (1936), fase. IV], pp. 8-9.
(4) Cfr. H. Die Idee der Riemaiinschon Fldche Leipzig, Ten-
buer (1923), pp. «16-25].
(5) Intendiamo qui sempre riferirci a rappresentazioni conformi includenti i contorni, cioè prolungabili oltre questi.
verrà cosi a stabilire una
corrispondenza
biunivoca e bicontinuafra i
punti
P di ciascun1,
e ipunti
di un dato insiemeaperto
A del
piano
x , y .Fissata una
rappresentazione
conforme T diS,
diremo cheun insieme di
punti
E di S è misurabilequando
ad esso cor-risponde
in T un insieme misurabile di A .Ad
ogni
funzione p( P) assegnata
su Scorrispondono,
me-diante
T ,
delle funzioni(x , y)
definite in A . Diremo che la~
(P)
ècontinua (è
dotata di derivateparxiali)
in unpunto
P .di S se tale risulta la rplr,
(x ,
yy) ,
nel-punto (x , y) corrispondente
a P.
(P)
si dirà sommabile su S se tali risultano le cp,(x, y)
ad essacorrispondenti
nellarappresentazione
conformeconsiderata. È da~
osservarsi comequesta nozione,
e cos pure le.precedenti,
nondipende, evidentemente,
dallarappresentazione
conforme
adottata
per S .Porremo
inoltre per definizioneSia ora F
(E)
una funzione additivadegli
insiemi misurabiliE di S . La F
(E)
si diràassolutamente
continua suS ,
se, perogni
successione di insiemi misurabiliE,
per cui tenda a zerola misura
(presa. rispetto
aT,
equindi
anche lá misura presarispetto
aqualsiasi
altra variabilecomplessa
locale adottata inP),
riesce
lim F (E) = 0 .
Allacorrisponderanno
delle fun-zioni additive assolutamente continue
F~,~ (.E~
in A . Lederivate,
di
queste
sono dellefunzioni (x, y)
sommabili in A . Le fun-zioni
8x (x , y)
verranno nelseguito
indicate con l’unica lettera8 ,
e si dirà che a è la densità della F(E)
relativa alla varia- bilecomplessa
locale adottata in P.La
densità diF (.E) dipende
dalpunto
P considerato su S nonchè dalla variabilecomplessa
locale adottata inP ; precisa-
mente la densità 8’
(x’, y’)
di F(E)
relativa alpunto
P e allavariabile
complessa
locale x’~- i y’
si otterrà daquella a (x, y)
relativa a P e alla variabile
complessa locale
+i y ,
mediantela relazione
Osserviamo inoltre che se y
(P)
è una funzioneassegnata
~u
.S ,
avente derivateparziali
deiprimi quattro
ordinicontinue,
e sono delle
densità,
laprima
dellequali
semprepositiva
edotata di derivate seconde
continue,
,1’ es p ressione
L(1)
.-- +a
+ fi q ,
relativa alpunto
P e alla variabile locale x +i y , può
considerarsi come una densità relativa ad una certa funzione ad- ditiva sulla
superficie.
Premesso’
ciò,
consideriamo ora, indicando con p un nu-mero >
2 ,
la totalità delle funzioni d’ insieme F(E)
con densitàdi
potenza
sommabili su S’ . Lospazio
funzionale costituitop20131
da
queste F(E)
è naturalmenteindipendente
dallarappresenta-
zione conforme
prescelta
per S. Fissiamo in essa unametrica,
definendo come distanza di due funzioni
Fi (E), F, (E) ,
di den-sità
rispettivamente ~l (P) , S~ ( P) ,
laDefiniremo
poi
la relazione di limitemediante l’altra
È
chiaro che il limite di una successione di funzioni dellospazio
funzionale che consideriamo è ancora una funzione del medesimospazió,
sicchèquesto
è unospazio
lineare metricocompleto.
Lo indicheremo))-1
Consideriamo
poi
F insieme di tutte le funzioni it(P)
con-tinue su
..S’,
assieme alle loro derivateparziali
deiprimi
tre ordinie aventi le derivate terze
lipschitziane,
e diciam-o Z*quel
sotto-spazio
che si ottiene associando adogni
funzione u(P)
. j-l
la funzione F
(E)
che ha per densità L(u) .
Indicheremo infine con ~* il
sottospazio
formato da tutte le funzioni di ~* e da tutte le funzionilimiti,
nel sensospecificato,
di
funzioni appartenenti
a 1*(6).
2. - Fissata una
rappresentazione
conforme T di ~S e unafunzione
f (P)
di p-mapotenza
sommabile suS,
consideriamo il funzionale lineare definito in S p dap-1
dove 8
(P)
indica.-la densità diF (E) .
Esso nondipende,
eviden-temente,
dallaparticolare rappresentazione
conforme adottataper S . ,
Premesso
ciò,
dimostriamo ilseguente :
Se il
funzionale
lineare(1) definito
in1’-1
è xero per tutte le F
(E)
diM.,
la1 (P) potrà differire soltaiito
al
pi c
neipunti
di un insieme di misura nulla da solu-xione v
Stabiliremo il teorema enunciato
provando che,
nelleipotesi dette,
laf (P)
deveverificare, quasi
ovunque, una certaproprietà integrale analoga
aquella
di media per le funzionibiarmoniche,
e facendo
poi
vedere chequesta proprietà
è caratteristica per le soluzionidell’ equazione
L(v)
= 0 ..Vedremo
poi (n. 5)
come da ciò si possa dedurre il teorema dell’ alternativa perl’ equazione I) . ~
"(6)
Per tutte queste definizioni e ipotesi fondamentali rimando il lettore al lavoro citato di CI M MI NO~ nU- 1-3.Detto
(xo , yo)
ilpunto
di Acorrispondente,
inT ,
ad unpunto
~’ diS , poniamo
e sia
poi
r un numeropositivo
abbastanzapiccolo,
affinchè ilcerchio
rappresentato dall’ equazione (2)
per p = r , sia contenuto in A . Dettopoi
v un interopositivo arbitrario,
definiamo entroil detto cerchio la funzione
1"(v) (x , y)
=(x , y) + (x, y), ponendo:
dove i coefficienti a ,
b ,
c devono intendersi determinati in modo che risultino verificate le condizioni al contorno :Estendiamo
poi
la definizione della funzione(x , y)
al-l’ intera
superficie S, ponendola- zero
in tutti i rimanentipunti
di S. Con ciò si otterrà,
evidentemente,
una funzione(P)
continua su
S,
assieme alle sue derivateparziali
deiprimi
treordini e avente le derivate terze
lipschitziane.
(7)
Osserviamo esplicitamente che la funzione introdotta mediante le (3)e (4) è un polinomio nelle variabili x , y .
Dovrà
allora,
inparticolare,
essere’
ove
’Co
indica il cerchio 0 ~ p r . 1Vogliamo
ora passare al limite nella(6)
per v --~.oo .
A tale scopo
osserviamo,
innanzitutto,
che dalla(3)
si de-duce ’
"
Operando
ora il cambiamento di variabilie ricordando che si ha
facilmente si deduce
e
quindi
purchè
esista il limite al secondo membro. Ora con unragiona-
mento
perfettamente analogo
aquello
fatto da CIMMINO nel lavoro citato(8)
si provache,
fatta eccezione alpiù
per ipunti (xo, yo)
di un insieme di misura nulla su A e per i valori di r di un
insieme di misura -nulla su un intervallo
0 ~ r ~ ro ~
con roopportunamente limitato,
il limite a secondo membro della(8)
esiste ed è dato da
Abbiamo
quindi :
Dovendo il
polinomio (p) ,
dato dalla(4),
verificare le condizioni(5) , posto
(8) pp. 81-82.
sarà
Si riconosce inoltre facilmente che risulta
e
quindi
Sommando ora membro a membro le
(9), (10),
ricordandoche per le
ipotesi
fatte la somma deiprimi
membri vale zero, in definitiva si ottiene:Abbiamo
quindi
che, nelleipotesi latte,
la1 verifica quasi
ovunque in A la
proprietà integrale (11 )
per rquasi
ovunque nell’ intervallo 0 c r ~ ro .Se fosse a = 1
e P
= 0 la( 11 )
si muta nellafor,mula
cheesprime
laproprietà
di media delle funzioni biarmoniche.3. - determiniamo
ora unaproprietà
di mediaper le
solu-zioni
dell’ eqaazione
A tale scopo
sostituiamo,
nella formula di GREEN(9)
dapprima
u con - a eoi
p vcon -
e sommiamooi
memb roa
a membro. Otteniamo :
(9) Cfr. C 1 M MI N O : ~S’ul problema generalixxato di Dirichlet per 1’ equa-
zione di Poisson [Rend. Sem. Mat dell’ Università di Padova, vol. XI
(1940),
pp. 28-89], pp. 33 nota
(13)
e pag. 44.ed essendo
in definitiva si ha:
.
Consideriamo ora una funzione ?.c
(x , y)
continua suS ,
as-sieme alle sue derivate
parziali
deiprimi tre
ordini e avente lederivate
parziali
terzelipschitziane,
che sia soluzionedell’ equa-
zione
(12)
eapplichiamo
la formula(13) ponendo
e
supponendo
che D sia la corona circolare definita das s;: p s;: r ,
dove p è la
quantità (2),
epassiamo
infine al limite per E -~ 0 . Avendosi :è facile riconoscere che si
perviene
alla formulaseguente:
la
quale
per g = 0 non è altro che la( 11 )
con 2c alposto
dif .
Per
questa ragione
e perquanto
si è osservato alla fine delnumero
precedente,
chiameremo la(14) la proprietà
di mediaper le
soluzionidell’ equazione
L(u)
= g .Supponiamo
ora che la densità a sia continua su S assieme alle sue derivateparziali
deiprimi quattro
ordini e che la fun-zione it
(x , y) ,
con le derivateparziali
deiprimi quattro
ordinicontinue su
S,
verifichi laproprietà
di media(14)
per tutti i valori di r sufficientementéprossimi
a zero.Vogliamo
allora di-mostrare che la funzione
u (x , y)
è una soluzionedell’ equazione
L
(u)
= g .A tale scopo,
dopo
di avermoltiplicato
la(14)
per,
de-riviamola
rispetto
a epoi
dividiamo il risultato cos ottenutoper r . Avremo: , ,
Derivando
quest’ ultirna espressione
successivamente due volterispetto
a r , si hada cui dividendo tutti i termini per r e
poi
derivando il risul-tato cos ottenuto nuovamente
rispetto
a r , si ottieneDi
qui passando
al limite perr - 0 ,
ricordando le(7)
inbase alle
quali
sono da calcolarsi le derivaterispetto
a p, ot- teniamo : iossia:
od anche:
Ricordando ora la relazione:
e
posto
in tale formulasi ottiene
Di
qui
e dalla(15)
si deduce:il che prova la nostra affermazione.
Ci sarà utile trasformare la
(14)
in un’altra formula dove.
figurano
soltantointegrali
tale scopomoltiplichia-
- mone ambo i membri per r" e
poi integrianio rispetto
a r fra 0r4 .
~ e r e dividiamo
poi per T.
Otteniamo’ cos :che si
può anche scrivere,
.indicando conP,,
eQ
ipunti
%0, yo e x, ydove
essendo sempre
p"
laquantità
data dalla(2).
4. - D’ ora innanzi faremo
l’ipotesi
che i coefficienti di L(u)
ed il secondo membro dell’
equazione
non omogenea L(u)
= g , siano dotati di derivate deiprimi quattro
ordini continue inA (10).
(10) A vvertianl0 peraltro che tale ipotesi è sovrabbondante per la dimo- strazione della proprietà che abbiamo in vista ma è assai utile al fine di
una maggiore rapidità di esposizione.
.
Supporremo poi
che u(x , y)
sia una funzione di p-ma po- tenza sommabile su .S e che verifichiquasi
ovunque la(16)
perr
quasi
ovunque in un intervallo 0 sl r ro , con ro sufficien- tementeprossimo
a zero.In tali
ipotesi
si provache,
tranne alpiù
neipunti
di uninsieme di misura
nulla,
la u(x ~ y)
è dotata di derivateparziali
dei
primi quattro
ordini continue su S eperciò,
in base aquanto
abbiamo visto alla fine del numeroprecedente,
essasarà,
a pre- scinderedagli
insiemi di misuranulla,
una soluzionedell’ equa-
zione L
(u)
= g .Infatti si
osservi, intanto,
che nelleipotesi
fatte la funzione è una funzione dotata in A di derivate deiprimi quattro
ordinicontinue, per Po # Q,
siarispetto
alle coordinate diPo
siarispetto
aquelle di Q.
Esisterà inoltre una costante
positiva
M tale che perogni coppia
dipuriti Po, P,
contenuti in un dominioB A ,
siadove coi simboli si indicano derivazioni del
primo, secondo,
terzo equarto
ordinerispetto
aPo ,
secondo una dire-zione o direzioni arbitrarie.
Osserviamo ancora che il secondo
integrale
di( 16) ,
sempre per leipotesi fatte,
è una funzione dotata di derivate deiprimi quattro
ordini continue e la stessa cosa sipuò
affermare percome facilmente si riconosce
ponendo
nella7o
(17)
inluogo
diu
la costante 1 .
a
Premesso
ciò,
in base ad una notadisuguaglianza
e dal fattoche
K(Po, Q)
soddisfa allaprima
delle(18)
e che u è dipotenza
sommabile con p> 2,
dalla(17)
segue che u è limitata.Arrivati a
questo punto
bastariprendere
iragionamenti
fatti da CIMMINO nel lavoro
più
volte ricordato(11~, per
provare lanostra affermazione.
(ii)
pp. 84-87.Possiamo
quindi
enunciare ilseguente
teorema :Se i
coefficienti
di L(u)
e la densità g sono dotati di de- rivateparziali
deiprimi quattro
ordinicontinzce, ogni fun-
xione u
(P) supposta
soltanto dipotenza sommabile,
conp >
2 ,
cheverifichi
laproprietà
di media(14)
per tuttigli
rsufficientemente prossimi
a xero, sarà pure dotata di derivate deiprimi quattro
ordini continue everificherà l’equazione
L(u)
= 9 ..Resta con ciò
completamente
dimostrato il teorema enunciatonel n. 2 . ..
Osserviamo
inoltre esplicitamente
che dal teorema del n.2 ,
in base a noti teoremi di analisi funzionale
lineare,
segue che sel’equazione
L(v)
= 0 èpriva
di soluzioni diverse dallo zero, lospazio E
* ècompleto
in E p , cioè~*
coincide Nelp-l p-l
caso
contrario, 1 *
si compone di tutte le funzioni F chep-1
riescono
ortogonali
alle soluzioni non nulle v di L(v)
=0 ,
cioèche verificano
la ff
0 .s
5. - Dimostriamo ora il teorema dell’ alternativa per le so- luzioni
dell’ equazione
L(u)
= g .TEOREMA - Se
l’equaxione
L(v)
= 0 non ammette soluxionidiverse da xero su
S, 1-’equazione
L = g ammettesolttzioni, quat unque
sia la densità g, con derivateparziali
deiprimi quattro
ordinicontinue;
se laL~(v)
= 0 ammette soluzioni di-verse da zero,
fra queste
ve ne sarà un numerofinito
di li-nearmente
indipendenti
v~, v2 , ... , vs , el’equazione
L(u)
= g amnaetterà soluzioniquando,
e solo g èortogonale
av~, ~’~, v, su S.
Comincian1o ad esaminare la
prima alternativa ; supponiamo
cioè che la L
(v)
= 0 non abbia soluzioni diverse da zero su S . Allora in base aquanto
abbiamo osservato alla fine del numeroprecedente,
lospazio
£ * coincide con E p . Perciòqualunque
siap-l
la funzion-e F
di 1: p
sipuò
trovare una successione di funzioniP-1
F~
di E * che ha perlimite,
nel sensospecificato
nel n.1 ,
la F.11 1
Sia g
la densità di Fe 8, quella
diF~.
Per la definizione stessa di E * adogni F~ corrisponderà
unafunzione
Uif, continuasu
S,
assieme alle sue derivateparziali
deiprimi
tre ordini eavente le derivate
parziali
terzelipschitziane ,
per cui L(ux)
=a"
e
quindi:
Supponendó dapprima
che le u, sianoequilimitate
suS,
dalla
(19)
enell’ ipotesi
’del teorema su g, con unragionamento
del tutto
analogo
aquello
svolto da CiMMiNO nel n. 7 del suolavoro citato in
(1),
si prova che le u, sono uniformemente con-tinue e
perciò
dalla successione delle u, se nepotrà
estrarreuna
sottosuccessiine
uniformementecouvergente
verso una fun-zione limite zi
(P) ~
laquale verificherà
~equazione
limite della
(19).
..Di
qui
e dal teoremaprecedente,
segue cheu (P)
è unasoluzione
dell’ equaziono L (u)
= g.Supponiamo
ora, sepossibile,
che le u, non sianoequilimi-
tate. Detto allora
Mg
il massimo modulo di 1l/c, su ~Spotremo
1 sempre supporre, sostituendo ove occorra alla successione delle U1f, una sua
sottosuccessione,
Le funzioni
20132013
hanno tutte per massimo modulo su S launità ;
esse sonoperciò equilimitate
e soddisfacendo a una equa- zione che si ottiene dalla(19)
dividendone tutti i termini per sipotrà
da talesuccessione,
perquanto
abbiamo visto pre-cedentemente,
estrarne un’ altraconvergente
uriiformemente verso una funzione che dovrà verificarel’ equazione
che si ottiene
passando
al limite per k - m nella(19), dopo
averne diviso tutti i
,termini
per.
Ma allora la ú
(P) ,
per il teoremadel: numero precedente,
èuna
soluzione,
evidentemente nonnulla, dell’ equazione
L(v) = 0 ,
il che nelle nostre
ipotesi
nonpuò
essere.Dunque
il caso che le u,, non sianoequilimitate
nonpuò presentarsi quando l’ equazione
L(v)
= 0 non ammette soluzionidiverse da zero su S .
Consideriamo ora
la
seconda alternativa:supponiamo
cioèche
1’ equazione
L(v)
- 0 ammetta soluzioni diverse da zero su ~S’.Innanzi tutto si prova, con
ragionamenti
noti(12)
che fratali soluzioni ve ne
può
essere soltanto un numero finito vi ,v=, ... , v, di linearmente
indipendenti. Inoltre,
dalla formula(13) applicata
all’ interasuperficie
S segue chel’ equazione
L(tt)
= gpuò
ammettere soluzioni soltanto se g. èortogonale
allev~;
v2,- - ., v,.
D’ altra
parte,
perquanto
abbiamo osservato alle fine delnumero
precedente,
lospazio
t* è formato da tutte le funzioni~’ con densità
g ( P) ortogonale
a Vsp-1 ,
Ciò
posto,
conragionamenti analoghi
aquelli
svolti a pro-posito
dellaprima
alternativa(13),
@ si viene a dimostrare l’esi.stenza di soluzioni per
l’ equazione
L(1l)
= g ,nell’ ipotesi che g
sia continua assieme alle sue derivate
parziali
deiprimi quattro
ordini.
(12) Cfr. loc. cit. in (1). pag. 90.
°
(13) Si veda il ragionamento svolto da CiMMINO a pag. 90-91 del la-
voro citato in (í).