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Figurations et ethos du conteur dans la littérature et les arts (XI...

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Academic year: 2022

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1 Rappresentazioni e ethos del narratore nella letteratura e nelle arti

(dall’Ottocento agli anni Duemila)

rivista on-line Agon, Rivista Internazionale di Studi Culturali, Linguistici e Letterari

Nel momento in cui, nel 2016, si festeggia l’ottantesimo anniversario del celebre saggio Il narratore (Der Erzäler) di Walter Benjamin (1936), pare importante riflettere di nuovo su questa figura che, così come la definisce il critico tedesco, si trova oggi al crocevia di diversi campi di studio. Da un lato, il testo di Benjamin ci invita a non considerare la presenza di una voce all’origine della storia come un semplice artificio della narrazione. Il suo scritto porta l’attenzione sul meccanismo narrativo del ‘racconto incastrato’, sul quale la narratologia si è soffermata da molti decenni per fissare – dopo i lavori fondamentali di Gérard Genette – la delimitazione e l’interazione dei diversi livelli del racconto (John Pier, Mieke Bal), o per riflettere sulle caratteristiche narrative dell’oralità così come viene rappresentata nel testo (Walter Ong, Sophie Rabau), o ancora per analizzare le relazioni tra narratore e scrittore nelle ‘scenografie autoriali’

(José-Luis Diaz). Dall’altro lato, la figura del narratore studiata da Benjamin non coinvolge semplicemente le modalità di narrazione della storia: essa mette in rilievo anche le caratteristiche del racconto (fiaba, storia, narrazione breve), che Benjamin oppone al romanzo di cui il filosofo analizza la produzione, lo scambio e la ricezione all’interno di una comunità. A questo proposito, la figura del narratore prefigura le analisi contemporanee sulla dimensione etica e politica dell’atto della narrazione, che sia all’interno di una comunità democratica (Jacques Rancière, Jean-Luc Nancy) o, ad esempio, nella necessità etica di testimoniare. La risemantizzazione attualmente in corso del termine inglese storytelling (Yves Citton, Raphaël Baroni) mostra che il narratore è diventato un soggetto sensibile: percepibile a volte, nella migliore delle ipotesi, come una nostalgia per delle tendenze conservatrici, o, nella peggiore delle ipotesi, come un puro artificio narrativo, dal puro scopo commerciale, questo posto occupato dalla figura del narratore mostra nondimeno un recupero di interesse su di lui.

L’altra ragione che può oggi sollecitare un ritorno alla figura del narratore viene non dalla teoria, ma dagli stessi oggetti letterari, che permettono di allargare la prospettiva benjaminiana per interrogarci sul ruolo giocato dal narratore nelle nuove forme del racconto. In effetti, se il testo di Benjamin considera il narratore come depositario di vecchi valori della narrazione e afferma che, all’inizio del Ventesimo secolo, l’età dei narratori è ormai conclusa, le loro raffigurazioni restano ciò non ostante estremamente pregnanti nelle arti a partire dall’Ottocento. Benjamin inquadra il narratore in un tempo pre-moderno legato alla trasmissione orale dei saperi e del racconto. Ma egli riappare anche in testi considerati come dei punti di riferimento della storia letteraria moderna e anche del genere del romanzo, come in Cime tempestose di Emily Brontë, dal quale è partito un noto saggio di Wayne Booth sul narratore inattendibile. Non solamente oggi si ritrova questa figura in tutte le forme della letteratura contemporanea – come, ad esempio, nella fiction postmoderna di John Barth e di Robert Coover, o nelle raccolte e negli scritti teorici di Gianni Celati, o ancora nei racconti di Antonio Tabucchi o di Alice Munro –, ma esso ritorna frequentemente nelle ‘nuove’ narrazioni dell’era digitale (i videogiochi, la scrittura on-line), fino a essere assimilata a pratiche artistiche che, a priori, meno si basano sul linguaggio: nel 2015 si è visto sullo schermo l’adattamento cinematografico del Decameron dei fratelli Taviani, e quello del Cunto de li cunti di Matteo Garrone, fino alla trasposizione di Miguel Gomes delle Mille e una notte, ambientato in un Portogallo in pieno impoverimento. In un periodo di crisi, il racconto

‘a cornice’ e l’arte di raccontare sembrano ritrovare un’aura di attualità, ora per risollevare una comunità messa alla prova, ora per mettere in scena un’irrimediabile scissione della società.

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2 In effetti, nel secondo volume di Tempo e racconto (Temps et récit), Paul Ricoeur prolungava la riflessione di Benjamin assicurando che, al di là della morte ‘effettiva’ dei narratori, ci sarebbero state sempre delle nuove maniere di raccontare, maniere che il futuro avrebbe inventato o re-inventato. Benjamin suggeriva un’idea simile mostrando come la logica narrativa dello skaz degli autori russi dell’Ottocento, da Nikolai Gogol a Nikolai Leskov, si costruisce confrontandosi col racconto tradizionale, di cui non è una semplice stilizzazione, ma piuttosto un elemento indispensabile per il testo, capace di far diventare il narratore un personaggio a pieno titolo e di dargli una personalità.

Benjamin apriva così la strada allo studio dell’immaginario del narratore nella produzione artistica dall’Ottocento ai nostri giorni.

Questo numero si propone di soffermarsi dunque su questo immaginario in una prospettiva monografica, comparatista e intermediale, analizzando la persistenza di questa figura dopo / all’indomani del tempo ritenuto reale dai narratori all’interno dei campi letterario e artistico a partire dall’Ottocento. Tra singolare e plurale, tra tradizione e modernità, cosa rivelano queste rappresentazioni del narratore sui nuovi modi di raccontare e sui valori del racconto moderno?

Si potrà studiare le rappresentazioni e l’ethos del narratore secondo le linee seguenti:

- Linea n. 1. Figure e modelli:

o Prospettiva teorica e narratologia: quali sono le caratteristiche dei narratori moderni? Quali sono le rappresentazioni di tali figure?

o Evoluzione cronologica della figura del narratore: quali differenze si colgono tra Otto e Novecento?

o Intertestualità con le narrazioni classiche ‘a cornice’: quali sono i modelli per i narratori di oggi?

- Linea n. 2. Valori e ethos:

o Prospettiva etica e politica: qual è il peso del racconto?

o Individui e comunità: quali sono i valori associati alle nuove forme della narrazione?

- Linea n. 3. Nuove narrazioni, nuovi narratori:

o Prospettiva intermediale: quale racconto per quale arte?

o La sfida del digitale: qual è il posto del narratore nei nuovi media?

Le proposte d’articolo, in francese o in italiano, potranno scegliere una o più linee di ricerca. Dovranno comportare fino a 300 parole e saranno accompagnate di una bio- bibliografia. Dovranno pervenire via mail alle due coordinatrici del numero prima del 1o febbraio 2016. Il comitato scientifico darà la sua risposta a fine marzo e gli articoli definitivi, in francese o in italiano, dovranno essere inviati il 15 luglio 2016, per una pubblicazione a novembre 2016.

Contatti:

Claire Colin klrcolin@gmail.com

Victoire Feuillebois victoire.feuillebois@gmail.com

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