R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
D IONIGI G ALLETTO
Sulla deduzione del vettore caratteristico della rotazione nei moti rigidi
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 41 (1968), p. 198-209
<http://www.numdam.org/item?id=RSMUP_1968__41__198_0>
© Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, 1968, tous droits réservés.
L’accès aux archives de la revue « Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova » (http://rendiconti.math.unipd.it/) implique l’accord avec les conditions générales d’utilisation (http://www.numdam.org/conditions).
Toute utilisation commerciale ou impression systématique est constitutive d’une infraction pénale. Toute copie ou impression de ce fichier doit conte- nir la présente mention de copyright.
Article numérisé dans le cadre du programme Numérisation de documents anciens mathématiques
http://www.numdam.org/
CARATTERISTICO DELLA ROTAZIONE
NEI MOTI RIGIDI
DIONIGI GALLETTO
*)
In
[1j J
si è stabilito un sistema diequazioni
dierenziali che hacome
incognite
lecomponenti
del vettore caratteristico della rota-zione,
q, sistemache,
una volta note lecomponenti
della velocitàangolare rispetto
a unaqualunque
terna solidale al sistemarigido mobile, permette
dideterminare, assegnata
che sia laposizione
ini-ziale del sistema mobile
rispetto
a unassegnato riferimento,
laposizione attuale,
almeno in un intervallo ditempo
nontroppo
esteso
(intervallo
dove è definita lacorrispondente
soluzione delsistema,
nel senso abituale del teorema diCauch y).
Nel
presente
lavoro si prova la validità di unapresunzione
con-tenuta in
[1] ; più precisamente
si prova che per detto sistema l’esi- stenza e l’unicità delle soluzioni sussiste ingrande,
nel sensoche,
fissato comunque un intervallo finito di
tempo (con
la sola condi-zione che in esso siano definite e continue le suddette
componenti
della velocità
angolare)
e comunque fissata la determinazione iniziale del vettorerotazione,
esiste una ed una sola soluzione del sistema definita in senso debole in tutto detto intervallo. Con ciò si intende direche,
purpotendo
esistere istanti in cui il vettoreq (t)
non èdefinito,
tuttavia in tali istanti risultano individuati il suo versore e1’ampiezza
della rotazione.*)
Lavoro eseguito nell’amhito del gruppo di ricerca n. 7 del Comitato per la Matematica del C. N. R.Indirizzo dell’A.: Seminario
Matematico, Università,
Padova.1.
Premessa.
Siano Z
e2’
due terne cartesianetrirettangole congruenti,
laseconda solidale a un sistema
rigido
mobilerispetto
allaprima.
Perquanto
verràesposto
nelseguito,
sipuò ritenere,
senza venire menoalla
generalità,
che detto sistema ammetta unpunto
fisso e che dettopunto
sia la comuneorigine
delle due terne.Ciò premesso, sia q
(t)
il vettore caratteristico dellarotazione,
definito da
dove u
(t)
è il versore dell’asse della rotazione chepermette
di pas-sare dalla
posizione
C del sistema in cui le due terne risultanosovrapposte
allaposizione attuale,
orientato in modo tale che risulti compresa fra 0 e nl’ampiezza X (t)
della suddettarotazione,
misu-rata in senso
levogiro rispetto
ad esso.Detto vettore risulta in
corrispondenza
biunivoca con il motodel
sistema,
nel sensoprecisato
al n. 2 di[1].
Indicato con
q’
il derivatotemporale
di qrispetto
alla ternamobile
1:,’
la velocitàangolare
del sistemarigido
ad esso solidalerisulta espressa da
1)
con q modulo di q.
Da
questa
relazione sipuò esplicitare q’,
e si ottiene laseguente 2)
che, proiettata sugli
assi mobili e note che siano lecomponenti
dico
rispetto
a detti assi(componenti
che si supporrannocontinue)
fornisce un sistema di
equazioni
differenziali ordinarie ed in forma~) Cfr.
[1],
1, 3.2) Cfr.
[ 1 ],
1, 4.normale in cui le funzioni
incognite
sono lecomponenti
del vettore3).
Per tale sistema
risultano
verificate le condizioni del teorema di esistenza e di unicità nell’enunciato diCauchy (teorema
di esi-stenza e di unicità in
piccolo)
ma non risultano verificate le condi- zioni del teorema di esistenza e di unicità ingrande,
inquanto,
considerato l’intervallo
chiuso, I,
di estremito
e b(b > to),
dove lecomponenti
di w sono definite econtinue, nell’iperstrato
le derivate
parziali prime rispetto
aqi
delle funzioni che costituiscono i secondi membri del sistemaoriginato
da(1.3) 4)
non sono limitate.Nonostante ciò si
può
provare che esiste in senso debole unaed una sola soluzione del sistema
(1.3) definita
in tutto I esoddisfa-
cente alla condizione
con
qo
arbitrario.2.
Lemma.
Conviene
premettere
alla dimostrazione del teorema enunciato al n.precedente
ilseguente
lemma.Se la
funzione f (x), definita
e derivabile nell’ intervallo limitatoa i- xi ,
aperto
adestra,
non ammette limite per x -Xl’ allora,
indi-cato con 1 il limite
inferiore
dif (x) i
per x -~x~
efissati
il numeropositivo
N ad arbitrio e il numeropositivo
M con la sola condizione che risulti M> 1 ,
esiste almeno unpunto
x di a i- Xi per ilquale
risulta
Si fissi e
positivo
con le sole condizioni che risulti3) Non si precisa rispetto a quale terna in quanto q ha le stesse componenti rispetto ad entrambe.
4) D’ora in poi, per brevità, in luogo di « sistema originato da (1.3) » si
dirà semplicemente « sistema (1.3) »,
con .L limite
superiore
dii (eventualmente
dato da+
oo, nelqual
caso le suddette limitazioni si riducono alleprime due)
e si consideri l’intervallo x1-E x1. Stante la definizionedi l,
l’estremoinferiore dei valori assunti da
i
in tale intervallo nonsupera 1
e
pertanto
in esso esistono sicuramente deipunti
per iquali
risulta8. Sia xa
uno diquesti.
Per esso si haquindi
e, staute la seconda delle
diseguaglianze (2.2),
è inoltreConviene a
questo punto distinguere
il caso in cui il limitesuperiore
L dif (x) i
risulti finito dal caso in cui risulti infinito.I.
Supposto
.Lfinito,
siha,
per la definizione diL9
che l’estremosuperiore
dei valori assunti dai
in xa i x, non è inferiore a Le
pertanto
che esistono deipunti
di tale intervallo per cui èIlf(x) 1- l 1
e. Sia xp uno di talipunti.
Per esso si haquindi
A)
Si suppongapoi,
in unprimo tempo,
che in tutto l’inter- valloXa I-I xp
risultiCominciando con l’esaminare il caso in cui in xa risulti
> 0, ~ i
in tal caso risulta derivabile in e per- tanto sipuò asserire,
per il teorema del valormedio,
che in essoesiste almeno un
punto x
per ilquale
risultadove si sono tenute
presenti
ledisuguaglianze (2.3), (2.3’)
e il fattoche xa
contenuto - 8 20132013 ~. Dalladiseguaglianza
orascritta si deduce
che,
nel caso oraesaminato,
la seconda delle dise-g ua g lianze (2.1) )
risulta verificata non appena siscelga e JV-- 2 N+
2.La
prima
delle(2.1)
èpoi
senz’altro verificata inquanto
si è sup-posto
che in xaI-I xp
fosse verificata la(2.4).
Qualora
invece accada che1
si annulli inqualche punto
di
x. 1-1 xp,
sia stante la terza delle(2.2)) quello
fra talipunti
chepiù
èprossimo
aNell’intervallo xY
I xa risultaquindi pertanto i
è derivabile inry-xo
equindi,
sempre per il teorema del valor
medio,
in esso esiste almeno unpunto x
per ilquale
risultada cui segue
che, scegliendo e
CN + 1
2 risulta senz’altro verifi- cata la seconda delle(2.1).
Laprima
risulta verificata per la stessaragione
vista sopra.B)
Si supponga ora che la(2.4)
non risulti verificata per tutti ipunti
di x. e sia ora xyquello
fra ipunti
di taleintervallo per cui la
(2.4)
non è verificata chepiù
èprossimo
a xa . Allora nell’intervallo[ f(x) C .M ; inoltre, supposto
chein risulti
f (x) ( ~ 0, ~ ] f (x) I
risulta derivabile in xa xre
quindi,
per il teorema del valormedio,
esiste in esso almeno unpunto x
per cui èecc. Inoltre risulta ormai ovvio come si deve
procedere qualora
~ f (x) ~ i
si annulli inqualche punto
diII. Resta infine da esaminare il caso in cui risulti .L
= +
oo.È
sufficienteperò
osservare che tale evenienzaimplica, ovviamente,
l’esistenza di
punti
di x. - x, per iquali
èIf(x) ~>
M epertanto
appare subito evidente che la trattazione del
presente
caso non dif-ferisce da
quella
esaminata inB).
Il Lemma è cos
completamente
dimostrato.3.
Dimostrazione
del teoremaenunciato
al n. 1.Per il teorema di esistenza e di unicità in
piccolo,
esiste unae una sola soluzione
q, (t)
di(1.3),
definita in un conveniente intornodestro, li,
dito
e soddisfacente a(1.5),
ossia aq, (to)
--qo
·Se accade che l’intervallo I è contenuto in
I1,
y il teorema enunciato al n. 1 è ovviamenteprovato.
Si suppongaquindi
chenon accada detta evenienza e si cominci col provare
che,
dal fattoche
m (t)
è continua nell’intervallo chiusoI,
equindi
ivilimitata,
discende
che,
indicatocon t1
l’estremosuperiore
di la soluzioneq, (t)
necessariamente ammette limite(,finito
oinfinito)
al tendere t at1 .
E infatti si supponga che per
q, (t)
non esista il suddettolimite ; questo implica
che almeno una delle trecomponenti qi (t)~
adesempio la qi (t),
non ammette limite per t -~.t~ .
Sianoquindi 11
eL, (even-
tualmente dato da
+ oo)
il limite inferiore e il limitesuperiore
di(t) i
al tendere di t atg
e sia M un numeropositivo
fissato conla sola candizione di essere
maggiore
dili.
Stante il lemma dimostrato al n.
precedente, l’ipotesi
che lafunzione q’ (t)
non ammetta limite ha come conseguenzache,
comun-que scelto il numero
positivo N,
inI,
esista almeno unpunto
t per ilquale
risultaSi ha
quindi,
stante(1.2) (che
segue facilmente da(1.3))
ossia
non appena si
scelga N > .M (1 -f- M2)
.non appena SI
.
scelga JV > 2
.Stante l’arbitrarietà di
M,
da(3.1)
si deduce cheu~1 (t)
nonpuò
essere limitata
in I,
in contrasto conl’ipotesi
fatta su coi. Le stesse considerazionipotendosi
ovviamenteripetere,
senecessario,
per lerestanti
componenti
diq, {t),
si hache,
conformemente aquanto
siintendeva provare, resta esclusa per
q, (t)
l’eventualità di non am-mettere limite al tendere di t a
t1 .
*
* .
Stante
(1.1)
equanto
oravisto,
è evidente cheq1 (t),
al tenderedi t a
t~ ,
individua laposizione
del versore u(t)
e il valoredi X (t)
all’istante
ti,
con la conseguenza che resta univocamente indivi- duata laposizione 0,
assunta dal sistemarigido
mobile all’istantet1.
Si assuma ora come
posizione
di riferimento nonpiù C,
bensla
posizione C1.
La terna fissaIL
andràquindi
sostituita con la po- sizione assunta dalla terna mobile all’istantet,.
Nonostante tale cambiamento della terna diriferimento,
il sistema(1.3)
resta immu-tato,
inquanto
le funzioni note che in essocompaiono
sono datedalle
componenti
di (orispetto
alla terna solidale al sistemarigido mobile,
terna che rimane immutata.Ciò premesso, esiste una ed una sola soluzione
q. (t)
del sistema(1.3)
definita in un conveniente internodestro, I2 , di t1
e soddisfa-cente alla condizione iniziale
q. 0, equivalente
alla condizioneche
all’istante ti
il sistemarigido
si troviproprio
nellaposizione C1.
Si supponga in un
primo tempo
che l’intervallo I sia contenutonell’unione I1
UI2
diI,
conI2
e si indichi conR,1 (t,)
la rotazioneche
porta
il sistemarigido
da C aC~
e conR2 (t)
la rotazioneche, supposto porta
il sistemarigido
dellaposizione C,
allaposi-
zione da esso assunta all’istante t
(alla quale corrisponde
il vettoreq2 (t)).
Si consideripoi
la funzione q(t)
che inI,
coincide conq, (t)
e in
12
con il vettore della rotazioneR2 (t) R1 (t1), prodotto
di(t1)
con
R. (t).
Non è difficile provare che
q (t)
è soluzione del sistemac(1.3).
E infatti il moto
corrispondente
a q(t)
non differisce dal moto individuatoin I,
daq, (t)
e inI.
daq. (t)
epertanto
la velocitàangolare
oo(t) corrispondente
al moto individuato da q(t)
risultadata, in I1
e12 rispettivamente,
dacome subito segue dalla relazione
(1.2).
D’altraparte, q,
eq2
sono soluzioni del sistema(1.3)
epoiché
tale sistema non differisce da(1.2) (in quanto
esso è stato ottenuto dalla relazione(1.2)
e da essosi
può ricavare,
senzadifficoltà,
la(1.2) stessa)
si ha che inI,
eI2
valgono rispettivamente
le relazionile
quali,
confrontate con leprecedenti, implicano,
in tuttoIi U I2
(e quindi
inI ),
la coincidenza della velocitàangolare
co(t)
con lafunzione che compare nel sistema
(1.3).
D’altra
parte, poiché,
perquanto
ora visto co è la velocitàangolare
del motocorrispondente
a q(t),
si ha che la relazione(1.2)
deve essere verificata per q q
(t), ossia,
stantel’equivalenza
di(1.2)
con(1.3),
che q(t)
deve soddisfare al sistema(1.3),
conforme-mente a
quanto
si intendeva provare.Inoltre,
q(t),
coincidendo inIl
conq, (t), soddisfa
alla condi- zione iniziate(1.5).
Infine,
risultando unico il moto individuato in~2
daq2 (t),
èsufficiente tener
presente
che lacorrispondenza
fra il moto delsistema e il vettore caratteristico della rotazione è biunivoca per
avere che il vettore q
(t)
risulta unico.l’
Nel caso in
cui I1
uI2
non esauriscaI,
si costruirà ancora la funzione q(t)
e si determinerà il limite di essa per t -~t2 ,
9 limiteche sicuramente esiste per le stesse
ragioni
viste inprecedenza.
Una volta determinato tale
limite,
si determinerà laposizione, C2 ,
9del sistema
corrispondente
a tale istante e la si assumerà come nuovaposizione
di riferimento. Cometerna Z
si assumeràquindi
ora la
posizione
assunta dalla terna mobile all’istantet2.
Ciò premesso, esiste una e una sola soluzione
q3 (t)
definita inun conveniente intorno
destro, I3 , di t2
e soddisfacente alla con-dizione
q3 (t2)
~--0, equivalente
alla condizione cheall’istante t2
ilsistema si trovi
proprio
in02 .
Indicata allora con
B~ (t) 5)
la rotazione cheporta
il sistemarigido
da C in02
e conR3 (t)
la rotazione chesupposto
t E 1porta
il sistema da02
allaposizione
da esso assunta all’istante t(alla quale corrisponde
il vettore q3(t)),
si consideri il vettore q(t)
che
in I1 U I2
coincide con q(t)
e in13
con il vettore della rota-5) Essa è ovviamente il limite per di
R2
(t)Ri
(tí).zione
prodotto
diR, (t2)
conR3 (t).
Detto vettore è soluzione delsistema,
soddisfa alla condizione iniziale(1.5),
ecc., risultando or-mai ovvio come si deve
procedere.
*
Il .
Adesso si
proverà
che ilpunto
bpuò
essereraggiunto
mediantel’applicazione
di un numero finito di volte delprocedimento
che hapermesso di passare da
I,
a12,
da a13 ,
ecc..Infatti,
risultando le funzioni a secondo membro del sistema(1.3) lipschitziane rispetto alle qi
inogni
dominio limitatodall’iper-
strato definito dalle limitazioni
(1.4),
sipuò
essere certiche,
comun-que scelto il dominio
rettangolare
definito dalle limitazionicon
Q >
0 e con a e t scelti in modo tale che il dominio stesso cadanell’iperstrato (1.4),
esiste una ed una sola soluzione q(t)
delsistema soddisfacente alla condizione
q (t) = 0
e definita nell’intervallo t 8 i-i t-f - b,
dove b è ilpiù piccolo
fra i numeri aM
/3
fessendo il massimo assunto nel dominio
(3.2)
dalle funzioni checompaiono
a secondo membro del sistema(1.3).
Per tale massimo
risulta, qualunque
sia il dominiorettangolare
definito dalle
(3.2),
dove con Q si è indicato il massimo del modulo di (o in I.
È
suf- ficientepertanto
osservare che il massimo assoluto di2Q
2 in 0
c Q C +
oo è assuntoquando
èQ 1,
ed è dato da 9 per concl udereche,
assunto tt1 ,
9 e identificando a conl’ampiezza
dell’intervallo I1 , l’ampiezza
dell’ intervalloI2
nonpuò
essere in-2 feriore al
più piccolo
fra i due numeri a,- 2 r3
il6).
_
Supposto
a- ,
e assunto ora t =t ,
1 si deducepoi
che13 Q
l’ampiezza
di13
nonpuò
essere inferiore a a, ecc.. Se è invece,
1’am p iezza
di12
non è inferiore apertanto
1’am-V3-,Q 0
piezza
di13
non risulta inferiore a dettonumero,
ecc.Si ha
quindi,
indefinitiva,
chel’ampiezza
di ciascunodegli
intervalli
I1 , I2 , ... ,
y non è inferiore alpiù piccolo
dei due numeria ’
2 ,
aesprimendo l’ampiezza
dili’
° Equesto
prova l’asserto.r3 Q
p.
* *
Indicata con q
(t)
la soluzione determinata con ilprocedimento
visto sopra, per il modo stesso con cui si è ad essa
pervenuti
è evi-dente che vi possono essere in I
punti
incorrispondenza
aiquali
essa
diverge.
Ad es., uno diquesti può essere t1 .
Apriori
non èanzi da escludere che tali
punti
siano in numeroinfinito,
addirit-tura,
in casieccezionali,
con infinitipunti
di accumulazione. Essisono dati da
quei
valori di t incorrispondenza
aiquali
la funzionex (t)
assume il valore n.È
sufficienteperò
osservareche,
risultandoindividuato,
tramiteil
procedimento seguito
per ilpervenire
a q(t),
il moto del sistema per t variabileda to a b,
risulta adogni
istante individuato il ver-sore u
(t),
anche nei casi limite in cui1’angolo x
della rotazione risultauguale
a n, casi in cuiu (t)
si ottiene tramitepassaggi
allimite,
considerando il limite sinistro ecc..L’osservazione ora fatta
precisa
ilsignificato
che si deve at- tribuire all’affermazione che la soluzione q(t)
soddisfacente a(1.4)
è definita in tutto I in senso debole : con ciò si intende dire che nei
punti
di I dove essadiverge
risultano ancoradeterminati,
comein tutti
gli
altripunti
diI,
le funzioni u(t)
e X(t), quest’ultima
assumendo costantemente in tali
punti
il valore n.6) È quanto si ottiene assnm®ndo Q = 1 nelle limitazioni (3.2).
* *
Si supponga che il limite per di
qi (t)
sia finito e lo si indichi conq1.
In tal caso una nota formula7)
forniscel’espres-
sione di q
(t)
per t EI2 , espressione
che risulta data dae da cui si deduce che
gli
eventuali valori di t incorrispondenza
ai
quali q (t) diverge
sono tutti e soliquelli
per cui risulta~ q2 (t) - 1.
In modo
analogo
si otterrà q(t)
inI3 , qualora
risulti finito il limite di q(t),
ecc.Nel caso in cui non risulti finito il limite di
q, (t),
oppure diq2 (t),
ecc., sipuò egualmente pervenire all’espressione
della solu- zione definita in senso debole in tutto I. Infatti basta fissare unqualunque punto, t1 ,
2 diI1 prossimo a t1
escegliere
come nuovaposizione
di riferimento laposizione,
9 assunta dal sistema in tale istante. Si iudividueràpoi
la soluzioneq2 (t)
soddisfacente alla condizioneq2 (t) 0,
ecc.. Siapplicherà quindi,
come sopra, la for- mula che ha datoluogo
alla(3.3)
ecc..È
il caso di osservareche, applicando questo
secondo modo diprocedere,
si evita la necessità di provare che la soluzioneq, (t)
ammette limite per ecc., detta
proprietà
risultandopoi
evidente « a
posteriori
». Si èperò preferito
nonseguire questa
viaappunto
per porre in rilievo taleproprietà
del sistema(1.3),
pro-prietà
che èindipendente
dalparticolare significato
meccanico at-tribuito a detto sistema.
7) Cfr., ad es.,
[2],
I, 11.BIBLIOGRAFIA
[1]
DIONIGI GALLETTO : Sul vettore caratteristico della rotazione dei moti rigidi, Rend.Sem. Mat. Univ. di Padova, Vol. XL (1968) pp. 205-218.
[2]
A. SIGNORINI : Trasformazioni termoelastiche finite (Mem.1a),
Ann. di Mat., S’IV, Vol. XXII (1943), pp. 33-143.
Manoscritto pervenuto in redazione 1’8 aprile 1968.