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Un "Petrarca" e un "Boccaccio" per l'appassionato copista di professione (con una nota sull'adiaforia)

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Academic year: 2022

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Un "Petrarca" e un "Boccaccio" per l'appassionato copista di professione (con una nota sull'adiaforia)

SALVATORE, Tommaso

SALVATORE, Tommaso. Un "Petrarca" e un "Boccaccio" per l'appassionato copista di professione (con una nota sull'adiaforia). In: Becherucci I. & Bianca C. Storia, tradizione e critica dei testi : per Giuliano Tanturli . Lecce : Pensa Multimedia, 2017. p. 197-217

Available at:

http://archive-ouverte.unige.ch/unige:143864

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1 / 1

(2)

QPL

«Q UADERNI P ER L EGGERE »

collana diretta da

Natascia Tonelli e Simone Giusti S

TRUMENTI

19

(3)

Comitato scientifico

ROBERTOANTONELLI (Università degli Studi di Roma “La Sapienza”), JOHANNES BARTU-

SCHAT(Università di Zurigo), FRANCESCOBAUSI(Università della Calabria), FRANCO BUF-

FONI(IULM di Milano), STEFANOCARRAI(Università degli Studi di Siena), MASSIMOCIA-

VOLELLA(UCLA), ROBERTOFEDI(Università per Stranieri di Perugia), PIERANTONIOFRARE (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), MARINA FRATNIK (Università di Parigi VIII), PAOLOGIOVANNETTI(IULM di Milano), ALESSANDROMARIANI(Università degli Stu- di di Firenze), MARTINMCLAUGHLIN (Università di Oxford), EMILIO PASQUINI(Università degli Studi di Bologna), FRANCISCORICO(Università Autonoma di Barcellona), PIOTRSAL-

WA(Università di Varsavia), † GIULIANOTANTURLI(Università degli Studi di Firenze), TIZIA-

NOZANATO(Università degli Studi di Venezia).

(4)

Storia, tradizione e critica dei testi

a cura di

Isabella Becherucci e Concetta Bianca

con la collaborazione di

Alessio Decaria, Francesca Latini, Giuseppe Marrani

Per Giuliano Tanturli

Vol. I

(5)

L’opera, comprese tutte le sue parti, è tutelata dalla legge sui diritti d’autore. Sono vietate e sanzionate (se non espressamente autorizzate) la riproduzione in ogni modo e forma (comprese le fotocopie, la scansione, la memo- rizzazione elettronica) e la comunicazione (ivi inclusi a titolo esemplificativo ma non esaustivo: la distribuzione, l’a- dattamento, la traduzione e la rielaborazione, anche a mezzo di canali digitali interattivi e con qualsiasi modalità at- tualmente nota od in futuro sviluppata). Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei li- miti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, del- la legge 22 aprile 1941 n. 633. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi co- munque favorisce questa pratica commette un furto ed opera ai danni della cultura.

Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Firenze

Dipartimento di Lingue, Letterature e culture moderne dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara

Dipartimento di Scienze Umane dell’Università Europea di Roma

International Studies Institute

ISBN volume 978-88-6760-486-9 ISSN collana 2284-421X

2017 © Pensa MultiMedia Editore s.r.l.

73100 Lecce • Via Arturo Maria Caprioli, 8 • Tel. 0832.230435 25038 Rovato (BS) • Via Cesare Cantù, 25 • Tel. 030.5310994

www.pensamultimedia.it • info@pensamultimedia.it

(6)

I

NDICE

C

ONCETTA

B

IANCA

Premessa p. 7

L

ORENZO

A

MATO

«Nobil desio d’honore». A proposito di alcuni madrigali sul calcio in livrea

di Giovan Battista Strozzi il Giovane » 11

S

TEFANO

U. B

ALDASSARRI

Poggio Bracciolini e Coluccio Salutati. L’epitaffio e le lettere del 1405-1406 » 23 I

SABELLA

B

ECHERUCCI

Filologia di autore » 35

D

ARIO

B

RANCATO

Ancora sui libri di Benedetto Varchi. Notizie dalle biblioteche inglesi » 47 P

AOLO

C

ELI

, «Orme, del passo tuo l’empia ruina».

Su un sonetto del Bronzino in morte del Pontormo » 61

A

LESSIO

D

ECARIA

Ancora sulla frottola ritrovata di Benedetto Varchi » 71

B

EATRICE

F

EDI

Joan de Castellnou, Compendi I: osservazioni sulla struttura e le fonti » 81 M

ATILDE

G

UARDUCCI

Per l’edizione del De temporibus suis del Bruni volgarizzato

da Girolamo Pasqualini » 107

F

RANCESCA

L

ATINI

Tre identikit per Il Raviggiuolo del Bronzino » 119

L

EONARDO

L

ENZI

Sulla tradizione di due sonetti attribuibili a Giovanni de’ Pigli » 131

(7)

C

RISTIANO

L

ORENZI

B

IONDI

Sallustio e Pistole di Seneca volgari: manoscritti poco conosciuti fra librerie private,

Crusca e Rosso Antonio Martini » 141

G

IUSEPPE

M

ARRANI

, B

ENEDETTA

A

LDINUCCI

Realismo di Nicola Lisi » 159

A

GNESE

M. P

EREGO

L’Expositio in Actus Apostolorum del manoscritto Paris, BnF, lat. 15679:

un contributo irlandese all’esegesi carolingia » 175

C

AMILLA

R

USSO

Su un volgarizzamento quattrocentesco di Sen. XI 11 del Petrarca. Prime indagini » 187 T

OMMASO

S

ALVATORE

Un ‘Petrarca’ e un ‘Boccaccio’ per l’appassionato copista di professione

(con una nota sull’adiaforia) » 197

A

LESSANDRA

S

ANTONI

Per l’edizione critica del volgarizzamento dell’Etica d’Aristotele:

primi sondaggi sulle varianti » 219

F

ABIO

Z

INELLI

Cuore o corpo? Storia linguistica di un’immagine

(Guinizelli, Cavalcanti, Onesto e Cino) » 231

Indice dei nomi » 251

Indice dei manoscritti » 263

(8)

Il copista degli ultimi secoli del Medioevo è figura che non pertiene solamente agli interessi della paleografia e della storia della scrittura. Lo studio della personalità del copista e del rapporto, dello scambio, che egli ingaggia coi libri che trascrive permette di acquisire informazioni di interesse filologico, ossia di riconoscergli un posto nella storia della fortuna dei testi di cui si è reso mediatore.

La proposizione qui sopra formulata risulterà incipit piuttosto deludente, poiché non solo non è originale, ma rientra nelle conoscenze acquisite degli studi di filolo- gia italiana; non ci rientra però da sempre, ma a partire da, e per merito di, due stu- diosi che nelle loro ricerche hanno messo in luce questo aspetto, Domenico De Ro- bertis e Giuliano Tanturli. Prendo meglio le misure: non mi riferisco qui alla consa- pevolezza, primigenia e comune del resto alla filologia classica, che la conoscenza del- le cosiddette ‘abitudini del copista’ – recepiva passivamente? comprendeva il testo che copiava? – possa rivelarsi discriminante in sede di selectio. Intendo invece la conside- razione, ora settore di studi a tutti gli effetti istituzionalizzato, del copista come ‘ope- ratore culturale’, come vettore della ricezione della cultura letteraria nella sua epoca.

Nei casi di studio più produttivi ne risulta una ricostruzione organica che abbraccia l’attività del copista, i suoi interessi intellettuali, il suo ruolo attivo di divulgatore- compilatore, gli ambienti di lettori che con lui sono entrati in contatto e che hanno fruito i testi per suo tramite, e di quali episodi salienti di storia della ricezione i te- stimoni da lui esemplati siano stati strumenti. Se si dovesse scandire una periodizza- zione nella maturazione di queste cognizioni, ma vale naturalmente solo come rife- rimento simbolico, si potrebbe fissare come terminus post quem il 1961, allegando il passaggio in cui De Robertis ricorda di aver visto e descritto in quell’anno il Convi- vio di Antonio Manetti Ricc. 1044: conosceva bene la scrittura di Manetti per averla vista in Vr², ma l’identità di mano gli era sfuggita:

Che poi la conoscenza de visunon importasse ancora la considerazione prima- ria dell’attività del copista, è provato dalla vicenda particolare del codice Ric- cardiano 1044 [...], passato senza particolari segnalazioni al primo vaglio del

T

OMMASO

S

ALVATORE

Un ‘Petrarca’ e un ‘Boccaccio’ per l’appassionato copista di professione

(con una nota sull’adiaforia) *

(9)

Censimento dei manoscritti di rime di Dante di quella biblioteca, anno 1961. Du-

rante il lavoro preparatorio delle due parallele edizioni critiche, tuttora in cor- so, delle rime di Cino da Pistoia e delle rime di Dante, ossia in fase di raccolta ed escussione delle testimonianze, il momento della critica testuale, della colla- zione e del confronto delle lezioni, prevaleva su quello della storia della tradi- zione, e i codici erano soprattutto trasmettitori di varianti ed elementi di un ipotetico stemma

1

.

Chiamare in causa il Manetti fa al caso nostro per diverse ragioni. Intanto, perché è il copista del Tanturli per eccellenza. Poi, contestualmente, perché la responsabilità manettiana del Convivio Riccardiano, inosservata nel 1961, fu segnalata da De Ro- bertis nel ’71, e qui si trova associato al nome di Manetti quello di Tanturli, di un Tan- turli ventiduenne, presumo nella sua prima menzione:

Lo speciale interesse, e l’esperienza accumulata nel corso della ricerca (così co- me il subentrare in essa, ad articolo licenziato, di un mio eccellente allievo, per un’esplorazione sistematica, posso dire sin d’ora già ampiamente fruttuosa)

e nel poscritto finale:

Il breve tempo intercorso tra la redazione di questa scheda e il suo licenzia- mento, ormai impaginata, per la stampa, ha permesso tuttavia che le ricerche di quel mio allievo prima ricordato (e di cui ora è giusto che faccia il nome: Giu- liano Tanturli) progredissero al punto da sciogliere anche quest’ultimo dubbio

2

. Ancora, perché Manetti è probabilmente fra tutti il caso più rappresentativo del

‘settore di studi’ su cui si sta richiamando l’attenzione: Editi e rari si chiude parlando di ‘attualità della presenza del Manetti’, ‘senso autentico di una militanza’, ‘funzione Manetti’

3

, tutte categorie che non si giustificherebbero alla luce della sola produzio- ne letteraria del Manetti, e che difficilmente prima di allora uno studioso di filologia avrebbe applicato a un copista. Infine, perché con gli studi su Antonio Manetti copi- sta arriviamo, si è detto, al 1971, vale a dire al decennio che così si apre, e passando dall’edizione della Vita del Brunelleschi (1976) arriva all’altro grande modello del ge- nere, I Benci copisti, del 1978

4

.

In questo contributo non si ritornerà su Manetti e Filippo Benci, attori adesso ben noti della trasmissione della cultura volgare, né sull’altra imponente figura di co- pista-compilatore messa a fuoco da Tanturli, il misterioso personaggio di area coluc- ciana che si sottoscrive con l’esametro Non bene pro toto libertas venditur auro, su cui sta ora continuando con novità importanti, «in una specie di felicissima staffetta», una vo- ce molto più tanturliana della mia

5

. Ci si soffermerà invece con poche addizioni su uno dei copisti meno noti fra quelli approfonditi da Tanturli, un anonimo scriba de- finito l’‘appassionato copista di professione’, giusto per aggiornarne il corpus con un paio di nuove assegnazioni

6

. Il copista attirò l’attenzione del Tanturli per il ruolo che

T

OMMASO

S

ALVATORE

198

(10)

ebbe nella trasmissione delle Rime del Certame coronario, di cui si manifesta in as- soluto il mediatore più partecipe e in parte più informato. Più informato, perché il testimone di sua mano, la seconda sezione del Riccardiano 1142 (= Ricc

4

), è l’unico oltre al Laurenziano XC inf. 38 (= Laur

8

) a accompagnare ai testi certatori una Di- ceria che contestualizza le circostanze della ‘scena’, e se la descrizione di Laur

8

è più estesa, quella di Ricc

4

è però su certi elementi più puntuale: per il primo, infatti, «par- ve a’ giudicatori alcune delle opere recitate esser quasi del pari», mentre il secondo pre- cisamente ricorda «i giudici disono che quattro erano che la meritavano equalm[en]te, l’uno l’altro in alcuna cosa superava»

7

. Poi più partecipe, perché se Laur

8

è copia del sec. XVI inoltrato, Ricc

4

è invece coevo alle vicende del certamine, vicino a fonti au- toriali almeno per le sezioni di Antonio degli Agli e Leonardo Dati (ma per que- st’ultimo l’anello intermedio ε sembra tenere)

8

, e anzi aperto partigiano di uno dei concorrenti, il Dati stesso. Dall’approfondimento che il Tanturli dedicò al personag- gio risultò, inaspettatamente, che questo entusiastico militante della poesia coeva fos- se un copista a prezzo, poiché se ne individuarono quattro altri manoscritti che do- vevano essere destinati non all’uso privato ma al mercato, in quanto plurime copie delle stesse opere (due Convivi di Dante e due Canzonieri di Petrarca)

9

. L’implica- zione metodologica era un’incrinatura della tradizionale distinzione fra copisti per passione e copisti di professione, categorie che si rivelavano poter coesistere nella stes- sa persona: di qui la definizione dell’anonimo, ‘appassionato copista di professione’.

Di altre due attribuzioni, una confermerà la sua attività di copiatura seriale di Ri- me petrarchesche, rendendone così inequivocabile la destinazione commerciale;

un’altra completerà il suo profilo di trascrittore dei classici volgari, affiancando a Dan- te e a Petrarca la terza corona. Spettano insomma alla mano dell’appassionato copista un terzo Canzoniere, Laurenziano Segni 15, e un Corbaccio, Laurenziano XLII 35. In entrambi è riconoscibile la sua mercantesca, con le peculiarità rilevate da Tanturli: il ductus inclinato a destra, la b non mercantesca ma diritta, la compresenza di d sia di- ritta che onciale, la nota tachigrafica per et, il peculiare sistema interpuntivo con ac- centi a forma d’apice movente verso destra, cui aggiungerei per gli usi grafici l’alta frequenza dell’impiego del titulus ondulato per l’abbreviazione di r. Del Segni 15 si è data la descrizione in altra sede, e a questa si rimanda

10

; e quindi il Boccaccio:

Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pluteo XLII 35

Firenze, sec. XV secondo quarto. Cart. (filigrana modello Huchet senza esempi identici in Briquet); ff. II, 101, II’; cartulazione recente a lapis nel margine in- feriore destro (presente cartulazione ottocentesca per decine nell’angolo supe- riore destro, abbassata di un’unità a partire da f. 61, num. 60, e di due unità a partire da f. 72, num. 70); 1-10

10

+ 1 f.; richiami orizzontali al centro del mar- gine inferiore; in-8°; 193 × 127 = 19 [148] 26 × 11 / 6 [32 / 7 / 40] 6 / 25, rr. 2 / ll. 24 (c. 17r); rigatura in due colonne ma scrittura a piena pagina; riga- tura a secco. Una mano corsiva mercantesca. Spazi riservati per iniziali non tracciate a c. 1r e 2r (3 rr.); piè di mosca rossi; rubriche marginali. Legatura me- dicea del sec. XVI in pelle su assi di legno, con fregi a secco su ambo i piatti;

cantonali agli angoli e borchia centrale con inciso stemma mediceo; sul piatto

Un ‘Petrarca’ e un ‘Boccaccio’ per l’appassionato copista di professione

(11)

anteriore segnatura «35. / P. 42» e nel margine superiore, entro un tassello, ti- tolo «Il Corbaccio»; due fermagli in pelle lungo il taglio anteriore con stemma mediceo inciso nella graffa metallica; dorso restaurato, con due nervature; lab- bri smussati; catena.

ff. 1r-101v. Giovanni Boccaccio, Corbaccio

Rubrica iniziale: «Satira per Iohanne Boccaccio da Ciertaldo copioso poeta fio- rentino facta a utile singularmente de’ giovani i quali con li occhi chiusi trop- po di sé fidandosi per li luoghi non sicuri si mettono. Corbaccio»

inc. «prefatio. [Q]

UALUNQUE

persona taciendo i benefitii ricievuti nasconde»

expl. «tosto a pugnerla non temendo le ti fa incontro. Finis»

Possessori: già in Laurenziana nel 1571.

Bibliografia essenziale: A.M. Bandini, Catalogus codicum manuscriptorum Bibliothe-

cae Mediceae Laurentianae, V, Catalogus codicum Italicorum Bibliothecae Mediceae Lau- rentianae Gaddianae et Sanctae Crucis, Florentiae, 1778, p. 197; V. Branca, Tradi- zione delle opere di Giovanni Boccaccio. I. Un primo elenco dei codici e tre studi, Ro-

ma, Edizioni di storia e letteratura, 1958, p. 24; S. Carrai, Per il testo del «Corbac-

cio»: la vulgata e la testimonianza del codice Mannelli, «Filologia italiana», III, 2006,

pp. 23-29: 26; Id., Giovanni Boccaccio, «Corbaccio» 118-119 (ed. Padoan) / 179 (ed.

Nurmela), in Filologia e storia letteraria. Studi per Roberto Tissoni, a cura di C. Ca-

ruso, W. Spaggiari, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2008, pp. 79-81.

Del ruolo di questo codice, L

4

del censimento Branca, all’interno della tradizione del Corbaccio, poco si può dire, in assenza di una sistemazione razionale dei testimoni dell’opera; tanto più che il manoscritto non rientra fra quelli su cui tradizionalmen- te si è appuntata l’attenzione degli editori secondo le diverse soluzioni escogitate: né fra i due Laurenziani con cui Nicola Bruscoli correggeva le lezioni guaste del testi- mone-base, il codice Mannelli, né fra i cinque su cui si fondava l’edizione Ricci, né fra i cinque, solo parzialmente coincidenti coi precedenti, dell’edizione Nurmela

11

. Certamente L

4

rientra nel gruppo β, ossia nel grosso della tradizione del Corbaccio, il grosso e secondo Nurmela anche il meglio, perché giudicato più attendibile dell’esi- gua famiglia α; ma l’importante supplemento d’indagine di Monica Donaggio pre- senta la possibilità che i due gruppi siano irriducibili l’uno all’altro, testimoni di due distinti stadi redazionali

12

. All’interno di β, L

4

non è fra i quindici testimoni per cui Nurmela costituisce apparentamenti a coppie, dunque non siamo informati di come si collochi e di quali siano i suoi affini. Non è però fra i testimoni che mostrano (ap- parente?) correttezza di lezione, perché nell’empirico criterio di classificatio abbozza- to dall’editore, fondato sulla rilevazione del numero di lezioni caratteristiche per il campione dei paragrafi §1-132, in un’oscillazione che va da un minimo di 19 a un massimo di 375, L

4

registra un numero di varianti pari a 76 (non è dato sapere qua- li, perché le tavole di collazione non sono pubblicate, quindi il lettore non può prov- vedere a tentativi di apparentamento do-it-yourself)

13

. Il testimone tuttavia presenta al- meno una forma relittuale, e volta di latino in volgare, del sistema di rubriche su cui ha opportunamente richiamato l’attenzione Stefano Carrai, osservandone la rara di - stribuzione nella tradizione, ma ventilando con solidi argomenti che si possa far risa-

T

OMMASO

S

ALVATORE

200

(12)

lire all’autore

14

. Estendo di seguito una sinossi comparata di tali rubriche nel ‘codice Mannelli’ (L), come riportate da Carrai, e in L

4

, escludendo per comodità, laddove non abbiano corrispettivi in L, le frequenti didascalie «Sp(irito)» e «Io(hanne)» di cui L

4

è puntellato per segnare i passaggi di parte dialogica:

L L4

Exordium Prefatio (c. 1r)

Narratio om. [c. 2r]

Loquitur autor narrando om. [c. 5v]

Apparuit ei spiritus om. [c. 9r]

Interrogat spiritus autorem om. [c 10r]

Demonstrat autori spiritus quid sit vallis illa om. [c. 18r]

Interrogat spiritus ulterius autorem Spirito (c. 23r) Respondet autori spiritus Iohanne (c. 23r)

// Che è Amore (c. 30r)

Quid sit mulier che cosa è femmina (c. 31r)

// chi tu sii (c. 46r)

Demonstrat spiritus conditionem mulieris di colei (c. 49v)

Loquitur adhuc spiritus om. [c. 71r]

Loquitur spiritus de partibus secretis om. [c. 74r; ma vd. oltre]

// lettera sua (c. 81v)

Narrat autor respondendo Iohanne (c. 92r)

Conclusio om. [c. 101r]

Le assenze da parte di L

4

sono certamente numerose, compensate da alcune ru- briche autonomamente introdotte e assenti in L. In certe sedi, tuttavia, la corrispon- denza pare sicura: Quid sit mulier, ‘che cosa è femmina’; Demonstrat spiritus conditionem mulieris, ‘di colei’; a queste va aggiunte una postilla «le parti occulte» in L

4

, che si di- rebbe echeggiare «Loquitur spiritus de partibus secretis» di L (ma non si trova nella sede di questa, bensì pochi paragrafi prima, a c. 68v). Il rapporto non casuale è poi ulteriormente provato dal fraintendimento della rubrica Respondet autori spiritus, che diventa in L

4

«Iohanne», mentre al più dovrebbe essere «Spirito»: di tale rubrica Car- rai infatti ricostruisce una serie di passaggi in errore dalla dicitura originale attestata da L allo sghembo Respondit auctor spiritun del Naz. II.II.18, fino al derivato volgare

«Risponde l’autore allo spirito» dell’Ashb. 1258, ed è evidentemente a valle di questa diacronia di corruzione, con lo scambio nominativo-dativo, che si colloca l’incongrua didascalia di L

4

.

Qualche cosa di più si dirà poi sul Segni 15 all’interno del corpus petrarchesco del copista e della tradizione dei Rvf. Tutti e tre i testimoni di mano di questo ‘amico del Dati’, Ricc. 1101, Magl. VII 282 e appunto Segni 15 (= R101, Mg, LSe

1

), trasmetto- no la ‘forma Chigi’ del Canzoniere, come rivela la sequenza specifica dei fragmenta 169-173, 184-185, 178, 176-177, 189 (‘Chigi series’), e si inseriscono all’interno del- la famiglia y della tradizione di tale redazione. Per i sondaggi finora condotti, questa famiglia, comprendente undici testimoni, costituisce un intero ramo dei due in cui si

Un ‘Petrarca’ e un ‘Boccaccio’ per l’appassionato copista di professione

(13)

articola γ, ossia la tradizione tosco-fiorentina, parte sinistra dello stemma chigiano

15

. L’appassionato copista, si è detto, scrive in mercantesca, e in effetti è questa la tipolo- gia grafica più frequente dei codici di ‘forma Chigi’, in percentuali significative ri- spetto a quelle globali della tradizione dei Rvf, in cui la formula codicologica del ‘li- bro umanistico’ costituisce il tipo sproporzionatamente prevalente. Dei ventisette te- stimoni chigiani, ne conto dodici in mercantesca, e fra questi dodici, sette apparten- gono alla famiglia y

16

. La ‘forma Chigi’, insomma, fin dal vetusto esempio pucciano R50 e per tutto il Quattrocento costituisce un settore di tradizione privilegiato del- la ricezione mercantesca, e in esso la famiglia y rappresenta a tutti gli effetti la vulga- ta mercantesca toscana della ‘forma Chigi’.

Dei tre testimoni dello stesso copista, mentre R101 adotta un ampio in-folio di 296 × 210 = 23 [241] 32 × 35 / 8 [108] 8 / 51, gli altri due, LSe

1

e Mg, sono inve- ce codicologicamente gemelli, di dimensioni medio-piccole pressoché identiche, il primo 204 × 140 = 24 [146] 34 × 9 / 8 [72] 6 / 45 (c. 2r), il secondo 204 × 137

= 20 [139] 45 × 11 / 5 [73] 5 / 43 (c. 2r), entrambi in formato in-ottavo, organiz- zati in quinterni con richiami al centro del margine inferiore, rigati a secco solo con squadratura (più colonnino per le iniziali in maiuscoletto) e circa 28 righe di scrittu- ra per facciata, di cui la prima al di sopra della rettrice superiore. La congiuntura ine- quivocabile, poi, che i due presentino la stessa filigrana, Briquet 11663 – motivo tres monts simples, attestata a Firenze nel 1434 e nel 1446 –, indurrebbe a desumere che siano stati esemplati uno di seguito all’altro, persino con la stessa risma di carta, ma vedremo subito che l’esame della lezione li avvicina, sì, ma non al punto da permet- tere tale conclusione.

In un recente contributo sulla ‘forma Chigi’ si prospettava come auspicabile uno studio integrale della tradizione della redazione, che andasse oltre gli elementari accer- tamenti ivi iniziati, estendendo le importanti rilevazioni di Anna Bettarini all’intero te- sto della raccolta nonché ai nuovi testimoni immessi nel circuito

17

. Tenendo conto di un’esigenza espressamente avvertita

18

, sarà allora l’occasione per cominciare con alcuni spogli sui tre testimoni del copista. Collazionando rispetto all’Originale petrarchesco (= V) la sola porzione di testo di spettanza chigiana (Rvf 1-120, Donna mi vene spesso nella mente [E 1], 122-156, 159-165, 169-173, 184-85, 178, 176-177, 189; 264-304), e rimandando a Tav. 2 le sezioni in cui la lezione di LSe

1

non è accertabile perché il co- dice è mutilo (Rvf 1-27, 45-48, 136-165), i tre testimoni presentano un foltissimo re- gesto di innovazioni comuni, che fanno fede di una parentela posta già in fondo, al ter- mine di un processo di trasmissione che ha agito lungamente:

Tav. 1. Innovazioni comuni a LSe1, R101, Mg

(si tralasciano le eventuali differenze formali, trascrivendo sempre la lezione di LSe1; qui e nelle tavole successive si marcano con asterisco alcuni errori di va- lore congiuntivo e separativo)

28.35 Dal pireneo a lultimo] Da pireneo (et) lultimo; 28.46 parte del mondo e] parte nel mo(n)do; 28.61 ora el tempo] e oraltempo; 28.61 da] di; 28.65 de- li(m)mortale] dalinmo(r)tale; 28.71 chiaro] caro; 28.83 quanto] come; 28.95

TOMMASOSALVATORE

202

(14)

brun] nero; 29.3 bionda treccia] bionde treccie; 29.19 che contra humiltade]

co(n)tro a humiltade; 29.32 suoglia] spoglia; 29.55 ualor] color; 29.58 uoi] te;

30.1 un] om.; 30.38 le bio(n)de] le belle; 31.3 Se lassuso e] Selle lassu; 31.12 gi- ro] grado; 33.13 tuo ualor] tuo dolor LSe

1

R101, tuodor Mg; 34.7 sacra] sag- gia; 34.13 donna nostra] nostra don(n)a; 35.1 Solo (et) pensoso i piu deserti]

Solo pe(n)soso im piu diu(er)si; 37.1 a cui] acche; 37.52 miglior] maggio(r);

37.63 che di sempre pianger] che o sempre apia(n)gie(r); 37.64 gle nappaghi]

neglappaghi; 37.76 cosi] ta(n)to; 37.78 donde] doue; *37.102 om. (ma in R101 spazio riservato); 38.10 humiltate] onestate; 40.6 Tra lo stil] tralsottil; 40.9 for- nir] co(m)pie(r); 41.10 Crudeli] Maligne; 44.13 pero] p(er)uoi; 49.1 di] da;

49.11 Poi] Piu; 50.4 Ueggendosi] Trouandosi; 50.9 Talora] Alquanto; 50.10 ouella] o(n)della; 50.15 Comel] Quandol; 50.17 monti] poggi; 50.26 Chi pur non ebbi anchor] Che pur no(n) e che mai; 50.27 Ma] Ne; 50.28 ciel] sol;

50.39 Ai crudo amor ma tu allor piu] Ai falso amore (et)tu allor LSe

1

R101, ay crudo amore (et)tu allo(r) Mg; 50.41 La uoce ei passi] E passi suoi; 50.44 Get- tan] Posan; 50.54 crescendo] cresciuto; 50.54 uoglia] doglia; 50.56 possindoui- nar] posso i(m)magina(r); 50.67 Onde mai ne] Ondoramai; 50.76 pensar] mi- rar; 52.5 Posta] Fixa; 52.6 Chalaura il uago (et) biondo] Cal sole allaura iluago;

53.27 p(ro)prio] p(ri)mo; 53.61 Collaltre] et laltre; 53.87 Chaglianimosi] cha- glamorosi; 53.97 laitar] la scampa(r) (err. anticipo); 56.8 spiga] piaga; 56.9 si co- nosco io] sio conosco; 57.4 Et] om.; 57.8 Dun] et du(n); 61.2 el te(m)po (et) lora] elora eltempo; 61.13 Ouio] onde; 61.14 Che sol] chi son; 63.13 ciascun]

ogni; 64.12 poi] pu(r) (err. anticipo); 65.4 uita] me(n)te; 65.12 gia] om.; 66.6 prui- ne] pu(r) neue; 66.7 cor uia piu] core piu; 66.36 speççata] sprezata; 67.7 onde]

oue; 69.7 notai] prouai; 71.47 uoglio] soglo; 71.48 spigne] strigne; 71.66 uigor]

uapor; 71.74 i(m)mantanente] i(n)contanente; 71.90 di me stesso] ase stesso LSe

1

, dise stesso R101 Mg; 71.98 tornano] rito(r)na; 71.104 Io p(er) me son quasi] isonquasi p(er) me LSe

1

Mg, i son p(er) me quasi R101; 72.25 cha tan- ta] co(n)tanta; 72.38 ouel] o(n)del; 72.45 iui] uno; 72.58 rinuersa] ue(r)sa; 73.3 a sospirar] allacrima(r); 74.1 pensar] mirar; 81.1 fascio] giogo; 83.1 son prima]

saran(n)o; 84.2 morte] pena; 87.9 Et] om.; 89.5 Diceami il cor] dicie almio cor;

90.13 se no(n) fosse or] seo(r) no(n)fusse; 91.3 ne speri] ne(n)tenda; 91.13 quanto] come; 92.7 mi sia] siemi; 93.8 gia] ben; 94.2 do(n)na] duna; 95.7 Di for (et) dentro] dentro (et) difuori; 95.8 Ben che(n) lamenti il duol] be(n)che lame(n)te alcor LSe

1

R101, benche lame(n)te ilcor [duol in intl.] Mg; 97.3 Eral]

fossel; 97.7 schifo] sdegno; 97.14 possa] debba; 98.1 destrier] destin; 98.4 ab- horre] accorre; 98.14 no(n)] mio; 101.6 tuona] sona; 101.14 del ben] alben;

102.4 per] co; 102.6 farsi fortuna] fortuna farsi; 102.14 celare] sfogare; 103.8 suoi danni] suonta; 105.1 cantare] pa(r)lar; 105.30 morte] uita; 105.41 a lui] al- trui; 105.45 a passo] in pasco; 105.45 tra] co(n); 105.48 Et chi troppo assotiglia]

chi troppo sassottiglia; *106.2 Scese] sicche; *107.9 limagine] le lacrime; 107.14 ouunque] (et)doue; 108.12 sencor ualoroso] se ancor ualoroso; 109.6 a uespro a lalba] allalba auespro; 113.2 intero] into(r)no; 116.2 uiso] uolto; *119.12 om.;

120.13 cor uostro] mio core LSe

1

, tuo core R101 Mg; 124.5 mi struggel cor]

maffliggielcor; 125.4 fugge] struggie; 125.33 a lui] altrui; *125.49 om. (ma in R101 agg. d’altra mano); 125.61 Anchor] amo(r); 125.72 Gir] gia; 126.33 et o

Un ‘Petrarca’ e un ‘Boccaccio’ per l’appassionato copista di professione

(15)

pieta] con pieta; 126.34 pietre] piante; 127.12 che p(er)chio miri] p(er)chio ri- miri; *127.66 om. (ma in R101 agg. d’altra mano); 127.76 in lui] i(n) lei; 128.16 lingua] boccha; 128.46 ancho non] anco(r) ne; 128.58 Fastidire] fa stridire;

128.78 delassu] dellasua; 129.11 picciol] poco; 129.54 maggiore] meriggio;

131.13 glorio] doglo; 132.2 Ma] Et; 132.14 arde(n)do] (et) a(r)do; 135.17 da]

p(er); 135.23 affondar] affoga(r); 135.38 securamente] leggieram(en)te; 135.56 notte] tutte; 135.61 a Epiro] et piro; 135.70 ne sol] sol; *135.85 a lombra] a no- me; *135.91 Chi] Cosi; 169.11 rasserena] raffrena; 171.6 ogniaspro] ognaltro;

172.10 ben] om.; 173.5 Poi troua(n)dol di dolce] troua(n)doldidolceza; 185.3 caro] riccho; 178.1 te(m)po] punto; 176.2 (et) arme] da(r)me; 176.10 Et] om.;

*177.8 i(n) mar] om. LSe

1

Mg, senza (err. ripetizione) R101; 189.11 co(n) igno- rantia] (et)dingnoranza; 264.22 il tempo] tuo tempo; 264.30 piu] pur; 264.46 aspectando] aspettare; 264.131 tela] uita; 266.7 i miei duo lumi] iduo mie lumi LSe

1

Mg, iduo belumi R101; 266.14 inseno] in segno; 267.4 huom] om.; 267.5 Et] om.; 267.10 pur fui] fui pu(r); 268.19 doglioso] dubbioso; 268.63 Lungo tempo] lungam(en)te; 268.70 chaltrui par morta] chaltri par mo(r)ta LSe

1

Mg, caltri a p(er) mo(r)ta R101; 269.3 ritrouar] raq(ui)sta(r); *270.2 Come par]

co(n)uerra; 270.32 si come dentro] come didentro; 270.70 temea] crea LSe

1

, credea R101 Mg; 270.90 I son] (et)io; 272.11 turbati] ca(n)giati; 273.12 Cer- chiamol] ciercandol; 274.5 anchor se pur] se pure ancor; 274.6 fere] male;

275.14 far] sta(r); 276.13 amoroso (et) piano] amoroso piano; 277.1 nouo] al- tro; 277.3 (et) duol] alco(r) LSe

1

, (e)lco(r) R101 Mg; 280.6 riposti] nascosi;

280.7 gia chamore] mai camore LSe

1

Mg, mai Amore R101; 282.8 a suoi usa- ti] aglusati; *282.11 om. (ma in R101 agg. d’altra mano); 286.4 spiri] stia; 286.7 son] om.; 286.11 pietoso] soaue; 286.12 mi regga] chiregha; 288.14 qua(n)to e mia pena] mia uita qua(n)te LSe

1

R101, mia pena qua(n)te Mg; 289.1 oltra le]

i(n)fralle; 289.5 (et)] o(r); 293.8 fosche] chioccie; 294.6 ignudo] oschuro;

296.13 p(er)] di; 300.1 io] om.; 300.3 Et mi contendi] ne mi co(n)ciedi; 300.3 laria] illume; 302.13 si] suoi; 304.2 en fia(m)ma] (et)nuista; 304.4 poggi] boschi.

Nelle sedi su menzionate in cui LSe

1

è mutilo, i soli Mg e R101 convergono su queste lezioni:

Tav. 2. Innovazioni comuni a R101, Mg [assente LSe1]

(si tralasciano le eventuali differenze formali, trascrivendo sempre la lezione di R101)

1.5 inchio] o(n)dio; 2.2 punire in un di] p(er) punire un di; 2.6 sue] suoi; *2.13 accortamente] occultam(en)te; 3.7 sospetto] sospiri; 3.13 quello] tale; 3.14 mo- strar] mostro; 5.13 de suoi se(m)pre uerdi] semp(re) de suo ue(r)di; 5.14 mor- tal presu(m)ptuosa] p(re)su(n)tuosa apa(r)la(r); 6.3 leggiera] leggiadra; *6.5 Che qua(n)to richiamando] et qua(n)to a seguitarla (err. ripetizione da «seguitar» a v.

2); 6.9 Et] Ma; 6.12 onde] oue; 6.13 piaghe] me(n)ti; 7.12 laltra] la tua; 8.3 che]

di; 8.12 Che ue(n)detta e di lui cha cio] talue(n)detta e di lui chate; 8.13 Lo qual inforça] chenella forza; 9.3 Cade] sciende; 9.13 Ma] che; 11.4 de(n)tral]

fuo(r) del; 11.13 p(er) mia] prima; 12.11 glia(n)ni ei giorni] gio(r)ni lianni;

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OMMASO

S

ALVATORE

204

(16)

13.12 lanimosa] lamorosa; 14.10 Siete] semo

te

R101, semo Mg; 14.14 martiro]

to(r)me(n)to; 15.2 gra(n) pena] fatica; 16.9 uiene] uan(n)e; 19.2 pur] piu; 19.12 lagrimosi] tenebrosi (err. ripetizione); 22.3 q(ua)nto] alqua(n)to; 22.29 molta(n)ni] millan(n)i; 22.34 transformasse] tra(n)smutasse; 23.14 penosa]

grauosa; *23.32 Che sentendo] chesendo; 23.44 lor] la; 23.63 estrania] extre- ma; 23.82 mi fea dentro a quella] mi facea de(n)tralla; 23.102 Dindegno] din- giegno; 23.142 Per] ni; 23.164 gua(r)do] foco (err. ripetizione); 24.7 Ma] et;

24.10 comio] qua(n)tio; 26.1 a terra] alcuna; 26.4 a ringratiar] arrigua(r)dar;

26.11 chera smarrito] che smarritera; 27.11 Chiunque] qualunque.

45.11 A uoi] asse; 46.5 fien] son; 46.7 Ma piu] ondio.

136.1 su le] i(n)su; 136.4 tanto] pu(r); 136.9 fanciulle] do(n)zelle; 139.4 uolare]

uolere R101, ualore Mg; 140.3 fronte] m(en)te; 141.1 al caldo tempo] atempo caldo; 141.5 Cosi] om.; 141.14 co(n)sente] no(n)sente; 143.3 tutto] tanto; 144.7 Quel] nel; 144.13 poi] mai; 145.6 fosco] foco; 145.13 comio] qual; 147.4 spir- ti] sospir; 149.8 desperata] dispietata; 148.8 Colarboscel] dunarbusciel; 148.10 oue] o(n)de; 150.4 mal nostro] nostro mal; 150.5 co(n) quelli occhi] co belioc- chi (err. ripetizione); 152.7 gir] gia; 152.13 che dora in hora] cadora adora;

153.13 po ben] be(n) puo; 154.7 bei] suoi; 156.3 rimembrar] ricorda(r); 156.4 qua(n)tio] cio chi; 156.5 que duo] i duo; 159.3 i(n)chella] ouella; 159.7 i(n) se]

om. (in

R101 agg. d’altra mano); 159.14 dolce ride] come ride; 160.2 mai cosa]

cosa mai; 160.7 lume] ualor; *160.8 altamente] altra donna; 160.10 ouer]

(et)sol; 161.14 quale el] qua(n)tel; 162.2 pensando] passa(n)do.

Gli abbinamenti in errore, equamente e irrazionalmente distribuiti, non sembrano avallare in prima analisi la più stretta affinità di due unità contro una terza. Già l’ispezio- ne del solo ordine dei componimenti, del resto, denunciava per LSe

1

mescolanza di fon- ti diverse, ed è da notare che in molti dei casi seguenti, più che concordanza in errore a coppie, ci si trova in presenza di autonomi recuperi della lezione corretta da parte di un testimone, contro l’innovazione di tutto il sovra-gruppo

19

. Le innovazioni condivise da- gli stessi R101 e Mg appena visti, laddove LSe

1

sta con V, sono le seguenti:

Tav. 3. Innovazioni comuni a R101, Mg

(si tralasciano le eventuali differenze formali, trascrivendo sempre la lezione di R101)

28.43 De]

om.; 29.7 giogo] peso; 42.7 rinoue] ritroue; 49.2 podere] parere;

50.28 Ne] om.; 50.32 Driççasi] leuasi; 53.29 et ama] roma; 53.60 bigi] neri (err.

ripetizione, ma

Mg corr.); 55.7 spargo] spa(n)do; 66.36 Ne suon] nessun; 69.12 ministri] seguaci; 71.51 distrigne] distruggie; *72.3 conduce] minduce (err. an-

ticipo); 86.2 gia] ben20

; [E 1], 3 core] mio co(r) ; 128.3 si spesse] spesso R101, spesse Mg; 128.62 sparga] spanda; 130.8 pianto] ca(n)to; 134.11 Et] om.; 134.12 piangendo rido] (et) pia(n)go (et) grido (rido Mg); 169.1 penser] disio; 185.12 odorato] onorato; 264.25 piacer] pe(n)sie(r); 264.126 nardisce] minducie;

269.11 Humidi gliocchi sempre el uiso] liocchi piange(n)do (et)gire acapo;

270.104 auoito] i(n)da(r)no (err. ripetizione); 277.6 (et) notte (et) giorno] (et)di (et)notte R101, (et)gio(r)no (et)notte Mg; 278.10 leue] lieta (err. anticipo).

Un ‘Petrarca’ e un ‘Boccaccio’ per l’appassionato copista di professione

(17)

Non più numerosi gli incroci LSe

1

-R101:

Tav. 4. Innovazioni comuni a LSe1, R101

(si tralasciano le eventuali differenze formali, trascrivendo sempre la lezione di LSe

1

)

28.110 doue] qua(n)to; *50.42 stringi] fuggi (err. anticipo); 50.74 Tu non uorrai mostrarti] tu noluorra mostrare; 52.2 tal uentura] laue(n)tura; 54.3 donor] da- mor; 61.1 sial] il; 70.17 Qual che dolce mio detto] alcun mio dolcie decto (ma R101

corr.); 71.52 color] dolor; 72.73 altronde] altroue; 84.14 altrui biasmo]

biasimo; 91.12 Ben uedi omai] Etuede(r) puoi; 102.5 quando] poche; 103.12 dritto] dietro; *112.9 sassise] sorrise; 119.109 Fara] fa; 126.19 p(ro)p(ri)o]

p(ri)mo; 135.39 io incauto] io ntanto; *135.44 uaghi] santi (err. ripetizione);

185.13 ripone] ricopre; 189.1 colma] ca(r)ca; 279.8 sospir] pensie(r); 284.7 oue]

che; 292.10 chamai] che mai; 302.11 mio] suo (ma R101

corr.); 304.8 noui

e(n)fermi] nostri i(n)fermi.

E si anticipava che l’affinità codicologica di LSe

1

e Mg non trova particolare con- ferma in caratteristiche testuali:

Tav. 5. Innovazioni comuni a LSe1, Mg

(si tralasciano le eventuali differenze formali, trascrivendo sempre la lezione di LSe

1

)

28.70 chitalia] ytalia; 30.2 bia(n)cha] bella; *30.38 Uincon] Infiamma(n);

42.12 fuggon] surgon; 50.21 Et] om.; 52.7 or] om.; 58.3 ormai] om.; 59.2 to- glia] spogla LSe

1

, uolscglia Mg; 59.4 delor] damor

21

; 64.2 chinar] piega(r) (err.

anticipo); 70.5 chanchor] chamo(r); 71.59 a me] auoi; 79.3 reçço] mezo; 93.13

aurai] terrai; 105.8 anchor] amo(r); 114.13 pacificato] pacifico (et); *128.25- 27 om.; 129.29 Disegno] disdegno; 134.11 amo] bramo; 264.90 no(n) o lar- me] no(n)so la(r)me; 274.3 intorno en su le porte] i(n)fino i(n)sulle po(r)te;

283.1 uolto] uiso; 294.13 engorda] engombra; 300.8 Et p(er) altrui si rado] ne p(er) altrui spesso.

In appendice infine le lezioni di ognuno dei tre manoscritti non condivise dagli altri: la definizione di lectiones singulares è da intendersi provvisoria, perché va da sé che l’estensione delle collazioni al rimanente testimoniale della forma Chigi rivela la presenza di tali varianti anche in altra parte della famiglia y.

Mettiamo quindi da parte queste ubertose tavole, che andranno fatte interagire, col proposito di agganciare una tessera per volta, con gli altri testimoni, al fine di pre- cisare ulteriormente i rapporti reciproci interni alla tradizione, ma prima soffermia- moci meglio su un aspetto. È noto che le varianti di Rvf 52, Non al suo amante più Diana piacque, occorrono non solo nella famiglia y della ‘forma Chigi’, ma anche nei codici musicali che tramandano questo madrigale e ne attribuiscono la messa in mu- sica a Jacopo da Bologna.

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OMMASO

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ALVATORE

206

(18)

52.5-6 posta a bagnar un leggiadretto velo

fixa

ch’a l’aura il vago et biondo capel chiuda ch’al sole, all’aura il vago

Per lungo tempo negli studi si è ritenuto che tali lezioni fossero varianti d’auto- re, di una prima redazione del madrigale, e che l’intonatore avesse ricevuto diretta- mente da Petrarca il testo di tale lirica, anzi che questa fosse stata composta per l’oc- casione: la supposta versione antiquior ha anche goduto di una discreta fortuna erme- neutica, fatta oggetto di alcuni contributi che ne hanno illustrato le direttrici varian- tistiche. Ma sulla base della razionalizzazione della tradizione chigiana operata da An- na Bettarini, Stefano Campagnolo ha attivato un’importante sinapsi: queste varianti, a rigore di logica stemmatica, non possono essere originali, perché caratteristiche di una sola famiglia, appunto y, posta già in basso nel processo di trasmissione, al di sot- to del subarchetipo γ e dell’archetipo z

22

. Osservo incidentalmente che Campagnolo ha preso in considerazione anche i sette testimoni che avevo assegnato a y sulla sola base dell’ordine dei componimenti, e in effetti ha riscontrato le varianti di Rvf 52 an- che in essi, confermando così indirettamente l’assegnazione dei codici al gruppo, e insomma fornendo una confortante ratifica del tentativo metodologicamente oltran- zista che lì si era azzardato

23

. Si vuole ora verificare se la più ampia collazione dei tre testimoni dell’appassionato copista ci permetta di considerare questo aspetto con un supplemento di argomenti, eventualmente superando la vischiosa dimostrazione pu- ramente ‘sillogistica’ per la quale le varianti non possono essere autoriali per la posi- zione nello stemma dei testimoni che le tramandano.

Come prima cosa, scorrendo le tavole delle varianti, è possibile rilevare che le le- zioni equivalenti che il gruppo attesta con varia distribuzione vanno ben oltre il ma- drigale 52, e si annidano piuttosto fittamente in tutta la raccolta. Prelevo qui solo po- chi casi esemplificativi

24

.

V LSe1R101 Mg

50.4

veggendosi in lontan paese sola trovandosi

50.28

né per volger di ciel, né di pianeta sol

50.56

né poss’indovinar chi me ne scioglia posso immaginar

65.3-4

ch’a passo a passo è poi fatto signore

de la mia vita, et posto in su la cima mente

81.1

Io son sì stanco sotto ’l fascio antico giogo

91.3

et per quel ch’io ne speri al ciel salita ne ’ntenda

128.16

qual io mi sia, per la mia lingua s’oda bocca

173.5

Poi trovandol di dolce et d’amar pieno Trovandol di dolcezza

272.11

veggio al mio navigar turbati i vènti cangiati

300.3

et mi contendi l’aria del bel volto né mi concedi il lume

304.4

cercai per poggi solitarii et hermi boschi

non senza una bella variante che offrirebbe materia a riflessioni sulla negazione pe- trarchesca della memoria di Dante:

Un ‘Petrarca’ e un ‘Boccaccio’ per l’appassionato copista di professione

(19)

V LSe

1R101 Mg 293.8 rime aspre et fosche far soavi et chiare chiocce

Fossimo in presenza di un’altra tradizione, e non dei Rvf, forse sarebbe difficile sfuggire all’impressione di intravedere nella famiglia y le tracce di una redazione di- stinta da quella vulgata, e di promuovere a antiche varianti d’autore le lezioni indif- ferenti tramandate dai suoi testimoni. Normalmente, infatti, simili conclusioni, in as- senza di documentazione diretta, spettano al discernimento del critico testuale. Ma per la tradizione dei Rvf, invece, lo studioso opera in presenza dell’Originale, e so- prattutto in presenza delle carte che testimoniano l’iter elaborativo dei testi, che fun- zionano da filtri, anzi da dispositivi di verifica, per le ipotesi che possiamo formula- re. In questa fattispecie, veramente, se fra i componimenti di cui la famiglia y tra- manda varianti equivalenti isoliamo quelli contenuti anche nel ‘codice degli abbozzi’

Vat. lat. 3196 (= V²), escludendo però i casi, inutili ai nostri fini, in cui il testo di V² coincide già con quello definitivo di V, il corpus risultante non restituisce esempi mol- to numerosi. Ma questi pochi ci basteranno a osservare che il controllo incrociato in- ciampa in situazioni come le seguenti

25

:

V V2 LSe1R101 Mg

34.13 seder la donna nostra sopra l’erba = V nostra donna

34.14 et far de le sue braccia a se stessa ombra faccendo de’ suoi rami> = V = V 69.3 tanti lacciuol’, tante impromesse false ché pur per forza, o per promesse false = V [Mg om.]

69.4 tanto provato avea ’l tuo fiero artiglio provar conviensi or l’uno or l’altro artiglio = V [Mg om.]

69.7 et che ’l notai là sopra l’acque salse = V provai

69.12 quando ecco i tuoi ministri, i’ non so donde = V ministriLSe1, seguaciR101 Mg

A Rvf 69, ad esempio, il gruppo y è latore a v. 7, in luogo di notai definitivo, del- la variante provai, che però non è attestata da V², il quale reca già la lezione di V. E non è possibile neppure che la famiglia y attesti una redazione precedente quella di V², a parte per la data 1337 in questo apposta, perché V

2

attesta a sua volta varianti prede- finitive a v. 3 e a v. 4, che non confluiscono in y. Un paio di altri blandi esempi tro- viamo nelle canzoni 268 e 270, di cui evito di riportare le moltissime varianti di V

2

, perché tutte naturalmente sono assenti in y.

V V2 LSe1R101 Mg

268.19poria aguagliare il mio doglioso stato porebbeno aguagliare il dolor mio poria aguagliare il mio porebben aguagliare il mio gran duolo > = V dubbioso stato

268.70dove è viva colei ch’altrui par morta dov’è colei che tu piangi orper morta ch’altri ha per mortaR101, dov’è viva velgitacolei ch’a te par morta > = V ch’altri par mortaLSe1Mg 270.70che spezzò il nodo ond’io temea scampare che rotto à ’l nodo ond’io temea scampare> = V creaLSe1, credeaR101 Mg

Per Rvf 268, in particolare, notiamo in V

2

che la lezione a v. 19 muove da «po- rebbeno aguagliare il dolor mio» (il soggetto è parole, al plurale) alla lezione definiti- va uguale a V, «poria aguagliare il mio doglioso stato», senza mai passare per «poria

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aguagliare il mio dubbioso stato» registrato da y. Parimenti possiamo seguire il labo- rioso iter correttorio di v. 70, dove fra le alternative che si succedono non si incontra mai la lezione di R101. Se si ampliano i prelievi alle sezioni in cui, mutilo LSe

1

, so- no riscontrabili solo R101 e Mg, la raccolta dati è un po’ meno sterile.

V V2 R101 Mg

156.1-5 I’ vidi in terra angelici costumi = V = V

et celesti bellezze al mondo sole divine > = V = V

tal’ che di rimembrar mi giova et dole = V ricordar

ché quant’io miro par sogni, ombre et fumi = V ciò ch’i’

et vidi lagrimar que’ duo bei lumi = V i duo

159.3 quel bel viso leggiadro, in ch’ella volse = V ov’ella

159.6 chiome d’oro sì fino a l’aura sciolse Sì fino oro et sì vago a l’aura sciolse> = V = V [«sì» om. inMg]

159.14 et come dolce parla, et dolce ride = V come

160.1-8 vv. 5-8, 1-4 > vv. 1-4, 5-8 = V

160.2 come chi mai cosa incredibil vide = V cosa mai

160.7 ch’altro lume non è ch’infiammi et guide = V valor

In tutti questi casi scatta lo stesso corto circuito rilevato sopra. Una fase dell’ela- borazione di Rvf 160 in cui possa collocarsi la stesura attestata da y non pare logica- mente definibile: da una parte, le varianti di y non si trovano in V

2

, che legge già con le lezioni definitive di V, dall’altro V

2

testimonia in prima battuta una stesura con l’or- dine delle quartine invertito rispetto a quello finale, ordine invertito che non si tro- va in y. Per le stesse ragioni, non può essere esistito un momento della correzione di Rvf 156 in cui il testo aveva ‘già’ la lezione celesti in luogo di divine a v. 2, ma al tem- po stesso aveva ‘ancora’ la lezione presunta pre-definitiva ricordar per rimembrar e la le- zione ciò ch’i’ per quant’io.

Il modesto test mostra insomma che non c’è nessuna continuità, e anzi nessuna compatibilità, fra le varianti equivalenti della famiglia y e l’iter elaborativo testimo- niato dagli abbozzi, impossibili da ‘incastrare’ le une nell’altro. Le lezioni che y reca per i Rvf 34, 69, 156, 159, 160, 268, 270 sono autonome innovazioni della tradizio- ne, e tali evidentemente per induzione andranno considerate tutte le varianti equiva- lenti trasmesse dalla famiglia y quando non trovino riscontro nel resto dello stemma chigiano, comprese quelle di Rvf 52 che pure, per illusione ottica, erano parse fecon- de di implicazioni strutturali. In generale la tradizione del Canzoniere, per la circo- stanza della conservazione di molta e eterogenea documentazione originale, si confi- gurerebbe come un buon banco di prova della prassi filologica, ossia si presterebbe a esperimenti di metodo che vogliano accertare la validità dei procedimenti che gene- ralmente seguiamo, come un esercizio di filologia di cui possediamo le soluzioni. Nel caso specifico, la risposta dell’‘esperimento’ sarebbe che l’adiaforia, da sola, ha scarso valore dimostrativo: la massima parte delle innovazioni delle tradizioni dei testi vol- gari consta di lezioni adiafore, e ciò varrà come invito alla cautela per la consuetudi- ne di discriminare le varianti d’autore in virtù della nostra sola sensibilità critica.

L’implicazione che realmente si potrà derivare, al più, sarà che la famiglia y costitui- sce un settore di tradizione attiva, che interviene sul testo con rimaneggiamenti a vol-

Un ‘Petrarca’ e un ‘Boccaccio’ per l’appassionato copista di professione

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te pervasivi e non sempre infelici, e non pare risultato di poco momento, perché il fenomeno si dimostra infrequente nella tradizione dei Rvf, quanto meno dei Rvf co- me libro organico, delle ‘forme’. Ne scaturisce poi un’inferenza di cronologia: se Ja- copo da Bologna poté leggere e musicare il madrigale 52 estraendo il testo da un co- dice della famiglia y, il progenitore del gruppo andrà retrodatato agli anni Sessanta del Trecento. E anche questa è conclusione inopinata, perché dei testimoni a noi perve- nuti nessuno risale a un periodo anteriore al secondo quarto del sec. XV; ma con- suona con le modalità e le tempistiche di trasmissione di β – l’altra delle due emana- zioni di γ –, che appena pochi anni dopo dalla pubblicazione della forma Chigi era già ‘rotolata’ dal vertice ai piani infimi dello stemma

26

. E quindi per ragioni diciamo pure anagrafiche, malgrado il ruolo che giocò nella diffusione del gruppo coi suoi tre esemplari, l’appassionato copista non poté essere il responsabile del capostipite y. Tan- turli stesso si interrogava su ciò, e mi è grato chiudere in questo modo. Altri al posto suo, in un contributo dedicato al copista – copista, come si è visto, vicino pure a am- bienti letterari –, difficilmente si sarebbe peritato di magnificare la figura con l’at- traente e in fondo inverificabile idea che gli spettasse l’aggregazione del gruppo, piut- tosto che la mera trascrizione di esso. Ma per Tanturli, invece, «non c’è indizio per privilegiare l’una o l’altra ipotesi, che pure ipotesi restano; semmai la più complessa e ambiziosa, ma gratuita, in quanto tale, rende anche più diffidenti»

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. E questo è l’in- segnamento personale che si è tratto da lui, che la filologia è severa, e non indulge al- le seduzioni dell’illazione suggestiva.

NOTE

*Dopo che questo testo era stato licenziato, Alessio Decaria, che ha ricevuto il contributo in boz- ze, mi ha indicato un altro manoscritto di mano del copista, Magl.VI.207, anch’esso testimone del Cor- baccio, che sarà oggetto di un prossimo lavoro. Esprimo la mia viva gratitudine a lui, per questa nuova se- gnalazione, e a Stefano Campagnolo, per la disposizione generosa con cui ha letto queste pagine.

1D. De Robertis, Vitalità di una ricerca, in Id., Editi e rari. Studi sulla tradizione letteraria tra Tre e Cin- quecento, Milano, Feltrinelli, 1978, pp. 221-30: 222. La scheda del manoscritto era in Id., Censimento dei manoscritti di rime di Dante (II), «Studi danteschi», XXXVIII, 1961, pp. 167-276: 183.

2D. De Robertis, Altre notizie sul Riccardiano 1044, «Studi danteschi», XLVIII, 1971, pp. 221-26: ci- tazioni da p. 222 e p. 226, poi in Id., Editi e raricit., pp. 216-20, con il nome spostato già in prima cita- zione: «Lo speciale interesse, e l’esperienza accumulata nel corso della ricerca (così come il subentrare in essa, ad articolo licenziato, del mio allievo Giuliano Tanturli, per un’esplorazione sistematica», etc. Dico che si tratta della prima menzione perché il volume di Rinascimentoin cui comparve G. Tanturli, Per la paternità manettiana della «Vita del Brunelleschi», «Rinascimento», X, 1970, pp. 179-85, nonostante l’anna- ta, reca ‘finito di stampare’ dicembre 1972.

3De Robertis, Vitalità di una ricercacit., p. 230.

4D. De Robertis, Antonio Manetti copista, in Tra latino e volgare. Per Carlo Dionisotti, Padova, Anteno- re, 1974, II, pp. 367-409, poi in Id., Editi e raricit., pp. 183-215 (ma appunto nel 1971, tre anni prima della pubblicazione di questo articolo, esso veniva dichiarato già chiuso e in corso di stampa: D. De Ro- bertis, Altre notizie sul Riccardiano 1044, p. 222); A. Manetti, Vita di Filippo Brunelleschi, preceduta da La no-

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vella del Grasso, edizione critica di D. De Robertis, introduzione e note di G. Tanturli, Milano, Il Polifi- lo, 1976; G. Tanturli, I Benci copisti. Vicende della cultura fiorentina volgare fra Antonio Pucci e il Ficino, «Studi di filologia italiana», XXXVI, 1978, pp. 197-313.

5Il copista «Non bene» è al centro di G. Tanturli, Filologia del volgare intorno al Salutati, in Coluccio Sa- lutati e l’invenzione dell’Umanesimo. Atti del Convegno internazionale di studi, Firenze, 29-31 ottobre 2008, a cura di C. Bianca, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2010, pp. 83-144; ma la figura è dis- cussa con avida curiosità, non senza l’attribuzione di un nuovo testimone, già nel 1978, in Id., I Benci co- pisticit., pp. 223-24, segno di una riflessione e anzi un rovello durato tre decenni. A questi si aggiunge ora l’importante supplemento di C. Lorenzi Biondi, Filologia del volgare intorno al Salutati. Una prima giun- ta, «Filologia italiana», XIII, 2016, pp. 47-108.

6G. Tanturli, Un appassionato copista di professione? A proposito della seconda sezione del Ricc. 1142 con ri- me del Certame coronario, «Letteratura italiana antica», VII, 2006, pp. 405-22.

7De vera amicitia. I testi del primo Certame coronario, edizione critica e commento a cura di L. Berto- lini, Modena, Panini, 1993, pp. 515-21, citazioni da p. 520 e p. 516; Tanturli, Un appassionato copistacit., p. 408.

8La prossimità a fonti originali risulta dai rapporti fra i testimoni esaminati in De vera amicitiacit., pp. 55-72 per Antonio degli Agli e pp. 143-52 per Leonardo Dati, discussi da Tanturli,Un appassionato copistacit., a p. 412. Secondo Tanturli per le rime del Dati «nessun intermediario certo si frappone fra il codice in esame e l’originale», ma l’errore che implica anelloε fra l’Originale e Ricc4(canto III, v. 106:

«po’ che schernita ad popultumulto», lez. critica popular) sarà invece da considerarsi solido. L’obiezione del Tanturli, che l’errore non sia separativo, è certamente vera, ma non spendibile in questo caso, perché dal momento che i due testimoni fuori daε sono testimoni di un diverso stadio redazionale O1, l’erro- re vale praticamente come errore d’archetipo, ossiaε conta come archetipo della redazione O2. L’altra osservazione, che potrebbe trattarsi di errore dell’originale («un originale che resulta muoversi [...] e che anche potrebbe essere affetto dall’errore populoper popular»), è invece indimostrabile tanto in positivo quanto in negativo, ma sconsigliata dal fatto che l’espressione popular tumulto risulta quasi formulare, identica e senza errori, a canto III, v. 86; vd. De vera amicitiacit., pp. 145-46.

9Tanturli, Un appassionato copistacit., pp. 414-22: i codici di mano del copista sono Ricc. 1041 e Naz.

II IX 95 (Convivio di Dante) e Ricc. 1101 e Magl. VII 282 (Canzoniere di Petrarca, su cui vd. oltre).

Nessuno è sottoscritto ma il Magliabechiano, datato novembre 1435, ci fornisce un punto di riferimen- to cronologico per l’attività dell’anonimo.

10T. Salvatore, Sondaggi sulla tradizione manoscritta della ‘forma Chigi’ (con incursioni pre-chigiane), «Studi petrarcheschi», XXVII, 2014, pp. 47-105: 60-62, menzione del copista a n. 24.

11G. Boccaccio, L’Ameto. Lettere. Il Corbaccio, a cura di N. Bruscoli, Bari, Laterza, 1940, nota al testo a pp. 295-304, i tre testimoni sono i Laurenziani XLII 1, XLII 32, XLII 33; Id., Opere in versi. Corbaccio.

Trattatello in laude di Dante. Prose latine. Epistole, a cura di P.G. Ricci, in Milano-Napoli, Ricciardi, 1965, nota a pp. 1269-71, i cinque testimoni sono Laur. XLII 34, Ricc. 1070, Naz. II II 38, Naz. II II 64, Bal- dovinetti 156; Id., Il Corbaccio, a cura di T. Nurmela, Helsinki, Suomalainen Tiedeakatemia, 1968, i cin- que testimoni sono di nuovo Laur. XLII 34, di nuovo Naz. II II 38, e poi Vat. Ottob. lat. 1486, Baltimo- ra Walters ms. 491, Marciano It. X 32. Ritorna al codice Mannelli l’ed. Padoan: G. Boccaccio, Corbaccio, a cura di G. Padoan, in Id., Tutte le opere, a cura di V. Branca, Milano, Mondadori, 1994, V.2, pp. 413-614, nota al testo a pp. 519-26. Nessuna scheda né menzione è dedicata al Laur. XLII 35 in Boccaccio autore e copista, catalogo della mostra, Firenze, 11 ottobre 2013 - 11 gennaio 2014, a cura di T. De Robertis et alii, Firenze, Mandragora, 2013, in cui per il Corbacciosi vedano pp. 147-52.

12T. Nurmela, Manuscrits et éditions du «Corbaccio» de Boccace, «Neuphilologische Mitteilungen», LIV, 1953, pp. 102-34; Id., Études critiques sur le texte du «Corbaccio» de Boccace, «Mémoires de la Société Néo- philologique de Helsinki», XXV, 1963, pp. 1-53; M. Donaggio, Problemi filologici del «Corbaccio»: indagine sui codici della famigliaα, «Studi sul Boccaccio», XXI, 1993, pp. 3-123.

13I sette apparentamenti a coppie, con una terna, sono presentati sinotticamente in Boccaccio, Il Corbaccio, a cura di T. Nurmela, cit., p. 30, mentre la tavola col numero delle varianti a p. 31.

14Carrai, Per il testo del «Corbaccio»cit., pp. 24-27.

15A. Bettarini Bruni in Ead., G. Breschi, G. Tanturli, Giovanni Boccaccio e la tradizione dei testi volgari, Un ‘Petrarca’ e un ‘Boccaccio’ per l’appassionato copista di professione

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in Boccaccio Letterato. Atti del Convegno internazionale di Firenze-Certaldo, 10-12 ottobre 2013, a cura di M. Marchiaro, S. Zamponi, Firenze, Accademia della Crusca, 2015, pp. 9-104, a pp. 70-95.

16Sono LGd2, LSe1, Mg, Mg2(mercantesca con influenze dell’umanistica), R101, R043 (umanisti- ca con influenze della mercantesca), Pt, tutti e sette del gruppo y, e poi LGd1, LS2, NA, R50, T6.

17Salvatore, Sondaggi sulla tradizione della ‘forma Chigi’cit., part. p. 89.

18Da parte della stessa Bettarini Bruni in Giovanni Boccaccio e la tradizione dei testi volgaricit., p. 79:

«Uno studio approfondito della Forma renderà conto più specificatamente dei rapporti alla luce delle ipotesi avanzate sul ruolo di un copista così attivo, qui archiviate solo per l’economia dei fini».

19Per LSe1Salvatore, Sondaggi sulla tradizione manoscritta della ‘forma Chigi’cit., p. 84, mentre i recu- peri isolati risultano dalla verifica con le collazioni di Bettarini Bruni in Giovanni Boccaccio e la tradizio- ne dei testi volgaricit., passim.

20Questa lezione non è confrontabile con LSe1, che omette Rvf86.

21Questa lezione e le due precedenti non sono confrontabili con R101, che omette Rvf58-59.

22S. Campagnolo, Petrarca non scrisse «RVF» LII per Jacopo da Bologna, in Cara scientia mia, musica. Stu- di per Maria Caraci, a cura di A. Romagnoli et alii, Pisa, ETS, 2017, c.d.s., cui si rimanda per un’esaustiva disamina critica della bibliografia pregressa.

23Salvatore, Sondaggi sulla tradizione manoscritta della ‘forma Chigi’cit., sulla famigliaypp. 83-87.

24Cito i Rvfda F. Petrarca, Canzoniere, a cura di M. Santagata, Milano, Mondadori, 20042.

25Si ignorano le varianti formali o grafiche; per le lezioni di V² ricorro a F. Petrarca, Il Codice degli Abbozzi. Edizione e storia del manoscritto Vaticano latino 3196, a cura di L. Paolino, Milano-Napoli, Ric- ciardi, 2000.

26Mi piace riportare l’icastica e bella immagine, che è di Anna Bettarini Bruni, in una comunica- zione personale. L’autografo boccacciano C2, pure precocissimo (1363-1366), è infatti posto in fondo al processo di trasmissione diβ e fa fede di una diffusione della ‘forma’ immediata e precipitosa.

27Tanturli, Un appassionato copistacit., p. 418.

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212

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Appendice

Tav. 6. Lezioni singolari di LSe1

28.108 poggio] poggi; 28.109 altero] altro; 29.6 sostegno] segno; 29.27 la qual

pio(m)bo] che solpiombo; 29.45 scorse] spa(r)se; 35.10 selue] piaggie; 37.19 spacio] tempo; 49.4 ira] o(n)ta; 53.89 offese] imp(re)se; 53.102 anchor] u(n)qua;

54.10 quasi] i(n)sino; 55.1 chi pensai chicredea; 57.9 cio] uoi; 58.11 a la fine ] nelfine; 59.3 uoler] disio; 61.7 ondi] ouio; 63.14 da] p(er); 64.5 ingegni] sdegni (err. anticipo); 65.3 passo a passo] poco apoco; 67.1 a] (et); 68.10 i(n) guisa duom]

come luo(m); 70.1 me] om.; 72.3 om.; 73.42 ricorro] ritorno; 74.1 gia] si; 84.6 anchor] amor; 87.11 onde amor] ouamo(r); 95.10 traluce in] i(n)frale; 96.9 lan- tica] labella; 98.12 desire] a(r)dore; 105.79 taccio] canto; 106.1 soura lale]

(et)i(n)sullali; 112.14 il signor nostro] ilmio signore; 115.9 conuerse] riuolse;

119.50 Ma laduersaria] malle(r)saria; 119.102 mallontani] maba(n)doni; 124.3 porto] sento; 126.43 sedea] stendea; 126.52 regna] giace; 127.76 excellentie]

acoglenze; 127.98 Nel nome daltra] ne uocie daltri; 127.99 quantio ] cio chio;

128.29 deserti] diuersi; 129.30 torno] i(n)to(r)no; 129.60 Quanta aria] quaire;

133.8 ondio son] (et)son gia; 135.26 son] si; 135.65 choffesa] chacciesa (err. ri-

petizione); 169.10 altero] (et)chiaro; 171.1 belle (et) crude] crude (et)belle;

171.11 dun marmo] dun ma(r); 171.12 a me] om.; 173.11 Stassi] fassi; 264.9 Ma] om.; 264.34 De stringilo or] co(n)stringilor; 264.36 fia] e; 264.71 Adunar]

a mirar; 265.10 gia p(er) continua proua] uo liocchi co(n)sumando; 267.9 en uoi] (et)chio; 268.48 luna] fe(r)ma; 269.11 sempre el uiso] (et)sempre iluiso;

270.73 ritentare] ritenere; 270.104 Indarno] i(n)uano; 274.2 fortuna] natura;

274.7 ricettando] riciercando; 280.4 amorosi] pietosi; 285.3 sospetto] diletto (err. ripetizione); 287.3 Perche del corpo oueri] p(er) chelcorpo onderi; 289.1 fia(m)ma] bella (err. anticipo); 295.3 sappressa] sipente (err. anticipo); 298.11 pau- ra] pieta; 300.12 dura] cruda; 301.8 amor] anco(r) (err. ripetizione); 302.6 sel de- sir] selmio dir; 303.6 colli] mo(n)ti; 304.11 in altri] i(n)molti.

Tav. 7. Lezioni singolari di R101

1.2 sospiri] pe(n)sieri; 1.13 chiarame(n)te] ueram(en)te; 2.9 Pero turbata] Et io turbato; 2.12 poggio] mo(n)te; 5.6 mio] suo; 6.12 Sol] et; 7.7 Che] et; 8.7 trouar] scontra(r); 11.6 om.; 16.6 Per lextreme] dellestreme; 18.13 la gente] al- trui; 18.14 spargan] spa(n)da(n); 22.28 giorno] pu(n)to; 23.13 graui] amari;

23.20 Che ten] chie(n); 23.38 trasformaro] tramsmutaro; 23.46 me(m)bro] om.

(agg. in mg. d’altra mano); 23.75 Maperse] map(er)che; 23.119 uero] uiuo; 23.128 lui] lei; 23.150 ignuda] cruda (err. ripetizione); 23.153 a mirarla] auede(r)la; 24.9 Che] E; 26.9 chamor] cancor; 28.34 Et] om.; 29.9 mancho] meno; 29.29 da]

p(er); 29.51 Suo laudi fora] fora suo laude; 32.4 sperar] parlar; 34.6 quantol] fin- chel; 35.2 tardi] radi; 35.7 negliatti] neliocchi; 37.28 ritrouo dal] ricordo del;

37.33 matrista] mafligie; 37.95 penso] posso; 37.115

om. (agg. d’altra mano);

38.13 noia] dan(n)o; 39.2 morte] uita; 39.4 Et] or; 39.4 p(ri)mier salto] p(ri)mo assalto; 39.7 noscontrar] no(n) sconciar; 41.13 sentire] sapere; 42.9 occidental]

oriental; 42.11 ciascun] ogni; 43.12 cangiato] saluato; 45.6 dolce albergo] al- be(r)go dolcie; 47.11 guardo] dole; 49.3 gia] tu; 50.54 Chi son gia pur] che i

Un ‘Petrarca’ e un ‘Boccaccio’ per l’appassionato copista di professione

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