ANALYSES ET COMPTES-RENDU S
LluisNicolano ' OLWEa .L 'eseolajoelicadeRipolletnelsseglesX X111 . Anuari de
l ' Institut
d ' Estudis Catalans, vol . VI . Barcelona , 1920, di pp . 84 .Nel monastero di S . Maria di Ripoll fiorì nei secoli x-xuc una vera scuola poetica, della quale il nostro collega di redazione pubblica o ripub-blica qui tutta riunita la produzione . Base di questa poesia o piuttost o versificazione l'Ars Metrica di Beda, due esemplari della quale da attri-buirsi per ragioni paleografiche al secolo x, si trovano oggi, prove-nienti dalla biblioteca del monastero, nell ' Archivio della Corona d ' Ara-gona (ms . 49 e 106) . Insieme col trattato di Beda l ' antico inventari o pubblicato dal Beer, p . 101-109 del suo Die Handschri f'ten des Klosters Santa Maria de Ripoll, novera posseduti dal monastero alla metà del se -colo xi manoscritti di poesia pagana e cristiana : di Terenzio, Virgilio , Orazio, Giovenale, Aviano, Giovenco (?), Sedulio, Prospero, Aratore , inoltre messali romani e visigotici, la ricchezza innologica dei qual i stata notata . Più tardi entrarono nella biblioteca la Vita Caroli di Egi-nardo, Lucano, le opere di S . Eugenio, di Rabano Mauro, di Marbodo e di Pietro Pittore . Ma i poeti che esercitarono più decisiva influenza s u i versificatori ripollesi furono senza dubbio Virgilio e Sedulio, come resulta già dal numero degli esemplari dei due autori posseduti già nel se -colo s' .
La raccolta del d'Olwer comprende 81 testi con 2001 versi : di quest i solo 36 testi, per la somma di 644 versi, erano conosciuti . Dunque l a collezione non si presenta senza importanza pel giorno in cui si scriver à la storia della letteratura latina ecclesiastica di Catalogna . Minore è l'in-teresse che essa presenta nei riguardi del dizionario, cui noi attendiamo , dell' alto medio evo : come già resulta dal termini cronologici, entro i quali viene a cadere la vita delle figure più interessanti tra questi scrit-tori : l ' abate vescovo Oliva (971 ?-1046) ; Giovanni abate di Fleury che , d'origine barcellonese e già monaco di Ripoll, appare autore di un a Lloança di Oliva in distici serpentini, spedita a questo nel 1022 ;
il
monaco Oliva, confuso spesso con l'abate, che viveva ancora nel 1065 ; infine , più bravo di tutti, un anonimo, che, per il carattere prevalente nella sua19 7
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poesia, il d ' Olwer chiamal' Andnim enarnorat, e sarebbe un innamorato , non platonico, di Giudita If, abbadessa delle benedettine di Remiremon t negli anni 1141-1178 . Ma i testi dell' abate Oliva (uno) e quelli di Gio-vanni di Fleury (due) sono assai vicini al limite nostro, tre testi adespot i il d'Olwer assegna alla prima metà ciel secolo xI (2, 3, 54), altri tre al secolo x (1, 40, 52) . Di questi i due ultimi presentano artificiose combi-nazioni acrostiche, mesostiche, telostiche, catadiagonostiche, anadiago-nostiche .
V . U .
Luigi SCIIIAPAItELLI .
Note paleografiche . Sulla data e provenienz a
del cod . LXXXIX della Biblioteca Capitolare di Verona (l' Ora
-ziauzle
nzozarabico) .
Estratto Ball'archivio storico italiano .
Dispensa 1" del 1924, di pp . 14 .
A fissare la data e la provenienza del famoso Orazionale lo Schiaparell i si fa guidare dall ' esame delle note in minuscola corsiva che estranee af-fatto al testo e dovute a diverse mani furono apposte al codice verones e in varii tempi dal principio dell' ottavo secolo al principio del nono . Un a di tali note, al f . 3 v . sottoscrizione goliardica di un Maurezo caneuarius , fu apposta nel ventesimo anno di re Liutprando (giugno 731-giugno 732 ) e ci dà così il terminus ante quem della scrittura visigotica dell' Orazio-nale . Un ' altra nota a1 f . I. r . letta dallo Schiaparelli più compiutament e che non già dal Maffei e dallo Spagnolo, ci dà la sottoscrizione autografa di un Sergio vicedomino della chiesa di Cagliari, altronde ignoto . Scritto dunque in Ispagnae, come generalmente si ritiene, a Tarragona , non dopo il 731-732, il prezioso codice dovè passare prima in Sardegna , e di là probabilmente a Pisa, ove in una cartuta uenditionis dell ' anno XIX di re Liutprando troviamo un Mauricius canauarias domni regis d a identificarsi, secondo ogui verisimiglianza, col Maurezo delle citata nota al f. 3 v . Che di là il codice passasse a Verona già alla fine del secolo ot-tavo, lo Schiaparelli argomenta dalla minuscola corsiva di un ' altra not a al f. 3 r . dove ricorre una forma di e in legatura con lettera seguente, ca-ratteristica di alcuni scribi veronesi tra il secolo vin e il principio del rx .
V . U .
L . SCIIIAYARELLI .
Diploma di Berengario II e _ldalberto per
il
mar-chese Aleranno (958-961), .25 marzo . Pavia .
(Estratto dalBollet-tirno bibliografico Subalpino,
anno XXIV, n . V, Vi.) Torino ,1922 .
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questo autentico diplo p ia di Berengario Ii° ed Adalberto illustrandon e l ' importanza ed il contenu to, dando notizia degli altri loro diplomi gi à pubblicati e ricordando gli scrittori che citano questo al marchese Ale -ramo, se pur per notizia indiretta .
II diploma è concesso per intervento di Gerhorga figlia di Berenga-rio 110 e sposa dello stesso Aleramo cd « offre una testimonianza nuov a e diretta e perciò di particolare importanza storica delle relazioni tr a Berengario li° e il marchese Aleramo . »
Maria 8ACERDOTT1 .
!l Codice Ambrosiano, del Liber Diurnus Rontunornm Ponti/icum .
Pubblicato auspice il nuovo arcivescovo di Milano Card . Achill e Ratti, per cura dei dottori L . GRAMA•rJCA C G . GALBIA'r1 . Roma ,
Alfieri e Lacroix, 1921 .
Liugi Gramatica e Giovanni Galbiati publicano il codice ambrosian o del Liber Diurnus in ottantun tavole fototipiche, ciascuna delle qual i riproduce quattro pagine dell ' originale, nella proporzione di circa du e terzi del reale (mm . 150X90 su 172X141) ; la nitidezza della riprodu-zione supplisce a questa riduriprodu-zione del formato, del resto non eccessiva . Solo le ultime tre pagine, l'appendix cioè, per la scrittura stessa men o chiara e assai piu minuta, avrebbe desiderato proporzioni maggiori ; è del resto la parte che meno interessa da vicino ; queste tre pagine son o una aggiunta seriore di un testo liturgico in quello spazio vuoto del L . D . L ' attenzione degli studiosi sul presente codice era stata richiamata ne l 1889 dal l ' abate Antonio Ceriani, quando Teodoro von Sickel aveva publi -eato secondo il codice vaticano il Liber Diurnus Romanorum Ponti/icum ; e il Ceriani si era anche accinto al lavoro di pubblicazione, e l'aveva por -tato innanzi assai, senza che l'avesse potuto condurre a termine per im-pedimenti sopravvenuti . Cosi ci informa il Gramatica nel primo capo dell a pregevole introduzione, dove egli illustra la natura e l'origine del L . D . , ne richiama al proposito le opinioni correnti degli studiosi, e raccogli e in chiara sintesi la storia dei codici Vaticano e Claromontano del mede-simo L . D ., lasciando al Galbiati il compito di illustrare il Codice Am-brosiano ; compito che viene assolto nel secondo capo della introduzion e e forma la parte nuova e veramente interessante di questo studio .
Questo codice visse di silenzi e di dimenticanze : la sua presenza i n llobbio è assicurata nel sec . x o al più tardi nel xi : nel .1461 lo si trov a là ricordato come Diurnunz (sic) S . Gregari Liber ; nel 1606 fu assicurat o all ' Ambrosiana, dove sul foglio di riguardo ebbe per titolo Litteraru m Apostolicarurn et Privilegiorum Porvrclae . Da questo codice pare abbi a
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antique ecclesiasticarunz epistularunz genere libri i res del 1613 ; lo ricord iil Montfaucon nel 1739 e nel 1889 il Ceriani .
Ricordata la storia modesta del codice, il Galbiati ne descrive con mi-nuzia e precisione di particolari la forma esterna, la ricopertina in legno , che dimostra del sec . xxII o xlv ; rileva il tipo di segnatura dei ventu n quaderni — il primo quaderno andd perduto prima del sec . e il qua-derno nono manca del primo ed ultimo foglio — il q (= quaternio) è anteposto al numero progressivo . La scrittura è una minuscola, che pre -senta caratteri tali da riportarla alla seconda metà del secoloIx :è l' opi-nione comune dei dotti, che il Galbiati convalida con l ' ausilio che offron o alla sua perizia altri codici . In ordine di tempo l 'A . viene dopo il V . e i l C . ; proviene dalla stessa redazione del C ., ma ne è rappresentante mi-gliore . Tenuto conto della aflinità di scrittura col V ., il Galbiati propende a ritenere l'A . uscito, con qualche differenza di tempo, dalla stessa offi-cina romana del V ., piuttosto che di origine bobbiese .
Il Galbiati si diffonde poi a studiare, con la sagacia e la diligenza pa-ziente del paleografo esperto, la scrittura ; il codice è di una stessa mano , eccetto le sette pagine 217-218 ; 301-305 ; mentre una terza mano, d i Bobbie, aggiunse, tra il x e sec ., tre pagine di testo liturgico nello spazio rimasto vuoto ciel codice . il colore della scrittura, gli errori de l copista, che e nell' impeto dello scrivere e e forse, io direi, per sbada-taggine naturale nella monotonia di tali lavori, invade il campo del ru-bricante ; le correzioni, le forme precise delle lettere, il modo di union e dei nessi delle medesime, la punteggiatura, i titoli, le abbreviazioni, l e sigle ; tutto è osservato con scrupolosa minuzia e descritto con tecnicit à precisa .
La parte che più avrebbe interessato il filologo e nella quale il Galbiat i avrebbe certo lavorato con mano sicura per la conoscenza profonda dell a lingua latina e la competenza che gli è assicurata dai lunghi anni assi-duamente e tenacemente vissuti in questi campi di studio, fu dovuta na-turalmente sacrificare alla speranza che allora il card . Ratti, anche tra l e cure dell ' episcopato, avrebbe reso di pubblica ragione la trascrizion e diplomatica, le varianti, le lezioni da preferirsi . Se le vicende che por-tarono l'illustre porporato alla meta sublime non concessero che il lavor o fosse da lui personalmente condotto a termine, noi ci auguriamo che dall a sua mano esperta, l ' altra mano, quella ciel discepolo, valente come i l maestro, raccolga l'eredità e ce ne faccia partecipi .
Milano .