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4 - Analyses et Comptes-Rendus (1928)

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(1)

ANALYSES ET COMPTES-RENDU S

J . SOFER .

Die Vulgarisnzen in den Etymologiae des Isidorus von

Se-villa . (Glotia, XVII (1928), 1-2, p . 1-46 . )

Il Sofer, delle cui recenti ricerche sull' Etymologiae di Isidoro died i notizia ai lettori dell' ALMA (VI,

p . 51

sgg) ., è tornato sull' argoment o occupandosi dei a volgarismi » in un articolo, non meno dotto e inte-ressante del precedente, che io qui riussumerd e analizzerò .

Mantengo questa volta l'ordine stessó del S . e lascio le varie voci ag-gruppate per categorie, perche così esige la chiarezza . Egli dichiara cli c il suo studio prende in considerazione « alle von Is . in den Etymologia e durch vulgo oder valgus oder mit ähnlichen Bezeichnungen eingeführ-ten Ausdrücke . . . » e anche e einige weitere interessante Wörter, die bei Is . belegt sind und zu deren Aufhellung ich auf Grund neuer Prüfung et-was beitragen möchte D . Lasciamo stare i secondi ; e quanto ai primi os-serviamo che per il S . e volgarismo » significa un termine non accolt o e von der Sprache der feiner gebildeten Hauptstadt . . . die für den be-treffenden Begriff einen eigenen Terminus hatte » (p . 2 sg .) . Con che egl i viene a dare un ' interpetrazione troppo restrittiva, inesatta e uniform e alla voce vulgo in Is ., il quale, come vedremo, più di una volta, si serv e di questo avverbio per contrapporre un termine di uso generale a un

al-tro meno adoperato o exoletus ac reconditus .

E passo all' esame delle varie voci aggiungendo, per comodità degl i studiosi, un numero a ciascuna di esse .

Termini rustici .

LAETADnin4 (Isid ., XVII, 2, 3, Et dictus fimus [quod fiat mus] id es t

stercus quod vulgo lactamen vocatur, eo quod suo nutrimento laeta fa-ciat germina reddatque arva pinguia et fecunda . — Serv ., Georg ., 1, 1 , nani fimus . . . vulgo laetamenvocatur) . E va bene . Ma quanto a VENTILA -unum 2 (XX, 14, 10, Pala, quae ventilabrum vulgo dicitur, a ventilandi s paleis nominata) io credo, invece, che si tratti di un vocabolo specifico : insomma ritengo erroneo considerarepala come voce delsereno nobilis , laddove trattasi di un termine generico, che designava uno strumento 1 . La prima citazione in parentesi, dopo ciascuna voce, si riferisce alle Etynoo-logiae .

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ANALYSES ET COMPTES — RENDUS .

d ' uso domestico e rustico, il quale, serviva a rimuovere il terreno, a ventilare il grano, a infornare il parie etc ., strumento che esiste ancora , con tale nome, nelle nostre campagne e, per alcuni mestieri, anche nell e nostre città ; e fuori d'ItaliaNaturalmente nell ' antichità, corne adesso , la pala per la sua larghezza, per la lunghezza del manico, il peso etc . veniva costruita variamente in modo da essere adatta all' uso a cui era più particolarmente destinata, ed era allora,corne oggi, di ferro col ma-nico di legno o tutta di legno (le citazioni del S . vanno disposte e com-pletate così 2 : Platti ., Pocn ., 1018 ; Cat ., R . r ., 10, 30 e 10 ; Livio , III, 26 ; Varr ., L . L ., V, 135 ; Cat ., R . r ., 11, 5 ; Varr ., L . L ., V, 138 , R . r ., I, 52, 2 ; Col ., II, 10, 14 ; Arrrbr ., In Ps ., 118, serro . 3, 15) : ven-tilabrum era lapala lignea (Cat .,R . r .,11, 5 palas ligneas xL) adoperat a anche per ventilare il grano . La falsa etimologia indusse Is . a vedere i n pala =ventilabrurn il significato fondamentale di tale voce : e in un er-rore simile è caduto recentemente il Muller Jzn (Altit . Wtirterb ., p . 315 , che, pur derivando rettamentepala (= *panrlesla) da pancia, non si è accorto che tale nome ebbe questo strumento dal manico diritto clic a s i apre nel ferro interamente spianato (cfr . manus pandere) in con-trapposisione di altri strumenti simili, di forma curva, o anche diritt a ma col ferro leggermente curvato o dai margini laterali ripiegati, a i quali io credo che fosse dato generalmente il nome di lic;o, e che

servi-vano per scavare più o meno profondamente il terreno (ital . « zappa a e « vanga a 3 ) .

Per TYnsus 3 (XV11, 10, 3 Caulis est generaliter herbarum vel oleru m medius frutex, qui vulgo thyrses dicitur, quod a terra sursum conscen-dat ; ex quo derivatum est ut specialiter quoddam genus olerum cauli s diceretur, quia thyrsus amplius ceteris oleribus coalescit, id es t crescit) aggiungo che nella Campania e in altre terre d ' Italia merid ., d a cui, molto probabilmente, i Romani importarono le voci 0úpoos e xa

k.,

oggiturno è= thyrses nella più taiga accezione, e turzclla (adoperat o solo al pl .) è una specie di cavolo di cui si mangia particolarmente i l torsolo . Enoto che anche qui vulgo vale a generalmente e, e abbiam o dinanzi due voci originariamante sinonime, delle quali una (caalis) co l tempo assunse un significato specifico o, in prevalenza, significò a ca-volo e .

Lo stesso si pur') dire, presso a poco, per sr :mEN4 (XVII, 3, 6,Adoreu m tritici genus, quod idem vulgo semen dicitur) . Al quale proposito m i pare molto significativo nn passo di Plinio (XVIII, 24, 108) sfuggito a l

1. Cf . il fr . pelle .

2. Non intendo perchè egli citi Cic ., de o/f.,III, 38 (pala « gastone e) per dimos-trare l'uso letterario di pala .

3. Cosi resta risoluto anche il problema che pone il Saglio in Dictionn . d . ant . alla

v .

pala .

(3)

ANALYSES ET COMPTES-RENDUS .

15 9 S . : a Severe in iugera temperato solo iustum est tritici aut siliginis mo-dios V, farris aut senzinis,quod frumenti genus ha appellamus, X, etc . Laddove cori SAGITTA 3 (XVII, 5, 7, Sagittazn rustici vocant novissima m partern surculi, sive quialongius recessit a matre et quasi prosilivit, se u gaia acuminis tenuitate teli speciern praefert) Is . ci dà un vero e propri o volgarismo . Il S . cita il logud . asaettamine v (« i primi tralci a), citazion e che avrebbe dovuto portarlo a osservare come nel latino popolare quest o nome dové avere una piuttosto ampia significazione figurata . Non è in -vece da parlare di volgarismo a proposito di PALMES6 (XVII, 5, 9, Palme s vilis materia mollis, qui per novella brachia emissus fructum adfert . Nam ideo rustici partem vitis paimitezn dicunt), e mi meraviglio che anch e al Lindsay sia sfuggito che il secondo periodo della glossa isidoriana è una manifesta interpolazione, che non ha senso . Vocaboli delsernzo

vulg .

dovettero essere certo rALUS7 (V, 27, 16, Fustessont quibus iuvenes pr o crirninibus feriuntur, appellati quod praefixi in fossis stent ; quos palo s rustici vocant : cf. anche, XX, 13, 2) e rusIA8 (XVII, 7, 66 . Pausia, qua m corrupte rustici rusrAM vocant virili oleo et suavi apta . Et dieta pausi a

quod paviatur, id est tundatur) .

Termini botanici .

CITOCOCIA9 (XVII, 9, 65, Citocacia z vocata quod ventrem cito depur-gat ; quarto vulgus corrupte citocociam vocant 2 . Mi pare esatta l' ugua-glianza stabilita dal S . : citocacia = euplrorbia = chamelaea ; meno fe-lice è invece il suo tentativo per stabilire l ' origine di questo doppione , nel quale la forma, secondo Is ., corretta sarebbe una formazione com e pistacia, acacia (la seconda voce in ogni caso è da separarri dalla prima ) e quella popolare una deformazione della prima per l'avvicinament o con coquere (Isid ., XVII, 9, 26, Euphorbium . . . cuius vis tanta est ut du -ris carnibus superadiecta citius coqui compellat) . Penserei pinttosto, m a non senza esitazione, a un originariocitocociaun =gr . * y u.r ./axxIov(cf.xu ro

-°f&aTUtp :per l'u = i cfr . cupkvó5 =sirbenus 3 e per il significato cf.Plin . ,

XXV, 79, uiulturn infra hune sucum est qui in Gallia fit ex herba cha-melaea granum cocci ferente') divenuto citocacizuzz, o, meglio, citocaci a per falsa etimologia, allorchè entrd nell' uso medico . Citocociunz (-ia ) sarebbe, allora, non una volgarismo a niaun « arcaismoa conservatos i nella lingua parlata : più precisamente citococianz (-ia) non sarebbe cor -ruzione delta forma citocociunz (-ia) del sernzo nobilis .

SENTIX URSINA I0 (XVII, 7, 59, Rhamnus genus est rubi, quam vulgo sentite, ursinanz appellant, asperum nimis et spinosum . 60, Sentixdict a

1. Citocaciunz Iï ; citocatia D . 2. -viticociam K ; citociam al .

3. STOLZ in Hist . lat . Graine, ., bcarb . v . BLASE, LANDGRAF, etc .,p .

N .

Ir . Il luogo è citato dal S .

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160

ANALYSES ET COMPTESIIENDUS .

a situ, quod est terra inculta in qua sentices spinaeque nascuntur) è l a voce latina specifica che traduce il gr . (5 ii—,TOC . Come NE1aTA 11 (XVII, 9 , 28, Menta agrestis, quarr Graeci xa.),csp.(v , v, nostr i vulgo NaIETlm f vo-caverunt maioris virtutis et vehemens in calore) è un « latinismo » no n un « volgarismo e . E dicasi lo stesso di FABA SYBIACA l2 (SYBICA (XVII, 7 ,

9, Mella quam Graeci loton

appellant,

quae vulgo propter formarn

et

co-lorem FADA SYBICA dicitur .

Arbor

est enim magna, fructum ferens

comes-tibilem, maiorem pipere, gustu suavem, unde et mellavotata est) . Anz i chi legga con attenzione il latino di

Is .

troverà una evidente conferma di quanto ho osservato sul valore di p ulgo insomma il gr . )na

a6;

nel signi-ficato di « celtis australis e fu detto in latino a comunemente » faba Sy-riaca e solo talvolta niella . Se vogliamo parlare di volgarismo, dob-biamo piuttosto pensare a unsyrica (om . faba) : cfr . il calabr . surcilca e iI Iogud . sargaga .

Ritengo col . S . che il gr . E),at6

J.ù

I divenne oLEOmELA 13 (cfr . caerefo-lium, tractomelitus, semispatium, etc .) e che sono da considerarsi cor-rezioni dotte le forme elaeonleli, olomella dateci da qualche codice"- . M a non sono d ' accordo con lui, quando a proposito di romnLlDAft (XVII, 7 , 12, Pomelida sorbo similis mediocris

arbor

et flore candidulo ;

dict a

quod dulcedo

sit

eius fructus et acuto sapore commixta) scrive : a E s scheint also einETtiJ.r;),íslat . epimelis 3 (bei Macrob ., III, 19, 2, ohne ln-terpretation inter genera malorum) auf dem Wege lateinischer Volkse-tymologie einerseits mitponuun,das ja begrifflich « als Obst e nicht ga r zu ferne lag, anderseits mit ú~có verbunden worden zu sein ; es schein t aber die 2 . semantisch kaum zu rechtfertigende Erklärung abzulehnen z u sein und nur von *ponmlis mit unorganischem s-Vorschlag auszugehe n zu sein e . — Penserei più semplicemente che dal gr . *ülcoii.),(ç, che dov é esistere accanto aE7ci m ),ís, il latino volgare per la trafila della pronun-zia*spon¢elis sia giuntoa ponaelida (f relazione, come il S . nota, analo-gicaa absida, /rebdonaada) con 1'aferesi della vocale iniziale, coane d a dozoOi xr; si ebbe T 'it. « bottegae, se non che lo spirito aspro determinò un o stadio intermedio — sporuelis— attestatoci dai cdd . gld [rb] di Gargili o Marziale (cap . 60 : De sponlelidibas, De spomelidis) .

Termini zoologici .

Non mi fermo suSALPDCA I ff , SoLIrucA, SOLIFUGA 4 ,perchè, come il

S .

op -1. Nepitam K, napalmal .

2. Isro ., XVII, 7, 11 .

3. PALLAD ., XIII, 4, Itypotnelides poma sent (ut Martiales asserit) sorbo similia . Mediocri arbore nascuntur et flore candidulo . — Drose ., I, 113, p.ionr).ov dév-lpov lori Sà xai irepoV ETôo ; iv ' ITa),í» yevvt iacvov, b Èvtot iittir.r,Aila óvop.cz -Oovet .

4. IsmD ., XII, 3, 4, animal aranci forma, quae solifugadicitur . — XII,4, 33,

(5)

16 1 ANALYSES ET COMPTES-ItENDUS .

portunamente conclude, non è assolutamente possibile stabilire il signi-ficato preciso di questi tre sostantivi, che poterono indicare lo stess o animale o anche animali diversi ; che possono essere giunti a noi esatta mente o anche in una forma corrotta ; e dei quali qualcuno potrebbe es -sere un e volgarismo e .

E passo adACREDULA16 (XlI, 6, 59, Ag•edulaeranae parvae in sicco ve l agris rnorantes ; uncle et nuncupatae . — XII, 7, 37, Luscinia : Eadem e t acredula de qua Cicero in Prognosticis : Et matutinis acredula vocibu s instati), che per il S . (konnte leicht . . . fur verschiedeneVogelarten 2 ver

-wendet werden e deve il suo avvicinamento a b),oX u.po5v solo a Cicerone .

E cid dopo aver dichiarato di accettare per agredula l' etimo del ISel -1er (Tierwelt, II, 31'1), da alt er . il problema è veramente difficile, ma i l S . non ha contribuito affatto, secondo me, ad agevolarne la soluzione ; nè mi pare che si'possa approvare la maniera lesta con cui butta nell a spazzatura la testimonianza di Cicerone (cf. anche CarmenPhilanlelae in PLM., V, 364, 15) .

Molte riserve farei a proposito d'un volgarismo oimrlaTßs17 (lit, 4, 30 , Ophites dicta, quod colorem arenae habeat . De quo poeta etc .' : si cfr . però anche XVI, 5, 3) col significato di óptç . Mentre non mi pare si poss a dubitare che fosse tale cA•rTTus" (XII, 2, 38, Musio appellatus quod mu-ribus infestus sit . Hune vulgus catturo a captura vocant . Alii dicunt quo d cattat, id est videt . Nani tanto acute cernit ut fulgore luminis noctis te-nebras superet . Unde a Graeco venia catus, id est ingeniosus, â;ròTor)

xalecOat), di cui l'etimo resta sempre un problema . Penso che si tratt i

d'un barbarismo penetrato relativemente tardi nella lingua parlata e ch e

in questa sostitui müsio, largamente ; e lo nobilitò fino al punto che Is . ce lo dà come l'equivalente nobilis del volgare cattus . Da ciò s'intend e

che io non concordo col Wollilin (Sitzb . München, 1894, 113) che ritien e mī7sio una « Neubildung aus nutria a :per :De è un arcaismo che si salv ò dal rotacismo per varii motivi, che non occorre neppure indicare ; e ci ò anche perchè io non ritengo insormontabili le difficoltà che certo present a la derivazione di nlieioit . da musio .

Sono volgarismiTABAnUS" (XII, 8, 15, Oestrus animal armcntorum . . .

Oestrus autem Graecum est, qui Latine asilus, vulgo tabanusvocatur— : cfr . l' ital . tafâno (nontafano, come scrive il S .) e, aggiungo, il nap . Lavano = a zanzara n) con TITUS 20 (XII, 7, 62, Palombes [eo quod sin t

farsae a pabulo ; quas vulgus tites vocant] avis) : adduco qui per mio conto il nap . tota — specialmente « gallinan col vocativo anche « Citan e

1. ARATO, V . 948 :

Tp4tec óp©paiòv ip uteri aaXuyat' .

2. Pare che il S . creda conl'lIAance. (Glotta, ZII, 137) che per l'etimologia di a .

debba pensavisi a un ibrido & píç -I- edula .

3. Segue la citazione di Lucano, IX, 714 : cf . gli scolii di L . in Usener, 309 e Lib . Gloss ., V, 227, 30 .

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162

ANALYSES ET COMPTES —RENDUS .

i diminuitivi totella e titillo in senso proprio (« pollo ») e figurat o (a bimba », a bimbo ») ,

Non saprei considerare come volgarismi Tauc1A2I (XII, 6, 6, Pisces . . .

a colore . . . vagii quos vulgo tructas vocant : it .

a, nap . tròtta ; e nemmeno ossu'nncus22 (XII, 7, 50, Ossi/ïr agus vulgo appellatur avi s

quite ossa ab alto dimittit et frangit . Uncle ei a frangendo ossa nome n accepit) cfr . Plin ., XXX, 60 ; Marc . Nled ., XX, 84 ; XXVIII, 51, e os-sifraga in Lucr ., V, 1077 ; Plin ., X, 11 ; Paul . D'est ., 112, 3 ; e 316 .

Quanto adAmMA23 (XII, 7, 42, Strix notturna, . . IIaec avis vulgo anon a

dicitur, ab amando parvulos ; uncle et lac praebere fertur nascentibus) , voce che ricorre nell ' osto come nome di una divinità, credo ben ad -durre la glossa di Hesych . ' tih.It.&S -41 tipopòs ' ApTiv.tb05 xaì MTN) ma il P€a. xxì vI t1r;It.kylp per concludere che non è d ' origine latina : essa dov è solo in determinate zone essere adoperata scherzosamente per strix a l a vecchietta » : cfr . anche Muller Jzn, op . cit ., p . 26 .

I un latinismo Barccus" = É/ivo5 (XII, 6, 57, Echinus a terrestr e echino nomen traxit, quem vulgus iriciunz vocant : cfr . XII, 3, 7, eri-eium animal . . . spinis . . . undique protectus . . . in globutn conversus) e anche iricles (come il S . osserva, iriciuna in Is . è un accusativo), tra l e quali due forme è difficile stabilire il rapporto : cfr . fr . herisson et ital . riccio : per i riflessi romanzi sospetto che la seconda fosse limitata en-tro alcune zone . Come non è facile stabilire il rapporto che passa fr a nuuaicus 2 " da brun- 1 secondo il S . (XII, 55, Mannus vero equus bre-vior [est], quenn vulgo branicum vocant : cf. Lib . Gloss . in CGL, V, 221 , 3) eburicus 2 , che per il S . e per altri va congiunto a bordo, burdus (d a g"ordos Muller Jzn, p . 213) . Sicchè non è possibile precisare il valore d i volgo in quest' ultimo passo di Is . e ripetere col S . : « Is .'s Angab e a vulgo » ist also berechtigtD .Si può al contrario con sicurezza affermar e che questo avverbio ha il significato di a comunemente » in Is ., XIX , 31, 14, MunENA 26 vulgo vacatur quod scilicet, auri metallo in virgulis

len-tescente quaedam ordinis flexuosi catena contexitur in sinailitudine m murenae serpentis, quae ad collum ornandum apiatur .

Il S . si ferma quindi su iriuvuni 2T (VI, 10, 65, leiunium est parsimo-nia victus abstinentiaque ciborum, cui nomen est inditum ex quada m parte viscerum tenui semper et vacua, quod vulgo ieiunum vocatur . Uncle ieiunii nomen creditur derivatum, quod sui inedia viscera vacua e t exinanita existant), su uNCuLA2s (XI, 1, 72, Ungulasex Graeco vocamus : illi enim has óvuyaç dicunt), su TONSILLA 29 (XI, 1, 57, Toles Gallica lingu a

dicuntur, quas volgo per diminutionem tusillas vocant, quae in fauce s turgescere soient) e su LoTium30 (XI, 1, 138, Urina autem dicta . . . Qui bu

-1. Germ . parali . al lit . bëras = bruno (dei cavalli) .

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ANALYSES ET COMPTES-RENDUS .

16 3 mot' volgo tonal?' dicitur, quod eo Iota, id est munda, vestimenta efli-ciantur), in appendice a questo paragrafo . Non intendo bene per quale motivo alleghi la prima voce, nè in che cosa consista la novità di quant o egli osserva a proposito diungula (cf. Glotta, fascicolo cit . p . 2) ; rubri-cherei non sotto tonsilla, ma sotto tusilla la terza voce, che in quest a forma è senza dubbio un volgarismo 1 (credo anzi che la forma lett . ton-silla abbia avuto un doppione in tonsilla) e, quanto a lotiunz, pue dars i che nel latino iberico fosse il sinonimo volgare di urina, dato il larg o uso che di questa colà si faceva per lavare gli abiti (Diod ., V, 33, 5 ; Strab ., III, 164) e come dentifricio (Catull ., 39, 18 sgg .) ; ma in generale è da considerarsi come il vocabolo proprio dell ' a orina a usata come la -vanda (Cat ., R . P ., 157, 10 ; Cat ., loc . cit .) .

Termini religiosi e mitologici .

Incuno 3t (VIII, 11, 193, Pilosi, qui Graece Panitae, Latine incubi ap-pellantur, sive lnui ab ineundo passim cum animalibus . Unde et Incub i dicuntur ab incombendo, hoc est stuprando . . . 104 . Quem auteur vulg o Incubonem vocant hune Romani Faunum íicarium dicunt) sta ad incubu s come anzasio ad amasius, nutricio a nutricius, giacchè, come osserv ò opportunamente il Goelzer (Ltude lex . et gramm . de la lat . de S . Jé-rôme, p . 45), a la langue vulgaire va ;jusqu ' à donner cette terminaison , qu ' elle aime, à des mots existants déjà sous une autre forme D . aEs liegt also — conclude il S . — hier kein eigentlicher VuIgarismus vor a (Ge-rol ., In Isai ., 13, 21, Pilosi . . . vel incuboncs) non senza prima aver no-tato, a proposito di Incubo — Faunas ficarius, che sotto Incubo è da ve-dere qui a der Sender des Alptraums a .

LuNATrcus 33 (VI, 7, 5, Epilepsia . . . Ilaec passio est caduca . . . 6 : Ho s etiam vulgus lunaticos vocant, quod per lunae cursum comitetur eos in-sidia daernonum . — XI, 61, Caducus a cadendo dictus . Idem et lunati -eus eo quod certo lunae tempore patiatur) è accanto acaducus un

volga-rismo più antico di epilepticus . Credo che sia dei tre l'unico vero e pro-prio volgarismo ; erra più che col significato indicatoci da Is ., che certo pure ebbe, con quello di « mutevole n come la luna : cf . it . lunatico, fr . lunatique,

sp .

lunatico, logud . lunadigu . Ho poi dei dubbi sulla crono-logia stabilita dal S . nei riguardi di questi vocaboli .

MALrarcu s 33 (VIII, 9, 9, Magi sont qui vulgomaleficiob facinorum ma -gnitudinern nuncupantur . Hi et elementa concutiunt, turbant mentes hominum etc . : cfr . Ger . In Dan . 2, 2, consuetudo auteur et sermo corn -munis magos pro male /leis accipit) e nzaleficiunz per mages e magia fu-rono dell' uso popolare . Nessun dubbio . Ma per MATUEMATICUS 31 (VIII, 9 ,

(8)

164

ANALYSES ET COMPTES-RENDUS .

23, Genethliaci appellati propter natalium considerationes dierum, 24 : Hi sunt qui vulgo Matlrenzatici vocantur ; cuius superstitionis genus Constellationes Latini vocant, id est notationes siderum quomodo se ha-beant cum quisque nascitur . 25 : Primum autem idem stellarum inter-pretes magi nuncupabantur, sicut de his legitur qui in Evangelio natura Christum adnuntiaverunt, postea hoc nomine soli MatItematici) = gene-tliliacuspuò darsi che si tratti di un volgarismo ; — il passo di Is è cos ì poco chiaro che non mi pare si sia in grado di ricavarne una conclusion e

sicura .

Un neologismo popolare cristiano fu certo cAPITiLAViUM 33 (VI, 18, 14 , Dies palmarum . . . Vulgus autem ideo hunc diem Capitilavium volant , quia tunc moris est lavandi capita infantium, qui unguendi sunt ne ob-servatione quadragesimae sordidata ad unctionem accederent) per deno-minare un rito che presto andò in disuso .

Nomi di vesti .

ARmILAUSA36 (XIX, 22, 28, Armilausavulgo vocata quod ante et retr o divisa atqu (' aperta est, in armos tantum clausa : quasi armiclausa C lit-tera sublata) era una veste d'origine germanica senza maniche in rap- . porto coi nomi di popolo Armalausi et Armalausini . E va belie ; ma qu i eulgo vale « generalment e

Trovo assai dotta e interessante la discussione olio il S . fa a proposit o dir.1NNA3 7(XIX, 23, 1, Quibusdam autem nationibus sua cuique propri a

vestis est, ut Gallis linnae . — XIX, 23, 6,Linnae saga quadra et rnollia sunt . De quibus Plautus' : Linna coopertus et texirino 'j- Gallia), tenuto presente anche il fatto che il luogo isidoreo è molto incerto nella tradi-zione manoscritta . Il S . conclude — mi pare giustamente — : alch halt e daher . . . an Unna als altgallischem Wort fest in der Bedeutung viereckin-ger (weicher) Diantel, Uherwurf D . Anche qui non si può parlare di vol-garismo, ma di una voce straniera penetrata « frühzeitig u nel Lazio in-sieme con la cosa da essa significata .

E molto interessanti mi sembrano anche le osservazioni che, a propo-sito di CAmisiA 38 (XIX, 21, 1, Poderis est sacerdotalis linea, corpori

ads-tricta et osque ad pedes descendens, uncle et nuncupata ; quam volgo ea-rnisianz vocant . — X1X, 22, 29, Canzisias vocari quod in his dormimu s in camis) fa dell ' etimologie finora date di questa parola, compres a quella del nostro Sepulcri (Rendiconti istituto Lombardo, 59, 371 sgg . ) per concludere, con ragione : « somit erscheint znir camisia noch nich t genügend klargestellt a . Come non credo si possa dissentire dal S . quando afferma che a camisia hatsubacula, ampbimallus, supparus, po-dares . . . verdrängt z . Vorrei solo aggiungere che per quanto riguard a

(9)

ANALYSES ET COMPTES-RENDUS .

16 5

canaisia = poderis o poderes (gr . acoSrlp1q) bisogna tener presente l a

forma dialettale ital . eamisoecammiso e postulare camisium (cf.vaso = basiwn per il nome di questa veste sacerdotale : l'ital . lett . camice me-rita un più lungo discorso che non è qui il luogo di fare) .

Is da ritenersi, a mio avviso, un volgarismo seriore CAPITULARE39 (XIX , 31, 3, Capitulum est quod vulgo capita/are dicunt) per capita/un, ma non uno « Spätlatinismus e e alAvonsi0 (XIX, 25, 4, Ricinium . . . quo d

vulgo maeortem dicunt . Cf. Serv . En ., I, 282), nel quale io scorgo le ra-dici di mänus (agg .) e verto .

Sono perfettamente d ' accordo col S . sia nella derivazione di BRA -c(u)Ir.r 4r (XIX, 33, 5, Redimiculum est quod subcinctorium sive bracile

nuncupaznus) da braca (Is . da brac/iia), sia nell' affermazione che in ess o

abbiamo « einen alten, schon lange vor Is . im Gebrauch stehenden Vul-garismus » (cfr . rum . brdciri, a . logud . brakile « cintura ampia )0 . M a per vnuoLAr42 (XIX, 31, 16, Armillae proprie virorum sont, coniata e victoriae causa militibus ab armorum virtute : unde et quondam volg o

viriolae 2 dicebantur) non mi pare si possa dire lo stesso : più che u n

vero e proprio volgarismo tale voce era un gallicismo di largo uso in la -tino, già caduto in disuso al tempo di Is . Del resto, in fondo, mi par e che sia questo il pensiero del S ., sebbene le sue parole lascino qualch e dubbio al riguardo .

Nomi d'armi .

SPATA42, SEMISPATIUM 13 (XVIII, 6, 3, framea vero gladius ex utraqu e parte acutus, quam vulgo spatam votant . . . 4 : Spatha a passione dici -tur, Graeco verbo, quoniam acaOeiv Graece dicitur paci . . . Alii spatam La-tino autumant dictam, eo quod spaziosa sit, id est lata et ampia : und e et spatula in pectoribus . 5 : Semispatium gladium est a media spata c longitudine appellatum, non, ut imprudens vulgus dicit, sine apatia,du m sagitta velocior sit) : trattasi di due volgarismi del linguaggio militare, e l'etimologia del secondo data da Is . è giusta . Per il primo si cfr . il gr . cacao A .

E anche dal mondo greco venne oxus 44 (XIII, 9, 4, Dolones . . . Ho s vulgus Graeco nomine oxos vocant, id est aentos .Unde et apud medico s acutus morbus geia. vocatur) .

Non credo che Is . citi come volgarismi scoTmCA45 per scotica (V, 27 , 1.5, Anguilla est qua coercentur in scholis pueri, quae volgo scotica di-citur) e TONICA 4G per tunica (XIX, 22, 6 . Tonica vestis antiquissima ap-pellata, quia in motu incedentis sonum facit : tonus enim sonus est), m a

1. Chein Ism ., XIX, 21, 1, debba leggersi camisium vocant ?

2. I ms . : viriliae, da scartarsi col Lindsay e col Safer : cf . Plin ., XXXIII, 40 viriolae celtice dicuntur .

(10)

166 ANALYSES ET COMPTES – RENDUS .

ritengo che ai tempi dello scrittore le due voci avevano assunto, in al -cune zone linguistiche, definitivamente tale forma .

Se si volesse ancora una conferma di quanto abbiamo osservato a pro-posito del valore vario clic lia rulgo nei luoghi di Is ., di cui qui ci oc-cupiamo, basterebbe fermare la nostra attenzione su runcAV7(Patibulum . . . volgo [urea dicitur, quasi ferens caput . Suspensum enim et stranguila-tum ex eo exanimat : sed pafibuli minor poena quam crucis . Nam pati-bulum adpensos statim exanimat, crux autem subfixos cliu crucial) = pa-tibulunze su quello clic il S . scrive a tal riguardo . « Diese Identificatio n

— scrive egli — liegt auch bei Macrob ., 1, 11, 3, der für furca

patibu-lum setzt vor ; ursprünglich waren beide Ausdrücke nicht identisch . I n

diesem Sinne ist volgo als Angabe eines splat . Gebrauchs hier aufzufas-sen . » No : perchè ciò è smentito dal confronto fra Cic . Divin ., I, 26, 55 ; Liv ., 11, 36 ; Val . Mass ., I, 74 ; Latt . Div . Inst ., II, 7, 29 ; Arnob ., VII , 36 ; Macrob . Sat ., I, 11, 3 . I quali nello stesso senso adoperano i prim i quattro furca, gli ultimi duepatibulum .

Per rxacriocs (V, 26, 17, Internecivi autem significatio, quasi

quae-dam hominis enectio i . Nam pracpositionem inter pro c ponebant, etc . ) osservo clic nel luogo di Is . qui riportato non mi pare affatto che il quas i abbia lo stesso valore da noi visto al n . 36, non introduce cioè una no n vera vox, nè si riferisce a quel che segue, come crede il S ., ma a ciò cli c precede . D'altra parte la lectio di//iciliorci deve fare stare piuttosto co i cdd . che danno enectioche con quelli che ci presentano enecatio ; rzec a

do credo clic sia da scartare senz'altro per le parole stesse di Is . De l

resto enectioè formazione analoga a sectio da secare . Voci varie .

ARIGrius1° (X, 14, Abactor est fur iumentorunr ei pecorum quern vulg o abigeunz (abigiunz Lind .) vocant, ab abigendo scilicet) fu certo volgarism o

per abactor (cf. port . abegdo) ; come Aacmm'r«US50 adoperato per anti -frasi quale epiteto degli Etiopi (I, 37, 24 . . . IIoe tropo . . et volgo Ae-thiopes argentei appellantur) .

Non sono sicuro, quanto il S ., dell ' esistenza di un verbo balbare i n connessione conRALBUS S0(X, 29, Balbusabalbando [al . codici a balando ] polius quam a loquendo dittos) ; del resto il balbuziente fa spesso l'att o del belante .

Chiare, precise, opportune sono tutte le osservazioni clic il S . fa in-torno a RURGUS J1 (IX, 2, 99 . . . crebra per limites habitacula constitut a

burgos vulgo vocant . — XV, 1, 64, Burdigalim appellatam ferunt quod burgos Gallos primum colonos habuerit, quibus antea cultoribus

adim-pleta est . — Cf. anche, IX, 4, 28) = turris (gr . ;vúpyoç), habitaculunz d i 1, Cod, : enectio ; T enecatio (-ega-) ; C r ,come sembra, e lc : necatio,

(11)

16 7 ANALYSES ET COMPTES-RENDUS .

confine (germ .-Burg — befestigter, bewohuter Platz : femru . cf. Sid . Apoll . c . 22, 3, Burgum Imam . . . meam feci), castra (CGIL, IV, 27 ; VI , 157) .

Volgarismi sono — forse di una determinata zona linguistica — cI

-Lium5a (XIX, Cilium est onde operantur argentarii ; a quo et caelat a vasa dicuntur) per caelum, e ciraoS3 (X, 4, 7, Caelata vasa . . . a caelo vo -tata, quod est genus ferramenti quern volgo cilionenz cocant) .

Penso invece che in coGNOMzNTUm5 (I, 7, 1, Cognomen . . .cognomentun z autem vulgo dictum eo, quod nomini cognitionis causa superadiciatur , sive quod cum nomine est) abbiamo una di quelle voci che, nate ne l

serrato nobilis, piacquero per la loro formazione anche al volgo (per l a ricchezza lessicale delle formazioni col suff . -mentum nel lat . volg . cf. Meyer . Neutr ., 73, 158 sgg . citato anche dal S) .

on intendo perchè l ' A . registriDtSP1.IiATUSI'S (X, 72, Desperatus vulg o vocatur malus ac perditus, nec iam ullius prosperar spei . Dicitur aute m per similitudinem aegrorum qui affetti et sine spe deponuntur) . Anch e qui egli si è lasciato trarre in inganno dall' avv . culgo .

ExTEOM1NATOit° 6 (ls"",attira itzator, non ille qui vulgo dicitur âpavtc07lvat ,

sed qui deiecit et expellit a terminis civitatis) è un vocabolo di creazion e tardiva sorto col secondo significato, ma che ebbe in seguito, per le vicend e guerresche di quei tempi, prevaletenternente (culbo) il primo . Is . qui c i richiama alla etimologia della parola . Penserei anche io ad âpavta'rls in -vece di âpavtc0~tivat nel luogo isidoreo (cf . CCIL, II, 252, 29) .

InAGnr5TET57 per argesten (XI11, 11, 10, Corus . . . antea laurus dictus , quem plerique Argesten dicunt, non ut imprudens vulgus Agreste,n) i o inclinerei a vedere solo un esempio di metatesi popolare senza alcu n avvicinamento ideologico ad abrestis (unbestüm), almeno nella sua ori-gine .

Cost per rocAius PETRA 58 (XVI, 4, 5, Pyrites Persicus . . . Est alius

py-rites vulgaris, qumn vivum lapidem appellant, qui ferro vel lapide per-cussus scintillas emittit, quae excipiuntur sulpure vel aliis fungis vel fo-liis et dicto celerius praebet ignem . Hunc vulgus focarem petram vo

-cant) non direi che trattasi di un volgarismo, « in dem das Volk ei n griechisches Lehnwort durch die einfachste Umschreibung wiedergibt . u Il nome latino derivò — io non ne dubito — dall' osservazione dirett a del fenomeno ; anzi non è un volgarismo nel vero senso della parola . Come non è volgarismo, in tale senso, TIrio59 (XVII, 6, 27, Torris lignu m adustum, quern vulgus titionem appellant, extractum foto, semiustum e t extinctum) . Cfr . ital .

tizzone

e

tizzo .

Quello che ho detto per focaris petra ripeto per PERRUMvrvum ó0 (XVI , 4, 1, Magnes lapis Indicus . . . adeo adprehendit ferrum ut catenam facia t anulorum : unde et corn vulgus ferrum deum appellat) ; e dal

(12)

procedi-168

ANALYSES ET COMPTES-IIENDUS .

mento di formazione di questo vocabolo traggo un argomento di prov a per ciò che ho affermato dell' altr o

PRot'IIVAG1 per popina (XV, 2, 42, Propina Graccus sermo est, qua e apud nos corrupte popina dicitur : est autem locus iuxta balnea publica , ubi post lavacrum a fame et siti refciuntur . linde et propina et propi-nare dicitur) credo sia stato un adattamento in zone di linguaggio grec o dell' italico popina (cfr . 'poi ívu) . Il luogo di Is . citato è interessante as – sai perchè esso ci dice con quale cautela dobbiamo accogliere le sue di-chiarazioni di volgarismo (apud nos corrupte popina) .

RECLINATORIUnt°' (XIX, 26, 3, fulcra sunt ornamenta lectorum, dict a quod his fulcimur, id est sustinemur, vel quod toros fulciant sive capu t quae reclinatoria vulgus appellat) = fulcrum è un volgarismo penetrat o nel latino scritto [nel Ili o IV sec .], secondo me .

SoLlDUSf3 (-unz : XVI, 25, 4, Solidum apud Latinos alio nomine sex-tula dicitur, quod his sex oncia compleatur . Ilunc, ut diximus, vulgu s

aureunz solidum vocant . — (L V, 4, 12, In Thessalia primurn solidi aure i

fatti sunt) come nome di moneta (di vario valore, Ilultsch, Metrologle , 327) è voce della latinità tardiva .

E concludiamo eon un termine musicale .

SYmrtloNlA°d (III, 22, 14, vulgo appellatur lignum cavum ex ulraqu e

parte pelle extenta, quam virgulis hinc et bride musici feriunt, fitque i n ea ex concordia gravis et acuti suavissimus cantus), nome dato a parec-chi strumenti musicali a percussione e a fiato, dové almeno al tempo e nei paesi noti a Is . essere adoperato a preferenza (volgo) per quella spe-cie di tamburo descritto qui supra', questa voce probabilmente riflett è nei Iinguaggi romanzi quel significato che fu prevalente per essa nell e varie zone (cfr . prov . semfon.ia, nprov . funfuni, zampogna ; e da si'foni a l'a . fr . cifonie : « espèce d ' instrument itvent ou plutôt de tambour perc é dans le milieu comme un crible a) .

Aurelio-Giuseppe A2IATUCCI .

Giuseppe GiEUINI .

Le clausole ritmiche nella Historia

Persecu-tionis Afticanae Provinciae eli Vittore de Vita .

Milano, Societ à editrice Vita e Pensiero, 1927, di p . 78 .

Per questo volumetto, che è il sesto della serie quarta (Scienze filolo-giche) delle Pubblicazioni dell 'Università Cattolica del Sacro Cuore, i l Ghedini ha preso lo spunto dagli articoli della Revue de Philologie, XXV ,

1. Non mi fermo offatto suMniorica e Minoricaperchè non ne vale la pena . 2. Però anche, III, 20, 3 : Symphonia est modulationis temperaznentum e x gravi et ucuto conco.rdantibns sonic, sive in voce sive in flatu, sive in pulso .

(13)

ANALYSES ET COMPTES-RENDUS .

16 9 1901, nei quali F . Ferrère trattò della lingua e dello stile di Vittore . Là (p . 332), il Ferrère aveva notato come nei capitoli 56 e segg . del libro terzo, ove è descritta la carestia che desold l 'Africa sotto Unerico, ricor-ressero con una certa frequenza espressioni che hanno l'apparenza di esa-metri dattilici tronchi in principio : e supposto che Vittore in quella de-scrizione, la quale era destinata a formare uno dei pezzi di bravura dell '-opera, avesse (atto ricorso a ricordi di scuola e messo così a contribut o le sue letture di Tucidide e di Lucrezio su la peste di Atene . Si sarebbe così avuto in Vittore un caso analogo a quello che io e l ' amico Tamas-sia credemmo ravvisare nei cap . 135 e segg . del LiberPontificalis d i Agnello 4 .

Da queste linee del Ferrère il Ghedini ha preso, come dicevo, sue prime mosse ; ma per battere tutt'altra via . Che, avendo sottoposto a di-samina le clausole del testo intero di Vittore, egli è venuto alla conclu-sione che l'applicazione ad esse di una misurazione metrica importebb e troppe eccezioni. E allora ha tentato la via ritmica, riuscendo alla

convinzione che nella prosa di Vittore sia da cercare non il metro, m a il cursus .

Quali forme del

cursus?

11 Ghedini (p . 10) ne distingue undici,

accet-tando dai dictatores medievali i nomi di velox, planus, tardus, per l e altre forme desumendo le denominazioni dalla metrica con un espedient e che, per quanto diffuso, non finisce di piacere lo stesso, per la confu-sione che ingenera, cioè : dispondaicus, trispondaicus, dactylicus spon-daictts, dactylicus trispondaicus, spondaicus dactylicus, dispondaicu s dactylicus, octosyllabieus, trispondaicus dactylicus . La preferenza di Vit -tore è netta per le prime due forme, valor e planas . Nelle clausole finali prevale il velox sul planus con una proporzione, fra i due, del 55 % contro 45 % ; nelle intermedie è il planus elle tiene il primo posto eon

una proporzione, sempre fra i due, del 56, 55 % contro 43, 45 % . Pres e insieme le due forme occupano il 75 % delle clausole finali,i156 % dell e intermedie (p . 15 segg .) . Quanto alla cesura avviene in Vittore quello

eh e

in generale essa è molto più curata nelle clausole finali che nelle inter -medie . Nel cursus velox le clausole finali presentano, in una quasi tota-lità, il tipo $ Zielinski (cesura dopo la 3' sillaba), il quale invece nell e

intermedie fa qualche luogo al tipo y (cesura dopo la 2 e ) . Nel cursus pla-nus come nel tardas è interessante rilevare come la cesura che i n questi casi corrisponde alla dieresi, offra nel nostro autore una percen-tuale rilevante di fronte al tipo Y . 11 tipo regenz adirepresenta nelle finali 160 esempi, 414 nelle intermedie ; il tipo Saturo nzeo rispettivamente 7 3 e 276 . 11 tipoprorsus appm'eat ha nelle finali 48 esempi e 278 nelle in

-1 . V. Nuovi Studi medievali, vol . I, p . 9 segg .

(14)

170

ANALYSES ET COMPTES-RENDUS .

termedie ; il tipo nomine daturum nelle finali 17 esempi, 111 nelle inter -medie . Il Meyer aveva creduto osservare come negli inizi delle clausole ritmiche si tendesse ad evitare nel

cursus

plasma e nel tardus il tipo $ .

Ma, poiché la regola si presenta non vera nel caso di Vittore, come gi ù le statistiche dell'Iiarmon la dimostrarono non vera per Ammiano Mar-cellino, il Ghedini esprime il dubbio che non possa parlarsi tanto di un a tendenza generale del tempo, quanto di tendenza di singoli scrittor i (p . 15-16) . Mentre la quantità di natura delle vocali appare affatto trascurata dallo scrittore, un'attenta indagine ha rivelato ad Ghedini la pre -senza in lui di certe tendenze nei riguardi della quantità di posizion e quella spiccata a ottener aperta la prima sillaba atona della clausola, un a più limitata ad ottenere chiusa la seconda sillaba atona nei cursus pia

-nus, tardus, velox ; nel quale ultimo si osserva anche la frequenza dell a

terza atona in posizione .

Il Ghedini chiude con alcune deduzioni di ordine fonetico e morfolo-gico . Risulterebbero dalle sue indagini certe o probabili la pronunzi a consonantica (v) del nesso Uv in Uvandali, come è scritto costantement e nel testo Petschenig ; le accentuazioni fid/iuc, ífluc, ibidem, conrpérerunt ,

dixerimus, fecerinzus, potirisquam, /,r ;renzum, panccletus" ; il genitivo de i

nomi in -ius con la terminazione in -i semplice (meno Bonifatii a I, 9 , 11, Petsehenig) ; il perfetto con fugivit . La sostituzione, che s'incontra , del piuccheperfetto congiuntivo all'imperfetto pare di solito determinat a da un desiderio di variare suoni vicini, poiché, dove il senso richiede-rebbe due imperfetti, il piuccheperfetto appare in luogo di uno dei due .

V . U.

AugustoMANCINI . Una ignorata voce longobarda nel volgare lac-eheseo' Estratto dagli Annali delle Università toscane N . S . ,

vol . XII, fasc . I, 1928, p . 69-75 .

In ALMA, II, p .

li

t

i,

Enrico Besta ebbe ad occuparsi dell ' oscuro signi-ficato della parola duddus che indicò un ufficio di corte presso i duch i longobardi dell 'Italia meridionale — e conchiudeva col ravvisare nell a formula vicedonzintns et duddus delle carte longobarde una endiadi, nell a quale la prima parola sarebbe t una versione della seconda, come avev a già supposto il Meyer in ZdSS. GA ., XXVI, p . 272 . Se non che i l Besta si domandava se non si dovesse ravvisare una conferma di quest a ipotesi nella frase lucchese « fare il dodda a cioè a arrogarsi autorità di padrone » .

Nell 'articolo citato il Mancini, che vive a Lucca, viene a portare la su a 1 . lbtdent ricorre del resto nella poesia quantitativa cristiana .

(15)

ANALYSES ET COMPTES-RENDUS .

17 1 esperienza delle carte lucchesi in suffragio della spiegazione duddus = vicedominus . In origine a doddo n e « dodda a significano nel Lucches e precisamente e strettamente coloro che dall'Ospizio dei Trovatelli pren-dono non solo ad allattare, ma ad allevare e tirar su i bambini ricove-rati, e assumono in sostanza le veci e l' autorità del padre e della madre .

Rasta la obbiezione della pronunzia : chè l' o lucchese di dodda è

aperto (dòdda), mentre da un duddus si aspetterebbe in quel territori o un o chiuso (dodda) . Ma duddus, osserva il Mancini, non è parola latina , sì latinizzazione di un vocabolo germanico per noi non definito : e d ' al -tra parte la pronunzia potè mutarsi sotto l'influsso analogico di bòdd a e di pòtta . Fare il pdtta ha pure il senso nel Lucchese difare il padrone ,

il gradasso, avvicinandosi così per significato all'epressione fare il dodda .

V . U . Bruno MIGLIOniNi .

Lat .

Bellatorium > it . ballatoio . Estratto da l

vol . XIX degli Studi Romanzi . Roma, 1928, di p . 11 .

11 p . A . Vaccari in ALMA, I, p . 185, ha richiamata l ' attenzione su un

passo di uu commentario biblico del sec . v publicato da G . I . Ascoli i n

Il codice; irlandese dell'Ambrosiana (Archiv . glottol . italiano, V, p . 554 -555) dove la parola bellatoriunz appare adoperata nel senso del nostro « pianerottolo » a ballatoio D .

Adesso il Migliorini richiama l'attenzione su la descrizione di due navi , Sancta Maria e Roccafortis, in un contratto stipulato il 1268 tra LuigiI X

di Francia e la repubblica di Venezia (cf . Historiae Francorum Scriptore s dei Duchesne, V, Parigi, 1648, p . 436-437 e Ducange, s . v .) .

In ambedue le navi era un bellatoriunzo a galleria di combattimento n

del quale il Miglirioni riproduce dal De La Roncière e ci mette sotto gl i occhi la figurazione quale appare a p . 87 del codice Nouv . acq . lat . 167 3 della Biblioteca Nazionale di Parigi . Questo bellatoriurn si continua po i nel linguaggio militare e navale italiano nelle forme di a ballatore a « balladore a e simili . I due esempi del commentario biblico e del con -tratto, separati fra loro da otto secoli, forniscono al Migliorini il punt o di partenza per ricostruire la trafila che dall ' etimo ballutoriunz (non da ballatoriunz o uallatorium) porta al moderno « ballatoio D . 11 muta-mento dell'e protonica in a si spiegherebbe per incrocio secondario co n ballare .

Evidentemente non contrasta a questa teoria, ma occorre notare, ch e la forma ballatorium nel senso di a balcone a è registrata nel Ducang e con esempi di data anteriore al contratto del 1268 .

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