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Arruolamento e composizione del C.T.V

Capitolo III: Il Corpo Truppe Volontarie

III.1: Arruolamento e composizione del C.T.V

L'intervento straniero fu fondamentale nel determinare il dipanarsi, il prolungarsi ed il concludersi delle vicende militari della guerra civile spagnola.

L'Italia fascista non si limitava all'invio di materiali e specialisti, ma procedeva all'arruolamento di un vero e proprio corpo di spedizione. Complessivamente, furono 76.252 gli uomini che, per le sole forze di terra, presero parte alla guerra (5242 ufficiali, 69.689 sottufficiali e soldati, di cui 42.715 dell'Esercito e 32.216 della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), 313 uomini della Croce Rossa italiana e 997 civili); di questi, 3.318 morirono, 11.763 restarono feriti404. L'impegno numerico raggiungeva il culmine nel febbraio del 1937, quando nella penisola iberica, sotto la denominazione di Corpo Truppe Volontarie - erede della Missione Militare Italiana in Spagna che inizialmente aveva gestito gli aiuti a Franco

403 Gastone GAMBARA: “Corpo Truppe Volontarie” [Allegato 32] (Siviglia, 31 maggio 1939) en Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito (d’ora in poi AUSSME), Fondo F-7: Diari storici O.M.S., Raccoglitore 7: Diario Storico. Corpo Truppe Volontarie dal 1° gennaio 1939 al 31 luglio 1939, Fascicolo 5: CTV Diario Storico Mese di Maggio ’39, Sottofascicolo: Allegati.

404 Alberto ROVIGHI e Filippo STEFANI: La partecipazione italiana…, Vol. II Testo, pp. 471-472.

108 - si trovavano 49.332 uomini (di cui 20.030 dell'Esercito e 29.302 della MVSN)405. Il numero calava alquanto presto a causa delle perdite occorse nei combattimenti ed i rimpatri effettuati a seguito della battaglia di Guadalajara, così che dopo la presa di Santander gli uomini del C.T.V. erano di poco inferiori ai 36mila406. A seguito dell’accordo dell’ottobre 1938 relativo al ritiro delle Brigate Internazionali e del Corpo Truppe Volontarie il governo italiano provvedeva al rimpatrio di 10mila effettivi, mantenendone circa 28mila407. Particolare era la situazione di alcuni reparti, - come le Divisioni Frecce Verdi, Frecce Azzurre, Frecce Nere – composti per lo più da truppa e sottufficiali spagnoli ed ufficiali italiani, che fornivano anche una minoranza dei soldati di basso o nessun grado.

Sull'umore ed il comportamento dei primi legionari italiani possiamo fare affidamento tanto su documentazione degli ufficiali italiani quanto su una serie di rapporti, stilati dai Prefetti e dai dirigenti della Polizia, fatti pervenire alla Segreteria Particolare di Mussolini ed al Ministero dell'Interno. Il quadro che ne emerge è molto interessante, perché permette di chiarire alcuni aspetti relativi alle modalità con cui furono reperiti gli uomini da inviare in Spagna per costituire le divisioni del C.T.V..

Bisogna innanzitutto chiarire che non risulta provato quanto sostenuto da Rovighi e Stefani nella loro monumentale opera sulla partecipazione italiana nella guerra civile spagnola. L’affermazione circa “l’assoluta volontarietà del personale”408, sia ufficiali che sottufficiali e soldati, non trova conferma nelle stesse parole del Generale Roatta. Questi il 27 dicembre 1936, dopo un colloquio avvenuto con il primo scaglione di 3000 Camicie Nere arrivate in Spagna, comunicava come tutti gli ufficiali fossero concordi nell’affermare che non erano “stati messi corrente che si arruolavano at titolo spagnolo e che sarebbero stati incorporati, sia pure per compagnie, in battaglioni spagnoli”409, come pure prevedevano gli accordi inizialmente intercorsi tra la MMIS e lo Stato Maggiore di Franco. Inoltre parte della truppa non risultava essere neanche appartenente alla Milizia, cosa che in linea

405 Ibid., Vol. I Testo, p. 165 e p. 180.

406 Ibid., Vol. II Testo, p. 471.

407 Ibid..

408 Ibid., Vol I Testo, p. 169.

409 COLLI [Mario ROATTA]: “Ta. 86/13-14 Colli a U.S.” (27 dicembre 1936) en Ismael SAZ e Javier TUSELL: Fascistas en España. La intervención italiana en la Guerra Civil a través de los telegrmas de la <<Missione Militare Italiana in Spagna>> (15 diciembre 1936-31 marzo 1937), Roma, Consejo Superior de Investigaciones Cientificas Escuela Española de Historia y Arquelogia en Roma, 1981, p. 77.

109 teorica gli avrebbe permesso di poter rifiutare di essere inquadrati in un modo a loro sgradito. Tutti, secondo il capo del SIM, esprimevano il desiderio di “rimanere formati in battaglioni italiani”410. Di questa speranza si faceva interprete lo stesso comandante della MMIS che otteneva da Franco il consenso all’inquadramento dei 3000 uomini della Milizia già sul suolo iberico e del secondo invio di 3000 per creare delle “legioni complementari italiane”411. Se pur i primi 3000 uomini non si ponevano problemi nel prendere parte al conflitto civile spagnolo, rimane il fatto che appresero la loro destinazione solo una volta giunti in loco, e certo non si può escludere che alcuni di questi optassero per tenere una loro eventuale contrarietà per sé stessi onde evitare possibili guai in patria. Come avremo modo di vedere non sempre la contrarietà all’impiego in Spagna restava inespressa.

Un ruolo centrale per reperire gli uomini necessari per formare ai reparti era stato affidato agli organismi locali della Milizia Volontarie per la Sicurezza Nazionale oltre che alle federazioni provinciali del Partito Nazionale Fascista412. Il numero dei volontari, inizialmente, non era stato in grado di ricoprire il fabbisogno necessario alla costituzione dei reparti che Mussolini aveva deciso di inviare a sostegno della causa nazionalista. Così alcuni dirigenti della MVSN - nella quale pure si potrebbe pensare fosse maggiore la politicizzazione dei suoi appartenenti - per riuscire a raggiungere le quote stabilite decidevano di far ricorso alla pratica del sorteggio, sollevando le proteste di molti dei militi.

Per esempio a Piombino, durante un'adunata svoltasi presso la locale casa del Fascio nel mese di gennaio del 1937 fra gli iscritti alla MVSN, secondo un'informativa inviata alla Divisione Polizia Politica: “sarebbe dovuto uscire un certo contingente di volontari per la Spagna. Dei presenti uno solo ha dato l'adesione, ed è uno che lavora in Magona, ed è in condizioni di salute piuttosto cagionevoli. Dato il risultato del primo esperimento pare che il Segretario del Fascio, anche nella sua qualità di comandante della Milizia, abbia annunziato che sarà proceduto ad un'estrazione a sorte. La notizia, conosciuta subito dalla cittadinanza, è largamente

410 Ibid..

411 Ibid..

412 Alberto ROVIGHI e Filippo STEFANI: La partecipazione italiana…, Vol. I Testo, p. 161.

110 commentata”413. Durante lo svolgersi della seconda riunione, avente sempre come fine la formazione dei contingenti di volontari da inviare in Spagna, nessuno rispondeva favorevolmente, al che il Segretario Politico “uscì con una esclamazione, detta in tono abbastanza irritato e che è largamente commentata “Allora arrivederci:

ci rivedremo al giuoco del bussolotto!””414. Quanti avevano preso parte all’adunata, alcuni dei quali reduci della campagna etiopica, si lasciavano andare ad esternazioni decisamente piccate: ““Chi vuol andare volontario ci vada; noi ci siamo stati” […]

“A me se mi estraggono, mi faccio accompagnare dai Carabinieri” – “Io non ci vado in nessun modo!””415.

In Toscana una Camicia Nera, è la Regia Prefettura di Firenze a darne comunicazione, presa “da improvviso sconforto, attribuito all'essere stato sorteggiato per l'assegnazione a reparto da inviarsi in destinazione ignota, si tolse la vita. Oltre al suddetto episodio altri se ne sono verificati di recente, che denotano come in alcuni appartenenti alla Milizia Volontaria si sia andata formando una decisa avversione, con conseguenti manifestazioni di malcontento, per ciò che riguarda l'assegnazione ai reparti suddetti”416.

Il Vicequestore di Cagliari, nel settembre del ’37, indirizzava una comunicazione riservata al Capo della Polizia. Alcuni confidenti infatti avevano riferito del malcontento presente nel reparto che si stava addestrando ad Iglesias.

Approfondendo queste voci aveva “potuto appurare che realmente i Militi dimostrano il loro disappunto e malcontento per questa mobilitazione in tutti i modi possibili: dandosi ammalati, protestando contro una mobilitazione forzata che lede i loro interessi privati, cercando con tutti i mezzi per farsi esentare e qualcuno ci riesce (a mezzo di raccomandazioni), ciò che naturalmente aumenta il disagio”417.

Anche gli stessi ufficiali della Milizia erano consapevoli della situazione; in una telefonata del 26 giugno 1938 uno dei responsabili di Imperia parlando con il

413 “L’Ispettore Generale di P.S. al Capo della Divisione Polizia Politica” (Bologna, 21 gennaio 1937) in ACS, Ministero Interno, Direzione Generale Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e Riservati, Categorie Annuali 1936,CA 1936, Busta 15, Fascicolo: Notizie circa gli arruolamenti.

414 “L’Ispettore Generale di P.S. al Capo della Polizia, Divisione Politica” (Bologna, 23 gennaio 1937) in, Ibid..

415 Ibid..

416 PREFETTURA DI FIRENZE: “Regia Prefettura di Firenze al Ministero dell’Interno Direzione Generale” (Firenze, 2 marzo 1937) in Ibid..

417 Vicequestore al Capo della Polizia (Cagliari, 18 settembre 1937) in ACS, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato 1922-1943, Busta 71, Fascicolo 463/R Spagna, Sottofascicolo 6 Varia, Vicequestore al Capo della Polizia, Riservata, Cagliari 18 settembre 1937-XV.

111 Comando di Zona di Genova affermava: “E’ un guaio mobilitare questi uomini! Non credevano di andare in Spagna e quando, al momento di partire, ne sono venuti a conoscenza, si sono squagliati!”418. All’affermazione dell’interlocutore di come bisognasse “dare una lezione a questa gente”419 replicava “Ho già messo dentro qualcuno”420.

La Regia Prefettura di Ravenna segnalava come l’autore di alcune scritte - contrarie alla partenza per la Spagna ed inneggianti alla Russia - effettuate sui muri di una latrina pubblica nel marzo del 1937 potesse identificarsi con ogni probabilità in uno dei militi cui il Comandante della locale Legione della MVSN aveva prospettato l’ipotesi della mobilitazione per destinazione ignota421. Non si trattava di un caso isolato: la Polizia ed i suoi informatori erano in grado di captare numerose proteste – o comunque scarso desiderio di prender parte alla nuova “impresa” del governo fascista - nei confronti delle modalità attuate per l'arruolamento. Grande animosità generava soprattutto il fatto che alcuni riuscissero ad evitare l'effettiva partenza tramite il ricorso a raccomandazioni di vario genere422. In un’intercettazione telefonica, registrata il 24 febbraio 1937, una donna parlando con una sua amica raccontava di come la notizia della partenza di suo marito, membro della MVSN, la avesse “tutta scombussolata”423, rivelava quindi di come mettendo “a soqquadro”424 l’Unione Agricoltori avesse ottenuto “una raccomandazione presso un capitano che

418 Intercettazione telefonica (Genova, 26 giugno 1938) ACS, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato 1922-1943, Busta 71, Fascicolo 463/R Spagna, Sottofascicolo 4, Inserto C:

Milizia V.S.N..

419 Ibid..

420 Ibid..

421 PREFETTURA DI RAVENNA: Regia Prefettura di Ravenna al Ministero dell’Interno Direzione Generale della P.S. (Ravenna, 15 marzo 1937) in ACS, Ministero Interno, Direzione Generale Pubblica Sicurezza, Direzione Affari Generali e Riservati, Categorie Annuali 1936, Busta 15, Fascicolo: Notizie circa gli arruolamenti.

422 “Così a metà novembre, col ritorno dei nazionali sulla linea del fiume, finiva la battaglia dell’Ebro alla quale avrei potuto partecipare essendo stato richiamato il 15 giugno 1938, più di un mese prima dell’inizio e tre mesi prima della controffensiva. Ma mia madre anche allora era probabilmente riuscita a evitarmi una morte prematura sul campo brigando per ritardare il mio trasferimento, come le sarebbe riuscito una seconda volta deviando nel 1942 la mia volontaria partenza col reggimento Savoia Cavalleria per il fronte russo verso una molto meno rischiosa destinazione alla difesa costiera in Francia”. Si tratta della testimonianza di Edgardo Sogno in Nino ISAIA e Edgardo SOGNO: Due fronti. La grande polemica sulla guerra di Spagna, Firenze, Le Lettere, 2007, pp. 78-79.

423 Intercettazione telefonica (Milano, 24 febbraio 1937) in ACS, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato 1922-1943, Busta 71, Fascicolo 463/R Spagna, Sottofascicolo 4, Inserto C:

Milizia V.S.N..

424 Ibid..

112 abita in via Washington, il quale mi ha promesso che lo farà sostituire”425. Ad un commento dell’amica in merito ai sistemi adoperati la moglie del milite spiegava:

“Hanno scelto sei uomini per ogni gruppo ed hanno imposto loro di partire entro 24 ore! Mio marito è tanto nauseato, che non vuole più farsi vedere né al Gruppo, né alla Legione”426.

Una certa ritrosia all’arruolamento per la Spagna si verificava anche nella truppa del Regio Esercito, e non erano esclusi alcuni ufficiali. Un confidente della Polizia riferisce di una conversazione, avvenuta in treno il 31 dicembre 1936, tra due soldati del 24° Reggimento di Artiglieria di Messina. Questi raccontavano di come il Maggiore comandante del Reggimento, dopo aver verificato che nessuno aveva manifestato la volontà di accettare una partenza per destinazione ignota, si era lasciato andare ad un commento decisamente poco favorevole in merito all’arruolamento per la costituzione del C.T.V.: “Avete fatto bene di non partire, perché l’ignota destinazione è la Spagna e tutti quelli che partono vanno a trovare la sicura morte”427.

Tenore simile aveva la dichiarazione fatta dal comandante del Reggimento Guide di Parma ai sottotenenti di complemento del proprio reparto, sempre nel dicembre del ‘36. A seguito della lettura di una circolare dove si invitava ad arruolarsi per la Spagna sosteneva “che per lui “chi avesse accettato si sarebbe dimostrato non un buon soldato ma un mercenario””428, come si leggeva in una lettera sottoposta al vaglio della censura che uno dei sottotenenti aveva inviato alla famiglia.

Un medico dell’esercito nel suo diario racconta come gli fosse stato chiesto per due volte se fosse disposto a recarsi in Spagna volontariamente per svolgere l’incarico di primario chirurgo in un ospedale militare. Questi rispondeva negativamente entrambe le volte, la terza non gli veniva offerta alcuna possibilità venendogli comandato di recarsi nella penisola iberica per svolgere quell’incarico

425 Ibid..

426 Ibid..

427 POLIZIA DI STATO: Comunicazione Polizia di Stato (Agrigento, 31 dicembre 1936) in ACS, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato 1922-1943, Busta 71, Fascicolo 463/R Spagna, Sottofascicolo 6 Varia.

428 POLIZIA DI STATO: Censura di lettera (Torino, 24 dicembre 1936) in ACS, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato 1922-1943, Busta 71, Fascicolo 463/R Spagna, Sottofascicolo 6 Varia.

113 che aveva rifiutato in precedenza429.

La ritrosia alla partecipazione alla guerra civile spagnola raggiungeva anche alti gradi dell’esercito italiano. Lo stesso Baistrocchi, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e Sottosegretario del Ministero della Guerra, aveva palesato a Mussolini la sua contrarietà per il sostegno offerto ai franchisti, che poneva l’Italia in rotta di collisione con la Francia ed il Regno Unito, “stravolgendo anche tutta la pianificazione militare italiana orientata verso la frontiera alpina”430. Il 7 ottobre 1936 Mussolini lo rilevava dai suoi incarichi, sostituendolo con Alberto Pariani, che nel novembre dello stesso anno sosteneva la necessità di provvedere all’invio di grandi unità organiche di soldati italiani poste sotto comando italiano431.

In una conversazione, intercettata il 27 dicembre 1936, un ufficiale dell’Esercito parlando con Sua Altezza Reale il Conte di Torino affermava: “Prima facevano fare le domande per partire come volontari, ora invece, visto che con questo sistema ne ingaggiavano pochi – li comandano addirittura. Hanno però l’obbligo di togliere le stellette”432. In effetti risulta da più fonti come in più casi furono inviati come “volontari” in aiuto di Franco militi, soldati o semplici cittadini che avevano in realtà presentato domanda per prendere parte alla guerra in Etiopia o per i successivi invii di battaglioni lavoratori destinati all’Africa Orientale Italiana433. Tale pratica non sembra però essere stata avallata dalle autorità centrali predisposte all’arruolamento, che fra l’altro avevano ogni interesse a non veder arrivare in Spagna uomini demotivati o scontenti. Più probabile è che alcuni dirigenti locali del P.N.F. e della Milizia, magari in difficoltà nel reperire numeri adeguati per la campagna spagnola, si siano prestati a tale inganno per evitare guai o impressionare i propri superiori.

429 Leonardo CARERJ: “Nel secolo della cometa. Diario di un chirurgo in pace e in guerra” in ADN, MP/91, p.125. Dopo aver ricevuto la notizia di un concorso abilitante all’insegnamento universitario il medico riusciva ad ottenere il rimpatrio: “Mi si voleva trattenere a tutti costi; dovetti mostrare i denti e ripetere che se ero stato trasformato in “volontario” con un ordine, era ora che con un altro ordine venisse annullata questa mia qualifica”. Ibid., p. 130.

430 Alberto ROVIGHI e Filippo STEFANI: La partecipazione italiana…, Vol. I Testo, p. 170.

431 Ibid., p. 162.

432 Intercettazione telefonica (Milano, 27 dicembre 1936) in ACS, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato 1922-1943, Busta 71, Fascicolo 463/R Spagna, Sottofascicolo 6 Varia.

433 In una relazione della censura si può leggere: “Fra tanto entusiasmo non manca però qualcuno che si lamenta della propria sorte, affermando di essere stato inviato in Spagna d’autorità mentre aveva chiesto di essere inviato in A.O.I.”. UFFICIO STATISTICA DI NAPOLI: “Relazione settimanale (dal 28 Gennaio al 4 Febbraio 1937 XV) sulla corrispondenza da e per l’O.M.S.” (9 febbraio 1937), p. 3 in ASDMAE, Gabinetto del Ministro e Segreteria Generale 1923-1943, Ufficio Spagna, Busta 1332.

114 Significativo è il fatto che non risultino casi di problematiche relative all'arruolamento in città del Sud Italia, dove la maggiore disoccupazione e sottoccupazione rendevano decisamente appetibile la paga percepita dai soldati del C.T.V., che veniva anche integrata dal governo sublevado spagnolo. “C'è poi un gruppo di isolati – scrive un volontario - troppo numeroso: gente che evidentemente va alla ricerca di una soluzione alla vita grama di tutti i giorni”434. Ranzato ritiene però che si debba operare una distinzione tra la paga degli ufficiali, che risultava estremamente vantaggiosa, e quella della truppa che “solo in un periodo di disoccupazione diffusa, poteva apparire, in assenza di alternative, comunque conveniente”435.

Tanto i comandi dell'Esercito quanto quelli della Milizia non tenevano sempre lo stesso comportamento in merito alla comunicazione della meta cui le truppe dovevano essere destinate. Alcuni non lo comunicavano e ciò comportò spesso un ripensamento degli arruolati una volta che, al momento dell'imbarco, veniva comunicata la destinazione. Per contro, uno degli inconvenienti che poteva verificarsi quando i comandi informavano in via confidenziale della destinazione gli arruolati, era che da questi venisse “largamente diffusa la notizia che si tratti di ingaggio per le Milizie nazionaliste spagnole”436, come scrive il Prefetto di Massa Carrara nel novembre del '36. Tale notizia, ovviamente, il governo fascista aveva tutto l'interesse ad evitare che divenisse di dominio pubblico, per lo meno nella fase iniziale, dato che, formalmente, l'Italia aderiva al Comitato di Non Intervento stabilitosi a Londra a seguito della proposta francese.

Sarebbe però scorretto pensare che questa ritrosia alla partenza per la Spagna coinvolgesse tutti, anzi con ogni probabilità questi costituivano una netta minoranza, come minoranza erano quanti nel Paese si opponevano al sostegno dei generali insorti. Non mancano, difatti, testimonianze di vero e proprio entusiasmo nei

434 Silvano BERNARDIS, Fino a Madrid. Diario della guerra di Spagna, Gorizia, Stab. Tip. L.

Lucchesi, 1941, pp. 9-10, riportato in Massimiliano GRINER: I ragazzi del ’36. L’avventura dei fascisti italiani nella guerra civile spagnola, Milano, Rizzoli, 2006, pp. 184-185.

435 Gabriele RANZATO: “Volontari italiani in Spagna: identità e motivazioni” in Gabriele RANZATO, Camillo ZADRA, Davide ZENDRI: In Spagna per l’idea fascista. Legionari trentini nella guerra civile spagnola 1936-1939, Rovereto, Museo Storico Italiano della Guerra, 2008, p. 15.

436 PREFETTURA DI MASSA-CARRARA: “Prefettura di Massa-Carrara al Capo della Polizia”

(Massa-Carrara, 23 novembre 1936) in ACS, Ministero Interno, Direzione Generale Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e Riservati, Categorie Annuali 1936, Busta 15, Fascicolo:

Notizie circa gli arruolamenti.

115 confronti dell'idea di partecipare al conflitto. Almeno due furono i tentativi effettuati da gruppi di minorenni di dirigersi clandestinamente in Spagna per arruolarsi nell'esercito del generale Franco437. Un gruppo di giovani delle organizzazioni fasciste vicino Viareggio si era invece “organizzato […] per impadronirsi di un motopeschereccio allo scopo di raggiungere con tale mezzo le coste del Marocco Spagnolo per recarsi a combattere con le forze nazionaliste”438. In alcune occasioni ci furono anche grida di scherno rivolte dai soldati in partenza a marinai francesi incrociati nei porti439.

Fin dai primi mesi della guerra inoltre cittadini italiani scrissero alle rappresentanze diplomatiche nazionaliste in Italia offrendo di arruolarsi nel Tercio o in altri reparti per combattere contro i repubblicani. Emblematico il caso di Alfredo Roncuzzi che spinto dalle proprie idee politiche e religiose partiva dall’Italia per arruolarsi nei requetés carlisti440. Quasi tutti facevano riferimento a motivazioni ideali, ma non mancava chi faceva esplicito riferimento alle proprie condizioni di indigenza, richiedendo un sussidio o un aiuto per poter raggiungere la Spagna nazionalista441. Da una sommaria analisi delle lettere e degli elenchi conservati presso l’Archivio Centrale di Stato si può constatare come il numero di queste domande sia da riscontrarsi nell’ordine delle numerose centinaia442. Particolare il caso di una tenente in congedo che il 25 gennaio 1937 scriveva alla rappresentanza diplomatica repubblicana per informarli di come avesse errato nello scrivergli dieci giorni prima. La sua domanda di arruolamento intendeva infatti “rivolgerla all’On.

437 Si veda la comunicazione del 16 gennaio 1937 in ACS, Ministero Interno, Direzione Generale Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e Riservati, Categorie Annuali 1936, Busta 15, Fascicolo: Partenze clandestine di volontari.

438 CAPITANERIA DI PORTO DI VIAREGGIO: “Capitaneria di Porto del Dipartimento Marittimo

438 CAPITANERIA DI PORTO DI VIAREGGIO: “Capitaneria di Porto del Dipartimento Marittimo