I dati ribadiscono quanto questa fascia di età abbia delle dinamiche che si discostano anche di molto dalla popolazione presa nel suo insieme. Se si escludono gli anni pre-crisi 2008, infatti, i valori risultano inferiori al 45% per quanto riguarda il tasso di attività (laddove il valore minimo, seppur trimestrale, registrato nella fascia 15 anni e più era oltre il 47%), e ben superiori al 15% per quel che concerne il tasso di disoccupazione (sempre sotto al 14%, a livello trimestrale, per le persone di 15 anni e più), con tre osservazioni che si attestano addirittura intorno al 30% circa. Si nota anche in questo caso, per quanto riguarda la serie del tasso di disoccupazione, un trend leggermente decrescente a partire dal 2014. Sono numeri impossibili da ignorare, e che, piuttosto inevitabilmente, sono spesso citati dai media e accolti dall’opinione pubblica con una certa preoccupazione (la situazione è ancora più desolante andando a considerare il tasso di disoccupazione giovanile, calcolato per le persone di età 15-24 anni). È in questo contesto che si inseriscono i NEET. In primo luogo, è doveroso fornire anche in questo caso dei dati che permettano di mettere a fuoco il fenomeno di cui si sta discutendo.
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