Settecento nasca in Francia la «Societé des Observateurs de l’Homme» 319 ) si sofferma quindi sulla quotidianità, anche quella delle persone che fino a poco tempo prima erano praticamente invisibili. Le incisioni di William Hogarth, i dipinti di Giuseppe Bonito, Gaspare Traversi o di Johann Zoffany [fig. 45] ritraggono per esempio le persone più umili, quali gli avventori di osteria, i musicanti, gli artisti di strada e i pierrot degli spettacoli popolari [fig.46]. Persino i ritratti di uomini di lettere e di scienza vanno facendosi più intimi e volti a catturare i loro momenti di raccoglimento o di concentrazione: una pratica che ne mette in risalto il lato più umano e quasi buffo, come nel ritratto di Giuseppe Baretti [fig.47] dipinto da Joshua Reynolds e nella litografia di Georg Friedrich Adolph Schöner raffigurante l’artista e incisore polacco Daniel Chodowiecki [fig.48], incurvato e con gli occhiali quasi sulla punta del naso mentre legge, con qualche difficoltà, un libro. Nei diari di viaggio del Settecento v’è una continua osservazione dei volti, della mimica e delle movenze della gente di strada, da cui si tenta di trarre un’idea generale delle usanze del popolo a cui i singoli appartengono (così come nei resoconti dei viaggi in Oriente compare sempre una descrizione fisica degli indigeni da cui consegue una descrizione morale, come nel caso dell’abate Raynal nella sua voluminosa opera sulle due Indie 320 ), arrivando talvolta a una vera e propria «comparatistica fisiognomica» tra gli abitanti non solo di diversi paesi, ma persino di regioni confinanti dello stesso paese. È questo il caso, per esempio, del poeta riminese Aurelio de Giorgi Bertola il quale compì, negli anni Ottanta del Settecento, diversi viaggi in Svizzera, in Germania e in Francia, da cui scaturì lo stupendo Viaggio sul Reno e ne’ suoi contorni del 1787. Se si va a leggere attentamente la congerie di appunti che servirono da
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