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Portolano sacro. Santuari e immagini sacre lungo le rotte di navigazione del Mediterraneo tra tardo Medioevo e prima età moderna

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(1)

The Miraculous Image

In the Late Middle Ages

and Renaissance

Papers from a conference held

at the Accademia di Danimarcain cóllaboration

with the Bibliothec a Hertziana

(Max-Planck-Institut fùr Kunstgeschichte)

Rome, 31 May - 2June 2003

edited by

Erik Thung and Gerhard Wolf

.L'ERMA' di BRETSCHNEIDER

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PREFACE by Erik Thuno and Gerhard Wolf ... INTRODUCTION by André Vauchez

Richard C. Tiexler, Being and Non-Being. Parameters of the Miraculous in the Tiaditional Reli,gious Image ...

Erik Thung, The Miracul,ous Image and the Centralized Church. Santa Maria della Consolazione in Tbdi

Paul Davies, The Lighting of Pilgnmage Shrines in Renaissance Italy ... Robert Maniura, The Images and Miracles of Santa Maria d,elle Carceri ... Megan Holmes, The Elusiue Origins of the Cult of the Annunziata in

Florence

Giulia Barone, Immagini miracolose a Roma atla fine dct Medio Eao ... Bram Kempers, The Pope's Two Bodies. Julius II, Raphael and Saint

Luke's Virgin of Santa Maria d,el Popolo ...

Barbara Wisch, Kqs to Success. Propriety and Promotion of Miraculous Images by Raman Confraternities

Morten Steen Hansen, Parmigianino and the Defence of a Miraculous I m a g e . . . .

Jane Garnett and Gervase Rosser, Translations of the Miraculous. Cult Imaga and Their Rzpresentations in Early Modnn Liguria ... Michele Baccí, Portolano sa,cro. Santuari e immagini, sacre lungo le rotte di

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naaigazione del Mediterraneo tra tardo Medioano e prima età

moderna Z2Z

Susan Verdi Webster, Shameless Beaue and Worldly Splendor On the Spanish Practice of Adorning the Virgin 249 Alexei Lid.ov, The Flying Hod,egetria. The Miraculous lcon as Bearer of

Sacred Space 273

Gerhard Wolf, Le immagini nel Quattrocento tro miracolo e magia. Per una "iconologia"

rifondata 305

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SANTUARIO E IMMAGINI SACRE LUNGO LE ROTTE

DI NA\IIGAZIONE DEL MEDITERRANEO

TRA TARDO MEDIOEVO E PRIMA ETA MODERNA

di Michele Bacci

Nei secoli XIV e XV l'intensificazione degli scambi commerciali tra le diver-se aree del Mediterraneo ha portato, nonostante la caduta di Acri nel 1291 e la conseguente fine della presenzalatina in Palestina, al consolidarsi di un si-stema piuttosto complesso di comunicazioni marittime; prima che le grandi scoperte geografiche aprano la strada ai nuovi traffici verso le Indie, buona parte della ricchezza del Vecchio Mondo passa da porti come Alessandria d'Egitto, Famagosta, Candia, Costantinopoli, Pera, Tessalonica, Venezia, Ge-nova, Marsiglia, Barcellona o Thnisi. Le merci si trasportano su navi che, seb-bene abbiano seb-beneficiato di una certa evoluzione strutturale nel corso del tempo, ben difficilmente si potrebbero dire conformi a quegli standard di si-curezza a cui ci ha abituato la marineria moderna. Il mare è proverbialmen-te irrequieto e sono numerose le insidie che proverbialmen-tende ai naúganti, per quanto esperti questi possano essere; la strumentazíone di bordo è infatti ancora piuttosto scarsa, nel campo delle mappe nautiche si sono fatti progressi ma la loro utilità è ancora discutibile quando si tratta di spingersi troppo al lar-go, per cui si cerca il più possibile di navigare lungo costa, confidando in pri-mo luogo sulla mepri-moria visiva dei luoghi che si trovano lungo il percorso e riservandosi, qualora questa difetti, di consultare quello che costituisce un autentico genere letterario del Medioevo, ossia il "portolano" o descrizione esatta delle baie, degli scali e dei porti naturali con I'indicazione delle ma-novre necessarie per evitare i numerosi ostacoli che si incontrano lungo il tragitto, come scogli, secche, correnti impetuose o venti awersi. I

Tuttaúa, per quanto zelo dimostri il comandante nel seguire la stella polare o nel tenere a mente promontori, isole e isolotti, chiunque vada per mare, da che mondo è mondo, sa bene di non sapere fino a che punto lo assecon-deranno i venti e se riuscirà veramente a raggiungere la sua meta. I più pre-videnti si guarderanno bene dal rilassarsi quando la navigazione procede al meglio: il pericolo è sempre in agguato, e strani segni, come ad esempio I'av-vicinarsi alla prua di un gruppo di delfini, portano con sé pessimi presagi. Non si sa fino in fondo quando può scatenarsi una tempesta, né se la nave con le sue vele e la sua struttura precaria resisterà alla furia degli elementi,

I Cfr. in generale Konrad Kretschmer, Die italienische Portolane des Mittelalters. Ein Beitrag zur (k-schichte der Kartographie und Nautik (Berlin, 1909) e Tony Campbell, Portolan Charts.from the Late Thirteenth Centurl, in A Historl of Cartographl, ed. J. B. Harley e D. Woodward (Chicago-London, 1987), 371-463. Recentemente è stato pubblicato quello che sembra essere il portolano più an-tico, redatto a Pisa intorno al 1160, in Patrick Gautier Dalché, Carte marine et portulan au XII" sóè-cle. Le Liber de existencia riaeriarum et forma maris nostri Medi,terranel (Roma, 1995).

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mentre, quando ci si awicina a uno stretto, è sempre presente il rischio di fi-nire sbattuti contro uno scoglio o una parete rocciosa, per non parlare poi dei pericoli derivanti dagli assalti pirateschi o dall'occasionale incontro con un va-s c e l l o a p p a r t e n e n t e a u n a p o l e n z a n e m i c a . L a b o n a c c i a . o l ' a n c o r a g g i o in un'insenatura deserta per aspettare che i venti riprendano a soffiare, sono an-ch'essi situazioni che è meglio non augurarsi: l'ambiente della nave è assai de-ficiente dal punto di vista sanitario, e quanto più lunga sarà la permanenza, tanto più crudelmente s'abbatteranno sui naúganti la malattia e la morte.

Il mare fa paura, e l'idea di perdersi nei suoi abissi non può che rendere angosciati. Morire in un naufragio significa non lasciare tîa.cc:-, giacché il corpo si dissolverà nelle acque oppure, se sarà gettato a riva dalle onde, fi-nirà divorato dalle bestie selvagge: prospettiva tanto più terrificante se si con-sidera, come pensò un pellegrino trecentesco sorpreso da una bufera al lar-go della costa epirota, 2 che questo significava non avere sepoltura e quindi impedire all'anima di ricevere quelle forme di commemorazione che pote-vano garantirle, se non altro, uno sgravio dai peccati per il mondo a venire. Piuttosto che rimandare ai momenti di difficoltà, conviene prendere in anti-cipo delle precauzioni: sarà buona norma recitare o far recitare le preghiere dei naviganti all'inizio e alla fine della giornata, e salutare devotamente i luo-ghi sacri che si incontrano lungo il tragitto; poiché non è canonicamente am-messo di consacrare I'ostia a bordo, si ricorrerà alla cosiddetta "messa secca," owero a un officio liturgico privo della sua parte eucaristica. Se Ia nave tra-sporta, oltre alle merci, anche passeggeri animati dal desiderio di visitare la Terra Santa, a costoro sarà richiesto esplicitamente di impegnarsi nell'attività devozionale, sia frequentando la cappella di bordo (che può essere anche so-lo un tabernacoletto con un'immagine sacra), siavisitando le chiese che si i n c o n t r a n o q u a n d o s i s o s t a i n u n p o r t o .

L'osservazione della costa, specialmente con la navigazione in galea, che il pellegrino tedesco Ludolph di Súdheim, nel 1335-1341, loda per la sua spet-tacolarità, permette di riconoscere le sagome di numerose chiese, monaste-ri o luoghi santi più o meno celebmonaste-ri: si saluteranno con cuore devoto, anche se non si conosce il loro nome, affinché i personaggi sacri a cui gli edifici so-no dedicati si dimostriso-no benevoli e assistaso-no la nave nel suo percorso; per alcuni, più rinomati e legati alla úta marinara, si avrà una particolare atten-zione, prorompendo in un'esclamazione comune di gioia o, dopo I'awento della polvere da sparo, facendo tuonare i cannoni a salve: questa è ad esem-pio la reazione più diffusa quando si oltrepassa il santuario della miracolosa Vergine di Kassiopi, a Corfù, o si intravede il profilo di una montagna sacra,

come Stavrovouni a Cipro o il Carmelo in Terra Santa.

D'altra parte, è evidente che quando si awicina un pericolo o si è travolti da una tempesta gli sforzi per impetrare I'aiuto divino debbono essere

pre-2 Nicola de' Martoni (1395), in "Relation du pèlerinage àJérusalem de Nicolas de Martoni, no-taire italien (139+i395)," ed. L. Le Grand, Rauu,e rl.e I'Orient latin3 (7895):56&669, 664.

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cipitosamente intensificati. I singoli awanno immediatamente cura di racco-mandarsi ai parroni celesti più cari all'esperienza religiosa personale, oppu-re a quelli che si oppu-reputano più solerti in questo geneoppu-re di situazione: un aF fresco del tardo Trecento nella chiesa francescana di Lucignano, nel Senese

(Fig. 1), illustra con eloquenzala sittazione di caos che si presenta a bordo qrrurrdo impelersa la bufera, resa nella forma di quattro diavoli che si acca-,-rir.o.ro contro le vele e l'albero maestro di una nave che si trova al largo di venezia; mentre i marinai si affannano a cazzafe Ie scotte e Ie mure, alcuni passeggeri si raccomandano alla beata Michelina da Pesaro, la cui effigie, di-pi",u * un panno, viene esibita da un frate: i voti e le suppliche determina-no la risoluzione del pericolo, giacché le preghiere della beata, sollecitate dai suoi devoti, favoriscono I'intervento dell'arcangelo Michele'

Tuttavia, non sempre I'iniziativa individuale può essere sufficiente, e non è detto che basti far voto a un solo santo per scampare al naufragio e alla mor-te. Racconta il nobile Roberto Sanseverino, imbarcatosi per la Terra Santa nel 1458, che quando, al largo dell'Albania, il mare cominciò ad ingrossare, il suo patrono - o, grossomodo, "l'armatore" - aveva proposto quella che gli era sembrata I'unica soluzione possibile in tal frangente:

E t p e r c h é s e i n g r o s s a v a c o n t i n u a m e n t e , n o n v i d e n d o a l t r o r i m e d i o ' l o p a -trono feze scrivere molti nome de sancti in brevi et ponerli in una bireta, et dixe ad alcuni peregrini, tra li quali forono dicti Signore Roberto et compa-g n i , c h e o compa-g n i h o m o t o compa-g l i e s s e u n o d e ' d i c t i b r e v i e t f a c e s s e n o t a a l s a n c t o c h e g l i t r o v a r i a s u s o s c r i p t o , c h e , c o m e f u s s e i n t e r r a f i r m a , g l i f a r i a n o d i r e u n a m e s s a a d s u o h o n o r e , e t g i t a s s e n o l i b r e v i i n m a r e . E t c o s s i f u f a c t o , e t c o m e a Dio piacque, la sira cessò la piogia et lo vento" l

L'uso dei breui, owero di piccole strisce di pergamena recanti iscrizioni pro-piziatorie, in questa situazione estrema finisce con I'essere trasformato in una pratica religiosa, che tuttavia sembra mantenere appieno quella conno-tazione magico-apotropaica che incontriamo anche in altri aspetti della pietà tardomedievale. Indubbiamente la vita marinara comportava necessità spe-cifiche, di natura distinta rispetto a quelle che si percepivano sulla terrafer-ma; per questo motivo tutta una serie di usanze e credenze religiose si sú-luppò in stretta associazione con il mondo del mare e un gran numero di santuari videro la luce su quelle coste e su quei promontori a cui i naviganti facevano riferimento per controllare le loro rotte. In coincidenza di alcuni passaggi critici del viaggio, i luoghi di culto che comparivano all'orizzorlte non solo servivano da punti di orientamento, ma anche si imponevano come destinatari delle preghiere di supplica dei naviganti: quando si trattava, ad esempio, di doppiare il capo Maleas, ossia la penisola più meridionale del Pe-loponneso che segnava il confine tra lo Ionio e I'Egeo, si usava invocare san Michele non tanto perché quest'ultimo avesse un significato specifico per la

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Fig. 1. Artista senese, Miracolo dclla beata Michelina da Pesaro, affresco, fine sec. XIV. Lu-ci[nano in Val d'Arbia, chiesa di San Francesco. Foto: archivio autore'

g e n t e d i m a r e . b e n s ì p e r c h é s u l l a c i m a d e l c a p o s o r g e v a u n i n s e d i a m e n t o monastico intitolato all'Arcangelo. a

Se capitava di scampar naufragio presso un'insenatura o una rada deserta, poteva accadere che l'equipaggio si facesse promotore, in quel luogo stesso, della nascita di un nuovo culto. Per soddisfare un voto pronunciato colletti-vamente nella bufera, non era raro che il comandante e i suoi uomini deci-dessero di far edificare un piccolo edifrcio sacro in riconoscimento della gra-zia riceluta. Il gentiluomo francese Nompar de Caumont, nel 1418, sentì di-re che, nei pdi-ressi di Modone in Modi-rea, si ergeva una chiesa nota come

"Sain-te Marie de Pitié" che era stata costruita su iniziativa dell'armatore di una na-ve che, mentre passava davanti a quella località, aveva rischiato di rimanere

travolta da un enorme masso staccatosi da una parete di roccia. Le persone che si trovavano a bordo non avevano al'uto dubbi che la cosa più saggia da fare fosse finanziare la nuova costruzione con i proventi delle merci che awebbero venduto una volta giunti a destinazione' 5

aJean Richard, ,,Les gens de mer ms par les croisés et par les pèlerins occidentaux au Moyen-Àg.," ir'r Le genti tlel mare Med,itetraneo. Atti del XVTI Coltoquio intnnazionale d'i storia marittttna, ed' R. Ragosta (Napoli, 1981),341-355,349 (ried. inJean Richard, crotsés, móssionnaires etilo)ageurs'

Les pnspectiaes orientales d,u mond.e latin mér|inal (London, 1983), capitolo XIX). Sulle pratiche de-vozionali dei marinai vedi anche Marco Tanghe roni, commnci'o e naaigazione nel Mediono (Bati, 1996), 239-243; Franco Cardini, In Tmasanta. PeUegrini italiani tra Medioeuo e prima età mod'una (Bologna, 2002), 415-41'7 .

t Nompar de Caumont, Voyatge d)oultremn (1418) in Le Voytge d'oultremer en.Jhnusalem de Nompar' seisneur d.e Caumont, ed. P. S. Noble (Oxford, 1975)' 55'

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Le Sante parole

Il racconto del pellegrino fiammingo Anselmo Adorno, che si imbarcò per Ia Terra Santa a Genova nel 1470, ci descrive un ulteriore esempio di pietà marinaresca. Mentre veleggia lungo la costa meridionale della Sicilia, la sua nave, sospinta da venti impetuosi, perde la rotta e, dopo aver girato attorno a Pantelleria, si ritrova in mare aperto, entro una spessa coltre di nebbia. Questa è probabilmente la peggior sciagura che possa capitare, giacché quel tratto di mare è piuttosto ampio e può darsi benissimo che trascorrano inte-re giornate prima di riawistainte-re terra, con tutte Ie conseguenze che questo può comportare. Sconfortato e timoroso, I'equipaggio non può far altro che recitare una sua speciale preghiera; scrive infatti Adorno:

Per sei giorni rimanemmo in mare, senza vedere nessuna terra e senza sa-pere con esattezza dove fossimo, e ogni sera cantavamo e invocavamo tutti i santi e le sante di Dio e quasi tutti i luoehi santi marittimi (peregrinagia mun Iima), e questo canto è detto dai marinai genovesi Ie sante l1arole. Tàle orazro-ne, cioè le sante parole, i marinai genovesi son soliti cantarla quando non av-vistano terra, ed ha la durata di piùr di un'ora. 6

Questa preghiera, che ci dobbiamo immaginare tanto intensa quanto l'an-goscia di chi la canta, è intonata da tutte le persone che si trovano a bordo, giacché tutti sono egualmente coinvolti da una situazione che può risolversi solo con I'aiuto divino: quanti naviganti, sin dai tempi di Ulisse, si sono per-si nel seno del vasto mare, senza più trovare Ia via del ritorno! Quello che di-stingue nettamente questa supplica da quelle che si recitano sulla terraferma è i ì f a t t o c h e . d o p o l a c a n o n i c a ra c c o m a n d a z i o n e a i p e r s o n a g g i s a c r i . s i p a s -sa ad invocare quei luoghi e quegli edifici a loro intitolati che si incontrano lungo le rotte del mare; quello che ci si augura è che uno di questi ricompaia finalmente all'orizzonte, per permettere al comandante di riconoscere, dal-la sagoma e dagli elementi marcanti del paesaggio, un tratto di costa che gli permetta di orientarsi e di riprendere la navigazione.

Non ci è dato di sapere come fosse esattamente Ia cantilena in uso presso i marinai genovesi, ma per fortuna nostra una versione fiorentina delle San-te Parole ci è stata tramandata da un codice oggi nella Biblioteca Nazionale di Firenze (Ms. Magliab.,\aII [8], 1145, ff.25'-27'),7 che si può datare intorno agli anni '70 del Quattrocento; come si evince dal fatto che alcuni dei pere-grinagta maritima citati sembrano essersi affermati solo intorno a queste date, è probabile che nella sua forma attuale il testo abbia una datazione vicina a

6 A n s e l m o A d o r n o , ItinerariumTtreaeSanctae,inltinéraired'AnselmeAdornoenTineSainte(1170-1 ItinerariumTtreaeSanctae,inltinéraired'AnselmeAdornoenTineSainte(1170-1 7 ItinerariumTtreaeSanctae,inltinéraired'AnselmeAdornoenTineSainte(1170-1 ) , e d . J . H e e r s e G . d e G r o e r ( P a r i s , ItinerariumTtreaeSanctae,inltinéraired'AnselmeAdornoenTineSainte(1170-1 9 7 8 ) , ItinerariumTtreaeSanctae,inltinéraired'AnselmeAdornoenTineSainte(1170-1 5 2 . I l c o r s i v o è r n i o .

7 Di questo testo (per cui vedi appendice) esistono diverse edizioni, tra cui la migliore e meglio accessibile è quella di Antonio lve, "Le 'Sante Parole' tratte da un codice fìorentino del sec. XV" Zettschrift.fiirromanische Philologie34 (1910): 315-330; cfr ancora Piero Misciattelli, MonLe dell'Ora-zione. Preghiere antiche (Siena,1925), 143-152, e Renato Bellelli, "Il portulano dei Santi del 'Mare Nostrum'," in Contributo di studi e ncnche tli sloria e lzggende marinare con speci,ale riguardo d,i Salmo e del suo gofo [- Lega nauale italian,a, suione di Salptno. XXV an.niversano ( 191 7-1937)] (Salerno, 1938).

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quella della stesura del manoscritto, anche se si può supporre che abbia rac-colto una serie di formule di origine più antica. I L'inciPit chiarisce imme-diatamente Ia funzione esatta della preghiera, specifrcando che "si dice in ga-lea o nave o altra fusta quando fussino stati alcuno giorno senza vedere ter-ra." Lasequela delle invocazioni ha costantemente come refrain l'espressione "Die n'ai'," che è abbreviazione dell'antico toscano "Dio e' n'aíti," ossia "Dio ci aiuti"; con questa si ripete innanzitutto per tre volte il nome del più im-portante santuario cristiano, il Santo Sepolcro, quindi si passa a impetrare I'intercessione dei santi e della Vera Croce:

Die n'ai' e 'l Santo Sepolcro Die n'ai' e 'l Santo Sepolcro Die n'ai' e 'l Santo Sepolcro

Die n,ai' e Madonna santa Maria e tutti li santi e le sante e elìa santa e vera-ce crovera-ce del Monte Calvaro che ne salvi e guardi in mare e in terra"'

Uno per uno si passano quindi in rassegna gli arcangeli, gli apostoli ed evan-gelisti, i martiri, i Padri della chiesa e i maggiori taumaturghi antichi e mo-derni, tra cui san Francesco, sant'Antonio da Padova e san Domenico, per fi-nire poi con sant'Ermo o Elmo, il vescovo di Formia che fu venerato come protettore speciale dei marinai. Dopodiché, senza soluzione di continuità, si procede ad invocare allo stesso modo i più famosi peregrina$a maritima:

Die n'ai' e Madonna Santa Sava d'Alessandria Die n'ai' e Madonna Santa Caterina del Monte Sinai Die n'ai' e 'l Santo Salvador della Leccia

Die n'ai' e Madonna Santa Margherita de' Carmi di Soria...

Il riferimento è a precisi luoghi di culto eretti in località costiere del mar di Le-vante: San Saba, arbitrariamente trasformata in "Santa Sava," è la chiesa greco-melkita di Alessandria d'Egitto nota per marcare il punto in cui Santa Cateri-na era stata incarcerata da Massenzio e per ospitare un'icoCateri-na attribuita a san Luca, molto Venerata, dal Quattrocento in avanti, dai Cristiani locali come dai pellegrini di passaggio; s Madonna Santa Caterina è il celebre monastero alle

8 Gli estremi cronologici sono costituiti dal 1389 (anno della conquista veneziana di Sazan, men-zionata nel resto come "Suazia") e dal 1475 (anno della conquista turca di caffa).

e Cfr. Theodoros D. Mosconas, "L'Église de Saint-Saba à travers les siècles," Reuue des conférences frangaises en Ori.ent 11 (1947): 452-463 e Otto Meinardus,

"Ancient and Modern Churches of Alexandria," Oriens Christianzs 48 (1964): 163-f79, 170-171. L'icona di San Luca è ricordata a par-tire dalla seconda metà del Quattrocento: cfr. Anselmo Adorno, Itinerarium Timae Sanctae, ed. Heers-de Groèr, 164; Sebalclt Ri€ter il Giovane [1479], in Das Reisebuch der Familie Rieter, ed. R. Ròhrichr e H. Meisner (Tùbingen, 1884), 128; Hans Tucher, fui.sebuch (StraBburg' 1479) [ed. ana-statica in Das -Rejs ebuch des Hans'fuchn, ed. H. Pascheq Klagenfurt 19781, 96; fra' Paul Walther da Guglingen, Itinerarium in Tinam Sanctam et ad. Sanctam Catherinam (1481-1482), in Frn,trk Pauli Walthsi Guglingensis Itinerarium in Terram Sanctam et ad Sanctam Catharinam, ed. M. Sollweck (Tù-bingen, 7892) ,242-2a3;Joos van Ghistele, Tuoyage ttan Mher (Ghent, 1b57) ,779;' Arnold van Harff t1496-14991, in The Pilgrimage of Arnold. tton Harlf, ed. e trad. M. Letts (London, 1946), 95.

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pendici del Djebel Kathrin e del Djebel Horeb nella penisola del Sinai; Santa Margherita de' Carmi di Soria è la chiesa del monastero greco di Ayia Marina sul Monte Carmelo, che nel secolo XV era identificata con il luogo d'origine dell'Ordine carmelitano e costituiva da sempre un punto di riferimento indi-spensabile per i naviganti, che, come raccomandala un celebre portolano duecentesco - il Compasso da naaigare - dalla sua sagoma pote\,?no riconosce-re il promontorio che sta\ano oltriconosce-repassando. 10 Nel prosieguo, la sequela del-le litanie è organizzata secondo un criterio definitamente geografico, come ben si evince dalla nostra Fig. 8: alle città della costa siriana seguono i santuari di Cipro, quindi ci si sposta nell'Egeo, si r,arcano i Dardanelli e il Bosforo, si penetra nel Mar Nero fino a Caffa, quindi si ritorna verso Tessalonica e la Grecia, si oltrepassa il Capo Maleas e si entra nello Ionio, e ancora si naviga per tutto l'Adriatico, dall'Albania a Parenzo e da Venezia a Santa Maria di Leuca, per poi toccare i porti della Sicilia, del Mar Tirreno e del Mar delle Ba-leari. Il viaggio arrla a spingersi fino all'Oceano, dove tocca il Portogallo, la Gal\zia,le coste del golfo di Guascogna e I'Inghilterra, per terminare brusca-mente nella Zelanda, laddove, all'invocazione di una beata Maddalena (forse quella di Goes sull'isola di Zuid-Beveland) 11, si interrompe il manoscritto.

La selezione dei santuari invocati nelle Sante Parolz, che è basata prelalente-mente sull'ubicazione lungo le coste, comprende edifici di diverso status e di ineguale importanza e a.ffianca importanti luoghi di culto come, ad esempio, Sant'Agaq di Catania o Santa Lucia di Siracusa a una ben più oscura "Santa Ma-ria della Bruca," che si deve senza dubbio identjficare con la chiesa rupestre del-la Madonna Adonia neldel-la baia di Brucoli, non lontano da Lentini, dove ancor oggi, nonostante un pesante intervento settecentesco, sono state individuate tracce di un affresco bizantineggiante della Vergine col Bambino. 12 Lo stesso scompenso si awerte se si osserya come, lungo I'Adriatico, i marinai sentano la necessità di affrdarsi sia a San Marco di Venezia e all'Angelo del Monte (cioè il Santuario di San Michele sul Gargano) sia a un'anonima chiesetta della Ma-donna che si trova sulla Suazia, owero, com'è probabile, sull'isolotto di Saseno o Suaseno (oggi Sazan), posto all'imbocco del porto di Valona in Albania, che mantenne a lungo una popolazione cristiana ellenofona e che dal 1389 in poi rimase sotto_il controllo più o meno stabile della Repubblica di Venezia. 13 Santuari e immagini del mediterraneo oricntale

Il punto di vista del navigatore, che ha bisogno di referenti visivi esatti per orientarsi nel suo viaggio, accorda a certi luoghi e a certi edifici un valore sacro

r0 Per la chiesa di Ayia Marina cfr. Denys Pringle, The Churches of the Crusad,er Kingd,on of Jmtsa-bm. A Carpus (Cambridge, 1993-1998) , l: 244248; per ll Compasso cfr. Il Cornpasso da naaigare, ope-ra italiana delhr mttà dzl secolo XIil, ed. B. R. Motzo l=Annali delln Facoltà di lcttere e filosof.a d,ella Uni-uenità d,i Cagti,ari 8l (Cagliari, 1947) , 62.

r1 Così secondo I'ipotesi di Baudoin de Gaiffier, Recensione di Bellelli, "Il portulano", Analecta Bollandiana 57 (7939) : 452-454.

i2 Giuseppe Agnello, L'architettura bizantina in Sicilia (Firenze, 1952), 23G242. t3 Spyridon Lambros, "'H vfrooq Xúoov," NéoE 'H"Lqvopqpav ll (1914): 57-93.

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che questi non meritano quando Ii si osserva dalla terraferma; il solo fatto che sono ubicati 1à dove sono, a marcare un promontorio, una baia o un'iso-la, è sufficiente a far sì che ci si rivolga a loro affinché si palesino e compia-no così il miracolo di indicare alle navi la rotta perduta. Succede così che, per la frequentazione della gente di mare, insignificanti chiesette, insedia-menti rupestri e sperdute cappelle acquistino una sorta di plusvalore cultua-le che finisce con l'ingenerare la loro progressiva trasformazione in santua-ri; questo processo coesiste con quello, senz'altro più frequente, per cui un luogo destinatario a livello locale di una fama radicata e di un grosso con-corso di popolo viene fatto proprio dai marinai e incluso nell'ideale porto-lano sacro del Mediterraneo tardomedievale.

Proviamo a percorrere, su una di queste precarie galee, qualche tratto di quel mare di cui le Sante Parole descrivono minuziosamente le principali so-ste, e a soffermarci su quei santuari in cui Ie immagini svolgono un ruolo di qualche importanza. Da Beirut, il maggior porto della Siria, solo un breve spazio ci separa da Famagosta, lo scalo più importante del regno di Cipro, os-sia dell'ultimo avamposto cristiano nel Levante. Sebbene la città possieda un'imponente cattedrale e un gran numero di chiese latine, greche, arme-ne, maronite, giacobite e nestoriaarme-ne, la gente di mare sembra prestare mol-ta più attenzione a una grotmol-ta sotterranea, che reca il nome di "Santa Maria della Cava" o, alla greca, "Panagia Spiliotissa" o anche "Chrysospiliotissa" e si trova fuori dalle mura, nella località suburbana nota come Kato Varosha (at-tualmente inaccessibile perché sede di una base militare turca). Dal 1328 il luogo apparteneva, per concessione papale, al monastero ortodosso di San-ta Caterina al Sinai, ma era ampiamente frequenSan-tato dalle varie comunità dell'isola e ancor più dai viaggiatori di passaggio . Era utllizzata anche come luogo di sepoltura di quegli infelici che, sopraffatti dall'aria malsana del luo-go, morivano durante Ia sosta e la pietà dei viaggiatori le aveva garantito un gran numero di decorazioni murali, in parte conservate sino ad oggi. Come ci racconta, nel 1335, il pellegrino Giacomo da Verona, i marinai che af-frontavano la temibile traversata del golfo di Antalya, spesso funestata da tempeste e attacchi pirateschi, solevano far voto alla Madonna della Cava e invocarla sempre alla sera, dopo la recitazione del Salae Regina. All'arrivo nel porto cipriota, la prima cosa da fare era portarsi nella grotta, che a quanto ci vien detto era bella e decorosa; Giacomo e i suoi compagni di viaggio (mer-canti, pellegrini, e naviganti) portarono con sé un doppione di cera di cui far dono alla Vergine Maria, che li aveva liberati da così tanti pericoli. Ìa In questo caso, è più che probabile che Ia funzione di indirizzare la devozione

ra Giacomo da Verona, Lòber peregrinationis 113351, ed. U. Monneret de Villard (Roma, 1950), 17; cîr. Itinsarium cuiusd.am Anglici 11344), in G. Golubovich, Biblioteca bio-bibliografica della'lena San-ta e rtell'Orientefrancescano (ad Claras Aquas, 1923), 447. Sul santuario cfr. GeorgeJeffery' A De-scription of the Historic Monuments of Cyprus. Studies in the Archaeologl and Architecture of the Islantl (Nicosia, 1918), 225; Ruperr Gunnis, Historic clprus (London, 1936), 454455; Andros Pavlidis, ,,Appó1<ooroq, 6. Mvlpeía rcrr o(ro0éococ," in Me"yúì"1 Krtprcrr{ Eyrorl.rororòío 1984 (Lefkosia,

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dei fedeli fosse svolta da un'icona mariana: questa era necessaria per com-piere gli atti di ringraziamento, per segnalare dove raccogliersi in preghiera e dove deporre le offerte votive, ma niente ci induce a ritenere che I'imma-gine costituisse qualcosa di più che un accessorio cultuale del santuario.

Chi scampava alle insidie del golfo di Antalya navigando nel senso inverso sapeva benissimo a chi raccomandarsi e dove dirigersi una volta giunto sano e salvo aterra, sull'isola di Rodi, ornata di numerosi luoghi di culto, come la cattedrale di San Giovanni del Kollakion nel castello dei Cavalieri e il san-tuario della Madonna del Philerimos, dove si venerava un'icona, considerata alla stregua di un palladio. 15 Più immediatamente accessibile ai navigatori era tuttavia la chiesa di Sant'Antonio che sorgeva nel porto di Mandraki, più o meno laddove oggi si erge la tekhe di Reis Murad; 16 la sua fama era tale che, a quanto si diceva, ogni lunedì, mercoledì e venerdì vi si lucrava il perdono da pena e colpa. Il santo eremita egiziano, nella sua versione occidentalizza-ta propagaoccidentalizza-ta dall'Ordine di Vienne, vi era venerato in un'immagine di cui si narrava questo stupendo miracolo: nel momento in cui un pessimo uomo, ispirato dal Maligno, I'aveva ingiuriata colpendola in faccia con una lancia, costui era stato invaso in tutto il corpo dalla malattia nota come "fuoco di sant'Antonio" e, benché si fosse gettato in mare, non aveva potuto sopire quel terribile ardore, ma al contrario era uscito dalle onde completamente carbonizzato. Il visitatore poteva ammirare la lancia sospesa dinanzi alla sa-cra efEgie - che molto probabilmente era una statua lignea, simile a quelle che si potevano vedere all'epoca nei conventi antoniani in Italia (Fig. 2) -mentre sulla sua superficie erano apposti numerosi ex voto in argento e ce-ra, di cui un gran numero a forma di nave. r7

A1 di là di Rodi si apriva l'Egeo, con le sue innumerevoli isole che costitui-vano I'Arcipelago per antonomasia, dove perdersi poteva significare andare

1984), 2: 10+106, 105; Peter W. Edbury, "Famagusta in 1300," in H Kónpog xor or ataqoqopíec,/Clprus andthe Crusad.es, Atti del convegno (Nicosia, G9 settembre 1994), ed. N. Coureas eJ. Riley-Smith (Lefkosia, 1995), 337-353,344. Sui pericoli della navigazione nel mare di Cipro cfr. Brunehilde Imhaus, "Chlpre au peril de la mer," Enerqpíùa too Kévrpoo Entorqtrto-wróv Epeuvóv 26 (2000) : 125-140.

r5 Su questa icona e le sue rocambolesche vicende fino a tempi recenti cfr. Giovannella Ferraris di Celle, La Mad,onna d,el Fibremo. Sturia, arte, deuozione intamo all'iconct d,ella Madte di Dio Protettri-ce d.el Sourano Militare Ord,ine di Malta (Verona, 1988); Michele Bacci, Il pmnello d,ell'Euangelista. Storia dellc òmmagini saere attri.buite a san Luca (Pisa, 1998), 201-204; Yury Piatnitsky, "Miracle-Working Icon 'Our Lady of Filerimo' in Russia," in Pó6oE 2400 4pówa. H nóLq rqg Pó6ou anó cqv

ópuorj trTg pé7pt n1v ratúLoyq anó rcuE Toóprcooq U532) Attr del convegno internazionale (24. 29 ottobre 1993) (Athina, 2000), 2: 473-477. In relazione alle "sante Parole" cfr. Silvio Giusep pe Mercati, "La Madonna del Fileremo di Rodi invocata nella litania delle 'Sante Parole'," in Col-lectaneablzantind, ed. S.G. Mercati (Bari, 1970),2:633.

16 Ilias Kollias, H trteoatavrcfi nó),r1 q6 Pó6ou rat co IIa),ú,u coo Meyú,),oo Mayíorpou (Athina, 1 9 9 4 ) , 1 0 6 .

Ì7 Nicola de' Martoni, Liber peregrinationis ad lnca sancta (13941395), in "Relation du pèlerinage àJérusalem de Nicolas de Martoni, notaire italien (139+1395)," ed. L. Le Grand, Reztue d,e I'O-rimt latin 3 (f 895): 56G669, 585; Nompar de Caumont, Voyatge il'oultremer (1418), ed. Noble, 52.

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Fig. 2. Antonio Pardini (?) , Sant'Antonio abttte, statua lignea, h-ne sec. XIV. Pietrasanta, chiesa di Sant'Antonio o della Mise-ricordia. Foto: AÌdo, Mela, Pisa.

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incontro a chissà quali pericoli, se si considera che molti di quegli scogli de-serti costituivano altrettanti covi di pirati. Le Sante Parole fanno riferimento all'isolotto di Chólki ("Ricarcheri" nel testo), dove sorgeva una chiesetta che, a detta del geografo quattrocentesco Cristoforo Buondelmonti, era degna di venerazione perché era posta a commemorare una sosta di san Nicola, che alla brava gente del luogo aveva concesso lo straordinario privilegio di non veder mai arrugginire i propri attrezzi agricoli (Fig. 3).18 Verso meridione stava adagiata Creta, con Santa Veneranda di Candia (ossia una cappella del-la Ayia Paraskevi sull'omonima punta in località Dermatà, oggi completa-mente scomparsa le) e Santa Maria della Freschea (un monastero greco che marcava un'insenatura nella penisola di Fraskió 20); verso nord, si approdava a Chios, l'isola del mastice prodigioso, già luogo del martirio di sant'Isidoro, e da lì la strada era aperta verso il Bosforo e il Mar Nero.

Noi non seguiremo questo percorso, bensì drizzeremo la prua, una volta doppiato-il Capo Maleas, verso lo Ionio: quando si costeggia la Morea appa-re superba lafortezza di Modone, lapiazzaforte veneziana che, assieme alla vicina Corone, resiste alla minaccia ottomana e, per far coraggio a se stessa e ai naviganti, si arricchisce di nuovi culti come quello di san Leone di Samos nell'omonima chiesa 21 e di un'icona di mano di san Luca nel locale con-vento dei Domenicani.22 Passate le Strofadi con il loro insediamento di san-ti eremisan-ti, non ci vuol poi molto per raggiungere Itaca, Cefalonia e Corfù, dove ci attende minaccioso lo stretto di Butrinto. con le sue correnti insidio-se e le ancor più temibili incursioni dei pirati albanesi. Per più ragioni, quan-do si passa da queste parti, si potrà ritenere più raccomandabile sostare nel riparo naturale offerto dalla baia di Kassiopi, nella parte settentrionale

del-18 Cristoforo Buondelmonti, Libn insularum Archipelagi, Ravenna, Biblioteca Classense, ms. 308, f. 19"; cfr. Ermanno Armao, In giro per il Mar Egeo con vincmzo cmonetk. Note di topotogia, topono-rnastica e storia mcd'iatali; d,inasti efamiglie itakane in Leuante (Firenze, 1951), 190-f91. Cfr. anche caumont, volatge il'oultremn, ed. Noble, 31. La chiesa comp:ìre ancora nella mappà inclusa in Francesco Piacenza, LE{eo retliaiuo o sia Chorografia d,ellArcipetago e d.eth stato pri.miero e attuale ili quell'isole, regni, città, popolatinni, d,omi.ni.i, costumi, sito, e imprae, con la brene dascrittiane sì dzl suo am-bito littorale, che dctla Cnecia, Mmea, ó Peloponnese, di Candia, e Cipri (Modena, 1688).

re Giuseppe Gerola, "Topografia delle chiese della città di Candia," Bàsari.one22 (1918): ll2, nota 2. Ringrazio Spiridione Alessandro Curuni (Roma) per questa ed altre indicazioni relative a Creta. s Per la punta della "Freschea" o della "Fraschia" cfr. compasso d,a natigare, ed. Motzo, 118. Ales-sandro del Palatinato, che vi fece sosta durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa nel 1496, se-gnala la presenza nell'insenatura di un monastero gîeco; cfr. Dimokratia Iliadou, "La Crète sous la domination vénitienne et lors de la conquète turque (1322-1684). RenBeignements nouveaux ou inconnus d'après les pèlerins er les voyageurs ," Stud,i ameziani 9 ( 1967): b\b-629, b62. 21 Caumont, Voytge d'oul.trcmn (14f8), ed. Noble, 55-56; Hans Lochner (l43b), in Die Hohmzol-lem am heiligen Crrabe zuJmnal,ern, ònsbesond,ere die Pilgnfahrt dzr MaúgrafmJohann und, Albrecht uon BrandcnburgimJah,re 1435, ed. F. Geisheim (Berlin, f858), 2f2; Georges Lengherand (148b), in Vqage dc C,eorges I*ngherand, Mayur dc Mons m Haynaut, à Vmise, Romc, Jérusalzm, Mont Si.naí €f le Kayre - 1485-1486, ed. Marquis de Godefroy Ménilglaìse (Mons, l87l), 98.

22 Gaudenz, conte di Kirchberg, Jmsalznfahri Í14701, in 'Jerusalemfahrt des Grafen Gaudenz von Kirchberg, Vogtes von Matsch ( 1470), nach der Beschreibung seines Dieners Friedrich Steigerwaldeg" ed' R. Ròhricht, Fonchungm und, Mitteilungen nn Gachbhte Tirok und.Vorarhergs,l (1904) : 97-152, 109.

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C,AI\CHT N LIMONIA

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Fig. 3. Mappa di Chótki e Limonió (Alimió). Da Francesco Piacenza, I"Egeo red,iaiurt, 1688. Foto: archivio autore'

l'isola; la mancanza di vento suggerirà, all'occorrenza, di gettarvi I'ancora per qualche tempo, prima di immettersi nelì'Adriatico'

Nel XIV e XV secolo Kassiopi non è ancora I'ameno villaggio di pescatori che è ai nostri giorni, né mantiene le glorie della città antica, che era stata un importante centro del culto di Zeus. Vi si scorgono soprattutto le rovine di un castello di età bizantina: i pellegrini sentono dire che un tempo sorge-va in quel punto una potente città, ma al presente è del tutto deserta a cau-sa delle ecau-salazioni mortifere di un drago che si è accanito contro la popola-zione, dedita anticamente a pratiche sodomitiche. Qualcuno, tuttavia, vi ha eretto una cappellina - forse quanto rimane dell'absidiola o dell'annesso la-terale di un'antica basilica paleocristiana - della quale si prendono cura due eremiti; al suo interno, oltre a un dente del drago, è conservata un'icona del-laVergine, perennemente illuminata da una lampada che viene rifornita d'o-lio solo una volta I'anno. L'immagine è considerata in possesso di virtù mi-racolose e i naviganti che si trovano costretti a sostare nella baia hanno

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I'abitudine di intingere nell'olio clei pezzetti di corteccia sraccati da un albe_ ro di fico che si trova neile vicinanze; si dice infatti che saranno un,ottima protezione sia contro le re febbri che contro il tempo di burrasca.23

In condizioni simili tutto porta a credere che il culto di un'immagine mi_ racolosa difficilmente avrebbe potuto svilupparsi se le correnti dello stretto di Butrinto, le incursioni piratesche albanesi e turche e le frequenti bonacce al largo di corfù non re avessero garantito una frequentarione più o meno costante da parte della gente di mare. A quanto ci viene rivelato dalle testi_ monianze dei pellegrini di passaegio, la cappellina non subì speciali altzioni nel corso del rre e euattrocento; sappiamo solo che le sue pareti era-no ricoperte di ex voto, che almeera-no un'artra lampada si trovava incassata nel muro di fondo e che a poca distanza era stato eretto un minuscoro romito-rio. Sappiamo tuttavia che il luogo fu devastato e ridotto in rovine nel seco_ lo successivo, probabilmente in seguito a un'incursione di pirati berberi al servizio del sultano, come il famigerato Barbarossa; il francese carrier de pinon, che visitò Kassiopi nel lb7g, si meravigliò che un santuario mariano tanto cele_ bre fosse ormai in stato di completa rovina. 2a se ne accorsero anche le autorità veneziane, che poco più tardi, nel rb90, per iniziativa dell'ammiraglio Fran-cesco Suriano edificarono dalle fondamenta una chiesa in onore della ver-gine "di casopoli" (alla greca, "panayia Kassopitra"); nelra sua nuova cornice

:. Le principali fonti tre-quattrocentesche su Kassiopi sono le seguenti: anonimo renano clel 1350-1360, in vie,rluinisrhe Palàstìna-Pilgerx:ltnften aci xru. xu. unrl xw..fahrhuntlots, ecl.L. con-r a d v ( W i e s b a d e n , 1882),48; Nicola de'Macon-rtoni, ecl. Le Gcon-rancl,666; Ogiecon-r\.III, scon-rgnocon-re d , A n _ gltre' ['e saint aoyge rle Jherusaletn (1395) , in Le saint-uo2age de Jhú,usalem du scigneur 4,Anglure, ed. F Bonnardot e A' Longnon (Paris, t 878), 7; Luchino dal campo, viaggio a Gleru.satemrne tli Nicolò da Este (1113), in Mist:ellanea di opere' iner}itc o rare dei pnnù tre secoli della lingur,ed. G. Ghinassi ( T o r i n o , l86l-1862), 1: 99-160, rr0; Mariano da Siena, viaggiofatto at Sttnto septtcro(r43r), e c r . P Pirillo (Pisa, l99t ), 126; Hans Lochner, Ilesthreibung dn pilgrfahn d,n Mar\graJenJohann un1, Ahrecht aon Rrandenburg (1135), ed. Gcisheim, dir Hohenzollern,2ll-212;Louis cle Rochechouart, vescor'<r di saintes, viaggio in Tbrr.san.ta

(r46r), in'J.urnal de voyage àJérusalem de Louis de Rochechoua'r éveque cre Saintes (r46r)," ed. c. couderc, Reuue de |orient ratin (rg93)r: r6g-274,231; Ulrich Bmnneq Pitgerlahrt (1470), in "DieJerusalemfahrt des Kanonikus Ulrich Brun-ner vom Haugstifi ir.r wùrzburg," ed. R. Riihricht, Zeitschrifi du deutschen palà-sttna-vneins 2g ( 1 9 0 t ì ) : l-50,21;Gaudenz, conte di Kirchberg,.,Irrzsaremfahrt ( r 4 7 0 ) , ed. Róhricht, r07; pierre Barbatre, voyage à lérusakm (1480), in "Le voyage cle prerre tsarbarre àJérusalem en 14g0,,, ed. P' Tucocr-Chala e N. Pinzuti, Annuai're-bulletin de la Société

tte l'histoire rJe ftance (1g72-1978):73-172, I itì;Jan Aerts, Rr.l's doot reschqtre randen (r4gr), in verschqde voyagzen, ofte Rq,en getraen d,oorJ,..lo_ ris uands Does na constantinoperen, Hen Adriaen d.e wamtng na Hitusalem, d,en Factoor aa,n den Ko ning uan Portug,el door urschqtre Lantren, Nicoraes crenard, na'furckyen, {rc-, ed,.A. van Nispel, gI-264 (in part. 147) (Dordrecht, 1652); Guglingen, ed. Sollweck, 76-77;yanGhistele, .raoyageuan Mhn; 19; Georges l.engherand, Voyge (14g5), ed. Marq'is de Goclefroy Ménilglaise, 94_95; Bernhard'on Breydenbach, pengrinatione.s (14g6), ed. G. Bertolini e G. caporari (Roma, l99g), 29; Philippe de voisins, vrryage à.Jérusarem (1490),in voyage àJérusarem aienltp.lr" tre voisins sei_ gnezLr de Montaut, ed. Ph. Tàmizey de Larroque l-Archiae.s hist,oriques

tle Ia Gascopye3l (paris_Au-c h , 1 8 8 3 ) , 3 9 - 4 0 .

:a carlier de Pinon' Mon uoyaige de Leu.nt, Jaict |an 1579, in,,Reration du voyage en orient de c a r l i e r c l e P i n . r r ( 1 5 7 9 ) , " ecl. E. Brochet, Rntue de |orient ratin,r2 (r9rr): rr2-zo3,rbr-rb2.

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I'ipotesi che abbia ragione quando afferma che I'immagine è un dipinto della Madonna Annunziara. Poiché I'attuale efrrgie (Fig. b) è una sratua marmorea della vergine con Bambino, un'opera che è vicina ai modi dello scultore Nino Pisano ed è databile verso il 1370, dobbiamo trarre la conseguenza che que-st'ultima ha preso il posto di una più antica icona o di un affresco ad un certo momento tra l'ultimo trentennio del Tiecento e la metà del euattrocento,

Fig.4' Teodoro Poulakis, Icona uotiua della Madonna di casopoti, 1671. Kassiopi (corfù), chiesa della Panayia Kassopitra. Foto: Archivio spiridione curuni, Roma.

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quando un numero piuttosto cospicuo di copie della "Madonna Trapanitana" si è diffuso nei conventi carmelitani dell'Italia e della penisola iberica. La leg-genda che r,'uole l'effigie giunta per nave da Cipro è probabilmente un esito molto tardo del fenomeno di culto, che tuttaúa non manca di sottolineare, an-cora una volta, l'associazione stretta con I'ambiente marinaresco. 28

Ancora un santuario mariano, quello della Madonna di Bonaria sul litorale di Cagliari, attendeva le imbarcazioni che affrontavano la traversata del Tirreno tra la Sicilia e la Sardegna. Il colle di Bonaria, da cui si domina tutto lo specchio di mare antistante, era stato il quartier generale dell'esercito aragonese du-rante l'assedio della capitale sarda, allora dominata da Pisa, trail1324 e il 1326; la chiesa che vi era sorta in quel periodo era stata poi concessa all'Ordine di Santa Maria della Mercede a partire dal 1335.2e Secondo una leggenda for-matasi nel corso del Quattro-Cinquecento, una statua miracolosa della Vergine (Fig. 6) , gettata in mare durante un naufragio da una nave catalana di pas-saggio, sarebbe giunta illesa, entro una cassa, sul lido di Bonaria nell'anno 1370; intorno a questa sacra effigie sono fiorite, nel corso del tempo, nume-rose leggende legate alla vita del mare: a una navicella d'avorio che le pen-de dinanzi si attribuisce la facoltà di indicare la direzione pen-dei venti e, prima di salpare, una visita al santuario è considerata assolutamente d'obbligo. 30

Il pellegrino francese Nompar di Caumont, nel 1418, è il primo a porre in evidenza quanto fosse affermatalafama della statua cagliaritana presso i ma-rinai catalani. Nel tragitto da Palermo verso Barcellona la nave aragonese su cui Caumont è imbarcato perde improwisamente la rotta, durante una not-te senza luna, per l'improwiso innot-tensificarsi dei venti; uno dei marinai, cal-colando di essere ormai non troppo distanti dalla Sardegna, propone di far voto a una sacra immagine molto prodigiosa di cui ha sentito parlare:

"Nei

pressi di Cagliari, sul mare" osserva, "c'è una chiesa di Nostra Signora che fa grandi miracoli, la quale è chiamata Santa Maria di Bon Ayre; faccia-mo in faccia-modo che ciascuno dia del denaro per fare un bel cero che arda pres-so la benedetta immagine in modo tale che le piaccia per sua pietà di darci la grazia di poter ritornare sul nostro cammino."

28 Sulla "Madonna

Trapanitana" cfr. Hanno-Walter Kruft, "Die Madonna von Trapani und ihre Kopien. Studien zur Madonnen-Tlpologie und zum Begriff der Kopie in der sizilianischen Skulptur des Quattrocento," Mitteilungen d,es Kunsthistorischen Institutes in Florenz24 (1969-70): 297-322; Mariagiulia Burresi, And.rea, Ni.no e Tommaso scultori pàsanò (Milano, 1983), 184; Mario Serraino, La Matlonna di Trapani e i Padri. Carmelitani (Trapani, 1983); Ana Franco Mara, "La 'Ma-donna di Trapani'y su expansión en Italia y Espafra," in Arte in Sicilia (1)02-1458), ed. G. Bella-fiore (Palermo, 1986), 61-83; Fulvio Cer-vini e Alessandro Giacobbe, "La diffusione ligustica del-la Madonna di Trapani: nuovi elementi per una riflessione," Quad.erni dell'Istituto di storia dell'ar-te med,ierale e moderna. Facoltà di lettne efilosofia, Uniunsità di Messina 12 (1988): 55-71.

2e Renata Serra, "Il

Santuario di Bonaria e gli inizi del gotico catalano in Sardegna," Studi sardi 6 (1958): 333-354; Maria Bonaria Urban, Cagliari aragonese. TopograJia e insediamento (Cagliari, 2 0 0 0 ) . 2 1 - 4 3 .

30 Francesco Sttlis, Notizie storiche del santuario d,i N. S. di Bonaria in Cagli.ari, 12 ed. (Cagliari, f 935 ) ; Damiano Filia, La Sanlegna cristiana,II, ed. F. Amadu (Sassari, 1995), 171 n.24.

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Fig. 5. Ambito di Nino Pisano, Madonna Trapanìtana. scullura in marmo, c. 1370. Trapani, Santuario della Madonna An-nunziata. Foto: archivio autore.

Fig.6. Scultore catalano del secondo Trecento, Mad'onna d'i Bonaria, c. 1390. Cagliari, Santuario della Madonna di Bonaria. Foto: archivio autore.

La proposta viene accettata e finalmente, ritrovata la rotta, la nave getta l'an-cora nel porto di Cagliari. L'indomani, l'intero equipaggio si reca nella chie-sa sul colle di Bonaria per udir meschie-sa e deporre ai piedi della chie-santa effigie un grosso cero del peso di ventotto libbre, dipinto con i blasoni familiari di Cau-mont (che verosimilmente ha contribuito per una percentuale sostanziale). 31

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Immagini miracolose e navigazione lungo costa

Anche per questa relazione è ormai tempo di gettare gli ormeggi. Il viaggio suggeritoci dalle Sante Parole ci ha permesso di ricostruire almeno in parte una topografia sacra delle coste del Mediterraneo di cui dovremo sforzarci, in conclusione, di catturare il senso indiúduando un possibile hlo condutto-re. Quando si recita la devota cantilena in assenza totale di coordinate, ossia in mare aperto, nel buio notturno o entro una fitta coltre di nebbia, non ne-cessariamente le immagini e i santuari più celebri ci saranno di maggiore aiu-to di anonime chiesette come San Niccolò di Ricarcheri o Santa Maria della Suazia. Né dobbiamo trascurare di menzionarle, giacché, non sapendo dove in realtà ci troviamo, quello che in fondo ci importa è ritrovare un punto di riferimento qualunque, che ci permetta di riguadagnare la rotta e, con que-sta, la nostra salvezza.

Del paesaggio costiero, per forza di cose, il navigatore ha una percezione mirata e utilitaristica, che lo porta ad attribuire a certe emergenze e deter-minati luoghi un significato particolare, giacché li associerà immediatamen-te con i pericoli e le insidie di cui, presto o tardi, ha fatto personalmenimmediatamen-te esperienza. I luoghi di culto che incontra lungo il suo tragitto coincidono per lui con i personaggi sacri a cui sono intitolati: quando invoca san Michele del Capo Maleas, san Biagio di Ragusa o San Giovanni nell'isola maltese di Gozo 1'edifrcio materiale si confonde immancabilmente col santo sotto la cui invocazione è conosciuto. Quando poi si rivolge alla "Madonna della Cava di Famagosta" o a "Santa Maria di Buon Arie di Caglieri" finiscono per conta-minarsi e identificarsi addirittura quattro piani distinti di realtà: la Madre di Dio, il luogo in cui sorge il suo santuario, la chiesa a lei dedicata e I'immagi-ne che, all'interno di quest'ultima, I'immagi-ne riproduce I'aspetto, catalizz.ando l'at' tenzione dei fedeli.

L'unione e I'interazione di questi elementi determina il successo di tn pe-regrinagium maritimum; se il santuario trae beneficio dalla suggestività di una baia o di un promontorio ed è tanto più investito di valore sacro quanto più viene a costituire un riferimento topografico importante per la navigazione, la sua funzione specifica verrà espressa in termini religiosi come il risultato dell'azione taumaturgica esercitata in quel luogo dal santo che vi è venerato. L'immagine che l'edifrcio sacro racchiude allo stesso tempo simboleggia e sintetizza l'insieme dei fattori che concorrono all'affermazione di un feno-meno di culto: manifesta e rende tangibile il personaggio sacro titolare del-la chiesa nel suo legame stretto col luogo, segnadel-la ai fedeli un punto preciso verso cui indirizzarsi, accoglie le loro suppliche e i loro ringraziamenti, si configura come la soglia tra la dimensione umana e quella celeste in una se-zione dello spazio terreno che è per sua ùatura eminentemente "liminale", laddove la terra confina non solo col cielo, ma anche con le temibili e igno-te vastità marine.

Il topos leggendario dell'immagine trasportata dai flutti sul litorale su cui sorgerà poi il santuario, che si diffonde sempre più frequentemente dal tar-do Medioevo in poi, traspone su un orizzonte mitico le vicende storiche di

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formazione di un culto, di solito stravolgendo I'ordine degli eventi: l'effrgie miracolosa, che rnolto spesso rappresenta piuttosto il suggello finale dell'af-fermazione di un luogo sacro, viene descritta come il motore primo dell'in-tero processo; è Ìei ad impiantarsi miracolosamcnte in un punto preciso del-lo spazio, a motivare l'erezione dell'edificio e ad attrarre la pietà dei pelle-grini e dei naviganti. Un'icona settecentesca del monastero di Iviron al Mon-te Athos, che costituisce Lrn caso singolare di contaminazione tra iconografia religiosa e cartosrafia (Fig. 7), offre una delle tante illustrazioni di questo ben noto clichà per volontà clivina I'effigie miracolosa della Vergine Porrai-tissa, minacciata sulla terraferma dalle persecuzioni iconoclastiche, è tratta in salvo da una pia donna che l'aflida allaforza del mare, contro la qtrale Ia malvagità desli uomini non ha potere; continuerà a vagare, cullata dalle on-de, finché, giunta al largo della Santa Montagna, non sceslierà il suo appro-do snl liappro-do antistante il monastero, appro-dove sarà debitamente onorata da qr,rei monaci di santa vita.

Frg. 7. Lu, traslazione mitacolo.sa dell'icona rlella Panalia Portaitissa, icona, sec. X\IIII. Monte Athos, Monastero di Iviron. Foto: archil.io autore.

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APPENDICE Il testo delle Sante Parole

fFirenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Ms. Magliab., \TI [8], 7145, ff. 25'-27'l I numeri riportati tra parentesi quadra rimandano alla pianta dei santuari del Medi-terraneo (Fig. 8); ad essi si accompagna una proposta di identificazione topografica, segnalata in carattere corsivo. Nella presente edizione I'ortografra è stata normalizza-ta secondo le convenzioni dell'inormalizza-taliano moderno.

Incomincia la santa parole si dice in galea o nave o altra fusta quando fussino stati alcuno giorno sanza vedere terra.

Die n'ai' e 'l Santo Sepolcro Die n'ai' e 'l Santo Sepolcro Die n'ai' e 'l Santo Sepolcro

Die n'ai' e madonna santa Maria e tutti li santi e sante e'lla santa e ve-race croce del Monte Calvaro che ne salvi e guardi in mare e in terra Die n'ai' e l'agniol san Michele

Die n'ai' e san Giovanni Battista e 'l Vangelista Die n'ai' e san Piero e san Paolo

Die n'ai' e I'appostol san Iacomo Die n'ai' e I'appostol san Filippo Die n'ai' e I'appostol sant'Andrea Die n'ai' e l'appostol san Mattia Die n'ai' e I'appostol san Bartolomeo Die n'ai' e l'appostol san Matteo Die n'ai' e I'appostol san Simon Giuda Die n'ai' e 'l vangelista san Marco Die n'ai' e 'l vangelista san Luca Die n'ai' e 'l vangelista san Matteo Die n'ai' e 'l vangelista san Giovanni

Fig. 8. Mappa dei luoghi di culto citati nelle Sante Parole. Elaborazione grafica di Bar-bara Ciampi.

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Die n'ai' e 'l martir santo Stefano Die n'ai' e 'l mardr san Lorenzo

Die n'ai' e 'l baron san Cristofano -Die n'ai' e 'l confessor san Silvestro

Die n'ai' e 'l dottor santo Agostino Die n'ai' e 'l dottor san Griforio Die n'ai' e ,l dottor santo Airbruogio Die n'ai' e 'l dottor run torn_u* "'-Die n'ai' e 'l confessor san Niccolaio Die n'ai' e 'l confessor san Francesco

Die n'ai' e 'l baron santo Antonio corpo santo Pi" ":i: e'l predicator san Domenico r-lle n'al' e ,l corridor santo Ermo

Die n'ai'e Madonna Santa Sala d,Alessandria

[l: Alessandria dEgitto, mn_ _ nastero di Ayios Sabasl

Die n'ai' e Màdonna santa carerina del Monte sinai [2: Monte sinai, mo--.nastero di Santa Catninal

Die n'ai' e 'l Santo Salvador della l,eccia [3: Lattakieh (Sirialzzl

Die n'ai' e Madonna Santa Margari" J.,'ó".*i di Soria [4: Monte Car_ nzlo, Ayia Marinal

Pi. ".i. " San Giorgio di Baruti l5: Beiru:sz|

Die n'ai' e Madonni Santa Maria aet Cavo ài Fu_ugoro f6: Kato Varu _ .sha, Panafa Spilioti:sal

Die n'ai' e.lh vérace cro,ce di Cipri t7: Monastero di Slaaroaounisal

Die n'ai' e san Giorsio

.gt

c$iRÈ;

líélTi,r,^ro,,ryios Georsi6s

zs1

Die n'ai' e San Goùnni e Santo Anón di Rodi [9: Rod.i, San Góaanil del Kolla,ki.on e SantAnto.nio al porto di Mand,raki)

Die n'ai' e Santa

Maria di

\r.r;"lló,';;;'fr;"r*

tou phitarimoul

Die n'ai' e San Niccolò ai Ricarcheri

1ú, Cnim, Ayi.os

Nikótaosl

Die n'ai'e SantaVereco"g.

gi c**;iiù'àtíú*

frrrn A, Ayiaparasheuil

Dien'ai'esantaMariad.llaJ1"sgnài'cn*iJ;;ffi

,,p;ó;;;í#"unZTÀ

Die n'ai' e Sanro Sidro di Scio [14: Cn&ii- ""'

Die n'ai, e Santa Foca di.pcra flS, tlia,'4ios phokósz:J Die n'ai'e Santa Sofiia di C"rru";";p;ili,(r'dT"r*":ì#rplou,

Santa Sofial 32

Lattakieh' I'antica Laodicea.sulla costa siriana, nota anche come ,.La Liche, in antico france_ se' Non esistono altre attesrazioni di chiese intiiorate ar salvatore in questa città, dove.esisteva per converso una chiesa della vergine a tutr'oggi in piedi. cfr. Reinhold Róhricht, .srudien

zur mittelalterlichen Geosraphie ""d"T"p;;";;1";;:"r,,

bitschrifr des deutschen pakktina_Ve,eins 10 (1887): l9s-84b, gro, . Ro* B"^;, rt";r;*-;;;l*

Guidr histùrique(Damas, 1998), rb3.

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"""n Ladrone"

venerara

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monastero

di stawovouni

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cima

s Monastero di Ayios yeorqios

a Kastetórizo (Megisti), r,isora più orienhre del Dodecaneso. 36

sant'Isidoro di chios' vànerato per la sua asJciarione con il mastice che costituiva la

ric-itr1îrtilT:il'"ffi".ff

Ti;f;1;;;;;:'i.,,i*,pi.gu..";;;;esuenzade,

37 si aatta con ogni probabilità del -orruì,..o

di Ayios phokas ubicato nen,attuale ortakóy, sur-ra costa europea del Bosforo;.Raym"lgJjri",

La geographie ncrésiastiq.re de t,mpire @zantin. pre-fffi!,t#rf,t{^f#rconstantinople et te-PatriarcatTrí^anqur. Tomz lrr: tes égtises et ta monastàres

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Die n'ai'e San Francesco di Caffa ll7: Calfa (Feod,osi.ja), SanFrancescossf Die n'ai' e San Dimitri di Salomecchi ll8: Tbssalonica, San Demetriol Die n'ai' e l'angiel del Cavo ll9: Capo Maleas3el

Die n'ai' e San Francesco di Corom 120: Corone, San Francesco] Die n'ai' e San Leon di Modom 127: Modonea\l

Die n'ai' e Santa Maria de le Scanfarie 122: Isole Strofadi (Strophad.es)atl Die n'ai' e Santa Maria di Casopoli [23: Kaxiopi, Panayia Kassopitra+zl Die n'ai' e Santa Maria della Suazia [24:. Isola di Sazan nel golfo di Valana] Die n'ai' e San Biagio di Rangia 125: Dubrounik, Sueti \4ahoa3l

Die n'ai' e San Gregorio di Giara 126: Zaraaal

Die n'ai' e San Giulian di Parenzo 127: Poreè (Parenzo)asl Die n'ai' e San Marco di Vinegia l2B: Venuia, San Marcof Die n'ai' e San Giulian di Rimini 129: Rim.in| San Giukano) Die n'ai' e San Criaco di Ancona 130: Ancona, San Ciriacol

Die n'ai' e I'angel del Monte l3l:. Santuarfu d,i Monte SantAngeln sul Garganol Die n'ai' e San Niccolò di Bari 132: Bari, San Ni.colal

Die n'ai' e San Cataldo di Taranto 133: Thranto, Cattedraleaqf Die n'ai' e Santa Maria delle Leque [34: Santa Maria di Leucaa1f Die n'ai' e Santa Maria del Casale di Brandizio 135: Santa Maria d,el

Ca-sale presso Brindisi aql

Die n'ai' e Santa Maria del Cavo delle Colonne [36: Madonna di Capo Co-lonna presso Crotone)

Die n'ai' e Santa Maria della Scala di Messina 137: Messina. Santa Maria della Scalaasl

38 Sul convento francescano della città di Caffa (l'attuale Feodosija in Crimea), cfr. Michel Ba-lard., La Rnmanie génoise (XII+début du XV, siècle) l=Atti della Società ligure d,i storia patria, n.s., 18,211 (Roma, 1978) , 206, e John H. R Moorman , Med,inal Franciscan Houses (New York, f 983), 98-99. 3e Monastero di San Michele, oggi scomparso, al capo Maleas, sulla costa meridionale del Peloponneso. a0 "San

Leone" era la denominazione popolare del convento domenicano di Modone (Methoni) in Messenia.

aÌLe isole Strofadi (Strouathi), al largo della costa occidentale del Peloponneso, note nel Me-dioevo per essere abitate unicamente da monaci.

a2 Chiesa della Panayia Kassopitra nelìa baia di Kassiopi, sulla costa nord-orientale di Corfù. a3 Nella chiesa di San Biagio a Ragusa si venerava la reliquia della testa del santo.

aa Zara non sembra aver ésser stata nota per una chiesa di San Gregorio né per una reliquia di questo santo. Molto probabilmente il riferimento all'edifrcio romanico di San Grisogono, talo-ra ftalo-rainteso dai pellegrini come "San Crisostomo": cfr. Hans Lochner (1435), in Die Hohenzolletn am heiligen Crabe zu Jenralem, i,nsbesondre die Pilgerfahrt d,n Marhgrafen Johann und Albrecht aon Branrlenburg im Jahre 1435, ed. Geisheim, 209.

a5 Parenzo (attuale Poreò), chiesa di San Giuliano (non identifrcata).

ao Nell'edificio, intitolato a San Cataldo, il culto era associato alla reliquia e a un'immagine del santo conservate nella cripta; cfr. A-lberto Carducci, "La cripta e la leggenda agiografica di san Cataldo," in La ripta della catted,rale d,i Taranto, ed. C. D'Angela (Thranto, f986), 83-98. a7 Santuario di Santa Maria di Leuca o "de finibus terrae," sull'estrema punta meridionale del Salento. Viene menzionata anche nel Compasso da nauigare (Motzo, Compasso da naaigare,26): "En no capo de Leoche à una chiegia che à nome Sancta Maria." Cfr. Vincenzo Rosafio, 1l san-tuario di Leuca o d.e f.nibus tercae (Galatina, 1982).

a8 Santuario di Santa Maria del Casale nei dintorni di Brindisi; vi era venerata un'icona attribui-ta a San Luca (Bacci, Il pennello,286). Sull'edificio cfr. Maria Stella Calò, La chiesa d,i S. Maria del Casale presso Brindlsl (Fasano, 1966).

ae Un'abbazia sotto questa intitolazione è nota a partire dal Cinquecento per il possesso di un'i-cona miracolosa. Cfr. Antonio Princioato. Bad,iazza. La chiesa d,i S. Maria tlella Scala nella Valle a Messina (Messina, 1991).

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Die n'ai' e Santa Maria della Bruca [38: Mad,onna Adonía presso Brucolfl Die n'ai' e Sant'Agata di Catania 139: Catania, Catted,ralcl

Die n'ai' e Santa Lucia di Saragosa 140: Siracusa, Santa Lucial Die n'ai' e Santa Caterina di Malta l4l: Maltasol

Die n'ai' e San Giovanni del Ghozo 142: Isola di Gozo, Maltal

Die n'ai' e San Francesco di Giorgiente [43: Agrigmn, San Francescobtf Die n'ai' e San Cristofàn della Licata 144: Licatal

Die n'ai' e Santa Maria della Grotta di Marsara f4b: Marsala, Santa Ma-ria dclla C,rottas2f

Die n'ai' e.lla Nunziata di Trapani [46: Tiapani, Santuario dcll,Annunzian] Die n'ai' e Santo Vito del Cavo 147: San Vi.to Lo Capof

Die n'ai' e Santa Lucia di Palermo [48: Patnmo, S. Lucia]

Die n'ai' e Santa Maria di Monreale di Palermo l4g: Monrealc, Duomol Die n'ai' e 'l Salvador di Cifali 150: Cefalù, Duomol

Die n'ai' e San Bartolomeo di Lipari [51: Lipari, Cattedralc]

Die n'ai' e Santa Maria dell'Isola di Turpia [52: Tropa, Sann Mari.a allkotn] Die n'ai' e San Niccolò di Dini 153: Porto San Nicolassf

Die n'ai' e San Maieso di Salerno 154: Sabmo, San Matteo] Die n'ai' e San Giulian del Cavo dela Licosa [bb: punta Licosaf Die n'ai' e Sant'Andrea della Costa di Malfr [b6: Amatfi, Duono) Die n'ai' e Santa Maria di Passettano 157: positano, Santa Maria Assuntal Die n'ai' e Santa Maria da Passano 158:: Passiano, bresso Caua dei Tinmi,?'al Die n'ai' e San Gostanzo di Capri 159: Capri, Sin Costanzol

Die n'ai' e Santa Clara di Napoli 160: Napoli, Santa Chiaral

Die n'ai' e Santa Maria di Pie di Grotta di Napoli 16l: Napoti, Mad.onna di Pizdigronal

Die n'a'vr e Santa Roscenta d'Ischia 162: Lacco Ameno, Santa Restitutasbf Die n'ai' e la Nunziata e la Tiinità di Ghaeta [63: Gaeta, Santuario dzlla

Trinità; Santissima Annunzintaf

50 Per le chiese intitolate a Santa Caterina sull'isola di Malta (tra cui quelle di Zurrieq e Zejtun) cfi. Mario Buhagiar, St. Catherine of Atzxand,ria: Hn Churches, Painti.ngs, and Statues in the Maltese Islands (Yalletta, I 979 ).

5r

Qpesto convento è oggi diruto; cfr. Moorman, Med,inal Franciscan Houses,2}2.

52 Il monastero di S. Maria della Grotta presso Marsala fu fondato dall'ammiraglio Cristodulo nel 1098, verosimilmente come mezzo di ricristianizzazione dell'area; nel llg6 fu affiliato all'omo-nimo cenobio di Palermo. Vi era venerata un'icona della Vergine che, nel 14g0, fu sostituita con una statua marmorea. Il tipo iconografrco della tavola originaria, rispondente alla Galakto-trophousa, è riprodotto tuttavia in due affreschi tardi nelle cappelle nord e sud. Cfr. Aldo Messi-na, Le chicse rupestri della Val Demone e dzl Val ili Mazara (palermo, 2001), 6f-66.

s3Presso il tratto di costa che divide Praia a Mare da Capo Scalea nel golfo di Policastro un'in-senatura porta ancor oggi il nome di "Porto San Nicola"; non distante è il paese di san Njcola Arcella, o "dei Bulgari." Il toponimo "di Dino" è attribuito sia all'isola disabitata antistante che alla torre seicentesca che si erge sulla cima del Capo Scalea.

I Non è chiara llidentificazione di questa località. Ive, "'Sante parole'," 326 n. 5, e Bellelli, ..II por-trfano dei Santi del 'Mare Nostrum'," (alla nota o) propendono per "posiano', (ossia,,passiano") presso il Monte S. Angelo di Cava, forse citato perché lo si poteva vedere dal mare. La chiesa di S. Maria di Pozzano presso,Castellammare di Stabia è stata fondata da san Francesco di Faola nel 1506' quindi non rientrz nell'arco cronologico che qui ci interessa (a meno di ipotizzare la pree-sistenza di un culto non ufficializzato già nel sec. XV). A margine una mano successiva ha glos sato "da sancto Nocito di calab[ria]," ossia l'attuale San Lucido a sud di paola in calabria. 55

Così secondo I'ipotesi di Ive, "'Sante Parole'," 326 n. 6. I-a chiesa di Santa Restituta a I-acco Ame-no, sull'isola d'Ischia, custodisce a tutt'oggi le reliquie della santa ed è meta di pellegrinaggi.

Figure

Fig.  1. Artista  senese, Miracolo dclla beata Michelina da Pesaro,  affresco, fine  sec
Fig. 2. Antonio  Pardini  (?) , Sant'Antonio abttte,  statua lignea, h- h-ne sec. XIV
Fig. 3. Mappa  di Chótki  e Limonió  (Alimió).  Da Francesco  Piacenza, I&#34;Egeo  red,iaiurt,  1688
Fig. 5. Ambito  di  Nino  Pisano, Madonna Trapanìtana.  scullura in marmo, c. 1370.
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