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Linee guida per Ambienti Acquatici Salubri ad uso ricreativo Acque costiere ed acque dolci

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Academic year: 2022

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Texte intégral

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Organizzazione Mondiale della Sanità 2003

Guidelines for Safe recreational water environments Coastal and fresh water Vol. 3

Linee guida per Ambienti Acquatici Salubri ad uso ricreativo Acque costiere ed acque dolci

A cura del Gruppo di Lavoro SItI – Scienze Motorie

della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica

(2)

Volume 1, Coastal and fresh water.

© World Health Organization 2003

Il Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha concesso il trasferimento dei diritti per un’edizione italiana, alla Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica, che è solamente responsabile per l’edizione italiana.

Pubblicazione Catalogata dalla Biblioteca OMS

Organizzazione Mondiale della Sanità

Linee guida per Ambienti Acquatici Salubri ad uso ricreativo.

Volume 1: Acque costiere e acque dolci 1. Spiagge balneabili – standard 2. Acqua dolce – microbiologia 3. Qualità dell’acqua – analisi 4. Inquinamento dell’acqua – analisi 5. Monitoraggio ambientale – metodi

6. Ferite ed infortuni – prevenzione e controllo 7. Annegamento

8. Gestione del rischio 9. Valori di riferimento 10. Linee guida

I. Titolo II. Titolo: Acque costiere ed acque dolci

ISBN 92 4 154580 1 (Classificazione NLM: WA 820)

Organizzazione Mondiale della Sanità 2003

Tutti i diritti sono riservati. Le pubblicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità possono essere ot- tenute da WHO Press, Organizzazione Mondiale della Sanità, Avenue Appia 20, 1211 Ginevra 27, Svizze- ra (tel. +41227912476; fax: +41227914857; email: bookorders@who.int). Le richieste di autorizzazione alla riproduzione o traduzione delle pubblicazioni OMS – sia per la vendita che per distribuzioni non commer- ciali – devono essere indirizzate a WHO Press, all’indirizzo sopra indicato (fax: +41227914806; email: per- missions@who.int).

Le indicazioni utilizzate e la presentazione di materiale in questa pubblicazione non implicano l’espres- sione di alcuna opinione da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità relativa ai regolamenti legi- slativi di Paesi, territori, città o aree o delle loro autorità, o riguardanti la delimitazione delle frontiere o dei confini. Le linee tratteggiate su mappe rappresentano confini approssimativi per i quali potrebbe non esserci ancora pieno accordo.

La menzione di specifiche compagnie o di certi prodotti non implica che questi siano approvati o racco- mandati dall’OMS rispetto ad altri dello stesso tipo e non menzionati. Con l’eccezione di errori o omissio- ni, i nomi dei prodotti brevettati sono riportati con le iniziali maiuscole.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità non garantisce che le informazioni contenute in questa pubblica- zione siano complete e corrette e non dovrà essere responsabile per alcun danno derivante dal suo uso.

La presente versione è stata stampata in Italia c/o le Arti Grafiche Editoriali, Roma

(3)

Il progetto di traduzione delle Linee guida è stato promosso e curato dal grup- po di lavoro SItI-Scienze Motorie per la Salute (GSMS):

Vincenzo Romano Spica Facoltà di Scienze Motorie, Università di Roma “Fo- ro Italico” (Coordinatore GSMS)

Gaetano Privitera Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Pisa (Referente GSMS-Giunta SItI)

Lucia Bonadonna Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria (Revisore edito- riale)

Giulia Amagliani Facoltà di Scienze Motorie, Università di Urbino

“Carlo Bo”

Marisa Arpesella Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Pavia Giorgio Brandi Facoltà di Scienze Motorie, Università di Urbino

“Carlo Bo”

Rossella Briancesco Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria

Giovanni Capelli Facoltà di Scienze Motorie, Università di Cassino Valeria Di Onofrio Facoltà di Scienze Motorie, Università di Napoli

“Parthenope”

Guglielmina Fantuzzi Facoltà di Bioscienze e Biotecnologie, Università di Modena Reggio Emilia

Claudia Frangella Facoltà di Scienze Motorie, Università di Roma “Fo- ro Italico”

Francesca Gallè Facoltà di Scienze Motorie, Università di Napoli

“Parthenope”

Erica Leoni Facoltà di Scienze Motorie, Università di Bologna Giorgio Liguori Facoltà di Scienze Motorie, Università di Napoli

“Parthenope”

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Caterina Mammina Facoltà di Scienze Motorie, Università di Palermo Lanberto Manzoli Facoltà di Scienze dell’Educazione Motoria, Univer-

sità di Chieti “G. D’Annunzio”

Christian Napoli Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Bari Cesira Pasquarella Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Par-

ma

Revisione linguistica e stilistica a cura della Dr.ssa Benedetta Carpanzano

Il documento è anche disponibile online sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità www.who.int, della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica www.sitinazionale.com, nonchè sui siti www.wikigiene.it e www.bioigene.it.

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PREFAZIONE ALLA TRADUZIONE

ITALIANA

Il gruppo di lavoro Scienze motorie per la salute della S.It.I., coordinato da Vincenzo Romano Spica, è un esempio di come la nostra Società scienti- fica si adopera per favorire lo sviluppo scientifico integrato con gli aspetti applicativi pratici; le due anime della S.It.I., universitari ed operatori, con- corrono sinergicamente allo sviluppo della sanità pubblica nei suoi moltepli- ci aspetti. Questo secondo volume prodotto dal Gruppo tratta della sicurez- za degli ambienti acquatici ad uso ricreativo ed esce anticipando uno dei te- mi portanti del 44° Congresso Nazionale della S.It.I. che si terrà ad ottobre a Venezia dove una delle sessioni principali è dedicata appunto al mare.

È con particolare attenzione che ho accettato l’invito alla prefazione di questo volume perché fin dall’inizio della mia attività di operatore mi sono occupato degli aspetti trattati nel testo lavorando in una zona della Sicilia, Ragusa, dove la balneazione è anche una risorsa turistica ed economica ol- tre che di benessere fisico. Proprio per questi motivi un testo sulla sicurez- za degli ambienti acquatici ad uso ricreativo diventa un utile strumento per gli operatori che nella loro attività sono chiamati a valutazioni che non pos- sono prescindere dalle evidenze scientifiche.

Complimenti a tutti i componenti del Gruppo di lavoro, certo che a bre- ve vedremo il prodotto di un nuovo impegno.

Francesco Blangiardi Presidente Nazionale S.It.I.

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si occupa degli aspetti sanitari della gestione delle risorse idriche da molti anni e pubblica vari do- cumenti riguardanti la sicurezza dell’ambiente acquatico e la sua importan- za per la salute. I documenti pubblicati comprendono una serie di “linee guida”, come le Linee guida per la qualità dell’acqua potabilee le Linee guida per l’uso sicuro delle acque reflue e residue in agricoltura e acquacoltura. Documenti di questo tipo sono destinati a fornire una base per l’impostazione delle nor- me. Essi rappresentano un punto di vista condiviso tra esperti sia sui rischi per la salute rappresentati dai vari elementi e dalle diverse attività, sia sul- l’efficacia delle misure di controllo per la tutela della salute e si basano su re- visioni critiche delle evidenze scientifiche disponibili. Laddove possibile e opportuno, tali linee guida descrivono anche le principali caratteristiche del monitoraggio e la valutazione della sicurezza del mezzo in esame così come i principali fattori che influenzano i provvedimenti da adottare nello svilup- po di strategie per il controllo dei rischi per la salute.

Le Linee guida per gli ambienti acquatici salubri ad uso ricreativosono state pubblicate in 2 volumi:

Volume 1: Acque costiere e acque dolci.Il volume fornisce una revisione del- la letteratura e una valutazione dei rischi sanitari che possono presentarsi ne- gli ambienti costieri e di acqua dolce utilizzati a scopo ricreativo. Esso inclu- de valori e requisiti di riferimento e fornisce la motivazione dell’accettazio- ne o non accettazione di ciascun valore.

Il volume affronta una vasta gamma di pericoli, inclusi quelli connessi ad annegamento e infortuni, alla qualità delle acque, all’esposizione al calo- re, al freddo e alla luce del sole e ad organismi acquatici pericolosi; fornisce informazioni sui differenti tipi di attività ricreative in acqua (nuoto, surf, etc) per consentire ai lettori di interpretare le linee guida in base alle circo-

PREFAZIONE

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stanze locali e regionali. Per quanto concerne la qualità dell’acqua i capitoli specifici riguardano l’inquinamento fecale, i microrganismi a vita libera, le alghe di acqua dolce, le alghe marine e gli aspetti chimici. Esso descrive le misure da adottare per la prevenzione e la gestione dei rischi identificati.

Volume 2. Piscine ed ambienti acquatici simili ad uso ricreativo.Il volume for- nisce una revisione della letteratura e una valutazione dei pericoli per la sa- lute associati alle acque ad uso ricreativo di questo tipo; il loro monitorag- gio e valutazione; e le attività disponibili per il loro controllo attraverso nor- me comportamentali per gli utenti, una buona progettazione, costruzione e realizzazione ed una buona gestione dell’intero complesso. Le linee guida in- cludono i valori e i requisiti di riferimento e forniscono la motivazione del- l’accettazione o non accettazione di ciascun valore.

Affrontano una vasta gamma di pericoli, inclusi la qualità dell’acqua, i ri- schi di annegamento e le lesioni, la contaminazione associata alle strutture e la qualità dell’aria.

Oltre a queste Linee guida per gli ambienti acquatici salubri ad uso ricreativo, è stata prodotta una guida pratica intitolata “ Monitoraggio delle acque di bal- neazione”1. Tale guida descrive le caratteristiche principali degli approcci per il monitoraggio e la valutazione degli ambienti acquatici costieri e dolci ad uso ricreativo. Questo documento pone l’accento sul bisogno di utilizzare di- versi tipi di informazioni e diverse risorse al fine di predisporre una effica- ce valutazione e sul bisogno di stabilire effettivi collegamenti tra le informa- zioni generate e gli interventi per controllare il rischio sia a breve sia a lun- go termine. La guida include indicazioni pratiche complete per la progetta- zione, la pianificazione e l’attuazione dei programmi di monitoraggio e va- lutazione ed un codice di buona pratica per il monitoraggio e la valutazio- ne degli ambienti acquatici ad uso ricreativo, per aiutare i Paesi a sviluppa- re codici per uso interno, e per promuovere una armonizzazione internazio- nale. Il materiale relativo ai cianobatteri tossici, inclusi quelli nel capitolo 7 ed 8 si basa sul documentoCianobatteri tossici delle acque2, redatto da un grup- po di esperti internazionali. Lo sviluppo delle attività dell’OMS sulle acque

“ricreative” o “di balneazione” può essere ricondotto a due consultazioni di esperti nel 19703. Questi incontri hanno evidenziato l’ampiezza dei possibi- li pericoli connessi con l’uso delle acque a scopo ricreativo e hanno rilevato che studi prospettici su volontari hanno apportato miglioramenti nello sta- bilire correlazioni tra la qualità dell’acqua e la salute dei bagnanti. Essi han- no inoltre suggerito la classificazione delle spiagge secondo fasce di calcolo di indicatori e l’uso delle valutazioni sanitarie delle spiagge. Questi incon- tri iniziali sono stati seguiti da una serie di consultazioni di esperti. L’incon-

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tro svoltosi a LaValletta, Malta, nel 1989 ha riesaminato le linee guida sulla contaminazione microbica delle acque di balneazione ed ha analizzato i po- tenziali protocolli per le indagini epidemiologiche. L’importanza del tipo di protocollo è stata chiara durante l’incontro a La Valletta e due approcci prin- cipali sono stati riesaminati: lo studio prospettico caso-controllo e quello randomizzato. Due anni dopo ad Atene, in Grecia, furono revisionati i pri- mi risultati delle indagini epidemiologiche che impiegavano tutti e due i protocolli. In questo incontro è stato deciso che entrambi gli approcci erano appropriati e potevano fornire dati utili per la formulazione di linee guida.

I risultati di una serie di importanti studi epidemiologici nel Regno Unito so- no stati presentati e criticamente esaminati ad una riunione tenutasi ad Ate- ne, in Grecia, nel 1993. La preparazione delle Linee guida per gli ambienti ac- quatici salubri ad uso ricreativovolume 1 ha richiesto un periodo di quasi un decennio ed ha coinvolto numerose istituzioni, oltre 130 esperti provenien- ti da 33 Paesi di tutto il mondo con il supporto di ulteriori critici e incontri scientifici. Il lavoro delle persone coinvolte (vedere ringraziamenti) è stato fondamentale e molto apprezzato per il completamento dei lavori.

Nel 1994, a seguito di contatti tra l’Ufficio Regionale per l’Europa del- l’OMS e la Sede Centrale dell’OMS, si è convenuto di avviare lo sviluppo delle linee guida concernenti l’uso ricreativo degli ambienti acquatici, esa- minando tutte le possibili conseguenze sulla salute sia delle acque naturali che delle piscine, comprese quelle relative alla qualità dell’acqua. Tale inizia- tiva di collaborazione è stata intrapresa tra la sede centrale dell’OMS e il Centro Europeo per l’Ambiente e la Salute dell’OMS con sede a Roma, in Italia. Una completa revisione della letteratura scientifica in materia di inqui- namento delle acque reflue, delle acque ad uso ricreativo e salute, in segui- to pubblicata da Prüss (1998) ha fornito l’argomento per una consultazione di esperti a Bad Elster nel 1996. Questo incontro concluse che erano state po- ste le basi epidemiologiche per linee guida sull’inquinamento fecale delle acque ad uso ricreativo basate su evidenze scientifiche. La consultazione inoltre ottenne informazioni su nuovi risultati della ricerca che quantificava- no l’impatto di sorgenti non fognarie di batteri fecali nelle acque ad uso ri- creativo conformi ai criteri di qualità microbiologica dell’acqua. Le conse- guenze di questi risultati sono state che molte acque balneabili potrebbero non rispettare le norme vigenti sulla qualità delle acque dovute all’influen- za della diffusa sorgente di inquinamento, che potrebbe non essere riduci- bile solo al trattamento delle acque di scolo.

In un’ulteriore consultazione di esperti ospitata e co-sponsorizzata dal Parlamento del Jersey nel 1997 furono revisionate le bozze di tutti i capitoli dei due volumi, queste furono corrette e ulteriormente riesaminate nell’in-

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contro tenutosi l’anno seguente a Farnham, UK nel 1998. La bozza delle li- nee guida per le acque costiere e dolci è stata poi sottoposta alla valutazio- ne di esperti internazionali e ha ricevuto una accurata revisione.

Nel 1999, una consultazione di esperti cosponsorizzata dall’EPA e svol- tasi ad Annapolis, negli USA, risultata nel Protocollo di Annapolis(WHO, 1999), ha suggerito un nuovo approccio alla valutazione e regolazione del- l’inquinamento fecale delle acque ad uso balneare. Il protocollo di Annapo- lis delinea un approccio combinato di ispezione sanitaria e misure micro- biologiche utilizzato per classificare le acque ad uso ricreativo. Inoltre, il pro- tocollo suggerisce l’uso delle informazioni rilevanti per facilitare la tutela della salute pubblica in tempo reale. Pertanto l’obiettivo principale del rego- lamento è ampliato da una valutazione retrospettiva della conformità nu- merica per includere la gestione in tempo reale e la tutela della salute. Un’ul- teriore consultazione di esperti che ha tenuto conto, nella bozza delle linee guida, del protocollo di Annapolis e di altre recenti informazioni disponibi- li si è svolta a Farnham, UK, nel 2001. Le linee guida sono state completate capitolo per capitolo attraverso una serie di conferenze telefoniche effettua- te da esperti selezionati, nel Novembre 2002.

Durante lo sviluppo delle linee guida, è stata posta particolare attenzione alle valutazioni precedenti, in particolare al lavoro del Piano d’Azione del Mediterraneo, il Programma Ambientale del Mar Nero, le attività svolte da e per la Commissione Europea, le attività svolte dall’Agenzia di Protezione Ambientale Americana, incluso il loro programma “BEACH” ed altri.

Alla luce dell’importanza della materia per la salute e del grado di atten- zione che riceve dalla comunità scientifica, politica e dal pubblico in gene- rale, è previsto che nuove informazioni vengano rese disponibili rapidamen- te nel corso degli anni futuri.

L’OMS sarebbe lieta di venire a conoscenza di maggiori sviluppi connes- si e si impegna a garantire in maniera appropriata la continua validità del- le linee guida attraverso pubblicazioni aggiuntive o ulteriori edizioni.

NOTE

1. A cura di J. Bartram and G. Rees, pubblicato nel 2000 da E & FN spon- sorizzato per conto dell’OMS.

2. A cura di I. Chorus and J. Bartram, pubblicato nel 1999 da E & FN sponsorizzato per conto dell’OMS.

3. Meetings: Ostend, 1972; Bilthoven, 1974; La Valletta 1989; Athens 1991;

Athens 1993; Bad Elster 1996; Jersey 1997; Farnham 1998; Annapolis 1999;

Farnham 2001.

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BIBLIOGRAFIA

Prüss A (1998) A review of epidemiological studies from exposure to recreational water. In- ternational Journal of Epidemiology, 27: 1–9.

WHO (1999) Health-based monitoring of recreational waters: the feasibility of a new approach (the

“Annapolis Protocol”). Geneva, World Health Organization. (http://www.who.int/wa - ter_sanitation_health/Recreational_waters/Annapolis.pdf )

(Protection of the Human Environment, Water Sanitation and Health Series, WHO/SDE/

WSH.99.1).

(11)

Prefazione alla traduzione italiana . . . v

Prefazione . . . vi

Lista degli acronimi e abbreviazioni . . . xix

Ringraziamenti. . . xxi

RIASSUNTO RIEPILOGATIVO, 1 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE, 19 1.1 Considerazioni generali . . . 20

1.2 Tipi di ambienti acquatici ad uso ricreativo . . . 22

1.3 Tipologia d’uso . . . 22

1.4 Tipologia di utenti . . . 24

1.5 Rischi e pericoli . . . 25

1.5.1 Tipologia di pericoli incontrati . . . 25

1.5.2 Valutazione dei pericoli e dei rischi. . . 26

1.5.3 L’uso dell’epidemiologia nella valutazione del rischio . . . 30

1.5.4 Grado di contatto con l’acqua . . . 31

1.6 Misure per ridurre i rischi in acque ad uso ricreativo . . . 32

1.7 Gestione delle acque ad uso ricreativo. . . 35

1.7.1 Detentori di interessi . . . 35

1.7.2 Gestione integrata di un’area costiera o di bacino idrografico . . . 36

1.7.3 Tipologia di azioni di gestione. . . 38

1.8 Natura delle linee guida. . . 39

1.9 Bibliografia . . . 42

CAPITOLO 2. PREVENZIONE DEL RISCHIO DI ANNEGAMENTO E INFORTUNI , 43 2.1 Annegamento. . . 43

CONTENUTI

(12)

2.1.1 Fattori predisponenti . . . 45

2.1.2 Misure preventive e di gestione . . . 46

2.2 Lesioni spinali . . . 47

2.2.1 Fattori contribuenti . . . 49

2.2.2 Misure preventive e di gestione . . . 50

2.3 Traumi cerebrali e cranici . . . 50

2.4 Fratture, lussazioni ed altre lesioni da impatto minore . . . 50

2.5 Ferite, lesioni e punture . . . 51

2.6 Interventi e misure di controllo . . . 53

2.6.1 Assistenza ai bagnanti . . . 53

2.6.2 Separazione degli spazi/attività . . . 54

2.6.3 Infrastruttura e pianificazione . . . 55

2.6.4 Capacità della spiaggia. . . 56

2.7 Monitoraggio e valutazione. . . 56

2.7.1 Valutazione dei pericoli. . . 56

2.7.2 Programmi di ispezione e protocolli . . . 57

2.8 Bibliografia . . . 58

CAPITOLO 3. SOLE, CALDO E FREDDO, 63 3.1 Esposizione alle radiazioni ultraviolette . . . 63

3.1.1 Radiazioni UV e riduzione dei livelli di ozono atmosferico . . . 63

3.1.2 Effetti sulla salute . . . 65

3.1.3 Interventi e misure di controllo . . . 70

3.2 Esposizione al freddo . . . 76

3.3 Esposizione al caldo . . . 78

3.4 Bibliografia . . . 79

CAPITOLO 4. INQUINAMENTO FECALE E QUALITÀ DELL’ACQUA, 83 4.1 Approccio . . . 83

4.2 Effetti sulla salute associati ad inquinamento fecale . . . 84

4.3 Approcci alla valutazione e gestione del rischio . . . 91

4.3.1 L’approccio armonizzato e il “protocollo di Annapolis”. . . 93

4.3.2 Valutazione del rischio . . . 94

4.3.3 Gestione del rischio . . . 98

4.4 Valori delle linee guida. . . 99

4.4.1 Selezione di studi chiave . . . 102

4.4.2 L’approccio del 95° percentile . . . 106

4.4.3 Linee guida per le acque costiere. . . 106

4.4.4 Linee guida per le acque dolci . . . 106

(13)

4.4.5 Adattamento dei valori delle linee guida alle situazioni. . . 112

nazionali/locali 4.4.6 Parametri normativi importanti . . . 115

4.5 Valutazione della contaminazione fecale di ambienti acquatici. . . 116

ad uso ricreativo 4.5.1 Categoria di ispezione igienico-sanitaria . . . 117

4.5.2 Valutazione della qualità microbiologica dell’acqua . . . 125

4.6 Classificazione degli ambienti acquatici ad uso ricreativo . . . 127

4.6.1 Classificazione iniziale . . . 128

4.6.2 Controllo della classificazione iniziale . . . 132

4.6.3 Classificazione provvisoria . . . 133

4.6.4 Riclassificazione, inclusi avvisi e aggiornamento. . . 135

4.6.5 Circostanze eccezionali . . . 137

4.6.6 Monitoraggio e verifica. . . 139

4.7 Azioni di gestione . . . 140

4.7.1 Avvisi di salute pubblica e avvertenze . . . 140

4.7.2 Prevenzione dell’inquinamento . . . 141

4.7.3 Applicazione delle normative . . . 143

4.8 Bibliografia . . . 144

CAPITOLO 5. MICRORGANISMI A VITA LIBERA, 151 5.1 Specie di Vibrio patogeni umani . . . 151

5.1.1 V. alginolyticus. . . 153

5.1.2 V. cholerae. . . 154

5.1.3 V. parahaemolyticus . . . 154

5.1.4 V. vulnificus . . . 154

5.2 Aeromonasspp . . . 155

5.3 Amebe a vita libera . . . 157

5.3.1 Acanthamoeba . . . 157

5.3.2 Naegleria fowleri. . . 159

5.3.3 Balamuthia mandrillaris. . . 160

5.4 Leptospira spp . . . 161

5.4.1 L. interrogans sensu lato. . . 161

5.5 Valori delle linee guida. . . 163

5.6 Valutazione del rischio e misure di controllo . . . 163

5.6.1 Vibrioni . . . 163

5.6.1 Aeromonadi. . . 163

5.6.3 Amebe a vita libera . . . 164

5.6.4 Leptospire . . . 165

5.7 Bibliografia . . . 165

(14)

CAPITOLO 6. ASPETTI MICROBICI RELATIVI ALLA QUALITÀ DELLA SABBIA NELLE SPIAGGE, 171

6.1 Microrganismi nella sabbia della spiaggia . . . 171

6.1.1 Microrganismi indicatori di contaminazione fecale . . . 171

6.1.2 Staphylococcus. . . 173

6.1.3 Pseudomonas aeruginosa. . . 173

6.1.4 Vibrio spp. . . 173

6.1.5 Enterobatteri . . . 174

6.1.6 Funghi. . . 174

6.1.7 Virus e parassiti . . . 175

6.2 Dispersione e destino dei microrganismi nella sabbia delle spiagge . . 176

6.3 Valori delle linee guida. . . 178

6.4 Ricerca e monitoraggio . . . 178

6.5 Strategie di gestione . . . 179

6.6 Bibliografia . . . 180

CAPITOLO 7. ALGHE E CIANOBATTERI IN ACQUE COSTIERE E DI ESTUARIO, 185 7.1 Esposizione per contatto cutaneo . . . 186

7.2 Esposizione per ingestione (di acqua o schiuma) . . . 187

7.3 Esposizione per inalazione. . . 188

7.4 Identificazione di alghe tossiche marine e di cianobatteri . . . 188

7.5 Valori delle linee guida. . . 189

7.6 Misure precauzionali . . . 189

7.6.1 Monitoraggio . . . 189

7.6.2 Informazioni . . . 190

7.6.3 Attività di prevenzione delle fioriture algali marine . . . 191

7.7 Bibliografia . . . 192

CAPITOLO 8. ALGHE E CIANOBATTERI IN ACQUE DOLCI, 197 8.1 Presenza di cianobatteri tossici . . . 198

8.2 Formazione di fioriture di cianobatteri . . . 199

8.3 Cianotossine . . . 200

8.3.1 Microcistine . . . 203

8.3.2 Neurotossine . . . 205

8.3.3 Cilindrospermopsina. . . 206

8.3.4 Analisi. . . 207

8.4 Evidenze scientifiche di tossicità dei cianobatteri . . . 207

8.4.1 Esposizione per contatto cutaneo . . . 208

8.4.2 Esposizione tramite ingestione o inalazione . . . 209

(15)

8.5 Evidenze scientifiche di tossicità delle alghe . . . 211

8.6 Valutazione dei rischi per la salute . . . 212

8.7 Valori delle linee guida. . . 214

8.7.1 Probabilità relativamente bassa di effetti avversi sulla salute . . . 215

8.7.2 Moderata probabilità di effetti avversi sulla salute. . . 216

8.7.3 Alta probabilità di effetti avversi sulla salute . . . 218

8.7.4 Conclusioni . . . 219

8.8 Opzioni di gestione . . . 219

8.8.1 Misure a breve termine . . . 220

8.8.2 Misure a lungo termine . . . 221

8.9 Bibliografia . . . 222

CAPITOLO 9. ASPETTI ESTETICI, 227 9.1 Parametri estetici . . . 227

9.1.1 Trasparenza e colore . . . 227

9.1.2 Composti oleosi, grassi e detergenti . . . 230

9.1.3 Rifiuti . . . 230

9.1.4 Odori . . . 231

9.1.5 Inquinamento acustico . . . 231

9.2 Conseguenze economiche . . . 231

9.3 Monitoraggio dei materiali grossolani marini . . . 233

9.4 Valori delle linee guida e gestione . . . 235

9.5 Bibliografia . . . 236

CAPITOLO 10. AGENTI CHIMICI E FISICI, 239 10.1 Valutazione dell’esposizione . . . 239

10.2 Concentrazione di ioni idrogeno (pH) . . . 240

10.3 Ossigeno disciolto . . . 241

10.4 Contaminanti chimici . . . 241

10.5 Valori delle linee guida. . . 242

10.5.1 Contaminanti inorganici . . . 243

10.5.2 Contaminanti organici . . . 243

10.6 Approccio alla valutazione dei rischi chimici nelle acque . . . 244

ad uso ricreativo 10.7 Bibliografia . . . 245

CAPITOLO 11. ORGANISMI ACQUATICI PERICOLOSI, 247 11.1 Vettori di malattia . . . 248

11.1.1 Zanzare. . . 249

11.1.2 Lumache di acqua dolce e Schistosoma. . . 251

(16)

11.1.3 Misure preventive. . . 251

11.2 Organismi pericolosi “in acqua” . . . 252

11.2.1 Piranha (acqua dolce) . . . 252

11.2.2 Serpenti (acqua dolce). . . 252

11.2.3 Pesci elettrici (acqua dolce e marina) . . . 253

11.2.4 Squali (generalmente marini). . . 253

11.2.5 Barracuda e aguglie (marini) . . . 254

11.2.6 Cernie (marini). . . 255

11.2.7 Gronghi e murene (marini) . . . 255

11.2.8 Misure preventive. . . 255

11.3 Organismi pericolosi a riva . . . 256

11.3.1 Ippopotami (acqua dolce) . . . 256

11.3.2 Coccodrilli e alligatori (acqua dolce e marina) . . . 256

11.3.3 Foche e leoni marini (marini) . . . 257

11.3.4 Misure preventive. . . 257

11.4 Invertebrati velenosi . . . 257

11.4.1 Poriferi (d’acqua dolce e marina) . . . 257

11.4.2 Cnidari (marini) . . . 258

11.4.3 Molluschi (marini) . . . 260

11.4.4 Anellidi (marini) . . . 261

11.4.5 Echinodermi (marini) . . . 261

11.4.6 Misure preventive. . . 262

11.5 Vertebrati velenosi. . . 262

11.5.1 Pesci gatto (marini e d’acqua dolce) . . . 262

11.5.2 Razze (marine e d’acqua dolce). . . 262

11.5.3 Scorpenidi (marini e di estuario) . . . 263

11.5.4 Tracine (marine) . . . 263

11.5.5 Pesci chirurgo (marini) . . . 263

11.5.6 Serpenti (marini e d’acqua dolce) . . . 264

11.5.7 Misure preventive. . . 264

11.6 Bibliografia . . . 264

CAPITOLO 12. MONITORAGGIO E VALUTAZIONE, 269 12.1 Progettazione ed attuazione di programmi di monitoraggio . . . 270

12.1.1 Progettazione di programmi di monitoraggio . . . 270

12.1.2 Raccolta dei dati . . . 272

12.1.3 Trattamento dei dati . . . 273

12.1.4 Interpretazione dei dati . . . 274

12.1.5 Registrazione . . . 274

12.2 Aspetti attinenti a pericoli specifici . . . 275

(17)

12.2.1 Pericoli di annegamento e traumi . . . 275

12.2.2 Valutazione della qualità microbiologica dell’acqua . . . 275

e ispezione sanitaria 12.2.3 Cianobatteri e alghe . . . 277

12.2.4 Altri pericoli biologici, fisici e chimici . . . 278

12.2.5 Aspetti estetici . . . 278

12.3 Attuazione progressiva del monitoraggio e della valutazione. . . 278

12.4 Bibliografia . . . 282

CAPITOLO 13. APPLICAZIONE DELLE LINEE GUIDA E SCELTE DI GESTIONE PER UN UTILIZZO SICURO DELLE ACQUE AD USO RICREATIVO, 283 13.1 Applicazione delle linee guida . . . 284

13.2 Piano per la sicurezza delle acque ad uso ricreativo . . . 287

13.3 Conformità e applicazione . . . 288

13.3.1 Responsabilità per la gestione del rischio . . . 288

13.3.2 Conformità alle norme . . . 289

13.3.3 Applicazione. . . 290

13.3.4 Monitoraggio e registrazione . . . 291

13.4 Tecnologie di controllo e abbattimento . . . 291

13.4.1 Valutazione dell’impatto sulla salute . . . 292

13.5 Sensibilizzazione ed informazione pubblica . . . 294

13.6 Misure di sanità pubblica ed interventi (inclusi i servizi . . . 297

di prevenzione e soccorso) 13.7 Operare entro un sistema integrato di gestione di un’area costiera . . . 300

13.8 Bibliografia . . . 304

APPENDICE A. ASSISTENTI AI BAGNANTI, 305 A.1 Requisiti dell’assistente ai bagnanti . . . 305

A.2 Punti di osservazione degli assistenti ai bagnanti . . . 306

A.3 Equipaggiamento dell’assistente ai bagnanti . . . 306

A.4 Politiche di salvataggio. . . 307

A.5 Periodo di servizio da assistente ai bagnanti . . . 307

A.6 Assegnazione di personale di salvataggio. . . 308

A.7 Bibliografia . . . 309

(18)
(19)

LISTA DEGLI ACRONIMI

E ABBREVIAZIONI

AFRI = Acute Febbrile Respiratory Illness, Malattia respiratoria febbrile acuta AGT = Assunzione giornaliera tollerabile

AIDS = Sindrome da immuno-deficienza acquisita

ASP = Amnesic Shellfish Poisoning, Avvelenamento amnesico da molluschi CCB = Carcinoma a cellule basali

CDC = Centers for Disease Control and Prevention (USA) CE = Commissione Europea

COGP = Code of Good Practice, Codice di Buone Pratiche CSC = Carcinoma a cellule squamose

DALY = Disability Adjusted Life Year, Numero di anni di vita modificati in fun- zione delle condizioni di salute

DI50= Dose di microrganismi richiesti per infettare il 50% degli individui esposti DSP = Diarrhetic shellfish poisoning, Avvelenamento diarroico da molluschi FDP = Funzione di densità di probabilità

FPS = Fattore di protezione solare

GAE = Granulomatous Amoebic Encephalitis, Encefalite amebica granulomatosa GI = Gastrointestinale

GIZC = Gestione integrata delle zone costiere

HACCP = Hazard Analysis and Critical Control Point, Analisi dei pericoli e dei punti critici di controllo

HAV = Virus dell’epatite A HEV = Virus dell’epatite E

HIV = Virus dell’immuno-deficienza umana i.p. = Intraperitoneal, intraperitoneale

IARC = International Agency for Research on Cancer, Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro

ILS = International Life Saving Federation, Federazione internazionale assistenti ai bagnanti

IRBM = Gestione integrata dei bacini idrografici

(20)

LOAEL = Lowest-observed-avverse-effect level, Livello più basso di effetto avver- so osservato

MA = Ministero dell’Ambiente

MEAP = Meningoencefalite amebica primaria MM = Melanoma maligno

MS = Ministero della Salute MT = Ministero del Turismo

NOAEL = No-observed-adverse-effect level, Livello di effetto avverso non osser- vato

NSP = Avvelenamento neurotossico da molluschi OBC = Organizzazione basata sulla comunità OMS = Organizzazione Mondiale della Sanità OMT = Organizzazione Mondiale del Turismo ONG = Organizzazione non governativa

PAPE = Piano di azione o procedura d’emergenza

PFD = Personal Flotation Device, Dispositivo individuale di galleggiamento POS = Procedura operativa standard

PSP = Avvelenamento paralitico da molluschi QA = Quality Assurance, Assicurazione di qualità

QMRA = Quantitative Microbial Risk Assessment, Valutazione quantitativa del rischio microbiologico

RCP = Rianimazione cardio polmonare RUV = Radiazioni ultraviolette

SLRA = Screening-level risk assessment, Valutazione del rischio a livello di scree- ning

TCBS = Tiosolfato citrato - sali biliari - saccarosio TCNM = Tumore cutaneo - non melanoma ufc = Unità formanti colonia

UFP = Unità formanti placca

USLA = United States Lifesaving Association, Associazione Assistenti ai bagnan- ti degli Stati Uniti

UV = Ultravioletti

VIS = Valutazione dell’impatto sanitario

(21)

RINGRAZIAMENTI

L’Organizzazione Mondiale della Sanità desidera esprimere il suo ap- prezzamento per tutti coloro che con il proprio impegno hanno reso possi- bile la stesura delle Linee guida per gli ambienti acquatici salubri ad uso ricreati- vo. Volume 1: acque costiere ed acque dolci, in particolare a Jamie Bartram (Coor- dinatore, Igiene dell’Acqua e Salute della sede generale dell’OMS, prece- dentemente Consigliere Regionale per l’Acqua e i Rifiuti del Centro Europeo per l’Ambiente e la Salute dell’OMS, Roma) che ha coordinato la stesura del- le linee guida. Un gruppo internazionale di esperti ha fornito materiale ed ha partecipato allo sviluppo e alla revisione delle Linee guida per gli ambien- ti acquatici salubri ad uso ricreativo. Volume 1: acque costiere e dolci. Molte per- sone hanno contribuito ad ogni capitolo, direttamente e attraverso attività correlate. Si apprezza, per lo sviluppo delle linee guida, il contributo di:

Houssaïn Abouzaïd, WHO Regional Office for Eastern Mediterranean, Cairo, Egypt Ben Aissa, Institut Pasteur de Tunis, Tunis, Tunisia

Lisa Almodovar, US Environmental Protection Agency, Washington DC, USA Julian Andelman, University of Pittsburgh, Pittsburgh, USA

Nicholas Ashbolt, Co-operative Research Centre for Water Quality and Treatment, School of Civil and Environmental Engineering, The University of New South Wales, Sydney, New South Wales, Australia

Sandra Azevedo, Federal University of Rio de Janeiro, Rio de Janeiro, Brazil Linda Bagge, Environmental Protection Agency, Copenhagen, Denmark

Jamie Bartram, WHO, Geneva, Switzerland (formerly of WHO European Centre for Environment and Health, Rome, Italy)

Simona Battucci, Procter & Gamble, Rome, Italy

Joost Bierens, VU University Medical Centre, Amsterdam, The Netherlands Lucia Bonadonna, Istituto Superiore di Sanità, Rome, Italy

Juan Borrego, University of Malaga, Malaga, Spain Robert Bos, WHO, Geneva, Switzerland

Lee Bowling, Department of Land and Water Conservation, Paramatta, New South Wales, Australia

(22)

B. Chris Brewster, International Life Saving Federation, San Diego, CA, USA Raymond Briggs, Robens Centre for Public and Environmental Health, Guildford,

Surrey, UK

Igor Brown, Cyanobacteria Biology Research Laboratory, Odessa State University, Odessa, Ukraine

Milena Bruno, Istituto Superiore di Sanità, Rome, Italy

Christine Bullock-Ramsumair, Institute of Marine Affairs, Trinidad

Michael Burch, Cooperative Research Centre for Water Quality and Treatment, Sal- isbury, Australia

Sarah Butcher, (formerly of Centre for Ecology and Hydrology Oxford, Oxford, UK) Rebecca Calderon, US Environmental Protection Agency, Cincinnati, OH, USA Rudy Calders, Provinciaal Instituut voor Hygienne, Antwerpen, Belgium Wayne Carmichael, Wright State University, Dayton, OH, USA

Natale Cascinelli, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milan, Italy Maurizio Cavalieri, Local Agency for Electricity and Water Supply, Rome, Italy J.P. Cesarini, Research Laboratory for Skin Cancer, Paris, France

Ingrid Chorus, Institute for Water, Soil and Air Hygiene, Federal Environmental Agency, Berlin, Germany

Geoff Codd, Department of Biological Sciences, University of Dundee, Dundee, UK P. Cornelius, The Natural History Museum, London, UK

Joseph Cotruvo, NSF International, Washington DC, USA

David Cunliffe, Public and Environmental Health Services, Department of Human Services, South Australian Health Commission, Adelaide, Australia

Anders Dalsgaard, Department of Veterinary Microbiology, The Royal Veterinary and Agricultural University, Frederiksberg, Denmark

John de Louvois, retired (formerly of Public Health Laboratory Service Communi- cable Disease Surveillance Centre, London, UK)

Mary Drikas, Australian Water Quality Centre, Adelaide, Australia Karin Dubsky, Trinity College, Dublin, Ireland

Alfred P. Dufour, National Exposure Research Laboratory, US Environmental Pro- tection Agency, Cincinnati, OH, USA

Henrik Enevoldsen, UNESCO/Intergovernmental Oceanographic Commission, Sci- ence and Communication Centre for Harmful Algae, University of Copenhagen, Copenhagen, Denmark

Ian Falconer, University of Adelaide, Adelaide, Australia

Jutta Fastner, Institute for Water, Soil and Air Hygiene, Federal Environment Agency, Berlin, Germany

John Fawell, independent consultant, Flackwell Heath, UK (formerly of WRc, Med- menham, UK)

Peter Fenner, School of Medicine, James Cook University, Queensland, Australia Lorna Fewtrell, Centre for Research into Environment and Health, Crewe, Cheshire, UK Maria Jose Figueras, University Rovira and Virgili, Tarragona-Reus, Spain

Jim Fitzgerald, South Australian Health Commission, Adelaide, Australia Jay Fleisher, SUNY Health Science Center at Brooklyn, Brooklyn, NY, USA Walter Frick, US Environmental Protection Agency, Cincinnati, OH, USA Enzo Funari, Istituto Superiore di Sanità, Rome, Italy

Robert Gearheart, Department of Environmental Resources, Humboldt State Uni- versity, Arcata, CA, USA

(23)

Frank Golden, University of Portsmouth, Portsmouth, UK

Ernest Gould, Centre for Ecology and Hydrology Oxford, Oxford, UK

Sylvie Goyet, independent consultant, Paris, France (formerly of World Wide Fund for Nature, Gland, Switzerland)

Willie Grabow, University of Pretoria, Pretoria, South Africa

Ross Gregory, (formerly Water Research Centre, Swindon, Wiltshire, UK) Brian Guthrie, Pool Water Treatment Advisory Group, Norfolk, UK

Gustaaf M. Hallegraeff, University of Tasmania, Hobart, Tasmania, Australia Ken-Ichi Harada, Meijo University, Nagoya, Japan

Philippe Hartemann, Nancy, France

Rudy Hartskeerl, Royal Tropical Institute (KIT), Amsterdam, The Netherlands Arie Havelaar, National Institute of Public Health and the Environment (RIVM),

Bilthoven, The Netherlands

Nancy Hearne, (formerly of NSF International, Washington, DC, USA) Rick Hoffmann, US Environmental Protection Agency, Washington, DC

Christiane Höller, Institute for Hygiene and Environmental Medicine, Kiel, Ger- many

Steve Hrudey, University of Alberta, Edmonton, Alberta, Canada

Paul Hunter, University of East Anglia, Norwich, UK (formerly of Public Health Laboratory Service)

Adnan Hyder, John Hopkins University, Baltimore, USA

Alan Jenkins, Institute of Hydrology, Centre for Ecology and Hydrology, Walling- ford, Oxon, UK

Gary Jones, Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization (Land and Water), Brisbane, Australia

Huw Jones, Welsh Office, Cardiff, UK (formerly of Department of the Environment, Transport and the Regions, London, UK)

Mihaly Kadar, National Institute of Hygiene, Budapest, Hungary George Kamizoulis, WHO, Athens, Greece

David Kay, Centre for Research into Environment and Health, University of Wales, Aberystwyth, Ceredigion, Wales (formerly of University of Leeds, Leeds, UK) Simon Kilvington, Department of Microbiology and Immunology, University of

Leicester, Leicester, UK

Olive Kobusingye, Injury Control Center, Makerere University, Kampala, Uganda Fumio Kondo, Aichi Prefectural Institute of Public Health, Nagoya, Japan

Michael Kramer, Rheinische Friedrich-Wilhelms Universität, Bonn, Germany Tine Kuiper-Goodman, Health Canada, Ottawa, Ontario, Canada

Inna Kuzanova, Sanitary and Hygiene Scientific Research Institute, Tbilisi, Georgia Bob Lacey, Water Research Centre, Medmenham, UK

Linda Lawton, Robert Gordon University of Aberdeen, Aberdeen, UK

Lucianne Licari, Environmental Health, Department of Health Policy and Planning, Malta

Juan Lopez-Pila, Institut für Wasser Boden und Lufthygiene, Berlin, Germany Richard Lugg, Environmental Health Consultant, Leederville, Western Australia Patricia Madden, The Scottish Office, Department of Health, Edinburgh, UK Mariagloria Marinari, Ufficio di Igiene Publica, Livorno, Italy

Blahoslav Marsalek, Institute of Botany, Brno, Czech Republic Athena Mavridou, National School of Public Health, Athens, Greece

(24)

Graham McBride, National Institute of Water and Atmospheric Research Ltd., Hamilton, New Zealand

Elizabeth McDonnell, Water Quality Division, Department of Environment, Food and Rural Affairs (formerly Department of the Environment, Transport and the Regions), London, UK

Charles McGee, Orange County Sanitation District, Fountain Valley, CA, USA Melissa Melvin, US Environmental Protection Agency, Washington, DC

Bettina Menne, WHO European Centre for Environment and Health, Rome, Italy Jane Metcalfe, Centre for Ecology and Hydrology, Swindon, UK

Art Mittelstaedt, Recreational Safety Institute, New York, NY, USA Eric Mood, School of Medicine, Yale University, New Haven, CT, USA

Helene Munk-Sorensen, Department of Marine and Coastal Areas, Hojbjerg, Den- mark

Luuc Mur, University of Amsterdam, Amsterdam, Netherlands Michele Muscillo, Istituto Superiore di Sanità, Rome, Italy

Judit Padisák, Institute of Biology, University of Veszprém, Veszprém, Hungary Ierotheos Papadopolous, European Commission, Athens, Greece (formerly Water

Unit, European Commission, Brussels, Belgium)

Latisha Parker, US Environmental Protection Agency, Cincinnati, OH, USA Walter Pasini, Tourist Health Centre, Rimini, Italy

Margie Peden, WHO, Geneva, Switzerland

Robin Philipp, United Bristol Healthcare Trust, Bristol, Avon, UK

Edmund Pike, Consultant Microbiologist, Reading, Berkshire, UK (formerly of WRc, Medmenham, UK)

Alain Pinter, deceased (formerly National Institute of Hygiene, Budapest, Hungary) Kathy Pond, Robens Centre for Public and Environmental Health, University of

Surrey, Guildford, Surrey, UK (formerly of WHO, Rome, Italy) Annette Prüss, WHO, Geneva, Switzerland

Gareth Rees, Askham Bryan College, York, UK (formerly of Robens Centre for Pub- lic and Environmental Health, University of Surrey, UK)

Eva Rehfuess, WHO, Geneva, Switzerland

Colin Reynolds, Centre for Ecology and Hydrology (formerly the Institute of Fresh- water Ecology), Windermere, UK

John Ridgway, Water Research Centre, Medmenham, UK Will Robertson, Health Canada, Ottawa, Ontario, Canada

Wim Rogmans, Consumer Safety Institute, Amsterdam, Netherlands

David Rosenblatt, State of New Jersey Department of Environmental Protection, Trenton, NJ, USA

Philip Rushbrook, France (formerly WHO European Centre for Environment and Health, Nancy, France)

Ronnie Russell, Trinity College, Dublin, Ireland

Henry Salas, Pan American Health Organization/WHO, Washington DC, USA (formerly of Pan American Center for Sanitary Engineering and Environmental Sci-

ences, Lima, Peru)

Stephen Schaub, US Environmental Protection Agency, Washington DC, USA Katrin Scheiner-Bobis, (formerly Institute for Water, Soil and Air Hygiene, Federal

Environmental Agency, Berlin, Germany) Germany Peter Scott, Melbourne Water, Melbourne, Australia

(25)

Kaarina Sivonen, University of Helsinki, Helsinki, Finland

Christopher Sharp, National Radiological Protection Board, Didcot, UK Yu Shun-Zhang, Institute of Public Health, Shanghai, China

Joth Singh, Caribbean Environment & Health Institute, Castries, St. Lucia Olav Skulberg, Norwegian Institute for Water Research, Oslo, Norway Jeffrey Soller, Eisenberg, Oliverieri & Associates, Oakland, CA, USA

Ann Storey, Robens Centre for Public and Environmental Health, Guildford, Surrey, UK

Ernst Stottmeister, Institut für Wasser Boden und Lufthygiene, Bad Elster, Germany Robert Tanner, NSF International, Brussels, Belgium

Desmond Till, Consultant Public Health Microbiologist, Wellington, New Zealand Maggie Tomlinson, Department of Health, London, UK

Hans Utkilen, National Institute for Public Health, Oslo, Norway Bert van Maele, European Commission, Brussels, Belgium

Jessica Vapnek, Food and Agriculture Organization of the United Nations, Rome, Italy

Carolyn Vickers, WHO, Geneva, Switzerland

Timothy Wade, University of California, Berkley, CA, USA Rowena White, St. Helier, Jersey, Channel Islands

Claudia Wiedner, University of Amsterdam, Amsterdam, The Netherlands

William B. Wilkinson, retired (formerly of Centre for Ecology and Hydrology, Wallingford, Oxon, UK)

Allan T. Williams, Bath Spa University College, Newton Park, Bath, Avon, UK Adam Wooler, Royal National Lifeboat Institution, Saltash, Cornwall, UK (former-

ly of the Surf Life-Saving Association of Great Britain, Plymouth, Devon, UK) I ringraziamenti sono inoltre estesi a Marla Sheffer per la correzione del- l’intero testo delle linee guida e Lorna Fewtrell per la supervisione della re- visione e la definizione del documento.

La preparazione di queste linee guida non sarebbe stata possibile senza il generoso supporto delle seguenti Organizzazioni: la Commissione Euro- pea; lo Stato del Jersey, Regno Unito; Il Dipartimento dell’Ambiente, Tra- sporti e Regioni del Regno Unito, Il Ministero della Salute della Germania;

Il Ministero dell’Ambiente della Germania; Il Ministero della Salute dell’I- talia; L’Agenzia di Cooperazione e Sviluppo Internazionale della Svezia, l’A- genzia di Protezione Ambientale della Svezia e degli Stati Uniti.

(26)
(27)

Il presente volume Linee guida per gli ambienti acquatici salubri ad uso ri- creativodescrive lo stato dell’arte delle conoscenze relative all’effetto sulla sa- lute dei fruitori degli ambienti acquatici ad uso ricreativo costieri e di acqua dolce, in particolare per quanto riguarda annegamento e infortuni, esposizio- ne al freddo, al caldo e alla luce del sole, qualità dell’acqua (specialmente espo- sizione ad acqua contaminata da scarichi, ma anche esposizione a microrga- nismi patogeni a vita libera nelle acque ad uso ricreativo), contaminazione delle spiagge, esposizione alle alghe e ai loro prodotti, esposizione ad agenti fisici e chimici, e organismi acquatici pericolosi. Inoltre, sono presi in conside- razione il controllo e il monitoraggio dei pericoli associati a questi ambienti.

L’obiettivo primario delle linee guida è la tutela della salute pubblica. Lo scopo delle linee guida non è quello di scoraggiare l’uso degli ambienti ac- quatici ricreativi, piuttosto quello di garantire che essi siano gestiti nel mo- do più sicuro possibile, in modo tale che la maggior parte della popolazio- ne ne possa trarre il maggior beneficio. L’impatto negativo sulla salute de- gli utenti dell’uso ricreativo degli ambienti costieri e di acqua dolce deve es- sere valutato alla luce degli enormi benefici su salute, benessere, riposo, re- lax ed esercizio associato all’uso di questi ambienti.

Le linee guida, oltre a fornire un quadro per le decisioni locali, sono desti- nate ad essere utilizzate come base per lo sviluppo di criteri nazionali e inter- nazionali (incluse norme e regolamenti) per controllare i rischi per la salute de- rivanti dalla frequentazione di questi ambienti acquatici ad uso ricreativo.

Le linee guida possono anche essere adottate come materiale di riferi- mento per le industrie e per gli operatori che allestiscono programmi di svi- luppo in aree acquatiche ad uso ricreativo, come lista di controllo per com- prendere e valutare il potenziale effetto sulla salute di progetti per uso ricrea- tivo, e nella valutazione dell’impatto ambientale, in particolare nella valuta- zione dell’impatto ambientale nel campo specifico della salute.

RIASSUNTO

RIEPILOGATIVO

(28)

Le informazioni fornite sono generalmente applicabili ad ogni area co- stiera e di acqua dolce dove si verifica l’uso ricreativo di ambienti acquati- ci. Gli approcci adottati dalle autorità locali o nazionali nell’applicazione delle linee guida, inclusi i valori guida, possono variare in relazione alle ca- ratteristiche sociali, culturali, ambientali ed economiche, così come alla co- noscenza del ruolo dell’esposizione, alla natura e gravità dei rischi, e all’ef- ficacia delle misure di controllo.

Una linea guida può essere:

• un livello di gestione

• una concentrazione di inquinante che non rappresenta un rischio signifi- cativo per la salute di gruppi significativi di utenti;

• una condizione in cui l’esposizione ad un rischio è improbabile; oppure

• una combinazione degli ultimi due punti.

Quando una linea guida non viene raggiunta, questo dovrebbe essere un segnale per indagare sulle cause del fallimento e identificare il rischio di fal- limento futuro, in questo caso è necessario contattare l’autorità sanitaria com- petente per stabilire se debba essere intrapresa una azione immediata al fine di ridurre l’esposizione al rischio e determinare se debbano essere messe in at- to misure per prevenire o ridurre in futuro l’esposizione a simili condizioni.

PREVENZIONE DEL RISCHIO DI ANNEGAMENTO E INFORTUNI

L’annegamento, che è stato definito come morte derivante da un danneg- giamento della funzione respiratoria a seguito di immersione in un liquido, è una delle principali cause di morte in tutto il mondo, particolarmente nei bambini di sesso maschile. Anche il semi-annegamento è un grave proble- ma in quanto può avere conseguenze permanenti. La percentuale di recupe- ro da un semi-annegamento può essere più bassa per i bambini piccoli ri- spetto ad adolescenti e adulti. Gli studi dimostrano che la prognosi di so- pravvivenza dipende più dall’efficacia del primo soccorso e della rianima- zione, piuttosto che dalla qualità delle successive cure ospedaliere.

L’annegamento può essere associato al nuoto, ma anche ad un utilizzo ricreativo di ambienti acquatici che preveda un contatto minimo con l’ac- qua, come l’uso di imbarcazioni (yacht, barche, canoe) e la pesca. Il consu- mo di alcol è uno dei fattori più frequentemente associati ad annegamento per gli adulti, mentre la mancanza di supervisione dei genitori rappresenta la causa più frequentemente riportata per i bambini. Nelle stagioni fredde, il raffreddamento da immersione può essere un importante fattore contri- buente.

(29)

La maggior parte delle lesioni al midollo spinale correlate allo sport so- no associate ai tuffi. Le lesioni negli incidenti legati ai tuffi sono quasi esclu- sivamente a carico delle vertebre cervicali, con conseguenti tetraplegia o pa- raplegia. I dati suggeriscono che il surf e le cadute che comportano un urto contro il fondale siano la causa più comune di lesioni spinali. Il consumo di alcool può contribuire significativamente alla frequenza delle lesioni. Altre lesioni associate alle attività acquatiche ricreative includono lesioni alla te- sta e all’encefalo, fratture, lussazioni ed altri infortuni di minore impatto, fe- rite, lesioni e punture. La prevenzione è il miglior metodo per ridurre gli infortuni e le morti connessi all’ambiente acquatico e la maggioranza degli infortuni può essere prevenuta attraverso appropriate misure a livello loca- le. I pericoli fisici dovrebbero, prima di tutto, essere rimossi o ridotti se pos- sibile, o dovrebbero essere prese misure per prevenire o ridurre l’esposizio- ne. I pericoli fisici che non possono essere completamente affrontati in que- sto modo dovrebbero essere oggetto di ulteriori misure preventive o corret- tive. Queste includono programmi di prevenzione dell’annegamento, infor- mazione pubblica e avvisi (come insegne, bandiere di istruzione generale e sensibilizzazione), la disponibilità di una efficace supervisione da parte di assistenti ai bagnanti e di servizi di soccorso e la creazione di differenti zo- ne per le diverse attività ricreative utilizzando linee, boe e indicatori.

Il monitoraggio di un luogo per i rischi preesistenti e i nuovi deve essere regolarmente effettuato. La frequenza e la tempistica delle ispezioni varia a seconda della localizzazione .

SOLE, CALDO E FREDDO

L’uso ricreativo degli ambienti acquatici a volte espone gli individui a ra- diazioni solari e a condizioni di caldo o freddo estreme.

Le radiazioni ultraviolette provenienti dalla luce solare possono essere divise in tre bande: UVA, UVB e UVC. Man mano che lo strato di ozono si impoverisce, si riduce progressivamente il filtro di protezione fornito, e gli esseri umani sono esposti ad un maggiore livello di UV, in particolare a li- velli più elevati di UVB.

L’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti può provocare danni acuti e cronici alla pelle, agli occhi e al sistema immunitario. L’effetto acuto più evi- dente da esposizione eccessiva agli UV è l’eritema, infiammazione della pel- le comunemente chiamata scottatura. La fotocheratite e la fotocongiuntivi- te sono altri effetti acuti da esposizione agli UV. Gli effetti cronici includono due maggiori problemi di salute: il cancro alla pelle (sia il cancro della pel- le non melanoma sia il melanoma maligno) sia la cataratta. L’esposizione cronica agli UV causa anche un certo numero di alterazioni degenerative

(30)

della cute (es, le lentiggini) e accelera l’invecchiamento cutaneo. Ci sono sempre più evidenze di un effetto soppressivo sul sistema immunitario uma- no dovuto sia ad una esposizione acuta ad alte dosi, sia ad una esposizione cronica a basse dosi di UV.

Non tutti gli effetti delle radiazioni UV sono negativi. L’effetto benefico più conosciuto è rappresentato dalla stimolazione della produzione di vita- mina D nella pelle. Le radiazioni UV provenienti da sorgenti artificiali sono anche usati per trattare diverse malattie e condizioni dermatologiche, tra cui il rachitismo, la psoriasi, l’eczema e l’ittero.

Sono disponibili semplici misure di protezione che dovrebbero essere adottate per evitare gli effetti negativi sulla salute della pelle, degli occhi e del sistema immunitario. Queste includono la riduzione dell’ammontare di tempo di esposizione al sole, l’esclusione completa dell’esposizione al sole di mezzogiorno; la ricerca di ombra; indossare abbigliamento largo e tessu- ti a maglia stretta, un cappello con ampia visiera e occhiali da sole avvol- genti. Inoltre, un filtro solare ad ampio spettro con un fattore di protezione 15 o maggiore dovrebbe essere applicato su tutto il corpo non coperto da in- dumenti e dovrebbe essere spesso riapplicato. I programmi di protezione solare per aumentare la conoscenza e realizzare dei cambiamenti nello stile di vita sono indispensabili per rallentare o invertire la tendenza all’aumen- to del carcinoma cutaneo. L’indice solare globale UV è un importante stru- mento per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle radiazioni UV, sui rischi eccessivi dell’esposizione agli UV e per informare le persone della necessità di adottare misure protettive.

L’esposizione all’acqua fredda può causare considerevoli problemi per gli utenti degli ambienti acquatici ad uso ricreativo. L’effetto immediato del- l’improvvisa immersione in acqua fredda può comportare una risposta ri- flessa debilitante chiamata shock da freddo, che comprende effetti respira- tori e cardiovascolari mortali e può condurre all’annegamento.

L’improvvisa immersione in acqua fredda si traduce spesso nella ridu- zione dell’abilità di nuotare, che si ritiene sia responsabile della maggior parte delle morti da improvvisa immersione in acqua fredda. Le misure di sicurezza comprendono: indossare indumenti protettivi idonei durante il nuoto in acqua fredda e utilizzare un giubbotto di salvataggio quando si va in barca per mantenere le vie aeree libere da acqua qualora si fosse privi di coscienza.

In ambiente caldo, le persone possono soffrire di gravi disturbi fisici, co- me crampi da calore, collasso da calore e colpo di calore. I più giovani, gli an- ziani, i pazienti che assumono farmaci che interferiscono con la regolazione della temperatura corporea, le persone che soffrono di preesistenti malattie

(31)

croniche e i consumatori abituali di alcool appaiono particolarmente suscet- tibili. Le misure di prevenzione comprendono il consumo di bevande anal- coliche e decaffeinate, il reintegro dei sali persi con la sudorazione e il ritiro in zone ombreggiate. I disturbi dovuti al calore si verificano più frequente- mente quando vi sono cambiamenti repentini nelle condizioni termiche, co- me ad esempio durante le ondate di calore.

CONTAMINAZIONE FECALE E QUALITÀ DELL’ACQUA

Il più frequente effetto negativo sulla salute associato all’esposizione ai contaminanti di origine fecale negli ambienti acquatici ad uso ricreativo è costituito dalle enteriti. È stata anche dimostrata una relazione causa-effet- to tra l’inquinamento fecale o derivato dai bagnanti e la malattia respirato- ria febbrile acuta (AFRI, Acute Febbrile Respiratory Illness), che è una con- seguenza sulla salute più grave della gastroenterite. Vi sono consistenti evi- denze scientifiche concernenti gli effetti sulla salute dovuti all’inquinamen- to fecale negli ambienti acquatici ad uso ricreativo, ed una serie di studi ca- suali controllati effettuati nel Regno Unito che costituiscono gli studi chia- ve per la determinazione dei valori guida per la qualità microbiologica de- gli ambienti acquatici ad uso ricreativo.

Per le acque marine, solo gli enterococchi intestinali (streptococchi feca- li) hanno mostrato una relazione dose-risposta sia per le malattie gastroin- testinali che per la AFRI. I valori guida sono espressi in termini del novan- tacinquesimo percentile dei numeri degli enterococchi intestinali per 100 ml e rappresentano livelli facilmente comprensibili di rischio basati sulle con- dizioni di esposizione degli studi chiave.

Non esistono adeguate evidenze scientifiche dalle quali poter ricavare direttamente i valori guida sulla qualità delle acque dolci. L’applicazione al- le acque dolci dei valori guida ricavati dalle acque di mare probabilmente potrebbe portare ad un tasso inferiore di malattie nei nuotatori di acqua dol- ce, fornendo linee guida conservative in assenza di dati epidemiologici ade- guati per le acque dolci. Gli studi in corso potrebbero fornire basi più ade- guate sulle quali sviluppare i valori guida per le acque dolci.

I valori guida dovrebbero essere interpretati o modificati alla luce dei fat- tori regionali e/o locali. Tali fattori includono la natura e la gravità delle ma- lattie enteriche locali, il comportamento della popolazione, i modelli di espo- sizione e aspetti socioculturali, economici, ambientali e tecnici, così come il rischio per la salute competitivo dovuto ad altre malattie non associate con le acque ad uso ricreativo.

La classificazione iniziale degli ambienti acquatici ad uso ricreativo è ba- sata sulla combinazione di evidenze per il grado di influenza del materiale

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fecale umano (evidenziato nel corso di ispezioni sanitarie della spiaggia e ba- cini idrografici) a fianco del calcolo di idonei indici batterici fecali (valutazio- ne della qualità microbica). L’informazione da raccogliere durante l’ispezio- ne sanitaria dovrebbe coprire almeno le tre più importanti fonti di contami- nazione umana fecale degli ambienti acquatici ad uso ricreativo per fini di sanità pubblica: acque di scolo; scarichi fluviali (dove il fiume riceve acque reflue ed é utilizzato direttamente ad uso ricreativo o si immette vicino ad aree costiere o in laghi utilizzati a scopo ricreativo); contaminazione da par- te del bagnante, inclusi gli escrementi.

Laddove l’impatto umano è minimo, dovrebbe essere indagata l’immis- sione fecale animale.

Nella valutazione microbica della qualità dell’acqua, il metodo di campio- namento dovrebbe essere rappresentativo della gamma di condizioni che si possono verificare durante l’utilizzo degli ambienti acquatici ad uso ricrea- tivo. Una questione importante è quella di raccogliere un sufficiente nume- ro di campioni in modo da effettuare una stima appropriata della probabile densità alla quale sono esposti gli utenti degli ambienti acquatici ad uso ri- creativo. La precisione della stima del novantacinquesimo percentile è supe- riore quando il numero di campioni aumenta. Il numero dei risultati dispo- nibili può significativamente aumentare mettendo in comune i dati di più anni, a meno che non vi sia ragione di credere che le condizioni locali (inqui- namento) siano cambiate.

Ai fini pratici, dati su almeno 100 campioni provenienti da un periodo di 5 anni e dati a rotazione di 5 anni possono essere utilizzati al fine di valuta- re la qualità microbiologica delle acque.

I risultati dell’ispezione sanitaria e la valutazione microbiologica della qualità dell’acqua possono essere combinati per dare una classificazione in cinque livelli degli ambienti acquatici ad uso ricreativo – ottimo, buono, suf- ficiente, mediocre e scarso. Secondo la classificazione iniziale, tutte le cate- gorie degli ambienti acquatici ad uso ricreativo sarebbero soggette ad ispe- zione sanitaria annuale (per determinare se le fonti di inquinamento siano cambiate) e ad un continuo monitoraggio della qualità dell’acqua.

Un altro fattore nella valutazione di un ambiente acquatico ad uso ricrea- tivo è il possibile miglioramento dello stesso nel caso in cui un cambiamen- to significativo nella gestione riducesse l’esposizione umana al rischio micro- biologico.

Sono raccomandate analisi ripetute nel tempo quando la conta degli en- terococchi intestinali è alta, ma l’ispezione sanitaria suggerisce un basso im- patto sanitario, o viceversa. Il ruolo primario di questo controllo nel tempo è quello di contribuire ad identificare la fonte di inquinamento fecale, in mo-

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do tale da supportare la valutazione e la gestione della contaminazione fe- cale negli ambienti acquatici ad uso ricreativo. In determinate circostanze, si può verificare un rischio di trasmissione di patogeni associati ad effetti più gravi sulla salute (come l’epatite infettiva o la febbre tifoide) mediante l’u- tilizzo degli ambienti acquatici ad uso ricreativo. Le autorità sanitarie do- vrebbero prestare particolare attenzione a questi pericoli qualora si verifi- casse un’esposizione e dovrebbero adottare delle misure appropriate per la tutela della salute pubblica. Gruppi di popolazione ad alto rischio di malat- tia includono i giovani, gli anziani e gli immunocompromessi, nonché viag- giatori che risultino suscettibili alle malattie localmente endemiche. Qualo- ra tali gruppi utilizzassero l’acqua, ciò dovrebbe essere preso in considera- zione nella valutazione e gestione del rischio.

Gli interventi in risposta alla classificazione degli ambienti acquatici ad uso ricreativo indicanti una contaminazione fecale inaccettabile potrebbero essere sia immediati, ad esempio avvisi di salute pubblica, sia a lungo ter- mine, ad esempio riduzione dell’inquinamento.

MICRORGANISMI A VITA LIBERA

Oltre ai microrganismi introdotti nelle acque ad uso ricreativo attraver- so la contaminazione fecale umana o animale, un certo numero di microrga- nismi patogeni vive liberamente in tali aree o, una volta introdotti, sono ca- paci di colonizzare l’ambiente.

Le specie Vibriosono abitanti naturali degli ambienti acquatici marini sia nelle regioni temperate che tropicali. La presenza di Vibrionon è correlata al- la presenza di microrganismi tradizionalmente utilizzati come indicatori bat- terici di contaminazione fecale, eccetto che per le acque riceventi rifiuti or- ganici di natura umana durante eventi epidemici (principalmente colera).

A causa della natura ubiquitaria delle specie Vibrionell’ambiente acqua- tico, la loro presenza nelle acque di balneazione non può essere tenuta sot- to controllo da misure di ispezione della qualità dell’acqua, quali il tratta- mento delle acque reflue e la disinfezione.

I portatori umani e l’eliminazione del microrganismo sembrano avere li- mitata importanza nell’epidemiologia delle infezioni da Vibrioassociate con la fruizione delle acque ad uso ricreativo. Per Vibrio cholerae, una carica di or- ganismi ≥106 è necessaria per causare il colera, in tal modo è improbabile che i bagnanti o i soggetti coinvolti in altre attività acquatiche ricreative possa- no ingerire vibrioni in numero talmente elevato da causare una malattia ga- strointestinale.

Tuttavia, il rischio di infezioni extraintestinali associate alle specie Vibrio patogene per l’uomo, specialmente infezioni di ferite e delle orecchie, duran-

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te le attività ricreative in acqua riveste una certa importanza per la salute, sebbene le dosi infettanti per tali infezioni siano sconosciute.

Aeromonasspp. sono considerati abitanti autoctoni degli ambienti acqua- tici e sono onnipresenti nella superficie delle acque dolci e marine, con un al- to numero di identificazioni della loro presenza durante i mesi più caldi del- l’anno. L’isolamento clinico di tali microbi presenta la stessa distribuzione stagionale. I numeri possono essere alti in entrambi gli habitat, inquinati o non inquinati, con una gamma di carica microbica da <1 a 1000 cellule per ml. Le acque di scolo possono anche contenere elevati valori di carica (106- 108cellule per ml) di Aeromonas. È stato scoperto che Aeromonasha un ruo- lo in una serie di patologie umane tra cui le gastroenteriti. Sono stati descrit- ti casi di ferite infette in persone sane associate alle acque ad uso ricreativo, così come casi di polmonite a seguito di aspirazione di acque ad uso ricrea- tivo contaminate.

Le amebe a vita libera sono protozoi unicellulari comuni nel suolo e ne- gli ambienti acquatici. Delle centinaia di specie di amebe a vita libera, si co- nosce la capacità di infettare gli essere umani, spesso con conseguenze fata- li, solo di quelle appartenenti ai generi Acanthamoeba, Naegleria fowlerie Ba- lamuthia mandrillaris. Acanthamoeba è stata isolata nelle acque naturali e arti- ficiali. Alcune specie sono patogene per l’uomo e causano due malattie cli- niche distinte che colpiscono il sistema nervoso centrale: l’encefalite amebi- ca granulomatosa (GAE, Granulomatous Amoebic Encephalitis) e l’infiam- mazione alla cornea (cheratite).

Naegleria fowleri, che si trova negli habitat di acqua dolce termale di tut- to il mondo, causa la Meningoencefalite Amebica Primaria (MEAP) nell’uo- mo. La MEAP è generalmente fatale, con morte che si verifica in 3-10 giorni dopo l’esposizione. L’infezione di solito è associata al nuoto in acqua conta- minata, anche se la dose infettante per l’uomo non è nota.

L’encefalite da B. mandrillarisè in gran parte una malattia dell’ospite im- munocompromesso, e alcuni casi di GAE attribuita ad Acanthamoebasono in realtà stati causati da B. mandrillaris.

Le leptospire sono escrete nelle urine degli animali infetti, che possono poi contaminare il suolo, il fango, le acque sotterranee, i torrenti e i fiumi.

L’uomo si infetta direttamente attraverso il contatto con l’urina infetta o in- direttamente attraverso le acque dolci o il suolo contaminati. Le leptospire virulente riescono ad entrare nel corpo attraverso le ferite e le abrasioni del- la cute ed attraverso le mucose della bocca, del naso e della congiuntiva. Nei casi dovuti all’esposizione ad ambienti acquatici ricreativi, il periodo di in- cubazione sembra variare tra 2 e 30 giorni, ma generalmente è compreso tra 7 e 14 giorni. Le manifestazioni cliniche della leptospirosi variano conside-

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revolmente per forma ed intensità, che va da una malattia similinfluenzale ad una forma grave e potenzialmente fatale, caratterizzata da insufficienza epatica e renale.

Le evidenze scientifiche suggeriscono che, sebbene l’infezione da micror- ganismi a vita libera o leptospire patogene tramite l’uso di ambienti acqua- tici ricreativi possa essere rischiosa per la vita, l’incidenza di tale infezione è molto bassa e in molti casi limitata ad aree specifiche. In quanto tale, non sono stati raccomandati specifici valori guida, sebbene le autorità dovrebbe- ro essere a conoscenza del potenziale pericolo costituito da tali organismi e agire di conseguenza. La valutazione del probabile pericolo (ad es: la proba- bilità del riscaldamento delle acque dolci) e l’istruzione degli utenti delle ac- que e del personale sanitario rappresentano importanti misure di controllo.

ASPETTI MICROBICI DELLA QUALITÀ DELLA SABBIA

Batteri, funghi, parassiti e virus sono stati tutti isolati dalla sabbia ed al- cuni sono potenzialmente patogeni. I fattori che favoriscono la sopravviven- za e la diffusione dei patogeni includono la natura della spiaggia, le maree, la presenza di scarichi, la stagione, la presenza di animali e il numero di ba- gnanti.

La trasmissione può avvenire attraverso contatto diretto persona-perso- na o con altri mezzi, sebbene nessuna via di trasmissione sia stata dimostra- ta con certezza.

È stata espressa qualche preoccupazione riguardo al fatto che la sabbia o altri materiali simili possano agire da riserva o veicolo di infezione.

Tuttavia, la capacità dei microrganismi isolati dalla sabbia di infettare i bagnanti e gli utenti della spiaggia rimane non dimostrata, e non è nota la reale portata della minaccia per la salute pubblica. Non vi è quindi alcuna prova a sostegno della creazione di un valore guida per microrganismi in- dicatori o microrganismi patogeni sulla spiaggia.

Il principale rischio microbiologico per la salute umana incontrato sulle spiagge e aree simili è quello derivante dal contatto con escrementi di ani- mali, in particolare cani.

Le azioni preventive di gestione sono rappresentate dai regolamenti che limitano l’accesso stagionalmente sulle spiagge di uso frequente o pongono l’obbligo per il proprietario di rimuovere gli escrementi degli animali, una maggiore sensibilizzazione pubblica e la pulizia della spiaggia.

ALGHE E CIANOBATTERI NELLE ACQUE COSTIERE E DI ESTUARIO

Sono state riportate diverse malattie umane associate a molte specie tos- siche di dinoflagellati, diatomee, nanoflagellati e cianobatteri (alghe blu-ver-

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