R ENDICONTI
del
S EMINARIO M ATEMATICO
della
U NIVERSITÀ DI P ADOVA
F ABIO C ONFORTO
Sulla nozione di corpi equivalenti e di corpi coincidenti nella teoria delle funzioni quasi abeliane
Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, tome 18 (1949), p. 292-310
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E
DICORPI COINCIDENTI NELLA
TEORIADELLE FUNZIONI QUASI ABELIANE
Nota
(*)
di FABIO CONFORTO(a
1. - Introduzione. - Nella
presente
Nota definisco comeequivalenti
duecorpi
K e I~’ di funzioni abeliane oquasi
abe-liane. di 1t
(;;:::: 1)
variabiliquando
K’ siottenga
da Keseguendo
sulle variabili
indipendenti
tii, u., ... , u1t diquesto
una sosti-tuzione lineare e non
degenere
divariabili,
cioè una sostitu-zione del
tipo :
dove u,
u’, ~
sonorispettivamente
tre matrici a 1trighe
e aduna
colonna,
che hanno come elementi le ul , U2 i * * - 9 u~(va-
riabili
indipendenti
diK),
leu~ , ... ,
9u~ (variabili indipen-
denti di
K’)
e le costanticomplesse À~, >.2, .. ,
mentre laA è una matrice
(ad
elementicomplessi)
d’ordine 1t e con de-terminante non nullo.
Se w è una matrice di
periodi primitivi
perK ,
è ben notoche tutte e sole le matrici di
periodi primitivi
connesse a K siottengono
dalla comoltiplicandola (a destra)
per unaqualunque
matrice unimodulare A
(cioè
per una matrice ad eleinenti interie con determinante
uguale
a-f - 1 ) . È
ora ovvioche, nell’eseguire
la
1.1,
si passa dalcorpo K
con la matrice diperiodi primitivi
. (*) Pervenuta in Redazione il 23 Aprile 1949.
w = w A al corpo con la matrice di
periodi A õi,
onde tuttele matrici del
tipo :
sono matrici di
periodi primitivi
per I~’. Le matrici deltipo
1.2sono
anzi,
al variare della A tra tutte le matriciunimodulari,
tutte e sole le matrici di
periodi primitivi
relative aK’, perchè, scegliendo
perK’,
anzichè la matricew’,
la matrice iii’ = w’ B(con
la B arbitraria matriceunimodulare)
si ha:sicchè anche la F è del
tipo
1.2(per
essere la AB unimodularecome
prodotto
di due matriciunimodulari).
In
conclusione,
se K e K’ sono duecorpi
difunzioni
abe-liane o
quasi abeliane,
che siano tra loroequivalenti
mercè la1.1,
ed w ed w’ sono due matrici diperiodi primitivi rispetti-
vamente
per K
eK’,
tra le matrici w ed w’ intercorre una re-laxione del
tipo
1.2 con la A matrice un modulare.Giova anche osservare che tutti e soli i
corpi equivalenti
adun
prefissato
corpo K siottengono
lasciando liberaniente variare nella 1.1 le matrici Ae ~ ,
con la sola condizione che il deter- minante della A simantenga
non nullo.Si osservi inoltre
che,
nella teoria delle funzioniabeliane,
due matrici di RIEMANN m ed
w’, legate
tra loro da una relazionedel
tipo
1.2(con
la A a determinante non nullo e la A unimo-dulare)
si chiamano(con ScoR,zA)
esse stesseequivalenti ([1] ,
cap.
I,
n.11 ; [5],
p.I,
n.2) (1),
onde duecorpi
difunzioni
abeliane, che siano
equivalenti
nel senso dell’attualedefinizione,
hanno
matrici
di R i e m a n nequivalenti
nel senso di ~S’c o r x a .Tutto ciò premesso,
giova
ricordare che nella teoria delle funzioni abeliane oquasi abeliane, quale
è stata recentemente costruita da SEVi1RI nella sua fondamentale memoria[6],
due(1) I numeri tra parentesi quadre rimandano ad opere o a memorie in- dicate nella bibliografia in fondo alla Nota.
corpi equivalenti
nel senso dell’ attuate definizione si considerano spesso come lo stesso corpo.In altre
parole, corpi equivalenti
si consideranopraticamente
come
corpi
c~incidenti. Ciò èampiamente giustificato
dal fattoche
corpi equivalenti
hanno effettivamente numeroseproprietà
comuni.
Tuttavia,
come si vedrà nel corso diquesta Nota,
si pre- senta anche nella teoria delle funzioniquasi
abeliane una que- stione, che si risolve subito nel caso a beliano e checonsiglia invece,
nel casoquasi abeliano,
di tener bene distinti i dueconcetti di
equivalenxa
e di coincidenxa.Di conseguenza, la coincidenxa sarà nella
presente
Notaesclusivamente considerata in senso
stretto,
duecorpi
di funzioniquasi
abeliane dicendosi coincidentiquando
essi siano effettiva- mente costituiti dalle stesse funzioni, salvo tutto alpiù
la de-nominaxione delle variabili
indipendenti.
La
questione
ora accennata è laseguente.
Siano .K e K’due
corpi equivalenti
di funzioniquasi
abeliane(o
anche abe-liane). Quali
sono le condizioni necessarie e sufficientiperchè
essicoincidano
(in
sensostretto) ? È
ovvio cheperchò K
e K’ coin-cidano essi debbono
potersi riportare
ad avere la medesima ta-bella di
periodi primitivi. Senonchè,
mentre nel caso abelianol’ equivalenza
el’ uguaglianxa
deiperiodi
è anchesZC f ficiente
ad assicurare la coincidenxa dei due
corpi,
ciò non succedepiù
nel casoquasi
abeliano. In altreparole,
vi possono esserecorpi equivalenti
difunzioni quasi
abeliane congli
stessi pe-riodi,
che siano tra loro distinti, cioè non costituiti dalle stesse funzioni.È appunto
scopo dellapresente
Nota il far constatare talecircostanza, spiegandone l’origine
edassegnando
le condizioni ne-cessarie e sufficienti atte ad assicurare la coincidenza di due
corpi equivalenti
di funzioniquasi
abeliane(n. 6).
Come si vedrà, ilfatto
segnalato .
è essenzialmentecollegato
allapossibile esistenza, già
da mesegnalata
nella memoria[2],
di trasformazioni lineari tragli integrali
virtualmente diprima specie
sullaV 11: quasi
abeliana di PICARD
collegata
ad un corpo di funzioniquasi
abe-liane di 1t
variabili,
lequali
non sonopiù
birazionali ma tra-scendenti ;
e s’intreccia d’ altraparte
con la circostanza che il corpo di tutte le funzioni meromorfe con una data matricequasi
abeliana(’)
diperiodi può
riuscirepiù ampio (3)
di uncorpo di funzioni
quasi abeliane,
che abbia tale matrice comematrice di
periodi primitivi.
2. - Il caso abeliano. - Per
procedere
nel modopiù
chiaro,considero
preliminarmente
il casoabeliano;
ed enuncio nella se-guente
forma(sostanzialmente nota)
la condizione necessaria esufficiente
perchè
duecorpi equivalenti
di funzioni abeliane siano coincidenti :Se due
corpi
difunzioni
abeliane sonoe~uivalenti
mercèla sostituzione lineare e non
degenere
di variabili :la condizione necessaria e
sufficiente perchè
essi coincidano èche,
essendo w una matrice abeliana connessa ad uno di talicorpi,
esista una matrice unimodulare1,
per c2iit’alga
unarelaxione del
tip8:
Poichè ciò ha
importanza
per ilseguito, giova
brevementerichiamare come si possa arrivare alla dimostrazione della neces- sità e della sufficienza della 2.1 ai fini della coincidenza dei due
corpi.
(2) Ho introdotto la denominazione sintetica di matrice quasi abeliana
per ogni matrice a n righe ed a 1t’ 2 1t colonne, la quale si possa assu-
mere quale matrice dei periodi primitivi di un corpo di funzioni quasi abe-
liane di 1t variabili, nella mia nota [4]. In accordo con tale denominazione
uso talvolta la locuzione di matrice abetiana al posto di matrice di RIEMANte.
(3) I primi esempi del fatto che il corpo di tutte le funzioni meromorfe
con dati periodi può essere più ampio di un corpo di funzioni quasi abe-
liane oon gli stessi periodi, sono stati segnalati da SEVERI (cfr. [6], n. 59).
(4) Nella Memoria [6] di SEVERI questa relazione è in qualche passo
implicitamente presupposta nell’ uso del concetto di corpi equivalenti.
La 2.1 è certo necessaria. Se infatti I~ e K’ sono due
corpi equivalenti
mercè la 1.1 ed w ed w’ sono due matrici abelianeconnesse
rispettivamente
a K ed aK’,
vale certamente(n. 1)
la 1.2 con la A unimodulare. Se
poi
i duecorpi coincidono,
la w’ deve dar
luogo
ad un sistema di 2 2tperiodi primitivi
de-ducibile dal sistema di
periodi (primitivi) rispondenti
alla w, eviceversa;
onde deve esistere una matrice unimodulareB,
per cui :Ma allora, per la
1.2,
è :ossia:
d’ onde segue la 2.1
ponendo :
B A-’ = I(e
si osservi cha la I è ben una matriceunimodulare,
in quanto 1’ inversa A-’ di unamatrice unimodulare A è ancora tale ed il
prodotto
di due ma-trici
unimodulari,
come B edA-1,
è pureunimodulare).
Per dimostrare la
sufficienza
della2.1,
si osserviche,
tenuto conto della
2.1,
la 1.2 si scrive:con la B unimodulare. Da
qui
segue subito che il reticolo deiperiodi
costituito dalle combinazioni lineari a coefficienti interi delle colonne della w, coincide con1’ analogo
reticolo costruitoa
partire
dalla matrice w’.Ogni
funzione meromorfa di oc varia- bili con la tabella diperiodi %
èperciò
anche una funzionemeromorfa di z variabili con la tabella di
periodi w";
e vi-ceversa.
Se ne conclude immediatamente che i
corpi
K eK’,
es-sendo costituiti da tutte le
funzioni meromorfe
di n variabilicon le
rispettive
tabelle diperiodi
w ed(o’,
debbono esserecoincidenti.
3. - Il caso
quasi
abeliano. - Nel casoquasi abeliano,
lostesso
ragionamento
nel n. 2 vale a dimostrare che una rela- zione deltipo
2.1 è ancora necessariaperchè
coincidano duecorpi equivalenti
mercè la 1.1. Sipuò quindi
senz’ altro enunciare :Se due
corpi
difunzioni quasi
abeliane sonoequivalenti
mercè la sostituzione non
degenere
di variabili :a f finchè
essi coincidano è necessarioche,
essendo w una ma-trice
quasi
abeliana connessa ad uno deicorpi,
esista una ma-trice unimodulare
I,
per cuivalga
una relazione deltipo :
Il
ragionamento
tendente a dimostrare la sufficienza della 2.1 viene invece a cadere nel casoquasi
abelianoperchè,
mentresi
può
tuttora asserire che 1’ insieme deiperiodi
costituito da tutte le combinazioni lineari a coefficienti interi delle colonne di w coincide con ~analogo
insieme costruito apartire
dallam’,
non si puo
più
asserire che il corpo K(o K’)
sia costituitoda tutte le
funzioni meromorfe
con la tabella m(od w’)
diperiodi primitivi :
ed eraprecisamente
il verificarsi diquesta
circostanza che
permetteva
nel caso abeliano del n. 2 di trarre la conseguenza 7? = K’.Invero,
mentre un corpo di funzioni abeliane di 1t variabili nasce(1)
come insieme di tutte le fun- zionimeromorfe,
che ammettono una tabella a ~rrighe
ed a2 ~ colonne come tabella di
periodi primitivi,
un corpo di fun- zioniquasi
abeliane di 1t variabili è invece un corpo costituito da funzioni meromorfe di x variabili dotate di un sistema diperiodi primitivi,
per ilquale
vale un teorema(alge- brico)
di addizione nel senso di WEIERSTRASS(s) : ed,
in base aquest’
ultimadefinizione,
non si è affatto autorizzati a ritenere(5) Cfr. [1], cap. I, n. 51.
(6) Cfr. [6], Introduzione.
che,
essendo un corpo di funzioniquasi
abelianerispondente
ad una matrice
quasi
abeliana w, il corpo K* di tutte le fun- zioni meromorfe con la tabella diperiodi
w coincida con ilcorpo K. Ciò che si
può
inogni
caso dire è soltanto che ilcorpo K
e sempre unsottocorpo
del corpo K*.Tuttavia,
~ osservazione cheprecede
non dimostra a strettorigore
che la 2.1 non sia sufficiente anche nel casoquasi
abe-liano ad assicurare la coincidenza dei due
corpi,
y ma soltantoche per dimostrare tale sufficienza non ci si
può
servire dellastessa
argomentazione
usata al n. 2 per il caso abeliano. Si vedràperò
al successivo n. 6 che la sufficienza di cui trattasi effettivamente non sussiste.Prima di arrivare a
ciò,
è tuttaviaopportuno premettere
una
digressione,
nellaquale
si dimostra come il corpo I~* sia di fatto in molti casipiù ampio
del corpo I~ : ciò che mette in evidenza come la difficoltà incontrata nel cercare di dimostrare la sufficienza della 2.1 per la stessa via tenuta nel caso abeliano sia comunque di natura intrinseca e non eliminabile.4. - Un’ osservazione
preliminare. -
Per realizzare il 1 pro- gramma indicato nelle ultimerighe
del n. 3, si rammenti anzi- tutto chequando
I~ e K’ sono duecorpi equivalenti
di fun-zioni
quasi
abeliane(o
ancheabeliane)
di 1tvariabili,
con lerispettive
matrici diperiodi primitivi
w edw’,
sipuò
sempre passare dalle funzioni di I~ aquelle
di K’eseguendo
una so-stituzione di variabili lineare e non
degenere
deltipo:
Più in
generale
se la 4.1 siapplica
a tutte le funzioni del corpoI~*,
apriori più ampio
diK,
costituito da tutte le fun- zioni meromorfe con la tabella diperiodi
w, si ottiene il corpo K’. di tutte le funzioni meromorfe con la tabella diperiodi m’,
a
priori più ampio
di E’.È
anzi facile vedere che la 4.1 pone tra la totalità delle funzioni di I~ (o diK*)
e la totalità delle funzioni di E’(o
di7~*)
unacorrispondenza
biunivocache,
trasformando ovviamente la somma ed il
prodotto
di due fun- zioni di I~’ o di K* nella somma e nelprodotto
delle trasfor-mate in K’
(o
inx’ * ),
risulta unisomor ftsmo
tra icorpi
Ke K’ ed i
corpi
K* e .K’*.Inversamente,
è ovvioche,
trasformando le funzioniquasi
abeliane
(o
ancheabeliane)
di un corpo X mediante un’arbi- traria sostituzione lineare nondegenere
sulle variabili deltipo
4.1 si ottiene un secondo corpo
.~’, equivalente
ed isomorfo a K.Da tutto
ciò,
sipuò
ricavare l’ enunciatoseguente:
La sosiiluzion; lineare non
degenere
divariabili,
che mutanell’ altro due
corpi equivalenti
K e X’ difunzioni quasi abeliane, trasforma
anche l’unonell’ altro,
inducendo tra essiun
corpi
K* eK’*,
apriori più ampi
di K edi
K’,
costituiti da tutte lefunzioni meromor fe
che hannogli
stessi
periodi
dellefunxioni
di K e di K’.L’isomorfismo
traK* e K’* subordina tra K e K’
l’isomorfismo prodotto
dallaconsiderata sosti tuzione lineare non
degenere
delle variabili.5. -
Digressione. -
Sia ora K un corpo di funzioniquasi
abeliane con una matrice
quasi
abeliana diperiodi primitivi
w ;e I~* il corpo di tutte le funzioni meromorfe con i
periodi
datidalla matrice ro. In base all’ ultimo enunciato del n. 4, è sen- z’ altro chiaro che
l’indagine
se il corpo I~* siapiù ampio
ocoincidente con K si
può
condurre, senza venir meno alla gene-ralità,
anzichè su K suqualunque
corpoequivalente
a K.Si
potrà perciò
tener conto cheogni corpo
di funzioniquasi
abeliane èequivalente (’ )
ad un corpo con la matrice diperiodi
nellaforma
normale di S e v e r i deltipo :
e riferirsi soltanto ai
corpi
I~, per iquali
la matrice deiperiodi
ha la forma 5.1.
(7) Salvo nel caso che non si verifichi una certa ipotesi a priori limita-
t va indicata da SEVERI come r ipotesi L » (cfr. [6]. nn. 45 e 47), sulla quale
non è qui il caso di trattenersi.
Per
quanto riguarda
ilsignificato
dei simboli nella5.1,
basterà
qui
dire che la A e la g sono matricid’ ordine p,
taliche la matrice :
costituisca una matrice abeliana
normale ;
la B è una matriced’ordine
81 (> 0)
congli
elementi tuttinulli,
trannequelli
sulladiagonale principale,
chevalgono 2xi ;
legl
edg2
sono duematrici
qualsiasi
a p colonne erispettivamente
aal
ed aa~ (-> 0) righe.
Un
corpo K
di funzioniquasi
abeliane con la matrice diperiodi
5.1 è costituito da funzioni di x = p -~-al
+a2
va-riabili. ,
Gli interi p ,
ô~, 82
possono essere interipositivi
o nulli(purchè
non tutti e trenulli) qualsiasi.
Accanto ai tre caratteri interi
p , ~ 1, 82 ,
SEVERI ha ancheintrodotto
(8)
un quarto carattere intero p( > 0)
cherappresenta
la caratteristica della matrice
g~,
onde sarà sempre :Introdotto il carattere p, si può subito costruire una matrice
equivalente
alla5.1,
che ha la stessa forma della5.1,
ma per laquale
la92
ha1’ aspetto :
dove C è la matrice
diagonale
d’ordinep ,
i cui termini sulladiagonale principale valgono
tutti2xi,
ed2’
è una matricequalunque
a prighe
ed a p - p colonne.Tutto ciò premesso, ecco come si
può
subito costruire unacategoria
abbastanza vasta dicorpi K
di funzioniquasi
abeliane,per i
quali
il corpo I~* è di fattopiù ampio
di K.(8) Cfr. [6], n. 55.
Si consideri anzitutto un
qualsiasi
corpoI~,
per ilquale
sia
p - S2 , sicché,
tenuto conto delle 5.1 e 5.2, la sua matrice deiperiodi
sia deltipo
5.1 con lag2
della forma :Il corpo I~ sarà costituito da funzioni meromorfe delle
81 -~-
p variabili U2’....’Up+ ò + p .
Facendotutte le
possibili
combinazioni razionali delle funzioni di I~’ con nuove variabili up+ p+ ~, 61+ p+ 2,..., i Up t a2, 5 dove ora82 è
un interoqualunque maggiore
di p , si otterrà un corpo 7~ di funzioniquasi
abeliane = p-f- 8i
+.82
varia- bili, per ilquale
la matrice deiperiodi
ha ~aspetto
5.1 con lag~
della formapiù generale
5.2.Per tale corpo, il corpo certo
più ampio
delcorpo K stesso, perchè
il corpo I~* contiene ovviamente il corpo costituito da tutte le funzioni meromorfe delle sole variabili i(i = 1, 2,..., ~I
-p),
mentre una funzione meromorfa e nonrazionale di
queste
variabili nonpuò
certoappartenere
aK, perchè
nelle funzioni di K tali variabiliintervengono
solo informa razionale.
Si ha
dunque 1’esempio
di un corpoK,
che è effettivamenteun
sottocorpo
di K* e per ilquale
p ,S1, ó2,
p sonoqualsiasi
con la sola condizione p C
a2 -
Ún altro facile
esempio
si ha per certicorpi
per iquali
p =
a~
= e81
sonoqualsiasi
e la matriceg~
è identica-mente nulla. In base alla
5.1,
la matrice deiperiodi
ha1’
aspetto :
Si consideri
precisamente
il corpoK,
che si ottiene facendo tutte lepossibili
combinazioni razionali delle funzioni abeliane delle variabili u~ , .... , up con la matrice diperiodi
2 O
il
A 8li
edegli esponenziali
Tale corpo ha evidentemente la tabella di
periodi
5.3. Mail corpo K* di tutte le funzioni meromorfe con tale tabella di
periodi
è certopiù ampio
diI~ , perché
ad esso nonappartiene
in modo ovvio la
funzione,
che è addirittura una trascendenteintera : .
la
quale
ha pure iperiodi corrispondenti
alla tabella 5.3.Agli esempi
soprariportati
sipuò aggiungere qualche
con-siderazione
generale,
che vale ad illuminare lapossibilità
che ilcorpo K* di tutte le funzioni meromorfe con una data matrice
quasi
abeliana di,periodi
risultipiù ampio
di un corpo di fun-zioni
quasi
abeliane con questa stessa matrice diperiodi.
All’uopo,
essendo li un corpo di funzioniquasi
abelianedelle variabili ul , u$ , ... , ’u1t con una matrice di
periodi
w , si consideri la varietàquasi
abeliana di PICARD associata a K. Si tratta di unaV 1t algebrica,
definita a meno di trasformazionibirazionali,
i cuipunti
sono incorrispondenza (generalmente)
bi-univoca con i
gruppi
di valori(finiti)
delle variabiliindipendenti
ul, 1 u2, ... , i ’lI’1t
presi
modulo w, perguisa
che a duegruppi
ditali
valori,
che differiscano tra loro per una combinazione linearea coefficienti interi delle colonne di co,
corrisponda
uno stessopunto
dellaV 1t.
* Come conseguenza di ciò, una funzione uni- forme delle ui , u~ , ... , y "1t con la tabella diperiodi
ro divieneuna funzione
uni forme
sullaV1t
.quando
siconcepisca
come unafunzione del
punto
mobile dellaV1t
mercè lacorrispondenza
esistente tra i
punti
dellaV1t
ed igruppi
ul , u2 , ... , u~presi
modulo w ; mentre una funzione uniforme del
punto
dellaV 1t
di-viene una funzione
uniforme,
con la matrice diperiodi
w,quando
si
concepisca’
come funzione delle ui , u2 , ... , u1t.In
particolare
le funzioni(meromorfe)
delcorpo K
si ri-epecchiano
in tal modo in tutte e sole le funzioni razionali, sullaV~ .
Si rammenti ora che le ul , 1 u2 , ... , 1 u1t considerate come
funzioni del
punto
mobile sulla si trasformano sullaV1t
in1t
integrali semplici
di differenziale totale linearmenteindipendenti,
che son da considerare come virtualmente di
prima specie,
mache nel fatto individuano
complessivamente
sullaV1t
una varietàW
luogo
dei loropunti singolari
e d’indeterminazione. Igruppi
di valori
fZniti
delle ul , u2 , ... , u1t sonorappresentati
daipunti
della che stanno
fuori
della varietà W.Ciò
posto,
siimmagini
che sullaV1t
esista una funzioneuniforme, la
quale presenti singolarità
essenziali sulla varietàW ,
riuscendoperò meromor fa
sul resto della ’! Tale fun-zione, concepita
come funzione delle zcl , U2’..., nonpuò
certo essere una funzione di
Ì~ , perchè
le funzioni di I~ diven- gono le funzioni razionali sulla e le funzioni razionali sopraun ente
algebrico
sono caratterizzate dall’ essere uniformi e do- tate di solesingolarità polari. Tuttavia,
per essere la nominata funzione soltanto meromorfa fuori diyV,
essadiviene,
conside-rata come funzione delle ul , u2 , ... , u1t’ una funzione meromorfa
(al finito)
con la matrice diperiodi
w . Ne segue che essa, nonpotendo appartenere
aI~,
deveappartenere
al corpoK*, pi c ampio
diK,
di tutte le funzioni meromorfe con la tabella diperiodi
M.Se
dunque
sulla esiste una funzione uniforme con sin-golarità
essenziali sulla W e meromorfa fuori diW,
il corpo K*è
più ampio
del corpo X’.Inversamente,
se K* èpiù ampio
diI~,
una funzione di I~* che nonappartenga
a K deve mutarsisulla
V 1t
in una funzione meromorfa su tutta laY~
dallaquale
si escluda la
W,
mentre sulla W debbonopresentarsi singolarità
essenziali
(chè
altrimenti sullaV1t
si avrebbe una funzione ovunquemeromorfa,
equindi razionale,
cheproverrebbe
da una funzionedi
K).
Si
può dunque
concludere :Dato u~a corpo K di
funzioni quasi
abeliane delle varia- bili ul , U 21 - - - 1 U1t con la tabella diperiodi
w , dettaV 1t
lavarietà di Pi c a r d associata a K e 1fT la varietà della
V
cheè il
luogo
deipacnti singolari degli integrali
u~’ u2 , ... , un da considerarsi come virtualmente diprima specie,
la condixionenecessaria e
sufficiente perchè
il corpo K* di tutte lefunzioni meromorfe
delle -ul , u$ , ... , un con la tabella diperiodi
C~)sia
più ampio
del corpo K è che esistano sullaV n funxioni uniformi
consingolarità
essenxiali sulla W ed ovunque mero-morfe
sul resto dellaV n.
Val la pena di rilevare che se K è in
particolare
un corpo di funzioniabeliane, gli integrali
u~, 1 "2’...’ 1 sonoeffetti-
vamente di
prima specie
sullaVn,
onde la varietà W viene a mancare ed il corpo K* deveperciò
sempre coincidere col corpoK,
come è ben noto.Merita anche osservare la
seguente
condizionesu f~tcien te perchè
1~* siapiÌ1 ampio
di K :Il corpo K* è certo
più ampio
del corpo K se esiste sullaVn qualche funxione razionale,
la cui varietà deipoli
sia to-talmente contenuta nella W .
Se invero è una tal funzione
razionale,
la funzione >è sulla uniforme ed ovunque
olomorfa,
tranne che nellavarietà dei
poli della 9 (P),
chegiace però
sullaW,
dove sipresentano singolarità
essenziali.In base a tutto
quanto
si èesposto
inquesto
n., non sem- bra forse azzardatoprevedere
che il corpo .K* costituito da tutte le funzioni meromorfe con una tabella diperiodi quasi
abelianaw sia sempre
più ampio
di un corpo K di funzioniquasi
abe-liane con la stessa tabella di
periodi
w. Ma la validità o menodi
questo
teoremapotrà
essere considerata altrove. Bastaqui
aver fatto vedere la natura e 1’ interesse del
problema.
6. - Il teorema
conclusivo. - È
ormaitempo
di ritornare allaquestione
lasciata in sospeso alla fine del n. 3.Siano ancora K e If’ due
corpi
di funzioniquasi
abelianeche risultino
equivalenti
mercè la1.1;
abbiano inoltre I~ e K’le
rispettive
matrici diperiodi
w ed w’ che sarannolegate
traloro dalla 1.2. Si è
già
osservato al n. 3 cheperchè K
coincidacon K’ è necessario che sia soddisfatta la relazione :
con la I matrice unimodulare.
Il nuovo elemento, che conviene ora introdurre per trovare le condizioni necessarie e
su ftic~;enti
per la coincidenza dei duecorpi
K eK’,
è la sostituzione lineare e nondegenere
divariabili :
che muta le funzioni del
corpo K
inquelle
del corpo K’ ed induce(n. 4)
tra i duecorpi
unisomorfismo.
Essendo soddisfatta la 6, l, con la I uni modulare e la A
a determinante non
nullo,
è noto(9)
che la 6.2 sipuò
inter-pretare
come una trasformazione(analitica
egeneralmente)
nivoca sulla varietà di P1CARD
V1t (n. 5),
associata al corpoK,
nella
quale
ilpunto
dellaV1t
, in cuigli integrali
virtualmente diprima specie
assumono i valori ui , u; , ... ,u1t,
@si muta nel
punto,
in cui dettiintegrali
assumono i valoriui , u~, ... , un
legati
ai valori u; , ... , un dalla 6.2.Suppongasi
ora che i duecorpi
K e E’ coincidano. L’ iso- morfismo indotto dalla 6.2 tra K e K’ riducesi allora ad unautomo~~ fismo
entro al corpo .K. Ma(10) ogni
automorfismo di Knasce da una trasformazione biraxionale della
V 1t
in sè. Di con-seguenza, la trasformazione della in
sè, rappresentata
dalla6.2,
deve essere una trasformazionebiraxionale,
se K coincidecon K’.
Inversamente, suppongasi
che la 6.2rappresenti
una trasfor-mazione biraxionale della
V 7c
in sè. La trasformazione 6.2 muta allora in sè il corpo delle funzioni razionali dellaV~ ,
inducendoun automorfismo in tale corpo.
Ma,
il corpo delle funzioni ra- zionali dellaV1t
non è altro(n. 5)
che il corpoI~,
sicchè la(9) Cfr. [4], n. 7.
( 1 ~) Cfr. [3], n. 4.
6.2 muta il corpo K in sè. Siccome
poi
la 6.2 muta il corpo K nel corpoK’,
ne scende che il corpo K coincide col corpo K’.Riassumendo si
può dunque
enunciare :Se due
corpi
difunzioni quasi
abeliane sonoequivalenti
mercè la sostituzione lineare e non
degenere
di variabili :le condizioni necessarie e
su f~’2cie~tti perchè
essi coincidano sonole
seguenti :
a)
deve esistere una matrice unimodulareI,
per laquale valga
la relaxione :essendo W una matrice
quasi
abeliana connessa ad uno deib) la
sostituzione lineare e nondegenere
di variabili so-prascritta,
che muta ilprimo
nel secondo corpo, devepotersi interpretare
come unatras forma.~ione
birazionale in sè della varietà di Pi c a r d associata alprimo
corpo.Nel caso abeliano
(n. 2)
la condizioneb)
si è visto esseresuperflua.
Nel casoquasi abeliano,
la condizioneb)
è invece es-senziale, perchè,
come ho mostrato nella memoria[2],
n.7, può
effettivamente darsi che la 6.2
rappresenti
sulla varietà di PICARD associata una trasformazione biunivoca nonpiù
birazionalema trascendente.
Va tuttavia rilevato
che,
sia nel caso abeliano che inquello quasi abeliano,
la condizionea)
è automaticamente soddisfattaquando
lo sia la condizioneb).
Nella nota[4],
n.7,
ho infattiosservato che il sussistere di una relazione del
tipo
della 6.1(con
la I unimodulare e la A a determinante nonnullo)
è anchecondizione necessaria
(oltre
chesufficiente) perchè
la 6.2 rappre- senti una trasformazione biunivoca dellaV1t
di PICARD associataa K: la dimostrazione al
posto
citato si riferisce al casoquasi abeliano,
ma nel caso abeliano si tratta di un fatto ben noto.Occorre
soltantoaggiungere
che nel caso abeliano èsuperfluo
esigere esplicitamente
che la 6.2 sia una trasformazione birazio-nale, perché
sopra la varietà di PICARD relativa ad un corpo di funzioni abelianeogni
trasformazione deltipo 6.2,
che sia biuni- voca, è necessariamente birazionale. Nel casoquasi
abeliano èinvece essenziale
imporre
che la 6.2 sia una trasformazione bi- razionale,perchè
sopra la varietà di PICARD relativa ad un corpo di funzioniquasi
abeliane una trasformazione deltipo 6.2,
anchese
biunivoca, può
risultare trascendente.Dopo
tali osservazioni, il risultato ottenuto sipuò esprimere
nella
seguente
forma conclusiva : -e K’ sono due
corpi equivalenti
difunzioni quasi
abelia~ae
(o
ancheabeliane)
di 1tvariabili,
diguisa
che si possa ottenere K’ da Etras formando
lefunzioni
di K mediante unasostituxione lineare e non
degenere
di variabili deltipo :
(dove
u ,u’, À
sono tre matrici a 1trighe
e ad unacolonna,
chehanno
rispettivamente
come elementi le variabili ui , u2 , ... , u1t diK,
i le variabiliindipendenti u,, u,~ , ... , ui
di K’ e le costantiqualsiasi À~, À1,..., À1t,
mentre A è una matrice a determinantenon nullo d’ ordine
1t),
la condixione necessaria esufficiente perchè
i duecorpi
K e Xi coincidano è che la anxidetta so-stituzione di variabili si possa
interpretare
come unatras for-
maxione biunivoca e biraxionale sopra la varietà di P i c a r d relativa a K.
caso abeliano la birazionalità della
trasformazione
èconseguenza della bi1tnivocità.
7. - Alcune osservazioni
complementari.
--P
chiaro chedue
corpi
K e K’ di funzioniquasi
abeliane(o
ancheabeliane),
con le
rispettive
matrici diperiodi (primitivi)
w e w’ per iquali
siano soddisfatte le 1.2 e
2. l,
si possonoriportare
ad avere lastessa matrice di
periodi.
Dalle :
si deduce infatti :
dove la 1 A
(e quindi
la(IA)-1)
è ancora unimodulare per es-sere tali le matrici I ed A . La ro si ottiene
dunque
dalla w’moltiplicandola (a destra)
per una matriceunimodulare,
ciò chemostra che anche la ro, come la
m’, può
assumersi come unamatrice di
periodi primitivi
per ~’.Ne segue : due
corpi
K e K’ difunxioni quasi
abeliane(o
ancheabeliane),
per iquali
sianosoddis fatte
le7.1,
si pos-sono ritenere come due
corpi
con la stessa matrice diperiodi primitivi.
Se ora K e I~’ sono due
corpi
di funzioniabeliane,
le 7.1sono sufficienti
a~
assicurare la coincidenza dei duecorpi.
Ciòche è ben
naturale,
avendo i duecorpi
la stessa matrice di pe- riodi ed essendo un corpo di funzioni abeliane costituito da tutte le funzioni meromorfe con una data matrice abeliana diperiodi primitivi :
è, in altraforma,
lo stessoragionamento
usato al n. 2per dimostrare la sufficienza delle 7.1 ai fini della coincidenza.
Se
però
K e I~~ sono duecorpi
di funzioniquasi abeliane,
che risultino
equivalenti
mercè la 1.1, le 7.1 non sonopiù
suf-ficienti ad assicurare la coincidenza di K e
K’ ;
e dalla condi- zioneb)
delprimo
enunciato del n. 6 segue anzi chequando
la6.2
ral)presenti
unatras formazione
biunivoca trascendente sulla varietà di Pi c a r d relativa aK,
i duecorpi
sono duecorpi
distinti
(benchè equivalenti)
con la stessa matrice diperiodi.
Si viene cos1 a mettere in evidenza una
possibilità,
chepuò
presentarsi
nella teoria dellef unxioni quasi
abeliane e che nonha riscontro nella teoria delle
funzioni
abeliane. Se cioè K èun corpo di funzioni
quasi
abeliane con una matrice diperiodi priniitivi
m, non soltantopuò
darsi(n. 5)
che il corpo di tutte le funzioni meromorfe con la matrice di ro siapiù ampio
delcorpo
1~,
ma possono esisterecorpi
difunxioni quasi
abelianecon la stessa matrice di
periodi priynitivi
del corpo K iquali
siano
(bens equivalenti
aK, ma)
costituiti da(unxioni
di-verse da
quelle
che costituiscono K.In altre
parole,
mentre nel caso abelianol’equivalenza
e lacoincidenza dei
periodi
di duecorpi implicano
la coincidenza dei duecorpi,
nel casoquasi
abeliano duecorpi equivalenti
congli
stessi
periodi
possono essere anche distinti.Anzi : i
corpi equivalenti
aK,
e congli
stessiperiodi
diquali
siano distinti daK,
siottengono
tutti e soli da Keseguendo
le sostituzioni di variabili deltipo 6.2,
che sullavarietà di Pi c a rd a.ssociata a K
rappresentino trasformazioni
biunivoche trascendenti.
Quest’
ultimo enunciato mostrache,
seppure si possa pensare che scarso sia l’ interesse da attribuirsi alle trasformazioni biuni- voche e trascendenti in sè della varietàquasi
abeliana di PICARD di un corpo di funzioniquasi
abeliane dalpunto
di vista delleproprietà algebrico-geometriche
del corpostesso,
lo studio ed inparticolare
la classificazionecompleta
di dette trasformazioni siimpone quando
sivoglia
veramentepervenire
alla classificazionecompleta
di tutti icorpi
di funzioniquasi
abeliane.Un’ ultima osservazione. Due
corpi
distinti di funzioniquasi abeliane,
che sianoequivalenti
e congli
stessiperiodi,
risultanopur sempre isomorfi a norma dell’ultimo enunciato del n. 4.
La sostituzione di
variabili,
cheporta
ilprimo
corpo nel secondoe mediante la
quale
si realizza taleisomorfismo,
fa tuttavia uscire dalprimo
corpo, chè altrimenti i duecorpi
coinciderebbero. Ne segue che entrambi i duecorpi
debbono essere contenuti comeeffettivi sottocorpi
nel corpopiù ampio
di tutte le funzioni me-romorfe,
che hannogli
stessiperiodi
dei duecorpi
considerati.Si
può pertanto
enunciare :Se un corpo K di
fllnxioni quasi
abeliane con la matrice diperiodi
cogode
dellaproprietà
che sulla sua varietà di Pi -card esistano
tras forma~ioni
biunivoche etrascendenti,
rap-presentate
da sostituxioni lineari tragli integrali
virtualmente diprima specie,
il corpo K* di tutte lefunzioni meromor fe
coni
periodi
ro è certopiù ampio
del corpo K.Tale enunciato non si
può
tuttaviainvertire, perchè
si può subitoportare
unesempio
di un corpo I~ , per ilquale
il corpo .K* èpiù ampio
di K mentre sulla sua varietà di PICARD esi- stono soltanto trasformazioni birazionali in sè, rappresentate da sostituzioni lineari tragli integrali
virtualmente diprima specie.
Si consideri infatti il corpo di funzioni