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R. E. Guglielmetti (ed.), Alcuino, Commento al Cantico dei Cantici

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Academic year: 2021

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buen conocedor de Valerio, añade por sorpresa unas « Noticias de actualidad sobre Valerio del Bierzo ».

Margarita Vallejo Girvés, « Los exilios de católicos y arríanos bajo Leovigildo y Reca- redo », Hispania Sacra, 111 (2003), pp. 35-47. Breve pero interesante trabajo en el que la autora estudia los diversos tipos de exilio aplicados por los reyes Leovigildo y Recaredo. Casi todos los exiliados fueron clérigos y germánicos, con la diferencia de que lo sufrieron los católicos bajo Leovigildo, pero los arríanos bajo Recaredo.

Maurilio Pérez González Universidad de León

Alcuino, Commento al Cantico dei Cantici con i commenti anonimi Vox ecclesie, Vox antique ecclesie. Edizione critica a cura di Rossana E. Guglielmetti, Firenze, SISMEL • Edizioni del Galluzzo, 2004, pp. 313 (Millennio Medievale 53, Testi 13). Dopo il De ortographia uscito nel 1997 e i testi agiografici in prosa usciti nel 2003 (cfr. rispettivamente in ALMA 55 [1997], p. 326 e ALMA 62 [2004], pp. 288-289), il numero delle opere di Alcuino pubblicate criticamente viene accresciuto dal Compen­ dium in Canticum canticorum curato da Rossana Guglielmetti. Prima della presente edizione l’opera era nota da due edizioni della Patrologia Latina : quella del tomo 83, tra le opere pseudoepigrafe di Isidoro di Siviglia, e quella del tomo 100, tra gli Opuscula exegetica di Alcuino. Per il testo pseudo-isidoriano della PL 83, Migne riprese l’edizione di Fausti Arévalo (Sancii Isidori Hispalensis episcopi opera omnia, Roma 1797-1803), dipendente a sua volta da quelle di Bartolomeo Ulloa (Madrid 1778), Jacques du Breul (Parigi 1602) e Iohannes Grial (Madrid 1599). Per il testo della PL 100 utilizzò invece l’edizione di Proben Forster (Ratisbona 1777), dipendente a sua volta da quella di Patrick Young (Londra 1638). In questa duplice tradizione a stampa il testo del Compen­ dium presenta una serie di differenze che ne « hanno viziato fin dalle origini la storia editoriale » (p. 3) favorendo l’ipotesi che la versione della PL 83 fosse una abbreviatio o una seconda recensione di quella della PL 100. Tale ipotesi viene ora respinta con la definitiva attribuizione ad Alcuino del testo del Compendium pubblicato nella PL 83. Diversamente dalle altre opere esegetiche alcuiniane, l’opera è priva di dedica e prefa­ zione. L’anomalia - di per sé certamente poco significativa, per il fatto che l’autore potrebbe aver omesso di scrivere dedica e prefazione, o perché tali parti potrebbero essere perite per un danno meccanico subito dalla tradizione - sposta l’onere della prova sui contenuti dell’opera. Il riscontro più significativo viene pertanto offerto da un raffronto del Compendium con YExpositio in Cantica Canticorum di Beda, alla quale Alcuino si ispira e da una lettera da lui indirizzata all’allievo Dafni intorno al 798, inte­ ramente dedicata all’esegesi di Ct 6, 7. La serie di coincidenze testuali, documentate puntualmente nella sezione filologica dell’introduzione, dimostra il modo in cui «lo stesso autore, in occasioni diverse, abbia ripetuto la medesima procedura di trasforma­ zione della fonte, pervenendo a risultati in parte differenti in coerenza con la tipologia testuale e le intenzioni del momento » (p. 11).

Dei ventotto testimoni dell’opera censiti, descritti e collazionati per la costituzione del testo (pp. 28-41), un terzo risale al secolo ix e documenta l’intensa riproduzione dell’opera in un’epoca vicina all’autore : Avranches, Bibliothèque Municipale 109, ff. 37-47V (secc. ix-x, proveniente da Mont-St-Michel ; oppure, secondo la stima di

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Bernhard Bischoff, della metà del sec. ix e originario di Reims) ; Arras, Bibliothèque Municipale 1079, ff. 2-14v (probabilmente originario di Tours e datato da Bischoff alla prima metà del sec. ix) ; Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 69, ff. 94-1 lOv (secc. ix-x) ; El Escoriai, Biblioteca del Real Monasterio de S. Lorenzo b IV 17, ff. 41-61 (ultimo terzo del sec. ix secondo la stima di Bischoff, probabilmente origi­ nario del sud della Francia) ; Fulda, Hessische Landesbibliothek Aa 2, ff. 72-76 (terzo quarto del sec. ix, proveniente dall’area di Costanza) ; Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 5577, ff. 137-155 (sec. ix; secondo la stima di Bischoff see. x ); Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 9520, ff. 87-100 (sec. ix ; sec. x, secondo la stima di Bischoff) ; Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 13196, ff. 56-79 (sec. ix, da St-Germain-des-Près) ; Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 11997, ff. 142-152v (sec. ix, da St-Germain-des-Près) ; Rouen, Bibliothèque Municipale 26, ff. 34v-47v (sec. ix) ; Wolfenbüttel, Herzog-August-Bibliothek, Gud. lat. 148, ff. 82v-98 (sec. ix, da SS. Pietro e Paolo in Weissenburg, probabilmente originario della Francia del sud).

Gli altri testimoni vanno dal see. x al see. xvii e sono i seguenti : Bamberg, Staatsbi­ bliothek Bibi. 14 (A. I. 41), ff. l-27v (sec. x, dal Duomo di Bamberg - il testo del Compendium è lacunoso) ; Bamberg, Staatsbibliothek Bibi. 22 (A. I. 47), ff. 5-17v (sec. xi, dal Duomo di Bamberg) ; London, British Library, Royal 5 E XIX, ff. 37-46 (secc. xi-xii, dalla cattedrale di Salisbury) ; Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 6808, ff. 140-150v (secc. xi-xii - il testo del Compendium è incompleto) ; Bern, Burgerbibliothek A 94 n. 2, ff. 6v-18 (see. xii - il testo del Compendium è incompleto) ; Mons, Bibliothèque de l’Université, 2/225, ff. 78-98 (see. xii, da Bonne Espérance) ; Metz, Bibliothèque Municipale 1212, ff. 409v-433v (sec. xn) ; Paris, Bibliothèque Maza­ rine 691, ff. 115v-126v (sec. xn) ; Rouen, Bibliothèque Municipale 160, ff. 129-143 (sec. XII, da Jumièges) ; Venezia, Biblioteca Marciana, lat. II. 69, ff. 2-36 (sec. xii) ; Paris,

Bibliothèque Nationale de France, lat. 3630, ff. 33-38v (sec. xm, origine inglese e nota di possesso dell’abbazia di St-Évroult) ; Bologna, Biblioteca Universitaria 877, ff. 74- 84v (sec. XIV, dal monastero di S. Giovanni in Monte) ; Kassel, Gesamthochschul-

Bibliothek - Landes und Murhardsche Bibliothek der Stadt, Theol. 105, ff. 122v-130v (datato al 1471-78); Berlin, Staatsbibliothek Theol. lat. q. 167, ff. 73-88 (sec. xv, dalla Certosa di Erfurt - il testo del Compendium è inserito in una catena di estratti combinati con quelli dell’esposizione sul Cantico opera di Giovanni Algrino) ; Köln, Stadtarchiv, W* 12, ff. 65-99 (datato al 1456 e proveniente da Köln) ; Bruxelles, Bibliothèque Royale Albert Ier 1374 (10611-14), ff. 76v-83 (datato al 1530 e proveniente dall’area di Liegi) ; Roma, Biblioteca Alessandrina 98, ff. 222-235 (secc. xvi-xvii, appartenuto all’erudito benedettino Costantino Caetani [1568-1650]).

Dopo un attento esame dei rapporti tra i codici, l’editrice individua un archetipo (cfr. pp. 42-55) e tre diverse famiglie di testimoni (cfr. pp. 55-94). L’esistenza del primo è provata dai numerosi errori comuni all’intera tradizione; le altre sono invece caratteriz­ zate da una serie di ramificazioni in subarchetipi. La presenza di anomalie come ad es. «il reintegro di vocaboli omessi dal gruppo di appartenenza » (p. 94), oppure 1’« acco­ stamento a un termine presente di una variante di provenienza estranea » (p. 94), permet­ tono poi di individuare alcuni fenomeni di contaminazione, esemplificati nell’ampia rassegna di tutti i casi (cfr. pp. 94-107), nella visualizzazione dello stemma codicum dato in forma completa (p. 112) e in forma semplificata (p. 113).

Per quanto concerne lo studio delle fonti del Compendium (cfr. pp. 13-17), le pagine dell’introduzione mettono in luce la presenza dtìYExpositio in Cantica Canticorum di Beda, della quale il lavoro di Alcuino rappresenta un compendio, insieme con gli apporti dell’Explanado mystica sul Cantico di Giusto di Urgell e di Gregorio Magno (usato però non di prima mano, ma attraverso la intermediazione degli excerpta gregoriani inseriti

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nel sesto libro àt\V Expo sitio di Beda). Il tutto risulta in maniera evidente dall’apparato delle fonti apposto in calce all’edizione. Qui l’editrice ha opportunamente escogitato il modo di segnalare attraverso l’impiego di simboli se « il testo della fonte viene ripro­ dotto alla lettera o con variazioni minime», oppure « quando viene parafrasato, con parziale aderenza al dettato originale » (p. 110). Per l’ortografia la scelta operata è quella di utilizzare come parametro di riferimento il De ortographia di Alenino in modo da rimediare alle pessime condizioni dei testimoni del sec. ix funestati « da scempiamenti, raddoppiamenti, monottongazioni e ipercorrettismi, oscillazioni vocaliche e consonan­ tiche continue» (p. 108). Per la storia della fortuna dell’opera (pp. 20-28) viene docu­ mentato il modo in cui il Compendium alcuiniano fu usato nel Commentarium in Cantica Canticorum di Aimone d’Auxerre (ed. in PL 70 e in PL 117), nel De universo di Rabano Mauro (ed. in PL 111), nella Glossa Ordinaria, nella Expositio in Cantica Canticorum dello pseudo Onorio d’Autun (ed. in PL 172).

A testimonianza della diffusione di commenti al Cantico dei Cantici in epoca caro­ lingia, il libro pubblica insieme con il Compendium di Alcuino due commenti anonimi inediti : il commento Vox ecclesie (pp. 183-197 : Introduzione ; pp. 201-232 : edizione) e il commento Vox antique ecclesie (pp. 235-262 : Introduzione ; pp. 265-305 : edizione).

Il commento Vox ecclesie, tradito integralmente da due testimoni molto corrotti - Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 2822, ff. 139-149v - sec. ix (con ex libris e segnatura del sec. xiii della biblioteca di St-Remi di Reims) ; London, British Library, Harley 213, ff. lOOv-141 - secc. ix-x - rielabora sostanzialmente il testo di due esegeti « antichi e poco diffusi » (p. 186) vissuti in area iberica: Gregorio di Elvira (see. iv2), autore del primo commento in latino del Cantico, e Giusto di Urgell, autore di una Expli­ cado in canticum Salomonis scritta intorno alla metà del see. vi. Insieme con queste due fonti principali, l’anonimo compilatore dell’opera ha però utilizzato anche Gregorio Magno, del quale vengono riprese le Homiliae sui Vangeli, quelle su Ezechiele e i Moralia in lob. L’esame della tradizione manoscritta del commento Vox ecclesie approda all’identificazione di un archetipo « alquanto corrotto » (p. 190) dal quale discendono da un lato il testimone di Londra, dall’altro un subarchetipo antigrafo del testimone di Parigi. La scarsa padronanza della lingua latina da parte dell’autore viene documentata dalla presenza di « frequenti licenze rispetto alla regolare reggenza dei verbi e contor­ sioni sintattiche al limite dell’accettabile, o al contrario costruzioni paratattiche piuttosto grezze » (p. 190). L’analisi dell’archetipo viene pertanto condotta in modo da stabilire i casi di errore imputabili direttamente all’autore oppure alla trasmissione del testo (cfr. pp. 190-194). Per l’ortografia la scelta fatta per la constitutio textus è stata quella di riprodurre la grafia del testimone Parigino « che per datazione si avvicina maggiormente all’epoca di composizione dell’opera » (p. 197).

Il commento Vox antique ecclesie risulta essere una compilazione ricavata dai due testi precedenti. Questo facilita la sua datazione alla prima metà del sec. ix, avendo come terminus ante quem anche l’utilizzazione che di esso viene fatta, insieme con altre fonti, nella Enarratio in Cantica Canticorum di Angelomo di Luxeuil, composta nell’851 su richiesta dell’imperatore Lotario (ed. in PL 115, 551-629). Anche per il commento Vox antique ecclesie la tradizione manoscritta si limita a pochi testimoni aventi tutti lo stesso archetipo : il ms. Bruxelles, Bibliothèque Royale Albert Ier 479, ff. 146-158v (sec. ix, ultimo terzo secondo la stima di Bischoff, proveniente dal nordovest della Francia) ; il ms. Heiligenkreuz, Bibliothek der Zisterzienserstifts 234, ff. 92-109 (sec. x i i) ; e il ms. Zwettl, Bibliothek der Zisterzienserstifts 269, ff. 99-114v (sec. xiv). Ad essi si deve aggiungere come testimonianza indiretta anche il testo della Enarratio di Angelomo, che del commento Vox antique ecclesie utilizza quasi interamente il testo (cfr. pp. 241-242). Dopo l’attenta disamina dei loci critici (pp. 244-250) e della posizione di Angelomo, che

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nella trasmissione del testo costituisce un ramo indipendente (pp. 250-260), le possibi­ lità di stemma proposte sono due (cfr. p. 260) con una maggiore verosimiglianza del primo che « permette di presentare un testo meno tormentato [...] più vicino alle inten­ zioni dell’autore » (p. 261). Come già nel caso del commento Vox ecclesie anche per questo la grafia adottata nell’edizione, nonostante le irregolarità e manchevolezze, è quella del testimone più antico. Nel presentare l’apparato delle fonti i criteri adottati aiutano il lettore a distinguere le porzioni di testo di composizione autonoma (date in maiuscoletto) da quelle riprese dal Compendium di Alcuino (in carattere normale) e dal commento Vox ecclesie (in carattere espanso). In chiusura del libro Bibliografia (pp. 309-313) e Indice dei passi biblici (p. 315).

Alberto Bartòla

Amulfi Aurelianensis Glosulae Ovidii Fastorum. Kritische Erstedition und Untersu­ chung vorgelegt von Jörg Rudolf Rieker, Firenze, SISMEL • Edizioni del Galluzzo, 2005, pp. LXXX-308 (Millennio Medievale 53, Testi 14).

Nel panorama della letteratura mediolatina del secolo x iiArnolfo di Orléans è noto

per aver commentato tutte le opere di Ovidio. A lui si devono glosulae agli Amores, all’Ars amatoria, ai Fasti, alle Metamorfosi (Interpretationes sive Allegoriae fabularum Ovidii Nasonis) ai Remedia amoris. Per le Epistolae ex Ponto, le Heroides, i Tristia e due commedie elegiache (Lidia e Miles glorio sus), l’attribuzione ad Arnolfo è invece

meno sicura ed ancora sottoposta al vaglio degli studiosi (cfr. CALMA 1.4, pp. 476-478). Il presente volume pubblica la prima edizione critica e integrale delle glosulae ai Fasti e rielabora la dissertazione per il conseguimento del Dottorato discussa dall’A. nel Sommersemester del 1999 alla Albert-Ludwigs-Universität di Freiburg. L’introduzione all’edizione delle glosulae considera l’apporto degli auctores alla cultura del secolo xn (Über den Umgang mit der Antike im 12. Jahrhundert, pp. XVI-XVIII), offre una pano­ ramica sulla tradizione di Ovidio nel medioevo (Ovid im Mittelalter, pp. XVIII-XXVI), e soprattutto illustra la figura e l’opera di Amulfo con particolare riferimento all’opera qui pubblicata (Arnulf von Orléans, pp. XXVI-XXXII ; Arnulfs Kommentar zu Ovids Fasti, pp. XXXII-XXXVI ; Inhaltliche Analyse von Arnulfs Fasti-Kommentar, pp. XXXVII-XLVIII ; Zur Wirkung von Arnulfs Fasti-Kommentar, pp. XLVIII-L).

Del luogo di composizione delle glosule - datate tra il 1159 e il 1203 (cfr. p. XXXII) - siamo informati da un elemento interno al testo : « Sicut Aurelianis, ubi facte fuerunt hec glosule» (VI, 812). La menzione è importante e consente di avere un’idea precisa

della institutio di Amulfo e dell’ambiente culturale in cui visse ed operò. Per una cono­ scenza puntuale dello studio degli auctores nella Orléans del see. xii è altrettanto inte­

ressante la menzione polemica dello scholasticus Fulco inserita da Amulfo nelle Glosule de Remediis amoris (p. XXX), insieme con il ricordo del magister Hylarius, al quale egli fa risalire tutta la sua educazione letteraria (« sicut nos Aurelianenses in auctoribus a primo patre magistro nostro Hylario » : cfr. Glosule super Lucanum I, 584 - ed. B.M. Marti, Roma 1958 - Papers of the American Academy in Rome, XVIII, p. 72).

La tradizione manoscritta delle glosulae ai Fasti è sostanzialmente affidata a dodici

testimoni che ne tramandano in modo più o meno completo il testo. L’editore li descrive tutti in forma concisa, ma con bibliografia essenziale di riferimento : Antwerpen,

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