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4 L’insegnamento dell’italiano

4.3 L’insegnamento dell’italiano nei licei ginevrini

4.3.3 Suggerimenti

Le risposte dei docenti hanno in particolar modo messo in luce il calo della motivazione e dell’interesse degli allievi per la lingua italiana rispetto ai decenni precedenti e l’aumento delle difficoltà legate alla comprensione e all’assimilazione della grammatica che, di riflesso, crea loro problemi nell’esprimersi in italiano e nel comprendere produzioni scritte o orali in tale lingua. Per risolvere questi problemi si potrebbero dunque ridurre alcune delle esigenze (ad esempio nel campo letterario e nella redazione) che, vista la situazione dipinta dagli interpellati, sono forse troppo elevate. Sarebbe poi auspicabile dedicare più anni alla grammatica, affinché gli studenti abbiano più tempo per assimilarla. Si potrebbe quindi ridurre il numero di libri letti per intero, introducendo più brani tratti da varie opere, per fornire così una panoramica più ampia della letteratura italiana e svizzeroitaliana e aumentare, com’è stato suggerito da una docente, la possibilità che i singoli studenti trovino qualcosa che li appassioni e stimoli il loro interesse. Sarebbe poi utile incrementare le attività legate all’attualità e alle situazioni di vita reale, poiché l’italiano è certo una lingua di cultura con una storia letteraria molto densa e ricca, ma è anche una lingua viva, usata ai giorni nostri dalla popolazione italofona in Svizzera, in Italia e nel mondo intero.

Anche se riconosco che il numero di persone consultate è piuttosto esiguo, che il mio lavoro di indagine avrebbe potuto essere svolto in tanti modi diversi e che possiede certamente dei limiti, ritengo che le interviste da me effettuate a dieci professori di italiano di diversi licei del Cantone e alla coordinatrice della formazione continua dei docenti del livello secondario a Ginevra forniscano già nel loro piccolo uno spaccato della situazione attuale dell’insegnamento dell’italiano in un preciso contesto scolastico e cantone. Sono infatti emerse considerazioni a mio avviso molto rilevanti per quanto concerne le motivazioni, le conoscenze e gli atteggiamenti dei giovani di oggi verso la lingua di Dante, la Svizzera italiana e l’Italia e che potrebbero valere, probabilmente in misura diversa a seconda del caso, anche per la Svizzera più in generale. Trovo che il risultato finale potrebbe dunque essere considerato come un potenziale, seppur modesto, punto di partenza per avviare una riflessione sulla situazione attuale e su cosa potrebbe essere fatto nel Paese per motivare maggiormente i giovani allo studio dell’italiano e avvicinarli alla cultura svizzeroitaliana e italiana. Un

dibattito in merito sarebbe secondo me auspicabile e importante, poiché i giovani di oggi saranno gli adulti di domani e contribuiranno a decidere del destino dell’italiano come lingua d’insegnamento per le future generazioni in Svizzera.

4.4 Conclusioni

Come illustrato nel presente capitolo, la situazione dell’insegnamento dell’italiano in Svizzera non è molto rosea: lo scarso numero di allievi interessati ha, ad esempio, spinto le scuole medie del canton Uri a posticipare l’inizio dell’apprendimento della lingua e offrire i corsi via internet, mentre altri cantoni e/o istituti scolastici hanno deciso di abolirne del tutto l’insegnamento nella scuola dell’obbligo. Persino nei Grigioni, dove l’italiano è una delle lingue ufficiali, il suo insegnamento è stato di recente messo in discussione (ma rimane attualmente obbligatorio nelle aree germanofone del Cantone). Anche nei licei svizzeri il numero di studenti che sceglie l’italiano è alquanto ridotto e Ginevra non è un’eccezione, ma nonostante ciò al momento nel Cantone la quantità di interessati resta tale da non metterne a rischio l’insegnamento. Tuttavia, nemmeno il quadro emerso dalle interviste ai docenti interpellati sembra essere particolarmente roseo. Sarebbero infatti molti gli studenti che della Svizzera italiana e dell’Italia sanno davvero poco, poiché non vi si interessano: scelgono l’italiano per ripiego o per convenienza perché è reputato più semplice da imparare e meno impegnativo del tedesco, oppure perché è una lingua che già conoscono. Inoltre va ricordato che le esigenze del mercato del lavoro contribuiscono con ogni probabilità a ridurre ulteriormente il numero di studenti che fanno questa scelta: in Svizzera è infatti molto spesso richiesta la conoscenza del tedesco (e dell’inglese), ma non dell’italiano. Anche in questo caso ritorna il paradosso che caratterizza la situazione della lingua di Dante nella Confederazione: l’italiano è infatti insegnato nei licei ginevrini e di tutto il Paese perché è lingua nazionale e ufficiale, ma se è scelto da relativamente pochi studenti è anche perché è una lingua di minoranza, poco richiesta dal mercato del lavoro. I cambiamenti nella strategia del personale adottati dalla Confederazione potrebbero però spingere più studenti a scegliere questa lingua. In Cancelleria federale e nei vari dipartimenti viene infatti oggi data maggiore importanza alla conoscenza delle lingue ufficiali, in particolare per quanto concerne i quadri:

essi sono ora tenuti ad avere delle competenze almeno passive anche di una terza lingua ufficiale e generalmente si tratta dell’italiano.

Promuovere e tutelare l’insegnamento dell’italiano è fondamentale poiché la scuola è uno dei luoghi principali nei quali gli svizzeri entrano in contatto con le lingue (e potenzialmente anche con le culture) nazionali. Il fatto che l’italiano sia minoritario nel Paese dovrebbe

rappresentare un motivo in più, e non uno in meno, per promuoverne l’insegnamento. Se ciò è però stato recentemente messo a rischio già nella specifica realtà grigionese, non ci si può certo aspettare che nei cantoni non italofoni l’interesse per questa lingua e per quanto essa veicola si autoalimenti senza degli stimoli mirati. Un esempio di quanto può essere fatto affinché l’italiano risulti più attrattivo sono le raccomandazioni della CDPE per i cantoni e licei svizzeri, che coprono vari campi nei quali è oggettivamente necessario intervenire e sono a mio avviso ragionevoli e attuabili. Soltanto nei prossimi anni sarà però possibile valutarne i frutti. Nel frattempo possono essere fatti altri passi: si potrebbero apportare alcune modifiche ai vari programmi di italiano rendendoli meno esigenti, ma anche adottare delle iniziative volte a promuovere questa lingua e la cultura svizzeroitaliana e italiana. A Ginevra, ma non solo, si potrebbe infatti fare di più per stimolare l’interesse al riguardo già durante la scolarità obbligatoria, in tempo dunque per portare un maggior numero di allievi a considerare di studiare l’italiano dopo il termine delle scuole medie. Questo potrebbe essere fatto istituendo annualmente qualche giornata sul tema dell’italiano e della Svizzera italiana. Un ottimo passo sarebbe poi certamente la creazione di corsi facoltativi come quelli che a partire da settembre saranno offerti il mercoledì pomeriggio agli allievi delle scuole medie di Ginevra.

Ci si potrebbe chiedere perché, ad esempio, a Ginevra (parlo in particolare di questo cantone perché è lì che ho svolto la mia indagine, ma il discorso può essere esteso a tutte le aree non italofone della Svizzera) l’italiano dovrebbe beneficiare di iniziative simili e il tedesco o il romancio no: le situazioni delle tre lingue sono però oggettivamente molto diverse. A Ginevra e negli altri cantoni romandi il tedesco viene imparato fin dalle elementari: volenti o nolenti, fino a un certo punto del loro percorso di studi, gli allievi si trovano dunque confrontati con questa lingua e la devono imparare. Il romancio appartiene invece a una realtà talmente lontana da Ginevra che potrebbe difficilmente essere preso in considerazione nella scuola obbligatoria o post-obbligatoria. L’insegnamento dell’italiano è però già offerto, e visto il progressivo calo della richiesta sarebbe legittimo chiedere che si investa maggiormente nella sua promozione. È infatti è una lingua nazionale e ufficiale, alla quale è anche legata la prima comunità di immigrati del Paese per numero di abitanti, quella italiana. Per questo motivo è molto presente anche nel cantone più lontano dalla Svizzera italiana, dove per di più vi sono parecchi abitanti con origini svizzeroitaliane.